Pronunciare parole di fede sulla propria vita

Un messaggio di fede e ottimismo valido per tutti i cristiani, senza divisioni, dal leader della più grande Chiesa  d’America

Di Giorgio Nadali

Joel Osteen è stato eletto nel 2006 “Cristiano più influente d’America” dalla rivista The Christian Report. E’ il pastore di una megachurch. Anzi, della più grande chiesa indipendente d’America. Lakewood Church www.lakewood.cc di Houston, Texas. Qui giocavano gli Houston rockets. Basket ad alti livelli. Dal 2005 questo palazzetto dello sport – l’ex Compact Center – nel cuore della megalopoli texana ospita la chiesa del pastore Joel Osteen (46 anni). Un milione e mezzo i siti dedicati a questa chiesa, che è la più grande e con la crescita più veloce negli Stati Uniti: 40.000 i fedeli che ogni settimana partecipano alle funzioni. Scale mobili portano al piano della “chiesa”, che sembra piuttosto un teatro ultramoderno. Addetti che sorridono alla mia telecamera mentre mi indicano gli ingressi. Mi avvio camminando su spesse moquette variopinte. Le gradinate sono gremite di gente che canta con le mani sollevate al cielo, al ritmo di un’orchestra moderna di cinquanta elementi, dalla batteria ai fiati, alle chitarre elettriche… e un coro di quaranta elementi in tuniche colorate.
Un pannello elettronico di karaoke presenta il testo delle canzoni religiose moderne, tutte originali scritte dalla cantautrice Cindy Cruse-Ratcliff per la Lakewood Church, la chiesa dell’ottimismo. Ma niente illusioni, il messaggio è nella Parola di Dio. Dio ci vuole vincenti. Ancora qualche dubbio?  Salmo 36,4 “Cerca la gioia del Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore”. Luca 11:10 “Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe?”

Nel suo ultimo libro Joel Osteen – “It’s your time”, cioè “è il tuo momento” – parla delle parole di fede che  attivano la benedizione di Dio sulla nostra vita. Molti non ottengono perché non osano  neppure sperare. “Chiedete e non ottenete perché chiedete male” (Gc 4,3) dice la Bibbia. Invece Dio desidera ricolmarci della sua benedizione e realizzare anche i nostri sogni che ci appaiono impossibili. Tutto questo è in linea con la Parola di Dio e con la dottrina cattolica, anche se Joel è il pastore di una chiesa evangelica. Il suo messaggio insiste su come Dio ci voglia vittoriosi. E’ vero, Gesù ha detto anche “chi vuol essere mio discepolo prenda la sua croce e mi segua” (Lc 9,23) ma questo non è in contrasto col fatto che Dio voglia il massimo per noi e voglia realizzare tutti i desideri del nostro cuore, anche oltre a ciò che osiamo sperare. (Vedi Portare la croce non vuol dire avere una mentalità vittimistica o un atteggiamento depresso e non ha nulla a che fare con l’umiltà il non osare neppure fare presente al Signore i nostri sogni. Infatti, Gesù ha promesso “chiedete e vi sarà dato”. (Lc 11,9).

“Lo Spirito soffia dove vuole” e non è certo limitato dal fatto che una persona sia cattolica o ortodossa o evangelica protestante! Desidero quindi tradurre dall’inglese  alcune parti del messaggio di Joel Osteen tratte dal capitolo decimo del suo ultimo libro “It’s your time”. Penso che valga per tutti i cristiani senza distinzioni e senza le divisioni storiche degli scismi che gli uomini hanno stupidamente creato nella sua Chiesa. Il capitolo si intitola in originale “Speaking Faith-Filled Words” cioè “Pronunciare parole piene di fede”. Non basta pensarle, bisogna proprio dirle.

“Le nostre parole possono benedire il nostro futuro oppure possono maledirlo. Talvolta ti sentirai giù. Ti senti oppresso dai problemi. Ma non insistere sul negativo. Invia le tue parole nella direzione che tu desideri che prendano! Non usare le tue parole per crogiolarti in una situazione negativa. Usale per cambiare la situazione. Lascia che le tue parole ti sollevino. Abbi il coraggio di fare delle dichiarazioni di fede che ti facciano progredire. “Sai? Questo sarà un grande giorno. Ho il favore di Dio. Lui dirige i miei passi. Qualsiasi cosa tocchi prospererà e avrà successo”. Quando dai voce alla tua fede, benedici il tuo futuro. Non è sufficiente pensare alla fede e alla speranza. Non basta solo crederci. Diamo vita alla nostra fede quando pronunciamo ad alta voce i nostri sogni. Le parole sono come semi. Piantali con attenzione per nutrire la tua fede, per innalzare la tua vita sempre più in alto. Quando Dio ascolta espressioni di speranza e di ottimismo dice agli Angeli: “Sentite cosa sta dicendo? Sta pronunciando parole di fede. Angeli, ho un compito per voi. Scendete e incominciate a girare quella situazione a suo favore”.

La Scrittura dice che dobbiamo chiamare le cose che ancora non sono, come se già lo fossero. Puoi non sentirti bene, ma non devi insistere sui sentimenti negativi con le tue parole: “Mi fa male la schiena da anni. Sto diventando vecchio. Non penso che starò mai meglio”. Queste parole parlano di sconfitta nel tuo futuro. Girale a tuo favore. Riferisci di una vittoria: “Posso non sentirmi in forma, ma so che è solo un fatto temporaneo. Dio sta recuperando la mia salute. Sto diventando più forte, più giovane. I miei giorni migliori sono davanti a me”. Con queste parole di vittoria riceverai ciò che hai chiamato. Più parliamo del negativo, più negativi diventiamo. Se ti svegli la mattina sentendoti letargico, invece di lamentarti dovresti dichiarare: “Sono forte, sono pieno di energia. Dio sta rinnovando la mia forza. Posso fare ciò che devo oggi!” Non parlare di come ti senti quando sei giù. Parla di come vuoi essere.

La Scrittura dice: “Il redento dal Signore lo dica”. Se vuoi salire di livello devi dirlo. Se vuoi superare un vizio devi dirlo. Se punti ad un anno benedetto, se sei determinato a realizzare i tuoi sogni, allora dillo! Nulla accade sino a che tu non lo dici. Nota che la Scrittura non dice: “Il redento del Signore lo pensi” o “Il redento del Signore lo creda”. Certo, è importante pensare bene. E’ importante credere bene. Ma qualcosa di soprannaturale accade quando tu lo pronunci. Oppure: “Posso essere un po’ solo in questo momento, ma so che è solo un periodo passeggero. Dio sta portando qualcuno di grande nella mia vita. Il mio qualcuno perfetto sta arrivando. E un giorno saremo perfettamente felici!” Se speri di vedere il meglio di Dio per la tua vita pronuncia vittoria sulla tua vita. Se non metti la tua visione con parole piene di fede, stai limitando ciò che Dio può fare. Ogni giorno prima che tu esca di casa devi dire: “Padre, voglio ringraziarti per avere il tuo favore sulla mia vita oggi. Padre, grazie perché stai dirigendo i miei passi e stai facendo in modo che io sia nel posto giusto al momento giusto. Grazie perché il tuo favore mi sta portando opportunità, miglioramenti, benedicendomi affinché io possa essere una benedizione per qualcun altro”. Il Salmo 90,2 dice: “dì al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio, in cui confido». La Scrittura prosegue e dice: Egli “ti proteggerà”, “ti libererà”, “ti coprirà”. Nota il collegamento: “Io dirò” e “Egli farà”. Questo mi dice che se non diciamo del Signore, Egli non farà ciò che chiediamo di Lui. Trova le promesse nella Scrittura e dì del Signore. Prendi quella promessa e dì: “Dio, tu hai detto che mi vuoi in salute, hai detto che vuoi farmi prosperare. Così dico del Signore: “Tu sei Colui che mi guarisce, Tu sei Colui che provvede a me, Tu sei Colui che spiana la mia via, Tu sei il vendicatore, Tu sei la mia vittoria”. Perché la tua situazione non cambia? Dichiari il favore di Dio ogni giorno? Ti alzi tutte le mattine e dici: “Sono benedetto, cammino nella salute divina. Il favore di Dio mi sta aprendo nuove porte. Realizzerò il mio destino”? Puoi non essere benedetto in questo momento. Puoi avere problemi economici, la tua salute essere malferma, ma puoi pronunciare fede senza negare la realtà. Dio ha detto: “Che il debole dica ‘io sono forte’”. Non ha detto “Che il debole parli della sua debolezza”. Invece di dire: “Tutti sono benedetti tranne me. Non so perché gli altri hanno occasioni d’oro e io no” ti suggerisco di dichiarare a te stesso: “Sono benedetto, prospero, ho il favore di Dio, sono in buona salute, sono libero”. Fai un accordo con Dio. L’altra voce può essere più forte, ma puoi coprirla. Puoi portar via il suo potere semplicemente scegliendo la voce della fede. Non parlare dei tuoi problemi; parla ai tuoi problemi.

