Scoperte e invenzioni legate all’Islàm

Il merito dell’invenzione dell’algebra va ad Abū Jaʿfar Muhammad ibn Mūsā al-Khwārizmī, (780 – 850). Divide il titolo con Diofanto. Siringa, pinza, gancio e ago chirurgici, sega per le ossa e bisturi per la litotomia: Abu al-Qasim al-Zahrawi. Nel IX secolo fu inventato il primo mulino a vento verticale in Persia. Nel 850 d.C. la turbina ad acqua fu inventata da ingeneri Islamici. Nel 850 d.C. ibn Musa al-Khwarizmi inventò lo strumento a muro noto come quadrante sinecale, il Rebul Mujayyab usato per risolvere problemi trigonometrici e condurre osservazioni astronomiche. Nel 900 d.C. la prima biblioteca pubblica con prestito di libri e il catalogo della biblioteca. Nel 925 il kerosene fu prodotto dalla distillazione del petrolio e fu descritto per primo da al-Razi a Baghdad. Al-Razi descrisse nel suo Kitab al-Asrar (Libro dei Segreti) anche le prime lampade a kerosene (naffatah) usate per riscaldare e illuminare. Nel 964 d.C. Abd al-Rahman al-Sufi scrisse il Libro delle Stelle Fisse e osservò per primo la galassia di Andromeda. A lui è dedicato un cratere lunare ampio 47 km. Nel 1000 d.C.

Al-Karaji scrisse un libro contenente la prima prova di induzione matematica. Nel 1030 d.C. Abu Rayhan al-Biruni scoprì che la luce ha un avelocità definite e fu il rpimo a teorizzare che la velocità della luce è molto più alta di quella del suono. I fratelli Bani Musa nella  Bayt al-Ḥikma (Casa della Sapienza) di Baghdad scrissero il libro dei dispositivi ingegnosi descrivendo le loro invenzioni tra cui la valvola, la valvola flottante, il flauto automatico, la maschera a gas, la lampada ad olio autoalimentata, l’organo alimentato ad acqua.

Nel 1577 d.C. Taqi al-Din costruì l’osservatorio di Istanbul di Taqi al-Din, il più grande osservatorio astronomico del suo tempo, sotto il patronato del sultano ottomano Murad III. Produsse anche un catalogo astronomico più accurato di quello di Ticho Brahe e Nicolò Copernico. Taqi al-Din ottenne questi risultati grazie al suo “orologio delle osservazioni”, un orologio meccanico astronomico che può misurare il tempo in secondi. Inoltre… dai paesi Islamici giunsero la chitarra, la viola, le tecniche per la lavorazione del vetro e la foglia d’argento, l’idrologia e le tecniche di irrigazione, la bussola, il sestante, l’astrolabio, la ceramica a smalti colorati, la maiolica, i tessuti damasco, satin, velluto, mussola, atlas. I musulmani esportarono in Europa il cotone, spinaci, pesche, arance, albicocchi, tarassaco, carciofi, caffè e riso. L’invenzione della sociologia e la nozione di storia ciclica, col trattato di Walī al-Dīn ʿAbd al-Raḥmān ibn Muḥammad ibn Muḥammad ibn Abī Bakr Muḥammad ibn al-Ḥasan al-Ḥaḍramī, o molto più semplicemente Ibn Khaldūn (XIV secolo). Le basi della moderna medicina, attraverso i “Canoni di medicina” di Ibd Sina (Avicenna) e Al Razi, e di conseguenza la visione logica del funzionamento del corpo umano.

Giorgio Nadali


La fisica della preghiera

DALLA SPIRITUALITÀ ALLA SCIENZA

Le recenti scoperte della fisica quantica confermano quanto professato da secoli dalle dottrine spirituali: esiste un Principio Primo da cui tutto ha origine, si chiami Dio o Campo Quantico. Ma cos’è la preghiera? È riconciliazione. È abbandonare momentaneamente la condizione di inferno o purgatorio in cui viviamo e affacciarci al Paradiso. È elevare la propria anima per entrare in sintonia con il divino

prayQuando preghiamo, cosa facciamo realmente? Per rispondere, dobbiamo innanzitutto fare un po’ di chiarezza su cosa sia la preghiera e su chi – o cosa – pregare. Recitare meccanicamente il Padre Nostro o l’Ave Maria, anche cento volte, anche mettendoci in ginocchio e con le mani giunte, mentre però pensiamo a cosa faremo appena finito, non è preghiera.
Riusciamo invece a stare concentrati? Bene. «Dio, dammi» non è preghiera. «Dio, fammi» non è preghiera. «Se mi darai… prometto che…» tanto meno è preghiera. Chiedere non è sbagliato, anzi, questa funzione è connaturata nella preghiera. Gesù stesso ha detto: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Luca, 11:9). È il modo che non va. Non stiamo chiamando la pizzeria sotto casa per un’ordinazione. Anche se ruecitiamo la parte degli umili o dei cani bastonati, così non va. Preghiera è riconciliazione. È abbandonare momentaneamente la condizione di inferno o purgatorio in cui viviamo e affacciarci al Paradiso. È elevare la propria anima a Dio ed entrarci in sintonia.

Ma chi preghiamo quando ci rivolgiamo all’Altissimo?
GodGià, Dio. Se saper pregare non è cosa semplice, ancor meno lo è farsi un’idea di chi, o cosa, Dio sia. Abbandonata l’idea, forse un po’ ingenua, di un’entità creatrice separata e distinta dal proprio creato, possiamo intanto affermare con certezza che Dio è in ogni luogo: “Io non riempio forse il cielo e la terra?”, dice il Signore (Geremia, 23:23,24). Inoltre, possiamo anche affermare che Dio è l’Unità, il Tutto, il non manifesto da cui ha origine ogni manifestazione. Padre, Figlio e Spirito Santo, la prima forma di manifestazione che origina da Dio (e che ritroviamo nel triangolo dei tre Superni formato da Kether, Chocmah e Binah nella Cabala ebraica), sono tutte emanazioni di Dio e: “Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò che è il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura” (Concilio di Toledo XI, anno 675, Symbolum: DS 530). “Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la sostanza, l’essenza o la natura divina” (Concilio Lateranense IV, anno 1215, Cap. 2, De errore abbatis Ioachim: DS 804).

E’ possibile un punto di incontro tra scienza e spiritualità?
Da sempre, le questioni legate allo spirito sono state ad esclusivo appannaggio delle religioni. A questo livello, non fa differenza parlare di Cristianesimo, di Islamismo, di Induismo, Buddhismo o Taoismo. Sono tutte religioni che riconoscono l’esistenza di un Principio Creatore e che quindi dicono fondamentalmente la stessa cosa, anche se con lingue diverse, perché diverse le culture all’interno delle quali sono nate.
Di recente però anche la scienza ha cominciato ad interessarsi alle questioni dello spirito. Non parliamo chiaramente degli scienziati figli di Cartesio, di quelli che basano la conoscenza del mondo su una struttura fatta di elementi misurabili, di quelli che hanno una concezione dualistica del mondo e che tendono per questo più a separare che a unire. Parliamo invece di coloro che cercano un punto di incontro tra scienza e spiritualità, il fil rouge che lega tutto quanto, con ben chiara in mente l’idea che la scienza, con tutti i suoi limiti, non è altro che un piccolo strumento che può solo aiutare a comprendere qualcosa di più grande.
In questo quadro, la fisica quantistica è la scienza che, per chi ha la capacità di vedere, offre una risposta concreta al funzionamento di tutti quei fenomeni che non trovano fondamento nella concezione deterministica del mondo alla quale, bene o male, ciascuno di noi è stato addestrato fin dalla nascita.

