Il futuro delle Religioni

di Giorgio Nadali

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Con l’avvento dell’anno 2001 dell’era cristiana si è aperta la porta sul mistero di un nuovo millennio di storia, con le sua aspettative, angosce, speranze, previsioni. Certo non molto è cambiato per chi vive alla giornata o per quella maggioranza di noi che nella propria agenda ha scadenze entro l’anno in corso. L’odissea nello spazio non c’è stata e la fine del mondo ha deluso quei cinque milioni che l’aspettavano ansiosamente e l’avevano già segnata in rosso nelle scadenze da ricordare. Ma guardare al futuro è cercare di capire cosa ci attende anche a breve termine. L’uomo ha sempre cercato nel futuro risposte al presente. Dalle sfere di cristallo agli oroscopi online, dagli oracoli alle proiezioni della moderna statistica.

Molti cercano di prevedere i cambiamenti che ci attendono in questo decennio, altri si spingono sino ai confini del secolo e oltre. Alcuni tentano di predire il futuro delle religioni, come ad esempio il World Network of Religious Futurists, di Seattle (USA). Certamente i lettori più dotati di senso pratico si domanderanno il senso di tale preoccupazione. A loro potrebbero rispondere i lettori più attenti agli aspetti sociali. La religione è parte integrante degli usi e costumi di un popolo, e incide sulle scelte e sugli orientamenti etici della società nella quale viviamo. I lettori amanti delle statistiche si affretterebbero poi a portare i loro dati pieni di percentuali. Ci direbbero che, in base a varie proiezioni delle Nazioni Unite, il totale della popolazione mondiale crescerà sino al 2025 dai 6,25 miliardi attuali a 8,5 miliardi. Il Cristianesimo vedrà crescere il suo numero di fedeli dal 33,4% della popolazione della Terra, sino al 35,5%, mentre l’Islam passerà dal 18,5% al 20,2%. Gli agnostici diminuiranno. Dal 16,1% al 15%.  I non credenti si apriranno alla fede, almeno per quella differenza che farà calare la loro già esigua rappresentanza del 13%.  Le religioni orientali passeranno dal 3,4% al 2,7%  e le religioni tribali vedranno quasi dimezzati i loro credenti, dallo 1,5% allo 0,9% mentre Ebrei, Indù, Buddhisti e Sikh si manterranno su posizioni percentuali proporzionate a quelle attuali.

Il Cardinale Arinze, in una conferenza del 1997 presso il Center for Muslim-Christian Understanding della Georgetown University di Washington D.C, esordì ricordando che i cristiani costituiscono il 33% della popolazione mondiale. I musulmani il 18%. Ciò significa che più della metà del pianeta segue queste due grandi religioni monoteiste. E’ importante tenerne conto. Conflitti etnici tra cristiani e musulmani in Bosnia, Timor Est, Kosovo, hanno tristemente riempito pagine di quotidiani. In Italia è sorta la seconda grande moschea. Altre seguiranno, in base al trend dell’immigrazione.  La relazione tra cristiani e musulmani sarà una questione molto importante nel prossimo futuro. “E’ importante soprattutto educare le persone della propria religione ad accettare e rispettare gli altri e a cooperare per promuovere la pace. La dimensione delle relazioni tra Cristiani e Musulmani è importantissima per il secolo che sta per iniziare” –  ricordava Papa Giovanni Paolo II alla sesta assemblea della conferenza mondiale sulla religione e la pace (Roma, 3-11-1994).  I leaders religiosi devono chiaramente dimostrare di impegnarsi per la promozione della pace, proprio in forza del loro credo religioso”. Senza accordo e armonia tra le religioni è facile dunque prevedere che non ci sarà pace né vicino né lontano da noi. E la storia insegna.

 Durkheim ha scritto della capacità quasi illimitata degli uomini di apportare innovazioni in campo religioso. Nel mondo moderno tale capacità innovativa è favorita maggiormente dal facile accesso alla vasta gamma delle tradizioni religiose. In futuro, grazie alle comunicazioni che accrescono il contatto tra le culture su scala mondiale, la gente potrà conoscere meglio una serie di credenze religiose una volta considerate del tutto incompatibili tra loro e beneficerà delle pratiche che avrà trovato fuori delle proprie tradizioni religiose… La tendenza all’eclettismo potrà subire un’accelerazione. 1

La secolarizzazione è il tema dominante nel moderno assetto del futuro della religione. Secondo Webster, il termine secolare ha il significato “di chi appartiene al mondo e alle cose terrene distinguendo dalla chiesa e dagli affari religiosi”. La secolarizzazione quindi significa divenire immanenti. Più specificatamente, gli scrittori moderni usano il termine secolarizzazione per significare l’erosione della credenza nel soprannaturale – una perdita di fede nell’esistenza di forze ultraterrene.

Attraverso la secolarizzazione, le sette sono addomesticate e trasformate in chiese. La loro iniziale fede nell’ultraterreno viene ridotta e si riduce a mondanità. La secolarizzazione porta anche al collasso di organizzazioni religiose a causa della loro estrema mondanità – la loro vaga e debole concezione del soprannaturale – le lascia senza mezzi per soddisfare almeno la dimensione universale dell’impegno religioso. Quindi, la secolarizzazione è il processo auto limitante che genera revival (formazione di sette) ed innovazione (formazione di culti). La maggior parte degli studiosi, comunque, non considera l’andamento attuale della secolarizzazione come il messaggero del cambiamento religioso, ma proprio come il declino finale degli dei. Molti riconoscono che, nel passato, la secolarizzazione produceva nella nascita di nuove fedi, ma sono convinti che oggi si è inserito un nuovo fattore che ha eliminato questa equazione: la crescita della scienza è inversamente proporzionale alla crescita del sentimento religioso. La scienza dovrebbe rendere non plausibile la religione, e di conseguenza la secolarizzazione moderna non produrrà più nuove grandi religioni, bensì un’era di razionalità in cui il misticismo non può più trovare un posto significativo. Anthony F.C. Wallace, tra i più importanti antropologi della religione, diede voce alla grande maggioranza dei moderni sociologi quando scrisse:

“… L’evoluzione futura della religione è l’estinzione. La credenza in esseri e in forze soprannaturali che incidono sulla natura senza obbedire alle sue leggi si sgretolerà e diverrà un’interessante memoria storica. Con certezza, questo evento probabilmente non avverrà nella prossima generazione, il processo probabilmente avrà bisogno di diverse centinaia di anni, e ci saranno sempre individui, o occasionalmente piccoli gruppi religiosi, che risponderanno alle allucinazioni, al trance, e all’ossessione con interpretazioni soprannaturali. Ma come tratto culturale, la credenza in poteri soprannaturali è destinata a morire, in tutto il mondo, come risultato dell’aumentata adeguatezza e diffusione della conoscenza scientifica… il processo è inevitabile.”2

Chiaramente, la scienza è una nuova è potente forza culturale, e ha il suo forte impatto su molte organizzazioni religiose. Certamente, un grande elemento nella moderna secolarizzazione comporta il ritiro dalle strutture religiose da spiegazioni soprannaturali di vari fenomeni in quanto la scienza ha rivelato le cause naturali di questi fenomeni. Inoltre, l’impatto della scienza ha indubbiamente creato un periodo di eccezionalmente rapida ed estrema secolarizzazione. Oggi, molte delle importanti organizzazioni religiose della civiltà Occidentale sono così secolarizzate che, anche se si riferiscono a Dio, questi è il più distante, indistinto, impersonale ed inattivo delle entità.

Per cui, la questione è aperta. Siamo giunti all’era della fine della fede? La scienza è la base della “secolarizzazione finale” oppure lo sono le società? Oppure questa è solo una svolta drammatica del pendolo della storia? Avrà dei limiti quest’ondata di secolarizzazione? Sénaux ammoniva: “La scienza è capace di ingrandire la nostra gabbia. Solo la fede ha la chiave per aprirla”. Intendendo con questo che l’uomo non troverà mai nella scienza il senso ultimo della sua esistenza.

Ma la religione in realtà non è arrivata al capolinea della sua storia millenaria. Gli studiosi moderni hanno previsto male in quanto hanno erroneamente identificato le tradizioni religiose dominanti nella società moderna col fenomeno della religione in generale. La maggioranza degli osservatori ha notato correttamente che le principali organizzazioni Giudaico-Cristiane sono in crisi, (la pratica religiosa attiva si attesta tra il dieci e il teenta percento in Europa, ad esempio, e il ramo riformista del Giudaismo è quello predominante) ma non hanno apprezzato il vigore della religione in settori meno importanti.

La religione vivrà anche in futuro e questo è dimostrato da ciò che è e fa per l’uomo. I sociologi, e forse non solo loro, hanno letto male il futuro della religione, non solo perché desiderano ferventemente che sparisca dall’orizzonte della storia umana, ma anche perché non hanno riconosciuto il carattere dinamico delle religioni. Insistere solo sulla secolarizzazione è non vedere che questo processo è una parte di una struttura più grande. Mettendo sullo stesso piano le organizzazioni religiose con la religione stessa, gli intellettuali occidentali hanno letto la secolarizzazione di questi gruppi come la fine della religione in generale. Ma è sciocco guardare solo al tramonto senza pensare all’alba: la storia della religione non è solo declino, è anche nascita e crescita. Le sorgenti della fede oscillano costantemente nelle società, ma la religiosità nel cuore umano rimane relativamente costante.  Durkheim, notò che “non c’è società conosciuta senza religione” e sostenne che “la religione ha fatto nascere tutto ciò che è essenziale in una società”.3 Egli sostenne anche che tutte le culture sane sono unitarie, condividono un solo credo. Durkheim cercò di spiegare l’ubiquità della religione asserendo che essa soddisfa la funzione essenziale di rappresentare la società per i suoi membri, nelle forme di simboli sacri che sostengono un codice morale e un senso di unità culturale.

Per distinguere tra ideologia e religione può essere utile la definizione di James G. Frazer: “ La religione consiste di due elementi… un credo in poteri superiori all’uomo e un tentativo di propiziarseli e di rendersi a loro graditi”.4

Solo la divinità può rassicurare l’uomo che la sofferenza in questa vita sarà compensata in quella futura. Infatti, solo la divinità può garantire all’uomo una vita futura – una fuga dall’estinzione individuale. Solo la divinità può formulare un piano coerente per la vita, cioè dar senso in maniera umana all’esistenza del mondo naturale dei nostri sensi. Si può dimostrare con facilità che, sin quando l’uomo avrà questi desideri, i sistemi di pensiero che comprendono il soprannaturale avranno un grande vantaggio sui sistemi di significato solamente naturali. L’uomo per natura ha bisogno di trascendenza. Nel mio precedente libro citavo all’inizio Jung, il quale “notò che i suoi pazienti si rivolgevano a lui perché erano tutti privi di ciò che le religioni davano ai propri fedeli. Questi pazienti non miglioravano fino a quando non acquisivano un atteggiamento religioso verso la vita, nel senso di rispetto nei confronti di una realtà più grande di loro”.

Credenti e non credenti hanno bisogno di un orizzonte oltre il presente. Per i primi il futuro è l’orizzonte verso la pienezza dei tempi, quando “non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli” (Ap 22,5). Per gli altri – diceva Camus – il futuro è la sola trascendenza degli uomini senza Dio. Ma non c’è ragione di supporre che la diffusione della scienza (e della sua applicazione: la tecnologia) renderà gli uomini del futuro meno motivati a fuggire la morte, meno preoccupati della tragedia, meno inclini a chiedersi: “Cosa significa?” E’ vero, la scienza può sfidare alcune pretese poste dalle religioni storiche, ma non può soddisfare il bisogno primario dell’uomo, che da sempre è stata la ragione d’essere delle religioni: il senso profondo della vita umana… “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. (Gv 6,68)

Per approfondire:

Rodney Stark, William Sims Bainbridge – The Future of Religion. Secularization , revival and Cult formation – Los Angeles, University of California Press, 1985, pp. 429-431 e 2-5.

http://www.wnrf.org


1 (Cf. Peter B. Clarke – “Le grandi Religioni” De Agostini, 1995, p. 14)

2 Wallace Anthony F.C. Religion: An anthropological view, New York, Random House, 1966.

3 Durkheim Emile. The elementary forms of  the religious life. Londra, Allen and Unwin, 1915.

4 Frazer  James G. The golden bough. New York, Mcmillian, 1922


Teopazzia

di Giorgio Nadali

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La Muṭawwiʿiyyah è la polizia religiosa del governo saudita. E’ incaricata di fare osservare la sharia (legge Islamica) in quanto il Paese è teocratico, cioè religione e politica sono uniti. Di conseguenza qualsiasi peccato contro l’Islàm, qualsiasi infrazione della legge coranica è anche un reato. Il suo compito è definito dal suo nome ufficiale: Comitato per la promozione della virtù e l’interdizione del vizio. In Arabia Saudita può contare su 3.500 ufficiali e 1.000 volontari, spesso accompagnati dalla polizia ordinaria. La polizia religiosa può arrestare per i seguenti crimini. 1) Coppie composte da un uomo e da una donna non sposati sorpresi a socializzare. 2) Qualsiasi comportamento sessuale (pubblico) o di prostituzione. 3) Una donna non velata e vestita secondo I canoni Islamici. 4) Negozianti che non osservano la chiusura durante il periodo della preghiera (5 volte al giorno). 6) Chiunque consumi maiale o bevande alcoliche. 7) Chiunque utilizzi materiale anti Islamico come CD o DVD di gruppi musicali occcidentali, spettacoli televisivi e film contrari alla legge Islamica. 8) Chiunque faccia propaganda ad una religione diversa dall’Islàm. L’intera nazione è infatti considerata una moschea ed è l’unico Paese al mondo dove non esistono luoghi diu culto di altre religioni. Non esiste, ad esempio alcuna chiesa. I pochi cristiani sauditi si ritrovano in gruppi di discussione su Internet e in incontri privati clandestini in case private. Gli stranieri di religione cristiana hanno il permesso di partecipare a preghiere cristiane presso l’ambasciata del loro Paese (che è quindi territorio di quella Nazione). Ma solo dopo essersi registrati e aver mostrato il loro passaporto straniero. E’ a loro consentito anche partecipare a riunioni religiose presso le palestre di comunità recintate della compagnia nazionale di idrocarburi, la Aramco. Nessun ministro di culto non Islamico può entrare nel Paese. La conversione ad un’altra religione (apostasìa) è punita con la pena di morte. Oggetti di culto di altre religioni, come crocifissi, bibbie, rosari cristiani cattolici e ortodossi, statuette, oggetti con simboli di altre religioni, ecc. sono proibiti. Ai non musulmani (kafirun) è proibito entrare nelle città sante di Mecca e Medina. Le immagini di quelle città sono state eseguite da fotografi e cineoperatori musulmani. Alla polizia religiosa il compito di vigilare anche su queste disposizioni. La polizia Muṭawwiʿiyyah ha recentemente anche sanzionato i regali di San Valentino. L’11 marzo 2012 ha proibito alle alunne di una scuola della Mecca di scappare dall’incendio della loro scuola perché non erano velate, non indossavano la abaya (tunica nera) e non erano accompagnate da un tutore maschio. Nell’incendio sono morte 15 alunne e 50 sono rimaste ferite.

Diversi stati Islamici comminano la rajm, pena di morte per lapidazione, perché la sharia – la legge Islamica – è alla base del sistema giuridico di un Paese teocratico moderno.

Il Corano proibisce i rapporti sessuali fuori dal matrimonio. La lapidazione non è prescritta dal Corano, ma dagli hadith (detti del Profeta). La punizione per chi non osserva questa regola morale consiste in 100 frustate per i colpevoli non sposati[1] o nella lapidazione per quelli sposati, secondo un hadith del profeta Maometto che recita: “Per bikr con bikr (la coppia non sposata) 100 frustate… Per al-thayyab con al-thayyabah (sposati) 100 frustate e la morte per lapidazione”. Il colpevole dev’essere un musulmano praticante adulto e l’accusa va sostenuta da quattro testimoni musulmani maschi testimoni della penetrazione della donna. Per i rapporti omosessuali la pena di morte è prevista in Arabia Saudita (con esecuzione in pubblico), Emirati Arabi Uniti, Iran, Mauritania, Sudan, Somalia e Yemen (dopo l’esecuzione pubblica di una tortura). Per l’adulterio (zina) e la blasfemìa è prevista la lapidazione in Arabia Saudita, Afghanistan (aree tribali), Emirati Arabi Uniti, Sudan, Somalia (corti Islamiche), Iran e dodici stati nel Nord della Nigeria. Il Corano (24,2) non parla di lapidazione, ma di flagellazione per l’adulterio. Se le parti accusate di adulterio si considerano sposate non sono punibili, così come la donna incinta e dopo il parto per la durata di sette anni. Il bambino è attribuito al marito (per i musulmani malikiti del Nord Africa).

Il codice penale iraniano descrive nel dettaglio come eseguire la lapidazione per un adulterio e fornisce suggerimenti di come lapidare sia per uccidere, sia per lasciare in vita. L’articolo 102 prescrive che un adultero uomo sia sepolto nella sabbia sino ai fianchi, mentre  un’adultera donna va sotterrata in una buca sino al seno, prima di essere lapidati a morte. L’articolo 103 si sofferma sul caso in cui il condannato riesca ad uscire dall’immersione nella sabbia. Se vi sono testimoni contro di lui o lei, va rifatta l’esecuzione, se invece il colpevole confessa, la pena va sospesa. L’articolo 104 prescrive che la dimensione delle pietre non debba essere troppo grande al punto da uccidere con uno o due lanci, ma nemmeno troppo piccole al punto da non essere chiamate pietre. L’esecuzione va iniziata dal giudice oppure dal testimone originale dell’adulterio (detto ‘na’aph). Da un’inchiesta del 2007[3] nel più grande stato Islamico, risulta che il 43% degli indonesiani è favorevole alla lapidazione (rajam) per adulterio. In Egitto la percentuale sale all’82%, in Giordania 70%, Pakistan 82%, Nigeria 56%[4].

