In arrivo una superonda: La profezia di un mistico bulgaro

Solo pochi giorni prima della sua morte il 27 dicembre 1944, il noto mistico bulgaro Peter Deunov ebbe una visione che lo indusse a raccontare una profezia di quello che era in serbo per la razza umana nel secolo che doveva seguire. Deunov, noto ai bulgari anche col suo nome spirituale Beinsa Douno, era un filosofo, un musicista e un maestro spirituale che aveva sviluppato una forma di cristianesimo esoterico. Curiosamente, la sua profezia anticipava in grande dettaglio il concetto di Superonda, che predisse avrebbe purificato la Terra in un futuro molto prossimo e non solo avrebbe comportato un’enorme trasformazione geologica, ma anche cambiato spiritualmente il mondo, portando in essere una nuova razza umana, la “sesta razza.”

Si farebbe bene a leggere la sua sorprendente profezia che è legata a questo documento di quattro pagine, che è un adattamento scritto da Olivier de Rouvroy – Settembre 2003: PDF – http://tinyurl.com/jf5s8td In alternativa, per una sinossi si può anche vedere il seguente video di YouTube che racconta un po’ della vita di Deunov e narra i punti salienti della sua profezia sulla superonda/trasformazione umana.

Peter Deunov inizia la sua profezia con un riferimento preciso all’arrivo di una Superonda galattica. Egli afferma:

 

“… Ognuno sarà presto soggiogato dal fuoco divino, che purificherà e preparerà tutti per quanto riguarda la Nuova Era.

Alcuni decenni passeranno prima che arrivi questo Fuoco, che trasformerà il mondo portando una nuova morale. Questa immensa onda proviene dallo spazio cosmico e inonderà tutta la terra. Tutti coloro che tenteranno di opporvisi verranno portati via e trasferiti altrove.

Anche se gli abitanti di questo pianeta non si trovano tutti allo stesso grado di evoluzione, la nuova ondata sarà sentita da ciascuno di noi. E questa trasformazione non toccherà solo la Terra, ma l’insieme di tutto il Cosmo.”

In seguito si riferisce a sconvolgimenti terrestri che indicano il verificarsi di effetti climatici e sismici enormi. Egli afferma:

“Ci saranno inondazioni, uragani, incendi e terremoti giganteschi che spazzeranno via tutto. Il sangue scorrerà in abbondanza. Ci saranno rivoluzioni; terribili esplosioni risuoneranno in numerose regioni della Terra. Là dove c’è la terra, verrà l’acqua, e dove c’è l’acqua, verrà la terra.”

Più avanti si riferisce alle onde di “elettricità cosmica” (elettroni dei raggi cosmici?), che spazzeranno la Terra. Infatti, la componente principale di una Superonda sarebbero i suoi elettroni di raggi cosmici. Qui egli indica una scarica in corso:

“La Terra sarà presto spazzata da ondate straordinariamente rapide di Elettricità Cosmica. Qualche decennio da ora gli esseri malvagi che deviano gli altri non saranno in grado di sostenere la loro intensità.”

Deunov menziona anche che il nostro sistema solare sta attualmente attraversando una malsana regione polverosa di “spazio contaminato” chiamato “zona 13”, che è stata lasciata dalla distruzione di una costellazione (o stella?):

“Il nostro sistema solare sta ora attraversando una regione del cosmo dove una costellazione che fu distrutta ha lasciato il segno, la sua polvere. Questo attraversamento di uno spazio contaminato è fonte di avvelenamento, non solo per gli abitanti della Terra, ma per tutti gli abitanti degli altri pianeti della nostra galassia. Soltanto i soli non sono influenzati da questo ambiente ostile. Questa regione è chiamata “la tredicesima zona”; si chiama anche “la zona delle contraddizioni”. Il nostro pianeta è racchiuso in questa regione da migliaia di anni, ma finalmente ci stiamo avvicinando all’uscita di questo spazio di oscurità e siamo sul punto di raggiungere una regione più spirituale, in cui vivono gli esseri più evoluti.”

Infatti, proprio come egli profetizza, il sistema solare per un lungo periodo di tempo, forse per gli ultimi 3 milioni di anni, ha attraversato il bordo dei resti di una supernova, lo Sperone Polare settentrionale, una nuvola di polvere e gas risultante dall’esplosione di una stella molti milioni di anni fa. Gli astronomi ammettono la presenza di nubi di polvere in contatto coi bordi del nostro sistema solare. Anche la maggior parte delle comete di lungo periodo che entrano nel sistema solare, che molti sostengono provenire dalla nube di Oort, in realtà fanno parte di questo campo di detriti interstellari e stanno entrando a causa del passaggio del Sole attraverso tale zona. Secondo la teoria della Superonda che ho avanzato nel 1983, la presenza di questa polvere nelle vicinanze è responsabile del motivo per cui la Terra ha attraversato una serie di ere glaciali negli ultimi 3 milioni di anni. Per milioni di anni prima di allora, non abbiamo avuto glaciazioni perché non eravamo entrati in questa zona polverosa. Per ulteriori informazioni, il libro Earth Under Fire – Il codice dell’Apocalisse.

Come afferma anche Deunov, questa regione polverosa è un pericolo per molti sistemi solari nel nostro vicinato galattico. Il residuo di supernova NPS si ritiene situato a circa 400 ± 200 anni luce dal sistema solare e avere un diametro di 370 ± 230 anni luce, influenzando così centinaia di migliaia di sistemi stellari. La sua tesi che si tratta di una fonte di avvelenamento è confermata anche dalla mia ricerca sui ghiacci polari. Come ho descritto nel mio articolo recentemente pubblicato in Advances in Space Research, nel corso delle ultime centinaia di migliaia di anni, il nostro pianeta è stato sottoposto all’ingresso continuo di particelle di polvere interstellare ricche di stagno e di piombo. Uno di questi eventi particolarmente pericoloso, avvenuto circa 49.000 anni fa, ha causato un aumento di centomila volte nel tasso di afflusso di polvere cosmica, ha prodotto un raffreddamento climatico globale, e aumentato i livelli di piombo nelle acque piovane di 10 volte superiore al limite massimo di rischio per la salute previsto dall’EPA. Queste particelle di polvere ricca di stagno entrano tutt’ora in piccole quantità nella nostra stratosfera, e secondo un gruppo di ricerca guidato dal Dr. Abbott di Lamont Doherty, un afflusso di polvere ricca di stagno e di nichel si è verificato di recente, nel 536 d.C., causando un modesto raffreddamento climatico e l’oscuramento del sole per uno o due anni. La previsione di Deunov che stiamo per lasciare questa regione pericolosa è davvero una buona notizia.

