La giustizia ingiusta

di Giorgio Nadali

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Chi commette un’ingiustizia è sempre più infelice di quello che la subisce – osservava Platone. A quanti italiani basta questa consolazione? Non c’è che l’imbarazzo della scelta. 10 anni di galera per 97 coltellate alla madre e al fratellino. A 320 all’ora in autostrada? Ritiro della patente e una multa. Cosa sarebbe accaduto a questi personaggi se fossero cittadini statunitensi nel loro Paese? Quanti cittadini in Italia sentono invece che la giustizia è troppo spesso ingiustizia? Secondo Die Presse l’Italia ricopre il 151esimo posto nella classifica internazionale sull’efficienza dei sistemi di giustizia del mondo. “Non possiamo andare avanti così. Il sistema giustizia in Italia è peggiore di quello di molti altri paesi africani come l’Angola, il Gabon, la Guinea e il São Tomé” ha detto Vincenzo Carbone, primo presidente della Cassazione. Pene troppo miti nel Bel Paese. Pene non scontate sino in fondo. Un male epocale mai guarito. Giudici che non rispondono penalmente dei loro errori. Giudici che non rispondono alla sete di giustizia dei citttadini. L’unico istituto giuridico veramente equo ed efficiente rimane – dal 1991 – il Giudice di Pace, che è un giudice professionale non togato.

A proposito.  Dall’ergastolo alla pena di morte nel primo caso. 10 anni di reclusione nel secondo. Sono le pene negli Stati Uniti per gli stessi crimini. Giustizia, integrità, servizio – c’è scritto sullo stemma dell’United States Marshal (il braccio armato della corte federale americana).

Qui questi valori sono spesso latitanti. Grandi esempi morali dalla giustizia italiana. Che fortuna delinquere in Italia!   

Giorgio Nadali

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Giudici senza senno e Stato laico

di Giorgio Nadali

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Credeva di ottenere un risultato eclatante. Aveva studiato giurisprudenza, ma non sapeva la differenza tra laicità dello Stato e laicismo. Era laicista. Non sapeva che in tutti i luoghi statali il crocefisso è simbolo dell’identità nazionale e della nostra cultura, come aveva ricordato un vero laico (non laicista) – l’ex Presidente Ciampi. Era stato a Roma, ma non aveva notato che sul Palazzo più statale che esista – il Palazzo del Quirinale – c’è sulla “Torre dei venti” un grande crocefisso accanto alle bandiere della Repubblica Italiana e del Quirinale. Sì, faceva il “giudice”, ma giudicò male, per cui dal 2005 si rifiutò di tenere udienze in aule dotate di crocefisso sopra la scritta “La legge è uguale per tutti”. Faceva il giudice. Era laicista. Oggi fa il disoccupato.

Luigi Tosti è stato rimosso tre giorni fa dall’ordine giudiziario. Già condannato in sede penale a 7 mesi di reclusione, fu poi assolto; , il giudice Tosti è stato rimosso dal suo compito dopo che s’era presentato al procedimento attuato a suo carico senza la consulenza di  alcun legale. Per il Csm il giudice anti-crocifisso, come era ormai noto “è venuto meno al dovere fondamentale di svolgimento della funzione e ha compromesso la credibilità personale ed il prestigio dell’istituzione giudiziaria“. Luigi Tosti, nel 2005, si era rifiutato di condurre 15 udienze nel suo ruolo di giudice della corte del tribunale di Camerino. Il motivo: nell’aula dove doveva svolgere il suo lavoro c’era un crocifisso e lui aveva richiesto fosse tolto. 

L’ex vice presidente del Csm, Nicola Mancino spiega che “con l’intenzione di risolvere una questione di principio, il giudice Luigi Tosti s’era rifiutato di tenere udienza anche dopo che il Presidente del Tribunale gli aveva messo a disposizione un’aula senza il Crocifisso, con ciò venendo meno all’obbligo deontologico e ai doveri assunti in qualità di magistrato che gli impongono di prestare servizio”. Il Presidente del Csm (Giorgio Napolitano) vive invece in una grande casa con un enorme crocefisso.

 “Il Csm non è né la Corte Costituzionale né la Corte Europea – rimarca Mancino – non doveva risolvere, e in effetti non ha risolto la questione della legittimità o meno di tenere il Crocifisso in un’aula giudiziaria. Il dottor Tosti è stato giudicato per essersi rifiutato di tenere comunque udienza fino a quando in tutti i Tribunali d’Italia non fossero stati rimossi i crocifissi“.

Il crocefisso c’è ancora e rimarrà in tutte le aule di giustizia, negli ospedali statali, nelle carceri, in molte stazioni di Pubblica Sicurezza. Hanno tolto invece Tosti. Un giudice laicista non fa onore ad uno Stato laico. Forse un giorno Tosti avrà un malore e si rifiuterà di salire su un’autoambulanza. Hanno tutte infatti il simbolo del soccorso e della salvezza: la croce cristiana. Tosti non si è mai lamentato dei 59 giorni di festa cattolici che si è goduto in un anno. Oggi ne avrà molti di più per meditare sul suo becero laicismo.

 “Rende stolti i consiglieri della terra, priva i giudici di senno” (Giobbe 12,17)

Giorgio Nadali

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Moralismo politico e bunga bunga

di Giorgio Nadali

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«La ferocia dei moralisti è superata soltanto dalla loro profonda stupidità.»  Lo diceva Filippo Turati. C’è qualcuno che può credere che un uomo come Silvio Berlusconi possa essere così sprovveduto da farsi ricattare da una ragazzina? Può darsi. Ma alla maggior parte degli italiani interessano i risultati politici, il programma di gorverno, le riforme. Quanto di ciò che un uomo politico fa nel privato conta? Quanti politici possono scagliare la prima pietra? L’onore della prima pietra della lapidazione veniva dato al più onorevole della comunità. Scandali più o meno costruiti per scalzare l’avversario politico. Dal sexgate di Bill Clinton con Monica Lewinsky del 1995 con tentativo di impeachment dei Repubblicani. Lo scandalo si sgonfiò nel 1998 con l’ammissione di colpa di Clinton in diretta tv.

Il mese scorso il presidente israeliano Moshe Katzav è stato incriminato dallo Stato di  Israele di ripetuti abusi sessuali e in un caso di stupro. Le accuse riguardano sia il periodo in cui era Ministro del Turismo dal 1988 al 1999, sia quando era presidente. Decisiva la testimonianza di alcune sue collaboratrici.

Certo, non un’ipotesi di reato come questa: “Chiunque induce alla prostituzione una persona di età inferiore agli anni diciotto ovvero ne favorisce o sfrutta la prostituzione è punito con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 15.493 a euro 154.937. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a euro 5.164. Nel caso in cui il fatto di cui al secondo comma sia commesso nei confronti di persona che non abbia compiuto gli anni sedici, si applica la pena della reclusione da due a cinque anni. Se l’autore del fatto di cui al secondo comma è persona minore di anni diciotto si applica la pena della reclusione o della multa, ridotta da un terzo a due terzi”. Difficile che Berlusconi – laureatosi in legge nel 1961 – non lo sappia.

Dunque, moralismo ipocrita a orologeria, in larga parte proveniente dagli eredi di un’ideologia nemica della libertà e dell’uomo. Molto strano…

Tutta da dimostrare l’induzione alla prostituzione. Il sesso con minorenni invece non è reato, a meno che sia:

  • con minori di 14 anni, quando il fatto è compiuto da persona maggiorenne (ovvero, che ha compiuto gli anni 18);
  • con minori di 13 anni, in qualsiasi caso, anche tra partner entrambi minorenni;
  • con minori di 16 anni, quando il fatto è compiuto da persona maggiorenne cui il minore è affidato per ragioni di cura, istruzione, educazione, vigilanza o custodia o che abbia con esso una relazione di convivenza;
  • con minori di 18 anni, quando il fatto è compiuto dal genitore (sia biologico che adottivo), dall’ascendente o dal tutore del minore, o da altra persona che convive con una delle precedenti figure.
  • Qualcuno potrebbe anche sapere molto bene (e credere) che sedici anni fa, ad una sua amica di Sofia (Bulgaria) – allora ventenne – è stato offerto del denaro in cambio di una notte di sesso con  Berlusconi, ma a questo qualcuno interessa solo il suo programma di governo e che il federalismo venga presto approvato. Il gossip è altra cosa… E molti di più sono preoccupati che in un Paese come il nostro l’intercettazione e la violazione della privacy sia abuso e abitudine.

    A noi interessano i grandi risultati ottenuti del Governo contro la criminalità e la mafia, la lotta contro l’immigrazione clandestina, la riforma dell’Università, il federalismo… Se il Premier va a p…. non è un problema. Se ci va il Paese sì.

    La vita privata di Berlusconi non è un pericolo per la democrazia. La “giustizia” usata a fini politici sì.  E allora, bunga bunga Presidente! Si diverta, ma sia più prudente.

    Giorgio Nadali

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    Verbali della Procura di Milano


    Cristianofobìa

     di Giorgio Nadali

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    Nel 311 Galerio emanò l’Editto di tolleranza dei Cristiani che accordava la liceità del culto, poi confermata da Costantino nel 313. Cos’è cmbiato? Oggi 50 Paesi – un quarto del Mondo – perseguitano il Cristianesimo. L’unica Religione universale che considera tutti fratelli. Non così l’Ebraismo. Fratello è l’ebreo. Tu non ebreo sei un gohim. Non così l’Islam. Tu non musulmano sei un kafir. Non così l’Induismo – la religione più antica tuttora esistente – Sei sei di un’altra casta non vali nulla. Non così il Buddhismo. La tua vita è solo apparenza… E allora?  La fratellanza universale, proveniente dal Cristianesimo si paga con la cristianfobìa, anche in Italia presente con il laicismo anticlericale, beceramente intollerante e irriverente alla fede cristiano cattolica e all’Istituzione ecclesiale. In altri 50 Paesi del mondo 10 milioni di cristiani pagano un alto prezzo alla loro fede.  Si va dal rifiuto di un posto di lavoro, alla negazione di diffusione di materiale cristiano, sino agli omicidi.

    L’ espressione cristianofobia e’ stata introdotta per la prima volta nel 2003, in una Risoluzione del Terzo Comitato della 58a Assemblea Generale dell ONU. In tale circostanza, il termine venne associato alla islamofobia ed allo antisemitismo e, da allora, e’ comparso in vari Documenti ONU e di altri Organismi internazionali, senza tuttavia essere mai stato definito. Tutto considerato, mi pare che esso consista in un insieme di comportamenti, raggruppabili in 3 ambiti:

    – la erronea educazione, o addirittura la disinformazione sui cristiani e sulla loro religione, specie attraverso i media;
    – la intolleranza e la discriminazione subita dai cittadini cristiani segnatamente a causa della legislazione o di provvedimenti amministrativi rispetto a quanti professano altre religioni o non ne seguono alcuna;
    – le violenze e la persecuzione.

    Ecco i 50 Paesi dove la libertà religiosa cristiana subisce forti
    persecuizioni e limitazioni. Il più vicino geograficamente all’Italia è
    l’Algeria, seguita da Libia e Turchia (Paesi islamici). 9 di questi
    Paesi sono mete turistiche di italiani: Egitto, Maldive, India, Cuba,
    Emirati Arbiti Uniti, Turchia, Marocco, Tunisia e Cina. L’unico Paese
    europeo è la Bielorussia. L’unico nel continente americano è Cuba. 37 su
    50 sono Paesi islamici. Uno è un Paese di tradizione cristiano ortodossa
    (la Bielorussia). La persecuzione di crstiani più grave vicina
    all’Italia avviene in Algeria.

