Il monaco oracolo di stato tibetano posseduto dallo spirito Dorje Drakden

L’Oracolo Nechung (“piccola dimora”), o Sungi Gyelpoi Tsenkar, la “Fortezza del Demone dell’Oracolo reale” si chiama in realtà Thubten Ngodup (nato nel 1958) e di professione fa l’attuale XVII oracolo vivente (sku rten-pa) del popolo tibetano dal 1987. È l’oracolo di stato del Tibet. Questo signore è un monaco tibetano dell’ordine Nyingma che viene quasi ogni giorno posseduto dallo spirito Dorje Drakden, personificazione di Pehar (il demone protettore dei Gelukpa, i “berretti gialli”) che parla attraverso di lui. Prima dell’esilio a Dharamsala (India) nel marzo 1959, gli oracoli vivevano nel monastero Drepung a Lhasa (capitale tibetana).

Quando è consultato come oracolo Thubten Ngodup (discendente del noto lama tantrico Nga-dak Nyang-relwa) indossa il suo casco pesante quindici chili (che serve a proteggerlo dalla violenza della possessione dello spirito Dorje Drakden che gli dà una forza sovrumana e lo fa contorcere con gli occhi sbarrati e la bava alla bocca) e il suo bel costume di broccato pesante trentacinque chili. Sul petto indossa uno specchio con una cornice di ametiste e turchesi.

Lui emette il suo verdetto mentre getta dei semi in segno di benedizione verso i presenti. Il suo oracolo viene quindi registrato dai monaci e interpretato. 5.623.300 tibetani contano sui suoi oracoli per il loro futuro, e fintanto che sarà posseduto dallo spirito Dorje Drakden Thubten Ngodup non li deluderà.
Il monaco oracolo ha creato un dissidio tra i tibetani esprimendosi contro il culto del “Possessore della Forza del Vajra”, più nota come divinità tantrica Dorje Shugden (Rdo rje shugs-ldan). Il XIV e attuale Dalai Lama (premio Nobel per la pace 1989), nel 1975 ha bandito il culto di Dorje Shugden ritenendolo invece un demone violento, contro la volontà dei tibetani che continuano ad adorarlo.

Giorgio Nadali


Damanhur. Il tempio dell’Uomo

Damanhur si trova in Piemonte, a Baldissero Canavese, in Valchiusella, valle prealpina tra le più belle del Piemonte, ai confini con il Parco del Gran Paradiso, a 45 Km da Torino. 15 Km da Ivrea. Il Tempio dell’Uomo, la grande costruzione ipogea (sotterranea), dichiarata opera d’arte dalla Soprintendenza alle Belle Arti, è un edificio realizzato interamente a mano in 16 anni di lavoro. La Sala degli Specchi, la Sala dell’Acqua, la Sala della Terra, il Labirinto e la Sala dei Metalli. Il Tempio, è un viaggio iniziatico, la riproduzione ritualizzata delle stanze interiori di ogni essere umano: percorrerne le sale e i corridoi è un pellegrinaggio spirituale aperto a tutti i credi e a tutte le convinzioni. Il Tempio dell’Uomo porta questo nome perché è dedicato alla celebrazione della creatività e della spiritualità in tutte le sue forme. “Costruito nel cuore della montagna, è una città sotterranea dove arte e bellezza diventano un mezzo di comunicazione con il Divino. Le stanze sono collegate tra loro in diversi livelli in un percorso che è legato al viaggio che ogni essere umano compie dalla nascita alla morte e ancora alla rinascita”. Il nome Damanhur significa “città della luce”, deriva da un’antica città egizia consacrata al dio Horus. La comunità è ispirata ai principi della New Age. Per esprimere la loro unione alla natura, gli abitanti della comunità autosufficiente di Damanhur, si sono dati dei nomi di animali (Usignolo, Corvo, Ariete, ecc.). Damanhur ha una costituzione, dei ministeri (agricoltura, commercio, cultura, esteri, finanze), una università (Damanhur University), una bandiera, dei servizi sanitari, culturali, scolastici e una propria moneta, il credito. Oggi i residenti della federazione di Damanhur sono 500. Altri 400 vivono nelle vicinanze del Tempio dell’Uomo. Ogni anno conta più di cinquantamila visitatori.