Ciò che è veramente sorprendente è che Peter Deunov ebbe questa visione nel 1944, ben prima che si sapesse qualcosa su galassie attive ed esplosioni del nucleo galattico. La maggior parte della ricerca sulle quasar e le esplosioni di raggi cosmici ha avuto inizio nel 1960 e ancora negli anni ’70 non tutti gli astronomi erano convinti che il nucleo della Via Lattea fosse già stato oggetto di esplosioni. Di fatto, tali nozioni astronomiche erano fondamentali per la formulazione della mia teoria della Superonda Galattica, anche se nel mio caso sono stato portato a esaminare da vicino le prove e a formulare questa teoria sulla base del messaggio di una “capsula temporale” che è codificato nel folklore relativo alla nostra costellazione e inviato a noi da una civiltà preistorica. Anche un messaggio che viene trasmesso da radio pulsar mi ha aiutato a giungere a questa idea. Al momento della mia prima ricerca, non sapevo nulla della profezia di Deunov o dell’interpretazione di Ray Stanford della profezia di Fatima, che  pure ha trasmesso informazioni rilevanti. La profezia di Deunov inoltre precede ciò che è stato poi scoperto sullo Sperone Polare settentrionale e sulla presenza di nubi interstellari vicino al sistema solare. Le osservazioni astronomiche che sono state fatte dopo la profezia di Deunov e la mia ricerca sulle carote di ghiaccio polari sulla natura della polvere interstellare ricca di stagno depositata durante l’ultima era glaciale chiaramente convalidano quello che egli ha detto.

La profezia di Deunov entra anche nel merito di interessanti dettagli sull’evoluzione dell’umanità attraverso questo evento, sul modo in cui influenzerà la coscienza delle persone, e su quali saranno le caratteristiche spirituali degli abitanti della Terra che sopravviveranno a questo evento.

Paul A. LaViolette

 

Per ulteriori informazioni sulla teoria della Superonda consultate i messaggi su questo sito, così come i seguenti libri: Galactic Superwaves and Their Impact on Earth e Earth Under Fire – Il codice dell’Apocalisse.

(Fonte: etheric.com, 11 febbraio 2016; http://tinyurl.com/jk4zgmz)

Per gentile concessione di Nexus Edizioni

 


I segreti della Santa Pasqua

Pasqua ebraica 2016 – 23 aprile (14 nisan 5776)

Il termine Pesach appare nella Torah”. Dio annuncia al popolo di Israele, schiavo in Egitto, che lui lo libererà, egli dice: “In questa notte io passerò attraverso l’Egitto e colpirò a morte ogni primogenito egiziano, sia fra le genti che tra il bestiame”

Prima dell’inizio della festività gli ebrei eliminano da casa ogni minima traccia di lievito e qualsiasi cibo che ne contenga (questo viene indicato con il termine chametz). Questa tradizione viene chiamata “bedikat chametz”. Durante tutto il periodo della festività non viene consumato cibo lievitato sostituendo il pane, la pasta e i dolci con le “matzot” ed altri cibi appositamente preparati.

I 15 comandamenti (miztvòt)  ebraici della Pasqua

406-56P – Si mangi l’agnello pasquale durante la notte stessa. – Es. 12:8

407-57P – Si macelli il secondo sacrificio di Pesach nel 14 di Iyar. – Num. 9:2-11

408-58P – Si mangi l’agnello di Pesach con pane azimo e erbe amare nella notte del 15 di Nisan. – Es. 12:8

409-116N – Non lasciare nulla del sacrificio di Pesach sino alla mattina successiva. – Num. 9:11

410-125N – Non mangiare il pasto di Pesach crudo o bollito. – Es. 12:9

411-123N – Non consumare il cibo pasquale al di fuori dei confini della tua casa. – Es. 12:46

412-128N – L’apostata non mangi il pasto di Pesach. – Es. 12:43

413-126N – Il lavoratore non ebreo assunto permanentemente o stagionale non ne mangi. – Es. 12:45

414-127N – Il maschio non circonciso non ne mangi. – Es. 12:48

415-121N – Non rompere alcun osso del sacrificio di Pesach. – Es. 12:46

416-122N – Non rompere alcun osso neppure dal secondo sacrificio di Pesach. – Num. 9:12

417-117N – Non lasciare avanzi del pasto di Pesach sino alla mattina successiva. – Es. 12:10

418-119N – Non lasciare avanzi del pasto di Pesach shenì (seconda occasione pasquale, a un mese lunare dalla prima) sino alla mattina successiva. – Num. 9:12

419-118N – Non lasciare nulla delle offerte festive del giorno 14 sino al giorno 16 (Nisan) – Deut. 16:4

420-53P – Visita il Tempio a Pesach, Shavuot e Sukot. – Deut. 16:16

la Pesach è una festività felice che viene solitamente trascorsa in famiglia. La prima notte, in particolare è la più importante. Durante le prime due sere si usa consumare la cena seguendo un ordine particolare di cibi e preghiere che prende il nome di seder, parola che in ebraico significa per l’appunto ordine. Durante il quale si narra l’intera storia del conflitto con il faraone , delle 10 piaghe e della fuga finale seguendo il racconto della Haggadah di Pesach. Tradizionalmente è il bimbo più piccolo della casa che chiede all’uomo più vecchio di raccontare cosa successe allora, con una semplice domanda.

L’Afikomen nascosto

Durante il seder vengono utilizzate 3 matzot che vengono tenute coperte da un panno. All’inizio della cena viene spezzata in due pezzi quella di mezzo; il pezzo più piccolo viene rimesso tra le due rimanenti, mentre il pezzo più grande viene utilizzato come Afikomen, ( l’ultimo pezzo di matzah che verrà consumata durante il pasto). Vi sono due usanze riguardo l’afikomen, entrambe con lo scopo di tenere i bambini attenti allo svolgersi della cerimonia. In entrambi i casi l’afikomen viene nascosta: nel primo caso da uno dei bambini per poi essere cercata dagli adulti: nel caso questi non la trovassero, devono pagare il bimbo per la sua restituzione. L’altra usanza prevede, invece, che a nascondere l’afikomen siano gli adulti e venga premiato il bambino che la ritrova.

Durante la cerimonia, un piatto, detto piatto del Seder è parte centrale della cena. Il piatto del seder è di solito decorato, ed ha dipinti tutti i principali simboli di Pesach. Al centro sono poste tre Matzot per ricordare la concitata e precipitosa fuga dall’Egitto. Attorno, nell’ordine, vi sono il karpas, solitamente un gambo di sedano che ricorda la corrispondenza della festività di Pesach con la primavera e la mietitura che, in epoca antica, era essa stessa occasione di festeggiamento; un piatto di maror o erbe amare che rappresenta la durezza della schiavitù; una zampa arrostita di capretto chiamata zeru’a: rappresenta l’offerta dell’agnello presso il Tempio di Gerusalemme in occasione di Pesach, Shavuot e Sukkot; un uovo sodo beitza in ricordo del lutto per la distruzione del Tempio, e infine una sorta di marmellata preparata con frutta secca, noccioline, e vino chiamato “haroset” che rappresenta la malta usata dagli ebrei durante la schiavitù per la costruzione delle città di Pit’om e Ramses. Alcuni, specie nell’uso italiano, aggiungono una seconda insalata, più dolce, come la lattuga.

