Esperienze di premorte e fisica quantistica

di Giorgio Nadali

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 Tutti abbiamo sentito parlare di persone che – entrate in uno stato di coma – hanno “visto” luci in fondo ad un tunnel e il loro corpo dall’esterno. Ma cosa c’è di scientifico in tutto questo? Quali sono le ultime indagini? La sfida più grande per le esperienze di premorte – note come NDE – sta nel chiedersi come sia possibile che questi complessi stati di coscienza, comprese la percezione sensoriale e la memoria possano avvenire in condizioni in cui i modelli neuropsicologici della produzione del pensiero dal parte del cervello li ritengano impossibili. Questo conflitto tra l’ortodossa neuropsichiatria e le NDE è inesplicabile in condizioni di arresto cardiaco. Nel 1980 alcuni scienziati hanno ipotizzato che le NDE fossero causate da diossido di carbonio formatosi nel cervello. Ipotesi poi smentita. Nel 1961 Carl Gustav Jung descrisse una sua personale esperienza di premorte avveduta dopo il suo incidente del 1944. Anche Hemigway, Hugo, Tolstoj, Platone, descrissero esperienze simili. Alcuni parlano delle esperienze extracorporee (OBE) come dovute alla cosiddetta “depersonalizzazione somatopsichica” in situazioni di forte stress emotivo. Nel 2001 il cardiologo Pin Van Lommel pubblicò sull’autorevole rivista medica “The Lancet uno studio di 10 anni e concluse che le NDE non potevano essere spiegate a meno di slegare il concetto di coscienza dall’attività cerebrale.  Su “Scientific American” del marzo 2003, Michael Shermer contestò aspramente questa tesi. Piuttosto, le cause delle NDE sarebbero da cercare nell’anossia cerebrale e nei cambiamenti ischemici. Tuttavia sinora non è mai stato provato scientificamente che la coscienza sia un prodotto del cervello

Chiedo allo studioso italiano delle NDE, il dottor Marino Parodi: “Qual è l’anello di congiunzione tra scienza e NDE?”. Secondo Parodi non esiste nulla che possa giustificare un’esperienza cosciente di NDE come semplice attività celebrale. Una mente non psicotica riesce bene a distinguere tra sogno e realtà.

Gli studi scientifici più significativi sulle NDE sono quelli della psichiatra svizzera Elisabeth Kübler-Ross (1926-2004) che nel 1970 tenne seminari sull’immortalità umana presso l’Università di Harvard e dello psicologo americano Raymond Moody. Tuttavia uno studioso ha affrontato dal punto di vista della meccanica e fisica quantistica – fondata da  Max Planck – il caso delle NDE. Si tratta di T. Lee Baumann di Birmingham (Alabama, Stati Uniti d’America).  Nel 1970 il dottor Baumann – medico e studioso di geriatrìa e medicina interna – inizia la sua indagine come scettico. Oggi è arrivato ad unire il concetto soprannaturale di luce descritto nelle NDE con quello scientifico e fisico della luce. Gli esperimenti scientifici attestano che la luce sia onnipresente e onniscente, come risultato della sua natura quantica. E’ possibile che la luce e Dio siano la stessa cosa?

Secondo Baumann si possono definire nove interessanti aspetti della luce vicini all’esperienza soprannaturale.

1)    La luce era pervasiva al momento del Big Bang.

2)    Tutta la materia è riconducibile alla radiazione elettromagnetica (inclusa la luce).

3)    Il concetto di tempo cessa di esistere viaggiando alla velocità della luce (e quindi si entra nel concetto di eternità).

4)    L’energia della luce è infinita.

5)    Gli esperimenti della fisica dimostrano che le particelle di luce comunicano tra loro.

6)    La luce è l’entità amorevole che accoglie chi vive le NDE.

7)    La Bibbia e le maggiori religioni si riferiscono a Dio come luce.

8)    E’ l’esperienza umana che trasforma le onde della luce in particelle di luce. Il 4 luglio 2001 La rivista “New Scientist” riferì nell’articolo “Taming the Multiverse” circa l’evidenza scientifica degli universi paralleli. Una realtà multidimensionale che sosterrebbe i risultati delle ricerche nel campo delle NDE dopo la morte del corpo.

9)    La seconda legge della termodinamica (l’entropìa) teorizza un progetto intelligente complesso e infinito già esistente nella singolarità del Big Bang.

La fisica quantistica suggerisce che l’universo potrebbe essere un universo cosciente e che ogni coscienza sia un frattale. Molti scienziati non credono più in un universo generato casualmente da una sorta di polvere primordiale. Christian de Duve – biologo molecolare premiato col Nobel – descrive l’universo come qualcosa che abbia un imperativo cosmico di sviluppare la vita cosciente. La struttura stessa delle molecole che compongono gli esseri viventi impone che la vita cosciente si evolva. L’astrofisico Fred Hoyle è d’accordo sul fatto che le leggi fondamentali dell’universo, che governano la creazione di soli, pianeti e galassie possano implicare che la vita cosciente sia il risultato finale di queste leggi universali. Il biologo evoluzionista Rupert Sheldrake va anche oltre, affermando che ci sono forme di energia nell’universo che si trasformano in vita. Se questo è vero, allora questo si può applicare alle altre dimensioni della realtà composte da particelle elementari subatomiche. Il paranormale ora sembra meno fantasia e più  percezione di altre realtà di coscienza già individuate dalla scienza moderna. Le NDE possono essere semplicemente la controparte clinica a ciò che i fisici sperimentali hanno trovato in laboratorio.

Il fisico (premio Nobel del 1945) Wolfgang Pauli (uno dei padri fondatori della meccanica quantistica) e Carl Jung hanno sviluppato il concetto di sincronicità: la teoria che sostiene che i modelli nascosti nella vita possono essere espressi da eventi apparentemente casuali, e che in questi modelli vi è rappresentata la comunicazione con una mente cosciente universale. Il premio Nobel del 1922 per la fisica Niels Bohr – padre fondatore della fisica quantistica – scoprì che esiste un’interconnessione tra gli eventi indipendenti subatomici e la vita. Quando Jung per primo avanzò la sua idea, la maggior parte dei fisici non lo prese sul serio (anche Wolfgang Pauli ritenne la cosa sufficientemente importante da scrivere un libro insieme con lui sul tema, intitolato “L’interpretazione e la natura del psiche”). Ora che l’esistenza di  connessioni è stata stabilita, alcuni fisici stanno riscoprendo l’idea di Jung. Il fisico Paul Davies afferma: “Questi effetti quantistici sono infatti una forma di sincronicità, nel senso che essi stabiliscono una connessione – più precisamente una correlazione -. tra gli eventi per i quali è vietata qualsiasi forma di legame causale”. Questa teoria sostiene una realtà che corrisponde alle NDE: gli stati diversi di coscienza e realtà parallele sono scientificamente provati.

 Nel numero di giugno 1994 di Discover Magazine è stato pubblicato un articolo intitolato: “La coscienza dei Quanti” sul come la coscienza e la fisica quantistica siano intimamente connesse. La “coscienza quantica” è il punto di unione attuale tra le ricerche sulle NDE e la fisica quantistica. Il confine tra scienza e soprannaturale rimane aperto.

Giorgio Nadali

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