Nella Scrittura, Zorobabele [nel libro di Esdra, n.d.t.] un discendente del re Davide e governatore di Giuda, incontrò una grande difficoltà. Gli fu ordinato di ricostruire il tempio sul Monte Moriah dove il leggendario tempio di Salomone era stato distrutto settanta anni prima. Il compito sembrava impossibile a causa dell’opposizione dei residenti locali. Ma Zorobabele non si scoraggia. Invece sceglie di affrontare il suo compito e dice: “chi siete grandi montagne che state contro di me? Diventerete piane, delle semplici collinette e io finirò il tempio gridando “Grazia! Grazia!” ad esso”. Fai un accordo con Dio. Dì ciò che Dio dice di te. Pronunciare le sue parole è una delle cose più potenti che tu possa fare. Ricorda, non basta pensarle. Non basta crederle. Dai vita alla tua fede. Dichiarala.

In un altro punto del libro Joel ricorda che Gesù disse: “Sia fatto secondo la tua fede” (Mt 8,13). Ciò significa che se preghi per cose piccole, riceverai cose piccole. Ma puoi imparare a pregare in modo grande e ad aspettarti cose grandi e a credere in modo grande. Dio farà grandi cose nella tua vita. La Scrittura dice nel salmo 2,8: “Chiedi a Me e io ti darò le nazioni come tua eredità”. Dio vuole che tu gli chieda cose grandi. Chiedigli per quei sogni segreti piantati nel tuo cuore. Chiedigli addirittura per ciò che non potrà mai avvenire nell’ambito naturale. Chiedigli di compiere le tue più alte speranze e sogni.

Traduzione dall’inglese di Giorgio Nadali. Joel Osteen, It’s your time, Free Press, New York, 2009

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I misteri del Santo Natale

di Giorgio Nadali

Il Natale è la festività cristiana che celebra la nascita di Gesù. Cade il 25 dicembre (il 7 gennaio nelle Chiese orientali, per lo slittamento del calendario giuliano).Il termine italiano Natale deriva dal latino Natalis che significa “natalizio, relativo alla nascita”.Nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile) che commemorava la nascita dell’Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti la festa dedicata al nascita del Sole, anch’essa il 25 dicembre, introdotta da Aureliano nel 273 d.C., soppiantata progressivamente durante il III secolo  dalla ricorrenza cristiana. Da allora in poi il natale ha cominciato a commemorare il Natale Christi. Il Natale è anche chiamato Natale di Gesù o Natività del Signore e preceduto dall’aggettivo santissimo (talvolta abbreviato in S.S.). Secondo il calendario liturgico cristiano è una solennità di livello pari all’ Epifania, Ascensione e Pentecoste ed inferiore alla Pasqua (la festività più importante in assoluto) e certamente la più popolarmente sentita, soprattutto a partire dagli ultimi due secoli. Il Natale viene celebrato il 25 dicembre da molte delle chiese cristiane, comprese la chiesa cattolica, quella protestante e alcune chiese ortodosse (ad esempio quella greca e quella bulgara). Le chiese ortodosse russa, serba e di Gerusalemme invece celebrano il 7 gennaio. Il motivo di questa differenza è che queste chiese non accettano la riforma gregoriana del calendario, promulgata da papa Gregorio XIII nel 1582, e continuano a seguire il vecchio calendario giuliano, il cui 25 dicembre corrisponde al nostro 7 gennaio (questa corrispondenza è valida dal 1900 al 2099). La chiesa armena pone maggiore enfasi sull’Epifania, la visitazione dei Magi, celebrando contemporaneamente il Natale il 6 gennaio. La chiesa armena di Gerusalemme però utilizza il calendario giuliano, e la festività cade il 19 gennaio. I paesi che celebrano il Natale il 25 dicembre riconoscono il giorno precedente come la Vigilia. In Olanda, in Germania, in Scandinavia ed in Polonia il giorno di Natale ed i giorni successivi sono chiamati Primo e Secondo giorno di Natale. In Gran Bretagna, Canada e Australia, il 26 dicembre viene chiamato Boxing day, mentre in Italia, Irlanda e Romania viene chiamato giorno di Santo Stefano.

La nascita di Gesù

La festa del Natale è la celebrazione della nascita di Gesù. Secondo i Vangeli, egli nacque da Maria a Betlemme, dove lei e suo marito Giuseppe si recarono per partecipare al censimento della popolazione organizzato dai romani.

Per i suoi discepoli la nascita o natività di Cristo è stata preceduta da diverse profezie secondo cui il messia sarebbe nato dalla casa di Davide per redimere il mondo dal peccato.

Liturgia cristiana

Il calendario liturgico cattolico del rito romano la considera la seconda solennità dopo la Pasqua e conclusiva del periodo d’Avvento. Nella Chiesa latina il giorno di Natale è caratterizzato da quattro messe: la vespertina della vigilia, ad noctem (cioè la messa di mezzanotte), in aurora, in die (nel giorno). Come tutte le solennità, ha una durata maggiore rispetto agli altri giorni del calendario liturgico, infatti, le solennità si fanno iniziare ai vespri del giorno prima facendo così saltare i vespri propri del giorno precedente. Il tempo litugico del natale si conta a partire dal 24 dicembre, per terminare con la domenica del Battesimo di Gesù, mentre il periodo precedente al Natale comprende le quattro settimane d’Avvento.

La data di nascita di Gesù

Non esiste una tradizione autorevole che attesti la data di nascita di Gesù. Se secondo la maggioranza degli storici, l’anno di nascita può essere collocato tra il 7 e il 4 a.C., sul mese e il giorno non vi è alcun dato certo. Nei secoli la questione ha dato vita a ipotesi varie e contrastanti circa la sua collocazione temporale L’avvento del Natale cristiano. Gesù nacque sotto l’Imperatore Cesare Augusto. Questi non poteva essere ancora vivo nell’anno 1 (l’anno 0 non esiste). La data fu scoperta errata dal monaco Dionigi il Piccolo, che nel 527 calcolò la data esatta della nascita di Cristo. Dionigi introdusse quindi l’usanza di contare gli anni ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi, cioè “dall’Incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo”. Questa usanza si diffuse in tutto il mondo cristiano entro l’VIII secolo, sostenuta da chierici come Beda il Venerabile. Propriamente, secondo la dottrina cristiana, il momento dell’Incarnazione di Gesù è quello del suo concepimento e non della sua nascita; ma poiché Gesù, secondo la tradizione, nacque il 25 dicembre, concepimento e nascita avvennero nello stesso anno.