La lettura dell’Haggadah inizia con un ricordo, un brano in lingua caldaica. I bambini chiedono al padre quale sia il significato di Pesach. I quattro fratelli rappresentano quattro tipi di Ebreo. Il figlio saggio rappresenta l’ebreo osservante. Il figlio malvagio rappresenta invece l’ebreo che rifiuta la sua eredità e la sua religione. Il figlio semplice si riconosce nell’ebreo completamente indifferente. Il giovane, invece, colui che non conosce della propria cultura e tradizione a sufficienza per poter prendere parte alla discussione.

Poco dopo, vi è il ricordo delle dieci piaghe inflitte da Dio all’Egitto per indurre il Faraone a lasciare liberi gli Ebrei, e un esempio di pilpul, o discussione talmudica, in cui nell’interpretazione rabbinica, le piaghe da dieci diventano quaranta, poi cinquanta, poi addirittura duecento. Più avanti, si ripete la promessa millenaria.

La Seder pasquale

Nel corso del seder vi è obbligo di bere quattro bicchieri di vino, e quindi è naturale che, oltre ad essere composto da diversi brani cantati, termini di solito con canti tradizionali. Nella tradizione italiana, i canti sono in italiano, e si ricordano Had gadià, la storia del capretto resa famosa da Angelo Branduardi in forma ridotta con il titolo La fiera dell’est, e il conteggio, cantato, da uno a tredici, dove uno è ovviamente Dio, fino a tredici attributi divini, passando per due Tavole della Legge, tre Patriarchi, Quattro Madri di Israele, cinque libri della Torah, sei libri della Mishnah, sette giorni della settimana, otto giorni della circoncisione, nove mesi di gravidanza, dieci Comandamenti, undici costellazioni e dodici tribù.

Pasqua cristiana 2016 – 27 marzo (Escluse Chiese Ortodosse)

Pasqua Ortodossa 2016 – 1 Maggio

I segreti della crocifissione e della croce

Purtroppo la crocifissione esiste ancora. La più dolorosa tortura con pena di morte mi esistita. Amnesty International ha denunciato 88 crocifissioni nel 2002 nella regione del Darfur, in Sudan. «Il 13 agosto i ribelli sono entrati nella chiesa della mia parroc¬chia ed hanno preso tante per¬sone in ostaggio. Mentre fug-givano nella foresta, ne han¬no uccise sette: li hanno croci¬fissi agli alberi» – Così ha dichiarato al Corriere della Sera il 16 ottobre 2009 Monsignor Hiiboro Kussala, vescovo del¬la diocesi di Tombura Yam¬bio, nel Sud del Sudan. Anche i nazisti usavano questa tortura nei campi di concentramento. La crocifissione era conosciuta anche in Giappone. Il 2 febbraio del 1597 il famoso samurai Toyotomi Hideyoshi ordinò la crocifissione di 6 giapponesi convertiti al Cristianesimo e di 20 frati francescani. Portati da Kyoto e Osaka a Nagasaki per subire lo stesso martirio di Cristo. Una chiesa sulle colline Nishizaka di Nagasaki ricorda nei suoi mosaici i primi martiri cristiani in Giappone.

Il braccio orizzontale della croce è il patibulum. Si suppone che Gesù Cristo abbia portato sulle spalle solo il trave orizzontale del peso di 45 chili. Il braccio verticale era già sul posto e si chiamava stipes. Inoltre è probabile che Cristo sia stato crocifisso nei polsi, non nei palmi delle mani. Sono state ritrovate rarissime ossa di persone crocifisse. Di solito i chiodo venivano riciclati e non rimaneva nulla delle tracce del supplizio. Una reliquia del legno della Santa Croce è ospitata nella cripta del Santuario di Maria Ausiliatrice a Torino. Le ossa più note di una persona crocifissa sono di Johanan ben Ha-galgol, con un chiodo conficcato nel tallone. Caso raro, lui fu ritrovato in un sarcofago nel giugno 1968 a Giv’at ha-Mivtar a nordest di Gerusalemme (Israele). Un altro osso di Johanan ben Ha-galgol dimostra che la crocifissione avveniva nel polso.

I chiodi erano lunghi 10 cm e larghi 1 cm alla capocchia. I tre chiodi (due per le mani e uno per i piedi inchiodati insieme), trovati ancora attaccati alla croce, sarebbero stati portati da Elena al figlio Costantino: secondo la leggenda uno di essi venne montato sul suo elmo da battaglia, da un altro invece fu ricavato un morso per il suo cavallo. Il terzo chiodo, secondo la tradizione, è conservato nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Il “Sacro Morso” invece, si trova nel Duomo di Milano (inserito in una grande croce di rame dorato sopra il catino absidale, ad un’altezza di 40 metri), dove il 14 settembre viene prelevato con un ascensore a 4 posti con baldacchino rosso del 1600 a forma di nuvola con angeli (“nivola”) dall’arcivescovo e portato in processione. Del chiodo montato sull’elmo si sono perse le tracce; secondo una tradizione si trova oggi nella Corona Ferrea, conservata nel Duomo di Monza. Vi è anche un quarto chiodo, dalla tradizione più dubbia, che si troverebbe nella cattedrale di Colle Val d’Elsa (SI).  (Cf. Giorgio Nadali – “I monaci sugli alberi. E centinaia di altre cose curiose su Dio, la Bibbia, il Vaticano”, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2010).

La Pasqua cristiana

Uova sacre

Un’antica leggenda legata a Simone il Cireneo, l’uomo forzato a portare la croce di Cristo sulla strada verso il Calvario (Mc 15,21), vuole che fosse un mercante di uova. Alla risurrezione di Cristo, Simone trovò tutte le sue uova miracolosamente colorate, in varie tinte.

Nel Cristianesimo ortodosso le uova sono sacre – simbolo di risurrezione. La buccia rappresenta il sepolcro di Gesù, mentre il bianco che è dentro l’uovo rappresenta la luce della risurrezione, infatti il colore della Pasqua è quello della luce, e il bianco dell’uovo è molto luminoso. La buccia rotta dell’uovo significa il sepolcro aperto con l’uscita la luce della vita nella risurrezione, rappresentata dall’albume, il bianco dell’uovo. Uova di legno sono dipinte come icone con soggetti sacri e alcune sono molto preziose. Alcune hanno la scritta X B, che in cirillico corrispondono alle lettere K e V – Christòs Vaskrìes, cioè “Cristo è risorto”. Le più preziose sono le cinquantasette uova di Pasqua che sono state realizzate per la corte dello zar di tutte le Russie ad opera del gioelliere Peter Carl Fabergé fra il1885 ed il 1917, in oro, preziosi e materiali pregiati, una per ciascun anno, all’approssimarsi della festività. Fabergé ed i suoi orafi hanno progettato e costruito il primo uovo nel 1885. L’uovo fu commissionato dallo zar Alessandro III di Russia, come sorpresa di Pasqua per la moglie Maria Fyodorovna. L’uovo Fabergè del 1915 è chiamato uovo con croce rossa e trittico, è stato regalato da Nicola II alla zarina Alexandra Fyodorovna. E’ custodito al museo d’arte di Cleveland (USA). E’ sttao realizzato in oro, argento, smalto e vetro.  La figura principale dipinta sull’uovo – alto 8,6 cm – È Gesù Cristo. Dentro l’uovo, la scena centrale è la Discesa agli Inferi, la rappresentazione Ortodossa della Risurrezione cioè Cristo che sveglia i morti dopo la Risurrezione. Santa Olga, la fondatrice del Cristianesimo in Russia è rappresentata sulla sinistra del trittico. La Santa martire Tatiana è sulla destra. Le miniature interne sono state eseguite da Adrian Prachow specializzato in icone. Il rimanenti due pannelli delle porte dele trittico sono incisi col monogramma della corona dello zarina, e l’altro con l’anno “1915.” Zar Nicholas, occupato in guerra no fu in grado di regalare personalmente l’uovo allo zarina. Quello di maggior valore è l’uovo Birch del valore di 3 milioni di dollari. E’ del 1917, custodito al museo nazionale russo a Mosca.

