Digiuni miracolosi

 

Anorexia mirabilis, letteralmente “miracolosa mancanza di appetito”. Si riferisce esclusivamente a donne e ragazze cattoliche che nel Medio Evo si lasciavano morire di fame nel nome di Dio. L’obiettivo della Anorexia mirabilis era quello di avvicinarsi a Dio ed era spesso associata ad altre pratiche, come il voto di castità, l’autoflagellazione, l’uso del cilicio, il dormire su letti fatti di chiodi, ed altri tipi di auto mutilazioni. Il fenomeno è anche noto come inedia prodigiosa. Nel tardo Medioevo erano molte le donne o ragazze che si privavano volontariamente del cibo.

Alcune di queste donne erano:

Caterina da Siena (1347 – 1380) : si diceva che vivesse solo di erbe nonostante il confessore le ordinasse di mangiare qualcosa. Quando era obbligata usava un ramoscello per provocare il vomito.

  • Beata Maria di Oignies (fondatrice delle beghine). Disprezzava l’odore del cibo.
  • Beatrice di Nazareth – insieme a Maria di Oignes vomitava mediante l’odore della carne.
  • Giovanna Senza Carne”, si privò del cibo per quindici anni, nutrendosi solo dell’Eucaristia.
  • Beata Colomba da Rieti (XV secolo): morì volontariamente di fame.
  • Santa Veronica : non mangiò nulla per tre giorni, ma masticava cinque semi di arancia il venerdì in ricordo delle cinque piaghe di Cristo.
  • Maria Maddalena de’ Pazzi
  • Santa Margherita di Cortona (patrona delle prostitute pentite)
  • Santa Vilgefortis, una santa barbuta, perché chiese a Dio di renderla ripugnante nell’aspetto. Fu esaudita il giorno prima delle nozze, ma il re – suo padre – la fece crocifiggere. Per la sua barba alcuni formulano l’ipotesi di squilibri ormonali dovuti all’anorexia mirabilis.

 

Anorexia Mirabilis letteralmente significa “miracolosa mancanza di appetito”. Si riferisce quasi esclusivamente a donne e ragazze del Medioevo che si lasciavano morire di fame in nome di Dio. Il fenomeno è conosciuto anche con il nome di inedia prodigiosa.

Nell’anoressia nervosa, la persona digiuna per raggiungere un livello di magrezza, perché vi è una distorsione dell’immagine del proprio corpo. Al contrario, l’anoressia mirabilis frequentemente è stato associata con altre pratiche di ascetismo, come il voto di castità, l’autoflagellazione, l’indossare il cilicio, dormire su letti di spine e altre auto-mutilazioni. Era in gran parte una pratica di donne cattoliche, che spesso erano conosciute come “fanciulle miracolose”.

 

Fino a poco tempo fa la rotondità era un chiaro segno di benessere e il dimagrimento un segno di povertà o di problemi di salute o entrambi. Le donne in genere non cominciarono a privarsi del cibo per ottenere la bellezza esteriore fino all’epoca vittoriana, tuttavia morivano di fame per l’appagamento spirituale. Sia Angela da Foligno (1248–1309) che Caterina da Siena (1347–1380) hanno vissuto l’anoressia mirabilis rifiutando il cibo e bevendo il pus delle piaghe dei malati. Angela da Foligno le definiva “dolci come l’Eucaristia” e mangiava le croste e i pidocchi dei malati. Molte donne notoriamente hanno rifiutato tutti gli alimenti tranne la Santa Eucaristia, a significare non solo la loro devozione a Gesù, ma anche la loro separazione tra corpo e spirito. Il caso più famoso di anoressia mirabilis è di Santa Caterina di Siena, che non mangiava nulla se non una cucchiaiata di erbe al giorno, a parte l’Eucaristia. Qualsiasi cibo supplementare che la costringevano a mangiare lo espelleva infilandosi un ramoscello in gola. Santa Veronica digiunava per periodi di tre giorni e masticava cinque semi che rappresentano le cinque piaghe di Gesù crocifisso. Maria di Oignies (1167–1213) visse come una eremita, indossava solo un abito bianco e si mutilava per soffocare il suo desiderio. Con Beatrice di Nazareth sostenne che non solo l’odore di carne le faceva vomitare, ma anche che il minimo odore di cibo causava l’ostruzione della gola.

Una banda di stupratori spogliarono Colomba di Rieti (1467–1501), ma si ritirarono quando si accorsero che lei aveva mutilato i suoi seni e i fianchi con catene chiodate e frustate. Colomba si lasciò morire di fame. Molte di queste donne hanno sostenuto di possedere almeno in parte l’illuminazione spirituale legata al loro ascetismo. Sostennero di provare “ebbrezza” con il vino Santo e “fame” di Dio sedendosi al “delizioso banchetto di Dio”.

Margherita di Cortona (1247–1297) riferì di avere una estesa comunicazione con Dio stesso. Colomba di Rieti riteneva che il suo spirito visitò la Terra Santa in visioni e tutte queste donne avevano un certo livello di abilità psichiche. Gli esercizi di abnegazione e sofferenza di queste donne hanno dato loro fama e notorietà. Si diceva che fossero in grado di trasudare olio dai loro polpastrelli, di guarire con la loro saliva e compiere altri miracoli.

La pratica dell’anoressia mirabilis sparì durante il Rinascimento, quando cominciò ad essere giudicata dalla Chiesa come pratica eretica, socialmente pericolosa e forse addirittura satanica. Riuscì a sopravvivere in pratica fino quasi al XX secolo, quando fu superata dalla sua controparte più popolarmente conosciuta: l’anoressia nervosa.

Giorgio Nadali


Inferno. E’ facile andarci?

 

«Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli». (Matteo 25,41).

Sono le parole di Cristo riguardo la minaccia della dannazione eterna. Tra le più dure pronunciate  da Gesù nei Vangeli. Che cosa hanno fatto le persone nella narrazione evangelica? Hanno fallito o rifiutato tutte le occasioni di amare disinteressatamente il prossimo. Qualcuno parla però della teoria dell’”Inferno vuoto”. Cos’è? È la tesi di un grande teologo e cardinale svizzero scomparso nel 1988. Hans Urs von Balthasar. La tesi di von Balthasar afferma che sperare la salvezza eterna di tutti gli uomini non è contrario alla fede cristiana. Essa si basa sull’autorità di alcuni Padri della Chiesa, tra i quali Origene e Gregorio Nisseno, ed è condivisa da diversi teologi contemporanei, tra i quali Jean Daniélou, Henry de Lubac, Joseph Ratzinger (il papa emerito Benedetto XVI), Walter Kasper, Romano Guardini. Da scrittori cattolici come  Paul Claudel, Gabriel Marcel e Lèon Bloy. La Chiesa afferma che chi muore in peccato mortale non si salva, ma non dice se questo sia mai avvenuto. Difatti non ha mai fatto nomi di dannati, come invece si è permesso di fare Dante Alighieri – secondo il suo parere – nella Divina Commedia. E tra questi ben sei papi!

Niccolò III (Giovanni Gaetano Orsini, 1277-1280), posto nella terza bolgia dell’ottavo girone, con i simoniaci (venditori di cose spirituali) insieme a Bonifacio VIII (Benedetto Caetani, 1294-1303), papa Clemente V (Betrand de Gouth, 1305-1314), Bonifacio VIII è citato anche nella bolgia VIII per i consiglieri fraudolenti insieme a papa Silvestro I (314-335). Nel sesto cerchio vi è papa Anastasio II (496-498) con gli eretici. Infine il papa dimissionario Celestino V (Pietro Angeleri, 1294)  nell’antinferno con gli ignavi. La Chiesa l’ha invece dichiarato santo. Ma torniamo al peccato mortale. Scrive San Tommaso d’Aquino: «Quando la volontà si orienta verso una cosa di per sé contraria alla carità, dalla quale siamo ordinati al fine ultimo, il peccato, per il suo stesso oggetto, ha di che essere mortale… tanto se è contro l’amore di Dio, come la bestemmia, lo spergiuro, ecc., quanto se è contro l’amore del prossimo, come l’omicidio, l’adulterio, ecc… Invece, quando la volontà del peccatore si volge a una cosa che ha in sé un disordine, ma tuttavia non va contro l’amore di Dio e del prossimo — è il caso di parole oziose, di riso inopportuno, ecc. — tali peccati sono veniali». Per il peccato mortale occorrono tre (difficili) condizioni: Piena avvertenza (mi rendo pienamente conto di ciò che faccio), Materia grave (contro uno dei Comandamenti), Deliberato consenso (il mio atto è assolutamente libero da qualsiasi condizionamento).

Condizioni difficili da soddisfare umanamente tutte insieme. Quanti sanno quello che fanno? Difatti dalla croce Gesù pregò: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Luca 23,34) lasciando intendere che in molti manca la piena avvertenza. Si parla di dannati in una parabola («il ricco stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui») in Luca 16,23, ma non di dannati reali. Mentre il primo beato reale è un malfattore che si converte (Luca 23,43). Siamo noi in realtà che vorremmo un “vendetta” divina, ma Dio è amore. «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?» (Luca 9,54). Difatti – come dice il Vangelo –  Gesù si voltò e li rimproverò. Von Balthasar ricorda di non confondere speranza e conoscenza. Sperare nella apokatastasis – la salvezza di tutti – non vuole dire sapere se l’inferno sia vuoto o no. La possibilità dell’Inferno è però una conseguenza della libertà umana. O l’uomo è libero – e quindi può anche dannarsi – o non è libero. Scrive il cardinale Biffi: «La concreta possibilità della dannazione è necessaria, se si vuol continuare ad ammettere la libertà creata nella sua vera essenza. La libertà dell’uomo non può ridursi alla possibilità di scegliere tra un luogo e l’altro di villeggiatura o tra una cravatta a righe e una a pois; e neppure di scegliere la moglie o il partito politico: la nostra libertà, nel suo significato più profondo, è la spaventosa e stupenda prerogativa di poter costruire il nostro destino eterno. Per non essere puramente nominale, questa prerogativa deve necessariamente includere la reale e concreta possibilità di decidere per la perdizione. Come si vede, il mistero della dannazione è essenzialmente connesso col mistero della libertà, che è forse l’unico vero mistero dell’universo creato». Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio». (Marco 10,26-27) Dio non può che amare.

Secondo Dante Alighieri vi sono sei papi all’Inferno. Nella «Divina Commedia» sono: Niccolò III (Giovanni Gaetano Orsini, 1277-1280) nella terza bolgia dell’ottavo girone dell’Inferno, per i simoniaci (venditori di cose spirituali) insieme a Bonifacio VIII (Benedetto Caetani, 1294-1303) e papa Clemente V (Betrand de Gouth, 1305-1314). Bonifacio VIII è citato anche nella bolgia VIII per i consiglieri fraudolenti insieme a papa Silvestro I (314-335). Nel sesto cerchio vi è papa Anastasio II (496-498) con gli eretici. Infine papa Celestino V (Pietro Angeleri, 1294) nell’antinferno con gli ignavi. Di questi papi Celestino V è santo.