La Coscienza Cosmica è energia in potenza
«Tutta la materia non esiste che in virtù di una forza che fa vibrare le particelle e mantiene questo minuscolo sistema solare dell’atomo. Possiamo supporre al di sotto di questa forza l’esistenza di uno Spirito Intelligente e cosciente». Con queste parole, il fisico Max Planck (1944) anticipava il concetto di ciò che oggi è conosciuto come Campo Quantistico, il campo di energia che occupa lo spazio che ingenuamente riteniamo vuoto e che lo attraversa con le sue fluttuazioni. IProsperityl Campo Quantistico è un mezzo continuo, un’entità che esiste in ogni punto dello spazio e che regola la creazione e l’annichilazione delle particelle. In altre parole, tutto ciò che conosciamo, tutto quanto esiste, emerge dal Campo Quantistico. Per fare un parallelo con le dottrine spirituali che ci parlano di un Dio creatore, il Campo è l’Akasha (l’etere, in lingua sanscrita), il corpo e la mente di Dio; è l’Ain Soph Aur della Cabala ebraica; è ciò che tutto contiene e dal quale tutto origina; è ciò che anticipa l’esistenza di qualsiasi cosa; è la Coscienza cosmica; è il non manifesto. Niente esiste prima di emergere dal Campo. E allo stesso tempo, nel Campo sono contenute tutte le possibilità di manifestazione di ciò che chiamiamo realtà. Ogni singola particella emerge dal campo quantistico, per poi aggregarsi nella realtà che costruiamo istante dopo istante. Ma prima di emergere, prima di prendere forma, prima di occupare uno spazio in un determinato momento, la particella è solo un’onda di possibilità. Possibilità per la Coscienza Cosmica di manifestarsi, di prendere forma. La Coscienza Cosmica è energia in potenza, senza spazio e senza tempo. E poiché sia lo spazio che il tempo originano dalla Coscienza, la Coscienza è collegata a ogni sua manifestazione, indipendente dallo spazio e dal tempo. Ora, che il Campo Quantistico sia Dio è un’affermazione che non possiamo permetterci di fare, e alla fine è un’etichetta che lascia il tempo che trova. Ma qualche sospetto ci deve venire, perché tutta la serie di analogie che legano Dio al Campo sono una bella prova a sostegno.

Come, quando e perché la preghiera funziona
Dal punto di vista della fisica quantistica, pregare vuol dire comunicare col Campo e influenzarlo. Pregare vuol dire allora influenzare il Campo Quantistico per creare la realtà che desideriamo. Affinché ciò si verifichi, però, dobbiamo innanzitutto fare i conti con l’Ego, poi usare la giusta forma di comunicazione e infine mettere in conto che la nostra richiesta possa non trovare risposta. Ma andiamo per gradi.
the.power.of.prayerL’Ego è il più grosso ostacolo alla preghiera. Nel Vangelo si legge: “E [Gesù] gli domandò: «Come ti chiami?». «Mi chiamo Legione», gli rispose [l’uomo posseduto], perché siamo in molti»” (Marco, 5:9). I demoni cui si fa implicitamente riferimento in questo versetto sono i demoni rossi di Seth dell’esoterismo egizio (Kolpaktchy e Piantanida, 2003), chiamati anche difetti nel Buddismo Zen, o Ego nello Gnosticismo Ermetico. Gli Ego sono elementi negativi, entità psichiche che impediscono il risveglio della Consapevolezza, per la loro capacità di sequestrare il pensiero ed impedirgli così di contattare la Coscienza. Essi formano di fatto uno scudo che si interpone tra la nostra Mente e il nostro Sé Primordiale, la Coscienza Cosmica, il Campo Quantistico. La Coscienza può essere contattata soltanto in uno stato non ordinario di coscienza (Goswami, 2008), mettendo a tacere la Mente e tutte le strutture automatiche che la popolano, così da abbattere questo scudo.
Buddhist.meditationUna volta che siamo riusciti ad abbattere lo scudo degli Ego, per esempio con la meditazione, uno dei metodi più efficaci, è possibile comunicare in modo non-locale con la Coscienza, col Campo, e inviare la nostra richiesta. Ma per funzionare, la preghiera deve comprendere un intento, ciò che desideriamo, e un’emozione positiva, come amore, riconoscenza, gratitudine. La preghiera, se autentica, porta in sé la direzione dell’intento e la forza dell’emozione e del sentimento. Il risultato tangibile è la trasformazione della materia, la creazione di una specifica realtà. Afferma Gregg Braden: “Sono le emozioni i fattori che influiscono sulla materia di cui è fatta la realtà, è il nostro linguaggio interiore che cambia gli atomi, gli elettroni e i fotoni del mondo esterno”. E ancora: “È solo quando focalizziamo la nostra attenzione provando simultaneamente un sentimento verso l’oggetto della focalizzazione, che una realtà possibile diventa un’esperienza reale”.

Karma e preghiera
Infine, non pensiamo che ogni nostra richiesta possa essere accolta. Non dimentichiamo che il Campo Quantistico si manifesta nella realtà che conosciamo non solo attraverso le leggi della fisica, ma anche attraverso altre leggi, una delle quali è il Karma. Designs-should-have-balanceIl Karma è la legge dell’equilibrio che di fatto organizza non localmente, attraverso le vite, le emergenze del Campo Quantistico, i piani della Coscienza. Nel Campo regna l’equilibrio perfetto, perché in potenza in esso tutto è contenuto. Allo stesso modo, anche nelle molteplici forme di espressione della Coscienza nella materia, la tendenza è quella di mantenere un equilibrio, per la natura ondulatoria, e quindi ciclica, della Natura. Così, il Karma organizza non localmente le emergenze del Campo nel tempo, attraverso le incarnazioni, per far sì che venga mantenuto un equilibrio. Per questo motivo, se la richiesta che formuliamo nella nostra preghiera va in contrasto con quelli che comunemente chiamiamo debiti karmici, non riceveremo risposta.
È in quel momento che dovremo dimostrare di aver compreso che la nostra vita qui sulla Terra è solo il particolare di un disegno molto più grande di noi, ricordando e facendo nostre le parole che Gesù rivolge a Dio nel giardino del Getsemani, prima di essere crocifisso: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Giovanni, 12:27). Questa è la vera preghiera.