    1) Corea del Nord 2) Arabia Saudita (nel Paese non esistono chiese. E’
    consentito solo il culto islamico) 3) Iran 4) Afghanistan 5) Somalia 6)
    Maldive 7) Yemen 8 ) Laos 9) Eritrea 10) Uzbekistan 11) Buthan 12) Cina
    13) Pakistan 14) Turkmenistan 15) Comore 16) Iraq 17) Qatar 18)
    Mauritania 19) Algeria 20) Cecenia 21) Egitto 22) India 23) Vietnam 24)
    Birmania 25) Libia 26) Nigeria 27) Azerbaijan 28) Oman 29) Brunei 30)
    Sudan del Nord 31) Zanzibar 32) Kuwait 33) Cuba 34) Taijilistan 35)
    Emirati Arabi Uniti 36) Sri Lanka 37) Giordania 38) Gibuti 39) Turchia
    40) Marocco 41) Indonesia 42) Territori Palestinesi 43) Bangladesh 44)
    Bielorussia 45) Etiopia 46) Siria 47) Tunisia 48) Bahrein 49) Kenya
    (Nord-Est) 50) Kazakistan
    I cristiani del Maghreb, dell’Africa subsahariana, del Medio e dell’Estremo Oriente sono perseguitati, muoiono o scompaiono in una lenta emorragia, vittime del crescente anticristianesimo.
    La cristianofobia è multiforme e si nutre di motivazioni tra loro assai diverse: tuttavia, ogni anno fa parecchie centinaia o addirittura migliaia di morti. In alcuni casi essa è frutto dell’adozione di una politica ispirata a idee di «pulizia» etnica e religiosa il cui scopo è cacciare dalla culla del cristianesimo le popolazioni cristiane, ostinatamente fedeli al credo dei loro antenati.
    Il nostro silenzio in proposito ricorda altri silenzi di sinistra memoria, e nel giro di due o tre decenni provocherà forse nuovi imbarazzati appelli al pentimento e dichiarazioni di rimpianto per non aver voluto far affiorare una verità che doveva essere resa nota a tutti.
    Nel corso di anni di ricerche mi è capitato di incontrare, in Occidente, numerosi cristiani, cresciuti in famiglie cristiane, benché non praticanti, i quali non erano minimamente turbati dagli attacchi contro i loro fratelli. Sembrava che quelle persone fossero affette da cecità o amnesia. E quando ho presentato il dossier da me raccolto, quando ho tirato fuori fotografie e ritagli di giornali citando statistiche, bilanci e rapporti, mi sono trovato di fronte al rifiuto, talvolta cortese, di ascoltare quanto avevo da dire. Non ero credibile e, soprattutto, non ero «moderno».
    Agli occhi dei miei interlocutori avevo il grande torto di predicare per la mia parrocchia, i cui valori sono rigettati e condannati senza appello.
    Dapprincipio ho ingenuamente ritenuto che la colpa di questa situazione fosse da addebitare all’ignoranza. Ma essa non basta a spiegare tutto, anzi. Combattere l’antisemitismo e il razzismo, battaglie alle quali mi dedico con forza da decenni, non richiede necessariamente una conoscenza approfondita della letteratura rabbinica o della storia dello schiavismo. Non c’è alcun bisogno di avere un’empatia particolare con colui che soffre a causa della propria origine, vittima di una giustizia negata, per aver voglia di prendere le sue difese denunciando a gran voce il silenzio e l’oblio che circondano la sua condizione. Sono in ballo la dignità e i diritti umani.
    Una delle ragioni del silenzio e dell’oblio che circondano le minoranze cristiane è da ricercare nella loro progressiva emarginazione e nella continua perdita di peso politico e demografico da cui sono afflitte.
    I cristiani d’Oriente sono emigrati o stanno emigrando in massa; sono sempre meno numerosi e in mancanza di meglio sostengono i regimi al potere (ritenendoli preferibili all’avvento di regimi fondamentalisti); in pratica non hanno più alcun ruolo politico nei paesi in cui risiedono.
    In più, devono fare i conti con un circolo vizioso: sono emarginati in quanto cristiani, e, in quanto emarginati, di loro si parla sempre meno.
    Il loro isolamento è aggravato dal fatto che le persecuzioni contro i cristiani non sono generalmente menzionate nelle denunce delle violazioni dei diritti umani, per una ragione molto semplice: perlomeno in Occidente i cristiani faticano ad associare al cristianesimo il concetto di minoranza.
    La difesa dei diritti dell’uomo si è sviluppata a partire dalla lotta per la protezione delle minoranze religiose o etniche un tempo soggette a persecuzioni. Gli ebrei, i neri o i musulmani in Europa e in America rientrano in questo schema. La mobilitazione in loro favore è resa ancora più incisiva dal senso di colpa prodotto dal coinvolgimento delle Chiese cristiane nello sviluppo dell’antisemitismo, nello schiavismo e nel colonialismo (portatore di una visione umiliante per i musulmani).
    In Occidente prendere le difese dei cristiani equivale a schierarsi dalla parte della maggioranza.
    Il sempre più scristianizzato Occidente fa fatica a concepire che i cristiani possano essere perseguitati in quanto cristiani, perché essere tali, secondo uno slogan semplicistico che si sente ripetere spesso, significa stare dalla parte del potere.
    Occorre combattere la gravissima disinformazione che affligge l’opinione pubblica occidentale a proposito della situazione dei cristiani nel mondo e in particolare nelle regioni dove essi sono minoritari, come nel Maghreb, nell’Africa subsahariana, in Medio Oriente e in Estremo Oriente.
    L’esistenza dei cristiani orientali è poco nota. Coloro che non la ignorano ne danno spesso una valutazione troppo riduttiva, che tende a fare delle comunità cristiane d’Oriente una sorta di appendice del cristianesimo occidentale, o la conseguenza dell’espansione coloniale. In altre parole, i cristiani d’Oriente non sono considerati autoctoni, ma un elemento importato.
    Si dimentica che il cristianesimo è nato in Oriente dove si è sviluppato ben prima che l’Europa diventasse quasi completamente cristiana.
    Secondo il punto di vista occidentale, le persecuzioni a cui sono sottoposti i cristiani in quei luoghi lontani colpirebbero il cristianesimo non in quanto tale, ma nella sua qualità di emanazione dell’Occidente. Inoltre, poiché in Occidente il cristianesimo è maggioritario, non può aspirare allo status di minoranza in Oriente.
    Questo ragionamento sortisce l’effetto di negare implicitamente la sofferenza delle minoranze cristiane e di frenare la mobilitazione in loro favore. Al tempo stesso, iniziative a sostegno delle popolazioni cristiane d’Oriente sono scoraggiate, in quanto potenzialmente controproducenti: trasformare i cristiani orientali in «protetti» dell’Occidente potrebbe esporli a rischi ancora più gravi.
    Tuttavia, questa preoccupazione deve forse esonerarci dall’intervenire, dal momento che proprio noi parliamo di «dovere di ingerenza»? E l’indifferenza non apre forse la via all’oscurantismo?
    Le guerre di religione o i fenomeni religiosi ci sembrano appartenere a una lontana preistoria: da ciò deriva la radicale incapacità, da parte dell’Occidente, di affrontare la questione in tutti i suoi aspetti.
    Per esempio, nella nostra società, la difesa dei cristiani di altre parti del mondo è spesso vista come un tentativo di favorire il ritorno del religioso o di imporre i principi cristiani, che non sono più considerati valori fondamentali; ne consegue che coloro che si preoccupano della sorte delle minoranze cristiane sono guardati con gran sospetto: nella migliore delle ipotesi sono etichettati come ultraconservatori.
    Nel silenzio cristiano si deve scorgere altresì l’effetto di una svalutazione implicita e sistematica del cristianesimo, largamente incoraggiata da un laicismo ottuso e aggressivo, che spesso si manifesta nel modo in cui i media trattano le vicende che coinvolgono i cristiani.
    Tra fine novembre e i primi di dicembre del 2008 due avvenimenti legati alle tensioni interreligiose hanno fatto parlare di sé attirando l’interesse dei grandi media internazionali in modo assai diseguale: ci riferiamo al massacro compiuto a Mumbai da un gruppo di mujaheddin, che hanno ucciso 172 persone e ne hanno ferite circa 300, e alle sommosse anticristiane verificatesi in Nigeria, dove alcuni gruppi musulmani locali hanno attaccato i cristiani, uccidendone più di 300, saccheggiando i loro beni e devastando le loro chiese. Nel 2004 si erano scatenate violenze simili, che avevano lasciato sul terreno i cadaveri di oltre 700 cristiani.
    I fatti di Mumbai hanno occupato le prime pagine di quotidiani e telegiornali, mentre l’altro episodio è stato appena menzionato, sebbene l’ammontare delle vittime fosse assai più elevato e le distruzioni nettamente più gravi.
    Questo trattamento differenziato da parte dell’informazione è emblematico della difficoltà di sensibilizzare l’opinione pubblica, persino la più accorta, riguardo alle persecuzioni che colpiscono i cristiani in numerose regioni del mondo.
    Si usano due pesi e due misure; se qualcuno protesta, viene accusato di essere a favore della censura, contro la libertà di informazione e di essere un bigotto e un baciapile.
    Ho avuto occasione di sperimentare personalmente questo disprezzo a Parigi, nell’agosto del 1997, in occasione della Giornata mondiale della gioventù, che aveva riunito giovani giunti da ogni parte del globo.
    Prima della manifestazione la grande stampa internazionale aveva pressoché ignorato l’evento. Se n’erano occupati soltanto alcuni editorialisti, i quali avevano previsto che quel tentativo di «irreggimentare» e «manipolare» la gioventù si sarebbe risolto in un insuccesso. Durante la manifestazione un certo numero di giornalisti si è limitato a sottolineare i gravi disagi al traffico cittadino causati del raduno.
    Nessuno si interrogava sulle motivazioni che animavano i partecipanti, né sul significato profondo di quel ritorno al religioso.
    Di fronte a un giornalista che mi intervistava rivolgendomi domande sarcastiche sull’avvenimento, ho abbozzato una provocazione, domandandogli a mia volta quale fosse la sua reazione di fronte al pellegrinaggio islamico canonico alla Mecca (Hajj). Il mio interlocutore mi ha guardato stupito, come se le mie parole facessero di me un emulo degli antichi inquisitori.
    Ho quindi capito quanto sia difficile perorare la causa dei cristiani che soffrono nel mondo e quanto essere cristiano, agli occhi di molti, rappresenti un’intollerabile mancanza di buon gusto, per non dire un handicap che sarebbe meglio tentare di nascondere.
    Come si può chiedere all’opinione pubblica di mobilitarsi in favore dei cristiani d’Oriente, d’Africa, del Maghreb ecc., se il cristianesimo è la sola religione sottoposta a una sistematica denigrazione che si prefigge di snaturane lo spirito e il messaggio?
    La Francia è forse l’unico paese occidentale in cui è buona norma stigmatizzare coloro che si dichiarano credenti, e di conseguenza anche le Chiese ufficiali alle quali li lega la fede.
    Questo atteggiamento è evidente ogniqualvolta è tirata in ballo la laïcité, principio legislativo che gode di un consenso quasi unanime e di cui nessuna associazione religiosa ufficialmente costituita chiede l’abolizione. Anche i cristiani d’Oriente si richiamano alla laicità. Inchieste e sondaggi hanno dimostrato che i cattolici francesi, praticanti compresi, erano favorevoli alla legge del 1905, la quale è ormai sul punto di diventare quasi un testo sacro, almeno a giudicare dagli strepiti che provengono da certi ambienti dell’integralismo laicista quando si affronta l’argomento. La legge del 1905 è probabilmente il solo documento mai votato a Palazzo Borbone che sia considerato scolpito nella pietra. Chiunque osi suggerire l’idea di una sua revisione si attira l’accusa di minacciare le fondamenta stesse della République.
    Nella loro miopia, i campioni della ragione, del libero esame e della critica rifiutano ostinatamente di applicare queste virtù alla propria causa. Chi commette il sacrilegio di non pensarla come loro è regolarmente denunciato come un novello inquisitore!
    I conflitti politici sono resi ancor più aspri dal fatto che per lungo tempo hanno riguardato la religione: il castello contro il municipio, il curato contro il maestro pubblico ecc. L’adesione alla Repubblica della quasi totalità dei cristiani ha semplicemente cambiato i termini del confronto, spostandolo sul terreno della scuola: di qui le grandi crisi provocate, nel corso del XX secolo, dai progetti di riforma delle leggi che regolano i rapporti tra lo Stato e l’insegnamento confessionale. Mentre le manifestazioni del 1° maggio mostravano segni di logoramento, quelle a favore della scuola laica o confessionale del 1984 hanno richiamato in piazza centinaia di migliaia di persone.
    Sembra quasi che la Repubblica sia costantemente minacciata dalle oscure trame dei bigotti. Provate a parlare di «laicità positiva» e scatenerete immediatamente una bufera difficilmente comprensibile per gli osservatori stranieri, che si stupiscono nel vedere quanto facilmente noi francesi ci crogioliamo in vecchie questioni «fratricide».
    Gli anticlericali di un tempo hanno lasciato il posto ai nuovi professionisti dell’anticristianesimo, intolleranti e irrispettosi delle credenze di coloro che hanno la sfortuna di non pensarla come loro. La società francese continua a essere impregnata del tanfo di un anticlericalismo primario che si ripresenta ogniqualvolta si discute a proposito di laicità.
    Se vi azzardate a far notare la cosa sarete etichettati come «baciapile», e vi sarà quasi certamente sbattuto in faccia l’affare delle vignette danesi sul profeta Maometto.
    Peraltro, le prime vittime di quelle caricature non sono stati gli anticlericali e i laicisti d’Europa ma i cristiani del Pakistan e della Nigeria, che hanno pagato con la vita l’«errore» dell’Occidente, il quale tanto per cambiare non ha mosso un dito.