L’inferno esiste anche nella fede dell’Islam e del Buddhismo. La Fang Yen-Kou è infatti la cerimonia buddhista cinese per liberare le “bocche brucianti”, un tipo di spiriti affamati chiamati preta. I monaci aprono le porte dell’inferno, il naraka, attraverso il suono delle campanelle (gantha). Versano acqua dolcificata e consacrata per le “bocche brucianti” che possono così prendere rifugio nei tre gioielli buddhisti (triratna): Buddha, dharma (gli insegnamenti del Buddha) e sangha (comunità). A questo punto i preta possono rinascere come esseri umani nella “terra pura della beatitudine” (sukhavati).

Nessuna chance di riscatto invece nella fede islamica e in quella cristiana (Luca 16,26: “Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi”).

Giorgio Nadali


Satana in musica

 

Vi è una parte della musica rock, soprattutto heavy metal, che è amica di Satana. La musica genera emozioni. Ascoltare musica romantica ovviamente fa pensare all’amore. Ma quali sentimenti può suscitare il rock satanico? I generi musicali interessati sono: gotica, metallica, heavy metal, trash, black, death metal, brutal death metal, grindcore, punk e doom). 5.096 gruppi musicali italiani, 19.060 americani, 3.613 inglesi, 8.695 tedeschi, 1.453 giapponesi… 32.172 i gruppi musicali che inneggiano alla morte (death metal) di cui 1.382 italiani[1]. 4.750 le canzoni col nome Satana nel titolo. 2.044 quelle che bestemmiano Cristo (Christ) già nel titolo della canzone. 8.376 i titoli di canzoni che insultano Dio e 651 quelle contro i cristiani. Il fenomeno riguarda quasi esclusivamente il pubblico giovanile. Le tre ragazze allora minorenni, Ambra, Veronica e Milena che hanno assassinato con diciannove coltellate la suora sessantenne Maria Laura Mainetti il 6 giugno (6.6…) 2000 a Chiavenna ascoltavano Marilyn Manson, uno dei rappresentanti più noti della musica rock “satanica”. Nei quaderni delle ragazze vi erano scritte sataniche e le stesse avevano fatto qualche mese prima un giuramento di sangue a Satana. Se avessero ascoltato Pupo forse non sarebbe successo.

Vi sono tre tipi di rock satanico. Il primo tipo è quello diretto. I testi (lyrics), quasi tutti in inglese, contengono lodi e invocazioni al demonio. Le copertine dei loro compact disc normalmente in commercio presentano chiaramente contenuti satanici. Ad esempio quella dei Celtic Frost («To Mega Therion», 1985) ha in copertina un Gesù Cristo usato come fionda. Oppure quella dei DeicideOnce upon the cross», 1995) con Gesù Cristo sbudellato da un’autopsia sulla croce. O ancora i Dead Kennedy’sIn God We Trust», 1981) con il 666 sopra la croce. Che dire di Gesù in putrefazione sulla croce nella copertina del gruppo ceco Törr (Messaggio: la morte vice sulla vita, il contrario della risurrezione: la vita che vince sulla morte. O ancora quella dei Mortuary («Blackened Images», 1991) con Gesù Cristo dilaniato da due demoni. Nel pezzo Abyss Angel (Angelo dell’abisso) cantano «You want your death – it’s all you need» («Tu vuoi la tua morte – è tutto ciò di cui hai bisogno») e nel pezzo Reign of Dead (Regno dei morti) «Holding swords And killing Christians Total massacre await you In the reign of dead» («Impugnando spade e uccidendo cristiani. Il massacro totale ti aspetta nel regno dei morti»). Lo stesso messaggio lo fa passare la scenografia di Marilyn Manson al Forum di Assago (Milano), 2001 e Palasharp (Milano), 2007. Una gigantografia di un feto crocefisso sopra il palco scenico. Giovani truccati da Manson che strappano la Bibbia all’ingresso del Forum. Tredicimila gli spettatori paganti, in pratica tutti sotto i ventitré anni. E quale sentimenti fa passare la copertina di Ronnie James Dio («Holy Diver», 1983) che presenta Satana che fa affogare un prete cattolico incatenato? Certo Dio non è il suo vero nome. Quello vero era Ronald James Padavona. Comunque pace all’anima sua. Forse. La sua ultima opera è stata «The Devil You Know» (Il diavolo che conosci) con gli Heaven & Hell. Trentamila copie vendute. Sulla copertina compare un quadro dedicato a Satana e i numeri venticinque e quarantuno, riferiti al Vangelo di Matteo: «Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli» (Matteo 25,41).

Il secondo tipo è quello del rock satanico indiretto. I testi delle canzoni non hanno invocazioni a Satana, ma contenuti violenti, razzisti o che invitano al male e a ogni genere di perversione possibile. Un esempio è la canzone «One on a million» dei Guns ‘n’ Roses (1988) dove l’intero testo è un invito al disprezzo e alla violenza razziale.

Il terzo tipo è il rock satanico criptato. I testi delle canzoni sono normali se ascoltate al dritto con un comune lettore cd o mp3. Se ascoltate con speciali apparecchiature o con programmi disponibili online, i testi delle canzoni presentano un testo completamente diverso, con invocazioni a Satana. La tecnica usata è la backmasking in sala di incisione[2]. Non è un caso. La tecnica era usata soprattutto con i vecchi dischi in vinile. Era facile far girare manualmente il disco al contrario per scoprire il messaggio nascosto. Solo un ingegnere del suono può rendere un testo che cantato al dritto ha un senso e che ascoltato al contrario ne ha un altro di senso compiuto. I primi ad usare questa tecnica sono stati i Beatles, con l’abum “Revolver” del 1966. Un esempio di backmasking è la canzone «Stairway to Heaven» (1971) dei Led Zeppelin che al dritto in un punto del testo dice in inglese: «If there’s a bustle in your hedgerow, don’t be alarmed now, it’s just a spring clean for the May queen. Yes there are two paths you can go by, but in the long run there’s still time to change the road you’re on». E al rovescio: «Oh here’s my sweet Satan, the one little path won’t make me sad, whose power is saint… he’ll give growth giving you six-six-six». Cioè: «Oh ecco il mio dolce Satana, (la cui) unica piccola via non mi renderà triste, il cui potere è sacro … egli (ti) darà forza dandoti il 666». Anche la canzone «Paparazzi» di Lady Gaga ha in backmasking la frase: «Evil save us! These stars above, above… we model it on the arts of Lucifer». O ancora Michael Jackson («Beat it»): «I believe it was satan in me». Esperimenti sono stati fatti anche da autori italiani come Zucchero Fornaciari che nella canzone «Miserere» ha introdotto un messaggio backmasking: «Hashish… eroina… hashish… eroina e droga». Certo, non tutti gli artisti hanno voluto diffondere il satanismo, ma vi hanno giocato. Nel 1983 lo stato della California ha proibito il backmasking nei dischi con la seguente motivazione: «Può manipolare il nostro comportamento senza la nostra consapevolezza e consenso e trasformarci in discepoli dell’Anticristo». Nel 1988 al processo contro il serial killer Richard Ramirez ha dichiarato che la canzone «Night Prowler» degli AC/DC lo ha ispirato a commettere gli omicidi. Il gruppo fondamentalista cristiano americano Dial-The-Truth-Ministries (Ministri «Telefona alla Verità») sostiene che tutto il rock è satanico e presenta sul suo sito un inquietante contatore delle anime che vanno all’inferno (situato secondo loro al centro della Terra) ogni secondo che passa. Sostengono anche che Santa Claus (Babbo Natale) è satanico. Nel 2002 il celebre artista di rock satanico Alice Cooper si è convertito al Cristianesimo.

Il rock satanico fa passare a giovani particolarmente sensibili e predisposti quattro pericolosi messaggi che nei loro effetti pratici potrebbero coinvolgere tutti, anche coloro che non sanno nulla di questo fenomeno, come testimoniano i fatti di cronaca nera. 1) La vita umana non ha valore 2) Il male è più forte del bene 3) Trasgredisci. Puoi essere felice e libero solo violando le leggi umane e morali. 4) Disprezza e dimentica tutto ciò che ti parla di Dio. Le emozioni forti che fa passare questa musica si radicano nell’inconscio per tutta la vita, anche di quella adulta.

[1] Fonte: Metal-archives.com

[2] Per ascoltare degli esempi online: http://jeffmilner.com/backmasking/index.html oppure http://www.ccsg.it/page2.html

Giorgio Nadali


Esclusivo: Satana. Svelati alcuni suoi trucchi

 

SUPERBIA.  a) Non hai bisogno di Dio (Non pregare, non adorare Dio)    b) Non pentirti di nulla (Il peccato non esiste)

2) Dio ti toglie la libertà! Trasgredisci!   Falso. Gesù dice “La verità vi farà liberi”

3) Fai di te stesso il tuo Dio. “Fai ciò che vuoi” è il motto delle sette sataniche moderne

4) Il male è più forte del bene. Casa credi di fare? Falso! E’ l’amore che sostiene il mondo  ogni giorno. Il male fa solo più notizia, ma è molto meno diffuso del bene.

5) Cerca scorciatoie. Il furbo va avanti. L’onesto no. (in realtà è il vincente che non ha bisogno di scorciatoie disoneste per dimostrare quanto vale. Satana mi tratta da stupido, invece Dio mi stima ed è quindi esigente con me perchè mi ama. Satana vuole che tu rifiuti il tuo dovere e tutto ciò che ti parla di Dio. 

6) Non sperare e non sognare. Dio non si occupa di te e non ti ascolta! i tuoi errori sono irreparabili! Falso: “Cerca la gioia del Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore”.  Salmo 35,4

7)    Vuole che tu ti crei una tua morale che ti dà sempre ragione. (“Diventerete come Dio” è la tentazione originale ad Adamo ed Eva. Molto attuale. Stabilisci tu ciò che è bene e male, come ti piace. Quando l’uomo si sostituisce a Dio vuol essere lui il dio degli altri e nascono grossi problemi a livello sociale, storico e personale. L’uomo non rispetta le regole della Creato e la dignità dell’essere umano).

8)    Relativismo morale —> il bene e il male sono cose relative. Tu sei la fonte dei tuoi valori. La verità non esiste. Satana è “padre della menzogna”, quindi genera illusioni. Da ludos = gioco. Si prende gioco di te. Cerca diritti che non esistono! —> proliferazione di presunti diritti (aborto, suicidio, eutanasia, ecc.)