I primi secoli

Il Natale non è presente tra i primi elenchi di festività cristiane di Sant’Ireneo e Tertulliano; Origene, probabilmente alludendo ai Natalitia imperiali dichiara che nelle scritture solo i peccatori, e non i santi, celebrano la loro nascita[3]. Arnobio ridicolizza la celebrazione dei “compleanni” degli dei.Nel calendario liturgico della chiesa occidentale la data fu fissata con certezza dal IV secolo. In verità, la Chiesa cristiana non celebrava la nascita di Cristo il 25 dicembre, ma il 6-7 gennaio nel giorno dell’epifania (dal greco epiphàneja: manifestazione, comparsa, apparizione, nascita). Il tentativo di fissare una data in cui celebrare la sua nascita avvenne circa due secoli dopo la sua morte. Data la mancanza di una tradizione autorevole circa la nascita di Gesù (in senso epifanico e umano), il 25 dicembre venne scelto perché così cristiani poterono opporre e sovrapporre alla festa pagana la festa della nascita del vero Sole, Cristo. Il processo attraverso il quale il 25 dicembre divenne la ricorrenza della nascita di Gesù per tutta la cristianità, incominciò nel III e durò fino al secolo successivo e differì temporalmente secondo le diocesi.

Ipotesi sull’origine della data del Natale

Sul fatto che il Natale venga festeggiato il 25 dicembre vi sono diverse ipotesi che possono essere raggruppate in due categorie: la prima che la data sia stata scelta in base a considerazioni simboliche interne al cristianesimo, la seconda che sia derivata dall’influsso di festività celebrate in altre religioni praticate contemporaneamente al cristianesimo di allora. Le due categorie di ipotesi possono coesistere.

Questo primo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come “interna” al cristianesimo, senza apporti da altre religioni, derivante da ipotesi cristiane sulla data di nascita di Gesù.

·           Un’ipotesi afferma che la data del Natale si fonda sulla data della morte di Gesù o Venerdì Santo. Dato che la data esatta della morte di Gesù nei Vangeli non è specificata, i primi Cristiani hanno pensato di circoscriverla tra il 25 marzo e il 6 aprile. Poi per calcolare la data di nascita di Gesù, hanno seguito l’antica idea che i profeti del Vecchio Testamento morirono ad una “era integrale”, corrispondente all’anniversario della loro nascita. Secondo questa ipotesi Gesù morì nell’anniversario della sua Incarnazione o concezione, così la sua data di nascita avrebbe dovuto cadere nove mesi dopo la data del Venerdì Santo, il 25 Dicembre o 6 Gennaio.

·           Un’altra ipotesi, invece, vede la data del Natale come conseguenza di quella dell’annunciazione, il 25 marzo. Si riteneva infatti che l’equinozio di primavera, giorno perfetto in quanto equilibrato fra notte e giorno, fosse il più adatto per il concepimento del redentore. Da qui la data del Natale, nove mesi dopo.

·           Il sorgere del sole e la luce sono simboli usati nel cristianesimo e nella Bibbia. Ad esempio nel vangelo di Luca, Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, descrive la futura nascita di Cristo, come “verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge”. Il Natale, nel periodo dell’anno in cui il giorno comincia ad allungarsi, potrebbe essere legato a questo simbolismo.

Il secondo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come “esterna” al cristianesimo, come un tentativo di assorbimento di culti precedenti al cristianesimo con la sovrapposizione di festività cristiane a feste di altre religioni antiche. C’è chi afferma che la nascita del Cristo derivi dalla tradizione e dalla festa ebraica della luce, la Hanukkah, che cade il venticinquesimo giorno di Kislev e all’inizio del Tevet. Il mese di Kislev è comunemente accettato come coincidente con dicembre. Sotto l’antico Calendario Giuliano, per scelta popolare, la nascita di Cristo venne fissata al 5 a.C., il venticinquesimo giorno di Kislev. In questo senso il cristianesimo avrebbe ripetuto quanto già fatto per le principali festività cristiane come pasqua o pentecoste, che sono derivate dalle corrispondenti festività ebraiche. Nella antica Roma il 25 dicembre era la festa dei Lupercali, la festa della luce. E’ stat presa questa data per significare la Luce che viene nel mondo, cioè Gesù Cristo.

I Vangeli

Nel vangelo di Matteo la nascita di Gesù viene posta durante il regno di Erode il Grande (2,1): questi morì il 13 marzo del 4 a.C., quindi Gesù nacque prima di questa data. Basandosi sul termine di due anni citato da Matteo (2,16), alcuni propongono il 6 a.C.. Anche il vangelo di Luca fa riferimento a Erode (1,5); inoltre dice che Gesù nacque in occasione del censimento indetto dal governatore della Siria Quirinio (2,2). In effetti, Tertulliano riferisce che l’imperatore Augusto aveva bandito un censimento nel 7 a.C.; Quirino, però, divenne governatore solo nel 6 d.C., dopo la deposizione di Archelao, e bandì allora un altro censimento, come riferisce Giuseppe Flavio. Probabilmente Luca, che scrive decenni più tardi, ha confuso le date poiché ad entrambi gli avvenimenti (morte di Erode e deposizione di Archelao) fecero seguito delle turbolenze sociali legate alle attese messianiche degli ebrei. Di recente i biblisti della “scuola di Madrid” hanno proposto una spiegazione alternativa: il passo di Luca sarebbe la traduzione errata di una presunta fonte in lingua aramaica, che parlava in realtà di un censimento precedente a quello di Quirino (quindi quello indicato da Tertulliano).

I vangeli di Marco e Giovanni, invece, non danno alcuna informazione sulla nascita di Gesù: essi infatti iniziano il racconto dalla predicazione di Giovanni Battista, con Gesù già adulto.

La stella di Betlemme

Sono stati fatti diversi tentativi di identificare la “stella” vista dai Magi (Vangelo di Matteo, cap. 2) (i Re Magi sono magi (ossia astrologi), probabilmente del culto di Zoroastro, che secondo il Vangelo di Matteo giunsero da Oriente a Gerusalemme per adorare il bambino Gesù) con un evento astronomico noto: questo consentirebbe di determinare con maggiore precisione la data della nascita di Gesù. Il primo tentativo, in ordine di tempo, fu quello di identificare la “stella” con la cometa di Halley; essa tuttavia passò nel 12 a.C., il che sembra essere troppo presto. In tempi recenti è stato proposto che si sia trattato di un allineamento planetario: da questa ipotesi si ottiene una datazione compresa tra il 7 e il 6 a.C.. Se si riesce ad identificare la stella di Betlemme con un determinato evento astronomico, se ne ottiene un’indicazione sulla data di nascita di Gesù. È stato proposto che si trattasse della cometa di Halley, che fu visibile nel 12 a.C., ma questa data non è compatibile con l’opinione corrente della maggior parte degli storici che datano la nascita di Gesù tra il 7 e il 4 a.C.. Non esiste peraltro alcuna tradizione che identifichi la “stella” con una cometa prima di Giotto. Altri hanno suggerito che non si trattasse di un singolo oggetto celeste, ma di una congiunzione di pianeti: Keplero per primo segnalò che nel 7 a.C. vi fu una tripla congiunzione di Giove con Saturno, evento che, nella sua ripetitività nello stesso anno, si verifica ogni 805 anni. Nel febbraio del 6 a.C., invece, vi furono simultaneamente le congiunzioni di Giove con la Luna e di Marte con Saturno, entrambe nella costellazione dei Pesci.

I doni a Gesù bambino

Mirra- Simbolo di sacrificio. La mirra era uno degli elementi per l’unzione dei defunti per prepararli alal sepoltura. Nella Bibbia è uno dei principali componenti dell’olio santo per le unzioni (Esodo, XXX,23), ma anche un profumo, citato sette volte nel Cantico dei Cantici. La mirra è una gommaresina romatica, estratta da un albero o arbusto del genere Commiphora, della famiglia delle Burseraceae. Attualmente la mirra è utilizzata come componente di prodotti farmaceutici (proprietà disinfettanti) e soprattutto nella profumeria ma in certi paesi come la Francia ed il Belgio. E’ citata 16 volte di cui 3 nei Vangeli.

Matteo 2:11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

Marco 15:23 e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

Giovanni 19:39 Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.