Nelle chiese russo ortodosse viene appeso un enorme uovo di legno laccato rosso al soffitto, durante la Pasqua e i fedeli ricevono durante la messa delle uova sode dal prete. Altre uova sono fatte benedire in chiesa nei giorni precedenti alla Pasqua, vengono colorate e poi mangiate durante la festa. La pysanka ucraina è l’uovo decorato in casa.

Sulle uova un motivo spesso presente è la chiesa. Le chiese stilizzate si possono trovare di frequente sulle pysanky dell’Ucraina occidentale, specialmete nelle regioni di  Hutsul e Bukovyna; il disegno di un setaccio disegnato all’interno simboleggia l’abilità della Chiesa di separare il bene dal male.

Vi erano superstizioni per quanto riguarda i colori e disegni sul pysanky. Un vecchio mito ucraino basato sulla saggezza di regalare a persone anziane delel pysanky dipinte con colori scuri e/o con ricchi elaborati, perché le lroro vite sono state già piene e appaganti. Similmente è appropriato regalare a persone giovani delel pysanky con predominanza di colore bianco perché la loro vita è ancora una pagina bianca. Le ragazze donano spesso pysanky con disegni di cuori al loro fidanzato. E’ stato detto tuttavia che un aragazza non dovrebbe mai donare al suo ragazzo una pysanka senza un disegno in cima o in fondo all’uovo perché questo significa che il fidanzato perderà i capelli.

Lo scopo di creare delle pysanky era quello di trasmettere bontà dalal casa ai disegni e di scacciare il male. Spiral e altri disegni vengono dpinti per intrappolare il male, e per proteggere la famiglia e la casa da pericoli e mali.

Le croci sulle uova pysanky sono molto comuni e la maggioranza di quelle dipinte non sono croci ortodosse. Le croci più comunemente presenti sulle uova sono di tipo greco (con bracci di uguale dimensione). Altri simboli religiosi adattatati sono il triangolo con un cerchio in mezzo, l’occhio di Dio e uno noto come la “mano di Dio”.

Vi è anche un museo delle uova pasquali pysanka. Costruito nel 2000 e aperto il 23 settembre dello stesso anno a Kolomyia, cittadina dell’Ucraina occidentale. Precedentemente le uova del museo erano ospitate in una chiesa della zona. Il museo espone oltre 10.000 uova pysanky. La parte centrale del museo è a forma di uovo pasquale ucraino “pysanka”. E’ unico nel suo genere. Nel 2007 è stato eletto luogo simbolo dell’Ucraina moderna.

Celebrazione

La celebrazione della Pasqua, almeno sin dal Concilio di Nicea, non coincide esattamente con l’inizio della celebrazione ebraica di Pesach. Secondo quanto si legge nel Vangelo di Giovanni e da altri particolari della Passione, sembra che il giorno della morte di Gesù sia corrisposto, per la maggioranza del popolo ebraico del tempo, a quello in cui si immolava l’agnello e si celebrava (alla sera) il primo seder di Pesach, e perciò al giorno ritenuto essere il 14 di Nissan. L’Ultima Cena consumata da Gesù e dai suoi apostoli la sera del giorno precedente, secondo le modalità proprie del seder di Pesach, la si comprende come una possibile anticipazione del rito, propria di una parte del popolo ebraico del tempo (come ad esempio gli esseni, per il cui calendario liturgico “solare” il 14 di Nissan doveva cadere sempre di martedì) o come un’anticipazione voluta da Gesù stesso, “non potendo celebrarla l’indomani se non nella sua persona sulla croce” (Giuseppe Ricciotti). Inoltre in ambito cristiano, nella celebrazione della Pasqua, si voleva dare maggiore risalto alla Risurrezione, avvenuta il “primo giorno della settimana”, cioè la domenica immediatamente successiva.

In lettere scambiate tra la Chiesa di Roma e quelle d’Asia già nel II secolo, si rintraccia una disputa indicata come pasqua quartodecimana. Le Chiese dell’Asia minore ritenevano che i cristiani dovessero celebrare la Pasqua il 14 di Nissan in tono “penitenziale”, ritenendola una tradizione risalente all’apostolo Giovanni, e dando così maggiore risalto alla Passione e morte di Gesù. La Chiesa di Roma, invece, aveva la tradizione di celebrare solennemente la Pasqua la domenica successiva al 14 di Nissan, volendo in questo modo mettere maggiormente in risalto la Risurrezione di Gesù.

Dalla “composizione” di questa disputa prese origine l’attuale struttura del Triduo Pasquale.

La tradizione quartodecimana fu seguita da alcune chiese fino a poco oltre il Concilio di Nicea, che stabilì il criterio per la determinazione della data della Pasqua cristiana: essa doveva cadere la domenica seguente il primo plenilunio successivo all’equinozio di primavera, considerato corrispondente al giorno 21 di marzo. Il plenilunio non doveva essere effettivamente osservato, ma individuato approssimativamente mediante il calcolo dell’epatta, elaborato dal monaco Dionigi il Piccolo. In questo modo si slegava la determinazione della data della Pasqua cristiana dalle osservazioni dei fenomeni astronomici (effemeridi) e dalle regole del calendario lunisolare ebraico, non ancora completamente fissate. Soltanto con Maimonide, infatti, si stabilirono regole precise (ed indipendenti dall’osservazione dei fenomeni astronomici) per quanto riguardava il ricorrere del capodanno, la durata dei mesi e l’eventuale aggiunta del tredicesimo mese (we-adar) “intercalare” all’anno ebraico (accorgimento necessario per correggerne la differenza di durata rispetto all’anno tropico).

Anche la maggior parte dei protestanti, con qualche differenza, celebra la Pasqua il giorno stabilito seguendo le regole del Concilio di Nicea, invece di farla corrispondere al 14 di Nissan. Le Chiese ortodosse ed orientali celebrano tutte la Pasqua secondo le regole stabilite a Nicea, anche se, non avendo aderito alla riforma gregoriana del calendario e del metodo di calcolo dell’ epatta (epatta “liliana”) (ad eccezione della Chiesa ortodossa finlandese), questa finisce per cadere in giorni diversi da quello calcolato dai cattolici (di rito latino) e protestanti.

