Sette e chiese a luci rosse

di Giorgio Nadali 

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church sign sexy back

Oneida

Fondata da John Humpherey Noyes nel 1831. (Vermont, Stati Uniti)

Insiste sulla continenza maschile. Il termine esatto è coitus reservatus. Il rapporto sessuale non deve mai condurre all’eiaculazione. «Il nostro metodo – sosteneva Noyes – insegna agli uomini la ricerca dei piaceri spirituali del sesso, lasciando la parte più sensuale del coito ad occasioni più adeguate». Troviamo un’analogia con la pratica taoista: «Se un uomo compie l’atto (sessuale) senza emettere seme (ching), allora la sua essenza Yang sarà forte. Se lo fa due volte, il suo udito e la sua vista saranno acuti. Se lo fa tre volte, ogni malanno sparirà… Se lo fa dieci volte, sarà come un Immortale».  La pratica trovò scarsa attuazione nella setta.

Molto più apprezzato è il matrimonio di gruppo, chiamato “matrimonio complesso”. Esplicito è un testo del 1867: «Abbiamo lasciato la forma semplice del matrimonio… l’onore e la fedeltà che che costituiscono un matrimonio ideale possono esistere sia tra duecento sia tra due». (Oneida Community Handbooks).

Tra le loro credenzei:

  • Matrimonio complesso. Ogni uomo è sposato ad ogni donna.
  • Continenza maschile. Coito senza eiaculazione.
  • Ascending Fellowship. I “membri centrali” della setta iniziano le vergini al matrimonio complesso.

Shakers (The United Society of Believers)

Fondati da Ann Lee nel 1772 a Manchester, Inghilterra.

Ann Lee era convinta di essere la reincarnazione  femminile di Gesù Cristo.

Mentre si trovava in prigione a Manchester, nel 1770, ebbe una visione di Adamo ed Eva che nel giardino di Eden si gustavano i piaceri del sesso… A quanto pare la visione fu così scioccante che la convinse dell’origine del peccato… Una successiva visione di Cristo le rivelò che la lussuria è l’origine del peccato.

Vivono in comunità isolate nel Maine (Stati Uniti) in castità assoluta. Le comunità organizzate di Shakers, influenzate dai Quaccheri, fornirono lo spunto a molte teorie sociali, da quelle di Robert Owen a quelle di Friedrich Engels.

 

Bambini di Dio (The Family)

L’Induismo ha, tra le religioni tradizionali, il maggior numero di riferimenti sessuali espliciti. I Children of God non hanno nulla a che fare con esso, anzi, provengono dal Cristianesimo. Ma del sesso hanno fatto la loro bandiera. Il loro motto è tutto un programma: «Il sesso è per Gesù». Alleluja!

La “setta più sessuale del mondo” è stata fondata nel 1969 da David Brandt Berg (1919-1994), pastore della Christian and Missionary Alliance degli Stati Uniti. Dio cambiò il nome (e quindi diede una nuova missione) a Giacobbe-Israele. David Berg il nome se lo cambiò da solo in Mosè (Moses) Berg, detto “MO”. Suonava meglio. Qualcuno disse che era suonato anche lui. Perché? Forse a motivo del proclamato “Adescamento per Gesù” introdotto nel 1974:  le “Bambine di Dio” si prostituivano gratuitamente per trovare nuovi seguaci. Fu chiamata in seguito pesca amorosa (FFing, Flirty Fishing), dal passo evangelico «vi farò pescatori di uomini» (Mt 4,19). Il fondatore scrisse nel rapporto annuale del 1979 che «le (Ffers – Flirty Fishers) pescatrici amorose diedero testimonianza a più di un quarto di milione di anime, ne amarono più di venticinquemila e ne convertirono al Signore circa diciannovemila”. Nel 1977 Berg e la sua segretaria Maria (seconda moglie in poligamia) furono citati in giudizio per questa “forma di proselitismo”. Erano comunque proibiti sia il reggiseno sia la gonna o qualsiasi indumento “sexy”, durante la pesca amorosa. Parola di “MO”. Era sufficiente «farsi tutto a tutti» per rendersi attraenti, secondo la Parola di Dio: «Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno». (1 Cor 9,22) Ma di certo San Paolo non intendeva in quel senso…