9)   Ama tutto ciò che è conto la vita. (Dio mi invita invece ad amare la vita in ogni caso e in qualsiasi situazione si presenti, sana o malata, felice o triste, voluta o non voluta. La mia e quella degli altri. Distorce la realtà e vuole che tu punti all’eccesso facendoti credere che non puoi divertirti senza emozioni dannose (droga, alcol, ecc., roba da perdenti, insomma)

10)  Cerca qualcosa che prenda il posto di Dio nella tu a vita —> Idoli moderni! Potere, denaro, sesso senza amore vero, usati come idoli, come droghe che ti rendono schiavo 

11)  Non perdonare e non chiedere mai perdono. E’ da deboli. Falso: Il vero uomo e la vera donna sanno chiedere scusa quando sbagliano, senza abbattersi e sanno perdonare quando è necessario.

12) Suggestiona i tuoi sensi per allontanarti dalla realtà. Ti fa credere che il piacere dà sempre la felicità. (Invece ci sono piaceri che ti rovinano o ti allontanano dagli altri, rendendoti solo —> droga, alcol, sesso egoistico). non ti rendono felice. Solo Dio dà la pace del cuore. L’inquietudine non viene da Do, ma da Satana. Satana vuole che tu no sia un vero uomo o una vera donna. Ti vuole bestia!

13) Ti suggestiona in modo che tu cerchi la tua gloria e non Dio. Superbia. Invece cercando Dio tu realizzi ciò che non oseresti neppure immaginare. Oppure Satana ti abbatte affinché tu non realizzi ciò che Dio ha pensato di grande per te.

 14)               Mischia verità e falsità per confonderti le idee

 

ANTICO TESTAMENTO

 

1)      La tentazione originaria del peccato è “Fai ciò che vuoi”, cioè mettiti al posto di Dio. Non a caso questo è anche il motto del satanismo moderno, fondato a San Francisco nel 1966 da La Vey.

 2)     Analizzando il brano della tentazione di Adamo e Eva emerge un altro aspetto della tentazione: “Dio è un bugiardo e vuole limitare la tua libertà. Usa la tua libertà senza limiti morali”.

 3)     Un’altra tentazione base del maligno è questa: “Tu sei il dio di te stesso”. La madre di tutti i peccati è quindi la SUPERBIA.

 4)    Un’altra tentazione fondamentale è questa: “Il male è più forte e seducente del bene”.

 5)    Satana confonde l’uomo sul bene e sul male. Non esistono tentazioni che non siano attraenti. Solo con la Parola di Dio posso smascherare gli inganni diabolici, andando a rileggere quello che veramente Dio vuole da me, per la mia felicità.

 

6)  Nella Bibbia il male è il peccato. La sua conseguenza è la morte. « Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi […]. La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo » (Sap 1,13; 2,24). Il peccato originale è l’inclinazione naturale che l’uomo ha verso il male. Il male è danneggiare se stesso e gli altri scegliendo una strada più facile in tantissime situazioni della vita.

 7)  Secondo la fede dei cristiani, questo mondo è stato « creato » ed è « conservato nell’esistenza dall’amore del Creatore »; questo mondo è « certamente posto sotto la schiavitù del peccato, ma liberato da Cristo crocifisso e risorto, con la sconfitta del maligno… ».

      8)    Il racconto della caduta (Gn 3) utilizza un linguaggio di immagini, ma espone un avvenimento primordiale, un fatto che è accaduto all’inizio della storia dell’uomo.  La Rivelazione ci dà la certezza di fede che tutta la storia umana è segnata dalla colpa originale liberamente commessa dai nostri progenitori.

9)         La caduta degli angeli

Dietro la scelta disobbediente dei nostri progenitori c’è una voce seduttrice, che si oppone a Dio,  la quale, per invidia, li fa cadere nella morte.  La Scrittura e la Tradizione della Chiesa vedono in questo essere un angelo caduto, chiamato Satana o diavolo.  La Chiesa insegna che all’inizio era un angelo buono, creato da Dio. « Diabolus enim et alii dæmones a Deo quidem natura creati sunt boni, sed ipsi per se facti sunt mali – Il diavolo infatti e gli altri demoni sono stati creati da Dio naturalmente buoni, ma da se stessi si sono trasformati in malvagi ». La Scrittura parla di un peccato di questi angeli.  Tale « caduta » consiste nell’avere, questi spiriti creati, con libera scelta, radicalmente ed irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo Regno. Troviamo un riflesso di questa ribellione nelle parole rivolte dal tentatore ai nostri progenitori: « Diventerete come Dio » (Gn 3,5). « Il diavolo è peccatore fin dal principio » (1 Gv 3,8), « padre della menzogna » (Gv 8,44).

10)          La potenza di Satana però non è infinita. Egli non è che una creatura, potente per il fatto di essere puro spirito, ma pur sempre una creatura: non può impedire l’edificazione del regno di Dio. Sebbene Satana agisca nel mondo per odio contro Dio e il suo regno in Cristo Gesù, e sebbene la sua azione causi gravi danni – di natura spirituale e indirettamente anche di natura fisica – per ogni uomo e per la società, questa azione è permessa dalla divina provvidenza, la quale guida la storia dell’uomo e del mondo con forza e dolcezza. La permissione divina dell’attività diabolica è un grande mistero, ma « noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio » (Rm 8,28).

11)     La prova della libertà

Dio ha creato l’uomo a sua immagine e l’ha costituito nella sua amicizia. Creatura spirituale, l’uomo non può vivere questa amicizia che come libera sottomissione a Dio. Questo è il significato del divieto fatto all’uomo di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, « perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti » (Gn 2,17). « L’albero della conoscenza del bene e del male » (Gn 2,17) evoca simbolicamente il limite invalicabile che l’uomo, in quanto creatura, deve liberamente riconoscere e con fiducia rispettare. L’uomo dipende dal Creatore, è sottomesso alle leggi della creazione e alle norme morali che regolano l’uso della libertà.

 12)  Il male è la disarmonia. Nel racconto di Adamo ed Eva la vergogna “(si accorsero di essere nudi”), la paura (“si nascosero”)., le accuse reciproche tra Adamo ed Eva, iniziano dopo e in conseguenza del peccato. Il peccato non rende mai sereni.

 

NUOVO TESTAMENTO

 1)  Ci sono 7 episodi di possessione diabolica nei Vangeli. Gesù fu il primo esorcista.

 2)  Con la venuta di Cristo il male non ha più l’ultima parola. Il forte è vinto dal più forte. Dio permette il male, ma questo ha un tempo limitato. Cristo ha vinto la morte e Satana, a causa del quale la morte è entrata nella storia umana. Questo ci apre alla speranza cristiana che tutto è sotto controllo e che il male non è una realtà ultima e definitiva, grazie a Cristo.

 3)  Gesù dà il potere di esorcizzare ai discepoli. “Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome” (Lc. 10, 17). Questa autorità appartiene oggi ai successori degli apostoli, cioè ai Vescovi. Ogni vescovo può esorcizzare o dare l’autorità di farlo ad alcuni sacerdoti scelti che fanno parte del “Collegio degli Esorcisti” presente in ogni Diocesi.  Ogni battezzato ha ricevuto al momento del battesimo un esorcismo ordinario.

 4)  La peggiore possessione non è quella rarissima del corpo, ma quella molto diffusa del cuore. Solo quest’ultima può portare alla dannazione eterna nell’inferno, “nel fuoco eterno preparato per Satana e per i suoi angeli” Mt 25, 31-41. E’ la “possessione” di tante persone che nella vita hanno degli idoli che prendono il posto di Dio (potere, denaro, sesso, lavoro, successo) e che sono disposte a tutto per ottenerli, facendo del male agli altri.

 5)  Le norme morali servono a rispettare la libertà e la dignità di tutti, anche dei più deboli. Senza di queste avremmo una società basata esclusivamente sulla violenza del più forte.

 6)  L’uomo tende ad autogiustificarsi e se non si confronta col bene assoluto (Dio) e la sua natura, perde la coscienza del bene e del male. Ecco perché alcune persone fanno del male e ono convinte che non sia un male. Si autogiustificano per superbia. La loro coscienza è danneggiata dalla loro superbia e per l’abitudine al peccato. Se il peccato nono viene mai confessato e non viene mai chiesto il perdono di Dio e del prossimo, la coscienza viene danneggiata gravemente.

Giorgio Nadali


Gli esorcisti raccontano. Intervista

 

«Si era impoverito il numero degli esorcisti e così l’arcivescovo ha pensato bene di aumentarne il numero. Ha fatto la scelta di aggiungere un esorcista per ogni zona pastorale della diocesi in modo che ci fosse un riferimento locale». A parlare è Don Gianfranco Benvenuto Macor – 72 anni a dicembre – sacerdote friulano, esorcista e parroco della Chiesa di San Giuliano a Cologno Monzese (Milano). È uno dei nuovi esorcisti nominati nel dicembre 2012 dal coetaneo cardinale Angelo Scola, al quale assomiglia. Così recita il decreto ufficiale dell’arcivescovo:

«Al fine di disporre di ministri di questo sacramentale in numero adeguato ai bisogni dell’Arcidiocesi ambrosiana, abbiamo individuato alcuni presbiteri «ornati di pietà, di scienza, di prudenza e d’integrità di vita» (can. 1172 § 2 c.j.c.), che si sono detti disponibili ad ascoltare e accompagnare con pazienza i fedeli che per diverse ragioni potranno rivolgersi a loro sentendosi in qualche modo posseduti dal male e abbiamo provveduto a dotarli di un’adeguata formazione teologica e pratica. Di conseguenza, con il presente atto, a norma del can. 1172 § 1, uditi per quanto di spettanza i Superiori religiosi competenti, conferiamo, a decorrere dalla prima domenica di Avvento (rito ambrosiano: 18 novembre p.v.) e per un quinquennio, peculiare ed espressa licenza di proferire esorcismi sugli ossessi ai sacerdoti: – P. Benedetto Borgato, P.I.M.E. – P. Anastasio Covelli, O.C.D. – Don Validio Fracasso – Don Gianfranco Benvenuto Macor – Don Antonio Montorfano- Don Ambrogio Villa – Mons. Attilio Cavalli (rinnovato a seguito di sopraggiunta scadenza) [Decreto integrato in pari data con il nominativo del Can. Giorgio Ponti] I suddetti sacerdoti, unitamente a quanti già formalmente istituiti e in corso di mandato, sono i soli esorcisti autorizzati nell’Arcidiocesi di Milano e sarà loro cura garantire l’osservanza delle prescrizioni vigenti, seguendo le indicazioni che di volta in volta saranno date dall’Ordinario diocesano in relazione alle concrete modalità di esercizio del loro ministero e alla partecipazione a iniziative di aggiornamento. Su tutti gli esorcisti e su quanti si affideranno al loro ministero, invochiamo dal Signore una particolare assistenza». (4 ottobre 2012).

 

Da quel giorno migliaia hanno chiamato al numero della diocesi dedicato agli esorcismi: 02/8556457 dal lunedì al venerdì dalle 14.30 alle 17. Voglio sapere perché… Vado a trovare Don Gianfranco nel suo ufficio.

Come vi siete preparati?