Incenso – Simbolo di santità. Gesù sommo sacerdote. I cristiani ortodossi in Grecia lo comprano come le caramelle. Nel negozio scelgono il tipo desiderato e con una paletta lo mettono in un sacchetto e lo acquistano a peso. Sono grossi cristalli multicolore. Anche la chiesa russo ortodossa lo vende ai fedeli in scatolette colorate. I fedeli lo accendono personalmente in chiesa o in casa davanti alle icone.. A Gesù bambino fu donato dai Magi perché l’incenso è simbolo di santità. Non a caso la pianta da quale proviene l’incenso si chiama Boswellia Sacra ed è usato in diverse religioni. E’ citato 124 volte nella Bibbia, di cui 4 nei Vangeli e 1 nell’Apocalisse.

Matteo 2:11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

Oro – Simboleggia la regalità di Cristo. Nella Bibbia viene citato molte volte ed è l’elemento con cui dove essere costruita l’Arca dell’Alleanza nell’Esodo (25,10-13) secondo la volontà di Dio stesso:  “Faranno dunque un’arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. La rivestirai d’oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d’oro. Fonderai per essa quattro anelli d’oro e li fisserai ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull’altro. Farai stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro”.

Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it

Pubblicato sulla rivista “Il Segno del Soprannaturale” N. 258 – Dicembre 2009   http://www.giorgionadali.it/segnosopr.html

Pubblicato su L’Opinionista del 24.12.2009  http://www.lopinionista.it/notizia.php?id=356


Proibiti i campanili in Arabia Saudita. World Watch 2009: Persecuzione del Cristianesimo in 50 Paesi del Mondo. 37 di questi sono islamici

di Giorgio Nadali

Proibito il culto cristiano in Arabia Saudita. La culla dei minareti sui quali si sta interrogando l’Europa, dopo il referendum svizzero e quello italiano della Lega.  Open Doors redige ogni anno  una lista di Paesi dove il Cristianesimo è perseguitato e quali persecuzioni particolari subisce per ogni Paese. Viene distribuito un questionario nelle chiese o comunità e i fedeli rispondono in base alla difficoltà nel manifestare liberamente la loro fede in quel Paese. http://www.opendoorsusa.org/content/view/962/21 Il sito presenta (in inglese) anche la storia di martiri contemporanei perseguitati a causa della fede in Cristo: http://www.opendoorsusa.org/content/view/958/21
100 milioni di persone sono perseguitate nel mondo a causa della fede cristiana. Ecco i 50 Paesi dove la libertà religiosa cristiana subisce forti persecuzioni e limitazioni. Il più vicino geograficamente all’Italia è l’Algeria, seguita da Libia e Turchia (Paesi islamici). 9 di questi Paesi sono mete turistiche di italiani: Egitto, Maldive, India, Cuba, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Marocco, Tunisia e Cina. L’unico Paese europeo è la Bielorussia. L’unico nel continente americano è Cuba. 37 su 50 sono Paesi islamici. Uno è un Paese di tradizione cristiano ortodossa (la Bielorussia). La persecuzione di cristiani più grave vicina
all’Italia avviene in Algeria. 1) Corea del Nord 2) Arabia Saudita (nel Paese non esistono chiese. E’ consentito solo il culto islamico) 3) Iran 4) Afghanistan 5) Somalia 6) Maldive 7) Yemen  8. ) Laos 9) Eritrea 10) Uzbekistan 11) Buthan 12) Cina
13) Pakistan 14) Turkmenistan 15) Comore 16) Iraq 17) Qatar 18) Mauritania 19) Algeria 20) Cecenia 21) Egitto 22) India 23) Vietnam 24) Birmania 25) Libia 26) Nigeria 27) Azerbaijan 28) Oman 29) Brunei 30) Sudan del Nord 31) Zanzibar 32) Kuwait 33) Cuba 34) Taijikistan 35) Emirati Arabi Uniti 36) Sri Lanka 37) Giordania 38) Gibuti 39) Turchia 40) Marocco 41) Indonesia 42) Territori Palestinesi 43) Bangladesh 44) Bielorussia 45) Etiopia 46) Siria 47) Tunisia 48) Bahrein 49) Kenya
(Nord-Est) 50) Kazakistan La persecuizione più grave è in Corea del Nord. I Paesi dove vi è anche oppressione sono: Arabia Saudita, Yemen, Somalia, Maldive, Afghanistan, Iran.

In particolare, alcune persecuzioni lontane e vicino all’Italia.

Arabia Saudita: 543.000 cristiani. Il culto pubblico non islamico è
proibito, col rischio di arresto, reclusione, fustigazione,
deportazione, e talvolta tortura. La maggioranza dei cristiani ha
espatriato: è generalmente consentito il culto private, ma alcuni sono
stati arrestati, minacciati di morte e obbligati a nascondersi.
Recentemente, vi è stato un aumento nel numero di arresti. La
maggioranza dei cristiani sauditi devono tenere segreta la loro fede per
non rischiare l’omicidio per onore — cioè qualsiasi musulmano potrebbe
ucciderli senza incorrere in sanzioni legali. Almeno uno di questi è
avvenuto con certezza nel 2008.

Corea del Sud: 404.000 cristiani. I cristiani soffrono forti
persecuzioni. Il solo culto consentito è quello del “Beneamato Leader”
Kim Jong-il e di suo padre Kim II-Sung. I cristiani sono visti come
minaccia per cui un numero sempre in aumento è stato condannato ai lavoro
forzati nei campi e ad esecuzioni capitali segrete.

Cina: 21 milioni di cristiani. Esistono grandi squilibri nella libertà
religiosa, con maggiore libertà per le chiese registrate e per I
cristiani delle città, mentre quelli nelle aree rurali e delle chiese
non registrate (di gradimento al regime) vengono arrestati.

Algeria: Il governo regola la pratica religiosa cristiana. La metà delle
52 chiese evangeliche ha dovuto chiudere. 10 cristiani arrestati per
avere venduto copie della Bibbia. Quasi tutti i cristiani sono ex
musulmani.

Egitto: 8,3 milioni di cristiani. Nonostante il cristianesimo sia
presente sin dal primo secolo, le chiese evangeliche in particolare sono
sotto pressione dal governo. Vi è discriminazione di cristiani sul posto
di lavoro e i musulmani spesso usano la shar’ia — legge islamica — per
discriminare i cristiani. I convertiti al cristianesimo subiscono
pressioni per tornare all’Islam. Alcuni sono minacciati di morte.

Bielorussia: 9 milioni di cristiani (96%). La chiesa ortodossa gode di
privilegi. Le altre denominazioni cristiane vengono molestate e multate
dalle autorità. Tutte le Chiese devono registrarsi e questo richiede anni
di burocrazia. Le proprietà ecclesiastiche vengono vandalizzate e la
distribuzione di stampa cristiana è ristretta dalla legge. La Chiesa
cattolica attende ancora la restituzione dei beni confiscati nel periodo
sovietico, in modo particolare chiese e luoghi di culto.

www.giorgionadali.it

Pubblicato su Affari Italiani del 04.01.2010  http://www.affaritaliani.it/politica/proibiti_campanili_arabia_saudita_persecuzioni040210.html


L’odio laicista contro il Crocefisso

CROCIFISSOdi Giorgio Nadali

Il crocefisso dà fastidio ai laicisti. Non ai laici. E ancora una volta la scuola e i ragazzi sono usati come strumento politico dai nemici della religione. I laicisti, appunto. Una signora –  Soile Lautsi Albertin, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all’istituto comprensivo statale Vittorino da Feltre di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli di 11 e 13 anni, di togliere i crocefissi dalle aule in nome del principio di laicità dello Stato. Dalla direzione della scuola era arrivata risposta negativa e a nulla sono valsi i successivi ricorsi della Lautsi. Oggi la corte europea di Strasburgo le ha dato ragione. Ma la signora dimentica che la croce è presente anche sulla bandiera nazionale della Finlandia – suo Paese di origine – insieme ad altri 17 Stati. Tutti laici. Ma non laicisti. Una concezione sbagliata della laicità. La laicità distingue il potere politico dall’autorità religiosa, ma non rinuncia ai simboli culturali del proprio Paese. La laicità è invece l’odio contro la religione, per cercare – nei Paesi cristiani – di ridurre la Chiesa nelle chiese. E’ anche un fatto di ignoranza, dato che non è possibile in nessuno dei 194 Stati del mondo separare cultura, storia, religione e società. E naturalemente non è possibile eliminare i loro simboli. La croce rappresenta il fondamento della cultura che ha fondato i Paesi occidentali. Per questo la Corte Costituzionale si era pronunciata così:   «Il crocifisso è simbolo di tutti i martiri, al di là della fede religiosa».