Nell’Ebraismo la lapidazione è prevista dalla legge rabbinica e può essere comminata solo da una corte di ventitre membri. E’ necessaria la testimonianza credibile di due testimoni oculari e il colpevole doveva essere stato avvisato. Il reo dev’essere maggiorenne, sano di mente e la colpa commessa in piena libertà senza l’aiuto di altri.

Giorgio Nadali

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[1] Sura 24,2 Flagellate la fornicatrice e il fornicatore, ciascuno con cento colpi di frusta e non vi impietosite [nell’applicazione] della Religione di Allah, se credete in Lui e nell’Ultimo Giorno, e che un gruppo di credenti sia presente alla punizione

[2] Bukhari 6:60:79

[3] Trend Dukungan Nilai Islàmis versus Nilai Sekular di Indonesia Lembaga Survei Indonesia 05/10/2007

[4] Pew Research Center. Global attitudes project. Muslim Publics Divided on Hamas and Hezbollah. 02-12-2010


La matematica di Dio e il dio della matematica

di Giorgio Nadali

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matematica di Dio- Giorgio Nadali

 

Un celebre matematico piemontese ateo e anticlericale si diverte a tempo perso a scrivere diversi libri contro la fede religiosa convinto com’è che un credente, in quanto tale, non possa avere nulla a che fare con la razionalità e che nessun contributo possa venire dalla religione a materie sceintifiche e scienze esatte quali la matematica. Nel suo ultimo libro sulla religione, “Caro Papa, ti scrivo. Un matematico ateo a confronto con il papa teologo[1] Piergiorgio Odifreddi si rivolge al papa emerito Benedetto XVI e intitola il suo ultimo capitolo “Dio e la matematica”. Due credi a confronto. L’ateismo razionalista e la fede religiosa (cristiana). Tralasciando ora la netta distinzione tra la razionalità e il razionalismo, facciamo un po’ di storia religiosa della matematica. Professore, parliamo? Lasciamo giudicare ai nostri lettori. Come la prenderebbe se sapesse che molti progressi della sua disciplina sono dovuti proprio al Cristianesimo e all’Islàm? Secondo Lei «la vera religione è la matematica». Tralasciando il fatto che la matematica non può rispondere alla questione del bene e del male e del senso della vita, senza la religione mancherebbero molti importanti contributi anche alla matematica. Sono uomini di fede che li hanno prodotti. C’entra perché è la loro fede che li ha spinti a cercare, a scoprire e a inventare. E la “fede”, in un certo senso c’è anche in matematica. Infatti la congettura di Golbach, che Lei conosce bene, è un puro atto di “fede”, se per fede intendiamo la convinzione di una realtà possibile che non è stata dimostrata. E’ data per vera, ma nessuno è mai riuscito a dimostrare che ogni numero pari maggiore di 2 può essere scritto come somma di due numeri primi. Una cosa creduta e non dimostrata! Uno dei maggiori problemi irrisolti della teoria dei numeri. Teoria – detto per inciso – formulata da Pierre de Fermat, grande estimatore della consulenza dei matematici gesuiti. Gli stessi che hanno scoperto le funzioni iperboliche e le equazioni differenziali, l’iperbole rettangolare, le geometrie non euclidee, e così via. Tutti preti. E che dire delle congetture matematiche di Beal, di Collatz, di Hodge, di Hardy-Littlewood, di Borsuk, dei numeri primi gemelli o dell’ipotesi di Riemann? Solo per citarne alcune, perché, come sa, sono almeno 45. Tutte credute, ma per ora non dimostrate. Senza dimostrazione, niente teorema. Infatti di congetture si tratta. Certo non è matematica da liceo e lo diciamo quindi solo per coloro che sono convinti che in matematica tutto sia dimostrabile e che il campo delle cose credute e non dimostrate riguardi solo la religione. La congetura matematica si basa solo sull’intuito, quindi non sulla razionalità. Dunque, se la matematica apprezza il valore dell’intuito non si capisce come, a Suo avviso, l’uomo non possa anche intuire l’esistenza di Dio. Sembra proprio il classico “due pesi e due misure”.

Storia della matematica, voto zero? Un primo studio dello zero, dovuto all’Indù Brahmagupta, risale al 628 d.C. Con molta umiltà e una buona dose di stupore forse è meglio conoscere ed essere grati a tanti uomini di scienza e di puro genio, che da Dio hanno ricevuto questo talento ed umilmente Gli sono stati grati. E noi a Lui per il loro ingegno. D’altra parte l’uomo è più grande quando si inginocchia – come diceva Alessandro Manzoni – e di conseguenza è ancora più piccolo quando dal basso della sua arroganza sfida Dio e per questo rimane cieco alla vera saggezza. Guglielmo Marconi disse: «La scienza è incapace di dare la spiegazione della vita; solo la fede ci può fornire il senso dell’esistenza: sono contento di essere cristiano». Louis Pasteur gli fa eco: «Più studio e più acquisto la fede del contadino». E che dire proprio di Isaac Newton di cui il professore è grande estimatore:  «Questa notte io fui assorbito dalla meditazione della natura. Ammiravo il numero, la disposizione, la corsa di quei globi innumerevoli. Ma ammiravo ancor più l’Intelligenza infinita che presiede a questo vasto meccanismo. Dicevo a me stesso: Bisogna essere ben ciechi per non restare estasiati a questo spettacolo, sciocchi per non riconoscerne l’Autore, pazzi per non adorarlo… L’uomo che non ammette Dio è un pazzo». Dunque vediamo…

Algebra.  Il matematico persiano Abū Jaʿfar Muhammad ibn Mūsā al-Khwārizmī, (780 – 850) è l’autore dell’al-Kitāb al-mukhtaar fī isāb al-ǧabr wa al-muqābala, il primo libro che tratta soluzioni sistematiche di equazioni lineari e di secondo grado. Viene considerato pertanto il padre dell’algebra, titolo che divide con Diofanto.

I segni più e meno. L’introduzione dei segni “più” e “meno” nella matematica italiana, furono tutti successi tipici della Compagnia di Gesù (i Gesuiti), e scienziati influenti come Fermat, Huygens, Leibniz e Newton il non furono i soli a tenerli da conto come preziosi consulenti.

     Il “Rapporto aureo” in matematica.  Luca Bartolomeo de Pacioli o anche Paciolo (1445 circa – 1517). Sacerdote. Nel 1509 pubblicò una traduzione latina degli Elementi di Euclide e un testo che aveva già concepito alla corte di Ludovico il Moro, il De Divina Proportione (1497), con le celebri incisioni dovute a Leonardo da Vinci raffiguranti suggestive figure poliedriche. Sono le questioni attinenti al rapporto aureo che danno il titolo al libro, che si estende poi a questioni cosmologiche e matematiche connesse ai solidi platonici e ad altre tipologie di poliedri.

     Teoremi per determinare la superficie ed il volume dei solidi di rotazione. Habakkuk Guldin (Paolo Guldino) (1577-1643). Si converte dall’Ebraismo nel 1597 e diventa prete gesuita. nell’opera Centrobaryca (baricentri), edita in tre volumi (1635, 1640, 1641), si trovano i due teoremi che portano il suo nome. Primo teorema: L’area di una superficie di rotazione ottenuta ruotando di un angolo  attorno all’asse z una curva regolare semplice γ di supporto Γ è dove x è l’ascissa del baricentro della curva e  è la lunghezza di γ. Secondo teorema: Il volume di un solido di rotazione Ω ottenuto ruotando di un angolo  attorno all’asse z una figura piana K è dove x è l’ascissa del baricentro della figura piana e A è l’area di K.

Numeri di Cullen nella teoria dei numeri. I numeri di Cullen sono stati scoperti dal prete gesuita James Cullen (1867-1933). Fanno parte della teoria dei numeri –  quel ramo della matematica pura che si occupa delle proprietà dei numeri interi. Sono quei numeri naturali  indicati con:   Cn = n . 2 alla n + 1.

Monomi. Nel 953 Abu Bekr ibn Muhammad ibn al-Husayn Al-Karaji o semplicemente al-Karkhi fu il primo a slegare l’algebra dalle operazioni geometriche per sostituirle con quelle aritmetiche che sono tutt’oggi il cuore dell’algebra. E’ stato il primo a definire i monomi x, x2, x3, … e 1 / x, 1 / x2, 1 / x3, …  e a dare regole per i prodotti di qualsiasi coppia di questi. Ha fondato una scuola algebrica che ha prosperato per secoli. Ha scoperto il teorema dei binomi per gli esponenti interi.

Funzioni iperboliche ed equazioni differenziali. Vincenzo Riccati (1707-1775). Prete gesuita. Figlio del matematico Jacopo Riccati. Tra  le equazioni differenziali anche quella che porta il suo nome.     Infinitesimali. André Tacquet (1612-1660). Prete gesuita.

Geometrie non euclidee. Giovanni Girolamo Saccheri  (1667-1733). Prete gesuita. Considerato il padre, seppure inconsapevole, delle geometrie non euclidee. Saccheri voleva provare il V postulato di Euclide sulle rette parallele attraverso una dimostrazione per assurdo. Il suo punto di partenza fu il quadrilato birettangolo isoscele, ovvero un quadrilatero con due lati opposti congruenti ed entrambi perpendicolari ad uno solo degli altri lati. Saccheri introdusse dunque tre ipotesi sugli angoli del quadrilatero opposti a quelli costruiti retti. Nel 1697 pubblicò un notevole trattato di logica e nel 1708 un trattato di statica. Nel 1733, l’anno della sua morte, uscì l’opera di maggiore importanza per la storia dei fondamenti della geometria e per la quale la sua figura è oggi ampiamente ricordata: “Euclides ab omni nævo vindicatus” (Euclide riscattato da ogni difetto). In essa, Saccheri dimostrò per assurdo il postulato delle rette parallele di Euclide. Iperbole rettangolare. Gregory Saint Vincent, Prete gesuita (1584-1667)

La scoperta fu essenziale per i logaritmi. Tommaso Ceva, Prete gesuita  (1648 – 1737)  In Opuscola mathematica (1699) riunì varie note di matematica e di geometria, tra le quali la descrizione di uno strumento, da lui ideato, per ottenere meccanicamente la divisione di un angolo in parti uguali. La difficile matematica induista. Il bramino indù Baudhāyana nel IX secolo A.C. scrisse la Baudhayana Shrauta Sutra. – un’appendice dei testi sacri induisti chiamati Veda – con regole per la costruzione di altari, ma anche di importanti regole matematiche. C’è infatti più matematica che religione in questo testo sacro indù! Parla di sacrifici vedici, ma anche della quadratura del cerchio, del teorema di Pitagora – tre secoli prima della sua formulazione da parte del matematico greco – e della radice di 2. Lo Zero.

La prima esposizione sistematica dei numeri con lo zero è del matematico indiano Brahmagupta nel VII secolo d.C. Furono poi gli Arabi in questo 810 d.C. – con il matematico Muhammad ibn Al-Khwarizimi (780-850) – durante la loro dominazione a utilizzarli  (come concetto ma non come scrittura) e solo molto più tardi con a possibilità di fare risultati di aritmetica pratica, fu Leonardo Fibonacci (1170-1230) a diffonderli nell’Europa medioevale, con il suo trattato “Liber abaci”. Essendo notoriamente usati dagli arabi, impropriamente si chiamarono numeri arabi, invece la scrittura vera e propria era quella indiana.

L’uso dello zero come numero in sé è un’introduzione relativamente recente della matematica, che si deve ai matematici indiani. Un primo studio dello zero, dovuto a Brahmagupta, risale al 628. Brahmagupta diede notevoli contributi all’algebra: nella sua opera si trovano soluzioni generali alle equazioni di secondo grado, comprendenti due radici anche nel caso che una di esse sia negativa. Diede parecchi contributi anche allo sviluppo dell’analisi indeterminata. Fu il primo a dare una soluzione generale all’equazione diofantea lineare ax + by = c, dove a, b, c sono numeri interi. Perché questa equazione abbia soluzioni intere occorre che il massimo comune divisore di a e b divida anche c; Brahmagupta sapeva che se a e b sono primi fra loro, tutte le soluzioni dell’equazione sono date da x = p + mb, y = q – ma, dove m è un numero intero arbitrario. Suggerì anche l’equazione diofantea di secondo grado x2 = 1 + py2, che prende il nome da John Pell (1611-1685), ma che viene usata per la prima volta nel problema archimedeo dei buoi. L’equazione attribuita a Pell venne risolta per alcuni casi speciali da un altro matematico indiano di epoca posteriore, Bhaskara (1114-1185). Va a Brahmagupta il pieno merito di aver fornito tutte le soluzioni intere dell’equazione diofantea lineare, mentre Diofanto si era limitato a dare una soluzione particolare di un’equazione indeterminata[2].

Un bel contributo, no? Nel Suo libro Lei conclude: «Abbassate le vostre difese! Aprite il vostro cuore alla matematica e alla scienza!», ma un Suo illustre collega – Augustin Louis Cauchy – uno dei padri dell’analisi matematica del XIX secolo scrisse: «Se non ammettiamo l’esistenza di Dio come cristiani, dobbiamo ammetterla come matematici». Due credi a confronto, ma anche due atteggiamenti a confronto. Nella sua “Cattedra dei Gentili”, il cardinale Carlo Maria Martini sosteneva che non bisogna distinguere tra credenti ed atei, ma tra pensanti e non-pensanti. Anche Friedrich Nietzsche nel suo “Crepuscolo degli idoli” parla di saggezza unita all’umiltà[3]. Non è fare un bel servizio alla scienza e nemmeno alla cultura dichiarare grossolanamente che «la critica al Cristianesimo potrebbe dunque ridursi a questo: che essendo una religione per letterali cretini, non si adatta a coloro che, forse per loro sfortuna, sono stati condannati a non esserlo. Tale critica, di passaggio, spiegherebbe anche in parte la fortuna del Cristianesimo: perché, come insegna la statistica, metà della popolazione mondiale ha un’intelligenza inferiore alla media». Lei lo scrive perché Cristo parla della beatitudine della di povertà di spirito. In realtà la povertà di spirito, la anawim ruach, non è la cretineria, come pensa Lei, ma proprio l’umiltà! Non giova nemmeno affermare che «il Cristianesimo ha costituito non la molla o le radici del pensiero democratico e scientifico europeo, bensì il freno o le erbacce che ne hanno consistentemente soffocato lo sviluppo»[4] anche perché è relativamente facile dimostrare esattamente il contrario, come vedremo più avanti. E’ lecito essere atei, un po’ meno dire baggianate.

Dunque forse sarebbe utile per il dialogo costruttivo che Lei auspica nel “Cortile dei Gentili” lamentando di esserne stato escluso insieme a Richard Dawkins, Cristopher Hitchens e Michel Onfray[5] come quartetto di «autori che guardano alla verità con ironia e sarcasmo», e tendono a leggere i testi religiosi allo stesso modo dei fondamentalisti, non chiamare «favole pasquali su Gesù adulto» la fede religiosa di due miliardi di persone, anche perché un papa non può certo permettersi di rispondere alla Sua lettera come dovrebbe. E difatti non lo ha fatto.

Giorgio Nadali
www.giorgionadali.it


[1] Piergiorgio Odifreddi, Caro Papa, ti scrivo, Un matematico ateo a confronto con il papa teologo, Milano, Mondadori, 2011

[2] Cf. Giorgio Nadali, ReliGenio. Tutte le invenzioni, le scoperte scientifiche e i progressi in vari campi, dovuti alle religioni mondiali, Milano, Lampi di Stampa, 2012.  Giorgio Nadali, Scienza e Fede. La matematica di Dio, “Il Segno del soprannaturale”, gennaio 2012, n. 283

[3] Il verme, se calpestato, si arronciglia. È la sua saggezza. Riduce in tal modo la probabilità di venire calpestato di nuovo. Nel linguaggio della morale: umiltà (Friedrich Nietsche, Il crepuscolo degli idoli)

[4] Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), Milano, Longanesi, 2007

[5] Filosofo francese contemporaneo della corrente anarchico-edonista. Ritiene che la religione sia strumento di oppressione e di frattura con la realtà. Ha pubbicato il “Trattato di ateologia. Fisica della metafisica” (Traité d’athéologie), Roma, Fazi, 2005.


Giornata mondiale contro l’omofobia. Religioni e omosessualità

di Giorgio Nadali

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“I nostri cittadini non devono essere peggiori degli uccelli e di molti altri animali, i quali, generati in grandi frotte, sino all’età della procreazione, non ancora accoppiati, vivono casti e puri, e quando giungono all’età giusta, il maschio si accoppia con la femmina che più gli è gradita, e la femmina con il maschio, e vivono tutto il resto del tempo nella santità e nel rispetto della giustizia, mantenendo stabili i primi accordi del loro amore: bisogna che i nostri cittadini siano appunto migliori delle bestie”. Platone, Leggi, IV sec. a.e.c.