Se qualche lettore è già in partenza per andare ad incontrare le “Bambine di Dio” è meglio che sappia che nel 1987 la pesca amorosa fu abbandonata a causa delle critiche e dei pericoli dell’AIDS. I Bambini di Dio stimano che la flirty fishing raggiunse un milione di persone. Duecentomila divennero adepti in seguito a contatti sessuali. La pesca amorosa divenne DFing (Daily Food Fishing) insistendo più sulla predicazione della Parola di Dio (Cibo giornaliero –  Daily Food).

Nell’aprile 1980 Moses Berg stabilì che i bambini (nel vero senso della parola) dovessero sposarsi e unirsi sessualmente appena fosse loro fisicamente possibile. In seguito arrivò a sostenere che né l’incesto, né il sesso con i bambini in grado di farlo, fosse proibito da Dio e che non doveva sussistere alcuna età né limitazione relazionale all’attività sessuale.

I Bambini di Dio respingono i principali dogmi del Cristianesimo e professano il sesso “libero” come “dono di Dio”.

Gli attuali dodicimila  Children of God o The Family vivono in settanta colonie nel mondo. Tra le loro credenze vi sono:

  • Gesù ebbe relazioni sessuali con Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro.
  • Il piacere sessuale, dalla masturbazione al coito è un dono di Dio. E’ un’attività che va pienamente goduta come scopo di vita.
  • Lo Spirito Santo ha una natura femminile e viene chiamato “Santa Regina dell’amore”.
  • I membri (di ambo i sessi) devono masturbarsi fantasticando un’unione sessuale con Gesù.
    • L’Arcangelo Gabriele ebbe un rapporto sessuale con la Vergine Maria al momento dell’annunciazione. (The Gabriel doctrine)

Mosè Berg, considerato il “profeta della fine del tempo” inviato da Dio,  comunica alle comunità con le letttere di MO aventi per tema centrale… c’era da dubitarlo? Il sesso. Perché Dio è amore ed è Colui che creò il sesso. Fatto sta che “MO” (antisemita) incoraggiò l’omosessualità, l’incesto, l’adulterio, la fornicazione, la pedofilia, la poligamia…

Secondo “MO” Berg «Abbiamo un Dio sexy ed una religione sexy ed un leader sexy. Così, se non vi piace il sesso fareste meglio ad andarvene».