Per saperne di più
Braden, G. (2007). La Matrix Divina. Un ponte tra Tempo, Spazio, Miracoli e Credenze. Macro Edizioni, 2009.
Goswami, A. (2008). God Is Not Dead: What Quantum Physics Tells Us about Our Origins and How We Should Live. Hampton Roads Publishing Company, 2012.
Kolpaktchy, G. e Piantanida, D. (a cura di). Il libro dei morti degli antichi egiziani. Atanòr, 2003.
Planck, M. (1944). La natura della materia (The Essence/Nature/Character of Matter) Quelle: Archiv zur Geschichte der Max-Planck-Gesellschaft, Abt. Va, Rep. 11 Planck, Nr. 1797

Francesco Albanese
Tratto da KarmaNews

Esiste un Creatore? La lotta tra religione e scienza

C’è un eccezionale invisibile ordine che sembra governare l’universo. Diversi scienziati concordano sul fatto che esista un codice cosmico. Le costanti fondamentali dell’universo sono relazioni così sensibili che se cambiassero anche di poco renderebbero impossibile la sua stessa esistenza. Se la velocità di espansione dell’universo dopo il Big Bang fosse cambiata di una parte su un trilione (uno con diciotto zeri) l’universo si sarebbe allargato troppo o collassato su se stesso e nulla esisterebbe. In sostanza sarebbe bastato un solo granello di sabbia su tutti quelli contenuti in tutte le spiagge del mondo per fare la differenza. Se la materia si fosse sparsa uniformemente la vita non ci sarebbe. L’ipotesi più popolare per una precisione così grande è quella degli universi paralleli, ma la tesi di un multiverso richiede tanta fede quanto quella necessaria a credere all’esistenza di Dio. Recentemente la fisica, con la “teoria delle stringhe” fonde la meccanica quantistica con la relatività generale e ipotizza l’esistenza di altre dimensioni a noi invisibili… La “mente” di Dio? Tuttavia le dimensioni extra non possono spiegare la natura trascendente di un Creatore. Determinare se sia stato Dio o no a determinare le leggi della fisica è impossibile, a meno che il Creatore non abbia lasciato un messaggio leggibile nel codice cosmico. Tuttavia l’universo è matematica e studiandola si può dire di esplorare la “mente” di Dio. «Se non ammettiamo l’esistenza di Dio come cristiani, dobbiamo ammetterla come matematici», diceva il matematico Cauchy…

Stephen Hawking sostiene che Dio non esiste perché non esiste tempo prima del Big Bang e quindi nessuno può avere creato nulla prima del tempo. Tuttavia la tesi di Stephen Hawking non tiene conto che il tempo non è (solo) un concetto scientifico, ma soprattutto metafisico. Quando i teologi parlano di cosa esistesse prima dell’universo immaginano un vero vuoto. Se l’universo era davvero un nulla questo vuol dire che è stato creato da qualcosa al di là dell’universo, qualcosa di totalmente trascendente che lo ha fatto passare dal nulla all’esistente: Dio. La teoria chiamata No boundary proposal (di Hartle e Hawking) sostiene che tutto (tempo, spazio, leggi fisiche) è nato da un singolo punto. Ma usando le leggi fische per comprendere il Big Bang incontrano la cosiddetta “singolarità”, in cui quelle leggi cedono e appare necessario l’intervento di un Creatore che ha dato il via al tutto. Hawking risponde che l’universo non è nato da una singolarità, ma il tempo ha avuto origine come una delle dimensioni dello spazio. Tuttavia la teoria non afferma che l’universo si estende all’infinito all’indietro nel tempo, ma che il momento iniziale è in una sorta di condizione nebulosa il che significa che c’è comunque stato un’inizio. I teologi contrattaccano la teoria atea di Hawking con il teorema di tre fisici che affermano che qualsiasi universo in espansione deve avere avuto un inizio. Tutti gli universi in espansione devono avere un confine inziale di tempo. Questo fa tornare all’intervento divino. Francis Collins – genetista autore della sequenza del DNA umano –  direttore del National Institutes of Health, ha affermato che il Big Bang «domanda a gran voce una spiegazione divina e infatti si accorda perfettamente con l’idea di un Dio Creatore trascendente. Non riesco a capire come la natura avrebbe potuto crearsi da sé. Solo una forza al di fuori del tempo e dello spazio avrebbe potuto fare una cosa simile».

L’astrofisico Allan Sandage ha osservato che «con le conseguenze riguardanti la possibilità che gli astronomi abbiano identificato l’evento della creazione mette veramente la cosmologia vicino al tipo di teologia naturale medioevale che ha cercato di trovare Dio identificando la causa prima». Secondo un insegnamento indù esistono infiniti universi ognuno con un dio diverso immerso in un differente sogno cosmico. Tuttavia questo implicherebbe l’esitenza di un super dio responsabile dell’esistenza degli altri déi e dei loro universi sognati e creati. Siamo noi a sognare l’intervento divino nella creazione o è questo a farcelo sognare? La questione però non è testabile e quindi non può far parte della scienza perché questa usa dati dell’universo e non può quindi confutare ciò che è al di là dell’universo stesso…

Giorgio Nadali

 

 


Fede & Scienza: Le forze della preghiera e della fede fanno bene al cervello

Le persone religiose trovano forza in Dio; questo lo sappiamo. Ma un nuovo studio condotto dal Prof. Malt Friese e da Michaela Wanke suggerisce che anche i non credenti possono entrare in azione. In un recente numero del Journal of Experimental Social Psychology, presentano prove che dimostrano come e perché la preghiera potrebbe aumentare la capacità di chiunque di resistere alla tentazione. Tuttavia possiamo essere tutti d’accordo che per questo occorra autocontrollo, gli autori propongono che la fonte di tale controllo potrebbe non essere soprannaturale. Invece, potrebbe venire da qualcosa di più terreno. Qualcosa di accessibile anche ai più atei: la connessione sociale.

Gli autori hanno elaborato il loro studio del potere di preghiera in ciò che hanno chiamato il “modello forza” dell’autocontrollo. Il modello di resistenza suggerisce che le nostre risorse cognitive, come le nostre risorse fisiche, siano limitate. Correre per un chilometro sarebbe incredibilmente difficile dopo averne corsi già 30, e resistere anche alla più piccola tentazione può essere incredibilmente difficile se hai appena passato un’ora a resistere quelle più grandi. Quindi, come possiamo ricostituire queste risorse cognitive, o anche aumentare la nostra “resistenza” cognitiva? I ricercatori hanno, in tutta serietà, scoperto che l’ingestione di glucosio può infatti aumentare l’autocontrollo, ma gli scienziati gli scienziati hanno supposto che la preghiera potrebbe essere un altro mezzo attraverso il quale gli individui si proteggono dal crollo della forza di volontà. In effetti, studi del passato avevano già suggerito un tale rapporto, mostrando che suggerendo ai partecipanti parole relative alla religione (ad es Dio, divino) li mettevano al riparo contro gli effetti dell’impoverimento cognitivo.

Gli autori hanno trovato che le persone interpretano la preghiera come l’interazione sociale con Dio, e le interazioni sociali sono ciò che ci danno le risorse cognitive necessarie per evitare la tentazione. Precedenti ricerche hanno trovato che anche brevi interazioni sociali possono promuovere le funzioni cognitive, e lo stesso sembra valere per le brevi interazioni sociali con le divinità.