“La Bibbia contiene sei ammonimenti agli omosessuali e 362 ammonimenti agli eterosessuali. Ciò non significa che Dio non ama gli eterosessuali. È solo che hanno bisogno di più controllo”. Lynn Lavner, Butch Fatale, 1992

BIBBIA

Originale A.T.: tow`ebah (abominio)
Originale N.T.: malakos

«Non avrai con maschio (zakar) relazioni (shakab = rapporto sessuale, relazione carnale) come si hanno (mishkab) con donna (‘ishshah): è abominio (tow`ebah)” (Lv 18,22).
«Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due dovranno essere messi a morte; hanno commesso un abominio; il loro sangue ricadrà su di loro». (Lv 20,13)
«Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effemminati, né sodomiti… erediteranno il regno di Dio». (1 Cor 6,9-10 e 1 Tim 1,10)
«Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento… E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa». (Rm 1,26-32)

SODOMIA

Originale A.T.: qadesh      Originale N.T.:   (arsenokoitai)

. (Arsenokoitai). Letteralmente: “Colui che entra dal retro”. E’ il termine greco del Nuovo Testamento, ma non si riferisce alle porte di servizio. E’ il qedeshah giudaico, detto anche keleb, cioè “cane”. Termine ripreso in Apocalisse: «Fuori i cani ()» (Ap 22,15)  non è rivolto ai quadrupedi . Un prostituto sacro, devoto del dio cananeo della fertilità Ba’al: i suoi riti di fertilità dovevano riprodurre i suoi rapporti con la sorella Anat. La capitale di questo rito? Sodoma.

Il termine “sodomita” non esiste nell’Antico Testamento. Viene reso con qedeshah: «Non vi sarà alcuna donna qedeshah dedita alla prostituzione sacra tra le figlie d’Israele, né vi sarà alcun uomo qadesh dedito alla prostituzione sacra  tra i figli d’Israele». (Dt 23,17)

 

TRAVESTITISMO

Originale A.T.: tow`ebah  (abominio.)      Originale N.T.: –

«La donna (‘ishshah) non si metterà un indumento da uomo né l’uomo  (geber) indosserà (labash) una veste (simlah) da donna; perché chiunque fa tali cose è in abominio (tow`ebah) al Signore tuo Dio (Yehovah)». (Dt 22,5)

Nel culto di divinità straniere come Dionisio e Astarte gli uomini si vestivano con abiti femminili, non prima di essersi castrati e d’aver offerto i loro “gioielli” alla dea. Paganesimo libidinoso. Un abominio per il popolo dell’alleanza. Una devianza per la moderna psicologia.

 

Troviamo chiaramente il termine nel Nuovo, con San Paolo: «Non illudetevi:  né immorali, né idolatri, né adulteri, né effemminati,

né sodomiti  Malakoi oute arsenokoitai … erediteranno il regno di Dio».

(1 Cor 6,9-10 e 1 Tim 1,10)

EBRAISMO

Maschile

Condannata. Questi atti sono esplicitamente proibiti da Dio in Levitico 18,22: «Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è abominio» e in Lv 20,13: «Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due dovranno essere messi a morte; hanno commesso un abominio; il loro sangue ricadrà su di loro». La lingua ebraica non è molto tenera con l’omosessuale maschio: è volgarmente chiamato mitromèm. Il suo corrispondente femminile è la mitromèmet, che potremmo normalmente tradurre come sgualdrina. Entrambe sono dei Hel’à tinòfet. Colpa grave

Femminile

Consentita, secondo il Talmud. (Shabbat 65a).

CRISTIANESIMO

Lo scrittore e attivista gay David Morrison cercò di coniugare la sua fede battista con la sua omosessualità, ma trovò solo forzature della Parola di Dio, all’interno della sua Chiesa, favorevole all’attività omosessuale. Scrisse Out of the closet, and into chastity.  Aveva bisogno di una “grazia che costi” come la chiama Paul Heffer. Non fu la convinzione che la prosmicuità è connaturale al suo stato psicologicamente narcisistico pre-edipico, né il dovere incontrare un
amico eterosessuale sentendo di dovergli tristemente chiarire: «questo è un abbraccio pulito»,  né il sapere che l’uno percento degli omosessuali considera valido il proprio rapporto col padre o che otto su dieci sono guariti con lo psicoanalista prima dei sedici anni e sei su dieci dopo i venticinque. Non fu il senso di colpa. Fu la fede.

Ortodossi . Condannata

Battisti. Neutrali

Episcopali. Neutrali

Presbiteriani. Tollerata

Avventisti. Condannata

Metodisti. Condannata

Anglicani. Condannata

Quaccheri. Condannata

Nondenominazionali. Neutrali

Ecumenici: Tollerata

Cattolicesimo

1. La Lettera “La cura pastorale delle persone omosessuali” ricorda che la Dichiarazione su alcune questioni di etica sessuale pubblicata nel 1975 dalla Congregazione per la dottrina della fede “teneva conto della distinzione comunemente operata fra condizione o tendenza omosessuale e atti omosessuali”; questi ultimi sono “intrinsecamente disordinati” e “non possono essere approvati in nessun caso” (n. 3).

2. Dal momento che “nella discussione che seguì la pubblicazione della Dichiarazione, furono proposte delle interpretazioni eccessivamente benevole della condizione omosessuale, tanto che qualcuno si spinse fino a definirla indifferente o addirittura buona”, la Lettera prosegue precisando che la particolare inclinazione della persona omosessuale “benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata.

Pertanto coloro che si trovano in questa condizione dovrebbero essere oggetto di una particolare sollecitudine pastorale perché non siano portati a credere che l’attuazione di tale tendenza nelle relazioni omosessuali sia un’opzione moralmente accettabile” (n. 3).

3. “Come accade per ogni altro disordine morale, l’attività omosessuale impedisce la propria realizzazione e felicità perché è contraria alla sapienza creatrice di Dio.

Quando respinge le dottrine erronee riguardanti l’omosessualità, la chiesa non limita ma piuttosto difende la libertà e la dignità della persona, intese in modo realistico e autentico” (n. 7).

4. Con riferimento al movimento degli omosessuali, la Lettera afferma: “Una delle tattiche usate è quella di affermare, con toni di protesta, che qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali, delle loro attività e del loro stile di vita, è semplicemente una forma di ingiusta discriminazione” (n. 9).

5. “È pertanto in atto in alcune nazioni un vero e proprio tentativo di manipolare la chiesa conquistandosi il sostegno, spesso in buona fede, dei suoi pastori, nello sforzo volto a cambiare le norme della legislazione civile. Il fine di tale azione è conformare questa legislazione alla concezione propria di questi gruppi di pressione, secondo cui l’omosessualità è almeno una realtà perfettamente innocua, se non totalmente buona. Benché la pratica dell’omosessualità stia minacciando seriamente la vita e il benessere di un gran numero di persone, i fautori di questa tendenza non desistono dalla loro azione e rifiutano di prendere in considerazione le proporzioni del rischio, che vi è implicato” (n. 9).

6. “Essa (la chiesa) è consapevole che l’opinione, secondo la quale l’attività omosessuale sarebbe equivalente, o almeno altrettanto accettabile, quanto l’espressione sessuale dell’amore coniugale, ha un’incidenza diretta sulla concezione che la società ha della natura e dei diritti della famiglia, e li mette seriamente in pericolo” (n. 9).

7. “Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni.

Tuttavia, la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata. Quando tale affermazione viene accolta e di conseguenza l’attività omosessuale è accettata come buona, oppure quando viene introdotta una legislazione civile per proteggere un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto, né la chiesa né la società nel suo complesso dovrebbero poi sorprendersi se anche altre opinioni e pratiche distorte guadagnano terreno e se i comportamenti irrazionali e violenti aumentano” (n. 10).

8. “Dev’essere comunque evitata la presunzione infondata e umiliante che il comportamento omosessuale delle persone omosessuali sia sempre e totalmente soggetto a coazione e pertanto senza colpa. In realtà anche nelle persone con tendenza omosessuale dev’essere riconosciuta quella libertà fondamentale che caratterizza la persona umana e le conferisce la sua particolare dignità” (n. 11).

9. “Nel valutare eventuali progetti legislativi, si dovrà porre in primo piano l’impegno a difendere e promuovere la vita della famiglia” (n. 17).

Castità e omosessualità nel Catechismo della Chiesa Cattolica

2357 L’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, 238 la Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ». 239 Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.

2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.

2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.

ISLAM

L’omosessualità (hudud) è un peccato grave. Nel Corano troviamo scritto: «E Lot, quando disse al suo popolo: “compirete forse voi questa turpitudine, tale che mai nessuno la commise prima di voi al mondo? – Poiché voi vi avvicinate per libidine agli uomini anziché alle donne, anzi voi siete un popolo senza freno alcuno” . – Ma la risposta del suo popolo non fu che questa: “cacciateli fuori della vostra città! Sono uomini che voglion farsi passare per puri!”… E facemmo piovere su loro una pioggia distruttrice: considera dunque quale fu la fine degli scellerati”». (Sura 7,80-84) Quindi, nella legge Islamica, l’omosessualità attiva è punita come crimine contro le leggi di Dio, mediante cento frustate, se l’uomo è celibe e con la pena di morte se è sposato. Il partner passivo dev’essere ucciso in ogni caso. Per le donne omosessuali la legge Islamica prevede cento frustate, se sono nubili e la lapidazione se sono sposate.

Il Corano proibisce i rapporti sessuali fuori dal matrimonio. La punizione consiste in 100 frustate per i colpevoli non sposati o nella lapidazione per quelli sposati (secondo gli hadith del profeta Maometto ). Il colpevole dev’essere un musulmano praticante adulto e l’accusa va sostenuta da quattro testimoni musulmani maschi testimoni della penetrazione della donna. Per i rapporti omosessuali la pena di morte è prevista in Arabia Saudita (con esecuzione in pubblico), Emirati Arabi Uniti, Iran, Mauritania, Sudan, Somalia e Yemen (dopo l’esecuzione di una tortura).

INDUISMO

Neutrale

BUDDHISMO

L’omosessualità è vista negativamente dal Buddhismo classico, in quanto infrange il terzo precetto: astenersi dall’abuso dei sensi.
La castità rimane l’ideale buddhista per tutti. Tuttavia il Buddhismo è aperto ad una trasformazione dell’etica e non ha assoluti su ciò che è interamente buono o cattivo. Molto dipende dalle intenzioni e non dalle norme morali.

Buddhaghosa mette in guardia dal micchâdhamma come desiderio sessuale per lo stesso sesso.

SHINTOISMO

L’omosessualità è tollerata. Ihara Saikaku scrisse che i templi buddhisti ed i santuari shintoisti erano luoghi dove le persone omosessuali potevano trovarsi a proprio agio. Tuttora nel teatro giapponese kabuki, l’attore di parti femminili nagata non lascia mai questo ruolo, anche nella vita quotidiana.

L1

Per approfondire:

Giorgio Nadali, Sessualità, religioni e sette. Amore e sesso nei culti mondiali, Roma, Armando, 1999    (Citare la fonte)

Ordina il libro: http://www.unilibro.it/libro/nadali-giorgio/sessualita-religioni-e-sette-amore-e-sesso-nei-culti-mondiali/9788871449326

Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it


TotoPapa. Il papabile al Soglio di Pietro

di Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it

L5

 Vuoi conoscere i retreoscena delle dimissioni di Benedetto XVI? Guarda la mia diretta  su VERO TV, Canale 55 nazionale, di venerdì 15 febbraio 2013 alle 14,25…

http://www.youtube.com/watch?v=FZyFQf5LBMs

e il mio articolo sul settimanale Stop N. 8 del 28 febbraio 2013:

http://www.giorgionadali.it/stop280213a.jpg

http://www.giorgionadali.it/stop280213b.jpg

stop1

Le regole volute da Papa Giovanni Paolo II specificano che il conclave debba iniziare non meno di 15 giorni e non più di 20 giorni dopo la morte del Papa… o pochi giorni dipo le sue dimissioni! Ma questo Giovanni Paolo II non l’avrebbe mai previsto… Volete candidarvi a Papa per una Chiesa pulita opponendovi alle forti lotte di potere interne alla Curia Romana? Forse vi stancherete anche voi, shhh shhh, comunque…

tv487stop3     Il papa guida un miliardo di fedeli.  Nessun altro uomo al mondo ha un potere e un’influenza così  grande. Almeno sul piano spirituale, ma certamente anche sul piano politico e sociale. Adriano I nel 772 d.C. fu eletto a 80 anni di età. Il più anziano.  Benedetto  IX nel 1032 d.C. fu il più giovane pontefice, eletto a soli dodici  anni di età. Secondo altre fonti dai diciotto ai venti.  A quel tempo era facile diventare papa. Bastava essere nobile. Bebedetto IX era figlio del Conte di Tuscolo,  Alberico III,  era nipote di Benedetto VII, anch’egli della nobile famiglia dei Tuscolo, e di papa Giovanni XIX, della stessa casata.  La madre era una delle sorelle di Giovanni XV e  Giovanni XII era zio di suo padre.  Giovanni XI e Giovanni XIII erano rispettivamente zio e cugino del suo prozio Giovanni XII.  Papa Sergio III,  padre di Papa  Giovanni XI, anche lui un Tuscolo, era suo pro-prozio. Insomma, un Tuscolo nepotismo.  Lo Spirito Santo poteva fare ben poco per ispirare la scelta del successore dell’apostolo Pietro.  265 è il numero dei pontefici ad oggi, di cui 81 fatti santi  e

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Oggi in teoria oggi un fedele per essere eletto come successore di San Pietro ad validitatem deve:
- essere un battezzato (ex aqua et Spiritu Sancto)
- di sesso maschile e non sposato (se viene scelto tra coloro che hanno l'ordine episcopale è sicuramente battezzato di sesso maschile non sposato. Come pure se non ha l'ordine episcopale, dovendo immediatamente essere ordinato Vescovo deve per la validità dell'ordinazione essere un battezzato di sesso maschile non sposato).

Quindi o un Vescovo cattolico (quindi anche i Cardinali sono inclusi se già possiedono l'Episcopato), o un Presbitero cattolico, o un Diacono cattolico oppure anche un laico cattolico purché battezzato e di sesso maschile.

Se l'eletto è scelto tra coloro che non hanno l'Episcopato, e che quindi, una volta eletto dovrà essere ordinato Vescovo bisogna aggiungere le indicazioni che vengono date per la nomina di un nuovo Vescovo ma che avrebbero solo un valore orientativo:

–           Saldezza di fede, buoni costumi, pietà, zelo delle anime, saggezza, prudenza, virtù umane e ogni altra qualità che dimostri l'attitudine del Soggetto all'adempimento del suo ufficio.
- Buona reputazione
- L'età di almeno 35 anni
- Almeno 5 anni di presbiterato
- Laurea o almeno licenza in sacra Scrittura, Teologia o Diritto Canonico, conseguite in un Istituto di Studi Superiori approvato dalla Sede Apostolica.
(quest'ultime disposizioni non sono vincolanti per l'elezione canonica).

Semplice no?  In realtà i cosiddetti papabili – così vengono chiamati dai vaticanisti i cardinali che hanno buone possibilità di essere eletti  papa – sono pochi.  In tempi recenti sono stati eletti anche cardinali non considerati papabili, come Giuseppe Sarto (Pio IX), Achille Ratti (Pio XI), Angelo Roncalli (Giovanni XXIII), Albino Luciani (Giovanni Paolo I) e Karol Wojtyla (Giovanni Paolo II). Nnei sacri palazzi circola già una lista di papabili con ottime possibilità. Tutte ben motivate.

  1 . Odilo Pedro Scherer (60), Brasile, Arcivescovo di San Paolo

  2. Ennio Antonelli (73), Italia,  Presidente del Concilio per la Famiglia (Curia Romana)

  3. Marc Ouellet (65), Canada, Arcivescovo di Québec

  4. Wilfrid Fox Napier (68), Sud Africa, Arcivescovo di Durban

  5. Angelo Scola (71), Italia, Arcivescovo di Milano

  6. Philippe Xavier Barbarin (59), Francia, Arcivescovo di Lione

  7. Óscar Rodríguez Maradiaga (67), Honduras, Arcivescovo di Tegucigalpa

  8. Christoph Schönborn (64), Austria, Arcivescovo di Vienna

  9. Agostino Vallini (69), Italia, Vicario Generale di Roma

 10. José da Cruz Policarpo (73), Portogallo, Patriarca di Lisbona

11. Gianfranco Ravasi (70), Italia,  Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura 

Ma gli interessati sanno che “chi entra in conclave papa, ne esce cardinale”.

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Precisa il Codice di diritto canonico:

 « I Vescovi, che per divina istituzione sono successori degli Apostoli, mediante lo Spirito Santo che è stato loro donato, sono costituiti Pastori della Chiesa, perché siano anch’essi maestri di dottrina, sacerdoti del sacro culto e ministri del governo »  (Can. 375)

Secondo questo testo, e secondo le linee comuni della teologia, il ministero o servizio del vescovo si sviluppa lungo tre direttrici, partendo dalle tre caratteristiche di Cristo (regalità, profezia, sacerdozio):

Dimensione regale (governare, cioè servire): il vescovo è il responsabile dell’attività pastorale della comunità diocesana, il primo dei servitori del popolo di Dio e quindi del regno di Dio.

Dimensione profetica (insegnare): il vescovo è il maestro nella fede del popolo di Dio a lui affidato, ha la funzione di insegnare con autorità la dottrina rivelata da Dio.

Dimensione sacerdotale (santificare): presiedendo la celebrazione dei sacramenti, è strumento di Dio per la santificazione del suo popolo.

Oltre alle insegne episcopali ricevute durante la consacrazione (anello, mitria e pastorale) e ai paramenti propri del presbitero, durante i vari riti liturgici il vescovo indossa la croce pettorale, solitamente in metallo e affrancata ad una catena o cordiglio di colore verde/oro e lo zucchetto di colore paonazzo. Nei pontificali il vescovo presidente indossa sotto la casula o pianeta anche la dalmatica. Se il vescovo è insignito del titolo di arcivescovo metropolita (cioè è a capo di una metropolita, una circoscrizione ecclesiastica comprendente più diocesi)indossa, sopra la casula, il pallio, che esprime il legame con il pontefice romano.