La decisione sui crocefissi presa dalla Corte di Strasburgo “non è vincolante” per gli Stati membri dunque “resteranno nelle aule”. Lo ha detto Silvio Berlusconi. A decidere, prosegue il premier “è una commissione del Consiglio d’Europa cui partecipano molti Stati che non sono nell’Ue”. Dunque la sentenza “non è vincolante e non c’è alcuna possibilità di coercizione per il nostro Paese”. Il governo ha dato mandato al ministro Frattini di fare ricorso. Tutte le forze politiche parlamentari si sono espresse in difesa del crocefisso.

“Penso che su questioni delicate come questa, qualche volta il buonsenso finisce di essere vittima del diritto. Io penso che un’antica tradizione come il crocefisso non può essere offensiva per nessuno”. Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, arrivando nella sede della Commissione Europea, ha commentato la controversa sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Tutto il Pdl si mobilita contro la decisione della Corte Europea. «La presenza del crocifisso in classe non significa solo adesione al cattolicesimo dice Vaccarezza (Pdl)- ma è il simbolo della nostra tradizione. Il crocefisso è un patrimonio civile di tutti gli italiani, perchè è il segno dell’identità cristiana dell’Italia e anche dell’Europa.E’ un simbolo che, oltre al valore intrinseco, rappresenta la nostra storia, la nostra cultura e la nostra essenza più pura di Italiani. Cancellare i simboli vuol dire cancellare una parte di noi stessi, negare i presupposti stessi su cui si è fondata l’evoluzione della nostra vita. Sottolineare la laicità delle istituzioni è un passaggio ben diverso da questo, volto a mio parere alla completa negazione del cristianesimo. E’ un errore drammatico fare dell’Europa uno spazio vuoto di simboli, di tradizioni, di cultura».

«La sentenza della Corte Europea di Strasburgo è fortemente ideologica e non è certamente condivisa dal sentire comune. Se continua su questa strada temo che l’Europa si allontani dalla gente». Così ha affermato il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco che ha ribadito la critica della Chiesa alla sentenza della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo sui Crocifissi nelle scuole. Il cardinale Bagnasco ha sottolineato come «una decisione del genere, oltre ad essere sbagliata nel merito, non risponda al sentire del popolo».

«Il Crocifisso», ha dichiarato commentando la sentenza della Corte europea padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, «è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l’umanità». «Dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà. Non è questo, e non lo è nel sentire comune della nostra gente». Ma se questo è vero, sarà allora innanzitutto interesse della Chiesa evitare che il crocifisso – simbolo di «unione e accoglienza» – sia interpretato come «segno di divisione»

Non è difficile scorgere il crocifisso nelle aule di giustizia, nelle carceri, negli ospedali, nelle caserme, nelle stazioni di Pubblica Sicurezza e in molte scuole. L’ex presidente Ciampi osservò: “A mio giudizio, il crocifisso nelle scuole è sempre stato considerato non solo come segno distintivo di un determinato credo religioso, ma soprattutto come simbolo di valori che stanno alla base della nostra identità”. E ricorda: “Non a caso il filosofo laico Benedetto Croce intitolò un suo saggio Perché non possiamo non dirci cristiani”.

L’esposizione del crocefisso nei luoghi statali è tuttora regolata dall’art. 118 del regio decreto del 30 aprile 1924, n. 965 (Ordinamento interno delle giunte e dei regi istituti di istruzione media), nella parte in cui includono il crocifisso tra gli «arredi» delle aule scolastiche impone la sua esposizione in ogni scuola e nei tribunali.

“Chiunque rimuove in odio ad esso l’emblema della Croce o del Crocifisso dal pubblico ufficio nel quale sia esposto o lo vilipende, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda da 500 a 1.000 euro”. Non è ancora legge. E’ l’articolo 4 della proposta di legge riguardante le “Disposizioni per disciplinare l’esposizione del Crocifisso in tutti i pubblici uffici e le pubbliche amministrazioni della Repubblica” presentata il 31 maggio 2006 dal deputato veronese della Lega Nord Padania, Federico Bricolo.

Bricolo sostiene che “Non si ritiene che l’immagine del Crocifisso nelle aule scolastiche, o più in generale negli uffici pubblici, nelle aule dei tribunali e negli altri luoghi nei quali il Crocifisso o la Croce si trovano ad essere esposti, possa costituire motivo di costrizione della libertà individuale a manifestare le proprie convinzioni in materia religiosa.

Risulterebbe inaccettabile per la storia e per la tradizione dei nostri popoli, se la decantata laicità della Costituzione repubblicana fosse malamente interpretata nel senso d’introdurre un obbligo giacobino di rimozione del Crocifisso; esso, al contrario rimane per migliaia di cittadini, famiglie e lavoratori il simbolo della storia condivisa da un intero popolo.

Cancellare i simboli della nostra identità, collante indiscusso di una comunità, significa svuotare di significato i principi su cui si fonda la nostra società.

Rispettare le minoranze non vuole dire rinunciare, delegittimare o cambiare i simboli e i valori che sono parte integrante della nostra storia, della cultura e delle tradizioni del nostro Paese.

Pur prendendo atto dell’odierna aconfessionalità e neutralità religiosa dello Stato, nonché della libertà e della volontarietà dei comportamenti individuali, i fatti da ultimo registrati evidenziano come si renda necessaria l’emanazione di un provvedimento che, pur nel rispetto dell’autonomia scolastica, assicuri che non vengano messi in discussione i simboli e i valori fondanti della nostra comunità”.

Ma cos’è uno stato laico? E’ uno stato che nelle sue leggi non contempla esclusivamente dei dettami religiosi. Al contrario, uno stato teocratico fonda ogni sua legge sulla legge religiosa. Oggi solo sei paesi islamici (su una ventina) lo sono. In un paese teocratico ogni peccato è anche un reato! Ma stato laico non vuol dire senza cultura religiosa. Non esistono stati di questo tipo. Già uno dei padri della sociologia moderna, Emile Durkheim, pur essendo ateo osservava: “Non esiste una società conosciuta, senza religione… la religione ha dato vita a tutto ciò che è essenziale nella società”.

Ogni cultura ha dei simboli condivisi. Va da sé che il crocefisso rimane il simbolo fondante della cultura cristiana, che è quella del Popolo italiano. A nessuno verrebbe in mente di rimuovere la croce presente su tutte le autoambulanze dei paesi cristiani. Eppure è anche lì, come simbolo cristiano del soccorso e della salvezza.

Un piccolo gruppo di atei razionalisti cerca di condurre una “campagna permanente di sensibilizzazione per la rimozione dei crocifissi negli edifici pubblici”. Altri lamentano, radicali in testa, un eccessivo peso del Vaticano sugli affari interni nazionali. Laicità dimenticata: l’ingerenza del Vaticano ha superato il limite di tolleranza per uno Stato democratico , affermano.

E’ viva la polemica sulla libertà di voto di un deputato cattolico, eletto, sostengono, anche da chi non si riconosce nel pensiero della Chiesa, dimenticando che “la coerenza è il primo dei doveri di un cristiano”.

Vero è che rispettare la cultura in cui si riconosce la stragrande maggioranza dei cittadini di una nazione è segno di civiltà e anche di saggezza. Non è col laicismo, che sostiene la piena autonomia dello Stato e dei suoi principî rispetto alle autorità e alle confessioni religiose, che è possibile un confronto democratico con l’identità e la cultura di un Paese, che deve alla religione i suoi fondamenti sociali, storici e culturali. Con buona pace di chi vede nel crocifisso non un simbolo di salvezza, ma di condanna.

