La fisica della preghiera

DALLA SPIRITUALITÀ ALLA SCIENZA

Le recenti scoperte della fisica quantica confermano quanto professato da secoli dalle dottrine spirituali: esiste un Principio Primo da cui tutto ha origine, si chiami Dio o Campo Quantico. Ma cos’è la preghiera? È riconciliazione. È abbandonare momentaneamente la condizione di inferno o purgatorio in cui viviamo e affacciarci al Paradiso. È elevare la propria anima per entrare in sintonia con il divino

prayQuando preghiamo, cosa facciamo realmente? Per rispondere, dobbiamo innanzitutto fare un po’ di chiarezza su cosa sia la preghiera e su chi – o cosa – pregare. Recitare meccanicamente il Padre Nostro o l’Ave Maria, anche cento volte, anche mettendoci in ginocchio e con le mani giunte, mentre però pensiamo a cosa faremo appena finito, non è preghiera.
Riusciamo invece a stare concentrati? Bene. «Dio, dammi» non è preghiera. «Dio, fammi» non è preghiera. «Se mi darai… prometto che…» tanto meno è preghiera. Chiedere non è sbagliato, anzi, questa funzione è connaturata nella preghiera. Gesù stesso ha detto: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Luca, 11:9). È il modo che non va. Non stiamo chiamando la pizzeria sotto casa per un’ordinazione. Anche se ruecitiamo la parte degli umili o dei cani bastonati, così non va. Preghiera è riconciliazione. È abbandonare momentaneamente la condizione di inferno o purgatorio in cui viviamo e affacciarci al Paradiso. È elevare la propria anima a Dio ed entrarci in sintonia.

Ma chi preghiamo quando ci rivolgiamo all’Altissimo?
GodGià, Dio. Se saper pregare non è cosa semplice, ancor meno lo è farsi un’idea di chi, o cosa, Dio sia. Abbandonata l’idea, forse un po’ ingenua, di un’entità creatrice separata e distinta dal proprio creato, possiamo intanto affermare con certezza che Dio è in ogni luogo: “Io non riempio forse il cielo e la terra?”, dice il Signore (Geremia, 23:23,24). Inoltre, possiamo anche affermare che Dio è l’Unità, il Tutto, il non manifesto da cui ha origine ogni manifestazione. Padre, Figlio e Spirito Santo, la prima forma di manifestazione che origina da Dio (e che ritroviamo nel triangolo dei tre Superni formato da Kether, Chocmah e Binah nella Cabala ebraica), sono tutte emanazioni di Dio e: “Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò che è il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura” (Concilio di Toledo XI, anno 675, Symbolum: DS 530). “Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la sostanza, l’essenza o la natura divina” (Concilio Lateranense IV, anno 1215, Cap. 2, De errore abbatis Ioachim: DS 804).

E’ possibile un punto di incontro tra scienza e spiritualità?
Da sempre, le questioni legate allo spirito sono state ad esclusivo appannaggio delle religioni. A questo livello, non fa differenza parlare di Cristianesimo, di Islamismo, di Induismo, Buddhismo o Taoismo. Sono tutte religioni che riconoscono l’esistenza di un Principio Creatore e che quindi dicono fondamentalmente la stessa cosa, anche se con lingue diverse, perché diverse le culture all’interno delle quali sono nate.
Di recente però anche la scienza ha cominciato ad interessarsi alle questioni dello spirito. Non parliamo chiaramente degli scienziati figli di Cartesio, di quelli che basano la conoscenza del mondo su una struttura fatta di elementi misurabili, di quelli che hanno una concezione dualistica del mondo e che tendono per questo più a separare che a unire. Parliamo invece di coloro che cercano un punto di incontro tra scienza e spiritualità, il fil rouge che lega tutto quanto, con ben chiara in mente l’idea che la scienza, con tutti i suoi limiti, non è altro che un piccolo strumento che può solo aiutare a comprendere qualcosa di più grande.
In questo quadro, la fisica quantistica è la scienza che, per chi ha la capacità di vedere, offre una risposta concreta al funzionamento di tutti quei fenomeni che non trovano fondamento nella concezione deterministica del mondo alla quale, bene o male, ciascuno di noi è stato addestrato fin dalla nascita.