In occasione di visite pastorali o se assiste (ovvero non prende parte diretta alla celebrazione) a riti religiosi, il vescovo indossa l’abito corale, mentre ordinariamente indossa l’abito piano.

Anche tra i vescovi stessi esiste una gerarchia: il grado più alto è quello di patriarca, a cui segue, nelle chiese cattoliche orientali, quello di arcivescovo maggiore; quindi gli arcivescovi metropoliti, che sono i vescovi a capo delle arcidiocesi metropolitane, sedi principali di una provincia ecclesiastica composta, oltre alla sede metropolitana, da una o più diocesi suffraganee. L’arcivescovo metropolita, oltre agli abiti episcopali comuni a tutti i vescovi, indossa il pallio che gli è proprio. Il pallio e il pastorale possono essere portati solo nel proprio ambito di giurisdizione. C’è inoltre da precisare che alcune sedi suffraganee sono comunque “arcidiocesi”, non metropolitane. Il vescovo di tale sede suffraganea è dunque arcivescovo, senza essere metropolita e senza indossare il pallio.

Vuoi saperne di più?

Giorgio Nadali, “La Croce e l’Anello. Misteri e segreti delle carriere ecclesiastiche”, Edizioni Segno, Udine, 2010,  ISBN 978-88-6138-239-8

 http://www.webster.it/libri-croce_anello_nadali_giorgio_segno-9788861382398.htm

http://www.amazon.it/La-croce-lanello-Giorgio-Nadali/dp/8861382398/ref=sr_1_2?ie=UTF8&qid=1360797211&sr=8-2

http://www.libreriadelsanto.it/libri/9788861382398/la-croce-e-lanello.html

http://catalog.ptsem.edu/cgi-bin/Pwebrecon.cgi?DB=local&BOOL1=all+of+these&FLD1=Keyword+Anywhere+(GKEY)&CNT=25+records+per+page&SAB1=ocn646006667

 Giorgio Nadali

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Gesù e la politica

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di Giorgio Nadali

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Gesù e la politica - Giorgio Nadali

Ci hanno provato in molti. Hanno cercato di trovare un sostegno alla loro visione politica negli atteggiamenti di Gesù Cristo. La tentazione di trovare un alleato in Gesù e conquistare un notevole numero di voti dall’elettorato cristiano è sempre stato un obiettivo di diversi schieramenti ideologici.
I pastori impegnati in politica. Dal prete “no global” Don Vitaliano della Sala, noto alle cronache per il boicottaggio alla guerra nella ex Jugoslavia e la partecipazione alle manifestazioni dei No Global, compreso il G8 di Genova, sospeso per “comportamenti gravemente e pubblicamente offensivi della comunione della Chiesa. Padre Zanotelli, ex direttore di “Nigrizia”, oggi personaggio simbolo dei no global di tutto il mondo. Padre Eugenio Melandri di “Missione Oggi”, che entrò in politica e fu eletto deputato al parlamento europeo nelle liste del Partito della rifondazione comunista. A Don Gianni Baget Bozzo, al quale addirittura una rivelazione privata di Gesù, rivelò diversi anni fa di diffidare delle coalizioni di sinistra.
I teologi. Primo tra tutti Leonardo Boff, il teologo brasiliano francescano, autore della “teologia della liberazione”. Sulla giustizia sociale, «dimensione costitutiva della predicazione del vangelo» (Sinodo dei vescovi 1971 n. 6) (37-46).

Luogo proprio della lotta per la giustizia è il campo politico. La politica, «modo esigente, benché non unico, di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri» (Octogesima adveniens n. 46), ha il compito di «precisare i valori fondamentali di tutta la comunità, la sua concordia interna e la sua sicurezza esterna, conciliando l’uguaglianza con la libertà, l’autorità pubblica con la legittima autonomia… Definisce pure i mezzi e l’etica delle relazioni sociali. In questo senso ampio, la politica interessa la chiesa e pertanto i suoi pastori, ministri dell’unità» (Puebla n. 51). Sotto questo aspetto la chiesa deve entrare nella politica: «la chiesa critica coloro che tendono a ridurre lo spazio della fede alla vita personale e familiare, escludendo l’ordine professionale, economico, sociale e politico; come se il peccato, l’amore, l’orazione e il perdono non avessero importanza in tali settori» (Puebla n. 515). In questo campo la neutralità di fatto non si dà: «c’è una strumentalizzazione della chiesa che può provenire dai suoi stessi cristiani, sacerdoti e religiosi, quando annunciano un vangelo senza connessioni economiche, sociali, culturali e politiche. In pratica, tale mutilazione equivale a una certa collusione, benché inconsapevole, con l’ordine costituito» (Puebla n. 558) (46-48). La politica invece quale «attività destinata all’amministrazione o alla trasformazione della società mediante la conquista e l’esercizio del potere statale» è estranea alla competenza della chiesa, ed è atto proprio del laico (49). Di qui le specifiche competenze all’interno dei ministeri della chiesa (51-53). La militanza in determinati partiti è di personale responsabilità dei laici, ma nella specifica situazione dell’America latina la fede guida e giudica la militanza partitica su due punti: a) opzione fondamentale per i poveri, già fatta propria dalla pastorale delle chiese locali; b) opzione della liberazione integrale mirante alla trasformazione dell’attuale situazione in un’altra più fraterna e più giusta (53-54).

Ma Gesù, in forza del suo ministero e del suo messaggio, ha sempre evitato lo scontro politico, in particolare il messianismo politico, condiviso dalla maggioranza dei giudei del suo tempo. Costituiva un visione materialistica delle profezie dell’antico testamento e del messia. L’avvento di una teocrazia da una parte, e di un potente e misterioso rivoluzionario. Gesù rifiuta di stabilire relazioni su un piano politico e temporale e per questa ragione, per essere aperto a tutti gli uomini, fa saltare tutte le categorie ideologiche in cui avrebbero voluto (e ancora molti vogliono) imprigionarlo. Non accetta il nazionalismo degli zeloti, ma accoglie uno dei loro tra i dodici. Quello che poi, anche a causa della delusione per la sua apoliticità, lo tradirà. Respinge la visione teocratica dei farisei, ma rimane aperto ad un profondo dialogo con Nicodemo. Rifiuta di condannare l’invasione coloniale di Cesare e invita anzi a dargli il dovuto. Gesù non giustifica l’occupazione romana, ma vuole portare ad un atteggiamento positivo verso il potere politico. Non semplice sottomissione come per i sadducei e gli erodiani, ma neanche lotta violenta, come per gli zeloti e molti farisei. Chiede di rinunciare al disprezzo per Cesare e di riconoscere il suo potere affermando quindi la necessità di strutture politiche dell’esistenza terrena, da accettare e da cambiare in modo nonviolento. Sottolinea l’umiltà dei collaborazionisti pentiti, i pubblicani. Grida “Guai a voi ricchi!”, ma non esalta né il pauperismo, né la lotta di classe. Ricorda che anche i ricchi potranno salvarsi. La ricchezza, e dunque la proprietà privata, non sono stigmatizzate. Gesù ricorda che semplicemente possono diventare un ostacolo alla salvezza, nel caso divengano degli idoli.

Vediamo ora brevemente come non si possa giustificare un orientamento politico partendo da Gesù e tanto meno tirare la sua tunica da una parte.

Chi vorrebbe “portare” Gesù a sinistra

rivendica i valori dell’attenzione ai più deboli, alla solidarietà, alla giustizia sociale, dell’economia equa e solidale… In realtà la visione originaria del marxismo nega i valori religiosi. Marx ha elaborato la sua nota teoria della religione come “oppio dei popoli”.  Secondo questa teoria la religione è il prodotto di un’umanità alienata e sofferente per causa delle ingiustizie sociali, quindi se la religione è il frutto malato di una società malata, l’unico modo per sradicarla è quello di distruggere le strutture sociali che la producono, cioè abbattere la società di classe. Un’idea originaria, ma anacronistica? Proseguiamo nella storia. A giudizio di Gramsci (uno dei padri della sinistra in Italia) il comunismo era “La religione che doveva ammazzare il cristianesimo. Religione nel senso che anch’esso è una fede, che ha i suoi martiri e i suoi pratici; religione perché ha sostituito nelle coscienze al Dio trascendentale dei cattolici la fiducia nell’uomo e nelle sue energie migliori come unica realtà spirituale”. Per Togliatti Mentre con i veri cattolici il comunismo può coesistere solamente nella lotta, la sua consistenza con le religioni che accettano il relativismo dialettico può essere senz’altro pacifica. Gesù disse: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”. (Mt 5,37) Non esiste relativismo per un cristiano. «Io sono la via, la verità e la vita”. (Gv 14,6) Il relativismo è la negazione della verità. Nel cattolicesimo la difesa degli ultimi e la giustizia internazionale non provengono dalla lotta (materialista) di classe, ma dall’applicazione pratica dei valori spirituali della magna carta della morale evangelica: le otto beatitudini. Il materialismo dialettico del comunismo esclude l’orizzonte spirituale e, senza Dio, diventa utopia ideologica.

Il marxismo. Un’ideologia che ha fatto 100 milioni di morti. Quanti studenti conoscono l’holodomon? Lo sterminio di 7 milioni di ucraini da parte di Stalin? Quanti conoscono l’alleanza segreta tra Stalin e Hitler? Quanti sanno cos’era un Gulag? (Dove Lag sta per Lagerej – Lager). Quanti sanno che nazismo (nazional socialismo) e socialismo internazionale marxista sono entrambe ideologie che non accettano l’uomo? Il nazismo è basato su una falsa biologia. Una “razza” (quella ariana) contro le altre. Ideologia basata sulla superbia. Motto dei campi di concentramento: Arbeit macht mann frei – Il lavoro rende liberi. Il marxismo è basato su una falsa sociologia. Una classe sociale – i proletari – contro tutti gli altri, specialmente i borghesi. Il merito personale e la ricchezza individuale sono ciminalizzate. Un ricco è certamente un criminale. Ideologia basata sull’invidia. Motto dei campi di lavoro in Siberia: Il lavoro nobilita. Cosa c’è e cosa c’era sullo stemma di chi si rifà o si rifaceva storicamente a questa ideologia? Falce e martello. Strumenti del lavoro manuale.   

Chi vorrebbe “portare” Gesù a destra

può rivendicare la storica alleanza tra Mussolini e la Chiesa Cattolica, culminato nei Patti Lateranensi del 1929 col Concordato. Ma anche il rispetto dei valori della famiglia, contro il divorzio, e della vita, contro l’aborto e i valori specificatamente di fede. Ma va anche ricordato che, come il materialismo dialettico di Marx è ideologia antireligiosa, così anche il liberalismo economico sfrenato rimane per il cristiano una forma di paganesimo, perché Gesù disse: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni» (Lc 12,15). Non è il capitalismo in quanto tale che è in discussione. Il libero mercato è certamente più in linea con la dignità della persona umana, rispetto al marxismo, che nega la libera iniziativa economica e penalizza fortemente le qualità individuali, appiattendo tutti con l’idea di un’utopica uguaglianza sociale (non di parità della dignità umana). E’ invece da condannare la separazione tra eticità ed economia. Quando al centro dell’attività economica non c’è più l’uomo e i suoi diritti, ma solo il profitto. Quando al centro della politica non c’è la dignità umana e la sua promozione, ma il potere. Potere che per un cristiano deve sempre divenire servizio agli altri.

Giorgio Nadali

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Talebani cattolici, Farisei, Pubblicani e Donne

Di Giorgio Nadali

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Razza di vipere. Sepolcri imbiancati. Così li chiamava Cristo. Insomma, stiamo parlando dei Farisei. Quelli della nota setta contemporanei di Gesù Cristo si facevano chiamare “farishà”, “i puri”. A volte ritornano. Quelli moderni qualche collega giornalista li ha già rinominati “talebani cattolici”. I talebani – quelli veri – sono gli studenti coranici integralisti islamici di base in Afghanistan. Quand’erano al potere vietavano musica, istruzione per le donne e facevano oscurare le finestre perché nessuno le vedesse al loro interno. Quelli cattolici sono dei beceri fanatici che, credendo di fare un gran servizio alla già disastrata immagine di Chiesa, anche loro se la prendono con le donne. E’ noto il fatto di cronaca del parroco di Lerici (SP). Un bel volantino affisso sul portone di una chiesa. Nessuna tesi di luterana memoria per invitarla ad essere più evangelica. No, solo una tesi per allontanare ancora di più coloro che di essa non vogliono più saperne. Eccola. Le donne sono colpevoli della violenza che nel 2012 ne ha mandate al cimitero un centinaio e all’ospedale diverse centinaia. Il fariseo più famoso della storia – San Paolo – ha sì detto “nelle assemblee la donna taccia” (1 Cor 14,34), ma ha anche detto «Non c’è più né
Giudeo né Greco, né schiavo né libero, né uomo né donna, perché voi tutti siete
un essere solo in Cristo Gesù» (Gal 3, 27-29).

Non tutti hanno la presenza di spirito per comprendere che il fanatismo si annida ovunque, anche tra gli atei. Un conto è essere ateo, un altro è essere laicista o anticlericale, ad esempio. Questi individui non sono fanatici perché sono cattolici. Sono fanatici perché soffrono di una religiosità ipomaniaca. E per disgrazia della Chiesa, sono pure cattolici. Non rappresentano nessuno se non il loro disturbo. La religiosità ipomaniaca è quella di chi si sente detentore della verità e rivendica una linea diretta con Dio, al quale deve sempre dimostrare quanto sia un vero credente migliore degli altri… Suona familiare? No? E’ la parabola del fariseo e del pubblicano, che Gesù racconta nel Vangelo di Luca 18,9-14. Chi andò a casa giustificato? Il superbo fariseo che osservava tutte le prescrizioni della Legge di Mosè e presentava il conto a Dio, oppure l’umile pubblicano che si batte il petto? Indovinate. Cosa c’entra? C’entra, c’entra. Moralismo, non morale. Morale rabbinica, non morale paolina. La morale rabbinica non tiene conto della vittima e è interessata più alla legge che alla persona. La morale paolina (del fariseo convertito San Paolo) è attenta ai valori e alla persona, prima ancora delle norme morali. Ergersi a difensori della morale, mancando gravemente di attenzione a chi è vittima della violenza è tipico del fanatismo religioso. La donna si cerca la violenza perché è provocante. A tanto era arrivato quasi Siddartha Gautama – il Buddha – quando scrive “Io non conosco, o monaci, altra forma che sia così attraente, così eccitante, così inebriante, così avvincente, così seducente così contraria alla vita serena, come proprio la forma della donna. A causa della sua forma, gli esseri sono avvinti, attratti e arsi nel fuoco della brama e della passione e gemono a lungo sotto l’incendio della forma femminile. Io non conosco, o monaci, altra voce, altro odore, altro sapore, altro contatto che sia così attraente, così eccitante, così inebriante, così avvincente, così seducente, così contrario alla vita serena, come proprio la voce, l’odore, il sapore, il contatto della donna. A causa della voce, dell’odore, del sapore, del contatto della donna gli esseri sono vinti, attratti e arsi nel fuoco della brama e della passione, e gemono al lungo sotto l’incanto del contatto femminile. Che la donna si muova o stia, che sieda o giaccia, che rida o parli, che canti o pianga, che sia vestita o nuda; persino come cadavere la donna avvince il cuore dell’uomo”.

Donne, a noi piacciono i vostri abiti succinti! Siamo uomini normali. Ci rifaremo gli occhi e non vi stupreremo. State in guardia però da altri “uomini”. Quelli con seri disturbi… Dal fanatismo alla violenza il passo è breve.