In conseguenza delle regole stabilite a Nicea (e della riforma “gregoriana” del calendario giuliano e dell’epatta) insieme all’attuale forma del calendario ebraico (per opera di Maimonide), la Pasqua cristiana cade circa nello stesso periodo di Pesach, sebbene venga fatta coincidere sempre con la domenica. Nel caso in cui il primo plenilunio di primavera (calcolato sempre approssimativamente con il metodo dell’epatta) cada proprio di domenica, e che quindi, verosimilmente, coincida con il giorno 14 di Nissan, la celebrazione della Pasqua cristiana (e “gregoriana”), allo scopo di sottolineare il diverso significato, viene rimandata alla domenica successiva.

Per la Chiesa Cattolica la Pasqua supera Pesach per importanza poiché, se Pesach corrisponde al periodo della Passione e morte di Cristo, la Pasqua ne ricorda la Risurrezione. Questa ricorrenza viene infatti ricordata all’inizio del Triduo Pasquale cristiano, nella messa “in coena Domini”, il giorno del giovedì santo, così come nella lettura liturgica di brani del libro dell’esodo, in particolare quello della cena con l’agnello immolato e del passaggio degli ebrei del mar Rosso, obbligatoria nella celebrazione della Veglia Pasquale, la sera del sabato santo.

Giorgio Nadali

 

 


Yoga della risata

Quando nel 1995 il dr Madan Kataria (un medico indiano di Mumbai) ha ideato i Laughter Clubs (Club della Risata), ha trovato il modo di potenziare i benefici della risata abbinandoli a quelli della respirazione profonda dello yoga (Pranayama).
Lo Yoga della Risata è  L’azione del ridere senza motivo accompagnata dal battito ritmico delle mani e dal movimento spontaneo, combinata con esercizi di respirazione profonda e una fase di rilassamento yoga nidra
La pratica – che non comporta attrezzature o ambienti particolari – favorisce l’aumento della fiducia in se stessi, il miglioramento delle relazioni interpersonali e, di conseguenza, il miglioramento delle prestazioni. La respirazione profonda, gli esercizi di stretching per collo, spalle, braccia e busto contribuiscono a rimuovere la rigidità e i dolori derivanti da una vita sedentaria. Viene favorito il rilassamento. Corpo e mente ottengono una ricarica istantanea. Ridere libera la mente dai problemi e crea così le condizioni per rivalutarli da un nuovo punto di vista e potenziare creatività e problem solving.

Sempre più spesso incontro persone che desiderano migliorare la qualità della loro vita emotiva e relazionale. Persone consapevoli dell’importanza di dover “lavorare” prima di tutto su di sé per avviare quei cambiamenti che possono rendere più soddisfacente, equilibrata e felice la propria esistenza.
Sappiamo però che, per un adulto, il cambiamento è difficile, faticoso e anche un po’ rischioso per le proprie sicurezze. Aprirsi a nuovi punti di vista e abbandonare pregiudizi e stereotipi è stimolante e ci rende migliori ma lasciare il conforto delle vecchie abitudini e scorciatoie di pensiero richiede determinazione e impegno.
I nostri seminari di crescita personale sono il punto di partenza o di approfondimento che può “fare la differenza”, perché i temi vengono sviluppati in un contesto positivo che favorisce il coinvolgimento, l’apertura al confronto e l’assunzione di un atteggiamento disponibile e costruttivo. Si impara sperimentando e ciò si rivela efficace proprio perché viene richiamato il piacere del gioco e del fare nuove conoscenze.
Inoltre, attraverso gli esercizi di Yoga della Risata (vedi box), si sviluppa la propria risata interiore che resterà una risorsa sempre disponibile e gratuita per gestire situazioni di stress ma anche per rafforzare l’autostima, migliorare le relazioni, accrescere la creatività e la capacità di trovare soluzioni.
I nostri seminari rappresenteranno “una esperienza memorabile” ma dopo l’esperienza formativa continueremo ad offrire ai partecipanti un coaching di supporto per trasformare il loro obiettivo di sviluppo in un risultato concreto.

Bruna Ferrarese
Laughter Yoga Teacher e Laughter Ambassador

CERTIFICAZIONE INTERNAZIONALE LEADER YOGA DELLA RISATA

Docente: Bruna Ferrarese

Prossima edizione: 30 aprile – 1 maggio 2016

Yoga della risata

Corso riconosciuto come percorso di formazione a livello internazionale ideato dalla «Laughter Yoga University» che rilascia la certificazione «Laughter Yoga Leader».

Permette di condurre sessioni sia attraverso la creazione di un Club sociale nel proprio territorio (struttura-base del movimento Laughter Yoga), sia integrando la disciplina nella propria attività primaria oppure promuovendone l’utilizzo in contesti come le aziende, le case di riposo, le strutture sanitarie, le organizzazioni turistiche.

Yoga della Risata rappresenta una competenza utilizzabile trasversalmente per tutte le professioni che operano «con e per le persone», ma è interessante anche per tutti coloro che desiderano acquisire una pratica per il benessere personale.

Sul piano del benessere Yoga della Risata agisce:
•per la salute, perché agisce sulla produzione di endorfine e la diminuzione del cortisolo (ormone dello stress), migliora le funzioni cardio-circolatorie, abbassa la soglia del dolore, migliora il controllo della glicemia e l’ossigenazione del cervello
•per la vita personale, perché migliora la sicurezza in sé stessi, la capacità di affrontare le criticità, la qualità delle relazioni interpersonali e le abilità sociali
•per la vita professionale, perché integra altre pratiche per il riequilibrio psico-fisico, favorisce la creazione di team e migliora le condizioni di collaborazione, sviluppa il potenziale creativo individuale e di gruppo.

Successivamente al Workshop il Teacher assicura supporto all’avvio dell’attività collaborando con suggerimenti, strumenti e, se possibile, presenza.

Redazione


Cresce l’Italia che diserta le chiese: più facile perdere la fede a 55 anni

Tra piazze sulle unioni civili, appelli alla tradizione natalizia e fede islamica la religione è da tempo al centro del dibattito politico e sociale del Paese. Ma non è detto che questa sua esposizione mediatica si trasformi poi in un rinnovato interesse degli italiani. Anzi, guardando i freddi dati la tendenza sembra tutt’altra.

L’Istat ha di recente fotografato la nostra propensione alla pratica religiosa e il quadro che ne viene fuori è quello di un Paese che viaggia verso la secolarizzazione. Non spinta come in altri Paesi europei, è vero, ma tale da mostrare un’evidente disaffezione. Le chiese sono vuote, si dice sempre. È vero come per le moschee e le sinagoghe e ora lo certifica anche la statistica.