Moonisti

Chiamati anche “Associazione dello Spirito Santo per l’Unificazione del Cristianesimo Mondiale”. Fondati da Sun Myung Moon nel 1954. Apparizioni? Certo, a sedici anni gli apparve Gesù mentre era in preghiera su una montagna della Corea del Nord. I principi della chiesa gli erano stati rivelati da Cristo, da Mosè, da Dio e da Buddha. Cose che noi poveri mortali neanche ci immaginiamo. Purtoppo sua moglie non lo capì e lo lasiò proprio mentre era tutto intento a fondare in Corea del Sud la Chiesa Unificazionista. E non solo quella. Una rete di industrie miliardarie e la Federazione Internazionale per la Vittoria sul Comunismo. Nel 1972 gli apparve ancora Gesù: doveva preparare il suo ritorno.
Moon è stato uno dei cento coreani che si sono proclamati “Il Cristo” nel XX secolo. Un vizietto nazionale? Gesù lo aveva predetto: «Sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti». (Lc 24,24), ma si sa, tanti cristiani non hanno neppure una Bibbia in casa, figuriamoci leggerla. Risultato: due milioni di membri seguono Moon, in 120 paesi. I fedeli raccolgono 200 milioni di dollari la settimana per la beneficienza all’impero di Moon, nuovo Cristo.
Ma che c’entra il sesso?  La salvezza si ottiene in tre modi a scelta: Rapporti sessuali con Moon, per le donne. Rapporti intimi con donne unitesi con Moon, se uomini. Lavorare a tempo pieno per l’Associazione e bere il sangue di Moon (due gocce in 300 litri con altri 21 ingredienti) alla cerimonia del matrimonio collettivo.
«Dato che Moon era un uomo puro, il sesso con lui serviva a purificare il corpo e l’anima, e i matrimoni degli adepti erano invalidi sino a quando le spose giacevano con Moon». (The Spirit of Sun Myung Moon, Zola Levitt, p. 13). Lui e sua moglie si cosiderano i veri genitori dell’umanità. Riesce a far convivere il suo ideale di pace mondiale pacifista con la proprietà della maggiore industria coreana di armi. Moon in persona forma le coppie e le sposa. Loro si fidano. D’altra parte… Dio li fa e poi li accoppia e per loro Moon è un dio. Nel 1970 egli celebrò contemporaneamente settecentonovantuno nozze a Seul. Nel 1992 sposò simultaneamente trentamila coppie, di cui ventimila in uno stadio e diecimila via satellite. Nel 1995 sposò altre trecentosessantamila coppie in un sol colpo.  Ma oggi come allora i coniugi devono aspettare a consumare il matrimonio per tre anni, per purificare il sangue della prole. I rapporti prematrimoniali sono proibiti e il divorzio è consentito solo se uno degli sposi lascia la setta.

Scientology

Presente anche in Italia. Fondata in California nel 1954 da Lafayette Ronald Hubbard.

Gli uomini discendono da una razza interplanetaria di dei onnipotenti detti  thetans. Secondo Hubbard Gesù non è Dio ed era un gay. L’uomo si salva solo attraverso le sedute (a pagamento) di Scientology, che possono risolvere tutti i suoi problemi. L’auditing sostituisce la Confessione. Il movimento si propone di far riscoprire la salute mentale e la felicità purificando la mente dalle croste delle esperienze passate. Dal grado clear ai gradi superiori di operating thetan si possono spendere sino a cento milioni per sentirsi un dio. Sette milioni di membri nel mondo ci credono. Alcune centinaia di migliaia in Italia hanno letto il libro Dianetics. Hubbard, che era dedito all’occultismo e alla magia sessuale. Morì di gonorrea nel 1986, ma i fedelissimi giurano che lui continui il suo lavoro su un’altra galassia. Menomale, perché in ogni sede del movimento è sempre pronto un ufficio libero e attrezzato per lui, pronto per il suo ritorno.

 

The Way International

Fondati da Victor Paul Weirwille nel 1942 a Knoxville, Ohio, USA.

Se per i “Bambini di Dio” il concepimento di Gesù avvenne per opera (sessuale) dell’Arcangelo Gabriele, lo stesso fatto per questa setta avvenne per mezzo dell’unione fisica tra lo Spirito Santo e Maria. Inoltre, Giuseppe e Maria ebbero rapporti prima della nascita di Gesù.

Raeliani

Presenti anche in Italia. Ufo e sesso. Culto fondato da Rael (al secolo l’ex giornalista Claude Vorilhon) in Francia. Nel dicembre 1973 un piccolo alieno nel cratere del Puy de Lassolas, nei pressi di Clermont-Ferrand lo avvicina e lo invita a ripresentarsi all’indomani con la Bibbia per spiegargli le verità dell’Antico e Nuovo Testamento.  Credono che la salvezza provenga dagli extraterrestri, creatori del genere umano. Traducono il termine biblico Elohim (Dio) con “coloro che vennero dal cielo”. I quarantamila adepti in ottanta paesi credono che usando del DNA gli scienziati alieni avrebbero creato la terra. Nel 1997 la setta ha fondato la Valiant Venture, Ltd., per offrire un servizio di clonazione alle coppie sterili e omosessuali.