Giorgio Nadali

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Rinviata la Fine del Mondo. Voli regolari

di Giorgio Nadali

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fine del mondo

 

 

 

 

 

 

 

 

Vi è un deposito di tutti i semi della Terra (lo Svalbard Global Seed Vault) a 1300 chilometri dal Polo Nord, presso la cittadina norvegese di Longyearbyen – costato 9 milioni di dollari – inaugurato nel febbraio 2008. Per ora non dovrà aiutare i sopravvissuti all’Apocalisse preannunciata – secondo alcuni – dai Maya per venerdì 21 dicembre 2012. I suoi 2,25 miliardi di semi terrestri rimarranno in attesa – per questo è stato costruito – dei sopravvissuti ad una futura catastrofe legata alla Fine del Mondo. http://www.regjeringen.no/en/dep/lmd/campain/svalbard-global-seed-vault.html?id=462220. La predetta data del 21 dicembre 2012 era stata calcolatata dall’archeologo Eric Sidney Thompson che non aveva tenuto conto del calendario Maya religioso di 260 giorni, con settimane di 9 giorni. Per cui – secondo l’esperto dei Maya Vladimir Böhm e il matematico Buhumil, da uno studio pubblicato sulla rivista Astronomische Nachrichten – l’anno fatidico sarà il 2116

TUTTAVIA… Il 21 dicembre 2012 è previsto sul serio l’allineamento galattico nel nostro Sole col centro della nostra Galassia Via Lattea. L’ultima volta fu 26.000 anni fa e l’innalzamento della temperatura provocò la fine dell’era glaciale. Inoltre i poli magnetici della Terra si invertono ogni 300.000 anni, ma questo evento non accade ormai da 800.000 anni. E’ certo che avverrà di nuovo. Senza contare le EMC (emissioni di massa coronale dal Sole) che provocherebbero gravi disturbi o annullamento delle comunicazioni terrestri. C’è chi si prepara ad una dura sopravvivenza senza energia elettrica (un disastro).  Non sappiamo cosa accadrà. Chi volesse imparare le tecniche di sopravvivenza si può rivolgere alla scuola Sigma 3:   http://www.survivalschool.us/. E che Dio ce la mandi buona…

Video di Giorgio Nadali a VERO TV sulla Fine del Mondo…

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=CfnJoTxHAw4

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=2JEf6lLgP8Y

VANGELO

 «Quando dunque vedrete l’abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta in luogo santo (chi legge faccia attenzione!), allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti; chi sarà sulla terrazza non scenda per prendere quello che è in casa sua;  e chi sarà nel campo non torni indietro a prendere la sua veste. Guai alle donne che saranno incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni! Pregate che la vostra fuga non avvenga d’inverno né di sabato; perché allora vi sarà una grande tribolazione, quale non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. Se quei giorni non fossero stati abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a motivo degli eletti, quei giorni saranno abbreviati. Allora, se qualcuno vi dice: “Il Cristo è qui”, oppure: “È là”, non lo credete;  perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno grandi segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco, ve l’ho predetto. Se dunque vi dicono: “Eccolo, è nel deserto”, non v’andate; “Eccolo, è nelle stanze interne”, non lo credete;  infatti, come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo.  Dovunque sarà il cadavere, lì si raduneranno le aquile. (Matteo 24,15-28)

 Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più il suo splendore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno scrollate. Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba per riunire i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all’altro dei cieli. Imparate dal fico questa similitudine: quando già i suoi rami si fanno teneri e mettono le foglie, voi sapete che l’estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, proprio alle porte. Io vi dico in verità che questa generazione non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. (Marco 13,24-33)

«Ma quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma il Padre solo. Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s’andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell’uomo. Allora due saranno nel campo; l’uno sarà preso e l’altro lasciato;  due donne macineranno al mulino: l’una sarà presa e l’altra lasciata. Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà. Ma sappiate questo, che se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte il ladro deve venire, veglierebbe e non lascerebbe scassinare la sua casa. Perciò, anche voi siate pronti; perché, nell’ora che non pensate, il Figlio dell’uomo verrà». (Mt 24,36-44)

SAN PAOLO

 Ratto salvifico:

Non è un topo, ma una profezia biblica che riguarda i credenti scelti e ancora vivi poco prima della data della  fine del mondo.  E’ contenuta nella prima lettera di San Paolo ai Tessalonicesi 4,17: “Poi noi viventi, che saremo rimasti, saremo insieme con loro rapiti nelle nuvole, a scontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore”.  Coloro che saranno scelti dal Signore perché giusti e vivi sette anni prima della fine del mondo, saranno chiamati in Cielo smaterializzandosi improvvisamente da questa Terra, per risparmiarsi i sette anni della tribolazione finale prima della fine.  Le conseguenze saranno disastrose perché queste  persone scompariranno improvvisamente. Pensiamo a quelle alla guida di auto e aerei ad esempio. Gli altri assisteranno invece ai sette anni di tribolazione immediatamente precedenti il giorno finale dell’Armaghedon.

La tribolazione è un periodo di tempo futuro di 7 anni in cui Dio completerà la Sua disciplina d’Israele e porterà a compimento il Suo giudizio del mondo miscredente. La Chiesa, composta da tutti coloro che hanno confidato nella persona e nell’opera del Signore Gesù per essere salvati dal castigo per il proprio peccato, non sarà presente durante la tribolazione. La Chiesa verrà allontanata dalla terra nell’evento che conosciamo come il rapimento:

1 Tessalonicesi 4:13-18:  Fratelli, non vogliamo che siate nell’ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza.  Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati. Poiché questo vi diciamo mediante la parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati;  perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo;  poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre con il Signore.  Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole.

 1 Corinzi 15:51-53:  Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità.

La chiesa è stata salvata dall’ira ventura (1 Tessalonicesi 5:9). Da un capo all’altro della Scrittura, si fa riferimento alla tribolazione con altri nomi come:

1) il giorno del Signore (Isaia 2:12; 13:6, 9; Gioele 1:15, 2:1, 11, 31, 3:14; 1 Tessalonicesi 5:2);

2) angoscia o tribolazione (Deuteronomio 4:30; Sofonia 1:1);

3) grande tribolazione, che fa riferimento alla seconda metà più intense del periodo di 7 anni (Matteo 24:21);

4) tempo o giorno di angoscia (Daniele 12:1; Sofonia 1:15);

5) tempo di angoscia per Giacobbe (Geremia 30:7).

È necessario comprendere Daniele 9:24-27 per capire lo scopo e il periodo della tribolazione. Questo passo di Daniele parla di 70 settimane che “sono state fissate riguardo al tuo popolo”. Il “popolo” di Daniele era quello ebraico, la nazione d’Israele, e quello di cui parla Daniele 9:24 è un periodo di tempo che Dio ha dato per “per far cessare la perversità, per mettere fine al peccato, per espiare l’iniquità e stabilire una giustizia eterna, per sigillare visione e profezia e per ungere il luogo santissimo”. Dio dichiara che “settanta settimane” adempiranno tutte queste cose. È importante comprendere che quando sono menzionate le “settanta settimane”, non si sta parlando di una settimana per come la conosciamo noi (di 7 giorni). Il termine ebraico (heptad) tradotto come settimana in Daniele 9:24-27 significa letteralmente “7″, e 70 settimane significa letteralmente 70 sette (70 volte 7). Questo periodo di tempo di cui parla Dio consiste effettivamente in 70 volte sette anni, ovvero 490 anni, il che è confermato da un’altra parte del passo di Daniele. Ai versetti 25 e 26, Daniele dice che il Messia sarà soppresso dopo le “sette settimane” e le “sessantadue settimane ” (69 settimane in totale), a cominciare dal decreto di ricostruire Gerusalemme. In altri termini, 69 volte sette anni (483 anni) dopo il decreto di ricostruire Gerusalemme sarà soppresso il Messia. Gli storici biblici confermano che trascorsero 483 anni dal tempo del decreto di ricostruire Gerusalemme fino al tempo in cui fui crocifisso Gesù. La maggior parte degli studiosi cristiani, a prescindere dalla loro posizione in merito all’escatologia (le cose o gli eventi futuri), interpreta come sopra le 70 settimane di Daniele.

 Essendo trascorsi 483 anni dal decreto di ricostruire Gerusalemme fino alla soppressione del Messia, resta un sette (7 anni) da adempiersi nei termini di Daniele 9:24: “per far cessare la perversità, per mettere fine al peccato, per espiare l’iniquità e stabilire una giustizia eterna, per sigillare visione e profezia e per ungere il luogo santissimo”. Questo periodo finale di 7 anni è conosciuto come il periodo della tribolazione: un tempo in cui Dio porterà a compimento il giudizio su Israele per il suo peccato.

Daniele 9:27 dà qualche altra notizia di rilievo sul periodo di 7 anni della tribolazione. Daniele 9:27 dice: “L’invasore stabilirà un patto con molti, per una settimana; in mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e offerta; sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore. Il devastatore commetterà le cose più abominevoli, finché la completa distruzione, che è decretata, non piombi sul devastatore”. La persona di cui parla questo versetto è quella che Gesù definisce “l’abominazione della desolazione” (Matteo 24:15) ed è chiamata “la bestia” in Apocalisse 13. Daniele 9:27 dice che la bestia stabilirà un patto per una settimana (7 anni), ma, a metà di questa settimana (3 anni e mezzo dall’inizio della tribolazione), infrangerà il patto facendo cessare sacrificio e offerta. Apocalisse 13 spiega che la bestia metterà un’immagine di se stessa nel tempio ed esigerà dal mondo intero di essere adorata. Apocalisse 13:5 dice che questo durerà per 42 mesi, che equivalgono a 3 anni e mezzo. Poiché Daniele 9:27 dice che questo accadrà “in mezzo alla settimana” e Apocalisse 13:5 dice che la bestia farà questo per un periodo di 42 mesi, è facile vedere che la lunghezza totale di tempo è di 84 mesi, ovvero 7 anni. Vedi anche Daniele 7:25, dove «un tempo, dei tempi e la metà d’un tempo»  (un tempo = 1 anno; dei tempi = 2 anni; la metà d’un tempo = 1 anno e mezzo per un totale di 3 anni e mezzo) fanno anche riferimento alla grande tribolazione, cioè l’ultima metà del periodo di 7 anni della tribolazione, quando sarà al potere «l’abominazione della desolazione» (la bestia).

APOCALISSE DI SAN GIOVANNI

Scritta in greco, sull’isola di Patmos da Sn Giovanni nell’anno 100 d.C.

Spesso si attribuisce al termine Apocalisse una catastrofe, è pur vero che il libro dell’Apocalisse descrive una serie di giudizi che consistono in catastrofi, corrispondenti sostanzialmente a tragedie che l’umanità dovrà subire, ma il termine significa “Rivelazione”.

E’ la rivelazione di Gesù Cristo quale egli è, il Signore dei signori, il Re dei re, il quale si riappropria di ciò che gli appartiene: la terra.

Anche nel linguaggio comune si è sentito parlare del “settimo sigillo”, questo perché nell’Apocalisse la prima serie di giudizi è dettata dall’apertura di sette sigilli.

In Israele ai tempi dell’Antico Testamento l’atto di proprietà veniva redatto, quindi arrotolato e sigillato, in caso di contestazione l’atto di proprietà veniva aperto.

Ecco, Cristo nell’Apocalisse apre i sigilli perché ha deciso di riprendere possesso della terra.

Il libro dell’Apocalisse si compone di 22 capitoli, è la rivelazione di Gesù Cristo come Egli è, quale Re vittorioso contro la morte, il male ed il nemico di Dio e dell’umanità: Satana.

E’ stato scritto dall’Apostolo Giovanni circa nell’ A.D. 95 quando si trovava in esilio sull’Isola di Patmos.

Il libro dell’Apocalisse è il libro della Bibbia che completa le informazioni profetiche rispetto al piano di Dio. Descrive in modo molto dettagliato gli eventi futuri dell’umanità. Sostanzialmente l’ultimo libro della Bibbia, forse il più importante per quanto riguarda le profezie e la comprensione del piano di Dio, è diviso in cinque parti:

Capitoli da 1 a 3. Lettera alle sette chiese dell’Asia, Dio usa Giovanni, l’autore del libro, per rivelare alla Chiesa le cose che dovranno avvenire. Questa parte ha un ruolo bivalente, il primo intende affermare il fatto che se non si è parte del corpo di Cristo, cioè della Chiesa, non si può capire il messaggio della rivelazione di Gesù Cristo. Il secondo è profetico riguardo alle fasi spirituali che attraverserà la Chiesa attraverso le epoche dalla nascita della Chiesa al ritorno di Cristo per rapire la Chiesa.

Capitoli 4 e 5. L’affermazione dell’autorità divina di Cristo sulla terra.

Capitoli da 6 a 19. Il periodo di sette anni della Tribolazione, descritta attraverso gli eventi ed i giudizi, periodo che inizia con l’apertura del primo sigillo, il cavallo bianco cavalcato dall’Anticristo, con l’arco senza le frecce, prende il potere senza fare la guerra, il cavallo bianco sembra significare che abbia usurpato il ruolo di Cristo. Il periodo termina con Gesù che viene cavalcando un cavallo bianco, seguito dai suoi eserciti, non ci sarà battaglia, viene posta fine alla Tribolazione.

Capitolo 20. Il regno dei mille anni governato da Gesù Cristo, al termine dei quali ci sarà l’ultima ribellione dell’umanità, l’apertura dei libri ed il giudizio universale relativo a quelli che non hanno la salvezza di Cristo.

Capitoli 21 e 22. La vita eterna con Dio con dei nuovi cieli e la nuova terra, il compimento finale del Piano di Dio. 

http://www.redwood.it/apocalisse

MAYA

Allineamento del sole con il centro della nostra galassia Via Lattea

Calendario inizio:  11 Agosto 3114 a.C.

Fine:  Venerdì 21 Dicembre 2012

Gli antichi gruppi di indigeni Maya, ed i loro moderni discendenti credono che l’Universo sia stato rinnovato in precedenza per ben quattro volte. Il primo tentativo di produrre vita umana produsse soltanto animali; il secondo produsse delle persone fatte di ghiaia tritata che in seguito sarebbero diventati alcuni insetti (come formiche ed api); il terzo tentativo produsse scimmie; ed il quarto tentativo diede come risultato “i veri umani.” Ogni precedente tentativo di creazione dell’umanità venne distrutto da una diversa catastrofe che pose fine all’Universo. Queste storie variano a seconda della tradizione del particolare gruppo Maya preso in esame: quasi tutti gli animali vennero distrutti da un’inondazione; le persone di ghiaia vennero quasi del tutto distrutte da un’inondazione e da una pioggia di fuoco globale; le genti-scimmia vennero attaccate dai loro stessi simili e dai loro animali.

Il ciclo dei Maya, che si basa su un calendario astronomico, completerà il suo primo gran ciclo di circa 5.200 anni il 21 dicembre del 2012. Anche se in realtà non esiste evidenza sostanziale che gli antichi Maya considerassero la data come quella drammaticamente finale, si osserva come molte persone sostengano che questa data sia la “fine della Terra” o addirittura la “fine dell’Universo” nella prospettiva dei Maya.

La maggior parte degli autori e persone che seguono queste teorie pensano che i Maya volessero simboleggiare il “progressivo arrivo di un grande cambiamento, riguardante principalmente la sfera spirituale.”

http://it.wikipedia.org/wiki/Escatologia_non_abramitica

PROFEZIA DI ISAAC NEWTON

Calcoli di Newton:

Libro di Daniele:

Dn 12:11 Dal momento in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà rizzata l’abominazione della desolazione, passeranno milleduecentonovanta giorni.

Newton trasforma i giorni in anni.

1290 anni dal 609 d.c. anno in cui l’impero romano cede parte dei suoi domini alla Chiesa. La somma dà 1899, il momento in cui il sionismo – il movimento che sostiene il ritorno degli ebrei in Terra Santa – conta molti sostenitori.

Il libro di Daniele contiene anche questa espressione:  Dn 12:12 Beato chi aspetta e giunge a milletrecentotrentacinque giorni!

Sommato al 609 dà 1944. Circa la fine della seconda guerra mondiale e 4 anni prima della fondazione dello Stato di Israele.

Infine Daniele scrive in Dn 12,7:

Udii l’uomo vestito di lino, che stava sopra le acque del fiume. Egli alzò la mano destra e la mano sinistra al cielo e giurò per colui che vive in eterno dicendo: “Questo durerà un tempo, dei tempi e la metà d’un tempo; e quando la forza del popolo santo sarà interamente spezzata, allora tutte queste cose si compiranno”.

Tempo = 1 anno  ai tempi di Daniele = 360 giorni

Quindi un tempo, dei tempi e la metà d’un tempo = 1260 giorni / anni

1260+ 800 (anno della fondazione del Sacro Romano Impero e incoronazione di Carlo Magno)

Totale: 2060

Newton scrive: “Un tempo, due tempi e la metà di un tempo non si compiranno nè prima né dopo il 2060”.  Newton nasconde poi il suo scritto. La data del 2060 è indicata in una lettera di Newton del 1704, scoperta nel 2007 a Gerusalemme. Gli scritti furono venduti nel 1936 da Sotheby’s a Londra  all’economista John Maynard Keynes e dall’uomo di affari Abraham Yehouda.  Entrambi gli acquirenti nascosero i manoscritti fino al 1947 e poi lasciati allo Stato di Israele.

Newton scrive: “L’ordine di tornare e ricostruire Gerusalemme sarà impartito non dagli ebrei, ma da un altro regno a loro amico; e preciserà il loro ritorno dall’esilio , fornendogliene l’occasione”.  Probabilmente gli Stati Uniti d’America, la prima nazione a riconoscere  il nuovo Stato di Israele.

NOSTRADAMUS

L’evento di maggior importanza del 2012 è costituito dall’ingresso di Nettuno in Pesci. Dove il Pianeta ha la sua maggior potenza espressiva,. Ecco cosa scriveva, a metà del 1500, il celebre veggente Nostradamus:

III.1

Dopo conflitto e battaglia navale,

Il grande Nettuno sarà al suo più grande potere:

Farà impallidire di paura il rosso avversario,

Ponendo il grande oceano in spavento.

Quindi gia’ il 2012 (quando “il grande Nettuno sarà al suo più grande potere”) sembra un periodo di conflitti e tensioni, addirittura una battaglia navale. Ma il veggente non da’ rilevanza tanto alla battaglia quanto alla forza di Nettuno (che farà impallidire il rosso avversario, ossia Marte, per la sua violenza espressiva) provocando dei maremoti.

Ancora, il veggente in altra quartina (che alcuni associano ad un possibile avvistamento degli UFO ma che a nostro giudizio non mostra nulla di tutto ciò), scrive:

I.46

Molto vicino ad Aux, Lectore e Mirande

Gran fuoco dal cielo in tre notti piomberà:

Evento accadrà davvero stupendo e mirabile:

Poco dopo la terra tremerà.

Si direbbe la descrizione, anche piuttosto precisa, della caduta di alcuni pezzi di asteroide sulla terra, cosa che provocherebbe in effetti mare- e terremoti.

Ma ecco una quartina ancora più esplicita:

V.53

La legge di Sole e Venere contesa

Appropriandosi lo spirito di profezia:

Nè l’uno nè l’altro ne saranno intesi,

Per terrà la legge del grande Messia.

“La legge di Sole e Venere” collegata alla “profezia” è quella relativa al 2012 e il resto della quartina sottolinea che nessuno crederà a questa profezia in quanto sulla Terra prevarrà una concezione più giudaico-cristiana.

INDUISMO

4 età della Terra. La nostra è l’ultima: la Kali Juga, iniziata nel 3102 a.C., cioè 12 anni dopo l’inizio del calendario Maya.

SCIENZA

20.000 minacce tra meteoriti e comete, picco solare e asteroidi, di cui 6000 sono note.