Nel 2006 una persona su tre (esattamente il 33,4%) dichiarava di frequentare luoghi di culto almeno una volta alla settimana. La percentuale, però, oggi è scesa al 29%. E il calo è stato costante negli anni. Al contrario le persone che dichiaravano di non frequentare mai luoghi di culto sono passate dal 17,2 al 21,4%. In pratica oltre una ogni cinque. 

Il dato, messo così, mostra una tendenza generale. Ma se guardassimo più nel dettaglio, noteremmo cose interessanti. Innanzitutto i numeri risultano un po’ “drogati”. Un po’ perché nelle statistiche si tende a dichiarare quel che si vorrebbe fare e non quello che si fa davvero. Un po’ per la presenza dei bambini tra i 6 e i 13 anni che con il loro 51,9% del 2015 spingono in alto una percentuale che altrimenti sarebbe più bassa.

Il crollo della frequentazione dei luoghi di culto ha colpito ogni fascia d’età. Quella in cui si “perde” la fede per eccellenza resta tra i 20 e i 24 anni. La curva, poi, tende a risalire lentamente fino a quella che potremmo definire l’area della “scommessa di Pascal”. Ma il confronto con il 2006 ci dice che la fascia d’età più disillusa è quella tra i 55 e i 59 anni che nell’ultimo decennio ha perso il 30% dei frequentatori di luoghi di culto. Fascia che potrebbe essere estesa ai 60-64enni, dove il calo è stato del 25%. Il sociologo Franco Garelli, uno dei massimi esperti dell’argomento, spiega: «Questo fenomeno può essere dettato da due dinamiche: da una parte in quella fascia d’età molti si costruiscono una seconda vita alternativa. I figli sono grandi, la carriera è agli sgoccioli, i nuovi impegni allontanano dalla pratica religiosa. Dall’altra può essere un portato della crisi: persone uscite dal ciclo produttivo impegnate a rientrarci».

Ma sono le nuove generazioni che offrono gli spunti più interessanti. È probabile che da adulti saranno meno vicini alla fede di quanto lo sono gli adulti di oggi. Se è vero che i bambini sono ancora i frequentatori più assidui dei luoghi di culto, le famiglie sembrano sempre meno inclini a far rispettare loro impegni religiosi assidui. Oggi un bambino su dieci non frequenta più come una volta e gli adolescenti tra i 14 e i 17 anni sono calati del 17,6%. Di converso quelli che non frequentano mai sono aumentati del 57% tra i bambini e del 33% tra gli adolescenti. «È molto interessante notare come i 18enni e 19enni, che restano lo zoccolo duro dell’associazionismo cattolico, tengano (siamo intorno al 15% di frequentatori abituali, ndr) ma la loro erosione è importante» dice ancora il professor Garelli.

Guardando alla geografia, l’Italia appare molto divisa tra Nord e Sud. Se la Sicilia risulta la regione più religiosa (oltre il 37% va almeno una volta a settimana in un luogo di culto), la Liguria è quella più agnostica e atea (oltre una persona su tre non frequenta mai e solo il 18,6% lo fa con assiduità). Siamo lontani dalle percentuali della Svezia (90% si dichiara religioso e 3% praticante), ma la tendenza è ad avere una religiosità sempre più ritagliata sul personale e che non segue i precetti che non ritiene necessari.

Sul fronte delle professioni quadri, impiegati, casalinghe e pensionati sono le più religiose. Dirigenti, imprenditori, liberi professionisti, operai e studenti quelle meno.

«Chi riceve stimoli o è impegnato in lavori concettuali o manuali più impegnativi si dedica meno al trascendente» spiega Garelli. 

Raphael Zanotti (La Stampa)


Fede & Scienza: Le forze della preghiera e della fede fanno bene al cervello

Le persone religiose trovano forza in Dio; questo lo sappiamo. Ma un nuovo studio condotto dal Prof. Malt Friese e da Michaela Wanke suggerisce che anche i non credenti possono entrare in azione. In un recente numero del Journal of Experimental Social Psychology, presentano prove che dimostrano come e perché la preghiera potrebbe aumentare la capacità di chiunque di resistere alla tentazione. Tuttavia possiamo essere tutti d’accordo che per questo occorra autocontrollo, gli autori propongono che la fonte di tale controllo potrebbe non essere soprannaturale. Invece, potrebbe venire da qualcosa di più terreno. Qualcosa di accessibile anche ai più atei: la connessione sociale.

Gli autori hanno elaborato il loro studio del potere di preghiera in ciò che hanno chiamato il “modello forza” dell’autocontrollo. Il modello di resistenza suggerisce che le nostre risorse cognitive, come le nostre risorse fisiche, siano limitate. Correre per un chilometro sarebbe incredibilmente difficile dopo averne corsi già 30, e resistere anche alla più piccola tentazione può essere incredibilmente difficile se hai appena passato un’ora a resistere quelle più grandi. Quindi, come possiamo ricostituire queste risorse cognitive, o anche aumentare la nostra “resistenza” cognitiva? I ricercatori hanno, in tutta serietà, scoperto che l’ingestione di glucosio può infatti aumentare l’autocontrollo, ma gli scienziati gli scienziati hanno supposto che la preghiera potrebbe essere un altro mezzo attraverso il quale gli individui si proteggono dal crollo della forza di volontà. In effetti, studi del passato avevano già suggerito un tale rapporto, mostrando che suggerendo ai partecipanti parole relative alla religione (ad es Dio, divino) li mettevano al riparo contro gli effetti dell’impoverimento cognitivo.

Gli autori hanno trovato che le persone interpretano la preghiera come l’interazione sociale con Dio, e le interazioni sociali sono ciò che ci danno le risorse cognitive necessarie per evitare la tentazione. Precedenti ricerche hanno trovato che anche brevi interazioni sociali possono promuovere le funzioni cognitive, e lo stesso sembra valere per le brevi interazioni sociali con le divinità.

Uno dei più importanti ricercatori nel campo della neurologia e della spiritualità è Andrew Newberg, direttore della ricerca presso il Jefferson Myrna Brind Center of Integrative Medicine a Thomas Jefferson University Hospital e , a Philadelphia . Ha fatto studi empirici sul funzionamento del cervello tra una varietà di praticanti spirituali che vanno da suore cattoliche impegnati in ” centrare preghiera” di pentecostali in preghiera in lingue .

I risultati del suo lavoro e altri hanno confermato che il cervello umano è “progettato per la fede . “Diverse volte le neuroscienze hanno dimostrato che la preghiera fa una differenza notevole nel funzionamento fisiologico del cervello.

Newberg afferma che mentre cresci spiritualmente, cambi le convinzioni, migliori il senso di compassione – per esempio – e questo incide sul cervello. Se si pratica la molto preghiera, per esempio, i dati mostrano che queste pratiche possono effettivamente cambiare il cervello nel corso del tempo .