«Abbiamo fatto diversi incontri di preparatori a livello diocesano e regionale insieme ai vecchi esorcisti, e partecipato a un convegno nazionale. In novembre siamo stati iniziati a questo ministero. C’è un continuo confronto sulle problematiche che emergono in maniera molto immediata perché ci conosciamo tra preti esorcisti».

Di cosa vi occupate esattamente?

«C’è un ufficio in curia un centralino e risponde il segretario di questo collegio che ascolta e a seconda di chi chiama indica un sacerdote della zona interessata. Io e un altro sacerdote riceviamo a Milano»

Chi vi chiama?

«Persone che affermano che essere possedute o vessate dal demonio e persone che non sanno spiegare fatti negativi che succedono nella loro vita».

Ad esempio?

«C’è chi è preoccupato per malattie, perché il legame marito e moglie si sta sfaldando o perché i figli non rispondono come i genitori si attendono alle loro proposte educative, perché sono convinti che c’è qualcuno che ha fatto loro il malocchio, una fattura…»

Questo è possibile secondo Lei?

«Beh può essere. Un uomo non può fare il malocchio – l’uomo non ha questa possibilità – ma è possibile che il demonio si serva di una persona. Alcuni sono vittime di maghi, cartomanti e medium. Sappiamo che la percentuale di queste persone che colgono persone deboli e fragili e finiscono per circuirli e succhiano soldi è alta»

E ritengono di essere vessati dai maghi?

«No, vanno dai maghi perché vessati da altre persone e chiedono al mago di risolvere il problema. Alcune danno l’impressione di essere turbate psicologicamente e psichicamente. Alcuni lo dicono pure. Allora bisogna distinguere tra quella che può essere la possessione del demonio da quello che può essere un disturbo psichico. Questo è il primo lavoro che deve fare l’esorcista. Quello di discernere una problematica di ordine spirituale da una problematica di altri ordini psicologici».

Se una persona non è mai andata dai maghi, può essere ugualmente vittima di una possessione demoniaca?

«Anche Padre Pio è stato preso di mira dal demonio»

Sì, ma non posseduto

«Non posseduto, preso di mira. Bisogna riconoscere che uno è posseduto dal demonio perché riesce a fare cose che lui non è in grado di fare»

Ha dei poteri sovrumani?

«Esatto»

Anche nello stato di lucidità?

«No, solo nella trance»

Quindi si può sapere solo durante l’esorcismo se una persona è posseduta?

«Questo stato di trance non è solo nell’esorcismo. Ci può essere anche in altri momenti. Se si fa l’esorcismo e la persona entra nello stato di trance, compiendo dei gesti che normalmente non può compiere, al di là delle sue capacità, allora questo è un segno che può esserci una possessione, perché non è lui che può farle»

Ma sempre durante la trance?

«Sì, sempre durante la trance, che può essere a parte o durante l’esorcismo. No è detto che solo durante l’esorcismo debba cadere in trance»

 

Di solito questa persona sta a casa ammalata a letto?

«No, vive normalmente la sua vita. Poi a contatto con la realtà divina potrebbe andare in trance e esprimere dei gesti che normalmente non esprime»

Le è capitato di vedere questo?

«Mi è capitato di fare degli esorcismi e di vedere che la persona andava in trance e si comportava in modo molto diverso da come si comportava prima dell’esorcismo e dopo»

Loro sono coscienti?

«Non sempre sono coscienti. Il demonio si impossessa delle facoltà della persona, non della libertà. La persona non è responsabile di quello che fa e di quello che dice perché ciò su cui il demonio ha un potere è il corpo»

Ma lui non ha nessun interesse a possedere il corpo, non gli interessa l’anima?

«Attraverso il corpo il demonio può esprimere gesti o parole contro Dio

Lo fa come dispetto contro la persona?

«No, è un dispetto verso Dio. La persona diventa uno strumento attraverso il quale il demonio cerca di aggredire Dio»

Ma si illude…

«Certo, lo fa come opposizione all’amor di Dio»

Perché Dio permette che una singola persona venga posseduta dal demonio?

«Perché rispetta la libertà. Quella della persona e quella del demonio»

Però poi il demonio è obbligato ad andarsene?

«Il demonio non è obbligato ad andarsene. L’esorcismo è una preghiera con la quale laChiesa intima al demonio di andarsene»

Quindi il demonio può anche non andarsene?

«Eh sì»

Ma con Gesù doveva obbedire subito

«Quando il sacerdote quando celebra un sacramento lo fa col potere di Cristo ed è Cristo che agisce. Quando invece dico “Demonio vattene” non è un sacramento, è un sacramentale. Solo il sacramento assicura l’esito».

Quindi può l’esorcismo può fallire?

 

«Se fallire vuol dire che non serve a niente, no. Non è che se uno fa un esorcismo il problema è risolto. Il demonio non reggeva la persona di Cristo mentre di fronte al prete può resistere. Ci sono persone che per diverso tempo ricevono gli esorcismi»

Quanto tempo? Un mese, un anno, tre anni?

«Anche di più»

Ma è come nei film che può ritorcersi e impossessare l’esorcista?

«No, per essere posseduti bisogna anche in qualche modo accettare questa possessione»

Cosa vuol dire?

«Vuol dire “Mefistofele io ti vendo l’anima, ma voglio queste cose”. È l’uomo che si mette nelle mani del demonio. Può avere un risultato immediato, ma non la felicità»

Quindi il demonio può garantire dei beni? Se uno vuol vincere al lotto, il diavolo lo fa vincere?

«No, non ha questo potere. Ma uno apre qualche cosa di sé, rinuncia a una propria autonomia e permette al demonio di entrare in un piccolo spazio e poi come nell’amicizia, si comincia con poco e no si sa mai dove si va a finire. Per le sette sataniche è tutta un’altra cosa. Il satanismo è copertura di altro, di trasgressione»

Può raccontarmi un esorcismo?

«Una donna, circa cinquant’anni. Ha frequentato delle riunioni pseudo religiose e a un certo punto ha dei disturbi che i medici non riescono a catalogare. Sta male. Debilitata e sofferente. Ho fatto l’esorcismo e durante l’esorcismo a un certo punto lei era in ginocchio e cade per terra, si contorce».

Dove?

«All’istituto dei salesiani in Via Copernico a Milano. La donna si contorceva e da lei uscivano parole di ribellione»

Ma come fa a dire che fosse realmente posseduta e no magari disturbata psichicamente? Quali prove c’erano?

«Perché parlando con lei prima e dopo si presentava come una persona normale. Era una persona che aveva già incontrato un altro esorcista. Io mi sono informato e mi ha detto che anche lui aveva avuto questa preoccupazione e aveva fatto più volte l’esorcismo, allora ho provato anch’io a farlo e tutte le volte c’è una reazione di questo tipo. Lei si mette in ginocchio e io prego e a un certo punto lei si affloscia, si stende per terra, si raggomitola, si agita e ci dev’essere una persona che la tiene ferma»

Chi?

«Il marito»

Ma lavora questa signora? Conduce una vita normale?

«Sì, va al lavoro»

Quindi questi episodi no succedono al lavoro, nella vita normale?

«No, non succedono. Nella vita normale succede che lei sta male»

Quindi non possono capitare mentre va in giro?

«No, solo durante l’esorcismo»

Lei si mette la stola viola…?

«Sì, l’acqua santa e il [libro del] rituale»

È il testo De exorcismis et supplicationem quibusdam?

«Sì, è tradotto in italiano»

E poi cosa succede?

«Lei parla una lingua sconosciuta e dei sacerdoti hanno detto che è un dialetto africano

E poi?

«Parolacce, sputa»

Le rinfaccia dei peccati che Lei ha commesso? Ha questo potere?

«No, se un peccato è stato confessato il demonio non lo tira fuori»

E se non è stato confessato, il demonio lo sa?

«Non so se lo sa. Non è che è sempre vicino a me e mi segue. Il demonio è più intelligente degli uomini, ma non è onnipresente e ogni uomo ha un demonio vicino.

Ci sono anche casi in cui sputano chiodi?

«Mai visti, ma dicono che può succedere, chiodi , bulloni, vetro»

E la testa che si gira, come nei film?

«Certo, il demonio prende quel corpo e lo usa con i suoi poteri»

È Satana in persona o un demone qualunque?

«In genere no. Hanno anche dei nomi»

E Lei chiede il nome?

«No»

C’è un demone per ogni vizio capitale?

«Non è che quando uno fa un peccato è il demonio che glielo fa fare. E’ la nostra superbia, il nostro egoismo. Non è sempre lì. Non è un angelo custode alla rovescia»

E l’angelo custode?

«È presente»

Quindi non c’è un demone che ci tormenta

«Satana opera attraverso le persone»

Allora la possessione diabolica può capitare a tutti. Anche persone religiose?

«Deve aver aperto qualche cosa della sua libertà, nelle sue facoltà, nei suoi desideri, di negativo. Può capitare. Dio può permettere questo. Ma normalmente la persona ha abbandonato Dio come senso della sua vita per seguire altro».

Quindi se uno va in chiesa, fa la Comunione non gli succede?

«No»

Quindi una persona non praticante, lontana dalla Chiesa?

«Non è esatto dire lontano dalla Chiesa. Una persona in cui la magia e la superstizione prendono il sopravvento. Vuol dire che può esserci magia, superstizione e religiosità, ma ad un certo punto la superstizione diventa più vincolante della religiosità»

Ma perché Cristo non libera per misericordia questa persona?