I poli magnetici della Terra si invertono (all’incirca ogni 200/300 000 anni), con conseguenze che ovviamente non sono spiegabili se non in via teorica

La vita sulla Terra potrebbe essere compromessa da uno di questi fenomeni:

Impatto astronomico (collisione di un grosso meteoroide, asteroide, cometa, o altra classe di oggetto celeste contro la Terra): l’energia rilasciata dall’impatto ucciderebbe istantaneamente gran parte delle forme di vita in un raggio di svariati chilometri, mentre le polveri sollevate oscurerebbero il cielo per anni causando il crollo delle temperature e l’interruzione della catena alimentare. I violenti sismi e maremoti colpirebbero gli insediamenti umani ed inoltre potrebbero esserci esalazioni venefiche: ad esempio sembra che l’impatto di Chicxulub, che estinse i dinosauri, abbia perforato la litosfera, e che, arrivando al mantello, abbia provocato un’enorme fuoriuscita di gas contenenti acido solforico, causando imponenti piogge acide. Gli asteroidi più pericolosi in quanto più vicini alla Terra (NEA) sono: AN10 1999; 99942 Apophis; 4179 Toutatis. I crateri da impatto più famosi sono Chicxulub, Meteor crater, cratere di Shiva, cratere di Vredefort.

Allargamento del buco dell’ozono: i raggi ultravioletti della radiazione solare ucciderebbero piante ed animali esposti ad essi

Collasso gravitazionale di una supergigante rossa, come Betelgeuse o Antares, e formazione di una stella di neutroni o di un buco nero; in seguito all’esplosione in supernova, la Terra sarebbe colpita da uno sciame di radiazioni gamma e beta nell’emisfero orientato verso la stella.

Effetto serra supermassivo (liberazione dei depositi fossili di metano contenuti nel permafrost).

Eruzione supermassiva: come la possibile eruzione del supervulcano Yellowstone Caldera (avvenuta 640.000 anni fa); o del sistema vulcanico Campi Flegrei-Vesuvio. Si ritiene che l’ultima super-eruzione sia stata quella del lago Toba, avvenuta circa 75.000 anni fa. Geologicamente, in base alla quantità di basalto calcolata, la più massiccia è stata quella dei Trappi del Deccan in India, avvenuta circa 63 milioni di anni fa.

Estinzione di una specie di insetti chiave per la vita delle piante che si riproducono mediante impollinazione (si cita l’esempio delle api) e conseguente crisi dell’approvvigionamento alimentare per l’uomo.

Glaciazione globale.

Una guerra nucleare globale, (ma forse anche un’estesa guerra nucleare locale in inverno zone sub-tropicali, ad esempio tra India e Pakistan) visto l’elevato potenziale degli arsenali nucleari, causerebbe la distruzione mutua assicurata dei contendenti e un fallout nucleare con conseguente inverno nucleare.

TESTIMONI DI GEOVA

Il punto più appariscente della dottrina dei Testimoni di Geova è senza dubbio quello che riguarda la fine del mondo e dell’umanità che essi chiamano, con un’unica espressione, “la fine dei tempi”, dopo di che inizia l’eternità.

Su questo argomento essi si mettono nella scia degli “Avventisti” (una setta religiosa nordamericana che credeva imminente il ritorno di Cristo) e affermano di essere ispirati da Geova stesso per trarre con sicurezza dalla Bibbia LA DATA PRECISA DELLA FINE DEI TEMPI.

Sennonché, a partire dal 1879 ad oggi, i Capi dei Testimoni di Geova hanno già “rimandato ufficialmente” per ben cinque o sei volte la scadenza fatale, ed il loro Capo attuale, Mr Knorr, per non correre troppi rischi, ha preferito lasciarla nel vago.

1) Secondo loro IL MONDO DURERÀ esattamente 49.000 anni, cifra che ricavano moltiplicando i 7 giorni della creazione per 7.000 .

Poiché di tali anni ne sono già trascorsi 48.000 (Riproduciamo parzialmente una tabella pubblicata dai Testimoni di Geova ove la creazione del mondo, narrata nel libro della Genesi, è identificata con l’anno 46.026 prima di Cristo [a.E.V.]. Ora, 46.026 [trascorsi prima di Cristo] + 1.975 [trascorsi dopo Cristo] = 48.001 anni), se ne deduce che mancano circa 1.000 anni alla fine dei tempi, che avverrà nel 2.975 (1.975 + 1.000).

2) Inoltre, secondo loro, IL GENERE UMANO DURERÀ in tutto 7.000 anni, cifra che ricavano moltiplicando i 7 giorni della creazione per 1.000 (Per far ciò si basano sul Salmo 90, versetto 4, ove il Salmista per magnificare la eternità di Dio così lo prega: “Ai tuoi occhi mille anni sono come un giorno…”.

3) Nel loro insegnamento attuale  i Testimoni di Geova ci precisano che oggi stiamo vivendo in un periodo di tempo nel quale “il mondo è dominato da Governi influenzati da Satana” (La verità che conduce alla vita eterna, Brooklyn, 1968, pag. 82. Tra i Governi od Organizzazioni umane aborrite dai Testimoni di Geova vi sono i Governi delle singole Nazioni, le Nazioni Unite, le Chiese, i partiti politici e perfino le imprese commerciali o produttive. Queste Organizzazioni umane sono viste come “strumenti di Satana”, per cui servire ad esse è servire a Satana), e cioè DOMINATO DA UN SISTEMA MALVAGIO nel quale avvengono i delitti più grandi: guerre, carestie, terremoti, illegalità, e nel quale sorgono perfino… falsi profeti che tentano di ingannare la gente, come profetizzato nel Vangelo.

4) Questo “Sistema malvagio” tuttavia sta per cadere ed è anzi AI SUOI “ULTIMI GIORNI”.

Gli “ultimi giorni” del “Sistema malvagio” sono iniziati esattamente nel 1914 quando Cristo prese possesso del suo Regno in Cielo, la presa di possesso del Regno da parte di Cristo [11° avvento] fu fissata in un primo tempo da Russel nel 1874, ma poi spostata da Rutherford nel 19145), e si concluderanno entro una generazione a partire dal 1914 cioè – precisa Knorr – “quando saranno ancora in vita” persone nate nel 1914 (Nathan Knorr si appoggia sulla frase pronunciata da Gesù: “Questa generazione non passerà finché tutte queste cose siano avvenute” [Mt. 24,34]. Egli si chiede: Quale generazione Gesù aveva in mente? E risponde, senza la minima ombra di dubbio: La classe 1914! [cfr. La verità, ecc., op. cit., pagg. 94-95]. In realtà Gesù si riferiva – come è intuitivo – a coloro che lo ascoltavano, cioè alla generazione allora vivente la quale avrebbe visto la fine del Tempio di Gerusalemme che effettivamente avvenne 40 anni dopo, nel 70 dopo Cristo, ad opera degli eserciti romani comandati da Tito).

5) DURANTE QUESTI “ULTIMI GIORNI” (che ormai volgono essi pure alla fine, essendo passati più di 60 anni dal 1914) alcuni uomini possono ancora salvarsi. In che modo? Accogliendo la predicazione dei Testimoni di Geova. Gli altri verranno tutti annientati!

6) ALLO SCADERE DEGLI “ULTIMI GIORNI” del presente “Sistema malvagio”, avverrà LA GRANDE BATTAGLIA DI ARMAGHEDDON (Questa profezia è tratta dal libro dell’Apocalisse di San Giovanni. Le “Apocalissi” erano libri molto diffusi al tempo del cristianesimo nascente, ove, con un linguaggio ricco di visioni, di simboli e di numeri simbolici, si profetizzavano eventi futuri. http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=160&id_n=5132

HOPI

 Gli Hopi attendono adorando una pietra conosciuta come “Pietra della Profezia”, in cui sono state incise all’alba dei tempi le diverse epoche storiche e gli avvenimenti futuri che avrebbero interessato l’umanità. Tra le profezie che sarebbero state “lette” sui simboli della pietra: il tempo in cui “l’uomo bianco avrebbe portato la distruzione”, la seconda guerra mondiale, che sarebbe raffigurata sulla roccia con una svastica nazista, oltre ad una catastrofe peggiore che dovrebbe in futuro portare un cambiamento definitivo.

Le Profezie degli Hopi annunciano che “in un grande luogo di sprofondamento o precipitazione” (un buco nero ?) nei cieli si avrà un grande collasso o impatto astronomico. Apparirà come una stella blu, e la Terra diventerà una fredda landa deserta di sabbia, roccia ed acqua gelida. Allora gli uomini bianchi combatteranno contro altre persone nelle loro Terre, con quelli che possiedono la saggezza della loro presenza. Allora ci sarà fumo nei deserti, e segni che la grande distruzione si avvicina.

Molti allora moriranno, ma quelli che capiranno le profezie potranno intraprendere atti necessari ad aumentare le proprie chance di sopravvivenza, ad esempio andando a vivere nei luoghi della gente Hopi e così saranno al sicuro. Allora il Pahana o “Vero Fratello Bianco” tornerà a piantare i semi della saggezza nei cuori delle persone, e così potrà aprire la soglia dell’alba dell’era del Quinto Mondo

DATE PREVISTE

992

secondo Bernardo di Turingia;

999

31 dicembre 999: “mille anni dopo la nascita di Cristo”, è la data della fine del mondo secondo i vangeli apocrifi;

1186

settembre 1186: secondo l’astrologo Giovanni di Toledo, che aveva calcolato un allineamento dei pianeti per quel periodo;

1524

20 febbraio 1524: un anno colmo di predizioni di disastri, diluvi e catastrofi culminanti nella fine del mondo, secondo gli astronomi Johann Stàffler e Jakob Pflaumen;

1532

secondo il vescovo viennese Frederick Nausea;

1533

3 ottobre 1533 (ore 8.00): calcolata dal matematico tedesco Stifelius; 1533: un enorme incendio avrebbe distrutto la Terra ma, secondo l’anabattista Melchiorre Hoffmann, la città di Strasburgo si sarebbe salvata;

1537

secondo l’astrologo Pierre Turrel (che predisse la fine del mondo anche per il 1544, il 1801 e il 1814);

1584

secondo l’astrologo Cipriano Leowitz;

1588

secondo il saggio Regiomontanus (Johann Muller);

1648

secondo il rabbino Sabbati Zevi, di Smirne;

1654

secondo il medico alsaziano Helisaeus Roeslin;

1665

secondo il quacchero Solomon Eccles;

1704

secondo il cardinale Nicholas de Cusa;

1719

19 maggio 1719: secondo il matematico Jacques Bernoulli (il primo di una stirpe di otto celebri matematici);

1732

secondo alcune interpretazioni degli scritti di Nostradamus;

1757

secondo il mistico di Svezia Emanuel Swedenborg;

1774

secondo Joanna Southcott, leader di una setta religiosa inglese;

1761

5 aprile 1761: secondo il fanatico religioso William Bell;

1820

14 ottobre 1820: secondo il profeta John Turner, nuovo leader della setta di Joanna Southcott;

1836

John Wesley (il fondatore del metodismo), fece dei complessi calcoli basati sull’Apocalisse e giunse alla conclusione che la data prevista avrebbe dovuto essere il 18 giugno 1836.

1844

Altri, invece, fecero uso del libro del profeta Daniele, dove al passo 8,14 si legge: Gli rispose: “Fino a duemilatrecento sere e mattine: poi il santuario sarà rivendicato”, e da quale si poteva desumere un periodo di 2300 anni.

il 22 ottobre 1844, fu la data decisa dal predicatore battista William Miller come il giorno della parusìa: per lui i calcoli iniziavano invece dal 457 a.C., anno in cui il re Artaserse I di Persia (464-424) autorizzò la ricostruzione di Gerusalemme, come riportato dal libro di Esdra 7,12-26. Dal calcolo di Miller si otteneva il 1843, passato il quale senza sconvolgimenti di sorta, il predicatore si accorse che il calendario gregoriano non aveva l’anno zero, quindi corresse la sua previsione per il 1844, e accogliendo un suggerimento del suo seguace Samuel Snow (1806-1870), fissandola per la data del 22 ottobre.

1881: stando ai calcoli di alcuni studiosi delle misure geometriche delle piramidi; la data dell’apocalisse fu in seguito ridefinita per il 1936 e, quindi, per il 1953;

1914

Secondi i testimoni di Geova è questo l’anno fissato per la fine dei tempi

1918

Dopo il 1914 la data viene fissata per il 1918 e poi…

1925

…per il 1925, ma ancora non accade nulla.

1947

secondo John Ballou Newbrough, il “Più grande profeta d’America”

1967

secondo Sun Myung Moon, capo della Chiesa dell’Unificazione

1975

secondo i Testimoni di Geova e Herbert W. Armstrong, capo della Chiesa Universale di Dio

1977

secondo John Wroe, successore di John Turner alla guida della setta di Joanna Southcott, che fece la sua previsione nel 1823;

1980

secondo un antico presagio astrologico arabo;

anni ’80: secondo l’astrologa Jeane Dixon la fine del mondo sarebbe arrivata in seguito all’impatto di un’enorme cometa;

1999

secondo gli “interpreti” Nostradamus ha previsto la fine del mondo per questa data

2000

E’ l’anno del Millennium Bug, ossia una falla che se non prontamente sistemata avrebbe portato la tecnologia agli inizi del 1900…

2012

In particolar modo il 21 dicembre 2012. Tra i vari popoli che citano questa data il più famoso è senza dubbio il popolo Maya che fissa per questo giorno la fine e l’inizio di un’era. Secondo alcuni questi passaggi di ere sono sempre accompagnati da immani catastrofi ambientali.

2036

Il 13 aprile 2036, giorno di Pasqua per l’esattezza, l’asteroide 99942 Apophis potrebbe cadere su di noi.

2038

Nostradamus predisse per gli anni di fine secolo scorso pestilenze, carestie, e guerre rovinose. Secondo il grande veggente la fine del mondo avverrà:

“Quando Giorgio Dio crocifiggerà / e Marco lo risusciterà / e San Giovanni lo porterà…”.

Questo scritto sibillino suggerisce che l’anno fatidico potrebbe essere quello in cui la Pasqua cadrà il 25 di aprile, giorno in cui si festeggia San Marco, il Venerdì Santo sarà il 23, giorno della festa di San Giorgio e il Corpus Domini verrà di giugno. Una Pasqua che cade il 25 di aprile sarà quella dell’anno 2038.

Inoltre… alle 03:14:07 di giovedì 19 gennaio 2038, se non iniziamo a prendere provvedimenti, ripiomberemo alle 20:45:52 di venerdì 13 dicembre 1901. Questo bug potrebbe causare problemi con moltissimi software per quell’anno. Nel 2000 col Millennium Bug ci è andata di lusso… ma questa volta il problema è diverso.

Nello standard POSIX, il tempo viene calcolato in un modo semplicissimo: si parte da 0 e si incrementa una variabile di 1 ogni secondo. La numerazione parte dal 1° gennaio 1970.

Questa numerazione viene adottata dai sistemi Unix e viene usata da tutti i programmi che sono scritti in linguaggio C.

2060

Secondo gli studi di Isaac Newton la fine del mondo è prevista per il 2060

2240

Il nostro 2240 corrisponde all’anno 6000 del calendario ebraico. Nella visione Giudaica dopo questo anno verrà il settimo milennio che sarà un era di santità, tranquillità, vita spirituale, e pace universale; denominata dagli ebrei Olam Haba (“Mondo Futuro”), dove tutte le persone avranno una conoscenza diretta di Dio.”  http://it.wikipedia.org/wiki/Fine_del_mondo

3797

Nostradamus ha indicato come l’anno della distruzione del mondo il 3797 (alcuni studiosi avevano ipotizzato che il numero 3797 era solo simbolico ed era invece da interpretare come il 1999).

www.giorgionadali.it

 


La fortuna di essere donna in un Paese cristiano

di Giorgio Nadali

www.giorgionadali.com

EBRAISMO

1)    E’ un “eser”, cioè un aiuto per l’uomo (Genesi 2,18) Per amore suo l’uomo si separerà dai genitori (Genesi 2,24)

2)    Le donne hanno più fede degli uomini (Talmud)

3)    Le donne hanno più potere discernimento degli uomini (Talmud)

4)    Le donne hanno un cuore più tenero degli uomini (Talmud)

5)    Israele è stato redento dall’Egitto dalla virtù di donne israelite

6)    Su 10 misure del parlare nel mondo, le donne ne hanno prese 9 (Talmud)

7)    Un uomo senza moglie vive senza gioia, benedizione e bene (Talmud)

8)    Un uomo deve amare sua moglie come se stesso e rispettarla più di se stesso (Talmud)

9)    Un uomo deve essere attento a non dire cose che urtino la sensibilità più propensa alle lacrime, delle donne (Talmud)

10)  Secondo la halakà (la legge ebraica) le donne sono esenti dalla maggioranza dei mitzvoth (comandamenti) positivi (cioè dei doveri) e dallo studio della Torah (la Parola di Dio)

11)  Le donne devono avere figli

12)  Nell’Ebraismo ortodosso una donna non può essere presidente di una congregazione e non può essere rabbino (nell’Ebraismo riformato, specie negli Stai Uniti, sì)

13)  La donna durante il ciclo mestruale è ridda, cioè impura per 7 giorni. E’ impura anche dopo il parto. Nelle sinagoghe c’è una piscina rituale chiamata mikvah per la purificazione delle donne dopo questi eventi

14)  Nel ramo dell’Ebraismo ortodosso la donna non può indossare tallit (velo della preghiera) e teffilin (il filatterio). Non può inoltre leggere in pubblico la torah (Parola di Dio). Non può essere cantore

15)  La Bibbia contiene 3 libri che hanno il nome di donna: Ruth, Giuditta e Ester

16)  Delle 50 imposizioni di nomi biblici, circa la metà avviene ad opera di donne. In base al matriarcato, Isacco viene fatto sposare a Rebecca, la cui approvazione è necessaria.