Uno dei più importanti ricercatori nel campo della neurologia e della spiritualità è Andrew Newberg, direttore della ricerca presso il Jefferson Myrna Brind Center of Integrative Medicine a Thomas Jefferson University Hospital e , a Philadelphia . Ha fatto studi empirici sul funzionamento del cervello tra una varietà di praticanti spirituali che vanno da suore cattoliche impegnati in ” centrare preghiera” di pentecostali in preghiera in lingue .

I risultati del suo lavoro e altri hanno confermato che il cervello umano è “progettato per la fede . “Diverse volte le neuroscienze hanno dimostrato che la preghiera fa una differenza notevole nel funzionamento fisiologico del cervello.

Newberg afferma che mentre cresci spiritualmente, cambi le convinzioni, migliori il senso di compassione – per esempio – e questo incide sul cervello. Se si pratica la molto preghiera, per esempio, i dati mostrano che queste pratiche possono effettivamente cambiare il cervello nel corso del tempo .

Abbiamo fatto uno studio sulla pratica di meditazione e abbiamo trovato diverse cose tra le persone che non avevano mai meditato prima. Quando queste persone hanno aggiunto la meditazione per le loro pratiche, come ad esempio concentrandosi su un passo della Scrittura, abbiamo visto cambiamenti significativi nel funzionamento del cervello. In particolare, abbiamo visto una maggiore attività nei lobi frontali (una delle aree del cervello coinvolte nella compassione e nelle emozioni positive ) e non ci sono stati cambiamenti nel talamo, la parte del nostro cervello che ci aiuta all’interconnessione.

I cristiani spesso parlano di ” frutto dello Spirito ” delineati da San Paolo nella Lettera ai Galati- “amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, mitezza, dominio di sé “. Queste sono funzioni del cervello ?

Newberg risponde che in sostanza c’è un equilibrio da stabilire tra il lobo frontale e il sistema limbico. L’amigdala è la parte del cervello che reagisce alla paura, all’odio , alla rabbia e altre emozioni allarmanti, ma partecipa anche agli aspetti positivi. Il lobo frontale equilibra tutto. Per esempio, quando qualcuno ti taglia la strada nel traffico , la vostra amigdala reagisce con , “fagli  del male subito”, ma il vostro lobo frontale dice: “Aspetta un minuto! ” Questa è una visione neurologica della pazienza .

Sia che si chiami ” vita nello Spirito ” o diventare più compassionevole, meno reazionario, si parla del tentativo di sopprimere l’amigdala e cercare di migliorare il lobo frontale e le attività nelle aree sociali del cervello.

Newberg aggiunge che “le visioni positive su Dio sono buone per il cervello. Tuttavia , le visioni negative su Dio possono essere dannose, causano stress, ansia e possono causare depressione e emozioni negative”.

Abbiamo scoperto che la fede nel suo senso più ampio è la cosa migliore che si può avere per il cervello. Non solo la fede religiosa fa bene al cervello, ma anche l’ottimismo e il guardare il mondo in modo positivo che la gente associa spesso con la fede.  Avere ” fede” che la tua vita andrà per il verso giusto e che tu sia in grado di aiutare altre persone, questo è un altro beneficio.

In realtà, l’ottimismo – la speranza – è un ottimo indicatore della propria salute e della vita . Se questo ottimismo è avvolto in un contesto religioso, vi sono elementi che dimostrano che le persone che sono religiose hanno più bassi livelli di depressione e ansia .

Inoltre, quando hai fede, fornisci un quadro di riferimento per la vita e per la comprensione del mondo che allevia un sacco di ansia ontologica di cui molti soffrono, e ciò fornisce risposte in un contesto di vita. È un reticolo interconnesso per la vita. Se ottenete sostegno sociale dalla vostra chiesa, anche questo è incredibilmente utile per il cervello .

Giorgio Nadali


Fede & Scienza. Credere riduce l’ansia

Credere in Dio può aiutare a bloccare l’ansia e minimizzare lo stress, secondo una nuova ricerca dell’Università di Toronto che mostra differenze cerebrali distinte tra credenti e non credenti.

In due studi condotti da assistente professore di psicologia Michael Inzlicht, i partecipanti hanno eseguito un test di Stroop – una prova ben nota di controllo cognitivo – mentre erano collegati a elettrodi che misuravano la loro attività cerebrale.

Rispetto ai non credenti, i partecipanti religiosi hanno mostrato significativamente meno attività nella corteccia cingolata anteriore (ACC), una parte del cervello che aiuta a modificare il comportamento segnalando quando sono necessarie attenzione e controllo, di solito come conseguenza di qualche evento ansiogeno come il commettere un errore. Maggiore era il loro zelo religioso e più credevano in Dio, tanto meno la loro corteccia cingolata anteriore si accendeva in risposta ai loro propri errori, e meno errori commettevano.

“Si potrebbe pensare a questa parte del cervello come un campanello d’allarme corticale che suona quando un individuo ha appena commesso un errore o sperimenta incertezza”, dice l’autore Inzlicht, che insegna e svolge attività di ricerca presso l’Università di Toronto Scarborough. “Abbiamo scoperto che le persone religiose o anche persone che semplicemente credono nell’esistenza di Dio mostrano significativamente minore attività cerebrale in relazione ai propri errori. Sono molto meno ansiosi e si sentono meno stressati quando hanno commesso un errore.”

Queste correlazione è rimasta forte, anche dopo il controllo per la personalità e la capacità cognitiva, dice Inzlicht, che ha anche scoperto che i partecipanti religiosi commettevano meno errori nel test di Stroop, rispetto alle loro controparti non-credenti.

I loro risultati mostrano che la fede religiosa ha un effetto calmante sui suoi devoti, che li rende meno propensi all’ansia di fare errori e di fronte all’ignoto. Ma Inzlicht avverte che l’ansia è una “spada a doppio taglio”, a volte necessaria e utile.

“Ovviamente, l’ansia può essere negativa, perché disporne di troppa, paralizza dalla paura”, dice. “Tuttavia, serve anche una funzione molto utile in quanto ci avvisa quando stiamo per commettere errori. Se non si verifica ansia quando commetti un errore, quale slancio a cambiare o migliorare il tuo comportamento in modo da non ripetere più volte gli stessi errori? ”

Il documento, che appare online in Psychological Science, ha come autori il Dr. Ian McGregor della York University, e Jacob Hirsh e Kyle Nash, candidati al dottorato rispettivamente presso le Università di Toronto e York.

Redazione


La scienza conferma: L’anima è immortale. Scoperta in campo quantico

Alcuni fisici internazionali sono convinti che il nostro spirito ha uno stato quantico e che il dualismo tra corpo e anima è altrettanto reale quanto il “dualismo onda-particella” (detto anche “dualismo onda-corpuscolo”) delle particelle più piccole.