    da “Cristianofobia. La nuova persecuzione”, di René Guitton – Lindau Editore, Torino, 2010

    DOVE:

    Arabia Saudita: Probito qualsiasi culto che non sia quello islamico. Unico Paese al mondo senza luoghi di culto di altre Religioni

    Corea del Sud: 404.000 cristiani. I cristiani soffrono forti
    persecuzioni. Il solo culto consentito è quello del “Beneamato Leader”
    Kim Jong-il e di suo padre Kim II-Sung. I cristiani sono visti come
    minaccia per cui un numero semre in aumento è stato condannato ai lavoro
    forzati nei campi e ad esecuzioni capitali segrete.

    Cina: 21 milioni di cristiani. Esistono grandi squilibri nella libertà
    religiosa, con maggiore libertà per le chiese registrate e per I
    cristiani delle città, mentre quelli nelle areee rurali e delle chiese
    non registrate (di gradimento al regime) vengono arrestati.

    Algeria: Il governo regola la pratica religiosa cristiana. La metà delle
    52 chiese evangeliche ha dovuto chiudere. 10 cristiani arrestati per
    avere venduto copie della Bibbia. Quasi tutti i cristiani sono ex
    musulmani.

    Egitto: 8,3 milioni di cristiani. Nonostante il cristianesimo sia
    presente sin dal primo secolo, le chiese evangeliche in particolare sono
    sotto pressione dal governo. Vi è discriminazione di cristiani sul posto
    di lavoro e i musulmani spesso usano la shar’ia — legge isalmica — per
    discriminare i cristiani. I convertiti al cristianesimo subiscono
    pressioni per tornare all’Islam. Alcuni sono minaciati di morte.

    Bielorussia: 9 milioni di cristiani (96%). La chiesa ortodossa gode di
    privilegi. Le altre denominazioni cristiane vengono molestate e multate
    dalle autorità. Tutte le Chiese devono registrarsi e questo richide anni
    di burocrazia. Le proprietà ecclesiastiche vengonbo vandalizzate e la
    distribuzione di stampa cristiana è ristretta dalla legge. La Chiesa
    cattolica attende ancora la restituzione dei beni confiscati nel periodo
    sovietico, in modo particolare chiese e luoghi di culto.

    Giorgio Nadali

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    Vita, rimani qui con me. L’uomo si distrugge con la scienza senza umanita’.

    di Giorgio Nadali

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    L’embrione «È un essere vivente non un cumulo di materiale biologico». Lo ha ribadito Benedetto XVI a San Pietro nell’omelia della celebrazione di apertura dell’Avvento, che ha voluto fosse preceduta quest’anno da una Veglia di preghiera per la vita nascente. «Riguardo all’embrione nel grembo materno, la scienza stessa – ha detto il Papa – ne mette in evidenza l’autonomia capace d’interazione con la madre. Non si tratta di un cumulo di materiale biologico, ma di un nuovo essere vivente, un nuovo individuo della specie umana». «Purtroppo, anche dopo la nascita, la vita dei bambini continua ad essere esposta all’abbandono, alla fame, alla miseria, alla malattia, agli abusi, alla violenza, allo sfruttamento».

    “L’uomo si distrugge con la scienza senza umanita'” – diceva Gandhi.  E’ il cuore della bioetica. Quella riflessione etica sulle scoperte scientifiche e sulle relative applicazioni tecnologiche, che ci salva dall’autodistruzione. E’ lo studio sistematico della condotta umana nell’area delle scienze della vita e della cura della salute, quando tale condotta viene esaminata alla luce dei valori e dei princìpi morali. Già, ma quali princìpi? 

    • La scienza è buona solo se difende, protegge, sviluppa, aiuta la vita umana, dal concepimento alla morte naturale.
    • L’uomo è persona dal concepimento alla morte naturale. La vita umana è un valore assoluto. Non dipende da opinioni, non dipende dal fatto che sia stata voluta o no. Qualsiasi vita umana vale sempre e comunque. Contro questo principio ci sono solo ingiustizie e barbarie.
    • L’uomo è sempre soggetto e mai oggetto. La vita umana non può mai essere usata. Non esistono vite meno importanti di altre. Agisci sempre in modo da trattare l’umanità sempre come fine e mai come mezzo (Kant).
    • L’uomo deve sempre preservare la sua vita e quella degli altri.
    • Il vero progresso scientifico deve difendere la vita e migliorarla. Non esiste vero progresso contro la dignità della persona umana.
    • L’uomo è persona anche quando non può comunicare o non può mostrare la sua intelligenza (perché è in coma o è malato di mente o è ancora un embrione o perché è semplicemente un deficiente). Va comunque sempre rispettato. L’intelligenza è una condizione necessaria ma non sufficiente per essere persona (gli animali sono intelligenti, ma non sono persone). La vita è un diritto. Allora esiste sempre il dovere corrispondente di rispettarla e difenderla. 

    Lo scientismo tecnologico è quella visione che dà una fiducia esagerata alla scienza, senza alcuna riflessione etica.  Confonde il progresso con
    la scienza. Innanzi tutto il progresso non è solo un fatto legato alla
    scienza e alla tecnica. Qualsiasi miglioramento della condizione
    della vita umana, grazie all’arte, alla musica, alla politica, alla
    sociologia, alla filosofia, agli sforzi per la pace e la giustizia
    grazie alla religione, alla diplomazia, ecc. costituiscono
    un progresso per l’umanità. In campo scientifico e tecnico
    è progresso (da “pro”-“gradum” = “andare avanti”) solo ciò
    che difende e migliora la vita dell’uomo e la rispetta nella sua dignità.
    Non può essere considerato progresso ciò che danneggia la vita umana. Un cattivo utilizzo della scienza, contro la vita, non è un progresso, e diventa di fatto una violenza tecnologica (abuso delle forze per un fine sbagliato). Lo scientismo tecnologico si illude che ogni problema umano possa essere risolto in chiave
    tecnologica (dalle cose e non dai valori), dimenticando che l’uomo ha
    bisogno di significato profondi. nel suo agire (risposte di senso, che la scienza non può dare). In filosofia, lo scientismo è una concezione epistemologica secondo la quale la conoscenza scientifica deve essere il fondamento di tutta la conoscenza in qualunque dominio, anche in etica e in politica. Il termine scientismo è usato spesso in senso dispregiativo, per criticare un dogmatico eccesso di fiducia nel metodo scientifico o negli scienziati. Si vuole criticare così la mancanza di consapevolezza del fatto, supportato dallo studio delle grandi rivoluzioni scientifiche, che l’intero approccio epistemologico della scienza, i suoi metodi, i contenuti e lo stesso paradigma dominante in una data epoca storica sono soggetti a continue variazioni, e non possono essere fissati una volta per tutte. In sintesi, i termini del problema bioetico consistono nell’unire il “si può fare?” di tipo tecnico, (nel senso: “abbiamo le conoscenze scientifiche e tecniche per realizzare qualcosa?”) con il “si può fare?” di tipo etico, cioè:  “E’ giusto farlo?” Tra il potere e il dovere sta il ponte dell’etica. Ma quali valori danno le risposte? 

    La visione “Radicale Nichilista” ha come metro di giudizio solo la libertà individuale. Tutto ciò che si può fare è anche giusto farlo. Aborto libero, eutanasia libera, fecondazione assistita libera e senza limiti etici, e così via. 

    La visione “Sociologico Utilitarista” ha come metro di giudizio l’opinione dominante della massa e la propria utilità. Se un bambino concepito non è ritenuto un essere vivente, una persona, dalla maggioranza, allora non lo è. Se mi è utile abortire, allora lo faccio. 

    La visione “Scientista” ha come metro di giudizio la scienza. Tutto ciò che la scienza scopre e che la tecnica applica è giusto e automaticamente è un progresso. Nessuna riflessione etica sui suoi utilizzi. 

    La visione “Personalista” ha come metro di giudizio la vita e la dignità dell’uomo (valore della persona umana in quanto tale che non dipende da origini, pensieri , comportamenti, ecc. ma dalla legge naturale. Un essere umana ha la dignità umana per il solo fatto di essere una persona umana. Ogni vita umana vale sempre e comunque). E’ lecito solo e tutto ciò che difende, guarisce, protegge, sviluppa, promuove e rispetta la vita umana dal concepimento alla morte naturale. Questa visione è quella ufficiale cattolica, ma è trasversale a credi politici e religiosi. La vita non può esssre ridotta a ideologie e credi. 

    E’ un valore universale. Infatti il giuramento che ogni medico in ogni università statale, compie nel giorno della laurea, si basa su questo principio:  “Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo,  GIURO:  di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento; di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente; di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona non utilizzerò mai le mie conoscenze; di prestare la mia opera con diligenza, perizia e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; di affidare la mia reputazione esclusivamente alle mie capacità professionali ed alle mie doti morali; di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione; di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica; di prestare assistenza d’urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’Autorità competente; di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto; di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato”.