17)  Nonostante il predominio dell’uomo, entrambe i genitori vanno onorati (Esodo 20,12)

18)  Il marito deve garantire alla moglie 3 diritti: cibo, vestiti, attività sessuale

19)  La procreazione è un dovere maschile, non femminile

20)  Il Talmud afferma che la donna è spiritualmente superiore all’uomo. Lei ha varie funzioni tra cui guidare e ispirare il marito e dargli soddisfazione sessuale

21)  Nel diritto religioso la donna non ha parità. Il divorzio dipende molto dall’uomo, ma sono ebrei solo i figli di madre ebrea. La discendenza ebraica è trasmessa dalla. Si nasce ebrei se la madre è ebrea

22)  Il maschio rimane l’elemento a cui si conferisce più importanza e a cui si presta maggiore attenzione. Una figlia viene accolta con minor gioia e la madre che l’ha partorita dovrà compiere una purificazione più lunga che se avesse dato alla luce un maschio. L’educazione delle bambine – soprattutto quella religiosa – è sommaria perché riservata agli uomini (Ebraismo Ortodosso)

23)  La donna sposata è l’elemento fondamentale della cellula familiare

24)  Nelle famiglie osservanti è la donna-moglie ad accende la candela dello Shabbath (Sabato), al tramonto del venerdì

25)  Preghiera ebraica maschile:  Benedetto tu Signore Nostro Dio Re del mondo che non mi hai fatto non ebreo. Benedetto tu Signore Nostro Dio Re del mondo che non mi hai fatto schiavo. Benedetto tu Signore Nostro Dio Re del mondo che non mi hai fatto donna. Le donne recitano solo le prime due parti e al posto della terza dicono: “Benedetto tu (o Signore Nostro Dio Re del mondo) che mi ha fatto secondo la sua volontà”. Questa è la formula del rito sefardita e ashkenazita (Ebraismo Ortodosso)

CRISTIANESIMO

1)    Gesù rompe con la tradizione del suo popolo (ebraico). Conversa con le donne (i rabbi non lo facevano). Parla anche con donne peccatrici, eretiche e pagane. Considera le stesse necessità di uomini e donne allo stesso modo.

2)    Loda la grande fede della donna: “Donna, davvero grande è la tua fede” (Matteo 15,28) dice ad una donna cananea (quindi estranea al popolo ebraico).

3)    Gesù vede il ruolo della donna anzitutto nella sua maternità, ma privilegia i vincoli maestro-discepolo, non quelli madre-figlio/a (Luca 11,27-28).

4)    Difende la donna, che nell’Ebraismo del suo tempo poteva essere ripudiata dal marito anche per una sciocchezza con un semplice foglietto chiamato libello del ripudio. Lei a quel punto era rovinata e rifiutata da tutti. Gesù afferma quindi che “chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio” (Matteo 19, 8). Gesù abolisce il divorzio, di cui la donna era vittima.

5)    Gesù chiama la donna “figlia di Abramo”. Un titolo che in tutto l’Antico Testamento era riservato agli uomini. (Luca 13,16).

6)    La figura più venerata – come donna – in tutte le Religioni è Maria, la Madonna. E’ venerata come “Regina degli Angeli”. La Chiesa Cattolica vede in Maria la massima espressione del genio femminile. Maria è anche il massimo dell’umiltà e della disponibilità umana a Dio.

7)    Gesù non chiama apostoli donna (almeno tra i 12), ma ha un seguito femminile di discepole: Susanna, Giovanna, Maria di Magdala (La maddalena), Maria di Giacomo.

8)    La metà dei 9900 santi canonizzati è donna

9)    4 “dottori della Chiesa” storici su 34 sono donne. Di queste Santa Caterina da Siena è Patrona d’Italia.

10)  La più giovane santa italiana è Santa Maria Goretti (morta a 14 anni)

11)  La dignità della donna si collega intimamente con l’amore che ella riceve a motivo stesso della sua femminilità e altresì con l’amore che a sua volta dona. La forza morale della donna, la sua forza spirituale si unisce con la consapevolezza che Dio le affida in modo speciale l’uomo. Naturalmente Dio affida ogni uomo a tutti e ciascuno. Tuttavia questo affidamento riguarda in modo speciale la donna. In tutto l’insegnamento di Gesù come anche nel suo comportamento, nulla si incontra che rifletta la discriminazione propria del suo tempo, della donna. Al contrario, le sue parole e le sue opere esprimono sempre il rispetto e l’onore dovuto alla donna. (Papa Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Mulieris Dignitatem, sulla dignità della donna)

12)  Dio stesso si serve di una donna – della disponibilità e dell’umiltà di una ragazzina: Maria di Nazareth – per dare inizio al suo immenso piano di salvezza e per incarnarsi come uomo in Gesù Cristo.

ISLAM

1)    Come credente è pari all’uomo

2)    Secondo gli hadith (detti di Maometto): “Temi Allah nel rispetto delle donne”

3)    Un uomo ha più sapienza di un a donna. L’uomo è superiore alla donna, come afferma la sura 2,228  del Corano

4)    “I migliori di voi sono coloro che si comportano meglio con le loro mogli”

5)    Un musulmano non deve odiare sua moglie e se è dispiaciuto con un suo difetto (di lei), sia dilettato con una sua qualità

6)    “Più un musulmano è gentile con sua moglie, più è perfetta la sua fede”

7)    Il Corano stabilisce che l’uomo è colui che protegge e mantiene le donne

8)    La preghiera deve essere separata tra uomini e donne. Le donne stanno dietro un angolo coperto da una tenda verde all’interno della moschea

9)    Una donna non può essere imam (guida della preghiera in moschea)

10)  Il ruolo principale della donna è quello di moglie e madre

11)  Se la donna lavora, non può restare sola con un uomo sul posto di lavoro

12)  Sì alla poliginìa (un uomo può avere più mogli). No alla poliandrìa (donna con più mariti). Massimo 4 mogli solo se il musulmano può permettersi di mantenerle tutte senza fare preferenze. Non molto comune. Il Corano dice: “Sposate allora di fra le donne che vi piacciono, due, tre, quattro” (Sura 4,3)

13)  Una vedova eredita ¼ delle proprietà del marito, ma se ha figli si riduce a 1/8

14)  Il Corano considera l’amore tra marito e moglie, un segno di Dio

15)  L’infibulazione (mutilazione genitale femminile) NON è legata al Corano, ma è un fatto tradizionale e culturale in Africa.

16)  Un uomo può picchiare la moglie se teme la sua ribellione (Sura 4,34 del Corano). La ribellione è la nushuz. Il Corano dice: “Quanto a quelle di cui temete atti di disobbedienza, ammoni tele, poi lasciatele sole nei loro letti, poi battetele” (Sura 4,34)

17)  La Sura 24,31 del Corano richiede che la donna si veli i capelli. La nazione più rigida è l’Iran. La più libera è la Tunisia (velo non necessario). Si va dall’hijab (velo semplice tipo foulard) al Niqab (velo nero integrale con fessura che lasciano intravedere solo gli occhi e con sportellino per mangiare. Va indossato solo in pubblico. Arabia Saudita, Yemen, Bahrain, Kuwait, Qatar, Onam, Emirati Arabi Uniti, Pakistan. Dalla pubertà (14 anni in su). Il Chador è invece il velo totale ma fa intravedere l’ovale del volto. Il Burqa è il velo totale con un retina per vedere. Non si vedono nemmeno gli occhi. Si usa solo in Afghanistan. La polizia religiosa islamica è chiamata muttawia o muttaween. E’ il comitato per l’imposizione della virtù e l’interdizione del vizio. Opera in Iran contro le donne non velate bene.

18)  Il paradiso islamico prevede 40 vergini (dette huri) pronte ad allietare i defunti uomini

19)  Le donne hanno la metà dei diritti degli uomini nelle testimonianze pubbliche (sura 2,282) e nelle eredità (sura 4,11)

20)   L’Islam considera la moglie come possesso (sura 3,14 del Corano)

21)  Maometto insegna che le donne sono mancanti di intelligenza e religione: “Io non ho mai visto qualcuno più deficiente di intelligenza e religione delle donne” (Al Bukhari 2,541)

22)  Maometto insegna che le donne sono di cattivo auspicio: “Dopo di me non lascio alcuna afflizione che sia più nociva agli uomini delle donne” (Al Bukhari vol. 7,33). Maometto ebbe 11 mogli.

23)   Un uomo può divorziare da sua moglie per mezzo di una dichiarazione pubblica, mentre la moglie non possiede tale diritto “Il ripudio vi è concesso due volte” (Sura 2,229)

24)  I bambini vanno educati secondo la religione del padre musulmano. Se lui divorzia da lei, egli otterrebbe la custodia dei bambini, e lei non rivedrebbe più i figli.

25)  La donna è proprietà del marito e deve sottostare a 6 regole della qiwamah, cioè custodia. 1) Non può ricevere estranei, regali, proprietà, senza il permesso del marito 2) Il marito può limitare i movimenti della moglie 3) La moglie non può contestare il marito 4) La moglie non può contestare al marito il diritto al concubinato (avere amanti) 5) Con il matrimonio accetta le regole della qiwamah 6) la moglie deve sottostare al diritto del marito di rivendicare in ogni caso la paternità

26)  Secondo Maometto la maggioranza dei dannati all’inferno sono donne

27)  Con la regola detta “djabr” il padre può far sposare la figlia con chi vuole lui (ma questo non è nel Corano)

28)  La donna come credente è pari all’uomo

29)  I musulmani venerano Maria e credono nella sua eccellenza e verginità, testimoniata nella Sura XIX del Corano, senza però considerarla Madre di Dio. Nel Corano la figura di Maria (Maryam) è preminente su tutte le figure altre femminili e viene ricordata più volte, oltre alla presenza nel capitolo 19 a lei intitolato; è anche l’unica donna citata nel Corano con un nome proprio. I musulmani la chiamano Sayyida, che significa Signora, Padrona” e corrisponde al termine cristiano “Madonna” (Mea Domina – Mia Signora)

30) “Gli uomini sono preposti alle donne, perché Allah ha elevato alcuni di loro [esseri umani] su altri, e per il fatto che essi spendono [per esse] dei propri beni. Le [donne] probe sono dunque devote, salvaguardano in assenza [dei propri mariti, i loro diritti e la propria castità], per ciò che Allah ha preservato [per esse]. E quelle di cui temete la ribellione, ebbene, [prima] consigliatele, [e se ciò non dovesse rivelarsi efficace] abbandonatele nei [loro] letti, [e se anche questo non dovesse essere sufficiente] battetele. Se poi vi obbediscono, non cercate, contro di esse, [alcuna] via [per opprimerle]. In verità, Allah è sublime, grande”.

31) Picchiare la moglie è un evento presente in tutte le culture, ma solo nell’Islam è santificato da una autorizzazione di Dio. Amnesty International riporta che “secondo l’Istituto di Scienze Mediche del Pakistan, oltre il 90% delle donne sposate riferiscono di essere state prese a calci, schiaffeggiate, picchiate, o sottoposte ad abusi sessuali quando i mariti non erano soddisfatti della loro cucina o della pulizia della casa, o quando si dimostravano ‘incapaci’ di rimanere incinte o avevano partorito una femmina invece di un maschio”. In Tunisia picchiare la moglie viene sanzionato con 5 anni di carcere.

32) La Sharia (Legge Islamica) stabilisce che nei matrimoni misti “i bambini seguiranno la migliore tra le due religioni dei genitori”, la quale, nel tuo caso, sarebbe considerata l’Islam. Il Corano afferma che l’Islam è l’unica vera religione: “La religione presso Dio è l’Islam.” (Sura 3:19). Dei non-musulmani non possono essere tutori di musulmani: “O voi che credete! Non preferite prender per patroni gli infedeli piuttosto che i credenti.” (Sura 4:144). Se la moglie sopravvive al marito musulmano e le sue proprietà si trovassero in un paese islamico, la legge islamica verrebbe applicata. La moglie che non si è convertita all’Islam non eredita nulla, mentre la moglie che si è convertita all’Islam eredità molto poco. Secondo il Corano una moglie non eredita tutto il patrimonio di suo marito. Se il marito morisse non lasciando eredi, lei percepirebbe un quarto del suo patrimonio, e i suoi genitori, i fratelli, gli zii etc. percepirebbero il resto. Se il marito deceduto lasciasse eredi allora la moglie percepirebbe un ottavo e i figli il resto, un figlio maschio eredita il doppio di una femmina: “Ed esse (mogli) avranno a loro volta un quarto di tutto quel che voi morendo lascerete, se non avete figli; ché se li avrete, ad esse spetterà un ottavo, dopo che siano stati pagati eventuali lasciti o debiti.” (Sura 4:12).

INDUISMO

 1)    La  dottrina religione sostiene che non si è veramente adulti senza un figlio maschio

2)    La donna indù è tenuta a 3 obbedienze: a) al padre b) al marito c) ai propri figli

3)    Nella sterminata campagna indiana – in centinaia di villaggi – è molto diffuso l’infanticidio femminile eseguito allattando la neonata con un seno cosparso di veleno

4)    Secondo i Rig Veda (scritture sacre indù): “Un figlio deve sempre servire sua madre anche se lei è una fuori casta”

5)    Il professore è equivalente a dieci insegnanti, il padre è equivalente a cento professori, la madre è molto più di un migliaio di padri, nell’onore” (Rig Veda)

6)    “Tutti i peccati sono espiabili, ma chi ha maledetto la madre non sarà mai liberato” (dal ciclo di reincarnazioni detto samsàra)

7)    “Un padre fuori casta può essere perdonato, ma non la madre. Lei non è mai una fuori casta per il figlio”

8)    Esistono migliaia di divinità femminili

9)    Secondo il Mahatma Gandhi “Le donne costituiscono la metà migliore dell’umanità”

10)   Nei testi sacri la donna è pari all’uomo

11)  Nel 1829 venne abolita la pratica della “sati”. Una vedova si immolava da viva sulla pira funeraria del marito a simbolo del suo essere priva del suo valore in sé, senza il marito. Questa pratica è ancora in uso in forma clandestina nell’India rurale. E’ segno di amore immortale e purifica la coppia dai peccati accumulati

12)   Le vedove e le divorziate possono risposarsi, ma vanno incontro a disapprovazione sociale e pesanti obblighi economici. Il divorzio (manusamhita) è lecito se il marito è diventato un asceta, un fuori casta, è disperso, è un impotente, è un traditore.

13)  Le vedove devono vestire un sari bianco (lutto) e rinunciare a ornamenti, compreso il punto rosso (bindi) sulla fronte, segno di buon auspicio. Le vedove devono dedicarsi solo a obblighi religiosi.

14)  La dote rappresenta ancora il lato più tragico della condizione femminile indiana. Il matrimonio ha conservato il carattere di affare economico. Esiste una specie di “borsa” dei potenziali mariti: più elevato è il loro grado sociale, più elevata è la dote richiesta. Spesso, dopo il matrimonio, la famiglia del marito esige altri beni, ma quella dello sposo è ormai dissanguata. La sposa allora viene bruciata solitamente dal marito della suocera, anche se poi gli assassini dichiarano che la donna è morta ustionata accidentalmente mentre era in cucina. Tra il 1975 e il 1978 sono state uccise in questo modo 5425 donne in tutta l’india.

15)   Sita, la moglie del dio Rama è l’ideale femminile, anche se un po’ in declino. Sempre obbediente e pronta a soddisfare i desideri del suo signore

16)  Nell’induismo nepalese la Kumari è una dea bambina in carne e ossa. E’ nata nel 2006 a Kathmandu (Nepal). Abita in una casa-tempio a lei dedicato a Kathmandu, servita e riverita come dea. Protegge la monarchia nepalese e la nazione. Ha venti milioni di seguaci indù e buddhisti. E’ l’incarnazione della dea Taleju. Ma solo sino alle prime mestruazioni, segno di umanità. Taleju da quel momento si cerca un’altra bambina in cui incarnarsi (avatara). La Kumari – così viene chiamata – deve avere le “32 perfezioni”. Non deve avere difetti fisici, dev’essere bella, non vede avere mai avuto perdite di sangue, ferite o cicatrici. La Kumari non può piangere, mostrarsi disinteressata o irrequieta, e non deve muoversi durante i riti. Questi gesti sono causa di grandi e gravi sciagure per il Nepal. Non è facile diventare la dea bambina. Tra le 32 caratteristiche che deve avere ci sono anche: organo sessuale non sporgente, una bella ombra, ciglia come quelle di una mucca, guance come quelle di un leone, lingua piccola, cosce di daino e corpo come un albero di banano. I Kumarimi, col loro capo – il Chitaidar – si occupano di ogni necessità e desiderio della Kumari e devono istruirla sui suoi obblighi cerimoniali. Dal 2008 la Kumari è Matina Shakya, 6 anni. Non può ricevere cure da un medico e non deve mai perdere sangue se non vuole essere detronizzata perché  significa che la Dea Taleju ha abbandonato il corpo mortale. La Kumari viene scelta tra le caste più alte delle famiglie buddhiste Newar residenti a Kathmandu da almeno tre generazioni.