«Dio lo permette come permette la morte, ma Cristo è morto per noi»

Intervista di Giorgio Nadali

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Diavolo, Santi e travestimenti

 

Il diavolo è un travestito. Nel senso che cerca di apparire sempre sotto mentite spoglie, facendo credere di essere Gesù. Non dovrebbe meravigliare che i demoni spesso cercano di apparire come angeli, santi, la Beata Vergine Maria o Gesù stesso, dal momento che San Paolo ci avverte di stare in guardia, affermando che “Satana si traveste da angelo di luce”. (2 Corinzi 11,14). Suor Josefa Menendez scrive: “La notte del 13 o 14 Gennaio 1922 il diavolo ha cominciato ancora una volta a torturarmi. Ha cercato di costringermi ad abbandonare la mia vocazione. Nella sua furia ha anche cercato di ingannarmi prendendo le sembianze di Gesù”. Il diavolo continuò a cercare ad apparirle come Gesù e per porre rimedio a questo problema il suo direttore spirituale – Padre Boyer –in un primo momento la invitò a rinnovare la sua professione dei voti ogni volta che riceveva la una visita “celeste”. Alla comparsa del “visitatore”, le disse di recitare le Divine Lodi, facendole ripetere anche ai suoi visitatori. Nel loro grande orgoglio e odio contro Dio i demoni non avrebbero mai potuto pronunciare una delle benedizioni e delle lodi divine, come “Sia benedetto Dio” o “Benedetto sia Gesù Cristo”. Il direttore spirituale di Josefa quasi sicuramente scoprì questa nuova arma potente contro i demoni, leggendo la biografia di Santa Gemma Galgani (1878-1903), perché era proprio attraverso la recita della Divine Lodi, che Gemma fu finalmente in grado di contrastare il diavolo che spesso le appariva sotto diversi travestimenti, nel tentativo di ingannarla. Gemma aveva imparato – grazie al suo direttore spirituale, il Venerabile Padre Germano – che il diavolo ha le labbra inquinate e non è mai in grado di pronunciare queste parole di lode e di benedizione. Lucifero disse a Santa Gemma Galgani: “Prega pure per te stessa, ma se pregherai per gli altri te la farò pagare a caro prezzo!” Gli attacchi che i demoni intrapresero contro la mistica e stimmatizzata Santa Gemma Galgani sono leggendari. Conosciuta per le sue straordinarie virtù e un profondo amore per Gesù e Maria, Gemma aveva solo 25 anni quando morì nel 1903 dopo aver raggiunto un alto grado di santità. Il diavolo le apparve in molte forme diverse: un uomo peloso e un cane nero che la aggredirono senza pietà; una pantera nera e un angelo splendente di luce. Il diavolo usò questi travestimenti malvagi al punto di fingere di essere un sacerdote con cui Gemma voleva confessarsi – Monsignor Giovanni Volpi – un prete che aveva conosciuto per quasi tutta la sua vita. Un giorno entrò in chiesa, e mentre si preparava a confessarsi, vide che Monsignor Volpi che era già in confessionale. Questo fatto che la sorprese, non avendolo visto entrare in chiesa. Allo stesso tempo cominciò a sentirsi molto turbata nello spirito, come in genere le accadeva quando vi era la presenza di spiriti maligni. Entrò tuttavia nel confessionale e iniziò la sua confessione, come al solito. La voce e i modi erano quelli del confessore che conosceva fin dall’infanzia, ma le parole e i consigli del sacerdote non erano pii, ed erano accompagnati da gesti impropri. «Mio Dio» – esclamò Gemma – «cosa è successo?» Gemma si rese conto che il confessore era il diavolo sotto mentite spoglie. Lasciò in fretta il confessionale e vide che il falso confessore era scomparso. Ebbe la conferma allora che era il diavolo, che con i suoi modi rozzi e diabolici aveva cercato di ingannarla o almeno farle perdere ogni fiducia nel ministro di Dio.

Giorgio Nadali


Apparizioni. La Vergine di Naju (Corea)

La Madonna appare anche in Paesi dove i cattolici sono in forte minoranza, come la Corea. Nella Corea del Sud sono cinque milioni i cattolici in 1.673 parrocchie (10% degli abitanti). Nel Nord non è riconosciuta la libertà di culto. Per questo il 18 febbraio 1993 la Vergine – in una delle apparizioni del Pase asiatico – ha chiesto di pregare per la conversione del Nord, a dittatura comunista. I fenomeni di Naju — effusioni di una statua della Vergine Maria, segni eucaristici, apparizioni e messaggi – hanno avuto inizio il 30 giugno 1985 alle 22.50, in casa di Julio e Julia Dulia Youn, trentanove anni e Julio Kim, sposatisi nel 1972 all’età di venticinque e ventisei anni, hanno mantenuto ognuno il proprio cognome secondo l’uso coreano. Hanno avuto quattro bambini: Rose nel 1970, Thomas nel 1972, Teresa nel 1976 e Philippe nel 1978. Julio si è impegnato nel catecumenato nei primi anni ’80. Julia, gravemente malata, lo seguiva ma con reticenza. La donna dice ad un sacerdote coreano che li guidava: «Se c’è un Dio, è troppo crudele verso di me. Che cosa ho fatto per ricevere un calice tanto amaro?». Questo sacerdote, profondamente spirituale, aveva trovato una risposta dura, ma ispirata che sembrava anticipare la vocazione eccezionale di Julia: «La grazia della sofferenza è una grazia maggiore di quella della salute. Hai ricevuto questa grazia con questo tuo corpo malato.

Per parte mia, non ho ricevuto una tale grazia». Queste parole si fecero strada pian piano in Julia ottenendo un buon effetto: «Parole dello Spirito Santo», le ha chiamate più tardi la donna. Julia ha avuto subito una grazia di accettazione e di quel preciso momento ha detto: «Ho sentito il mio corpo da ghiacciato diventare caldo perché avevo appena creduto alla parola del Padre». È stato allora che Julia ha comprato una Bibbia e delle immagini della Vergine. Sua madre, Pate Lubino, le acquista una statua della Madonna. Julia si impegna nella preghiera e nel servizio. Guarisce. La malattia aveva lasciato la famiglia in difficoltà economiche. Dopo aver recuperato la salute, lei e suo marito hanno aperto un parrucchiere il cui successo ha permesso loro di ripristinare l’equilibrio finanziario della casa. «Il 29 giugno 1985, racconta, mi sono recata in autobus, insieme ad alcuni cristiani della parrocchia, nel villaggio di Kkot Tongnay. In questo villaggio, un sacerdote accoglieva i mendicanti e i senzatetto, i malati, i disabili abbandonati e i più emarginati: più di novecento persone, cristiani o meno. Tutto l’aiuto era gratuito». Dulia ne resta molto colpita e aiuta a curare i malati: «Vedevo Gesù in ognuno di loro», scrive la donna. Il sacerdote fondatore di questo centro era padre Spies, che aveva portato il Vangelo in Corea dopo un percorso di vita notevole.

Nato da padre tedesco e da madre francese, belga di nascita, era andato in Giappone per insegnare all’Università Cattolica di Sofia — la più importante in Asia — il 6 gennaio 1951. Sette anni più tardi, il 3 maggio 1958, aveva sacrificato la sua carriera accademica per andare ad aiutare i più poveri. Dal punto di vista giapponese si è trattato di una caduta verso il basso, perché questo paese che all’epoca non era ancora molto sviluppato, veniva ampiamente disprezzato da Tokyo, e la casta più bassa, quella degli «Eta», veniva considerata come derivante dai coreani. Perciò questo sacerdote era passato dal culmine della cultura di Tokyo ai bassifondi della miseria, che erano notevoli in un periodo in cui il miracolo economico coreano non si poteva ancora prevedere. Da quel momento in poi padre Spies ha fondato cinque centri. Ha affidato le cure di questi centri alle suore di Madre Teresa. «Quella sera stessa, sono tornata a Naju verso le ventidue e venti, il 30 giugno, continua a raccontare Julia. Recitavo il rosario per la conversione dei peccatori e per la comunità (dei poveri). Come ho finito di dire l’Ave Maria, che cosa ho visto sugli occhi della Vergine? Delle lacrime che scorrevano verso il basso sul suo volto. Non sapevo se fossero state gocce d’acqua o lacrime. Sconvolta, ho svegliato mio marito che si era appena addormentato. Era quasi mezzanotte. Per essere sicuri di vedere meglio, abbiamo guardato tutti e due. Erano proprio lacrime. La mattina successiva, le lacrime che prima “scorrevano dall’occhio sinistro” scendevano da entrambi gli occhi.

Con molta insistenza abbiamo chiesto alla Vergine che cosa significasse tutto ciò». Nei giorni successivi, le lacrime continuano a scendere, fino al 4 luglio. Julio comprende di dover mantenere il riserbo: «Per il momento, non devi parlarne con nessuno», dice a Julia prima di tornare a pregare. «Dalle nove e trenta, ho cominciato a sentirmi invasa da qualcosa di straordinario (come nella mia esperienza durante le riunioni del movimento carismatico). Dato che non ce la facevo più, ho telefonato alle suore della parrocchia». Nessuna risposta. Tuttavia, la voce si sparge e l’affluenza aumenta; la casa è piena e la gente riempie anche la strada, di giorno e di notte, e persino il negozio di parrucchiere viene disturbato da questo evento. Julio aveva detto a Julia: «Ti concedo il 50% del tuo tempo per occuparti della Vergine». Ora le dice: «Ti concedo il 100% del tempo». Questo li porta a dar via il negozio di parrucchiere nel quale si presentavano molte prostitute. 18 luglio 1986, Julia riceve un primo «messaggio della Vergine». Si tratta di un’esortazione di cui queste sono le parole chiave: mio Cuore soffre […]. Il Cuore di Figlio è lacerato [dalla vostra mancanza di amore]. Quell’anno sono stati lasciati undici messaggi e poi ce ne sono altri con una frequenza analoga ma senza alcuna periodicità regolare, come un prolungamento del messaggio dato a s. Margherita Maria. «Ecco questo Cuore che ha tanto amato. gli uomini e che viene così poco amato da loro». Il 2 febbraio 1987, il sacerdote restituisce la statua a Julia e le effusioni riprendono, fino al 23 aprile. Queste proseguiranno ancora ma con alcune interruzioni. Julio aveva preso contatto con la parrocchia che invece si teneva a distanza; egli vi ritorna con la statua.

Il sacerdote prende la statua e la mette nella sua stanza il 5 novembre 1986. Ma l’effusione cessa fino alla fine del 1986 e oltre. Nel gennaio 1987 padre Spies si mette in contatto personalmente con Julia, e discerne la sua conversione e la sua vocazione. Il 2 febbraio 1986, la parrocchia restituisce la statua a Julia e di nuovo la folla affluisce a casa sua. Quello stesso anno ho visitato anche io Naju insieme a padre Spies, che vive a Seoul. Ho incontrato Julio e Julia ed ho percepito la profondità cristiana presente nella loro famiglia unita. Ma in quel periodo ci si è trovati a dover cercare una soluzione per la famiglia che si trovava di fronte ad un problema finanziario; per loro, far costruire una cappella separata, in un altro luogo, sarebbe stato troppo oneroso. Fortunatamente, il cimitero era in vendo e nessun coreano vorrebbe vivere in un luogo che in precedenza aveva ospita un camposanto. Il cimitero viene acquistato a un prezzo basso; in quel luogo viene fatta costruire una cappella statua e accanto, una casa per la famiglia. Anche li si produrranno nuovi fenomeni eucaristici.

Sulla scia di questi ultimi, avvengono altri fenomeni su una collina vicina, che diventa anch’essa un luogo di preghiera. Da domenica 5 giugno 1988. festa del Santissimo Sacramento, Gesù comincia a parlarle. «La Vergine le insegna» la via evangelica dell’infanzia spirituale ispirata a Teresa di Lisieux e il significato della sofferenza di cui ha potuto avere un’esperienza cruciale sul Calvario. Il 15 novembre 1986, il sacerdote mette la statua nella sua stanza per osservarla. Ma le effusioni cessano per un periodo di tre mesi. Il 18 febbraio 1993, la Vergine chiede che si dica una preghiera tutti i giovedì per la conversione della Corea del Nord.