Damanhur è una Federazione di Comunità e di Regioni basata sull’applicazione pratica di una filosofia spirituale. E’ stata costituita nel 1977, con una organizzazione politica e sociale adeguata nel corso degli anni. Il Tempio dell’Uomo, la grande costruzione ipogea (sotterranea), dichiarata opera d’arte dalla Soprintendenza alle Belle Arti, è un edificio realizzato interamente a mano in 16 anni di lavoro. Damnahur è stata fondata 1970 dal terapeuta torinese Oberto Airaudi, convintissimo di avere scoperto il posto dove «meglio si incrociano le linee sincroniche dell’energia cosmica», si estende su 12 comuni e ha per capitale Baldissero Canavese, è dotata di scuole proprie, dall’asilo alle medie, e batte persino moneta, il Credito, parificato d’autorità a un Euro. Un piccolo Stato nello Stato.

Damanhur ha scuole interne per ragazzi fino a 13 anni. Materie come musica, teatro, informatica e diverse lingue straniere completano il curriculum ufficiale, in accordo con i programmi della scuola italiana. I metodi d’insegnamento damanhuriano combinano l’idea delle classi tradizionali con viaggi frequenti per sperimentare direttamente gli argomenti di studio.
La scuola familiare di Damanhur è giunta al suo 19° anno di vita. Ha iniziato le attività con i piccoli della materna, poi ha aggiunto la scuola elementare, fino a comprendere sia la scuola nido che la scuola media. Oggi frequentano la scuola circa 70 allievi, di nazionalità ed età diverse.
Nel tempo, la scuola di Damanhur ha più volte rinnovato la struttura e l’organizzazione del modello scolastico, sperimentando soluzioni diverse per un insegnamento globale, una cultura che valorizzi le diversità e che sia formativa dal punto di vista della crescita spirituale di ognuno.

Dal maggio del 1999 la Scuola familiare è entrata a far parte dei progetti dell’Associazione Damanhur Education

Il sogno condiviso da tutti i genitori ed insegnanti a Damanhur è di realizzare una scuola nuova e innovativa, che sia il seme e la culla di un’umanità risvegliata e armonicamente ricongiunta alla vita. La formazione dei ragazzi nasce dalla loro partecipazione viva e diretta alle attività che la scuola propone loro, quindi dalla qualità delle relazioni che ognuno impara a sostenere con la realtà fatta di materia, idee e sentimenti. La scuola damanhuriana tende a realizzare una formazione globale: intellettiva, culturale, spirituale, affettiva e sensibile.

l’Associazione Damanhur Education propone alle scuole interessate ed ai singoli l’esperienza acquisita in vari ambiti, soprattutto per quanto riguarda la conoscenza e il rispetto dell’ambiente. Le attività dei ‘Temponauti’ sono curate da professionisti che collaborano con la Damanhur Education nel campo dell’animazione e dell’educazione per giovani ed adulti. La Damanhur University organizza corsi di scienze psichiche, facoltà paranormali, medicine naturali, ecologia, esoterismo.


Un corso di Miracoli

“A Course in Miracles” appartiene all’area dei Nuovi Culti di matrice spiritistica/New Age. Nell’ottobre del 1965 Helen Schucman, docente associato di psicologia clinica alla Columbia University di New York, iniziò a ricevere messaggi attraverso il channelling, da un interlocutore che si sarebbe poi identificato come Gesù Cristo.