Abbiamo fatto uno studio sulla pratica di meditazione e abbiamo trovato diverse cose tra le persone che non avevano mai meditato prima. Quando queste persone hanno aggiunto la meditazione per le loro pratiche, come ad esempio concentrandosi su un passo della Scrittura, abbiamo visto cambiamenti significativi nel funzionamento del cervello. In particolare, abbiamo visto una maggiore attività nei lobi frontali (una delle aree del cervello coinvolte nella compassione e nelle emozioni positive ) e non ci sono stati cambiamenti nel talamo, la parte del nostro cervello che ci aiuta all’interconnessione.

I cristiani spesso parlano di ” frutto dello Spirito ” delineati da San Paolo nella Lettera ai Galati- “amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, mitezza, dominio di sé “. Queste sono funzioni del cervello ?

Newberg risponde che in sostanza c’è un equilibrio da stabilire tra il lobo frontale e il sistema limbico. L’amigdala è la parte del cervello che reagisce alla paura, all’odio , alla rabbia e altre emozioni allarmanti, ma partecipa anche agli aspetti positivi. Il lobo frontale equilibra tutto. Per esempio, quando qualcuno ti taglia la strada nel traffico , la vostra amigdala reagisce con , “fagli  del male subito”, ma il vostro lobo frontale dice: “Aspetta un minuto! ” Questa è una visione neurologica della pazienza .

Sia che si chiami ” vita nello Spirito ” o diventare più compassionevole, meno reazionario, si parla del tentativo di sopprimere l’amigdala e cercare di migliorare il lobo frontale e le attività nelle aree sociali del cervello.

Newberg aggiunge che “le visioni positive su Dio sono buone per il cervello. Tuttavia , le visioni negative su Dio possono essere dannose, causano stress, ansia e possono causare depressione e emozioni negative”.

Abbiamo scoperto che la fede nel suo senso più ampio è la cosa migliore che si può avere per il cervello. Non solo la fede religiosa fa bene al cervello, ma anche l’ottimismo e il guardare il mondo in modo positivo che la gente associa spesso con la fede.  Avere ” fede” che la tua vita andrà per il verso giusto e che tu sia in grado di aiutare altre persone, questo è un altro beneficio.

In realtà, l’ottimismo – la speranza – è un ottimo indicatore della propria salute e della vita . Se questo ottimismo è avvolto in un contesto religioso, vi sono elementi che dimostrano che le persone che sono religiose hanno più bassi livelli di depressione e ansia .

Inoltre, quando hai fede, fornisci un quadro di riferimento per la vita e per la comprensione del mondo che allevia un sacco di ansia ontologica di cui molti soffrono, e ciò fornisce risposte in un contesto di vita. È un reticolo interconnesso per la vita. Se ottenete sostegno sociale dalla vostra chiesa, anche questo è incredibilmente utile per il cervello .

Giorgio Nadali


Fede & Scienza. Credere riduce l’ansia

Credere in Dio può aiutare a bloccare l’ansia e minimizzare lo stress, secondo una nuova ricerca dell’Università di Toronto che mostra differenze cerebrali distinte tra credenti e non credenti.

In due studi condotti da assistente professore di psicologia Michael Inzlicht, i partecipanti hanno eseguito un test di Stroop – una prova ben nota di controllo cognitivo – mentre erano collegati a elettrodi che misuravano la loro attività cerebrale.

Rispetto ai non credenti, i partecipanti religiosi hanno mostrato significativamente meno attività nella corteccia cingolata anteriore (ACC), una parte del cervello che aiuta a modificare il comportamento segnalando quando sono necessarie attenzione e controllo, di solito come conseguenza di qualche evento ansiogeno come il commettere un errore. Maggiore era il loro zelo religioso e più credevano in Dio, tanto meno la loro corteccia cingolata anteriore si accendeva in risposta ai loro propri errori, e meno errori commettevano.

“Si potrebbe pensare a questa parte del cervello come un campanello d’allarme corticale che suona quando un individuo ha appena commesso un errore o sperimenta incertezza”, dice l’autore Inzlicht, che insegna e svolge attività di ricerca presso l’Università di Toronto Scarborough. “Abbiamo scoperto che le persone religiose o anche persone che semplicemente credono nell’esistenza di Dio mostrano significativamente minore attività cerebrale in relazione ai propri errori. Sono molto meno ansiosi e si sentono meno stressati quando hanno commesso un errore.”

Queste correlazione è rimasta forte, anche dopo il controllo per la personalità e la capacità cognitiva, dice Inzlicht, che ha anche scoperto che i partecipanti religiosi commettevano meno errori nel test di Stroop, rispetto alle loro controparti non-credenti.

I loro risultati mostrano che la fede religiosa ha un effetto calmante sui suoi devoti, che li rende meno propensi all’ansia di fare errori e di fronte all’ignoto. Ma Inzlicht avverte che l’ansia è una “spada a doppio taglio”, a volte necessaria e utile.

“Ovviamente, l’ansia può essere negativa, perché disporne di troppa, paralizza dalla paura”, dice. “Tuttavia, serve anche una funzione molto utile in quanto ci avvisa quando stiamo per commettere errori. Se non si verifica ansia quando commetti un errore, quale slancio a cambiare o migliorare il tuo comportamento in modo da non ripetere più volte gli stessi errori? ”

Il documento, che appare online in Psychological Science, ha come autori il Dr. Ian McGregor della York University, e Jacob Hirsh e Kyle Nash, candidati al dottorato rispettivamente presso le Università di Toronto e York.

Redazione


Festival dell’Oriente

Immergersi nelle culture e nelle tradizioni di un Continente sconfinato. L’11, 12, 13 Marzo ed il 18, 19, 20 Marzo, il Festival dell’Oriente torna a Torino, presso il complesso fieristico Lingotto Fiere e il 26, 27, 28 Febbraio e 4, 5, 6 Marzo, a Bologna, presso il complesso fieristico di Bologna Fiere.

Mostre fotografiche, bazar, stand commerciali, gastronomia tipica, cerimonie tradizionali, spettacoli folklorisitici, medicine naturali, concerti, danze e arti marziali si alterneranno nelle numerose aree tematiche dedicate ai vari paesi in un continuo ed avvincente susseguirsi di show, incontri, seminari ed esibizioni.

Interagisci e sperimenta gratuitamente decine di terapie tradizionali, visita il settore dedicato alla salute e al benessere con i suoi padiglioni dedicati alle terapie olistiche le discipline bionaturali, lo yoga, ayurvedica, fiori di bach, theta healing, meditazione, spazio vegano, reiki, massaggi, ci kung, tai chi chuan, shiatsu, tuina, bio musica, rebirthing, integrazione posturale, e molte altre ancora.