La Coscienza Cosmica è energia in potenza
«Tutta la materia non esiste che in virtù di una forza che fa vibrare le particelle e mantiene questo minuscolo sistema solare dell’atomo. Possiamo supporre al di sotto di questa forza l’esistenza di uno Spirito Intelligente e cosciente». Con queste parole, il fisico Max Planck (1944) anticipava il concetto di ciò che oggi è conosciuto come Campo Quantistico, il campo di energia che occupa lo spazio che ingenuamente riteniamo vuoto e che lo attraversa con le sue fluttuazioni. IProsperityl Campo Quantistico è un mezzo continuo, un’entità che esiste in ogni punto dello spazio e che regola la creazione e l’annichilazione delle particelle. In altre parole, tutto ciò che conosciamo, tutto quanto esiste, emerge dal Campo Quantistico. Per fare un parallelo con le dottrine spirituali che ci parlano di un Dio creatore, il Campo è l’Akasha (l’etere, in lingua sanscrita), il corpo e la mente di Dio; è l’Ain Soph Aur della Cabala ebraica; è ciò che tutto contiene e dal quale tutto origina; è ciò che anticipa l’esistenza di qualsiasi cosa; è la Coscienza cosmica; è il non manifesto. Niente esiste prima di emergere dal Campo. E allo stesso tempo, nel Campo sono contenute tutte le possibilità di manifestazione di ciò che chiamiamo realtà. Ogni singola particella emerge dal campo quantistico, per poi aggregarsi nella realtà che costruiamo istante dopo istante. Ma prima di emergere, prima di prendere forma, prima di occupare uno spazio in un determinato momento, la particella è solo un’onda di possibilità. Possibilità per la Coscienza Cosmica di manifestarsi, di prendere forma. La Coscienza Cosmica è energia in potenza, senza spazio e senza tempo. E poiché sia lo spazio che il tempo originano dalla Coscienza, la Coscienza è collegata a ogni sua manifestazione, indipendente dallo spazio e dal tempo. Ora, che il Campo Quantistico sia Dio è un’affermazione che non possiamo permetterci di fare, e alla fine è un’etichetta che lascia il tempo che trova. Ma qualche sospetto ci deve venire, perché tutta la serie di analogie che legano Dio al Campo sono una bella prova a sostegno.

Come, quando e perché la preghiera funziona
Dal punto di vista della fisica quantistica, pregare vuol dire comunicare col Campo e influenzarlo. Pregare vuol dire allora influenzare il Campo Quantistico per creare la realtà che desideriamo. Affinché ciò si verifichi, però, dobbiamo innanzitutto fare i conti con l’Ego, poi usare la giusta forma di comunicazione e infine mettere in conto che la nostra richiesta possa non trovare risposta. Ma andiamo per gradi.
the.power.of.prayerL’Ego è il più grosso ostacolo alla preghiera. Nel Vangelo si legge: “E [Gesù] gli domandò: «Come ti chiami?». «Mi chiamo Legione», gli rispose [l’uomo posseduto], perché siamo in molti»” (Marco, 5:9). I demoni cui si fa implicitamente riferimento in questo versetto sono i demoni rossi di Seth dell’esoterismo egizio (Kolpaktchy e Piantanida, 2003), chiamati anche difetti nel Buddismo Zen, o Ego nello Gnosticismo Ermetico. Gli Ego sono elementi negativi, entità psichiche che impediscono il risveglio della Consapevolezza, per la loro capacità di sequestrare il pensiero ed impedirgli così di contattare la Coscienza. Essi formano di fatto uno scudo che si interpone tra la nostra Mente e il nostro Sé Primordiale, la Coscienza Cosmica, il Campo Quantistico. La Coscienza può essere contattata soltanto in uno stato non ordinario di coscienza (Goswami, 2008), mettendo a tacere la Mente e tutte le strutture automatiche che la popolano, così da abbattere questo scudo.
Buddhist.meditationUna volta che siamo riusciti ad abbattere lo scudo degli Ego, per esempio con la meditazione, uno dei metodi più efficaci, è possibile comunicare in modo non-locale con la Coscienza, col Campo, e inviare la nostra richiesta. Ma per funzionare, la preghiera deve comprendere un intento, ciò che desideriamo, e un’emozione positiva, come amore, riconoscenza, gratitudine. La preghiera, se autentica, porta in sé la direzione dell’intento e la forza dell’emozione e del sentimento. Il risultato tangibile è la trasformazione della materia, la creazione di una specifica realtà. Afferma Gregg Braden: “Sono le emozioni i fattori che influiscono sulla materia di cui è fatta la realtà, è il nostro linguaggio interiore che cambia gli atomi, gli elettroni e i fotoni del mondo esterno”. E ancora: “È solo quando focalizziamo la nostra attenzione provando simultaneamente un sentimento verso l’oggetto della focalizzazione, che una realtà possibile diventa un’esperienza reale”.

Karma e preghiera
Infine, non pensiamo che ogni nostra richiesta possa essere accolta. Non dimentichiamo che il Campo Quantistico si manifesta nella realtà che conosciamo non solo attraverso le leggi della fisica, ma anche attraverso altre leggi, una delle quali è il Karma. Designs-should-have-balanceIl Karma è la legge dell’equilibrio che di fatto organizza non localmente, attraverso le vite, le emergenze del Campo Quantistico, i piani della Coscienza. Nel Campo regna l’equilibrio perfetto, perché in potenza in esso tutto è contenuto. Allo stesso modo, anche nelle molteplici forme di espressione della Coscienza nella materia, la tendenza è quella di mantenere un equilibrio, per la natura ondulatoria, e quindi ciclica, della Natura. Così, il Karma organizza non localmente le emergenze del Campo nel tempo, attraverso le incarnazioni, per far sì che venga mantenuto un equilibrio. Per questo motivo, se la richiesta che formuliamo nella nostra preghiera va in contrasto con quelli che comunemente chiamiamo debiti karmici, non riceveremo risposta.
È in quel momento che dovremo dimostrare di aver compreso che la nostra vita qui sulla Terra è solo il particolare di un disegno molto più grande di noi, ricordando e facendo nostre le parole che Gesù rivolge a Dio nel giardino del Getsemani, prima di essere crocifisso: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Giovanni, 12:27). Questa è la vera preghiera.