Nei dieci anni seguenti la voce ha dettato con voce inaudibile i tre volumi, 1188 pagine, del libro conosciuto come “A Course in Miracles” cioè “Un Corso di Miracoli”. Un testo dichiaratamente neo-gnostico popolare nel New Age, considerata quest’ultima dalla Chiesa Cattolica come neo-gnosticismo e quindi in contrasto con la sua dottrina. 2200 sono i gruppi gruppi nel mondo

Per capire la loro visione ricordo brevemente che con il termine “gnosticismo” si intende un movimento di pensiero, centrato sul concetto di conoscenza, che si sviluppò entro i confini dell’Impero Romano durante il secondo e il terzo secolo dopo Cristo. Con il termine “gnosi” si intende un insieme di tendenze universali di pensiero che trovano il loro denominatore comune nel concetto di conoscenza. Il manicheismo, il mandeismo, la cabbala possono essere considerate forme di gnosi. Se il termine “gnosticismo” riveste una connotazione storica precisa, il termine “gnosi” ne è invece privo. Nello gnosticismo cristiano il salvatore è Gesù Cristo, che porta agli uomini il messaggio divino. Egli è sceso in forma umana per non essere notato dai detentori del potere prima del tempo, ma non era veramente uomo, e quindi non ha preso su di sé la sofferenza e la morte. La questione se già la gnosi precristiana conoscesse la figura di un redentore non può essere risolta con certezza. Poiché il richiamo alla liberazione può essere trasmesso in vari modi, il mito gnostico è fondamentalmente aperto ad ammettere anche la figura di un salvatore: non necessariamente una figura celeste, poiché l’annuncio liberatore può verificarsi anche senza mediazione.

“Un corso nei miracoli è un sistema spirituale di autodidattica che insegna che la via per l’amore e la pace universale è quello di annullare il senso di colpa attraverso il perdono. Questo perdono è per gli altri come per se stessi. Il Corso crede che solo l’amore sia reale e che qualsiasi cosa di negativo sia un’illusione della propria mente, mondo compreso. Il mondo che vediamo è solo un frammento della propria immaginazione e rendersi conto di ciò conduce all’ultima verità: il Paradiso. Il Corso, in opposizione alla dottrina biblica, insegna che l’ego (non Dio) abbia creato il mondo. Il mondo che vediamo è illusorio e Dio non sa che esista. Il Corso mette l’accento sul fatto che non sia l’unica via da seguire, perché “alla fine, tutte conducono a Dio”

“A Course in Miracles” ha pubblicato in inglese un manuale per insegnanti, per aiutarli a migliorare l’apprendimento degli alunni. Inizia descrivendo le caratteristiche dell’insegnante di Dio: onestà, fiducia, tolleranza, gentilezza, gioia, arrendevolezza, generosità, pazienza, fede e mente aperta. Il manuale è scritto sotto forma di domande che uno studente potrebbe porre.

Ad esempio: Chi è un insegnante di Dio? La risposta è la seguente. Un insegnante di Dio è chiunque decida di esserlo. La sua qualifica consiste solo in questo. In qualche modo ha scelto di non seguire i propri interessi in contrasto con quelli di altri. Quando un alunno e un insegnante entrano in contatto inizia una relazione educativa. L’insegnante non è quello che realmente conduce l’educazione. La relazione è divina perché Dio ha promesso di mandare il suo Spirito in tutte le relazioni sante. Nella situazione di insegnamento-apprendimento, ognuno impara che dare e ricevere sono la stessa cosa… L’insegnante di Dio non usa livelli di apprendimento. Ogni lezione di apprendimento-insegnamento implica una diversa relazione al principio, nonostante il fine ultimo sia lo stesso. Fare della relazione una relazione santa in cui entrambi possano guardare al Figlio di Dio senza peccato. .. Chiunque è un insegnante? La tendenza del manuale è di sostenere che ognuno è un insegnante, ma la grande maggioranza consiste in “insegnanti” del curriculum di questo mondo, insegnanti dell’ego. Molto pochi sono gli insegnanti di Dio. Come insegnare? Con le nostre parole, azioni o pensieri? Secondo “A Course in Miracles” noi insegnamo con tutti e tre. Ma ciò che realmente costituisce l’insegnamento è il sistema di pensiero che sta dietro le nostre parole, azioni, e pensieri. Il manuale sostiene che il vero contenuto che si insegna è “ciò che pensi, ciò che sei e ciò che ritieni costituisca la relazione degli altri con te. Per questa ragione, le nostre parole divengono strumenti effettivi di insegnamento per Dio, quando sono sostenute dalla nostra vita, quando “diamo un esempio delle parole in noi”. Quando ci qualifichiamo come insegnanti di Dio? Il manuale riferisce la seguente idea: Diveniamo insegnanti di Dio quando siamo pronti ad insegnare realmente, con i nostri pensieri, parole, e azioni, il sistema di pensiero di Dio. In altre parole, diventiamo un insegnante di Dio quando abbiamo raggiunto un certo posto sulla scala spirituale. Gli insegnanti “generici” di Dio – tutti gli insegnanti di Dio – compresi coloro che insegnano percorsi diversi da “ A Course in Miracles” – raggiungono questo stadio quando sono in grado di fare una singola scelta deliberata in cui non vedono il loro interesse come separato dall’interesse di un’altra persona. Questa non è una scelta che la gente fa abitualmente.