E allora perché i laicisti non propongono per loro stessi, con somma coerenza, di eliminare come festività anche la domenica, dato che in tutti i paesi cristiani rimane il giorno del riposo in quanto, letteralmente “Giorno del Signore”? Per non parlare delle altre sei festività cattoliche riconosciute dal Concordato tra Stato e Chiesa, come giorni festivi per tutta la Nazione… La verità è che le società vivono di tradizioni e di simboli e tra questi quelli religiosi, dato lo stretto legame tra religione, cultura e società presso qualsiasi popolo della Terra.

Forse dovrebbero rimuovere la Croce quei 18 Stati che l’hanno posta sulla loro bandiera nazionale? Sono 40 su 192 gli stati che hanno un simbolo sacro sul vessillo nazionale….

Volere la rimozione dei simboli nei quali non ci si riconosce (ma che sono riconosciuti dalla maggioranza) significa perdere parecchio della propria umanità. E forse anche rinunciare a un po’ di intelligenza e socialità. Si parla tanto di integrazione culturale degli immigrati. Molto avrebbero da imparare coloro che nati in un paese di cultura cristiana, non la riconoscono e stizzosamente vorrebbero per loro la rimozione dei suoi simboli. A loro il consiglio di un luogo senza simboli religiosi, senza tradizioni e senza cultura religiosa che influisca sul tessuto sociale. A dire il vero anche in quel luogo è arrivato un simbolo. Laico. Una bandiera. Sulla Luna.

Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it

Pubblicato su “L’Opinionista” del 23.11.2009  http://www.lopinionista.it/notizia.php?id=336


Islam, fondamentalismo e integrazione in Italia

preghiera-piazza-duomo

di Giorgio Nadali

“Il Mentre che tutto in lui veder m’attacco, 
guardommi, e con le man s’aperse il petto, 
dicendo: «Or vedi com’io mi dilacco! 
vedi come storpiato è Maometto! 
Dinanzi a me sen va piangendo Alì, 
fesso nel volto dal mento al ciuffetto”. 

Non è certo il modo ideale per aprire un dialogo con un musulmano. E’ il XXVIII canto (v. 28-33) dell’Inferno della Divina Commedia. Dante descrive Maometto nell’inferno. Il dialogo con la religione del Profeta della Mecca (circa 1 miliardo di fedeli nel mondo, di cui 580000 in Italia, 10000 cittadini italiani) è quello che i presenta più difficoltà. La religione del profeta Muhammed (Maometto) nasce 622 anni dopo Cristo. Delle tre fedi in un unico Dio, è la più giovane e la seconda per numero di fedeli. Un numero oggi uguale a quello di tutti i cristiani cattolici. Nel Corano (diviso in capitoli, dette “sure”) Gesù Cristo non solo viene citato, ma è anche onorato come un profeta, nato da Maria (Maryam) vergine, che lo partorì  sotto un albero di palme (Sura 19,22). La verginità di Maria (Sura 19,21) è talvolta messa in discussione anche in ambito cristiano, non solo protestante, ma è riconosciuta nell’Islam. Il Corano riconosce anche alcuni miracoli di Gesù. Secondo il sacro libro islamico il primo miracolo di Gesù non fu quello della trasformazione dell’acqua in vino (Gv 2, 1-11), ma quello di parlare da adulto appena nato (Sura 19,29). Vediamo ora schematicamente alcune differenze sostanziali e come sia possibile istaurare un sincero dialogo. Ma… perché dialogare? Primo. Perché siamo cristian. Secondo. Perché non si può più sottovalutare il fenomeno in forte crescita dell’espansione islamica. L’Islam cresce, più di ogni altra religione, con un tasso dell’ 1,7% all’anno. Terzo. Per non cedere a facili e ingiustificate discriminazioni e intolleranze, che minano una pacifica convivenza. Quarto. Per capire che dalla stragrande maggioranza dei musulmani non proviene una minaccia per la nostra cultura, che va preservata, né per la nostra sicurezza, che va difesa. Circa il 10% dei fedeli si riconoscono nelle posizioni integraliste, e di questi solo una parte si lascia convincere ad azioni violente. Non esiste una visione unitaria nell’Islam. Le visioni di fede e  morale possono essere indifferentemente interpretate in chiave fondamentalista e in chiave moderata.

Non tutti fondamentalisti sono terroristi. Ad esempio, per quanto riguarda l’Islam, vi sono i fondamentalisti nazionalisti, che rivendicano l’autonomia di una terra (Palestina, Cecenia, Curdi, ecc.) e quelli semplicemente religiosi, ma innocui, come i wahabiti, la salaffya o usullya, anche se, a dire il vero, Osama Bin Laden si è formato alla scuola wahabbita…

Quelli cattivi vogliono la khilafah, cioè l’islamizzazione dell’Occidente, e questo è lo scopo del sesto pilastro dell’islam, che in realtà non dovrebbe esistere nella teologia islamica. I pilastri (arkan al Islam) sono cinque, ma loro aggiungono anche la, o meglio il jihad, guerra santa contro i kafirun, i non islamici. Per qualsiasi musulmano un fratello è solo un altro musulmano. Il concetto di fratellanza universale è solo cristiano. I fondamentalisti cattivi vedono i kafirun (non islamici) come nemici, quelli buoni e gli islamici moderati vedono i kafirun semplicemente come persone non musulmane, non fratelli, comunque da rispettare.

L’integralismo islamico è per lo più associato a movimenti germinati successivamente al fallimento dell’esperienza del “riformismo” fiorito nel XIX secolo specie con la nascita in Egitto – alla fine degli anni ’20 – del movimento dei Fratelli Musulmani. La maggior risonanza internazionale la si è però avuta negli anni ’70 in Iran, con la cosiddetta “Rivoluzione islamica” dell’ ayatollah Ruhollah Khomeyni.
Il terrorismo islamico può essere considerato una forma di reazione all’egemonia dell’Occidente. Ma proprio esso, il terrorismo islamico e il fondamentalismo

che lo sostiene, hanno spinto il mondo degli Stati arabi e musulmani ad avvicinarsi all’Occidente

L’integralismo islamico sostiene il dovere dell’applicazione rigida e totale della legge islamica, basata sul Corano e la Sunna, estesa anche alla vita politica e sociale. Dato però che l’auto definizione dell’Islam è quella di dīn wa dunya, ossia “religione e mondo”, o “ultramondanità e mondanità”, la definizione di “integralismo” è inutile perché per l’Islam o si coniugano costantemente gli aspetti sacri e profani dell’esperienza umana oppure non si è semplicemente all’interno del sistema islamico, anche se occorre specificare che l’affermazione di “incapacità” dell’Islam di distinguere il laico dal religioso non trova e non ha quasi mai trovato un’attuazione storica nei circa 1.400 anni di storia della civiltà islamica.

Il wahhabismo sui movimenti militanti contemporanei arabi e islamici che si propongono di disegnare nuovo equilibri geo-strategici planetari in funzione dell’eccellenza del modello islamico e problematico rimane un giudizio non di parte sulla sua positività o negatività, dal momento che il pensiero hanbalita sembra possedere in teoria gli strumenti metodologici meglio orientati ad affrontare positivamente, con l’arma dialettica dell’ijthad, il difficile problema del rapporto fra la modernità e Islam. E molto sangue dovrà ancora scorrere per i simboli della modernità occidentale.

Esiste un Islam moderato? Certamente, ma non nel senso che esista un Islam compatibile con la concezione occidentale dei diritti umani e della libertà religiosa.

L’Islam è profondamente asimmetrico rispetto all’Occidente, molto più di quello che non lo

sia rispetto al Cristianesimo. Il Cristianesimo e l’Islam hanno molti elementi comuni, nel Medioevo l’Islam era considerato uno scisma della Cristianità. A questo titolo Dante pone Maometto nel suo Inferno.  Con il mondo occidentale, che

comporta il frutto del razionalismo e dell’illuminismo, cioè di un pensiero non religioso, il dialogo è invece impossibile: e basta leggere la dichiarazione

dei diritti umani elaborata dai teologi islamici e tutta fondata sul Corano per capire l’impossibilità dell’intervento, la radicale asimmetria. L’Islam non ammette una conoscenza della natura indipendente dal Corano nel senso della legge naturale,

di origine stoica che il Cristianesimo ha fatto propria assumendo nel suo ordinamento il diritto romano.