    Senza la difesa della vita. Di ogni vita, l’uomo ha solo la possibilità di distruggersi in sette modi “L’uomo si distrugge con la politica senza principi.  L’uomo si distrugge con la ricchezza senza lavoro. L’uomo si distrugge con l’intelligenza senza carattere. L’uomo si distrugge con gli affari senza morale. L’uomo si distrugge con la scienza senza umanità.
    L’uomo si distrugge con la religiosità esteriore senza fede. L’uomo si distrugge con la carità senza il sacrificio di sé”. (Gandhi) Strano che chi usa la sua immagine per le sue lotte politiche, ritenga che la scienza non debba avere limiti morali e che un bambino possa essere ucciso con l’aborto. La tradizione della Chiesa ha sempre ritenuto che la vita umana deve essere protetta e favorita fin dal suo inizio, come nelle diverse tappe del suo sviluppo. Opponendosi ai costumi del mondo greco-romano, la Chiesa dei primi secoli ha insistito sulla distanza che, su questo punto, separa da essi i costumi cristiani. Nella Didachè è detto chiaramente: «Tu non ucciderai con l’aborto il frutto del grembo e non farai perire il bimbo già nato».  Atenagora sottolinea che i cristiani considerano come omicide le donne che usano medicine per abortire; egli condanna chi assassina i bimbi, anche quelli che vivono ancora nel grembo della loro madre, dove si ritiene che essi «sono già l’oggetto delle cure della Provvidenza divina». Tertulliano non ha forse tenuto sempre il medesimo linguaggio; tuttavia egli afferma chiaramente questo principio essenziale: «È un omicidio anticipato impedire di nascere; poco importa che si sopprima l’anima già nata o che la si faccia scomparire sul nascere. È già un uomo colui che lo sarà». Ma . il rispetto della vita umana non si impone solo ai cristiani: è sufficiente la ragione a esigerlo basandosi sull’analisi di ciò che è e deve essere una persona. Dotato di natura ragionevole, l’uomo è un soggetto personale, capace di riflettere su se stesso, di decidere dei propri atti, e quindi del proprio destino; egli è libero. È, di conseguenza, padrone di sé, o piuttosto, poiché egli si realizza nel tempo, ha i mezzi per diventarlo: questo è il suo compito. Creata immediatamente da Dio, la sua anima è spirituale, e quindi immortale. Egli è inoltre aperto a Dio e non troverà il suo compimento che in lui. Ma egli vive nella comunità dei suoi simili, si nutre della comunicazione interpersonale con essi, nell’indispensabile ambiente sociale. Di fronte alla società e agli altri uomini, ogni persona umana possiede se stessa, possiede la propria vita, i suoi diversi beni, per diritto; la qual cosa esige da tutti, nei suoi riguardi, una stretta giustizia.

    EUTANASIA

    1) La vita umana ha un valore assoluto. Vale dunque sempre e comunque. Voluta o non voluta. Sana o malata. Colpevole o innocente. In stato cosciente o in stato vegetativo. Concepita e non ancora nata o già nata…

    2) Nessun medico può dare la morte. Ha giurato di aiutare la vita. Questo il giuramento moderno di Ippocrate, fatto il giorno della Laurea:

    “Consapevole dell’ importanza e della solennità dell’ atto che compio e dell’ impegno che assumo, giuro: di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento; di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’ uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente; di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze; di prestare la mia opera con diligenza, perizia, e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale ed alle mie doti morali; di evitare, anche al di fuori dell’ esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione. Di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità condizione sociale e ideologia politica; di prestare assistenza d’ urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità a disposizione dell’Autorità competente; di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico, tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto; di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’ esercizio della mia professione o in ragione del mio stato; di astenermi dall’ “accanimento” diagnostico e terapeutico”.

    3) Non esiste il diritto di morire, ma solo quello di vivere. Ad ogni diritto corrisponde un dovere.  Diritto alla vita – Dovere di rispettare ogni vita.  Gli unici che hano diritti senza avere doveri sono: Il bambino non ancora nato, ma già concepito.  Il bambino non ancora in grado di distinguere il bene e male. Il disabile mentale.

    4) Il malato può voler morire, ma non va preso sul serio (come d’altra parte non si asseconda nessun aspirante suicida, che iene sempre bloccato se possibile). Va invece  confortato e aiutato.

    5) Si può togliere il dolore senza togliere la vita. La terapia del dolore è utilizzata soprattutto durante le ultime fasi di una malattia terminale.

    6) L’eutanasia si presta a gravi abusi sociali. (Chi può pagare resta in vita e il povero può essere eliminato facilmente, oppure si ouò chiederla per un parente incosciente per ereditare da lui).

    7) Una società giusta non elimina i suoi deboli. Malati, disabili, anziani, bambini concepiti e non ancora nati. Era il nazismo che eliminava sistematicamente i disabili.

    Il programma eugenetico nazista Aktion T4 fu anche chiamato «programma eutanasia», espressione che venne utilizzata allora da molti di coloro che erano coinvolti in quest’operazione, ma non può essere considerata a tutti gli effetti eutanasia: non prevedeva infatti il consenso dei pazienti, ma la soppressione contro la loro volontà. Il programma non era poi motivato da preoccupazione per il benessere dell’ammalato, come il desiderio di liberarlo dalla sofferenza, l’Aktion T4 veniva invece portato avanti principalmente a scopo eugenetico, per migliorare l’«igiene razziale» secondo l’ottica dell’ideologia nazista allora imperante. Mirava inoltre a diminuire le spese sanitarie ed assistenziali statali, considerando che le priorità economiche erano rivolte ad altre voci come il riarmo militare. Il programma fu definito dai contemporanei come una «eutanasia sociale». A fronte di una grande opposizione interna il programma fu ufficialmente abbandonato nell’estate del 1941.

    8 ) Lo stato vegetativo in medicina è solo “persistente”. Non esiste quello “permanente”.

    9) Solo la morte celebrale è quella che può essere certificata da un medico.  La morte cerebrale è un criterio per ottenere la diagnosi di morte. La morte ha inizio con la cessazione irreversibile di tre funzioni
    Cardiocircolatoria: morte clinica. Respiratoria: morte reale. Nervosa: morte legale.Nella legge 644/75 del 2 dicembre 1975 si dice testualmente che « l’accertamento della morte deve essere effettuato,
    mediante il rilievo continuo dell’elettrocardiogramma protratto per non meno di venti minuti primi »  Si parla quindi di cardiogramma, poiché viene da sé che un encefalo non ossigenato per venti minuti muore.

    10) Non si può suicidarsi nè chiedere di essere uccisi. La società sostiene la vita, non la morte.

    11) Il valore della vita non dipende dalla salute.

    12) In Italia vi sono 3360 casi di stato vegetativo persistente.

    13) Il mondo rifiuta l’eutanasia. Su 194 stati nel mondo, solo 14  la consentono, di cui 9 in Europa. Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Lussemburgo, Olanda, Regno Unito, Svezia e Svizzera. In nessuno di questi è consentita l’eutanasia di un paziente che non sia cosciente e consenziente e che non abbia manifestato per scritto la sua volontà.

    14) A Bologna esiste una struttura pubblica e gratuita per questi casi: la Casa dei Risvegli Luca de Nigris. www.casadeirisvegli.it

    Solo il nazismo selezionava e discriminava la vita umana in base alla razza e alla salute. Il marxismo lo fa tuttora (23 dittature in corso) in base alle classi sociali. Totalitarismi appunto. Ma la vita umana vale sempre e comunque.

    Tu da che parte stai? Vita o morte? 

    Giorgio Nadali

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    Scimmie disperate. L’uomo non discende da loro

    di Giorgio Nadali

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    Per anni sui libri di scienze generazioni intere di studenti hanno ammirato estasiati l’immagine di uno scimmione che lentamente si trasformava in un uomo. Il professore laicista sottolineava compiaciuto l’assurdità del creazionismo. Dio non ha creato l’uomo- diceva – è chiaro che la vostra vita la dovete alla lenta evoluzione di quello scimmione. Sul libro magari c’era da qualche altra parte anche il principio di Carnot. Il secondo principio della termodinamica. Scienza contro pseudo scienza antireligiosa. Proprio il principio di Carnot, formulato nel 1885 – tre anni dopo la morte di Charles Darwin – smentisce la teoria dell’evoluzione.

    Le scimmie si devono rassegnare. Si possono consolare assieme ai professori che hanno fanno credere a milioni di studenti che l’orango dello zoo è il loro vero progenitore. I ricercatori avevano costruito fantastici alberi genealogici con i quali volevano dimostrare la continuità dell’evoluzione dalle scimmie antropoidi all’homo sapiens. Questo processo sarebbe durato trenta milioni di anni, ma per la scienza vera tutta questa costruzione evoluzionista è falsa. Non c’è continuità. Molti sono gli anelli mancanti. Gli antropologi sono oggi propensi a ritenere che ogni specie sia apparsa improvvisamente sulla Terra, così come appare oggi. Lo stesso Darwin non era così sicuro che l’uomo derivasse per lenta evoluzione da esseri scimmieschi primitivi.

    Nella sua opera L’origine delle Specie scrive: “Se molte specie appartenenti agli spessi generi o alle stesse famiglie fossero realmente apparse improvvisamente, questo fatto sarebbe fatale alla teoria dell’evoluzione per selezione naturale”. Scavi scientifici hanno dimostrato che gli anelli mancano davvero. Le specie appaiono improvvisamente e non si evolvono più. Gli evoluzionisti moderni – meno onesti del naturalista inglese – per salvare ad ogni costo la teoria dell’evoluzione – hanno fabbricato anelli mancanti. Basti ricordare il falso pitecantropo di Giava, costruito da Eugenio Dubois e in seguito da lui stesso sconfessato. Un altro falso costruito fu il cosiddetto uomo di Pechino, costruito da Davidson Black.

    E ancora il teschio di Piltdown di Charles Dawson – datato qualche milione di anni fa e ritenuto il tanto ricercato anello di congiunzione tra gli ominidi, le scimmie e l’uomo. La burla di Piltdown (1912) è forse la più famosa beffa archeologica della storia. È stato considerevole per due ragioni: l’attenzione prestata per il problema dell’evoluzione umana, e la distanza di tempo (più di 40 anni) che passò dalla sua scoperta fino all’esposizione come falso. A Joseph Weiner, un giovane professore di antropologia alla Oxford University, si deve il maggior riconoscimento per lo smascheramento dell’imbroglio.

    Per 40 anni fu esposto al British Museum con grande soddisfazione degli evoluzionisti. Ma le bugie hanno le gambe corte. Nel 1953 dopo quattro anni di studi Clark e Oaklidge dell’università di Oxford riuscirono a smascherare il falso con un esame alla fluorina. Il cranio era stato costruito in laboratorio unendo la calotta cranica di un uomo, la mascella di un orangutan invecchiata con potassa di ferro, e un dente di cane. I còndili della mandibola erano stati rotti per far combaciare le cavità articolari di un cranio diverso dalla propria mascella. Triste pensare che un prete gesuita – Pierre Theilard de Chardin – sostenitore della teoria evoluzionista, fu colui che costruì il dente di cane falso da aggiungere alla messa in scena. La pubblicazione dei suoi scritti innescò immediatamente accese polemiche; poi, soprattutto a partire dagli anni sessanta, il suo pensiero cominciò a diffondersi, subì le prime accuse di panteismo che lo posero fuori dall’ortodossia cattolica.   

    Insomma niente scimmie padri degli uomini. Per tre motivi molto semplici.

    Primo. In natura non esistono le variazioni naturali delle specie. Lo studio del DNA lo ha confermato. Le mutazioni naturali del DNA possono cambiare caratteristiche fisiche, ma non trasformare una specie in un’altra.  Le selezioni naturali non esistono. Perché? Semplice. Possono essere ottenute in laboratorio, ma non avvengono mai in natura. L’idea delle selezioni naturali venne in mente proprio a Darwin osservando le selezioni artificiali operati dagli allevatori sui loro animali per ottenerne di più grandi. Ma la natura non usa i metodi da laboratorio.

    Secondo. Le selezioni naturali di Darwin vano contro il Principio di Carnot. Il secondo principio della termodinamica. La natura non può da se stessa evolversi in meglio. Non va dal meno al più, ma dal più al meno. Gli antropologi invocano questo principio per sostenere l’impossibilità dell’evoluzione naturale delle specie. Quindi potremmo ridurci a scimmie e non il contrario. Il principio di Carnot fu formulato 3 anni dopo la morte di Darwin, nel 1885.