Dall’8 gennaio al 14 aprile 1993, ventiquattro messaggi parlano di guerre e di persecuzioni. Dal 5 giugno 1988 al 22 settembre 1995, vengono dati dei segni nell’Eucaristia: approccio, effusione, trasformazione in carne nella bocca di Julia. Il 24 settembre 1994, quaranta filippini, venti americani e una dozzina di altri pellegrini assistono alla messa celebrata nella cappella parrocchiale da un sacerdote filippino, padre Jerry Orbos. «Nel momento dell’elevazione, spiega Julia, ho visto sorridere Gesù misericordioso nell’Eucaristia. Allora, trasportata da una gioia indescrivibile, ho pregato con fervore: “O Signore! O Salvatore! O Re d’amore che ti sei abbassato fino a noi e sei diventato il nostro nutrimento!” […] Al momento della comunione, mentre ritornavo al mio posto, ero in raccoglimento.

In quel momento ho avvertito un forte sentore di sangue nella mia bocca. Mi sono girata verso Lubíno e André che erano vicino a me. Aprendo la bocca, ho mostrato loro la trasformazione dell’ostia in sangue: dapprima giallastra, questa ha cominciato a tingersi di rosso fino a diventare gradualmente sangue. In quello stesso istante sono caduta in estasi». Julia allora «vede» come delle «grandi navi»; una di esse ha l’effigie della Eucaristia. La Vergine la conduce e indossa un mantello azzurro. Le altre barche sono pilotate dall’«effigie del dragone rosso». Julia continua: «Delle scintille di fuoco hanno cominciato a cadere come pioggia. La Vergine ha steso il suo mantello su tutti noi per proteggerci. Ma quelli che stavano sulle altre navi si sono bruciati oppure sono caduti in mare urlando e sono morti annegati. È stato uno spettacolo orribile. La Vergine, che guardava angosciata, ha ritirato rapidamente dall’acqua alcuni di quelli che vi erano caduti […]. Subito dopo aver salvato questi uomini, la tempesta si è placata e il mare è diventato di nuovo calmo. La Vergine poi ci ha inviato questo messaggio dolce   e amabile: «Ricordatevi che vi ho dato come rifugio l’Arca della Salvezza. […] Voi siete tutti chiamati ad essere apostoli degli ultimi tempi. […] Oggi, l’impostura di Satana è arrivata ad un tale grado di astuzia che inganna, grazie a fenomeni straordinari, persino le anime buone. […] Se attirerete la potenza dell’amore, allora tutti i bambini del mondo si uniranno al di là delle frontiere e la Chiesa ne sarà rigenerata. Arriverà una nuova Pentecoste e il mondo verrà salvato dal Salvatore presente nell’Eucaristia”».

Giorgio Nadali


I funghi taoisti dell’immortalità

 

Lo Ch’ang Shen Pu-ssu è l’obiettivo del Taoismo in molte delle sue pratiche. Inizialmente il Taoismo riguardava la vera e propria immortalità fisica da raggiungere tramite gli esercizi detti tao-yin e fang-chung shu. La ginnastica taoista tao-yin (letteralmente signifca “condurre” o “guidare”) consiste in esercizi di stretching e di flessioni atte a facilitare la permeazione del respiro vitale (ch’i) in tutto il corpo. Una tecnica per raggiungere l’immortalità trascendente o almeno la longevità. Si parla già di queste tecniche nel testo del III secolo a.C. Chuang Tzu. La versione più nota oggi è l’esercizio simile ad una danza lenta noto come t’ai-chi-ch’uan (“grande-estrema-boxe”) praticato ogni giorno da milioni di persone in estremo Oriente. Chi ottiene l’immortalità (hsien) sale al cielo (fei-sheng) visibilmente o altrimenti sembra che muoia e che venga sepolto, ma quando la bara viene aperta è in realtà vuota. Il Taoismo di Lao-Tzu o di Chuang-Tzu riguardava un’immortalità spirituale più importante e l’unica possibile. Essa comporta l’unione con il Tao attraverso i metodi delle varie scuole taoiste. Ma dato che il linguaggio esteriore è un mezzo per quello interiore (e viceversa) non è sempre chiaro quale percorso una scuola segua. L’immortalità può comunque essere provvisoria, rallentanto la morte per un certo periodo di tempo. Molti simboli dell’immortalità appaiono nell’arte cinese sotto l’influenza taoista. I più frequenti sono le pesche coltivate da Hsi Wang mu (uno dei più noti immortali cinesi, gli hsien), l’erba o i funghi dell’immortalità (ling-chih), una gru che tiene nel becco il ling-chih, pini, e un bastone di legno nodoso. Anticamente il fungo dell’immortalità era riservato ai nobili e nascosto alla gente comune. Il ling shih (o reishi per i giapponesi), “fungo soprannaturale” che rapprsenta grande salute e immortalità, è il Ganoderma lucidum e purtroppo non è un fungo commestibile ed è decisamente amaro. Viene usato come fungo officinale dalla medicina cinese in più di venti patologie. Fare un’amara scorpacciata di questi funghi non cotti ha comunque l’effetto sperato e funziona davvero. Manda nell’aldilà dopo poche ore. Anche se il leggendario eremita Sennin lo usava abitualmente nella sua dieta. Ma sono cose più adatte ai fumetti manga giapponesi di Dragon Ball, dove infatti è di casa.

Giorgio Nadali


Miracoli & scienza. 1

 

 

Il sangue di San Gennaro – Scienza Il sangue di San Gennaro – Fede
L’ipotesi scientifica più accreditata è quella tissotropica. È la capacità di alcuni gel di diventare più fluidi se agitati, fatti vibrare, turbati meccanicamente, per poi risolidificarsi se lasciati a riposo. La liquefazione del sangue è avvenuta anche durante lavori di riparazione del reliquario nel 1965 mentre la struttura veniva agitata. Questo non implica la malafede, ma è un fenomeno fisico. La Chiesa ha sempre vietato di aprire il contenitore sigillato. Una spettroscopia è stata eseguita nel 1902 e nel 1989. Sono state rilevati ematina e emocrogeno, prodotti di degradazione dell’emoglobina del sangue umano. Il fenomeno è stato simulato nel 1991 creando un gel tissotropico composto da gesso, acqua salata e cloruro ferrico.[1] È uno dei miracoli più studiati. Anche il fisico Enrico Fermi mostrò interesse per questo fenomeno. Il sangue di San Gennaro, decapitato nel 305 d.C. è contenuto in un’ampolla di vetro trasparente sigillata dal contenuto di sessanta millilitri custodita nella cattedrale di Napoli e ogni anno durante la festa liturgica del santo, torna allo stato liquido. Il fatto fu documentato per la prima volta il 17 agosto 1389 a Napoli. Il miracolo non è mai stato riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa cattolica, anche se ogni anno il primo sabato di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre, l’arcivescovo di Napoli celebra personalmente la cerimonia in cui maneggia l’ampolla con il sangue liquefatto davanti all’assemblea dei fedeli. Un rappresentante della Chiesa ha dichiarato che “può non essere un miracolo, ma qualsiasi cosa sia, agisce fuori dalle leggi naturali”.[2]

 

Miracolo eucaristico di Lanciano – Scienza Miracolo eucaristico di Lanciano – Fede
Il Prof. Edoardo Linoli, docente di anatomia e istologia, direttore del laboratorio di analisi cliniche e di anatomia patologica dell’ospedale S. Maria Sopra i Ponti (AR) ha dichiarato nel 1971 che 1) la carne è veramente carne umana del muscolo striato miocardico 2) il sangue è autentico di gruppo AB (lo stesso rinvenuto sulla Sindone di Torino) e appartiene alla stessa persona della carne 3) non vi sono sostanze conservanti. Il docente esclude l’ipotesi di un falso perché “solamente una mano esperta in dissezione anatomica avrebbe potuto ottenere un “taglio” uniforme di un viscere incavato” e “il sangue fosse stato prelevato da un cadavere, si sarebbe rapidamente alterato, per deliquescenza o putrefazione”. È l’unico miracolo che ha suscitato l’interesse del Consiglio superiore dell’Organizzazione mondiale della Sanità, O.M.S./O.N.U che ha fatto eseguire 500 esami in 15 mesi, confermando quelli di Linoli. In un anno imprecisato tra il 730 e il 750 d.C. a Lanciano (Chieti), durante la consacrazione dell’Eucaristia un modo dubbioso, mentre sta celebrando, vede trasformarsi l’ostia in carne umana e il vino in sangue. Ora il tutto è custodito in una teca di cristallo nel Santuario del Miracolo Eucaristico, a Lanciano.

 