Giorgio Nadali


Le opere di misericordia spirituale. 2. Insegnare agli ignoranti

“Insegnami la dolcezza ispirandomi la carità, insegnami la disciplina dandomi la pazienza e insegnami la scienza illuminandomi la mente”. Secondo Sant’Agostino le tre cose più importanti da insegnare sono la carità, la disciplina e la scienza – intesa come conoscenza. Il verbo insegnare è presente 35 volte in tutta la Bibbia. Gesù stesso insegnava ogni giorno (Marco 14,49). Insegnare è un dovere per i genitori: “ai vostri figli insegnate l’obbligo di fare la giustizia e l’elemosina, di ricordarsi di Dio, di benedire il suo nome sempre, nella verità e con tutte le forze” (Tobia 14,8). La Chiesa è fondata sull’insegnamento degli Apostoli. Questa preghiera, che si suole recitare prima di una sessione di studio d’interesse comune, è arricchita dall’indulgenza parziale. “Siamo qui tutti davanti a te, o Spirito Santo Signore nostro, inceppati, è vero, dai nostri peccati, ma pur spontaneamente riuniti nel tuo nome. Vieni a noi, resta con noi, degnati di riempire le anime nostre. Insegnaci ciò che dobbiamo trattare, come procedere, e mostraci ciò che dobbiamo decidere, affinché con il tuo aiuto possiamo in tutto piacerti. Sii l’unico ispiratore delle nostre risoluzioni, l’unico a renderle efficaci, tu al quale soltanto, con il Padre e con il Figlio, risale ogni gloria”. Secondo la Chiesa Cattolica è concessa l’indulgenza parziale al fedele che impartisce o riceve l’insegnamento della dottrina cristiana.

Colui che, in spirito di fede e carità, impartisce l’insegnamento della dottrina cristiana, può conseguire l’indulgenza parziale estesa anche al discepolo. Insegnare è un’opera di misericordia perché la sapienza avvicina a Dio, quando è presente in un cuore umile. “Tu vuoi la sincerità del cuore e nell’intimo m’insegni la sapienza” (Salmo 50,8). “Il timore del Signore è il principio della scienza; gli stolti disprezzano la sapienza e l’istruzione” (Proverbi 1,7). “Fondamento della sapienza è il timore di Dio, la scienza del Santo è intelligenza”. (Proverbi 9,10). L’ignoranza non è l’analfabetismo. L’ignorante è la persona che non conosce, in particolare in materia di fede, la situazione mondiale è grave. Due terzi della popolazione analfabeta mondiale sono composti da donne. 771 milioni è il numero di analfabeti nel mondo, di cui due terzi sono donne. 137 milioni di giovani e bambini non sanno scrivere né leggere, di cui 61% ragazze. L’opera di insegnare agli ignoranti è legata alla prima opera di misericordia spirituale – consigliare i dubbiosi – e da questa deriva.

