C’eravamo tanto amati. Poi arrivò Facebook

Facebook è causa di un numero sempre più alto di divorzi e di cyber dipendenza

 di Giorgio Nadali

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Facebook dà dipendenza ed è causa di divorzi. Non esistono testi scientifici in italiano, ma il libro “Facehooked. How Facebook affects our emotions, relationships and lives” di Suzana E. Flores (2014) è molto chiaro: Facebook ha un impatto molto forte sulle nostre emozioni e sulla modifica dei nostri comportamenti, sino ad arrivare anche alla dipendenza. L’Istituto psicoterapico Watson di Torino  paragona la dipendenza da Facebook “agli altri tipi di dipendenza. In coloro che soffrono quella da alcool o droghe, per esempio, la relazione con le sostanze ha la precedenza su altri tipi di rapporti più funzionali e altri aspetti delle loro vite. Colui che soffre di una dipendenza da qualcosa, trova in quella cosa ciò che lo fa star bene. Così avviene anche per Facebook: la persona sceglie un piacere temporaneo alle più profonde relazioni reali e, come negli altri tipi di dipendenze, perde il controllo sul proprio comportamento, vivendo in funzione della possibilità di collegarsi alla rete. Un’ altra possibile causa della dipendenza da Facebook è quella dovuta all’uso di questo social network come “auto-medicazione” per altri sintomi e disturbi. Alcune persone che soffrono di depressione, isolamento o disturbi d’ansia possono cercare di risolvere le loro problematiche utilizzando Facebook: il mondo virtuale diventa un posto in cui si sentono più sicuri e tranquilli perché intermediati dallo schermo e non esposti ai rapporti umani reali”.

Uno studio, pubblicato sul Journal of Cyberpsychology, Behavior and Social Networking, ha scoperto che le persone che usano Facebook più di una volta all’ora hanno maggiori probabilità di “sperimentare conflitti relativi a Facebook con i loro partner romantici“. Tale conflitto potrebbe quindi portare a una rottura Lo studio, condotto da Russell Clayton, studente di dottorato presso la School of Journalism dell’Università del Missouri, e dai suoi colleghi dell’Università Hilo e St. Mary’s University di San Antonio, ha esaminato 205 utenti di Facebook di età compresa tra 18 e 82 anni. Di quelli intervistati, il 79 percento riferiva di avere una relazione romantica, mentre studi precedenti avevano dimostrato che più una persona utilizza siti di social media come Facebook, per monitorare i propri partner. Lo studio di Clayton è stato il primo a dare un’occhiata al tasso di rotture delle relazioni di coppia.

Clayton ha ipotizzato che un uso più frequente dei social media e il monitoraggio del proprio partner potrebbero portare a incomprensioni e sentimenti di gelosia. Lo studio sembra aver dimostrato tale ipotesi osservando una forte correlazione tra l’uso di Facebook e la stabilità delle relazioni. Clayton ha scoperto che – per la maggior parte – la correlazione deriva probabilmente dalla gelosia e dalle argomentazioni sui partner del passato legati ai social media. Naturalmente, lo studio ha anche scoperto che i social media consentono agli utenti di riconnettersi con gli altri, compresi gli amanti del passato, che potrebbero portare a barare emotivamente e fisicamente.

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Lo studio di Clayton non è il primo del suo genere. Nel 2012 Divorce-Online UK ha intervistato avvocati britannici divorzisti per stabilire se esistesse una connessione aneddotica tra uso dei social media e divorzio. Secondo tale indagine, circa un divorzio su tre è il risultato di disaccordi relativi ai social media. Allo stesso modo, un sondaggio del 2010 dell’American Academy of Matrimonial Lawyers (AAML) ha rilevato che quattro su cinque avvocati hanno utilizzato prove derivate da siti di social network in casi di divorzio, con Facebook primo fra tutti.

La prima cosa da fare è discutere i pericoli dei social media in una relazione con il proprio partner. Cercare di accettare i limiti di utilizzo appropriati, evitare di ficcanasare l’uno con l’altro e assicurati di passare più tempo a interagire di persona che a monitorare ciò che il resto del mondo sta facendo sui social media.

Certo, se è già troppo tardi per evitare l’inevitabile, puoi almeno minimizzare parte del danno. Spesso, i legali di divorzio e di diritto di famiglia utilizzano le pubblicazioni su Facebook, Twitter, Instagram e molti altri siti di social network come prova. Ad esempio, i post e le foto che descrivono la vita sociale di un partner potrebbero arrivare a un giudice come un disprezzo per responsabilità, uso eccessivo di droghe o alcol o altri comportamenti che potrebbero compromettere gli interessi di quella persona quando si tratta di tenere alimenti, custodia o divisioni di attività.

Dovrebbe diventare un’abitudine quella di censurare te stesso sui social media. Pensa al tuo potenziale pubblico prima di postare qualsiasi cosa, anche nei momenti più felici. Se ci sono già cose online che preferiresti non fare comparire in un procedimento giudiziario o in un colloquio di lavoro, dovresti eliminarle immediatamente. Se qualcun altro pubblica foto imbarazzanti o commenti, semplicemente elimina, annulla o chiedi al conoscente di rimuovere gentilmente il post incriminato. I siti sociali hanno anche creato più strumenti per segnalare contenuti che non controlli, ma che riguardano te o ti descrivono e che ritieni non lusinghieri o offensivi. Oggi molti avvocati di divorzio e diritto di famiglia sono diventati esperti nell’affrontare le conseguenze dei social media nelle relazioni.


Immagini rubate. Il vizietto dei social network

di Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it

Madre natura non è stata generosa con te? Vuoi apparire come un’attrice o una modella e fai la badante? Niente paura. Basta cercare sulla Rete un’immagine da spacciare come tua e postarla sul tuo profilo di Facebook, Badoo, ecc. Decine di questi siti hanno diversi profili con immagini personali assolutamente false. Sostituzione di persona, direbbe il magistrato. Una  leggerezza da codice penale. Art. 494: Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all’altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri un falso nome, o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici, è punito, se il fatto non costituisce un altro delitto contro la fede pubblica, con la reclusione fino a un anno. Fortunatamente c’è il modo di smascherare i truffatori e i ladri di immagini. Google offre questo servizio alla pagina http://www.google.it/imghp?hl=it&authuser=0&tab=wi cliccando sulla macchina fotografica e inserendo l’immagine sospetta. Si avranno tutti i siti dove è stata posta l’immagine. Su Badoo diverse donne si spacciano per meno note showgirls rumene o altro. In questa pagina http://badoo.com/0249374562/?r=36&p=8 una signorina rumena spaccia le foto di due showgirls rumene diverse come sue per l’immagine del profilo, allo scopo di ottenere appuntamenti. Di certo non ha le caratteristiche delle interessate: Andreaa Berecleanu (presentatrice rumena) e Nicoleta Luciu (showgirl rumena). Per queste prodezze sia Facebook che Badoo chiudono il profilo. Prova a vedere se qualcuno si spaccia per te. Grottesco vedere che la foto della tua ex (straniera) venga usata come immagine del profilo di fanciulle (italiane) meno dotate. Oltre al danno, la beffa.  A proposito, non usate più questa foto. La vera titolare ha già fatto abbastanza danno dal vivo a suo tempo… Meglio dimenticare…. Vorresti essere come lei ? Credimi, è meglio di no.

Giorgio Nadali

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