Valori cristiani. 1. Perdono. Benessere dell’anima

 

«Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi»(Matteo 6,14). «Ognuno di noi perdona in proporzione della sua capacità di amare». (François de La Rochefoucauld). La misericordia è l’amore che va oltre la giustizia. Da essa siamo stati creati ed anche salvati. La capacità di perdonare deriva dal valore principale della carità, cioè dell’amore. La persona oblativa non idealizza l’altro, ne ha un’immagine realistica, sa che l’altro può sbagliare esattamente come lui, anche se sotto diversi aspetti.Molte persone, a causa di un sentimento di colpa profondamente radicato, incontrano notevoli difficoltà a perdonare ed anche a farsi perdonare. Questi individui rifiutano inconsciamente di perdonare, sentendo che è giusto farlo. Spesso rifiutano anche Dio, perché lo vedono attraverso la lente deformante della loro mancata auto-accettazione.  Il cosiddetto “moralismo” (cioè la morale statica, schematica, amministrativa e punitiva) corrisponde infatti ad una forma nevrotica di rigidità morale. La persona“immatura” tende ad idealizzare, cioè ad assolutizzare nel proprio rigido schema mentale, sia le qualità che i difetti degli individui con i quali entra in contatto. È chiaro che identificherà l’amicizia con l’amico, l’amore con la persona amata, ma anche i difetti e gli errori con la persona che li vive.

L’equilibrio emotivo è quindi molto instabile ed esposto continuamente alla frustrazione e alla delusione.C’è una grande saggezza psicologica nell’insistenza della tradizione cristiana che il perdono proviene attraverso la Croce di Cristo. Perché in quest’uomo, ingiustamente processato, torturato e inchiodato a una croce, il cristiano vede dischiudersi le qualità del Dio che è attivo in tutto ciò che avviene. Egli vede nell’uomo crocifisso Dio che attua interamente la sua identificazione con gli uomini e con le donne, a prescindere dalla loro responsività. Se Dio arriva a tanto nel tollerare gli uomini così come sono, allora un uomo dovrebbe essere capace di tollerare se stesso…Bunyan, scrivendo sul cristiano, descrive la propria esperienza. Dopo essere stato tormentato per molti anni da un sentimento di colpa, imparò attraverso la croce a smettere di rifiutare se stesso e ad entrare nella pace del perdonato, la pace di coloro che accettano se stessi perché credono che Dio li abbia accettati… Ogni persona, per realizzare il proprio potenziale come essere umano, ha bisogno di affrontare e accettare il lato cattivo, apparentemente vergognoso, di se stesso. La realizzazione del perdono divino, se correttamente compresa, permette agli uomini di accettarsi; mette termine alla guerra civile all’interno della personalità. Questa pace interiore, questa realizzazione di potersi accettare, segue spesso la realizzazione di essere accettati dagli altri…

Oltre al fatto che molti non riescono ad accettare se stessi finché non si rendono conto di essere accettati da altri, sembra anche che non riusciamo a perdonare a meno che non ci rendiamo conto di essere perdonati. Se un uomo non può accettarsi, ed è sulla difensiva verso una parte della propria personalità, gli sarà impossibile accettare completamente gli altri. Se invece l’uomo ha trovato la pace che deriva dall’aver accettato se stesso, sarà capace e felice di accettare gli altri; non avrà più paura delle ripercussioni che tale accettazione potrebbe avere sul suo intimo. Poiché è in pace con Dio e in pace con se stesso potrà essere in pace con tutti gli uomini». Si perdona per amore verso gli altri, ma anche per amore verso se stessi. Si perdona per continuare a vivere sereni, senza rancore. Non è dimenticare il male ricevuto, ma superarlo per vivere in pienezza. Inoltre, l’incapacità di perdonare rende impossibile comprendere e rendere efficace il perdono di Dio.«Neanche io ti condanno. Và e d’ora in poi non peccare più» (Giovanni 8, 11) «La tua fede ti ha salvato» (Luca 17, 19).“Solamente chi è forte è capace di perdonare.

Il debole non sa ne perdonare ne punire”, diceva Gandhi. «Dimenticare le devastazioni del peccato, dirai, nessuno lo può; resta il rimorso, tenace, lancinante. Se la tua immaginazione ti presenta l’immagine distruttrice del passato, sappi che Dio non ne tiene conto. L’hai capito? Per vivere il Cristo in mezzo agli altri, uno dei rischi più grandi è il perdono. Perdonare e di nuovo perdonare, ecco ciò che cancella il passato e immerge nell’istante presente. Portatore del nome di Cristo, cristiano, per te ogni istante può diventare pienezza… Non si perdona per interesse, perché l’altro cambi. Sarebbe un calcolo miserabile che non ha nulla da spartire con la gratuità dell’amore. Si perdona a causa del Cristo». Così scriveva Frere Roger Schutz, fondatore della comunità ecumenica di Taizé, in Francia. Ventidue anni dopo – nel 2005 – all’età di novant’anni, fu accoltellatoil 16 agosto da una squilibrata romena durante la preghiera comune della sera nella chiesa della riconciliazione, davanti a tremila fedeli. Ai suoi funerali i suoi confratelli dissero: «Dio di bontà, noi affidiamo al tuo perdono LuminitaSolcan che, in un atto malsano, ha messo fine alla vita del nostro fratello Roger. Insieme a Cristo sulla croce, ti diciamo: Padre, perdonala, non sa quello che ha fatto (Luca 23,34). Spirito Santo, ti preghiamo per il popolo di Romania e per i giovani romeni talmente benvoluti a Taizé». L’unica via di uscita alla spirale del mistero del male è il perdono. Solo perdonando si può proseguire serenamente il cammino della vita, perché – come diceva Nelson Mandela – il perdono libera l’anima e cancella la paura.

Giorgio Nadali