    Terzo. La biologia moderna ci dice che la vita non si è evoluta, ma è apparsa sulla Terra già complessa come la vediamo oggi. Ogni specie ha il suo proprio DNA. Dal DNA di una specie non  può emergere una specie diversa. Non sappiamo come dal DNA di una formica venga fuori un una  formica e dalla programmazione genetica di un uomo venga fuori un uomo. Le specie nascono già diverse e programmate. Chi ha voluto tutto questo ? Colui che Dante chiamava: L’Amor che muove il Sole  e le altre stelle. Altro che scimmia.            

     Giorgio Nadali

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    Allarme rosso. I giovani hanno smarrito il senso di colpa. I genitori hanno sbagliato

    di Giorgio Nadali

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       I ragazzi hanno smarrito il senso di colpa e la paura dei castighi. Una volta quando un professore entrava in classe rappresentava l’Istituzione. Per governare una classe bastava il proprio ruolo. Una volta. Oggi i ragazzi non danno più alla scuola un significato etico istituzionale. E’ un luogo di socializzazione, di servizio, in cui ogni tanto si può anche prestare attenzione a ciò che l’Istituzione offre. Tutta colpa dei genitori – afferma Gustavo Pietropolli Charmet –  presidente dell’Istituto di Analisi dei Codici Affettivi “Minotauro” e  docente di Psicologia Dinamica all’Università di Milano – al convegno dei docenti di religione cattolica tenutosi domenica 24 ottobre a Milano. Il bambino è stato considerato naturalmente buono, non tabula rasa sulla quale costruire una istanza etica che possa tenere a bada gli istinti e che crei il senso di colpa e la paura di castighi. Si è creduto troppo che un figlio possa imparare per amore.

        Il senso di colpa è diventato un tabù un mostro da esorcizzare. Si dimentica che è il segnale di allarme di ha ancora una coscienza. Allarme rosso – quello sì- quando questa non dà più segni di vita.   

       Il risultato è quello di avere giovani che hanno smesso di sentirsi in colpa, che non hanno paura di castighi – se questi vengono comminati non provocano l’effetto desiderato.  I genittori hanno scollagato le regole dai valori. Oggi per i ragazzi è giusto solo ciò che è bello. Estiticità e eticità sono unite nelle loro coscienza. La sfida dei prossimi anni – dice Pietropolli Charmet – è quella di rimotivare gli studenti, di rimettere la relazione all’interno dell’istituzione scuola. Come? Organizzare i curricula, non le classi. Aule per le materie e non per le classi. Lo studente cambia aula a secondo della materia. Diminuire l’importanza del gruppo classe e insistere sull’importanza della disciplina. E’ l’istituzione, non lo studente che deve creare il gruppo solidale. Senza relazioen i contenuti non passano. Professore – chiedo – come favorire negli adolescenti una morale autonoma (basata sulla coscienza dei valori) e non una morale eteronoma (basata sulla paura di una punizione)? E’ davvero convinto che rimettere nei giovani la pura della punizione crei in loro una morale autonoma? Un ritorno al passato?  

        Per un adolescente una cosa giusta deve essere anche bella Questo è molto legato all’ambiente socio cultuale. Un conto è la paura del castigo, un altro conto è la paura di perdere gli affetti e di perdere la faccia. Oggi viene considerato un affronto l’essere smascherato. E’ un dolore narcisistico. Se la bellezza del sè è più importante della perdita dell’oggetto di amore, allora il lutto amoroso, la sconfitta, l’amore sono vissuti come ammaccature del proprio sè. E’ inaccettabile il non essere importanti agli occhi dell’altro. Se il genitore alimenta troppo l’ego del figlio, allora questo si sente più importante dell’istituzione. In sostanza – per Pietropolli Charmet – cari genitori, avete fatto dei vostri figli un mostro di egocentricità e narcisismo ai qualivalori sociali, regole e rispetto per l’istituzione vanno stretti.  

       Oggi la mente del gruppo giovanile –  che  si trasforma in “banda” – crea valori individuali per il singolo. Per il ragazzo è molto più importante l’essere accettato dai propri coetanei nel gruppo che rapportarsi con l’istituzione, in particolare la scuola. Bisogna portare il gruppo dalal propria parte, prima che si sposti troppo dalla parte dell’adolescente. E adesso non meravigliatevi se i ragazzi se ne infischieranno di voi e delle istituzioni della società e se sentiranno dentro di loro che tutto è permesso al loro ego smisurato. Qualche no e qualche sberla di più  non avrebbero proprio guastato.  

    Giorgio Nadali

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    Il segno di Giona e i falsi maestri

    Di Giorgio Nadali

        «Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole».  (2 Timoteo 4,3-4)

        «Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l’ho predetto». (Matteo 24,24)

        «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». (Mt 15,28) Com’è bella la fede semplice di chi non cerca segni e prodigi  e si affida totalmente a Cristo – che disse: «Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare». (Mt 18,6)

        AAA. Cercasi fede semplice in Cristo. Una fede che fa volentieri a meno di falsi frati, guaritori, taumaturghi, stigmatizzati, esorcisti e veggenti non autorizzati, spregiudicati e talvolta anche pregiudicati. Addirittura una radio cattolica da milioni di ascoltatori che è stata redarguita dal vescovo di Vittorio Veneto per toni apocalittici. Sì, perché “Non conviene parlare troppo di satana. C’è il rischio che se ne faccia propaganda”. Mons. Zenti già nel 2006 chiese maggior delicatezza nel trattare i casi di esorcismo: “Non se ne può fare – chiede a padre Livio, direttore di Radio Maria – un fenomeno di incontrollata espansione, come se in queste persone (che sono sottoposte ad esorcismo) di fatto il demonio si sia scatenato”.

        Il Vescovo rimprovera anche le sfumature apocalittiche dei messaggi della radio. Perché, chiede Mons. Zenti, dire in onda che Maria “tiene sorrette le braccia della misericordia di Dio impedendogli di scatenare la sua ira sull’umanità peccatrice”? Dio è misericordia! ribadisce il vescovo, chiedendo a radio Maria di “essere in perfetta sintonia con la fede genuina della Chiesa”. Pungolò infine padre Livio a moderare lo “schieramento acritico” nel dare ampia diffusione alle apparizioni di Medjugorje, cui la Chiesa non ha ancora dato il suo riconoscimento ufficiale.

        Ecco, perché non stare al Magistero della Chiesa? E’ quello che tiene la rotta e cerca di impedire che un fedele si trasformi – magari senza volerlo – in un fanatico bigotto, talvolta pure manipolato da sedicenti guaritori, falsi stigmatizzati e presunti veggenti…  «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!» (Gv 20,29).

        La fede non manca solo agli atei, ma anche in chi la confonde con il miracolismo. La spasmodica ricerca di segni, prodigi, guarigioni, colpi di scena divini.  «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona». (Lc 11,29) Sono ancora parole di Cristo. Il segno è la sua risurrezione. «Come Giona rimase per tre giorni e tre notti nel ventre del pesce [Giona 2,1], così il Figlio dell’uomo rimarrà ne cuore della terra per tre giorni e tre notti» (Mt 12,40).

        Certo, per alcuni – troppi – il segno di Giona non basta. E allora i ciarlatani hanno buon gioco nel farsi pubblicità, richiamando folle devote a loro.   

    E allora ricordiamoli qui i criteri per discernere i falsi maestri.

    Secondo A. Royo Marin O.P. i criteri di discernimento dell’autenticità delle apparizioni e dei messaggi contenuti sono i seguenti:
    1. Occorre ritenere come assolutamente false le rivelazioni che si oppongono al dogma o alla morale. Non è possibile che Dio si contraddica con quanto ha affermato nella Divina Rivelazione e con quanto la Chiesa insegna con la sua divina assistenza.
    2. Le rivelazioni che hanno per oggetto cose inutili, curiose o sconvenienti bisogna respingerle come non divine. Lo stesso si dica di quelle che sono prolisse senza necessità o sovraccariche di prove e di ragioni superflue. Le rivelazioni divine sono molto brevi e discrete; vengono espresse con poche parole molto chiare e precise.
    3. Si esamini attentamente il temperamento e il carattere della persona che afferma di ricevere delle rivelazioni. Se è discreta e giudiziosa, se gode buona salute, se è umile e mortificata, se è molto avanti nella santità, ecc.; o se, al contrario, è estenuata a causa delle austerità o delle malattie, se va soggetta a disturbi nervosi, se è propensa all’entusiasmo e all’esaltazione, se divulga facilmente le sue rivelazioni, ecc…
    4. Infine, la principale regola di discernimento saranno sempre gli effetti che le pretese rivelazioni producono nell’anima: «Non può l’albero buono dare frutti cattivi, né l’albero cattivo dare frutti buoni» (Mt 7,18) (cfr. Teologia della perfezione cristiana, pp. 1077-1078).

     A queste si possono aggiungere le seguenti:

    – vedere se tale visione od apparizione porta alle virtù ed a spogliare l’anima dell’amore e stima di sé e delle creature (Gal 5, 22-23).
    – se queste visioni ed apparizioni portano al bene, spronano alla pratica della legge di Dio, dei precetti della Chiesa, all’amore del patire, all’umiltà, all’obbedienza, se ispirano pensieri santi, diffidenza di se stessi uniti al desiderio che restino occulte, hanno probabile carattere di verità (1 Gv 4,1-4).
    Se, al contrario, destano nell’anima in cui avvengono opinione e stima di sé, dolcezza inquieta, ostinazione nel proprio parere e o brama che siano conosciute, si può, con fondamento, ritenerle opera del demonio o di menti esaltate.
    L’improvviso mutarsi del carattere e dell’indole della persona da dolce e mansueta in iraconda, melanconica da cortese ed a umile in sprezzante, intollerante di contraddizione e presuntuosa da saggia e considerata in impetuosa da obbediente in ribelle sono questi segni quasi certi che le visioni ed apparizioni derivano dal demonio o da una forma di nevrastenia.

    Ecco il pensiero di san Tommaso:
     “Si dice miracolo in senso stretto un fatto che si verifica fuori dell’ordine della natura.
    Tuttavia per parlare di miracolo non basta che il fatto avvenga fuori dell’ordine di una natura particolare, perché altrimenti scagliare una pietra in alto sarebbe un miracolo, essendo contrario alla natura della pietra. Si dice invece che un fatto è un miracolo se è al di là dell’ordine di tutta la natura creata. E una tale cosa può compierla soltanto Dio: poiché tutto ciò che opera un angelo o qualunque altra creatura con la propria virtù rientra nell’ordine della natura creata, e così non è un miracolo. Resta dunque che solo Dio può operare miracoli” (Somma teologica I, 110, 4).

    2. In che senso i demoni possono compiere miracoli:
    “Ma poiché noi non conosciamo tutte le forze della natura, ne segue che un fatto compiutosi fuori dell’ordine della natura da noi conosciuta, per mezzo di una virtù creata ma occulta, viene detto miracolo non in senso assoluto, ma relativamente a noi.
    Quindi allorché i demoni compiono delle opere con le loro forze naturali, queste opere non sono miracoli in senso assoluto, ma solo relativamente a noi.
    Tali dunque sono i miracoli che i maghi compiono per mezzo dei demoni” (Somma teologica I, 110, 4 ad 2).