Nella Storia della Chiesa moti santi si sono dedicati all’insegnamento. I Santi Cirillo e Metodio hanno inventato l’alfabeto per i popoli slavi, il Cirillico tutt’ora usato in molti Paesi dell’Est, tra cui la Russia. Le prime scuole popolari gratuite in Italia sono state volute da San Giovanni Bosco e dallo spagnolo San Giuseppe Calasanzio, che scriveva: «È missione nobilissima e fonte di grandi meriti quella di dedicarsi all’educazione dei fanciulli, specialmente poveri, per aiutarli a conseguire la vita eterna. Chi si fa loro maestro e, attraverso la formazione intellettuale, s’impegna a educarli, soprattutto nella fede e nella pietà, compie in qualche modo verso i fanciulli l’ufficio stesso del loro angelo custode, ed è altamente benemerito del loro sviluppo umano e cristiano». L’alfabeto per i sordomuti è stato inventato da Padre Ottavio Assarotti del suo stesso ordine religioso. Tuttavia gli “ignoranti” non sono solo i bambini. In Italia vi sono 37 centri dell’Unione nazionale per la lotta contro l’analfabetismo (UNLA).

Vi è però un’ignoranza molto più diffusa. Quella religiosa. Benedetto XVI osservò che uno dei “più gravi problemi della nostra epoca è l’ignoranza religiosa nella quale vivono molte persone, compresi i fedeli cattolici”. Una situazione che va affrontata con decisione, come è stato ribadito nel Sinodo sulla nuova evangelizzazione. “Scarsa conoscenza della persona di Gesù Cristo e un’ignoranza della sublimità dei suoi insegnamenti” di valore universale “nella ricerca del significato della vita e del bene” – ha detto l’attuale papa emerito. In Italia l’ora di religione ha sempre meno iscritti – specie nei grandi centri urbani – e gli insegnanti non vengono sempre difesi da una cultura laicista, proprio da parte di chi dovrebbe sostenerli, cioè le curie che li mandano in prima linea nelle scuole. Uno dei mali delle curie malate di burocrazia, come ha detto Papa Francesco. Una situazione drammatica. Secondo il quotidiano “Avvenire” (dei vescovi italiani) Meno di un italiano su tre riesce a citare correttamente tutti e quattro gli evangelisti (Matteo, Marco, Luca e Giovanni). Neppure uno su quattro sa indicare le tre virtù teologali (fede, speranza e carità). Figurarsi quando c’è da addentrarsi fra le pieghe della Scrittura.

Domandare chi ha dettato i dieci Comandamenti significa vedersi citare in otto casi su dieci un nome impossibile. E poi sentirsi dire che la «mano» è stata quella di Mosè (22%) o di Gesù (9%), finché non si arriva alla risposta giusta: Dio (indicato dal 49%). Del resto appena il 29% ammette di leggere la Bibbia. La frequenza alle funzioni è bassa: solo l’11% (“fedelissimi”) ci va tutti i giorni o più volte a settimana, mentre i frequentatori settimanali (“fedeli”) arrivano al 24%. “Occasionali”, che si recano poche volte l’anno, il 18% e “distaccati”, che entrano in chiesa solo per eventi come matrimoni, funerali o battesimi, arrivano al 27%. Nonostante la fede conclamata, regna una diffusa ignoranza sulla religione, come emerge da domande mirate su temi come la Bibbia e i Vangeli. Da un sondaggio Gfk Eurisko commissionato dalla Chiesa valdese, e dal volume “Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia” a cura di Alberto Melloni (Il Mulino, 2014) circa il 76% si dichiara “credente”; “atei” e “non credenti” arrivano al 15%, gli “agnostici” al 4% e quelli “in ricerca” il 5%. I cattolici praticanti sanno citare almeno uno dei dieci comandamenti (il 43,2%): vanno meglio dei non praticanti (34,90%) ma peggio dei fedeli di altri culti (60,70%). Scarsa la conoscenza del Catechismo: il 24,70% dei praticanti sa citare le virtù teologali, percentuale più alta della media (17,20%). Scuola e università forniscono una formazione religiosa soddisfacente solo al 25%, poco di più giornali e tv (30%).

Giorgio Nadali