Ogni ragionamento in materia etica e politica non può avere altra fonte che il Corano e la tradizione che lo commenta, la Sunna e i detti di Maometto riferiti

per tradizione. Mentre natura e ragione sono termini della tradizione cristiana dalle

quali l’Illuminismo li ha ricevuti, essi sono interamente assenti nella cultura islamica: di qui appunto la radicale asimmetria.

Non è dunque possibile trovare un Islam moderato in quanto Islam e anche in Turchia stessa il livello di libertà religiosa non corrisponde ai criteri occidentali.

L’Islam è interamente altro dall’Occidente eppure l’Occidente sta iniziando la sua penetrazione nelle aree aperte dalla tecnologia, dalla comunicazione, dall’economia. Il dialogo è possibile nella misura in cui l’altro dall’Islam, cioè l’Occidente, interviene con la sua dimensione reale a modificare la realtà dei popoli islamici. Questo è il processo in cui viviamo, in cui l’influenza genera il conflitto, ma il conflitto non diminuisce l’influenza. La storia dell’Islam è ormai la storia della

penetrazione occidentale dei popoli musulmani e delle reazioni che essa suscita

I Musulmani rappresentano, attualmente, la seconda comunità religiosa in Italia per numero di fedeli. Essi provengono da diverse parti del mondo, parlano lingue diverse e hanno diverse estrazioni sociali. In molti casi, l’unico vincolo tra essi è la comune fede religiosa. Anche se da un punto di vista giuridico o sociologico, l’esistenza di una “comunità musulmana unitaria” può essere oggetto di discussione, non mancano indicazioni sul fatto che i Musulmani siano accomunati da un sentimento di identità condivisa, seppure non sempre manifestata apertamente. 
Attualmente, la popolazione musulmana in Italia è costituita da circa 700.000 individui. Tra di essi, 40-50.000 (di cui circa 10.000 Cristiani convertiti all’Islam) hanno la cittadinanza italiana ed i loro diritti e doveri sono definiti dalle medesime disposizioni che si applicano a tutti i cittadini italiani.
La maggioranza dei Musulmani presenti in Italia è costituita da immigrati giunti negli ultimi vent’anni e privi della cittadinanza italiana. Tra questi, circa 610-615.000 sono “regolari” e godono legalmente del diritto di vivere e lavorare in Italia. Gli altri 80-85.000 sono “irregolari”, sprovvisti di permesso di soggiorno o di lavoro. 

Molti dei problemi che i Musulmani devono affrontare nella vita sociale, economica e politica sono condivisi da tutti gli immigrati. Vi sono, tuttavia, alcune questioni specifiche, che riguardano la comunità musulmana nel suo insieme, a prescindere dall’elevato grado di diversità interna che presenta.
In particolare, l’atteggiamento di larga parte della popolazione italiana e dei mezzi di comunicazione e, più in generale, il dibattito pubblico indicano che i membri di tale minoranza si collocano tra quelli meno integrati nella società italiana. Inoltre, il fatto che le organizzazioni islamiche non siano ancora riuscite a concludere un’intesa con lo Stato segnala l’esistenza di problemi che riguardano specificamente i diritti religiosi dei Musulmani.

Punti di incontro:

E’ possibile un punto d’incontro con i numerosi musulmani  che lavorano onestamente. Diversi hanno anche aperto una propria attività. Ma questi hanno uno stile di vita occidentale. Non sono fondamentalisti. Hanno tutto l’interesse ad una convivenza pacifica per prosperare nella loro attività. Come il pizzaiolo da cui mi servo. Sono anche religiosi, ma distinguono la dimensione religiosa da quella civile. Altrimenti per l’Islam non sarebbe possibile un’integrazione. Il fondamentalismo vuole l’applicazione della sharia (che vuol dire “via”). Possibile solo nella teocrazia, non in un paese laico.  L’Arcivescovo di Milano, il Cad. Tettamanzi ha detto alla vigilia della festa patronale di S. Ambrogio:  «Abbiamo bisogno di luoghi di preghiera in tutti i quartieri della.  Ne hanno un bisogno ancora più urgente le persone che appartengono a religioni diverse da quella cristiana, in particolare all’ Islam».  «Occorre vigilanza, ma questo non significa negare il fondamentale diritto della libertà religiosa, della possibilità di esprimerla non soltanto nell’ intimo della propria coscienza ma nella convivenza civile. C’ è la necessità di momenti di silenzio, riflessione e preghiera, e questo vale per tutti, anche per chi non ha una religione come quella cattolica. Bisogna fare attenzione a non confondere il religioso con il politico». Ma il problema è proprio questo. E’ molto difficile per l’Islam separare il religioso dal politico. Per il cattolicesimo non c’è separazione tra dimensione sociale, politica e religiosa nel senso che la fede anima tutte le realtà umane. Ma c’è il rispetto della laicità dello stato, ben diverso dal laicismo che è contro la religione. Laicità come opposto di teocrazia, cioè leggi politiche tutte basate sulla religione.  Per noi cristiani la politica è per l’uomo, non l’uomo per la politica. Al centro della politica deve esserci l’uomo e la sua dignità, il cui rispetto viene dalla fede in Gesù Cristo morto e risorto per tutti e in Dio Padre di ogni uomo,  mentre per l’Islam al centro di ogni cosa c’è la legge religiosa.    

ISLAM                                                                                  CATTOLICESIMO

Allah e GesùGesù è stato creato da Allah attraverso la sua parola. E tramite la potenza di Allah è stato trasferito in Maria. Tuttavia è solo un uomo.

Allah non ha figli, Gesù non è suo figlio. Gesù non può essere venerato come Dio.

Sure 9:30; 5:75; 4:171; 3:59; 3:45; 5:75.

Dio e GesùGesù è stato generato dallo Spirito Santo in Maria.

Gesù è l’unigenito Figlio di Dio. Gesù è venuto come uomo sulla terra ed è Dio incarnato. Sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento Gesù è venerato come Dio.

Salmo 2:7; Matteo 1:20; Luca 1:35; Giovanni 1:1-2; Isaia 9:6; Giovanni 20:28.

Gesù non è morto sulla croceGesù non è stato crocifisso e non è risorto. Una crocifissione sarebbe stata per lui una sconfitta vergognosa. Con la sua morte non avrebbe ottenuto nessuna redenzione.

(Sulla fine di Gesù il Corano non ha indicazioni chiare. Probabilmente Allah l’ha rapito davanti ai suoi nemici, e un altro è stato crocifisso al suo posto.)

Sura 4:157-158.

Gesù, morto sulla croce e risortoGesù è morto sulla croce secondo la volontà del Padre. È stato messo in una tomba ed è risorto dai morti il terzo giorno.

Con ciò ha conquistato la vittoria sul peccato e sulla morte e ha ottenuto la redenzione per coloro che ripongono la loro fiducia in lui.

Matteo 16:21; Atti 10:40; 1 Corinzi 15:4; Filippesi 2:8; Colossesi 1:22; 1 Pietro 2:24.

Gesù non è DioChi dice che il figlio di Maria è Allah è un miscredente.

Sura 5:75-78; 9:30.

Gesù è DioGesù è vero uomo e vero Dio.

Matteo 1:23; Giovanni 1:1,14; 10:30,38; 14:9; Colossesi 1:19; 2:9; Tito 2:13; 1 Giovanni 5:20.

Il peccatoNel paradiso terrestre Adamo ha peccato quando ha mangiato il frutto proibito.

Ma con questo evento l’uomo non è stato separato da Allah.

(Nell’islam non c’è caduta e il peccato originale non esiste.)

Sura 2:35-39.

Il peccatoAdamo ha trasgredito il comandamento di Dio nel paradiso.

Le conseguenze di questa violazione sono peccato, morte e separazione da Dio per tutti gli uomini nel mondo.

La riconciliazione con Dio è possibile solo attraverso la morte di Gesù.