    3. “Se il miracolo è preso in senso stretto, allora né i demoni possono fare miracoli, né alcun’altra creatura, ma solo Dio: poiché il miracolo in senso stretto trascende l’ordine di tutta la natura creata, il quale abbraccia la virtù di tutte le creature.
    Tuttavia talvolta vengono denominati miracoli, in senso lato, anche quei fenomeni che trascendono soltanto le forze e le conoscenze dell’uomo. E in questo senso i demoni possono compiere dei miracoli, cioè delle opere tali da fare stupire gli uomini, in quanto superiori alle loro forze e alle loro conoscenze. Del resto anche chi compie un’impresa superiore alle capacità di un altro induce costui ad ammirarla, dando l’impressione di compiere un miracolo.
    Ora, riguardo alle opere demoniache che a noi sembrano dei miracoli è da notare che, sebbene non posseggano la natura del vero miracolo, sono nondimeno dei fatti reali. Così per virtù dei demoni i maghi del Faraone produssero dei veri serpenti e delle vere rane (Es 7,12; 8,7). E «quando», come dice S. Agostino [De civ. Dei 20,19], «cadde fuoco dal cielo e distrusse i servi di Giobbe insieme con i greggi e gli armenti, e un turbine abbattendo la casa uccise i suoi figli, queste opere compiute da Satana furono dei fatti reali, e non delle mere apparenze” (Somma teologica I, 114, 4).
    S. Agostino dice che “con le arti magiche spesso vengono compiuti miracoli simili a quelli fatti dai servi di Dio” (Lib. XXI Sent. 4).
    Ma si tratta sempre di “di portenti, di segni e prodigi menzogneri” (2 Ts 2, 9). E vengono detti menzogneri “o perché egli ingannerà i sensi dei mortali con allucinazioni, in modo che sembri fare ciò che in realtà non fa, o perché i suoi prodigi, se veri, serviranno a condurre alla menzogna quanti crederanno in lui” (S. Agostino, ib.).

    Quante energie spirituali sprecate nel seguire ciarlatani. Meglio usarle per seguire Cristo… A proposito, alzi la mano chi vuole un elenco di false apparizioni e magari anche uno di falsi Cristi, come Quello vero aveva predetto…

    – 1503-1566 Nostradamus, Francia.

    – 1600~ Maddalena della croce, Cordova, Spagna

    – 1769-1821 Marie Lenormand, Francia

    – 1871-1916 Rasputin, Siberia

    – 1861-1922 Felicie Kozlowska, suora francescana condannata dal Vescovo Szembeck di Plock e scomunicata da Pio X il 5.12.1906

    – 1878 Luisa Piccareta, Corato (I)Condanna Decr. S. Off. 13 iul. 1938 (Index Librorum Prohibitorum) –

    – 1931 Ezquioga (Spagna), Antonia e Andrés Bereciartua, Ramona Olabada Spagna Condanna del Sant’Uffizio il 13.6.1934

    – 1931 Izurdiaga, Spagna

    – 1933 Onkerzele, Belgio, Berthonia Holtkamp e Joseph Kempeneers Condannata il 23.8.34 dal Cardinal Van Roey, Léonie Van Dyk (48 anni) valutazione negativa il 25.3.42 Arcivescovo di Malines

    – 1933 Etikbove, Belgio, Omer Peneman. Giudizio negativo

    – 1933 Herzele, Belgio, Jules de Vuyst confessa l’inganno prima della morte

    – 1933 Olsene, Belgio, Maurice van den Boeke. Giudizio negativo

    – 1933 Berchem-Anvers, Belgio

    – 1933 Tubize, Belgio

    – 1933 Verviers, Belgio

    – 1933 Wilrijk, Belgio

    – 1933-1940 Lokeren, Belgio, 1 donna e 1 bambino. Giudizio negativo

    – 1936 Bouxiers-les-Dames, Francia, Gabriele Hanus e A. Pietquin, Giudizio negativo 1946

    – 1936 Ham-sur-Sambre, Belgio, Imelda Schohy e Adeline Pietquin, Giudizio negativo 1946

    – 1937 Voltago, Italia diverse ragazzine, Condannata il 31.12.38

    – 1938 Kerizinen, Francia, Jeanne-Louise Ramonet, Giudizio negativo vescovo di Quimper 12.10.56 (costruzione chiesa senza il suo nulla osta), divieto di culto il 24.3.61

    – 1943 Girkalnis, Lituania, giudizio negativo

    – 1943 Athis-Mons, Francia, giudizio negativo

    – 1944 Ghiaie di Bonate, Italia, Adelaide Roncalli, nessun carattere soprannaturale Mons. A. Bernareggi vescovo di Bergamo

    – 1946 Espis, Francia Condannata il 31.7.47 dal Vescovo Théas di Tarbes e Lourdes

    – 1947 Pierina Gilli, Montichiari e Fontanelle (I)

    – 1947 Casanova Staffora (Pavia) Italia, Angela Volpini, Giudizio negativo

    – 1947 Rosa Mistica, Montichiari, condannata dal Vescovo Bruno Foresti di Brescia il 15.10.84 con riconferma il 19.2.97

    – 1947 Forstweiler di Tannhausen, Germania, Pauline H. Condannata dal Vescovo Sproll di Rottenburg 11.1948

    – 1947 Uracaiña (Brasile) 1 religioso, Giudizio negativo

    – 1948 11.2 Assisi (Perugia), Italia. Giudizio negativo

    – 1948 18.4 Gimigliano di Venarotta (Ascoli Piceno), Italia, Anita Federici, Giudizio negativo del vescovo

    – 1948 27.4 Marina di Pisa, Italia, Paola Luperini

    – 1948 19.5 Marta (Viterbo), Italia, gruppo di ragazzine, Giudizio negativo emesso il 29.6.52

    – 1948 13.9 Lipa, Isola di Lucon (Filippine), una suora, Giudizio negativo

    – 1948 Montlucon, Michel Collin (religioso), Francia, Ridotto a stato laico per decreto del Sant’Uffizio nel 1951

    – 1948 Cluj, Romania, Gran folla, Giudizio negativo

    – 1949 Opus Angelorum (L’Opera degli Angeli) fondata da Gabrielle Bitterlich (Austria 1896-1978), condannata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 24.9.83

    – 1949 Lublin, Polonia, folla, Giudizio negativo

    – 1949 Zo-Se (1 religioso), Cina

    – 1949 Heroldsbach, Germania, 6 bambini, Nessun carattere soprannaturale e divieto di culto dal Sant’Uffizio il 18.6.51, Condanna Arcivescovo Kolb di Bamberg, 25.7.51 Sant’Uffizio sospende a divinis preti disobbedienti

    – 1949 12.5 Fehrbach (Germania), una bambina, Giudizio negativo

    – 1949 Haszos, Ungheria, folla, Valutazione vescovile negativa

    – 1949 7 Lublin (Polonia), giudizio negativo

    – 1950-1952 Necedah (USA) Anna Von Hoof (41 anni), Giudizio negativo vescovo di La Crosse il 17.6.55

    – 1950 Acquaviva Platani (Caltanisetta) Italia, Pia Mallia (12 anni), Dall’apertura di una nuvola vide una stella brillante ed un sole che girava emettendo raggi colorati. Giudizio negativo

    – 1951 8.8 Casalicontrada (Chieti), Italia, Leonardo Masoli, Avvenimenti non riconosciuti

    – 1951 Rodalben (Germany) Annelise Wafzig (27 anni), scomunicata dal Vescovo Wendel di Speyer

    – 1953 21.8 Hydrequent (Francia), Jean Lavoiser (10 anni) + altre persone, Valutazione ecclesiastica negativa

    – 1953 Cossirano (Brescia), Italia, Condanna del Vescovo Tredici di Brescia nel 54 e 58

    – 1953 Santo Saba di Sparà (Messina), Italia, Rosario Pio (8 anni), Giudizio negativo

    – 1953 Maria Valtorta, Caserta (I), condannata dalla Santa Sede nel 1949, 1959, 1985 e 1993 (16.12.59 Papa Giovanni XXIII conferma “libri proibiti”)

    – 1954 Eisenberg, Aloisia Lex, Austria, Condannata il 20.5.69 dal Vescovo di Eisenstadt

    – 1954 Marie-Paule Guigère, Quebec, 1971 forma l’armata di Maria, condannata nel 1987 dal Cardinal Louis-Albert Vachon, Arcivescovo di Quebec con conferma del Cardinal Ratzinger nel febbraio 1987. Agosto 2001 I vescovi canadesi: l’«Armée de Marie» non è cattolica.

    – 1955 Reggio Emilia (Italia), Rosina Soncini (55 anni) fino al 1956, Giudizio negativo

    – 1956 Urbania (Pesaro) Italia, Augusta Tangini (11 anni) + altri fanciulli, Nessun carattere soprannaturale delle visioni

    – 1961-1965 Garabandal (4 ragazze), Spagna, condannata definitivamente dal Vescovo di Santander Jose Vilaplana 11.10.96, link interno, La Congragazione del Sant’Uffizio appoggiò i divieti vescovili il 28.7.65, 7.3.67 e 10.5.68

    – 1961 Craveggia (Novara) Italia, 1 donna (60 anni) miracolata a Lourdes, Apparizioni giudicate non soprannaturali

    – 1961 Rosa Quattrini, San Damiano (I) Condannata il 2.2.68 e 2.11.70 dal Vescovo Enrico Manfredi di Piacenza – Lettera a tutti i presbiteri della Chiesa di Piacenza-Bobbio riferita a “fenomeni di visioni, rivelazioni, apparizioni, illuminazioni, stigmate” – PDF – Conferma giudizio negativo presunte apparizioni San Damiano. Curia Vescovile di Piacenza 7.6.2005 – PDF

    – 1962 La Ladeira, Maria da Conceição Mendes Horta, Portogallo, Condannata il 17.6.77 dal Vescovo di Santarém

    – 1963 Ostia (Roma, Italia) Giudizio negativo

    – 1966 Ventebbio (1 prete), Italia

    – 1966 Surbiton, Surrey (UK) Patricia de Menezes e Divina Innocenza, messaggi non di origine soprannaturale, Arcivescovo Michael Bowen di Southwark.

    – 1967 Bohan (2 uomini), Belgio

    – 1968-1971 EL Palmar de Troya (4 ragazzi), Spagna, di cui Clemente Dominguez seguito dall’Arcivescovo di Bulla Regia Ngô-dinh-Thuc scomunicato il 17.9.76 per ordinazioni illegittime di presbiteri e vescovi, assolto il 17.12.76 ma riscomunicato il 12.3.83 dalla C.D.F. (dichiarava vacante la Sede Apostolica). Ritratta pubblicamente i propri errori prima della morte.