Lasciati trasportare nella magia dell’oriente: India, Cina, Giappone, Thailandia, Corea del Sud, Indonesia, Malesia ,Vietnam, Bangladesh, Mongolia, Nepal, Rajasthan, Sri Lanka, Birmania, Tibet ect…

Un settore dedicato all‘incontro ed al confronto tra indusimo, buddismo, confucianesimo, zen, cristianesimo, taoismo, scintoismo, sciamanesimo ed altre religioni e filosofie con seminari, workshops e conferenze tematiche per sperimentare la possibilità di un approcio diretto ad esperienze e modelli di vita alternativi.
Le religioni e le filosofie orientali ed occidentali si confrontano al Festival dell’Oriente, alla ricerca di un modello di sviluppo dell’uomo e la sua dimensione nell’universo!!!
Saranno di scena al Festival alcuni fra i massimi esponenti delle filosofie e religioni orientali ed occidentali italiani ed internazionali come Angela Volpini, i Monaci Tibetani, i Monaci Shaolin, il Maestro Ramacandra Das, Brahmana Vaisnava, gli Hare Krishna, i rappresentati di Osho, Zen, la capanna dei tamburi, lo sciamano italiano e molti altri.

Sarà possibile sperimentare nuove discipline ed entrare in contatto con numerosi Maestri ed esperti provenienti da tutto il mondo e con numerosi rappresentanti di tutte le tradizioni per dare la possibilita a chi ne fosse interessato di intraprendere un cammino di consapevolezza e crescita interiore, o anche solamente per interfacciarsi con altre realtà possibili insite nell esssere umano indelebilmente alla ricerca della pienezza del proprio essere e del completamento della propria realtà interiore.

Redazione


Guarigione interiore. Ricerca: Il perdono è donna

Uno studio condotto presso l’Università dei Paesi Baschi (UPV / EHU) è il primo sulle differenze emotive tra i sessi e le generazioni in termini di perdono. Secondo lo studio, i genitori perdonano più che bambini, mentre le donne sono più disposte a perdonare rispetto agli uomini. “Questo studio ha grande applicazione per i valori di insegnamento, perché ci mostra quali motivi le persone hanno per perdonare e la concezione popolare del perdono”, dice Maite Garaigordobil, co-autore dello studio e professore presso la Facoltà di Psicologia.

Lo studio, che è stato pubblicato sulla Revista Latinoamericana de Psicología, è il primo ad essere stato effettuato in Spagna.

Mostra che i genitori trovano più facile perdonare rispetto ai loro figli, e che le donne riescono meglio a perdonare rispetto agli uomini.

Un fattore determinante nella capacità di perdonare è l’empatia, e le donne hanno una maggiore capacità empatica rispetto ai maschi”, dice Carmen Maganto, co-autrice dello studio e professoressa di ruolo presso la Facoltà di Psicologia della UPV.

I risultati, che sono stati misurati utilizzando una scala per valutare la capacità di perdonare (CAPER), e una scala del perdono e dei fattori che lo facilitano (Esper), mostrano che ci sono differenze tra i motivi che incoraggiano il perdono a seconda dell’età e del sesso delle persone.

Cosa spinge il perdono?

I bambini ritengono che “si perdona con il tempo”, mentre i genitori indicano motivi, come “rimorso e perdonare l’altra persona” e “giustizia legale”. Gli autori di questo studio dicono che i genitori che hanno perdonato di più nel corso della loro vita hanno una maggiore capacità di perdonare “in tutti i settori”. Genitori e figli utilizzano definizioni simili di perdono.

Non portare rancore, riconciliazione e comprensione, empatia sono i termini più utilizzati da entrambi i gruppi per definire il perdono”. Tuttavia, ci sono maggiori differenze tra uomini e donne”. Entrambi vedono il “non portare rancore”, come la migliore definizione del perdono, ma gli uomini danno maggiore importanza a questa caratteristica.

Lo studio, che è stato realizzato con la collaborazione di 140 partecipanti (genitori e bambini di età compresa tra i 45 ei 60, e 17 e 25, rispettivamente), mette in evidenza due condizioni fondamentali per una persona per essere perdonata.

Una di queste è per loro “mostrare rimorso” e il secondo è per la persona che è stata offesa “di non sopportare un rancore”. Gli esperti dicono che l’ambiente familiare gioca un ruolo chiave nel trasmettere valori etici.

Questo risultato è particolarmente interessante in situazioni in cui le famiglie sono in crisi e senza istruzione di base in termini di valori. Questa educazione è in gran parte trasferita alla scuola”, spiegano i ricercatori. La ricerca “apre molte nuove domande” per i due investigatori, che credono che sia “necessario studiare il ruolo che il perdono svolge nel trattamento psicologico, in particolare tra le vittime di abusi sessuali, maltrattamenti fisici e psicologici e infedeltà coniugale, così come in altre.

Giorgio Nadali


Studio finlandese rivela come le emozioni si manifestano nel nostro corpo

Un gruppo di ricercatori delle università di Aalto e Tampere, in Finlandia, ha individuato attraverso un test scientifico i legami tra le emozioni che proviamo e le parti dell’organismo che reagiscono nello specifico a queste emozioni, somatizzandole, e ha creato una mappa di queste correlazioni in cui ad ogni emozione viene associato il distretto corporeo corrispondente.

Lo studio, intitolato “Bodily maps of emotions, è stato pubblicato il 31 dicembre 2013 su Proceedings of the National Academy of Sciences (la rivista ufficiale dell’Accademia Nazionale delle Scienze statunitense) ed è il frutto di una ricerca condotta su più di 700 persone di nazionalità e cultura diversa, soprattutto finlandese, svedese e taiwanese, che sono state indotte ad identificarsi in svariate situazioni emotive (attraverso racconti, filmati ed immagini) e riportare ciò che sentivano nel proprio corpo durante l’identificazione su una mappa dell’organismo umano.
Nella grafica, in giallo e in rosso sono indicate le zone che vengono particolarmente accese dalla reazione emotiva, mentre in azzurro e blu quelle private progressivamente di calore.

Le emozioni che producono maggiore calore nel corpo risultano l’innamoramento (lungo le braccia, la sommità della testa e la zona interna delle cosce), ma anche la vergogna (busto, torace e testa), l’invidia (testa e torace) e la rabbia (che scalda in particolare le mani). L’ansia sembra riscaldare il busto ed in parte la testa, ma raffredda gli arti, in particolare le gambe, così come la vergogna e l’invidia. 
Significativo come la felicità (o le condizioni di contentezza o soddisfazione che le si avvicinano di più) riscaldi invece tutte le regioni del corpo (seppure in gradazioni diverse), mentre la tristezza e ancor più la depressione privano di calore ed indeboliscono tutto l’organismo, in particolare gli arti.
Emozioni più complesse, come ansia, innamoramento, depressione, disprezzo, orgoglio, invidia, vergogna, hanno mostrato una minore incisività nel corpo (forse perché agiscono nel lungo termine, a seconda dell’abitudine ad identificarvisi), a differenza di emozioni primarie quali rabbia, paura, disgusto, felicità, tristezza e sorpresa.
Secondo gli autori, il fatto che questi risultati siano uguali sia tra gli europei sia tra gli asiatici dimostrerebbe che le emozioni non sono influenzate, nel loro manifestarsi nel corpo, dall’ambiente culturale di riferimento, e conferisce ulteriori validazioni accademiche al legame tra emotività, pensiero e sensazioni fisiche.

Jacopo Castellini

per gentile concessione di Nexus Edizioni, Tiziana Chiarion