Per saperne di più
Braden, G. (2007). La Matrix Divina. Un ponte tra Tempo, Spazio, Miracoli e Credenze. Macro Edizioni, 2009.
Goswami, A. (2008). God Is Not Dead: What Quantum Physics Tells Us about Our Origins and How We Should Live. Hampton Roads Publishing Company, 2012.
Kolpaktchy, G. e Piantanida, D. (a cura di). Il libro dei morti degli antichi egiziani. Atanòr, 2003.
Planck, M. (1944). La natura della materia (The Essence/Nature/Character of Matter) Quelle: Archiv zur Geschichte der Max-Planck-Gesellschaft, Abt. Va, Rep. 11 Planck, Nr. 1797

Francesco Albanese
Tratto da KarmaNews

La scienza conferma: L’anima è immortale. Scoperta in campo quantico

Alcuni fisici internazionali sono convinti che il nostro spirito ha uno stato quantico e che il dualismo tra corpo e anima è altrettanto reale quanto il “dualismo onda-particella” (detto anche “dualismo onda-corpuscolo”) delle particelle più piccole.

Il Dottor James G. di San Francisco, un ex collaboratore della società tedesca Max-Planck di Francoforte, ha riportato la seguente incredibile storia: “Ho studiato non solo negli U.S.A., ma per alcuni semestri ho studiato chimica anche a Londra. Quando arrivai in Inghilterra, il pensionato universitario era pieno, così aggiunsi il mio nome alla lista d’attesa. Poco tempo dopo, ricevetti la bella notizia che una camera si era liberata. Poco tempo dopo essermici trasferito, mi svegliai una notte e nel crepuscolo fui in grado di vedere un giovane uomo con ricci capelli neri. Ero terrorizzato e dissi al presunto vicino che aveva sbagliato stanza. Lui semplicemente pianse e mi guardò con una enorme tristezza nei suoi occhi.

Quando accesi la luce, l’apparizione era scomparsa. Dato che ero certo al cento percento che non era stato un sogno, il mattino dopo raccontai lo strano incontro alla direttrice del collegio. Le feci un’accurata descrizione del giovane uomo. Lei improvvisamente impallidì. Guardò negli archivi e mi mostrò una foto. Riconobbi immediatamente il giovane uomo che era venuto a trovarmi nella mia stanza la notte precedente. Quando le chiesi chi fosse, mi rispose con voce tremolante che si trattava dell’affittuario precedente. Poi aggiunse che la mia stanza si era liberata perché si era tolto la vita poco prima.L’autore non avrebbe mai documentato la storia se “James” non fosse stata una persona totalmente degna di fiducia e affidabile”.

Il Professor Hans-Peter Duerr, ex direttore dell’Istituto Max Planck di Fisica di Monaco, rappresenta il parere che il dualismo delle particelle più piccole non si limita al mondo subatomico, ma è invece onnipresente. In altre parole: il dualismo tra corpo e anima è altrettanto reale per lui quanto il “dualismo onda-particella” delle particelle elementari. Secondo il suo punto di vista, esiste un codice quantico universale applicabile a tutta la materia vivente e non. Questo codice quantico abbraccia presumibilmente l’intero cosmo. Di conseguenza, Duerr crede – di nuovo basandosi su considerazioni puramente fisiche – nell’ esistenza dopo la morte. Ecco come lo ha spiegato nel corso di un’intervista:

“Ciò che consideriamo il qui ed ora, questo mondo, è in realtà solo il livello materiale comprensibile. L’aldilà è una realtà infinita che è molto molto più grande. Nella quale questo nostro mondo è radicato. In questo modo, le nostre vite su questo piano di esistenza sono contenute e circondate già dal mondo dell’aldilà. Quando pianifico immagino di aver scritto la mia esistenza in questo mondo su una specie di hard disk sul tangibile (il cervello), e di aver anche trasferito questi dati su un campo quantico spirituale, così da dire che quando morirò, non perderò queste informazioni, questa coscienza. Il corpo muore ma il campo quantico spirituale continua. In questo modo, io sono immortale.”

