Allarme rosso. I giovani hanno smarrito il senso di colpa. I genitori hanno sbagliato

di Giorgio Nadali

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   I ragazzi hanno smarrito il senso di colpa e la paura dei castighi. Una volta quando un professore entrava in classe rappresentava l’Istituzione. Per governare una classe bastava il proprio ruolo. Una volta. Oggi i ragazzi non danno più alla scuola un significato etico istituzionale. E’ un luogo di socializzazione, di servizio, in cui ogni tanto si può anche prestare attenzione a ciò che l’Istituzione offre. Tutta colpa dei genitori – afferma Gustavo Pietropolli Charmet –  presidente dell’Istituto di Analisi dei Codici Affettivi “Minotauro” e  docente di Psicologia Dinamica all’Università di Milano – al convegno dei docenti di religione cattolica tenutosi domenica 24 ottobre a Milano. Il bambino è stato considerato naturalmente buono, non tabula rasa sulla quale costruire una istanza etica che possa tenere a bada gli istinti e che crei il senso di colpa e la paura di castighi. Si è creduto troppo che un figlio possa imparare per amore.

    Il senso di colpa è diventato un tabù un mostro da esorcizzare. Si dimentica che è il segnale di allarme di ha ancora una coscienza. Allarme rosso – quello sì- quando questa non dà più segni di vita.   

   Il risultato è quello di avere giovani che hanno smesso di sentirsi in colpa, che non hanno paura di castighi – se questi vengono comminati non provocano l’effetto desiderato.  I genittori hanno scollagato le regole dai valori. Oggi per i ragazzi è giusto solo ciò che è bello. Estiticità e eticità sono unite nelle loro coscienza. La sfida dei prossimi anni – dice Pietropolli Charmet – è quella di rimotivare gli studenti, di rimettere la relazione all’interno dell’istituzione scuola. Come? Organizzare i curricula, non le classi. Aule per le materie e non per le classi. Lo studente cambia aula a secondo della materia. Diminuire l’importanza del gruppo classe e insistere sull’importanza della disciplina. E’ l’istituzione, non lo studente che deve creare il gruppo solidale. Senza relazioen i contenuti non passano. Professore – chiedo – come favorire negli adolescenti una morale autonoma (basata sulla coscienza dei valori) e non una morale eteronoma (basata sulla paura di una punizione)? E’ davvero convinto che rimettere nei giovani la pura della punizione crei in loro una morale autonoma? Un ritorno al passato?  

    Per un adolescente una cosa giusta deve essere anche bella Questo è molto legato all’ambiente socio cultuale. Un conto è la paura del castigo, un altro conto è la paura di perdere gli affetti e di perdere la faccia. Oggi viene considerato un affronto l’essere smascherato. E’ un dolore narcisistico. Se la bellezza del sè è più importante della perdita dell’oggetto di amore, allora il lutto amoroso, la sconfitta, l’amore sono vissuti come ammaccature del proprio sè. E’ inaccettabile il non essere importanti agli occhi dell’altro. Se il genitore alimenta troppo l’ego del figlio, allora questo si sente più importante dell’istituzione. In sostanza – per Pietropolli Charmet – cari genitori, avete fatto dei vostri figli un mostro di egocentricità e narcisismo ai qualivalori sociali, regole e rispetto per l’istituzione vanno stretti.  

   Oggi la mente del gruppo giovanile –  che  si trasforma in “banda” – crea valori individuali per il singolo. Per il ragazzo è molto più importante l’essere accettato dai propri coetanei nel gruppo che rapportarsi con l’istituzione, in particolare la scuola. Bisogna portare il gruppo dalal propria parte, prima che si sposti troppo dalla parte dell’adolescente. E adesso non meravigliatevi se i ragazzi se ne infischieranno di voi e delle istituzioni della società e se sentiranno dentro di loro che tutto è permesso al loro ego smisurato. Qualche no e qualche sberla di più  non avrebbero proprio guastato.  

Giorgio Nadali

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Fare figli e non educarli

di Giorgio Nadali   www.giorgionadali.it

Il dottor Spock ne sarebbe fiero. Non quello di Star Trek, ma Benjamin McLane Spock  – il padre del permissivismo in pedagogia. Così tanti “genitori” biologici – mancando il compito educativo che li renderebbe propriamente tali – lasciano al pargoletto ogni libertà. Tanto, cosa vuoi, è un bambino! Magicamente quando crescerà smetterà di esserlo e come per incanto lo ritroveremo adulto modello. Quello che non rispettava gli adulti da piccolo mai e poi mai ti taglierà la strada ubriaco in tangenziale. I divieti non vanno di moda. E se crescesse frustrato? No, no. Rompi pure le scatole al tuo prossimo. Tanto sei un bambino. E poi – quando sarai un po’ cresciuto – sarai solo un ragazzo! Andiamo, su! Come dirti questo si fa e questo non si fa? Dopotutto, anche per il bravo genitore tutto è relativo. Il bene e il male in quanto tali non esistono come criteri assoluti. E così – con la grande fortuna di avere tali padre e madre – verrai su con quella che Piaget chiamò “morale eteronoma”. E’ una fortuna sai. Anche quando crescerai e avrai 50 anni avrai la morale di quello che non ruba la marmellata perché ha paura che la mamma lo becchi e lo punisca. Tranne poi cercare di fregarla appena possibile. Niente a che fare con quella pallosa “morale autonoma” che dentro di te ti fa rispettare gli altri anche se non ci sono telecamere che ti controllano. No, a te tutto è permesso perché così ti hanno “educato”. Mai una bella sberla, un “stai composto”, “non si grida”, “ti ho detto di no”, “saluta”, “dì per favore e grazie”. Tanto – cosa vuole – è solo un bambino! Così “da grande” quello che vuoi te lo prendi punto e basta. Fosse anche l’illibatezza della prima che ti capita a tiro. Mica devi chiederle il permesso no? Perché è questo essere “grandi”. O no? Confondere la forza con la prepotenza. Eri piccolo e non ti hanno insegnato ad essere grande. Ora sei grande e rimarrai piccolo per sempre. Volere I figli solo per il proprio capriccio. Essere genitori è un’altra cosa. Tale padre tale figlio. La società ringrazia.

Giorgio Nadali

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