2 Corinzi 5:18-19; Romani 3:20.

La fedeFede significa riconoscere l’esistenza di Allah, sottomettersi a lui, esprimergli gratitudine e seguire i suoi precetti (preghiera, elemosina, eccetera).

Sura 2:177.

La fedeFede significa riconoscere il proprio stato di peccato e perdizione, accettare la redenzione di Gesù, e vivere nei comandamenti di Dio per mezzo della forza dello Spirito Santo.

Atti 9:1-18.

Jihad per il Regno di AllahLa Jihad è la “guerra santa” contro gli infedeli. L’Islam ha come scopo la conquista territoriale per instaurare un governo islamico con la sharia (legge coranica). L’islamizzazione si chiama “khilafah”. Evangelizzazione per il Regno di DioI discepoli hanno ricevuto il comandamento di andare per tutto il mondo a predicare il vangelo a ogni creatura, facendo miracoli e scacciando demoni, affinché chi lo riceve sia salvato.

Marco 16:15-18; Giovanni 3:16.

Gli infedeliIl Corano esorta a diffidare degli infedeli (compresi ebrei e cristiani) e a ucciderli.

Il seguente passo del Corano si presta facilmente al fanatismo dei gruppi terroristici islamici, come pretesto per la piccola jihad, la guerra santa contro i kafirun, gli infedeli: “Combattete coloro che non credono in Dio e nel Giorno Estremo, e che non ritengono illecito quel che Dio e il Suo Messaggero [Maometto] hanno dichiarato illecito, e coloro, fra quelli cui fu data la Scrittura, che non s’attengono alla Religione della Verità. Combatteteli finché non paghino il tributo uno per uno, umiliati.” (Sura della Coversione  “at-Taubah” IX, 29)

Sure 5:54; 47:4; 9:29,123,216.

Gli infedeli e i nemiciAmate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano.

Esodo 23:3-4; Matteo 5:44. Luca 6:27,35; Romani 12:14; 1 Pietro 3:9.

Il CoranoIl Corano è la Parola non falsificata e pura di Allah, una trascrizione fedele della rivelazione originale divina a Maometto.

(L’Antico e il Nuovo Testamento, invece, sono stati falsificati col tempo. Il Corano corregge l’Antico e il Nuovo Testamento là dove differiscono dalla Bibbia.)

Sure 2:2; 43:2-4.

La BibbiaLa Bibbia è la Parola affidabile di Dio.

Lo Spirito Santo ha vegliato sulla sua stesura. La Bibbia non ha bisogno di correzioni e rimane per sempre la Parola eternamente valida di Dio.

Apocalisse 22:18.

Dio e l’uomoDio ha creato l’uomo da un grumo di sangue.

Sura 96:1-2

Dio e l’uomoDio ha creato l’uomo per avere comunione con lui.

Egli desidera che sia salvato.

Apocalisse 19:7; Luca 14:23; Ezechiele 33:11; 1 Timoteo 2:4.

Allah creatoreAllah è il creatore del mondo e dell’uomo. Ma l’uomo non è stato creato a immagine di Dio.

Sure 55:1-7.

Dio creatoreDio ha creato l’universo e l’uomo a sua immagine e somiglianza. Egli rivela la sua essenza nella creazione.

Giovanni 1:14-15.

Allah non è PadreAllah non è il padre di Gesù, ma il Dio onnipotente e misericordioso.

Sura 9:30-31; 6:101-102.

Dio è PadreDio è Padre di Gesù Cristo e Padre dei suoi figli.

Marco 1:1; Giovanni 1:12; Romani 8:15-17; 1 Giovanni 3:1.

La Trinità è idolatriaLa venerazione di parecchi dei è il più grave peccato dell’Islam, perché c’è solo un unico Dio. (Il Corano accusa i cristiani di adorare tre dei: Dio, Gesù e Maria.)

Sura 4:171; 5:76.

La SantissimaTrinitàLa Trinità consiste nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E’ il cuore della fede cristiana.

Maria è un essere umano e non fa parte della Trinità. Va venerata, ma non adorata (si adora solo Dio).

Matteo 28:19; Galati 4:6.

Il nome di AllahIl nome Allah è formato dall’articolo “al” e dal sostantivo “Ilah”, e significa “il Dio”.

L’espressiône “Nome di Allah” si trova almeno 120 volte nel Corano. Allah ha molti altri nomi.

Il nome di DioDio si rivela a Mosè come “Io sono Colui che sono”.

Il Dio della Bibbia ha molti altri nomi.

Esodo 3:13-14.

Il dialogo con l’Islam può (ri)partire solo evitando la tentazione del pregiudizio. Il dialogo islamico cristiano ha subito un grave colpo l’11 settembre 2001. Ogni religione è portatrice di pace, ma purtroppo può anche essere ideologizzata e quindi politicizzata. Non cerchiamo il dialogo con i fanatici, ma con coloro che nell’Islam, e sono moltissimi, condividono con noi pacificamente la fede in unico Dio Padre di tutti.

Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it


I “Gesù Cristi” ciarlatani

di Giorgio Nadali

Articolo_Nadali_falsi_CristiGesù Cristo — quello vero – lo aveva predetto: “Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti”. (Matteo 24,24)

Il più noto falso Cristo, seguito da 100.000 fedeli è oggi José Luis de Jesús Miranda, nato nel 1946 a Porto Rico. E’ il fondatore e capo della Creciendo en Gracia, un movimento che insegna la “dottrina della grazia” con base a Miami, Florida (USA). Miranda sostiene di essere Gesù Cristo tornato sulla Terra e al tempo stesso di essere l’Anticristo, mostrando un tatuaggio con “666” sul braccio. http://www.jesucristohombre.com/ http://www.creciendoengracia.com/ E in italiano: http://crescendoingrazia.wordpress.com/

Un altro noto falso Gesù Cristo è Hamsah Manarah. Il guru nacque da una famiglia cattolica francese. Oggi sostiene di essere il “Messia Cosmoplanetario”. L’Aumismo da lui fondato è la setta più sincretista esistente. Il sincretismo è l’unione di più tradizioni religiose.

Nel 1936 Gesù Cristo appare al sedicenne Sun Myung Moon e gli chiede di portare avanti la missione che duemila anni fa non riuscì a completare. Moon viene considerato oggi il nuovo Messia (oggi miliardario) da due milioni di persone nel mondo in 120 paesi. Lui e sua moglie sono considerati i veri genitori dell’Umanità. Nel Divine Principle, testo base della Chiesa Unificazionista troviamo alcune credenze sorprendenti: Due cadute dell’Umanità. Due redenzioni necessarie. Eva, nel Paradiso Terrestre, ebbe rapporti sessuali con Lucifero. Ecco spiegata la causa della caduta spirituale dell’uomo. I suoi rapporti intimi, questa volta col legittimo, ma immaturo consorte Adamo, causarono la caduta fisica dell’uomo. Moon — nato nel 1920 – è il terzo Adamo (dopo il Primo Uomo e Gesù Cristo), chiamato a redimere fisicamente l’umanità, dopo la redenzione, solo spirituale, portata da Cristo.

Moon sostiene che la vera missione di Gesù era quella di restaurare la famiglia originale, quella che Adamo ed Eva avrebbero dovuto realizzare prima della caduta; essendo Gesù morto prima di aver contratto matrimonio, si è reso necessario un secondo avvento del Messia. Il matrimonio di Moon e della moglie è stato dunque indicato come prima vera famiglia originale, quindi in qualche modo genitore autentico di tutta l’umanità. Tra le attività certamente più note del Reverendo Moon ci sono i matrimoni di massa organizzati negli stadi, chiamati benedizioni. Intanto iniziano le prime accuse da parte dei familiari di persone che hanno aderito alla setta, riguardo a lavaggio del cervello e altre costrizioni per far rimanere gli adepti nella setta. Nel 2001 il vescovo cattolico Emmanuel Milingo ha sposato un’adepta ed è passato alla setta di Sung Myung Moon.

“Quando la gente non crede più in Dio non è che non creda più a nulla, crede a tutto.” (Gilbert Keith Chesterton)

Giorgio Nadali

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