L’anima lascia il corpo. Video

Il Dottor Christian Hellweg è convinto anche che lo spirito ha uno stato quantico. Nel corso dei suoi studi in fisica e medicina, ha effettuato ricerche sulle funzioni cerebrali per molti anni presso l’Istituto Max Planck di Biochimica Fisica. Ha dimostrato che le informazioni nel sistema nervoso centrale possono essere codificate in fasi. Negli ultimi anni ha dedicato la sua vita allo studio della questione corpo-anima e ha effettuato ricerche sulle percezioni immateriali e allucinazioni. E’ interessato in modo particolare al fischio/ronzio nelle orecchie, una percezione immateriale del senso dell’udito. Di conseguenza si è specializzato anche nella terapia. Sintetizza la sua tesi nel seguente modo:

I nostri pensieri, la nostra volontà, la nostra coscienza e le nostre sensazioni mostrano proprietà che potrebbero essere definite come proprietà spirituali … Nessuna interazione diretta con le forze fondamentali conosciute della scienza naturale, come la gravitazione, le forze elettromagnetiche, etc… può essere rilevata nello spirituale. D’altro canto, però, queste proprietà spirituali corrispondono esattamente alle caratteristiche che contraddistinguono i fenomeni estremamente sconcertanti e meravigliosi del mondo quantico. Mondo quantico, in questo caso, si riferisce a quel regno del nostro mondo che non è solo fattuale; in altre parole, il regno delle possibilità, il regno dell’incertezza, dove noi “sappiamo il cosa” ma non sappiamo esattamente né il quando né il come. Sulla base del contesto della fisica tradizionale, si può concludere, per necessità, che questo regno deve effettivamente esistere nella realtà.

Il fisico americano John Archibald Wheeler colpisce un nervo simile, “molti scienziati speravano … che il mondo, in un certo qual senso, fosse tradizionale – o semplicemente privo di curiosità del tipo larghi oggetti che sono nello stesso posto allo stesso tempo. Ma queste speranze sono andate in fumo dopo una serie di nuovi esperimenti.

Attualmente ci sono gruppi di ricerca universitari che analizzano l’interazione tra coscienza e materia. Uno dei principali ricercatori in questo campo è il fisico Professor Robert Jahn della Università di Princeton nel New Jersey.

Egli sostiene che se gli effetti e le informazioni possono essere scambiati in entrambe le direzioni tra coscienza umana e ambiente fisico, allora si deve anche assumere una risonanza o “potenziale legame molecolare” anche per la coscienza. In sintesi: secondo questa teoria, si dovrebbe riconoscere anche alla coscienza le proprietà quantiche conosciute. A suo avviso non avrebbe senso assegnare termini come informazione o risonanza né al mondo fisico né alla coscienza spirituale o separare gli effetti fisici dagli effetti spirituali.

Il fisico quantico David Bohm, allievo e amico di Albert Einstein, fece affermazioni simili. La sua sintesi: “I risultati delle scienze naturali moderne hanno senso solo se assumiamo una realtà interiore uniforme trascendente che si basa su tutti i dati e fatti esterni. Il vero profondo della coscienza umana è una di queste.”

Il fisico nucleare e biologo molecolare Jeremy Hayward della Università di Cambridge non fa mistero delle sue convinzioni: ”Molti scienziati che fanno parte della corrente scientifica principale non hanno più paura di dichiarare apertamente che la coscienza potrebbe, in aggiunta a spazio, tempo, materia, essere un elemento fondamentale del mondo – probabilmente molto più fondamentale di spazio e tempo. Potrebbe essere un errore separare lo spirito dalla natura.” Viene addirittura messo in discussione se la materia debba essere considerata un elemento fondamentale dell’universo.

Dr. Rolf Frobã–Se – The Huffington Post

dallo SchwartzReport del 29 giugno 2014

traduzione a cura della redazione di coscienza.org – Erica Dellago

coscienza.org


Genetica, fisica e Mente divina

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Francis Collins – genetista autore della sequenza del DNA umano – direttore del National Institutes of Health, ha affermato che il Big Bang «domanda a gran voce una spiegazione divina e infatti si accorda perfettamente con l’idea di un Dio Creatore trascendente. Non riesco a capire come la natura avrebbe potuto crearsi da sé. Solo una forza al di fuori del tempo e dello spazio avrebbe potuto fare una cosa simile».

 

C’è un eccezionale invisibile ordine che sembra governare l’universo. Diversi scienziati concordano sul fatto che esista un codice cosmico. Le costanti fondamentali dell’universo sono relazioni così sensibili che se cambiassero anche di poco renderebbero impossibile la sua stessa esistenza. Se la velocità di espansione dell’universo dopo il Big Bang fosse cambiata di una parte su un trilione (uno con diciotto zeri) l’universo si sarebbe allargato troppo o collassato su se stesso e nulla esisterebbe. In sostanza sarebbe bastato un solo granello di sabbia su tutti quelli contenuti in tutte le spiagge del mondo per fare la differenza. Se la materia si fosse sparsa uniformemente la vita non ci sarebbe.