I raeliani praticano la “meditazione sensuale” per sviluppare i sensi. Tecniche insegnate a Rael dagli extraterrestri per decondizionarsi, disinibirsi godendo ogni sensazione col massimo piacere. Non è una vera e propria meditazione, ma la presa di coscienza del proprio corpo mediante l’unione fisica con uno o più partner del proprio o dell’altro sesso. Il raelismo condanna il matrimonio e insegna la massima libertà sessuale in cui tutto è permesso, orge comprese. Predicano il divorzio dai genitori, la masturbazione come tecnica disinibente. Giustificano l’aborto, l’omosessualità e l’eutanasia. Loro simbolo è il manji, (la svastica buddhista che Hitler adottò invertendone il senso), circondata dalla stella di Davide. La “Chiesa Raeliana” attende una visita degli extraterrestri entro quaranta anni e si dedica alla promozione del piacere sensuale. Gli  amanti degli alieni hanno distribuito migliaia di preservativi davanti a diversi licei cattolici di Montreal (Canada), nel 1992. L’anno seguente hanno tenuto un seminario sulla masturbazione, di cui ovviamente si sono occupati molti media. Immancabile l’appuntamento annuale in luglio nel Quebec (dove vive Rael) per il convegno nudista.

 Chiese

La Relevant Church è una “chiesa cristiana moderrna”. Si ritrova presso il Club Italiano di Ybor City, in Florida, Stati Uniti. Si rivolge a studenti universitari, professionisti e famiglie giovani. La loro missione è “renderti facile la strada per venire in chiesa”. “Vogliamo che sperimenti della bella musica, messaggi di incoraggiamento, gente amichevole”. E così un bel sito che si apre con musica rock cristiano dei Tenth Avenue South, sfondi particolari da realtà urbana e una nuova proposta che farebbe esclamare al Papa “Oh, mein Gott” (Oh, mio Dio!”). La “30 days Sex Challenge” (“Sfida Sessuale di 30 giorni”) del pastore Paul Wirth e di sua moglie Susie. Insomma, una chiesa freak. il libro 30daysexchallenge si rivolge alle coppie per aiutarle nella riuscita spirituale, emozionale, sessuale, fisica. Con un “approccio olistico” Relevant vuole costruire l’intimità della relazione e ridare alla coppia una fresca passione. Wirth chiede ai suoi fedeli di trasformare ogni giorno un verso della Bibbia in amore passionale.

Il Sacred Sex Weekend (Fine settimana del sesso sacro) è invece l’iniziativa della grande chiesa texana Fellowship of the Woodlands.  I fine settimana di sesso sacro hanno lo scopo di indicare una vita sessuale in armonia con Dio.

In programmi come “40 Nights Great Sex” (40 notti di grande sesso), della New Direction Christian Church di Memphis, Tennessee, il pastore di colore Stacy Spencer e sua moglie Rhonda organizzano ritiri in convento con 252 coppie sposate per discutere di pratiche sessuali matrimoniali molto esplicite…

Cf. Giorgio Nadali – Sessualità, Religioni e Sette. Amore e Sesso nei Culti mondiali, Roma, Armando, 1999

Giorgio Nadali

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Il primo presidente mormone. Curiosità sulla fede mormone

di Giorgio Nadali

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Mitt Romney sta per diventare il primo presidente mormone. Almeno questa è la speranza del sottoscritto e di metà dell’elettorato degli USA, spaccato a metà sino all’ultimo. Il 45° presidente degli Stati Uniti d’America. Dopotutto è anche l’uomo più potente del mondo. Il presidente di tutti. Quanto inciderà la sua fede sulle scelte politiche? E’ presto per dirlo. Di sicuro difesa della vita umana. No all’aborto. Difesa della famiglia. No ai matrimoni gay. Economia più forte. Maggior decisione verso Cina, Russia e soprattutto la minaccia nucleare iraniana… Insomma, un vero presidente. Di certo i politici USA – a differenza dei nostri – si dichiarano orgogliosamente uomini di fede. La libertà religiosa infatti è uno dei capisaldi della Costituzione americana. Mitt non ha mai citato espressamente la LDS – Latter-Day Saints Church – La Chiesa (Mormone) di Gesù Cristo e dei Santi degli Ultimi Giorni – http://www.lds.org/?lang=ita la sua chiesa, ma ha più volte inserito la sua fede nei suoi discorsi e dibattiti. Qualche curiosità sulla fede mormone, con grande rispetto e simpatia. Una religione non la si commenta. La si rispetta e la si ammira. Sempre.