La Sacra Sindone – Scienza La Sacra Sindone – Fede
È il più importante enigma scientifico-religioso esistente al mondo. Ben venticinque scienze hanno studiato la Sindone e nessuna sino ad ora è riuscita a stabilire esattamente che cosa abbia prodotto l’immagine sul telo di lino. Gli esperti ritengono che si sia prodotto attraverso un’energia sconosciuta che ha impresso il telo, una radiazione fotoradiante che si è sprigionata dal corpo di Gesù Cristo nel buio del sepolcro al momento delle risurrezione. Il volto non è illuminato né da destra né da sinistra. Il volto stesso è fonte di luce. L’immagine, visibile meglio al negativo fotografico, presenta tutti i segni della Passione di Cristo e scompare se ci si avvicina a meno di tre metri di distanza. Non vi è pigmento. Non è un dipinto e non è una strinatura, né un’immagine prodotta dal contatto con un bassorilievo riscaldato. La scienza della palinologia ha scoperto la presenza di pollini della terra santa e di tutti i luoghi dove è stata portata. La numismatica ha verificato che vicino all’occhio destro è stato trovato un lituus, una moneta romana del tempo dell’imperatore Tiberio Cesare, che regnava al tempo in cui fu crocefisso Gesù… Dal 2000 è conservata al buio, sotto gas inerti, nel duomo di Torino. L’informatica ha prodotto un modello tridimensionale del corpo, basandosi sull’immagine. La storia antica ha scoperto che il corpo presenta tutti i segni di una tipica flagellazione romana e la singolarità della coronazione di un casco (non una corona) di spine, che i romani non usavano solitamente. I biblisti concordano sui fatti della Passione di Cristo, testimoniati dall’immagine della Sindone, come il colpo all’emitorace destro prodotto da una lancia e dal quale uscì sangue e acqua. L’anatomia ha confermato questa ipotesi basandosi sul siero accumulatosi in fase di agonia. E questo confermerebbe anche la profezia «non gli sarà spezzato alcun osso» (Esodo 12,46), cosa che i romani erano soliti fare per l’accertamento di morte. Troppi indizi coincidono. Sulla Sindone c’è sangue umano maschile di gruppo AB e aragonite, minerale presente nelle grotte di Gerusalemme. Addirittura la matematica si è interessata al lenzuolo sacro. Col suo freddo calcolo delle probabilità, mettendo insieme gli indizi raccolti dalle venticinque scienze che hanno studiato la reliquia più venerata al mondo, ha stabilito che c’è una possibilità su duecento miliardi che l’uomo della sindone non sia Gesù Cristo. Nel 2000 Joseph Marino e Marie Sue Benford hanno formulato l’ipotesi che il test della datazione medievale risultata dall’esame del 1978 al radiocarbonio C14 fosse errato perché erano presenti rammendi di epoca più recente nella zona del prelievo per il test svolto in quattro laboratori (due in Arizona, uno a Zurigo, uno a Oxford). La loro tesi è stata validata da Raymond Rogers, lo scienziato che per primo analizzò la Sindone nel 1978 e pubblicò i risultati della datazione dal 1260 al 1370 d.C. al radiocarbonio, sulla rivista scientifica «Thermochimica Acta». Pochi mesi prima della sua morte Rogers scrisse un articolo dove descriveva le ultime scoperte. La conclusione fu che la datazione al radiocarbonio del 1978 era esatta, ma i campioni usati per il test non erano parte originale della Sindone e irrilevanti per stabilirne la reale datazione. La Chiesa cattolica non ha più permesso altre indagini al radiocarbonio C14, dopo il 1978 perché questo test prevede la bruciatura dei campioni usati. Al primo posto tra le reliquie più importanti del cattolicesimo è la Sacra Sindone di Torino.   L’ostensione al pubblico della reliquia attira mediamente due milioni di visitatori a Torino. L’ultima è avvenuta nel 2010. La Sindone parla al cuore della fede cristiana perché presenta tutte le tracce della Passione di Cristo. Vi sono 120 segni del flagrum romano usato per la flagellazione. La calotta cranica presenta i segni della corona di spine. Gli artisti dipingevano una coroncina. Qui ci sono invece i segni di un casco che copre tutta la testa. Un’usanza del tutto assente nelle pratica della crocifissione. Lo stesso vale per le mani. I chiodi appaioni infissi nei polsi, non nei palmi come l’arte presenta. I pollici non si vedono a causa della perforazione del nervo mediano che li ha fatti ritrarre. Questo è più in linea con l’usanza romana di rendere stabile un corpo sulla croce. Ma l’aspetto più sorpendente è la maestosità dell’immagine, quella che ha dato origine a tutte le rappresentazioni artistiche del volto di Cristo. Anche i tratti somatici sono in linea con la stirpe ebraica. Un volto che sembra dormire. Un corpo martoriato che esprime però una serenità paradisiaca. Al negativo fotografico l’immagine esplode nella sua misticità. Per i credenti è il segno che la morte non ha più l’ultima parola. Un corpo che ha emanato luce al momento della risurrezione, che Gesù ha promesso a tutti (Giovanni 6,54). Già San Girolamo (IV sec.) diceva: «Il sepolcro vuoto è la culla del Cristianesimo». In un passo dello Pseudo Cipriano – uno dei Padri della Chiesa e vescovo di Cartagine (III sec.) Gesù dice: «Voi mi vedrete così come si può vedere uno nell’acqua o in uno specchio». Infatti il corpo è visibile meglio al negativo fotografico. All’esame del VP8-Analyzer della NASA il corpo presenta una risoluzione in tre dimensioni. Cosa che non accade con le normali immagini fotografiche. La Sindone è custodita a Torino dal 1578. Nel 1983 Umberto II di Savoia la donò al Vaticano indicandone la custodia all’arcivescovo di Torino.

 

 

 

Gesù cammina sull’acqua – Scienza

 

Gesù cammina sull’acqua – Fede

Il Vangelo di Marco racconta di Gesù che attraversa camminando sull’acqua la sponda occidentale del lago di Tiberiade o Mare di Galilea (Kinneret). Il più grande (166 Km quadrati) di Israele con una circonferenza di cinquantatré chilometri e il più grande del mondo d’acqua dolce sotto il livello del mare (meno 213 metri). Marco 6,48: «Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l’ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli». Il lago di Galilea (HaGalil) è profondo quarantatré metri e non ha punti di secca. Andrè Kole – illusionista – ha camminato sulle acque del lago Saguaro in Arizona (USA); ma per fare questo sono state necessarie ore di preparazione e una strumentazione tecnologica avanzata. In realtà Kole, che è un credente convertito, usa l’illusionismo per smascherare gli imbroglioni e dimostrare che alcune cose si possono compiere o per dono di Dio oppure grazie alle illusioni create dalla tecnologia moderna. Lo storico Morton Smith scrisse nel 1978 Jesus the Magician: Charlatan or Son of God? (Gesù il Mago: Ciarlatano o Figlio di Dio?) riprendendo un’antica idea del filosofo anticristiano Celso (200 d.C.) «Sulla vera dottrina». Il trucco illusionistico di camminare sull’acqua è stato presentato recentemente anche sul Tamigi a Londra dall’illusionista Dynamo (Steven Frayne), in pieno giorno. Difficilmente però Gesù può aver usato la seguente tecnica. Il polimetilmetacrilato, meglio noto come plexiglas. Non esisteva a quel tempo. È stato inventato nel 1928 (d.C.). Una lastra di plexiglas è stata posta la notte prima in un’area delimitata del fiume, dopo aver chiesto il permesso alle autorità locali. Dynamo passa in zone delimitate dal plexiglas e le canoe gli passano accanto, dando l’illusione che non vi sia nulla sott’acqua. Infine un telecomando fa abbassare un’area della passerella di plexiglas per far transitare il traghetto. La preparazione ha richiesto sette ore notturne di lavoro sul Tamigi e un costo di circa ottomila sterline. Sembrerebbe però che tutto ciò abbia ben poco a che fare con la camminata di Cristo alle prime luci dell’alba nel centro del lago di Galilea (chiamato “mare”).

 

È uno dei trentaré miracoli di Cristo narrati nei Vangeli. L’episodio è chiaro. Gesù chiede una fede che vada oltre l’evidenza. (Logicamente l’evidenza non ha bisogno della fede). Pietro chiede a Cristo di avvicinarsi a lui camminando anch’esso sull’acqua. In realtà non si fida di fronte ad un fatto inconcepibile per la mente umana. Inizia a caminare e appena dubita si spaventa e sprofonda, chiedendo di essere salvato da Gesù, il quale stende la mano e lo tira fuori dall’acqua. Nota è la frase di Cristo: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» (Matteo 14,31) Notare che Pietro era probabilmente un bravo nuotatore essendo un pescatore professionista del Lago (“Mare”) di Galilea, ma si spaventa (Matteo 14,30). Questo brano è proprio tra i più significativi di cosa sia la fede. Fidarsi di Dio al di là di ogni comprensibile evidenza. Molti non osano nemmeno pregare in grande perché non osano credere che Dio possa operare personalmente in grande nella loro vita. Non chiedono, quindi non ottengono. Oppure al momento di fidarsi iniziano a dubitare. «È impossibile!» E immancabilmente sprofondano nei loro dubbi, molto più profondi dei quarantatré metri del lago di Tiberiade.

 

La risurrezione di Gesù Cristo – Scienza La risurrezione di Gesù Cristo – Fede
Un medico, Thomas A. Miller, ha analizzato la risurrezione di Cristo da un punto di vista scientifico nel suo saggio intitolato Did really Jesus rise from the dead? A surgeon-scientist examines the evidence. (Gesù è veramente risorto dai morti? Un chirurgo-scienziato esamina l’evidenza). Miller osserva prima di entrare nel merito della questione che Isaac Newton, Giovanni Keplero, Robert Boyle e Michael Faraday erano grandi scienziati, ma credevano tutti nella risurrezione di Cristo. Questo atteggiamento dei tempi antichi è in contrasto con la visione moderna. Molti scienziati moderni sono convinti nell’abilità della scienza di rispondere a domande che, se non possono essere validate usando un metodo scientifico, sono viste come inconoscibili o inesistenti. È la tesi di Richard Dawkins. Qualsiasi ipotesi che non può essere verificata con metodo scientifico è da scartare. Sembra quindi che la scienza non possa dire niente su una risurrezione. L’unico reperto scientificamente analizzabile e attinente a una presunta risurrezione è la Sindone di Torino. Uno studio molto importante è stato condotto sulla Sindone nel 1996 da un chirurgo uroginecologo statunitense cattolico, August Accetta – fondatore dello Shroud Center of Southern California – il quale ha realizzato un esperimento su se stesso iniettandosi una soluzione di fosfato di metilene contenente tecnezio-99m – un isotopo radioattivo usato in medicina nucleare – che decade rapidamente. Ogni atomo di tecnezio emette un unico raggio gamma che può essere registrato da un’apposita apparecchiatura di rilevamento. L’obiettivo era di realizzare un’immagine provocata da una radiazione emessa da un corpo umano eventualmente risorto. Secondo il dott. Accetta, infatti, l’immagine sulla Sindone potrebbe essere stata causata dall’energia sprigionatasi all’interno del corpo di Cristo al momento della resurrezione. Le immagini ottenute sono molto simili a quelle che si osservano sulla Sindone e davvero questo esperimento arriva fin sulla soglia del mistero di quell’impronta che richiama il mistero centrale della fede. Accetta riferisce che solo un evento miracoloso può spiegare pienamente la complessità dell’immagine. Il medico pensa che quando il corpo di Gesù sia diventato di luce, il lenzuolo della Sindone che lo copriva ha iniziato a passare attraverso il corpo perdendo la sua gravità. Accetta teorizza che mentre il lenzuolo funerario cadeva, esso assunse la corrispondente energia e le informazioni tridimensionali presenti sull’immagine, impossibili da riprodurre. A Roma nel 2008 dei ricercatori italiani hanno ‘ricreato’ la Sacra Sindone: irradiando tessuti di lino con un brevissimo e potentissimo lampo di luce prodotto da laser a eccimeri del Centro Enea di Frascati, sono riusciti a imprimere immagini con le stesse caratteristiche della figura della Sacra Sindone, in cui la colorazione riguarda solo le fibrille più superficiali, senza passaggio di colore sul rovescio della tela. I risultati dei loro esperimenti sono pubblicati sulla rivista «Applied Optics» e secondo Giuseppe Baldacchini, coordinatore della ricerca, avvalorano l’ipotesi che da sempre la Chiesa sostiene, e cioè che l’immagine di Cristo sia stata originata da un potente lampo di luce attribuito alla resurrezione. L’ipotesi è quindi che una fortissima luce si sprigionò da quel corpo all’interno di una grotta-sepolcro buia. Osservando l’immagine si nota che il volto non è illuminato né da destra né da sinistra. È esso stesso fonte di luce. Non corrisponde ad alcun stile pittorico, anzi, è stato modello di immagini sacre sin dai primi secoli. Sull’immagine non c’è pigmento. Non è un dipinto, non è prodotto dal contatto con un bassorilievo riscaldato. Se si osserva da meno di tre metri di distanza, l’immagine scompare. La stessa si vede meglio al negativo fotografico. Vi sono presenti pollini della Terra Santa e tracce di aragonite, visibili solo al microscopio. È polvere presente in Terra Santa. Trasferita sui ginocchi di Gesù in seguito alle tre cadute. Si trovano sul telo tracce di aloe e di mirra oltre che di aragonite (una composizione di carbonato di calcio, ferro e stronzio), una terra presente a Gerusalemme e, in particolare, in una tomba studiata dal Levy-Setti, ricercatore di Chicago che, confrontando con l’aragonite della Sindone, ha concluso che le due terre sono esattamente uguali.