L’ipotesi più popolare per una precisione così grande è quella degli universi paralleli, ma la tesi di un multiverso richiede tanta fede quanto quella necessaria a credere all’esistenza di Dio. Recentemente la fisica, con la “teoria delle stringhe” fonde la meccanica quantistica con la relatività generale e ipotizza l’esistenza di altre dimensioni a noi invisibili… La “mente” di Dio? Tuttavia le dimensioni extra non possono spiegare la natura trascendente di un Creatore. Determinare se sia stato Dio o no a determinare le leggi della fisica è impossibile, a meno che il Creatore non abbia lasciato un messaggio leggibile nel codice cosmico. Tuttavia l’universo è matematica e studiandola si può dire di esplorare la “mente” di Dio. «Se non ammettiamo l’esistenza di Dio come cristiani, dobbiamo ammetterla come matematici», diceva il matematico Cauchy…

 

Stephen Hawking sosteneva che Dio non esiste perché non esiste tempo prima del Big Bang e quindi nessuno può avere creato nulla prima del tempo. Tuttavia la tesi di Stephen Hawking non tiene conto che il tempo non è (solo) un concetto scientifico, ma soprattutto metafisico. Quando i teologi parlano di cosa esistesse prima dell’universo immaginano un vero vuoto. Se l’universo era davvero un nulla questo vuol dire che è stato creato da qualcosa al di là dell’universo, qualcosa di totalmente trascendente che lo ha fatto passare dal nulla all’esistente: Dio. La teoria chiamata No boundary proposal (di Hartle e Hawking) sostiene che tutto (tempo, spazio, leggi fisiche) è nato da un singolo punto. Ma usando le leggi fische per comprendere il Big Bang incontrano la cosiddetta “singolarità”, in cui quelle leggi cedono e appare necessario l’intervento di un Creatore che ha dato il via al tutto. Hawking risponde che l’universo non è nato da una singolarità, ma il tempo ha avuto origine come una delle dimensioni dello spazio. Tuttavia la teoria non afferma che l’universo si estende all’infinito all’indietro nel tempo, ma che il momento iniziale è in una sorta di condizione nebulosa il che significa che c’è comunque stato un’inizio. I teologi contrattaccano la teoria atea di Hawking con il teorema di tre fisici che affermano che qualsiasi universo in espansione deve avere avuto un inizio. Tutti gli universi in espansione devono avere un confine inziale di tempo. Questo fa tornare all’intervento divino.

L’astrofisico Allan Sandage ha osservato che «con le conseguenze riguardanti la possibilità che gli astronomi abbiano identificato l’evento della creazione mette veramente la cosmologia vicino al tipo di teologia naturale medioevale che ha cercato di trovare Dio identificando la causa prima». Secondo un insegnamento indù esistono infiniti universi ognuno con un dio diverso immerso in un differente sogno cosmico. Tuttavia questo implicherebbe l’esitenza di un super dio responsabile dell’esistenza degli altri déi e dei loro universi sognati e creati. Siamo noi a sognare l’intervento divino nella creazione o è questo a farcelo sognare? La questione però non è testabile e quindi non può far parte della scienza perché questa usa dati dell’universo e non può quindi confutare ciò che è al di là dell’universo stesso…

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Il racconto biblico della creazione (scritto nel VI secolo a.C.) rispecchia fedelmente il processo di evoluzione dell’universo e dello sviluppo della vita sulla Terra che conosciamo oggi. Infatti, la prima cosa che Dio crea è la luce. «Dio disse: “Sia luce!” E luce fu. Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce «giorno» e le tenebre «notte». Fu sera, poi fu mattina: primo giorno». (Genesi 1,3-5).

Oggi sappiamo che un’esplosione di luce primordiale ha generato l’universo che conosciamo. E la teoria del Big Bang, formulata nel 1927 da un prete astronomo belga, Georges Lemaitre. Poi Dio crea nell’ordine: la terra, (pianeti) i mari (pianeti con acqua liquida), vegetazione (conseguenza della presenza di acqua), stelle (sistemi solari), animali acquatici (i primi presenti sulla Terra), volatili (i secondi presenti sulla Terra), bestiame, rettili (al terzo posto dopo i volatili), uomo, donna (l’essere umano è l’ultimo essere vivente ad apparire sulla Terra).
Mosè Maimonide nella sua «Guida degli smarriti» raccomanda di interpretare in senso allegorico diversi passi della Bibbia: «Dio avendo deciso nella sua divina sapienza della necessità di comunicarci questi profondi argomenti (il racconto della creazione del mondo) decise anche – a causa dell’immensità e della difficoltà del soggetto, insieme alla mancanza della nostra comprensione – di parlarcene sotto forma di allegoria, con detti nascosti e parole velate».

Giorgio Nadali

 


Esperienze di premorte e fisica quantistica

di Giorgio Nadali

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 Tutti abbiamo sentito parlare di persone che – entrate in uno stato di coma – hanno “visto” luci in fondo ad un tunnel e il loro corpo dall’esterno. Ma cosa c’è di scientifico in tutto questo? Quali sono le ultime indagini? La sfida più grande per le esperienze di premorte – note come NDE – sta nel chiedersi come sia possibile che questi complessi stati di coscienza, comprese la percezione sensoriale e la memoria possano avvenire in condizioni in cui i modelli neuropsicologici della produzione del pensiero dal parte del cervello li ritengano impossibili. Questo conflitto tra l’ortodossa neuropsichiatria e le NDE è inesplicabile in condizioni di arresto cardiaco. Nel 1980 alcuni scienziati hanno ipotizzato che le NDE fossero causate da diossido di carbonio formatosi nel cervello. Ipotesi poi smentita. Nel 1961 Carl Gustav Jung descrisse una sua personale esperienza di premorte avveduta dopo il suo incidente del 1944. Anche Hemigway, Hugo, Tolstoj, Platone, descrissero esperienze simili. Alcuni parlano delle esperienze extracorporee (OBE) come dovute alla cosiddetta “depersonalizzazione somatopsichica” in situazioni di forte stress emotivo. Nel 2001 il cardiologo Pin Van Lommel pubblicò sull’autorevole rivista medica “The Lancet uno studio di 10 anni e concluse che le NDE non potevano essere spiegate a meno di slegare il concetto di coscienza dall’attività cerebrale.  Su “Scientific American” del marzo 2003, Michael Shermer contestò aspramente questa tesi. Piuttosto, le cause delle NDE sarebbero da cercare nell’anossia cerebrale e nei cambiamenti ischemici. Tuttavia sinora non è mai stato provato scientificamente che la coscienza sia un prodotto del cervello