BUDDHISMO

 1)    Secondo il canone Pali delle scritture sacre buddhiste, un essere si reincarna donna se ha fatto qualcosa di grave nella vita precedente. Esiste il detto: “Ho ottenuto un corpo di donna perché ho commesso il male in una passata esistenza”

2)    Il Buddha storico (il principe indiano Siddartha Gautama) diceva: “Io non conosco, o monaci, altra forma che sia così attraente, così eccitante, così inebriante, così avvincente, così seducente così contraria alla vita serena, come proprio la forma della donna. A causa della sua forma, gli esseri sono avvinti, attratti e arsi nel fuoco della brama e della passione e gemono a lungo sotto l’incendio della forma femminile. Io non conosco, o monaci, altra voce, altro odore, altro sapore, altro contatto che sia così attraente, così eccitante, così inebriante, così avvincente, così seducente, così contrario alla vita serena, come proprio la voce, l’odore, il sapore, il contatto della donna. A causa della voce, dell’odore, del sapore, del contatto della donna gli esseri sono vinti, attratti e arsi nel fuoco della brama e della passione, e gemono al lungo sotto l’incanto del contatto femminile. Che la donna si muova o stia, che sieda o giaccia, che rida o parli, che canti o pianga, che sia vestita o nuda; persino come cadavere la donna avvince il cuore dell’uomo”

3)    Buddha non condanna la donna in sé, ma la donna come fonte di piacere. Condanna il sesso maschile e femminile e quindi anche il potere di seduzione della donna, non perché lo consideri impuro, contaminante o osceno, ma perché lo ritiene la radice principale di quell’attaccamento alla vita che, attraverso le generazioni, perpetua la condizione di essere nel mondo e vincola di conseguenza l’individuo al suo dolore, alla sua cieca ignoranza, al ciclo di reincarnazioni. Nel buddhismo, tutto è dolore e il dolore si combatte e eliminando i desideri

4)    Secondo le scritture sacre buddhiste la donna può giungere all’illuminazione, ma non può esserci un Buddha donna (secondo la Bahudhātuka-sutta). Però nell’iconografia tantrica del ramo Vajrayana vi sono Buddha femminili come la Vajrayogini.

5)    La donna può essere monaca buddhista. La prima fu Mahapajapati Gotami, zia e matrigna di Siddartha Gautama.

6)    Nel Buddhismo tibetano è prevista la poliandrìa adèlfica, in cui una donna si sposa con un uomo e tutti i componenti maschili della famiglia del marito

 CONFUCIANESIMO

1)    Confucio diceva: “Non è conveniente avere a che fare con le donne e con le persone di bassa condizione. Se si dimostra loro troppa amicizia, diventano turbolente; se le si tiene a distanza, sono piene di risentimento”

2)    La dottrina confuciana, innalzata a ideologia di stato, unica ufficiale e obbligatoria, ha imposto alle donne solo doveri. Ha tollerato l’uccisione delle neonate e tramandato nei secoli il detto: “Se una donna no ha nessuna qualità, questa è la sua virtù”

3)    Confucio diceva: “Picchia tua moglie una volta al giorno. Tu non sai perché, ma lei sì”.

4)     Il catechismo della moglie perfetta è il libro “I precetti delle donne”, scritto nel I Secolo dalla Dama Pan. Nel manuale è detto che il primo dovere della donna dev’essere quello di restare assolutamente sottomessa al marito e di applicare tutto il suo ingegno per piacergli mettendo in pratica quotidianamente questi 3 doveri: A) Essere umile, compiacente, rispettosa e piena di riverenza. Porsi dietro agli altri Non parlare dei propri meriti e non discutere e difendere le proprie mancanze. Sopportare i rimproveri e le mancanze di riguardo. Agire in ogni circostanza con circospezione. Questo comportamento dimostra la sottomissione della donna. B) Alzarsi presto, coricarsi tardi. Non sottrarsi alla fatica dal’alba al tramonto. Non discutere dei propri affari privati. Metter lo stesso impegno nei compiti difficili e facili. Essere pulita e ordinata. Questo si chiama essere donna diligente. C) Comportarsi opportunamente, rispettando le forme, nel servire il marito. Essere serena e padrona di se stessa, evitando gli scherzi e il riso. Dedicarsi con ogni cura da offrire agli antenati. Questo si chiama essere degna di continuare la discendenza del marito.

 Giorgio Nadali

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Il primo presidente mormone. Curiosità sulla fede mormone

di Giorgio Nadali

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Mitt Romney sta per diventare il primo presidente mormone. Almeno questa è la speranza del sottoscritto e di metà dell’elettorato degli USA, spaccato a metà sino all’ultimo. Il 45° presidente degli Stati Uniti d’America. Dopotutto è anche l’uomo più potente del mondo. Il presidente di tutti. Quanto inciderà la sua fede sulle scelte politiche? E’ presto per dirlo. Di sicuro difesa della vita umana. No all’aborto. Difesa della famiglia. No ai matrimoni gay. Economia più forte. Maggior decisione verso Cina, Russia e soprattutto la minaccia nucleare iraniana… Insomma, un vero presidente. Di certo i politici USA – a differenza dei nostri – si dichiarano orgogliosamente uomini di fede. La libertà religiosa infatti è uno dei capisaldi della Costituzione americana. Mitt non ha mai citato espressamente la LDS – Latter-Day Saints Church – La Chiesa (Mormone) di Gesù Cristo e dei Santi degli Ultimi Giorni – http://www.lds.org/?lang=ita la sua chiesa, ma ha più volte inserito la sua fede nei suoi discorsi e dibattiti. Qualche curiosità sulla fede mormone, con grande rispetto e simpatia. Una religione non la si commenta. La si rispetta e la si ammira. Sempre.

Le “mutande” sacre

I mormoni hanno le mutande sacre.  Durante il “rituale della dote” (endowment ritual) presso un tempio mormone, uomini e donne ricevono dei mutandoni (sacri) del tipo costumi da bagno dell’Ottocento, che li proteggeranno dai mali fisici e spirituali e li renderanno “degni”. Proteggono anche da Satana. Andranno sempre indossati. Sono lunghi, con maniche corte, bianchi, col ricamo di un antico simbolo massonico: la squadra del carpentiere. La Chiesa istrusice i suoi membri a indossare le mutande sacre giorno e notte. Non vanno rimosse per attività che ragionevolmente possano essere svolte con le mutande sacre idossate. In alcuni casi possono essere tolte, ma insossate subito dopo l’attività – ad esempio il nuoto. Non bisogna metterle in modo che si possano indossare sopra indumenti immodesti lasciando scoperte le spalle e i fianchi. Ai membri della Chiesa viene anche raccomandato di mantenere pulite le mutande sacre e di non esporle a chi non ne capirebbe il significato. Prima di disfarsi di un vecchi paio di mutande sacre bisogna rimuovere i segni sacri sopra di esse. Dopo aver fatto questo non sono più sacre. Lo scopo delle mutande sacre è di ricordare costantemente le riunioni nel tempio, proteggere contro il male e le tentazioni e da ultimo, servono da espressione esteriore di un impegno interiore di seguire Gesù Cristo. I Mormoni usavano un tempo per la preghiera di dotazione (vedi sotto) le parole in lingua adamitica “Pay Lay Ale” (probabilmente drivanti dall’ebraico “pe le-El” cioè “bocca a Dio”) ora rimpiazzate dalla traduzione in lingua locale. I mormoni sono 13 milioni nel mondo in 150 Paesi. 18.400 in Italia. Sede principale è l’enorme tempio di Salt Lake City, Utah  (USA). La Chiesa è stata fondata da Joseph Smith il 6 aprile 1830 nello stato di New York (USA).  John Smith aveva quattordici anni. Gli apparve un angelo. Correva l’anno 1819. Il messagero celeste gli disse di non entrare in alcuna chiesa perché tutte le loro credenze erano sacrileghe. Tre anni dopo seguì un’altra visione celestiale. L’angelo Moroni gli ordinò di recarsi sul colle Cumorah. Fu per lui una specie Monte Sinai nello stato di New York. Là ricevette un libro scritto in egiziano riformato su lamine d’oro. Dalla sua traduzione nacque nel 1830 il libro di Mormon e la Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli Ultimi Giorni. Il successore di Smith, Brigham Young morì lasciando diciassette mogli e ben cinquantasei figli. Dal 1890 venne  sospeso il matrimonio plurimo.

La cerimonia della dotazione

E’ la cerimonia rituale per preparare i partecipanti a divenire re, regine, sacerdoti e sacerdotesse nella vita eterna. Durante il rito i partecipanti prendono parte ad una rappresentazione della creazione biblica e della caduta di Adamo e Eva. Vengono insegnati gesti altamente simbolici e parole d’ordine necessarie per accedere al Paradiso, al quale sono di guardia gli angeli. Queste parole d’ordine e questi gesti non possono essere rivelati ai non Mormoni. La cerimonia comprende anche il “lavaggio e unzione con olio“ durante la quale ricevono un nuovo nome da non rivelare se non a un certo momento della cerimonia. Il rito è officiato da un membro dello stesso sesso di colui che deve essere iniziato. Il rito culmina con la vestizione con gli indumenti intimi del tempio – le mutande sacre – che andranno indossati sotto i propri vestiti per tutta la vita.

Kolob. La stella dove vive Dio

Per i Mormoni (Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli Ultimi Giorni) Kolob è il nome della stella (o pianeta) più vicino al trono di Dio. E’ menzionata nel “Libro di Abramo”. Non esiste in astronomia. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono 3 dei, non un unico Dio. Per questo e altro molti affermano che i mormoni non siano cristiani. 

Dio un tempo era un uomo. I maschi possono divinizzarsi, le donne no

Joseph Smith, il fondatore (1822) della Chiesa di Cristo e dei Santi degli Ultimi Giorni, detta anche Chiesa Mormone, dal loro libro di Mormon, scrisse: “Dio un tempo era come noi siamo ora, è un uomo innalzato che siede sul trono nei cieli… Se doveste vederlo come egli è oggi, lo vedreste come uomo con l’aspetto di ogni persona, l’immagine di uomo. Voglio dirvi come Dio divenne Dio. Voi pure dovete divenire Dio, e re e sacerdoti di Dio, come tutti gli dei hanno fatto prima di voi” ( Joseph Smith – King Follett Discourse, pp. 8-10). Al principio il capo degli dei convocò un concilio degli dei che si riunirono e progettarono un piano per popolare la terra… (Joseph Smith – Journal of Discourses,  6:5). (Dio) Padre ha un corpo di carne e ossa tangibili come quelle dell’uomo (Joseph Smith – Doctrine of Covenants – 130:22). Queste tesi sono smentite dal Cristianesimo. Bastino i passi biblici di Osea 11,9: “Io sono Dio, non un uomo” o Numeri 23,19: “Dio non è un uomo”.  Quanto all’uomo che si divinizza, San Paolo scrive “Siamo solo uomini, umani come voi” (Atti 14,14) e ancora in Atti 12,21-23 è narrata la fine di Erode, il quale “roso dai vermi, spirò”, punito da Dio perché non gli aveva reso gloria.

Il Giardino dell’Eden

Eden in ebraico vuol dire delizia. Il Giardino biblico delle delizie di Adamo ed Eva, prima del peccato originale esiste. Secondo gli insegnamenti dei Mormoni il Giardino dell’Eden si trovava nelle vicinanze dell’attuale Independece, cittadina statunitense nello stato del  Missouri. Dopo il peccato originale i progenitori si trasferirono in un luogo chiamato Adam-ondi-Ahman, sopra Grand River, sempre nel Missouri, nella contea di Daviess. Il luogo è ora proprietà della Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli Ultimi Giorni. I Mormoni.  

E’ proibito fidanzarsi prima dei diciannove anni

Sino a diciannove anni un uomo non deve interessarsi di una ragazza. Per i due anni successivi di missione (itinerante) vi sono regole ferree: niente flirt, distanza minima di “un braccio” da una donna, purezza di pensieri e vicinanza del compagno assegnato per la missione.  La castità è di fondamentale importanza. Non esiste peccato peggiore della lussuria. «La castità è la cosa più cara e preziosa». (Libro di Moroni 9:9) Le donne possono indossare solo abiti a manica lunga. I peccati sessuali hanno la stessa gravità dell’omicidio perché profanano il “sacro potere che dà la vita”. Chi non è casto gioca con la vita, proprio come l’omicida. 

(Encyclopedia of Mormonism, Vol. 1. “Dating and Courtship”, Brent C. Miller,  H. Wallace Goddard, 1994)

Matrimonio tra una mormone e un defunto per salvare la sua anima

La salvezza è riservata solo ai mormoni sposati. Se non condividete la loro fede, niente paura. E’ possibile evitare la dannazione in un modo un po’ macabro, ma molto efficace: i defunti non credenti ai quali è stata trovata una sposa mormone si salvano. Facendo testamento, non dimenticate quindi di chiedere che vi sposino (da morti) ad una loro fedele. Per loro queste nozze tra vivi e defunti sono un fatto normalissimo.

Il peggiore peccato è la lussuria    

Qualsiasi attività sessuale al di fuori del matrimonio è peccato. Masturbazione, rapporti prematrimoniali, petting… Dio ha stabilito che solo la famiglia con figli sia la strada giusta da seguire. Per prevenire tentazioni i Mormoni devono sempre lasciare socchiusa la porta di una toilette. Non guardarsi mai allo specchio. Non stare nella vasca da bagno per più di cinque minuti. Non toccare mai le parti intime se non per normale igiene personale. Chi cade nel peccato di masturbazione deve sempre portare con sé un calendario tascabile e segnare in nero i giorni in cui cede alla tentazione. A letto occorre essere coperti il più  possibile da indumenti e nel caso la tentazione al peccato insorga è necessario gridare “Basta!” oppure stringere forte il libro di Mormon. In casi estremi il fedele deve dormire con una mano legata al letto. Questi consigli sono presenti nel manuale Amore contro lussuria (1974) di Spencer W. Kimball, storico profeta della Chiesa Mormone di Gesù Cristo e dei Santi degli ultimi giorni. Kimball inoltre ammonisce il masturbatore del pericolo di divenire omosessuale e ricorda che i rapporti prematrimoniali sono un gravissimo peccato. Il piacere dei rapporti coniugali, infine, deve essere quello di procreare nuove anime. Il sesso orale o anale sono considerati perversioni anche nel matrimonio. Il 2 marzo 1982 il giovane sedicenne Kip Eliason si suicidò soffocandosi nel garage di casa, lasciando al padre una lettera con la quale esprimeva odio per se stesso per non riuscire a smettere di masturbarsi. Nel manualetto mormone per adolescenti Passi per superare la masturbazione si raccomanda di evitare il più possibile la solitudine e di troncare l’amicizia con un amico che si masturba. Costui può condurre a più grandi perversioni.

Le visite di San Giovanni Battista negli Stati Uniti

Otto Fetting (1871-1933) fu un apostolo della Chiesa di Cristo (Tempio di Lot), talvolta chiamati “Hedrickiti”, visitati – secondo loro – da San Giorvanni Battista per 30 volte dal 1927 al 1933. Il Battista diede istruzioni a Otto Fetting riguardo alla dotrrina e alle pratiche dell’organizzazione del “Tempio di Lot” insieme all’ordine di iniziare a costruire un tempio e le sue dimensioni. Dopo aver inizialmente accettato undici delle rivelazioni di Otto Fetting, Tempio di Lot rifiutò il dodicesimo messaggio, e questo portò Fetting a fondare la Chiesa di Cristo Fettingita. Alcune parti di essa di essa divennero la Chiesa di Cristo col Messaggio di Elia, la Chiesa di Cristo Restaurata e La Chiesa di Cristo ad Halley Bluff. Sono tutte Chiese derivate dalla Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli Ultimi Giorni (Mormoni) mutande   

La stretta di mano per riconoscere uomini, angeli e demoni

E’ chiamato “Il segno certo del chiodo” (“The Sure Sign of the Nail”). E’ una particolare stretta di mano che si fa mettendo l’indice della mano sul polso dell’altra persona (nel punto dove si suppone Cristo fu crocifisso).[1]

Serve per capire diverse cose della persona alla quale si dà la mano. Per prima cosa dare la mano normalmente. Una persona normale la stringerà. Provare ora la stretta di mano segreta. Se l’altra persona è un angelo, saprà come rispondervi correttamente. Se l’altra persona è un demone, sarà possibile scoprirlo dalla sensazione che genera.

Nella Doctrine & Covenants (sezione 129) del fondatore Joseph Smith, troviamo scritto:

 

1) Vi sono due tipi di esseri celesti, detti Angeli, che sono persone risorte, dotate di corpo in carne e ossa.
2) Per esempio, Gesù disse: “Toccatemi e guardate, un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho».
3) In secondo luogo vi sono gli spiriti degli uomini giusti resi perfetti, coloro che non sono risorti, ma che ereditano la stessa gloria.
4) Quando un messaggero arriva dicendo che ha un messaggio da Dio, offrigli la tua mano e chiedigli di stringerti la mano.
5) Se dovesse essere un Angelo, lo farà, e lo sentirai dalla sua mano.
6) Se dovesse essere lo spirito di un uomo giusto reso perfetto, egli verrà con la sua gloria, perché questo è il solo modo in cui egli può apparire.
7) Chiedetegli di stringervi la mano, tuttavia egli non si muoverà, perché ciò è contrario all’ordine del cielo, che non può tradire, ugualmente però consegnerà il suo messaggio.
8) Se dovesse essere il diavolo in veste di angelo di luce, quando gli chiederete di stringervi la mano, egli vi offrirà la mano e voi non percepirete nulla, potrete dunque individuarlo.
9) Queste sono le tre grandi chiavi per sapere se ogni intervento è da Dio.

 
Joseph Smith, Nauvoo, Illinois, 9 Febbraio, 1843. History of the Church 5:267.


[1] Stranamente assomiglia alla stretta di mano degli affiliati alla Massoneria.

 Notizie tratte da:

Giorgio Nadali, “Il curioso soprannaturale. Misteri, segreti e curiosita’ soprannaturali, Edizioni Lampi di Stampa, Milano, 2012, ISBN: 978-88-488-1416-4