    – 1968 Carmela Carabelli, Italia

    – 1970 Veronica Lueken, Bayside (USA), condannata dal Vescovo di Brooklyn John Mugavero 4.11.86

    – 1971 Marisa Rossi, Roma (I), seguita da Don Claudio Gatti incorso nella sospensione “latae sententiae” il 22.10.1998 dal Card. Camillo Ruini e dimesso dallo stato clericale il 7.11.2002. Le apparizioni e il rischio di ‘privatizzare’ la fede (Mons. Arrigo Miglio Vescovo di Ivrea)

    – 1972 Don Stefano Gobbi, Italia, 85 Autorità Ecclesiastica invita a lasciare la direzione del movimento, 98 ammette alla Congregazione della Dottrina della Fede che non sono messaggi della Madre di Dio, condanna Arcivescovo Agostino Cacciavillan (USA) 12.1.95

    – 1973 Mortzel, Belgio

    – 1973 Dozulé (Magdalene Aumont) Francia, condannata dai Vescovi di Bayeux & Lisieux Jean Badré 24.6.83 e Pierre Pican 15.3.91 – Messa a punto sul fenomeno “Dozulé” Commento di Avvenire – Lettera di Mons. Luigi Bressan dell’Arcidiocesi di Trento – oppure

    – 1974 Derval (1 uomo), Francia

    – 1976 Cerdanyola, Spagna

    – 1977 Le Fréchou (1 uomo), Francia

    – 1980 Escorial (Spagna) Amparo Cuevas, per l’episcopato locale nessun carattere soprannaturale

    – 1980 Ede Oballa (1 uomo), Nigeria

    – 1981 Medjugorje (6 ragazzi), Bosnia-Erzegovina, CONDANNATA dai Vescovi Pavao Zanic (1985) e Ratko Peric (1993, 1997) alcune lettere ufficiali ed articoli – Dichiarazione di Mons. Pavao Zanic del 1990 – Una dichiarazione aggiornata dal vescovo Ratko Peric – pdf – LA SOLENNITA’ DEL CORPO E SANGUE DI CRISTO Medjugorje, 15.VI.2006 – Disinformazioni da parte di René Laurentin

    – 1981 La Taludière, Jean Piégay e sua figlia Blandine, francia, Condanna del 18.4.82 dal Vescovo Rousset di Saint-Étienne

    – 1982 Nowra (1 uomo), Australia

    – 1982 Canton (1 donna), USA

    – 1983 Peñablanca, Cile, Miguel Angel Poblet, Condanna dall’Arcivescovo Valenzuela Rios il 4.9.84 per “manipolazione fede popolare”

    – 1983 Olawa, Polonia, Kazimierz Domanski, Condannato dal Cardinal Glemp Arcivescovo di Varsavia nel 1988

    – 1984 Gargallo di Carpi, Gian Carlo Varini, Nessun fondamento di soprannaturalità, Mons. Maggiolini e suo successorre Mons. Bassano Staffieri

    – 1985 San Martino di Schio (Vicenza) Italia, Renato Baron, Arcivescovo Mons. Bressan rigurado Schio, Malé e San Vito di Flavon

    – 1985 Oliveto Citra (Salerno), Italia, (12 ragazzi)

    – 1985 Maureen Sweeney, Cleveland (USA)

    – 1985 Naju, Korea, Julia Kim, Condannata il 1°.1.98 dall’Arcivescovo Victorinus K. Youn di Kwangju

    – 1985 Bangladesh, Losanna, Roma e si presume dal 2005 Washington, Vassula Ryden, “messaggi non divini” Congregazione per la Dottrina della Fede 6.10.95 – PDF – Quei messaggi sospetti di Vassula Ryden

    – 1986 Nsimalen (6 ragazzi), Cameroon, Condanna 90 dal Vescovo Zoa di Yaoundé, 8.5.92 nota pastorale denuncia attività pastorale di 2 preti

    – 1987 Mayfield, Irlanda

    – 1988 Avola (Siracusa) Giuseppe Auricchia, Giudizio negativo

    – 1988 pressi di Gorizia, Vittorio Spolverini, visione della “Madonna” col volto dell’ex convivente, Giudizio negativo

    – 1988 Christina Gallagher, Irlanda, “nessun intervento soprannaturale” Arcivescovo Michael Neary

    – 1988 Lubbock (diverse persone), USA

    – 1988 Scottsdale (diverse persone), USA

    – 1988 Phoenix (USA), Estella Ruiz

    – 1989 Marlboro (New Jersey, USA), Joseph Januszkiewicz

    – 1989 2 settembre, Fatima (Portogallo), Giorgio Bongiovanni seguace del contattista Eugenio Siragusa, Giudizio negativo

    – 1990 Conyers (Georgia, USA), Nancy Fowler, Giudizio negativo

    – 1990 Arcellasco (Italia), Maria Pavlovic (veggente di Medjugorje), Giudizio negativo

    – 1990 Denver (USA), Teresa Lopez e Veronica Garcia, divieto di promozione Arcivescovo J. Francis Stafford 9.3.94

    – 1992 Scottsdale, Arizona (USA), Carol Ameche

    – 1992 Manduria (Taranto) Debora Moscugiari condannata il 14.12.97 da Monsignor Franco Vescovo d’Oria ed ordinario del luogo. Lettera pastorale letta in tutte le Chiese della Diocesi. Fatti qualificati come opera del Maligno. Da Faussaires de Dieu di Joachin Bouflet. segnalazione 5.01 – oppure

    – 1992 San Pancrazio (Lucca) Pino Casagrande, nuove supposte visioni mariane

    – 1993 Matthew Kelly, New S. Wales, Australia

    – 1999 Marpingen, Germania, 3 donne, l’11.8.99 Vescovo Spital di Trèves pubblica nota su nessun riconoscimento d’intervento soprannaturale. Nonostante questo gruppi mariani legati a Medjugorje ed alla rivista Stella Maris, non tengono conto del documento episcopale (J.B.)

    – 2001 Antonio di San Lazzaro in Capua (CE) “Vergine della Rivelazione degli ultimi Tempi” Movimento non riconosciuto dalla Chiesa Diocesana. Arcivescovo di Capua Mons. Bruno Schettino

    – Elia Cataldo – detto Frà Elia. Nato il 20 febbraio 1962 Francavilla Fontana (Br), Cataldo Elia, da Carmelo Elia e Anna Argentieri. Secondo quanto afferma Fiorella Turolli, seguace e portavoce ufficiale di frà Elia, all’età di 7 anni il piccolo Cataldo comincia a soffrire di strani  stati di malessere durante il periodo di quaresima, come svenimenti, inappetenza, dimagrimento ecc. I medici non riuscendo a comprendere la causa di tali malori, gli diagnosticano disturbi neurovegetativi o della crescita. Nello stesso periodo hanno inizio fenomeni mistici di visioni di angeli, e poco più tardi gli si presenta quello che diventerà il suo angelo custode: Lechitiel. (La Parola di Dio conosce solo 5 nomi di Angeli di cui 3 buoni e non c’è nessun Lechitiel). Giovanissimo decide di entrare in convento e durante il periodo del noviziato (28 anni) riceve sul suo corpo i “presunti segni della passione di Cristo”, le “Stigmate”, che verranno poi certificate dal neurofisiologo prof. Marco Margnelli (morto il 28 gennaio 2005). È alquanto improbabile che un neurofisiologo, bravo per quanto possa essere, abbia da solo la competenza necessaria per certificare la presenza di un fenomeno soprannaturale quale può essere quello delle stimmate, ma necessita dell’ausilio di una commissione specifica nominata dall’autorità ecclesiastica, composta da medici, sacerdoti, teologi ed esorcisti che condividono le proprie competenze per stimare un giudizio finale che venga riconosciuto dall’unica autorità competente a emettere un simile verdetto, ossia la Chiesa Cattolica.

    Con una nota ufficiale, comparsa pure sulle pagine del settimanale Il Popolo, la Curia che riunisce Friuli Occidentale e Veneto Orientale “respinge” seccamente Frate Elia. “Si rende noto – recita testualmente la comunicazione – che il sedicente frate non appartiene ad alcun istituto di vita consacrata che abbia ricevuto il placet da un vescovo diocesano, né a un istituto di vita consacrata eretto o approvato dalla Sede apostolica. Non è perciò autorizzato – questo il succo del messaggio – a tenere incontri di preghiera in alcun luogo di culto all’interno del territorio di Concordia – Pordenone”. La Curia Vescovile di Verona il 5 ottobre 2004 comunica che il sig. Elia Cataldo non è un frate, è stato un novizio nel convento dei Cappuccini della provincia di Bergamo ma è stato dimesso dall’Ordine (quindi non lo ha lasciato spontaneamente come invece il Sig. Elia Cataldo afferma). Il Vescovo vieta a Frà Elia di insegnare e condurre incontri di preghiera nelle parrocchie della sua Diocesi fino a quando non otterrà un ufficiale riconoscimento del suo presunto carisma.  Facendo riferimento a P. Pio, santo a cui Elia viene spesso paragonato, il Vescovo di Verona precisa che mai tale personaggio ha voluto ostentare le sue Stimmate pubblicamente ricorrendo a programmi televisivi. (Il sig. Elia Cataldo è stato ospite del programma televisivo “Miracoli”, e Fiorella Turolli ha partecipato ad altre trasmissioni). La Curia di Pordenone vieta a Frà Elia di tenere incontri di preghiera in luoghi di Culto della Diocesi. Il 6 settembre l’Arcidiocesi di Modena in un comunicato stampa rende noto che al sig. Elia Cataldo non è concessa nessuna autorizzazione per condurre incontri di preghiera nelle proprie parrocchie, questo in seguito alla richiesta di informazioni sul “mistico” da parte di alcuni fedeli della Diocesi. Elia avrebbe condotto infatti incontri di preghiera in una parrocchia Modenese all’insaputa dell’Arcivescovo.  Aprile 2006 la Curia di Terni segue la linea delle Curie sopraccitate.

    – Altri luoghi e “veggenti” in Italia sono:

    Salvatore Caputa a Mozanbano (Mantova); Pina Micali a Giampilieri Marina (Messina); Giuseppe Auricchia di Avola (Siracusa); Silvana Orlandi ad Ostina (Firenze); Rossana Salvadori a Borgo Meduna (Pordenone); Fratel Cosimo a Reggio Calabria; “Chiesa dello spirito santo” (1 donna) di Asso (Como); Pino Casagrande (in circolazione) Testimonianza; Divina Sapienza di Cassino (messaggi trasmessi via internet), Marco Ferrari, Paratico (Brescia) (Cf. http://www.cafarus.org)

    Esistono molte altre rivelazioni provate e fatti psuedo miracolosi non riconosciuti dalla Chiesa Cattolica. Queste sono tra le più famose che hanno e che continuano ad ingannare tanti fedeli e anche religiosi nel mondo intero. Quanta fede sprecata, sottratta a Cristo e regalata ai ciarlatani…

    Per i falsi Messia vedere il mio articolo “I falsi profeti, antipapi moderni e falsi Messia” ne “Il Segno del Soprannaturale” di Maggio 2010 N. 263 –  pp.33-34

    Giorgio Nadali

    www.giorgionadali.it

     


    Fini come il Papa. Impossibile chiederne le dimissioni?

    di Giorgio Nadali  www.giorgionadali.it

    Il Papa può dimettersi. Il Codice di Diritto Canonico (322) prevede che “Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti”. Ma sia per il Papa, che per la seconda e terza carica dello Stato italiano non è possibile chiederne le dimissioni. I Presidenti di Camera  e Senato sono al di là del bene e del male. Per il Presidente della Repubblica è possibile la messa in stato di accusa – o impeachment- anche se in realtà questa procedura appartiene più alla politica degli Stati Uniti. La Costituzione all’Articolo 90 però lo prevede. “Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune”. Il tentativo è stato fatto il 6 dicembre 1991 con il Presidente Cossiga. Accuse smentite poi dal comitato parlamentare il 12 maggio 1993.  Per il Presidente della Camera e del Senato questo non è previsto. Lo stesso vale per un Pontefice. E proprio così?

    Papa

    Per quanto riguarda il Papa non è possibile chiederne le dimissioni. Il dogma dell’infallibilità papale definito nella costituzione dogmatica Pastor Aeternus del 18 luglio 1870 prevede che il Papa non possa per virtù dello Spirito Santo pronunciare affermazioni contrarie alla dottrina cristiana.  il Papa non può sbagliare quando parla ex cathedra, ossia come dottore universale della Chiesa. Il dogma dunque vale solo quando egli proclama un nuovo dogma o afferma una dottrina in modo definitivo come rivelata. Una sola volta un Pontefice ha fatto uso dell’infallibilità ex cathedra per definire un dogma. Nel 1950 Papa Pio XII ha definito il dogma dell’Assunzione della Vergine Maria. Vi sono stati nella storia della Chiesa dei Papi deposti, ma in tempi molto antichi. San Silvestro (536 – 538), San Martino I (649 – 655), Romano (897 – 898), Leone V (903), Giovanni XII (956 – 964) accusato di omicidio, spergiuro, sacrilegio, incesto con parenti e due sorelle, Benedetto V (964 -965) esiliato dall’antipapa Leone VIII, Benedetto IX (1033 – 1044) cacciato dal popolo di Roma, vi ritornò te mesi dopo con l’aiuto dell’imperatore Corrado II. Attualmente non è prevista la possibilità dell”impeachment” di un Papa.