Chiedo allo studioso italiano delle NDE, il dottor Marino Parodi: “Qual è l’anello di congiunzione tra scienza e NDE?”. Secondo Parodi non esiste nulla che possa giustificare un’esperienza cosciente di NDE come semplice attività celebrale. Una mente non psicotica riesce bene a distinguere tra sogno e realtà.

Gli studi scientifici più significativi sulle NDE sono quelli della psichiatra svizzera Elisabeth Kübler-Ross (1926-2004) che nel 1970 tenne seminari sull’immortalità umana presso l’Università di Harvard e dello psicologo americano Raymond Moody. Tuttavia uno studioso ha affrontato dal punto di vista della meccanica e fisica quantistica – fondata da  Max Planck – il caso delle NDE. Si tratta di T. Lee Baumann di Birmingham (Alabama, Stati Uniti d’America).  Nel 1970 il dottor Baumann – medico e studioso di geriatrìa e medicina interna – inizia la sua indagine come scettico. Oggi è arrivato ad unire il concetto soprannaturale di luce descritto nelle NDE con quello scientifico e fisico della luce. Gli esperimenti scientifici attestano che la luce sia onnipresente e onniscente, come risultato della sua natura quantica. E’ possibile che la luce e Dio siano la stessa cosa?

Secondo Baumann si possono definire nove interessanti aspetti della luce vicini all’esperienza soprannaturale.

1)    La luce era pervasiva al momento del Big Bang.

2)    Tutta la materia è riconducibile alla radiazione elettromagnetica (inclusa la luce).

3)    Il concetto di tempo cessa di esistere viaggiando alla velocità della luce (e quindi si entra nel concetto di eternità).

4)    L’energia della luce è infinita.

5)    Gli esperimenti della fisica dimostrano che le particelle di luce comunicano tra loro.

6)    La luce è l’entità amorevole che accoglie chi vive le NDE.

7)    La Bibbia e le maggiori religioni si riferiscono a Dio come luce.

8)    E’ l’esperienza umana che trasforma le onde della luce in particelle di luce. Il 4 luglio 2001 La rivista “New Scientist” riferì nell’articolo “Taming the Multiverse” circa l’evidenza scientifica degli universi paralleli. Una realtà multidimensionale che sosterrebbe i risultati delle ricerche nel campo delle NDE dopo la morte del corpo.

9)    La seconda legge della termodinamica (l’entropìa) teorizza un progetto intelligente complesso e infinito già esistente nella singolarità del Big Bang.

La fisica quantistica suggerisce che l’universo potrebbe essere un universo cosciente e che ogni coscienza sia un frattale. Molti scienziati non credono più in un universo generato casualmente da una sorta di polvere primordiale. Christian de Duve – biologo molecolare premiato col Nobel – descrive l’universo come qualcosa che abbia un imperativo cosmico di sviluppare la vita cosciente. La struttura stessa delle molecole che compongono gli esseri viventi impone che la vita cosciente si evolva. L’astrofisico Fred Hoyle è d’accordo sul fatto che le leggi fondamentali dell’universo, che governano la creazione di soli, pianeti e galassie possano implicare che la vita cosciente sia il risultato finale di queste leggi universali. Il biologo evoluzionista Rupert Sheldrake va anche oltre, affermando che ci sono forme di energia nell’universo che si trasformano in vita. Se questo è vero, allora questo si può applicare alle altre dimensioni della realtà composte da particelle elementari subatomiche. Il paranormale ora sembra meno fantasia e più  percezione di altre realtà di coscienza già individuate dalla scienza moderna. Le NDE possono essere semplicemente la controparte clinica a ciò che i fisici sperimentali hanno trovato in laboratorio.