Il Dottor James G. di San Francisco, un ex collaboratore della società tedesca Max-Planck di Francoforte, ha riportato la seguente incredibile storia: “Ho studiato non solo negli U.S.A., ma per alcuni semestri ho studiato chimica anche a Londra. Quando arrivai in Inghilterra, il pensionato universitario era pieno, così aggiunsi il mio nome alla lista d’attesa. Poco tempo dopo, ricevetti la bella notizia che una camera si era liberata. Poco tempo dopo essermici trasferito, mi svegliai una notte e nel crepuscolo fui in grado di vedere un giovane uomo con ricci capelli neri. Ero terrorizzato e dissi al presunto vicino che aveva sbagliato stanza. Lui semplicemente pianse e mi guardò con una enorme tristezza nei suoi occhi.

Quando accesi la luce, l’apparizione era scomparsa. Dato che ero certo al cento percento che non era stato un sogno, il mattino dopo raccontai lo strano incontro alla direttrice del collegio. Le feci un’accurata descrizione del giovane uomo. Lei improvvisamente impallidì. Guardò negli archivi e mi mostrò una foto. Riconobbi immediatamente il giovane uomo che era venuto a trovarmi nella mia stanza la notte precedente. Quando le chiesi chi fosse, mi rispose con voce tremolante che si trattava dell’affittuario precedente. Poi aggiunse che la mia stanza si era liberata perché si era tolto la vita poco prima.L’autore non avrebbe mai documentato la storia se “James” non fosse stata una persona totalmente degna di fiducia e affidabile”.

Il Professor Hans-Peter Duerr, ex direttore dell’Istituto Max Planck di Fisica di Monaco, rappresenta il parere che il dualismo delle particelle più piccole non si limita al mondo subatomico, ma è invece onnipresente. In altre parole: il dualismo tra corpo e anima è altrettanto reale per lui quanto il “dualismo onda-particella” delle particelle elementari. Secondo il suo punto di vista, esiste un codice quantico universale applicabile a tutta la materia vivente e non. Questo codice quantico abbraccia presumibilmente l’intero cosmo. Di conseguenza, Duerr crede – di nuovo basandosi su considerazioni puramente fisiche – nell’ esistenza dopo la morte. Ecco come lo ha spiegato nel corso di un’intervista:

“Ciò che consideriamo il qui ed ora, questo mondo, è in realtà solo il livello materiale comprensibile. L’aldilà è una realtà infinita che è molto molto più grande. Nella quale questo nostro mondo è radicato. In questo modo, le nostre vite su questo piano di esistenza sono contenute e circondate già dal mondo dell’aldilà. Quando pianifico immagino di aver scritto la mia esistenza in questo mondo su una specie di hard disk sul tangibile (il cervello), e di aver anche trasferito questi dati su un campo quantico spirituale, così da dire che quando morirò, non perderò queste informazioni, questa coscienza. Il corpo muore ma il campo quantico spirituale continua. In questo modo, io sono immortale.”

L’anima lascia il corpo. Video

Il Dottor Christian Hellweg è convinto anche che lo spirito ha uno stato quantico. Nel corso dei suoi studi in fisica e medicina, ha effettuato ricerche sulle funzioni cerebrali per molti anni presso l’Istituto Max Planck di Biochimica Fisica. Ha dimostrato che le informazioni nel sistema nervoso centrale possono essere codificate in fasi. Negli ultimi anni ha dedicato la sua vita allo studio della questione corpo-anima e ha effettuato ricerche sulle percezioni immateriali e allucinazioni. E’ interessato in modo particolare al fischio/ronzio nelle orecchie, una percezione immateriale del senso dell’udito. Di conseguenza si è specializzato anche nella terapia. Sintetizza la sua tesi nel seguente modo:

I nostri pensieri, la nostra volontà, la nostra coscienza e le nostre sensazioni mostrano proprietà che potrebbero essere definite come proprietà spirituali … Nessuna interazione diretta con le forze fondamentali conosciute della scienza naturale, come la gravitazione, le forze elettromagnetiche, etc… può essere rilevata nello spirituale. D’altro canto, però, queste proprietà spirituali corrispondono esattamente alle caratteristiche che contraddistinguono i fenomeni estremamente sconcertanti e meravigliosi del mondo quantico. Mondo quantico, in questo caso, si riferisce a quel regno del nostro mondo che non è solo fattuale; in altre parole, il regno delle possibilità, il regno dell’incertezza, dove noi “sappiamo il cosa” ma non sappiamo esattamente né il quando né il come. Sulla base del contesto della fisica tradizionale, si può concludere, per necessità, che questo regno deve effettivamente esistere nella realtà.

Il fisico americano John Archibald Wheeler colpisce un nervo simile, “molti scienziati speravano … che il mondo, in un certo qual senso, fosse tradizionale – o semplicemente privo di curiosità del tipo larghi oggetti che sono nello stesso posto allo stesso tempo. Ma queste speranze sono andate in fumo dopo una serie di nuovi esperimenti.

Attualmente ci sono gruppi di ricerca universitari che analizzano l’interazione tra coscienza e materia. Uno dei principali ricercatori in questo campo è il fisico Professor Robert Jahn della Università di Princeton nel New Jersey.

Egli sostiene che se gli effetti e le informazioni possono essere scambiati in entrambe le direzioni tra coscienza umana e ambiente fisico, allora si deve anche assumere una risonanza o “potenziale legame molecolare” anche per la coscienza. In sintesi: secondo questa teoria, si dovrebbe riconoscere anche alla coscienza le proprietà quantiche conosciute. A suo avviso non avrebbe senso assegnare termini come informazione o risonanza né al mondo fisico né alla coscienza spirituale o separare gli effetti fisici dagli effetti spirituali.

Il fisico quantico David Bohm, allievo e amico di Albert Einstein, fece affermazioni simili. La sua sintesi: “I risultati delle scienze naturali moderne hanno senso solo se assumiamo una realtà interiore uniforme trascendente che si basa su tutti i dati e fatti esterni. Il vero profondo della coscienza umana è una di queste.”

Il fisico nucleare e biologo molecolare Jeremy Hayward della Università di Cambridge non fa mistero delle sue convinzioni: ”Molti scienziati che fanno parte della corrente scientifica principale non hanno più paura di dichiarare apertamente che la coscienza potrebbe, in aggiunta a spazio, tempo, materia, essere un elemento fondamentale del mondo – probabilmente molto più fondamentale di spazio e tempo. Potrebbe essere un errore separare lo spirito dalla natura.” Viene addirittura messo in discussione se la materia debba essere considerata un elemento fondamentale dell’universo.

Dr. Rolf Frobã–Se – The Huffington Post

dallo SchwartzReport del 29 giugno 2014

traduzione a cura della redazione di coscienza.org – Erica Dellago

coscienza.org


Genetica, fisica e Mente divina

Stephen-Hawkings-Amazing-Philosophy-Of-Life-That-Everyone-Must-Learn

 

Francis Collins – genetista autore della sequenza del DNA umano – direttore del National Institutes of Health, ha affermato che il Big Bang «domanda a gran voce una spiegazione divina e infatti si accorda perfettamente con l’idea di un Dio Creatore trascendente. Non riesco a capire come la natura avrebbe potuto crearsi da sé. Solo una forza al di fuori del tempo e dello spazio avrebbe potuto fare una cosa simile».