    Presidenti di Camera e Senato

    La Costituzione della Repubblica italiana non prevede la richiesta di dimissioni di queste cariche. Si possono sfiduciare singoli ministri, ma non i Presidenti di Camera e Senato. Per cui il Capo dello Stato non potrebbe mai accogliere una richiesta di questo tipo e deporre una di queste cariche. Nemmeno quando teoricamente (tutto da dimostrare)  perdessero la loro imparzialità. Sfiducia che comunque andrebbe votata a maggioranza dalla Camera dei Deputati. Un problema che riguarderà le riforme costituzionali. Per ora sta solo alla coscienza di chi è in carica dimettersi. Sinora non è mai accaduto che un Presidente del Consiglio chiedesse le dimissioni della terza carica dello Stato, ma nemmeno che quest’ultima pur presiedendo La Camera dei Deputati crei e guidi una forza politica in contrasto con chi lo ha fatto eleggere. In effetti la cosa brucerebbe a chiunque…

    Giorgio Nadali  www.giorgionadali.it


    Donna e Islam. Tutto quello che le sciocchine non sanno

    Di Giorgio Nadali   www.giorgionadali.it

    Le provocazioni di dittatori e buffoni in visita di Stato passano.  L’economia si inchina e lecca tutto per vile denaro. Le verità nascoste a sprovvedute e insulse fanciulle indottrinate per lucro rimangono. Eccone alcune.

    La poligamia è prevista dal Corano, ma solo per particolari circostanze: “Se temete di non essere equi con gli orfani (yatim), sposate allora di fra le donne che vi piacciono, due o tre o quattro, e se temete di non essere giusti con loro, una sola.” (Sura 4,3)

    Le donne sono considerate inferiori, anche nel matrimonio e devono sottostare al principio della qiwamah, cioè della custodia, nel senso di “controllo totale da parte di un guardiano”, che è il marito. La qiwamah, tuttora in uso, ha quattro scopi: protezione, sorveglianza, custodia e mantenimento.

    1) La moglie non può ricevere estranei, uomini, regali, senza il permesso del marito, né può disporre o prestare le proprietà di lui senza il suo permesso. Non esiste quindi la comunione dei beni.
    2) Il marito ha il diritto di limitare i movimenti della moglie e di impedirle di lasciare la casa. Questo diritto prevale anche sul diritto dei parenti di lei di farle visita o di essere visitati da lei. E’ raccomandato al marito di non abusare di questo suo diritto.
    3) La moglie non ha il diritto di contestare il marito e questi può punirla per la sua disobbedienza.
    4) La moglie non può contestare il diritto del marito al concubinato, ma può chiedergli il khul (il divorzio).
    5) Col matrimonio la moglie accetta implicitamente queste regole della qiwamah. Nonostante ciò la sposa può stipulare delle clausole che le garantiscono il diritto di divorziare, o di rimanere unita a lui solo se è l’unica moglie.
    6) La moglie deve sottostare al diritto del marito di rivendicare in ogni caso una paternità.

    La maggioranza dei dannati all’inferno sono donne 


    Muhammad (Maometto) disse: “Mi è stato mostrato il fuoco dell’Inferno e che la maggioranza dei suoi abitanti sono donne”. Il Profeta disse: “Stavo alla porta del Paradiso e vidi che la maggioranza delle persone che vi entravano erano i poveri, mentre i ricchi si fermavano all’ingresso (per rendere conto) Ma i dannati furono portati al Fuoco. Poi fui all’ingresso dell’Inferno e vidi che la maggioranza (Aammah) di coloro che vi entravano erano donne”.  In compenso le belle donne che sono rimaste illibate (ammesso che esistano veramente) possono sperare di diventare delle Urì (dall’arabo al-hur – dagli occhi neri), le fanciulle che allietano gli uonimi nel paradiso islamico. Com’è noto, secondo la religione islamica ogni caduto della Jihad ha diritto a un harem ultraterreno di ben settantadue leggiadre vergini, oltre ad una comoda sistemazione ultraterrena in un giardino verdeggiante, rigato da limpidi ruscelli.

    Circoncisione femminile (infibulazione)

    Nonostante la condanna Islamica della circoncisione femminile, questa è praticata in alcune regioni dell’Africa in tre forme: circoncisione della Sunnah, (la tradizione), che prevede la rimozione della punta del clitoride e del suo prepuzio. Per clitoridectomia, rimozione totale del clitoride, del prepuzio e delle labia minora. Per infibulazione, detta anche circoncisione faraonica. Quest’ultima prevede la rimozione non solo del clitoride (clitoridectomia), ma anche delle labia majora e minora, della vulva. Le parti raschiate di quest’ultima, sono poi unite e rivoltate all’interno della vagina e fermate con spine oppure cucite con minugia o filo. Una piccola apertura consente il passaggio del flusso mestruale. In alcune culture la donna viene “riaperta” dal marito la prima notte di nozze mediante uno stiletto a doppia lama e ricucita nel caso di una sua lunga assenza. (Evidentemente lo stiletto ce l’ha solo lui).

    Il tutto senza anestesia e in condizioni igieniche pessime, utilizzando forbici, vetri, lame, usate per più ragazze senza sterilizzazione. Molte sono le dannose conseguenze di questo rito. La “minore” è una metrorragia. Tra le peggiori, calcoli renali, sterilità, infezioni pelviche.

    Una donna infibulata deve essere “scucita” per la prima notte di nozze e “ricucita” in seguito, per garantire fedeltà al marito. Stesso procedimento per il parto.

    Una ragazza non circoncisa è considerata sporca dai villaggi locali e quindi non maritabile. La giovane che ancora ha un clitoride è considerata un grave pericolo, se l’organo entra in contatto col membro del marito. Un’attrazione fatale.

    L’età può variare, a partire dai tre anni. Il tipo di rituale varia da luogo a luogo.

    Nushuz. Se la donna si ribella, battetela.

    Sura al-Nisa (IV) vers. 34

    “Gli uomini sono preposti alle donne, perché Allah ha elevato alcuni di loro [esseri umani] su altri, e per il fatto che essi spendono [per esse] dei propri beni. Le [donne] probe sono dunque devote, salvaguardano in assenza [dei propri mariti, i loro diritti e la propria castità], per ciò che Allah ha preservato [per esse]. E quelle di cui temete la ribellione, ebbene, [prima] consigliatele, [e se ciò non dovesse rivelarsi efficace] abbandonatele nei [loro] letti, [e se anche questo non dovesse essere sufficiente] battetele. Se poi vi obbediscono, non cercate, contro di esse, [alcuna] via [per opprimerle]. In verità, Allah è sublime, grande”.

    Picchiare la moglie è un evento presente in tutte le culture, ma solo nell’Islam è santificato da una autorizzazione di Dio. Amnesty International riporta che “secondo l’Istituto di Scienze Mediche del Pakistan, oltre il 90% delle donne sposate riferiscono di essere state prese a calci, schiaffeggiate, picchiate, o sottoposte ad abusi sessuali quando i mariti non erano soddisfatti della loro cucina o della pulizia della casa, o quando si dimostravano ‘incapaci’ di rimanere incinte o avevano partorito una femmina invece di un maschio”. In Tunisia picchiare la moglie viene sanzionato con 5 anni di carcere.

    L’Islam insegna che gli uomini sono superiori alle donne (Sura 2:228).

    L’Islam insegna inoltre che le donne hanno la metà dei diritti degli uomini:

    • nelle testimonianze pubbliche (Sura 2:282)
    • nell’eredità (Sura 4:11)

    L’Islam considera la moglie come un possesso: “Fu reso adorno agli occhi degli uomini l’amor dei piaceri, come le donne, i figli, e le misure ben piene d’oro e d’argento, e i cavalli…” (Sura 3:14).

    L’Islam istruisce le donne perché si velino sempre quando sono fuori delle loro case: “E dì alle credenti che…si coprano i seni d’un velo e non mostrino le loro parti più belle.” (Sura 24:31).

    Maometto insegna che le donne sono mancanti in intelligenza e religione: “Io non ho mai visto qualcuno più deficiente in intelligenza e religione delle donne.” (Al Bukhari vol. 2:541).

    Maometto insegna anche che le donne sono di cattivo auspicio: “Vi è cattivo auspicio nelle donne, nella casa e nel cavallo.” (Al Bukhari vol. 7:30).

    Maometto insegna infine che le donne sono dannose per gli uomini: “Dopo di me non lascio alcuna afflizione che sia più nociva agli uomini delle donne.” (Al Bukhari vol. 7:33).

    L’Islam permette la poligamia: un uomo può sposare fino a quattro donne allo stesso tempo: “Sposate allora di fra le donne che vi piacciono, due, tre o quattro…” (Sura 4:3).

    Un uomo può divorziare da sua moglie per mezzo di una dichiarazione pubblica, mentre la moglie non possiede tale diritto: “Il ripudio v’è concesso due volte.” (Sura 2:229).

    Quando un marito ha pronunciato per tre volte la formula del divorzio contro sua moglie, lei non ha la possibilità giuridica di risposare suo marito fino a quando non abbia sposato e sia stata ripudiata da un altro uomo (incluso l’aver avuto rapporti sessuali con questi): “Dunque se uno ripudia per la terza volta la moglie essa non potrà più lecitamente tornare da lui se non sposa prima un altro marito; il quale se a sua volta la divorzia, non sarà peccato se i due coniugi si ricongiungano…” (Sura 2:230).

    L’Islam insegna che una moglie è passibile di punizione da parte di suo marito, picchiare una moglie o astenersi dall’avere rapporti sessuali con lei è permesso: “Quanto a quelle di cui temete atti di disobbedienza, ammonitele, poi lasciatele sole nei loro letti, poi battetele…” (Sura 4:34).

    L’Islam considera la moglie come un oggetto sessuale: “Le vostre donne sono come un campo per voi, venite dunque al vostro campo a vostro piacere.” (Sura 2:223).

    I suoi bambini dovranno essere educati secondo la religione del loro padre musulmano: l’Islam. Se lui divorziasse da lei, egli otterrebbe la custodia dei bambini, e lei non sarebbe più in grado di rivedere i suoi figli.

    La Sharia (Legge Islamica) stabilisce che nei matrimoni misti “i bambini seguiranno la migliore tra le due religioni dei genitori”, la quale, nel tuo caso, sarebbe considerata l’Islam. Il Corano afferma che l’Islam è l’unica vera religione: “La religione presso Dio è l’Islam.” (Sura 3:19). Dei non-musulmani non possono essere tutori di musulmani: “O voi che credete! Non preferite prender per patroni gli infedeli piuttosto che i credenti.” (Sura 4:144).

    Se la moglie sopravvive al marito musulmano e le sue proprietà si trovassero in un paese islamico, la legge islamica verrebbe applicata. La moglie che non si è convertita all’Islam non eredita nulla, mentre la moglie che si è convertita all’Islam eredità molto poco. Secondo il Corano una moglie non eredita tutto il patrimonio di suo marito. Se il marito morisse non lasciando eredi, lei percepirebbe un quarto del suo patrimonio, e i suoi genitori, i fratelli, gli zii etc. percepirebbero il resto. Se il marito deceduto lasciasse eredi allora la moglie percepirebbe un ottavo e i figli il resto, un figlio maschio eredita il doppio di una femmina: “Ed esse (mogli) avranno a loro volta un quarto di tutto quel che voi morendo lascerete, se non avete figli; ché se li avrete, ad esse spetterà un ottavo, dopo che siano stati pagati eventuali lasciti o debiti.” (Sura 4:12).

    Giorgio Nadali

     www.giorgionadali.it