Il fisico (premio Nobel del 1945) Wolfgang Pauli (uno dei padri fondatori della meccanica quantistica) e Carl Jung hanno sviluppato il concetto di sincronicità: la teoria che sostiene che i modelli nascosti nella vita possono essere espressi da eventi apparentemente casuali, e che in questi modelli vi è rappresentata la comunicazione con una mente cosciente universale. Il premio Nobel del 1922 per la fisica Niels Bohr – padre fondatore della fisica quantistica – scoprì che esiste un’interconnessione tra gli eventi indipendenti subatomici e la vita. Quando Jung per primo avanzò la sua idea, la maggior parte dei fisici non lo prese sul serio (anche Wolfgang Pauli ritenne la cosa sufficientemente importante da scrivere un libro insieme con lui sul tema, intitolato “L’interpretazione e la natura del psiche”). Ora che l’esistenza di  connessioni è stata stabilita, alcuni fisici stanno riscoprendo l’idea di Jung. Il fisico Paul Davies afferma: “Questi effetti quantistici sono infatti una forma di sincronicità, nel senso che essi stabiliscono una connessione – più precisamente una correlazione -. tra gli eventi per i quali è vietata qualsiasi forma di legame causale”. Questa teoria sostiene una realtà che corrisponde alle NDE: gli stati diversi di coscienza e realtà parallele sono scientificamente provati.

 Nel numero di giugno 1994 di Discover Magazine è stato pubblicato un articolo intitolato: “La coscienza dei Quanti” sul come la coscienza e la fisica quantistica siano intimamente connesse. La “coscienza quantica” è il punto di unione attuale tra le ricerche sulle NDE e la fisica quantistica. Il confine tra scienza e soprannaturale rimane aperto.

Giorgio Nadali

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ReliGenio. In arrivo l’ottavo libro di Giorgio Nadali

di Giorgio Nadali

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 Albert Einstein diceva: «Senza la religione l’umanità si troverebbe oggi ancora allo stato di barbarie… E’ stata la religione che ha permesso all’umanità di progredire in tutti i campi». Un genio dotato di umiltà contro l’opinione laicista e superba, carica di odio e d’ignoranza convinta che la religione sia stata e ancora sia un ostacolo ai progressi scientifici. Non solo questa opinione è totalmente sbagliata, ma non tiene conto del contributo della religione al progresso dell’umanità va ben oltre le scoperte e le invenzioni in campo scientifico e tecnologico. Dagli occhiali al caffè cappuccino. Dalle note musicali ai caratteri ereditari della moderna genetica. Dal telescopio equatoriale all’uso dei segni più e meno in matematica, passando per le equazioni differenziali… Chi l’avrebbe mai detto che la funzione delle ovaie l’avesse scoperta un vescovo?

 Come la prenderebbe quel noto matematico piemontese anticlericale[1] che oltre a non conoscere i progressi della sua disciplina dovuti proprio al Cristianesimo e all’Islam, si permette di sproloquiare in un libro sul motivo per cui – a suo parere – Dio non esiste? Secondo lui «la vera religione è la matematica». Ma senza la religione oggi lui dovrebbe fare un altro lavoro. Forse potrebbe fare il matematico che rispetta la fede. “Fede” che – in un certo senso – c’è anche in matematica. Forse non ha pensato che la congettura di Golbach è un puro atto di “fede”. E’ data sì per vera, ma nessuno è mai riuscito a dimostrare che ogni numero pari maggiore di 2 può essere scritto come somma di due numeri primi. Dunque una cosa creduta e non dimostrata! Uno dei maggiori problemi irrisolti della teoria dei numeri. Teoria – detto per inciso – formulata da Pierre de Fermat, grande estimatore della consulenza dei matematici gesuiti. Gli stessi che hanno scoperto  le funzioni iperboliche e le equazioni differenziali, l’iperbole rettangolare, le geometrie non euclidee, e così via. Tutti preti.

 Che scacco per quel professore superbo che in storia della matematica meriterebbe il voto inventato proprio dai matematici induisti: lo zero. Un primo studio dello zero, dovuto a Brahmagupta, risale al 628. Allora, con molta umiltà e una buona dose di stupore forse è meglio conoscere ed essere grati a tanti uomini di scienza e di puro genio, che da Dio hanno ricevuto questo talento ed umilmente Gli sono stati grati. E noi a Lui per il loro ingegno. D’altra parte, l’uomo è più grande quando si inginocchia – come scriveva Alessandro Manzoni – e di conseguenza è ancora più piccolo quando dal basso della sua arroganza sfida Dio e per questo rimane cieco alla vera saggezza.  Per questo Gesù esclamò: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli». (Mt 11,25)I piccoli sono le persone umili e i geni che andremo a conoscere tra poco sono state tutte persone umili nella loro grandezza. Umili geni come Guglielmo Marconi, che disse: «La scienza è incapace di dare la spiegazione della vita; solo la fede ci può fornire il senso dell’esistenza: sono contento di essere cristiano». O come Louis Pasteur:  «Più studio e più acquisto la fede del contadino». O ancora Isaac Newton di cui quel professore arrogante è un grande estimatore:  «Questa notte io fui assorbito dalla meditazione della natura. Ammiravo il numero, la disposizione, la corsa di quei globi innumerevoli. Ma ammiravo ancor più l’Intelligenza infinita che presiede a questo vasto meccanismo. Dicevo a me stesso: Bisogna essere ben ciechi per non restare estasiati a questo spettacolo, sciocchi per non riconoscerne l’Autore, pazzi per non adorarlo… L’uomo che non ammette Dio è un pazzo». Proprio così. Newton darebbe del pazzo ad un suo estimatore malato di razionalismo. Cosa ben diversa dalla razionalità.