 

C’è un eccezionale invisibile ordine che sembra governare l’universo. Diversi scienziati concordano sul fatto che esista un codice cosmico. Le costanti fondamentali dell’universo sono relazioni così sensibili che se cambiassero anche di poco renderebbero impossibile la sua stessa esistenza. Se la velocità di espansione dell’universo dopo il Big Bang fosse cambiata di una parte su un trilione (uno con diciotto zeri) l’universo si sarebbe allargato troppo o collassato su se stesso e nulla esisterebbe. In sostanza sarebbe bastato un solo granello di sabbia su tutti quelli contenuti in tutte le spiagge del mondo per fare la differenza. Se la materia si fosse sparsa uniformemente la vita non ci sarebbe.

L’ipotesi più popolare per una precisione così grande è quella degli universi paralleli, ma la tesi di un multiverso richiede tanta fede quanto quella necessaria a credere all’esistenza di Dio. Recentemente la fisica, con la “teoria delle stringhe” fonde la meccanica quantistica con la relatività generale e ipotizza l’esistenza di altre dimensioni a noi invisibili… La “mente” di Dio? Tuttavia le dimensioni extra non possono spiegare la natura trascendente di un Creatore. Determinare se sia stato Dio o no a determinare le leggi della fisica è impossibile, a meno che il Creatore non abbia lasciato un messaggio leggibile nel codice cosmico. Tuttavia l’universo è matematica e studiandola si può dire di esplorare la “mente” di Dio. «Se non ammettiamo l’esistenza di Dio come cristiani, dobbiamo ammetterla come matematici», diceva il matematico Cauchy…

 

Stephen Hawking sosteneva che Dio non esiste perché non esiste tempo prima del Big Bang e quindi nessuno può avere creato nulla prima del tempo. Tuttavia la tesi di Stephen Hawking non tiene conto che il tempo non è (solo) un concetto scientifico, ma soprattutto metafisico. Quando i teologi parlano di cosa esistesse prima dell’universo immaginano un vero vuoto. Se l’universo era davvero un nulla questo vuol dire che è stato creato da qualcosa al di là dell’universo, qualcosa di totalmente trascendente che lo ha fatto passare dal nulla all’esistente: Dio. La teoria chiamata No boundary proposal (di Hartle e Hawking) sostiene che tutto (tempo, spazio, leggi fisiche) è nato da un singolo punto. Ma usando le leggi fische per comprendere il Big Bang incontrano la cosiddetta “singolarità”, in cui quelle leggi cedono e appare necessario l’intervento di un Creatore che ha dato il via al tutto. Hawking risponde che l’universo non è nato da una singolarità, ma il tempo ha avuto origine come una delle dimensioni dello spazio. Tuttavia la teoria non afferma che l’universo si estende all’infinito all’indietro nel tempo, ma che il momento iniziale è in una sorta di condizione nebulosa il che significa che c’è comunque stato un’inizio. I teologi contrattaccano la teoria atea di Hawking con il teorema di tre fisici che affermano che qualsiasi universo in espansione deve avere avuto un inizio. Tutti gli universi in espansione devono avere un confine inziale di tempo. Questo fa tornare all’intervento divino.

L’astrofisico Allan Sandage ha osservato che «con le conseguenze riguardanti la possibilità che gli astronomi abbiano identificato l’evento della creazione mette veramente la cosmologia vicino al tipo di teologia naturale medioevale che ha cercato di trovare Dio identificando la causa prima». Secondo un insegnamento indù esistono infiniti universi ognuno con un dio diverso immerso in un differente sogno cosmico. Tuttavia questo implicherebbe l’esitenza di un super dio responsabile dell’esistenza degli altri déi e dei loro universi sognati e creati. Siamo noi a sognare l’intervento divino nella creazione o è questo a farcelo sognare? La questione però non è testabile e quindi non può far parte della scienza perché questa usa dati dell’universo e non può quindi confutare ciò che è al di là dell’universo stesso…

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Il racconto biblico della creazione (scritto nel VI secolo a.C.) rispecchia fedelmente il processo di evoluzione dell’universo e dello sviluppo della vita sulla Terra che conosciamo oggi. Infatti, la prima cosa che Dio crea è la luce. «Dio disse: “Sia luce!” E luce fu. Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce «giorno» e le tenebre «notte». Fu sera, poi fu mattina: primo giorno». (Genesi 1,3-5).

Oggi sappiamo che un’esplosione di luce primordiale ha generato l’universo che conosciamo. E la teoria del Big Bang, formulata nel 1927 da un prete astronomo belga, Georges Lemaitre. Poi Dio crea nell’ordine: la terra, (pianeti) i mari (pianeti con acqua liquida), vegetazione (conseguenza della presenza di acqua), stelle (sistemi solari), animali acquatici (i primi presenti sulla Terra), volatili (i secondi presenti sulla Terra), bestiame, rettili (al terzo posto dopo i volatili), uomo, donna (l’essere umano è l’ultimo essere vivente ad apparire sulla Terra).
Mosè Maimonide nella sua «Guida degli smarriti» raccomanda di interpretare in senso allegorico diversi passi della Bibbia: «Dio avendo deciso nella sua divina sapienza della necessità di comunicarci questi profondi argomenti (il racconto della creazione del mondo) decise anche – a causa dell’immensità e della difficoltà del soggetto, insieme alla mancanza della nostra comprensione – di parlarcene sotto forma di allegoria, con detti nascosti e parole velate».

Giorgio Nadali

 


Conferenza. 2. La scienza dei miracoli: nuove frontiere mediche ed evolutive. 26/01/16 Milano

Martedì 26 gennaio, ore 21, c/o Mondadori, Via Marghera, 28 Milano. Antonio Pala:
“La scienza dei miracoli: nuove frontiere mediche ed evolutive”
antonio-pala“È ormai assodato che, nel bene e nel male, siamo il prodotto delle nostre personali credenze, gran parte delle quali sono radicate nel subconscio e che spesso sono il frutto di una programmazione che inizia i primi anni della nostra vita”, afferma il dottor Antonio Pala, psicologo e psicanalista, ma anche studioso delle medicine olistiche, energetiche e di sciamanesimo. “La soluzione alla maggior parte dei nostri problemi, insieme allo sviluppo del nostro pieno potenziale, risiede nella possibilità di riprogrammare le nostre errate convinzioni subcoscienti e di sincronizzare fra loro i due emisferi cerebrali. A tale scopo utilizzo uno strumento straordinario, lo Psych-k, elaborato da Rob Williams”. Pala presenterà le nuove tecniche olistiche di guarigione, che integrano le dimensioni spirituale, mentale, fisica, ora a disposizione di tutti. Nel corso della serata verranno presentate delle documentazioni medico-scientifiche in video che dimostrano quanto avviene a livello neurologico ed energetico durante le procedure di guarigione e sarà possibile ad assistere e partecipare a un’esperienza diretta. Karmanews