 

È il centro della religione più diffusa al mondo, tanto da far scrivere a San Paolo: «Se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati» (1 Corinzi 15,17). Non solo, a la promessa della risurrezione personale del proprio corpo è stata fatta personalmente da Cristo ai suoi fedeli: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Giovanni 6,54). Il cristiano crede che riavrà esattamente il suo corpo trasfigurato e adatto per una realtà ultraterrena. Un corpo che non dorme, mangia, soffre ed è limitato dalle leggi terrene. Un corpo maschile o femminile nel quale lui o lei riconoscerà come il proprio che ha avuto sulla Terra, prima della morte. Due miliardi e cento milioni di cristiani, almeno sulla carta, credono in questo. Ora (secondo lo scorrere del tempo terreno) in Paradiso solo Cristo e sua Madre hanno anche il proprio corpo ultraterreno.
Miracolo eucaristico di Bolsena – Scienza

Le ostie sanguinanti sono frequenti: Parigi, estate 1290, Bruxelles giugno 1369 e luglio 1379, Wilsnack, Germania, agosto 1383, Sternberg, Germania, luglio 1492, Berlino, estate 1510… Secondo Luigi Garlaschelli c’è una spiegazione scientifica a tutto questo. L’estate, fattore comune, e la cosiddetta “prodigiosina”, il batterio normalmente chiamato Serratia Marcescens. Non è una coincidenza che i miracoli microbiologici si siano verificati d’estate e in scarse condizioni igieniche. «A chi ha accesso a un laboratorio di microbiologia non è difficile riprodurre il miracolo di Bolsena». La Serratia Marcescens, anche se è talvolta causa d’infezioni, (più frequenti, paradossalmente, in ambienti ospedalieri) non è particolarmente pericolosa da maneggiare; si prepara una fettina rotonda di pane e la si pone in una capsula di Petri; vi si aggiungono alcune gocce di una coltura di Serratia, e dopo averla leggermente inumidita con acqua sterile, la si tiene in incubazione a circa 30° per un paio di giorni. Si producono macchie di un intenso colore rosso, spesso di aspetto mucillaginoso, molto simile al sangue. Se si lasciano seccare le fettine di pane, il pigmento resta stabile per lunghissimo tempo. Per evitare contaminazioni da microorganismi estranei, sarebbe opportuno operare secondo le tecniche microbiologiche atte a garantire la sterilità delle operazioni, ma di solito, anche senza utilizzare le apparecchiature prescritte (un’autoclave, una cappa a flusso laminare, ecc.), gli inquinamenti sono assai rari.[3]

Miracolo eucaristico di Bolsena – Fede

È l’estate del 1263 un prete boemo – Pietro da Praga – dubita della transustanziazione, cioè della trasformazione del pane e del vino consacrati sull’altare in corpo e sangue di Cristo. Si reca a Roma per meditare sui suoi dubbi di fede e sulla via del ritorno si ferma a Bolsena (VT). Là celebra messa e nel momento della consacrazione l’ostia inizia a sanguinare. Avvolge l’ostia in un panno e torna in sacrestia. Alcune gocce di sangue cadono a terra. Pietro corre da Papa Urbano IV che in quel momento si trovava a Orvieto. Il papa fa edificare una cappella nel duomo di Orvieto nel 1290. Seguiranno le cappelle costruite nel 1364 e 1504. Papa Urbano IV volle ricordare il miracolo istituendo la festa del Corpus Domini (Corpo del Signore) da celebrare il primo giovedì’ dopo l’ottava di Pentecoste. Nel duomo di Orvieto sono custoditi l’ostia, il corporale e i purificatoi. Le lastre del pavimento macchiate di sangue si trovano in una cappella dal 1704[4].

 

 

 

 

[1] L. GARLASCHELLI et al. “Nature, (10.10.1991) 507, Scientist say miracle no mystery, “Chicago Tribune”, 10.10.1991, Shakeup over sacred blood, “Science News”, 12.10.1991, p. 229

[2] Citato da J. NICKELL, Looking for a Miracle, Prometheus Books, Amherst, New York,1998, p. 77

[3] L. GARLASCHELLI, Miracoli microbiologici in «Scienza e paranormale», N. 11, Anno IV, Estate 1996, p. 18

[4] G. NADALI, Miracoli e Scienza, «Miracoli», Anno II, nn. 7 e 8

Giorgio Nadali


Miracoli biblici & scienza. 1

 

La separazione delle acque del Mar Rosso

La scienza ha recentemente confermato uno dei più grandi miracoli dell’Antico Testamento. La separazione delle acque del Mar Rosso da parte di Mosé. Il fenomeno è noto come wind set down in presenza di venti fortissimi nel punto in cui soricamente gli israeliti hanno attraversato il Mar Rosso. Esodo 14,21: «Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore, durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero». Dando per scontato che il fatto riferito nella Bibbia come cronaca fedele degli eventi, l’oceanografo Doron Nof ha indagato sulla divisione delle acque del Mar Rosso dal punto di vista della fisica. Quello spirituale è chiaro: Dio si prende cura e salva il suo popolo in fuga dalla schiavitù in Egitto. Usando un fenomeno comune chiamato effetto wind set down, Nof ha scoperto che un vento che spira da nord ovest a venti metri al secondo per dieci / quattordici ore è sufficiente a causare la diminuzione del livello del mare di due metri e mezzo. Questo avrebbe esposto una dorsale sottomarina che gli israeliti hanno attraversato come se fosse terra asciutta. Questo evento è possibile fisicamente in quel luogo una volta ogni 2.400 anni. È quindi la tempistica, non il fenomeno che è miracoloso. Tuttavia, anche se scientificamente l’evento è possibile, la maggioranza dei biblisti sostiene che gli israeliti non abbiano attraversato il Mar Rosso. La parola originale ebraica yam suph dovrebbe essere tradotta come Mare di canne, non Mar Rosso. Il luogo si trova presso i Laghi Amari, un canneto paludoso a nord del Golfo di Suez, scoperta durante la costruzione del canale omonimo. Il lago è il Timsah (in Egitto), a metà strada tra Port Said e Suez. Un altro studioso come Colin Humphreys sostiene invece la tesi dell’attraversamento del Mar Rosso grazie al fenomeno del wind set down presso il Golfo di Aqaba. La larghezza attuale dell’inizio del Golfo di Aqaba è di circa 3,5 miglia (5,6 km). Suppongo che tremila anni fa le acque del golfo si estendessero più a nord e la distanza al suo inizio fosse inferiore, in base alle mie ispezioni nel 1999 e 2001. Comunque, presumiamo che gli israeliti dovessero attraversare 3,5 miglia per andare dalla riva occidentale alla testa del Golfo di Aqaba, a est. Dovevano attraversare con animali, bambini e anziani e spirava un vento fortissimo. Probabilmente ci misero due o tre ore per attraversare il Mar Rosso.

Il diluvio universale

Genesi 6,17: «Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita; quanto è sulla terra perirà». È un racconto che spiega come Dio voglia distruggere il male e rifare tutto nuovo per il bene. Tuttavia è possibile che l’ispirazione del brano provenga da un’esondazione dei fiumi Tigri ed Eufrate probabili in quella zona (attuale Iraq). C’è chi ritiene di aver trovato resti dell’arca di Noè sul monte Ararat (Turchia). Secondo i biblisti i personaggi presenti nei primi undici capitoli di Genesi (come Adamo, Eva, Caino, Abele, Noè) non sono realmente esistiti. Sono capitoli scritti nel genere letterario mitico, allegorico, non in quello storico dei capitoli successivi, da Abramo in poi. A sostegno di questa tesi vi sono diversi fatti, oltre al genere letterario mitico del testo. L’arca di legno di cipresso era lunga centocinquanta metri. Le autorità in materia di costruzione sostengono che una nave di legno non può strutturalmente superare i cento metri. Senza rinforzi di acciaio una nave di quelle dimensioni avrebbe sicuramente dei cedimenti strutturali e sarebbe presto affondata con Noè e un numero di animali a bordo che si aggirerebbe dai diecimila ai ventimila. L’arca si arena sul monte (in realtà uno stratovulcano) Ararat, nell’attuale Turchia, circa seimila anni fa (4000 a.C.). Nessuna catastrofe di simili dimensioni si è abbattuta sulla Terra seimila anni fa. Qualsiasi archeologo ne troverebbe tracce ancora oggi. John McIntosh della Search Foundation ha rilavato diversi punti in calotte glaciali del vulcano spento Ararat, dove vi sarebbero frammenti dell’arca. Anche Marco Polo e l’astronauta James Irwin si sono dilettati nella ricerca dell’arca dio Noè. La struttura principale sarebbe nel cratere. Tuttavia l’analisi al Carbonio 14 (C14) di questi frammenti li ha datati dal VI al XIII secolo d.C. Secondo Gerald Larue della University of Southern California è improbabile che una struttura così vecchia abbia potuto resistere così a lungo a simili altezze (5.165 metri). Nessuna prova geologica può dimostrare che si sia verificato il diluvio universale nel periodo indicato. Per i musulmani il luogo dell’arca di Noè sarebbe invece il Monte Judi nel Nord Ovest dell’attuale Iran. Rimane salvo il vero significato del diluvio universale dell’arca di Noè. Dio ricrea il bene anche dalle situazioni più disastrose. La santità di Dio distrugge il peccato, ma da una nuova possibilità all’umanità. Il significato più vicino a noi è il Battesimo cristiano. L’acqua che rigenera dalla colpa del peccato originale. Il diluvio universale è un’anticipazione del Battesimo e di Dio che «fa nuove tutte le cose» (Apocalisse 21,5). Dopo undici capitoli pieni di punizioni (anche chi ama può punire, come i genitori) Dio decide di cambiare sistema e usa l’amore misericordioso. Chiama il primo patriarca Abramo (1800 a.C.) passando per la storia del popolo eletto (gli Ebrei) sino a inviare suo Figlio Gesù Cristo. Il racconto ha innumerevoli punti di somiglianza con il racconto mitico babilonese dell’epopea Gilgamesh (2600 a.C.). Il racconto del diluvio universale (come tutta la Genesi) è stato scritto nel VI secolo a.C. (3.400 anni dopo gli eventi narrati e 1.900 anni dopo il poema babilonese). Il mito del diluvio universale è presente anche nell’Induismo. Dopo un diluvio universale, il dio Vishnu recupera molte cose perse nell’oceano incarnandosi nella tartaruga Kurma.

Giorgio Nadali