I religiosi hanno scoperto così tanto perché la conoscenza è un modo di avvicinarsi a Dio, fonte di ogni sapienza. Un modo per volere conoscere sempre di più con un atteggiamento di stupore e umiltà. Il grande scrittore russo  Lev Tolstoj scisse: «Ritengo che la verità religiosa sia l’unica verità accessibile all’uomo, e la dottrina cristiana io la ritengo una verità che – lo vogliano riconoscere gli uomini o no – si trova a fondamento di tutto il sapere umano». Inoltre il privilegio dello studio è stato per diversi secoli riservato ai membri del clero. 

“Nei cosiddetti Secoli Bui il progresso fu tale che, non più tardi del XIII secolo, l’Europa si era spinta ben oltre Roma, la Grecia e il resto del mondo. Perché? Principalmente perché il Cristianesimo insegnava che il progresso era “normale” e che “nuove invenzioni sarebbero sempre state prossime”. Questa era l’idea rivoluzionaria. E la fiducia nel progresso non si limitava solamente alla tecnologia e alla cultura più elevata. L’uomo medievale europeo era altrettanto incline a sviluppare modi migliori per fare le cose”.[2]    

 E’ l’immenso mistero della libertà dell’uomo che faceva dire a Isaac Newton «l’uomo che non ammette Dio è un pazzo» e a Stephen Hawking – dalla stessa cattedra di Cambridge tre secoli dopo – che Dio non esiste perché non esiste tempo prima del Big Bang e quindi nessuno può avere creato nulla prima del tempo. Teoria del Big Bang – per inciso – sviluppata nel 1927 da un giovane prete gesuita belga: Padre Georges Lemaître. Possiamo capire che Hawking sia depresso per il suo grave handicap e per non aver mai vinto il premio Nobel. Premio che nel 1909  fu assegnato a Guglielmo Marconi, che disse:  «Credo nella potenza della preghiera come cristiano e come scienziato… La scienza è incapace di dare la spiegazione della vita; solo la fede ci può fornire il senso dell’esistenza: sono contento di essere cristiano». Giustificare la non esistenza di Dio screditando millenni di culture e la fede di miliardi di persone con una pseudo teoria scientifica basata sul tempo non fa certo onore alla sua intelligenza. E’ stata la Chiesa che ha creato le prime università e ha giocato un ruolo primario nella rivoluzione scientifica. Questi contributi storici hanno reso possibile anche la sua carriera. La Bibbia dice: Lo stolto pensa: «Dio non esiste» (Salmo 53,2). La questione non riguarda tanto l’intelligenza, ma l’umiltà. Non è solo con l’intelligenza che si giunge alla fede. Non è l’intelligenza che può mettere in discussione l’esistenza di Dio. In realtà fede e ragione non sono in contrasto. La conoscenza della realtà non è mai solo un fatto razionale, come nell’illusione razionalista. Pensiamo all’amore. E’ un fatto razionale innamorarsi? Solo con la ragione il mondo finirebbe. Nessuno si innamorerebbe più di nessuno. Cosa conoscerei del mistero di una persona solo con la ragione? O del senso di quadro? Forse quanto è grande la cornice e quale tecnica è stata usata per dipingerlo. Troppo poco. Senza valori spirituali la conoscenza è incompleta e l’uomo si riduce ad una macchina pensante. Giovanni Paolo II scriveva:  «La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità. E’ Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso»[3]. La fede senza la ragione e la ragione senza la fede sono due tipi di fanatismi estremi ed opposti che non portano allo sviluppo dell’uomo, ma solo a disastri ideologici. Il matematico italiano Vincenzo Flauti (1782-1863) pubblicò la “Teoria dei miracoli”, una dimostrazione matematica dell’esistenza di Dio. George Boole –  inventore della logica matematica – espresse in formule la dimostrazione dell’esistenza di Dio.

    Fatto sta che quando la scienza cerca di intromettersi nella fede religiosa per screditarla, fa solo un’operazione di goffa superbia. Quando la fede religiosa di tanti geni ha alimentato il  desiderio di capire, di scoprire e di inventare,  ha sempre portato a grandi progressi per l’umanità. 

    E – detto per inciso – la tesi di Stephen Hawking non tiene, perché il tempo non è (solo) un concetto scientifico, ma soprattutto metafisico. Come la fede. Dio è al di là del concetto di tempo, la vita intelligente non può generarsi da sola. Vita il cui senso ultimo va ben oltre le spiegazioni scientifiche. Le stesse leggi fisiche dell’universo potenti e costanti non possono generarsi da sole, ma necessitano di una Mente trascendente. Uno scienziato superbo non smonterà mai la fede religiosa. Solo gli umili geni hanno dato e continueranno a dare un importante aiuto all’umanità. Grazie anche alla loro grande fede. 


[1] Piergiorgio Odifreddi

[2] Rodney Stark, La vittoria della ragione. Come il Cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza – Torino, Lindau,2006., p. 93

[3] Giovanni Paolo II, Enciclica Fides et Ratio, 1, 1998

Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it