Redazione


Fede & salute

Le credenze religiose possono essere molto potenti e possono avere effetti fisici. Uno studio guidato da Katja Wiech dell’Università di Oxford ha coinvolto ventiquattro individui divisi in due gruppi. Dodici erano studenti cattolici praticanti. Gli altri dodici erano studenti atei. Sono state mostrate loro alcune immagini. Una era un’immagine della Vergine Maria del pittore Giovanni Battista Salvi detto «Il Sassoferrato» (XVII secolo). L’altra era «La dama con l’ermellino», di Leonardo da Vinci. Immagini molto simili. Dopo aver guardato le foto per trenta secondi, i volontari sono stati sottoposti a piccole scosse elettriche per dodici secondi. Ogni volta, è stato chiesto di classificare come il livello di dolore su una scala da zero a cento. I soggetti sono stati poi sottoposti a risonanza magnetica cerebrale.
Quando la squadra della Wiech controllò le scansioni cerebrali dei due gruppi, ha trovato marcate differenze tra di loro. Dopo aver visto il quadro della Vergine Maria, una zona del cervello chiamata corteccia prefrontale risultava illuminata solo nei volontari religiosi. I membri del gruppo religioso riferivano di provare meno dolore quando guardano l’immagine della Vergine Maria, di quando guardavano il quadro di Leonardo.

Per i cattolici dodici per cento in meno di dolore. Sul gruppo di non religiosi le immagini non hanno avuto alcun effetto.
Katja Weich ha concluso che: «I cattolici erano coinvolti in un meccanismo cerebrale che è ben noto dalla ricerca come effetto placebo, analgesia e disimpegno emotivo che aiuta le persone a reinterpretare il dolore e renderlo meno minaccioso. Queste persone si sentivano sicure guardando la Vergine Maria, si sentivano protetti, quindi l’intero contesto del test è cambiato per loro. È altamente probabile che anche le persone non religiose potrebbero raggiungere una simile capacità di controllare il dolore, forse attraverso la meditazione o altre strategie mentali».

Gli individui che praticano la religione e la spiritualità godono di una migliore salute fisica e mentale rispetto a quelli che non lo fanno. Per comprendere meglio questo rapporto e come la spiritualità e la religione possano essere utilizzate per far fronte a problemi di salute significativi, i ricercatori dell’Università del Missouri hanno esaminato quali aspetti della religione sono più vantaggiosi e per quali popolazioni.
«I nostri risultati rafforzano l’idea che la religione e la spiritualità possano aiutare a tamponare le conseguenze negative di condizioni di salute difficili», ha riferito Stephanie Reid-Arndt, professoressa associata di psicologia della salute nella scuola di professioni sanitarie. «Sappiamo che ci sono molti modi di far fronte a situazioni di vita stressanti, come una malattia cronica e il coinvolgimento in attività spirituali e religiose può essere una strategia efficace per far fronte a queste situazioni». La recente pubblicazione del Centro di Ricerca per la Religione e le Professioni dell’Università del Missouri, creato dalla Reid-Arndt, ha scoperto che il sostegno religioso è associato con i migliori risultati di salute mentale per le donne e con una migliore salute fisica e mentale per gli uomini.
L’assistenza religiosa e spirituale comprende la cura da parte di congregazioni, interventi spirituali, come la direzione spirituale, la confessione e l’assistenza di pastori e cappellani ospedalieri. Brick Johnstone, docente di psicologia della salute sostiene che “entrambe i sessi beneficiano del sostegno sociale – la capacità di cercare aiuto e di contare sugli altri – fornita dagli altri fedeli e dal coinvolgimento in organizzazioni religiose. L’incoraggiamento a cercare sostegno religioso spirituale può aiutare gli individui a far fronte allo stress e ai sintomi fisici legati alla malattia. Il personale medico deve incoraggiare i pazienti a trarre beneficio da queste risorse [religiose] che forniscono sostegno emotivo e finanziario, nonché occasioni di migliorare la socializzazione”.
Lo studio ha esaminato il ruolo dei sessi nell’avvalersi del sostegno spirituale e religioso in condizioni di malattia cronica e di disabilità, comprese le lesioni alla spina dorsale, danni cerebrali e cancro. Utilizzando scale di misura di religiosità e spiritualità, di salute mentale e di salute generale, i ricercatori non hanno scoperto differenze tra uomini e donne in termini di livelli di esperienze spirituali e pratiche religiose.
Queste rilevazioni contrastano con altri studi che hanno ipotizzato una maggiore spiritualità delle donne e di un coinvolgimento femminile più accentuato nelle pratiche religiose rispetto agli uomini. Johnstone ha osservato che “mentre le donne generalmente sono più religiose o spirituali degli uomini, abbiamo scoperto che entrambe i sessi possono aumentare il loro affidamento alla religione, quando devono affrontare la malattia o la disabilità”. La ricerca ha evidenziato che per le donne, la salute mentale è associata con esperienze spirituali quotidiane, con l’esperienza del perdono e con questioni religiose e spirituali.
Questo significa che il credere in un potere superiore legato al perdono al sostegno e all’amore è connesso con una situazione mentale positiva nell’affrontare una malattia cronica, da parte delle donne. Per gli uomini, il sostegno religioso – la percezione di un aiuto e di un supporto da parte di congregazioni religiose è associato con una migliore salute». Johnstone è il direttore del programma di ricerca di spiritualità e salute dell’Università del Missouri. Ha condotto diversi studi con l’intento di esaminare la relazione che esiste tra la religione, la spiritualità e la salute, in particolare per gli individui con condizioni croniche disabilitanti, appartenenti a diverse tradizioni religiose.

Chiediamo cosa ne pensa la psicanalista Giovanna Capolongo, che esercita la professione a Milano.

Dottoressa, cosa ne pensa delle affermazioni della ricercatrice Stephanie Reid-Arndt?
Le affermazioni della ricercatrice Stephanie Reid-Arndt trovano conferma nella mia esperienza clinica in qualità di psiconcologa.
La religiosità vissuta e praticata non solo offre conforto e sostegno nei momenti difficili, ma diventa un’alleata del paziente insieme al piano terapeutico la cui efficacia dipende dalla compliance, insieme all’aiuto offerto dai psiconcologi.
Non solo la religiosità vissuta e praticata, ma anche la religiosità che inizia semplicemente come curiosità o come domanda da parte di quelle persone che sono “alla ricerca” di una risposta alle proprie domande cosiddette “esistenziali”, ma che non sono pervenuti ancora ad una risposta, non sono ancora approdati ad una fede e ad una fede certa in Qualcuno: la domanda e l’attesa di queste persone di poter trovare un senso all’esistenza, che vuol dire poi trovare il senso della propria malattia, li rende attivi, partecipativi di tutta la propria vicenda umana e collaborativi nel lavoro della cura del proprio male.

Nella sua professione ha riscontrato una differenza tra coloro che credono e coloro che non credono?

Si.

I non credenti nel momento della malattia mettono in campo risorse esclusivamente frutto della propria storia personale. E queste il più delle volte sono limitate. Alcuni presentano una grande capacità organizzativa, della gestione della propria malattia, ma c’è spesso l’altra faccia della medaglia che si presenta come solitudine, mancanza di rapporti significativi capaci di prendersi cura.
I “credenti” mettono in campo risorse non solo personali ma risorse che sono il frutto di una condivisione comunitaria: l’ascolto, la fiducia, l‘abbandono, la speranza, la domanda di aiuto e tutto ciò li rende più attrezzati a compiere quella battaglia contro il proprio male.

Secondo Lei come e perché la fede religiosa influisce sui processi psichici?

Influisce perché l’apertura della psiche al Mistero come ciò la cui conoscenza è inesauribile, dilata le possibilità della psiche di trovare soluzioni e risposte.

Esiste un rapporto tra spiritualità e armonia interiore secondo Lei?

Lo spirito come componente del soggetto, se adeguatamente vissuto, cioè se allo spirito viene data la possibilità di avere una “vita”, esso genera armonia, cioè benessere ed equilibrio.

 

Giorgio Nadali


Miracoli biblici & scienza. 1

 

La separazione delle acque del Mar Rosso

La scienza ha recentemente confermato uno dei più grandi miracoli dell’Antico Testamento. La separazione delle acque del Mar Rosso da parte di Mosé. Il fenomeno è noto come wind set down in presenza di venti fortissimi nel punto in cui soricamente gli israeliti hanno attraversato il Mar Rosso. Esodo 14,21: «Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore, durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero». Dando per scontato che il fatto riferito nella Bibbia come cronaca fedele degli eventi, l’oceanografo Doron Nof ha indagato sulla divisione delle acque del Mar Rosso dal punto di vista della fisica. Quello spirituale è chiaro: Dio si prende cura e salva il suo popolo in fuga dalla schiavitù in Egitto. Usando un fenomeno comune chiamato effetto wind set down, Nof ha scoperto che un vento che spira da nord ovest a venti metri al secondo per dieci / quattordici ore è sufficiente a causare la diminuzione del livello del mare di due metri e mezzo. Questo avrebbe esposto una dorsale sottomarina che gli israeliti hanno attraversato come se fosse terra asciutta. Questo evento è possibile fisicamente in quel luogo una volta ogni 2.400 anni. È quindi la tempistica, non il fenomeno che è miracoloso. Tuttavia, anche se scientificamente l’evento è possibile, la maggioranza dei biblisti sostiene che gli israeliti non abbiano attraversato il Mar Rosso. La parola originale ebraica yam suph dovrebbe essere tradotta come Mare di canne, non Mar Rosso. Il luogo si trova presso i Laghi Amari, un canneto paludoso a nord del Golfo di Suez, scoperta durante la costruzione del canale omonimo. Il lago è il Timsah (in Egitto), a metà strada tra Port Said e Suez. Un altro studioso come Colin Humphreys sostiene invece la tesi dell’attraversamento del Mar Rosso grazie al fenomeno del wind set down presso il Golfo di Aqaba. La larghezza attuale dell’inizio del Golfo di Aqaba è di circa 3,5 miglia (5,6 km). Suppongo che tremila anni fa le acque del golfo si estendessero più a nord e la distanza al suo inizio fosse inferiore, in base alle mie ispezioni nel 1999 e 2001. Comunque, presumiamo che gli israeliti dovessero attraversare 3,5 miglia per andare dalla riva occidentale alla testa del Golfo di Aqaba, a est. Dovevano attraversare con animali, bambini e anziani e spirava un vento fortissimo. Probabilmente ci misero due o tre ore per attraversare il Mar Rosso.

Il diluvio universale

Genesi 6,17: «Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita; quanto è sulla terra perirà». È un racconto che spiega come Dio voglia distruggere il male e rifare tutto nuovo per il bene. Tuttavia è possibile che l’ispirazione del brano provenga da un’esondazione dei fiumi Tigri ed Eufrate probabili in quella zona (attuale Iraq). C’è chi ritiene di aver trovato resti dell’arca di Noè sul monte Ararat (Turchia). Secondo i biblisti i personaggi presenti nei primi undici capitoli di Genesi (come Adamo, Eva, Caino, Abele, Noè) non sono realmente esistiti. Sono capitoli scritti nel genere letterario mitico, allegorico, non in quello storico dei capitoli successivi, da Abramo in poi. A sostegno di questa tesi vi sono diversi fatti, oltre al genere letterario mitico del testo. L’arca di legno di cipresso era lunga centocinquanta metri. Le autorità in materia di costruzione sostengono che una nave di legno non può strutturalmente superare i cento metri. Senza rinforzi di acciaio una nave di quelle dimensioni avrebbe sicuramente dei cedimenti strutturali e sarebbe presto affondata con Noè e un numero di animali a bordo che si aggirerebbe dai diecimila ai ventimila. L’arca si arena sul monte (in realtà uno stratovulcano) Ararat, nell’attuale Turchia, circa seimila anni fa (4000 a.C.). Nessuna catastrofe di simili dimensioni si è abbattuta sulla Terra seimila anni fa. Qualsiasi archeologo ne troverebbe tracce ancora oggi. John McIntosh della Search Foundation ha rilavato diversi punti in calotte glaciali del vulcano spento Ararat, dove vi sarebbero frammenti dell’arca. Anche Marco Polo e l’astronauta James Irwin si sono dilettati nella ricerca dell’arca dio Noè. La struttura principale sarebbe nel cratere. Tuttavia l’analisi al Carbonio 14 (C14) di questi frammenti li ha datati dal VI al XIII secolo d.C. Secondo Gerald Larue della University of Southern California è improbabile che una struttura così vecchia abbia potuto resistere così a lungo a simili altezze (5.165 metri). Nessuna prova geologica può dimostrare che si sia verificato il diluvio universale nel periodo indicato. Per i musulmani il luogo dell’arca di Noè sarebbe invece il Monte Judi nel Nord Ovest dell’attuale Iran. Rimane salvo il vero significato del diluvio universale dell’arca di Noè. Dio ricrea il bene anche dalle situazioni più disastrose. La santità di Dio distrugge il peccato, ma da una nuova possibilità all’umanità. Il significato più vicino a noi è il Battesimo cristiano. L’acqua che rigenera dalla colpa del peccato originale. Il diluvio universale è un’anticipazione del Battesimo e di Dio che «fa nuove tutte le cose» (Apocalisse 21,5). Dopo undici capitoli pieni di punizioni (anche chi ama può punire, come i genitori) Dio decide di cambiare sistema e usa l’amore misericordioso. Chiama il primo patriarca Abramo (1800 a.C.) passando per la storia del popolo eletto (gli Ebrei) sino a inviare suo Figlio Gesù Cristo. Il racconto ha innumerevoli punti di somiglianza con il racconto mitico babilonese dell’epopea Gilgamesh (2600 a.C.). Il racconto del diluvio universale (come tutta la Genesi) è stato scritto nel VI secolo a.C. (3.400 anni dopo gli eventi narrati e 1.900 anni dopo il poema babilonese). Il mito del diluvio universale è presente anche nell’Induismo. Dopo un diluvio universale, il dio Vishnu recupera molte cose perse nell’oceano incarnandosi nella tartaruga Kurma.

Giorgio Nadali