Le “mutande” sacre

I mormoni hanno le mutande sacre.  Durante il “rituale della dote” (endowment ritual) presso un tempio mormone, uomini e donne ricevono dei mutandoni (sacri) del tipo costumi da bagno dell’Ottocento, che li proteggeranno dai mali fisici e spirituali e li renderanno “degni”. Proteggono anche da Satana. Andranno sempre indossati. Sono lunghi, con maniche corte, bianchi, col ricamo di un antico simbolo massonico: la squadra del carpentiere. La Chiesa istrusice i suoi membri a indossare le mutande sacre giorno e notte. Non vanno rimosse per attività che ragionevolmente possano essere svolte con le mutande sacre idossate. In alcuni casi possono essere tolte, ma insossate subito dopo l’attività – ad esempio il nuoto. Non bisogna metterle in modo che si possano indossare sopra indumenti immodesti lasciando scoperte le spalle e i fianchi. Ai membri della Chiesa viene anche raccomandato di mantenere pulite le mutande sacre e di non esporle a chi non ne capirebbe il significato. Prima di disfarsi di un vecchi paio di mutande sacre bisogna rimuovere i segni sacri sopra di esse. Dopo aver fatto questo non sono più sacre. Lo scopo delle mutande sacre è di ricordare costantemente le riunioni nel tempio, proteggere contro il male e le tentazioni e da ultimo, servono da espressione esteriore di un impegno interiore di seguire Gesù Cristo. I Mormoni usavano un tempo per la preghiera di dotazione (vedi sotto) le parole in lingua adamitica “Pay Lay Ale” (probabilmente drivanti dall’ebraico “pe le-El” cioè “bocca a Dio”) ora rimpiazzate dalla traduzione in lingua locale. I mormoni sono 13 milioni nel mondo in 150 Paesi. 18.400 in Italia. Sede principale è l’enorme tempio di Salt Lake City, Utah  (USA). La Chiesa è stata fondata da Joseph Smith il 6 aprile 1830 nello stato di New York (USA).  John Smith aveva quattordici anni. Gli apparve un angelo. Correva l’anno 1819. Il messagero celeste gli disse di non entrare in alcuna chiesa perché tutte le loro credenze erano sacrileghe. Tre anni dopo seguì un’altra visione celestiale. L’angelo Moroni gli ordinò di recarsi sul colle Cumorah. Fu per lui una specie Monte Sinai nello stato di New York. Là ricevette un libro scritto in egiziano riformato su lamine d’oro. Dalla sua traduzione nacque nel 1830 il libro di Mormon e la Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli Ultimi Giorni. Il successore di Smith, Brigham Young morì lasciando diciassette mogli e ben cinquantasei figli. Dal 1890 venne  sospeso il matrimonio plurimo.

La cerimonia della dotazione

E’ la cerimonia rituale per preparare i partecipanti a divenire re, regine, sacerdoti e sacerdotesse nella vita eterna. Durante il rito i partecipanti prendono parte ad una rappresentazione della creazione biblica e della caduta di Adamo e Eva. Vengono insegnati gesti altamente simbolici e parole d’ordine necessarie per accedere al Paradiso, al quale sono di guardia gli angeli. Queste parole d’ordine e questi gesti non possono essere rivelati ai non Mormoni. La cerimonia comprende anche il “lavaggio e unzione con olio“ durante la quale ricevono un nuovo nome da non rivelare se non a un certo momento della cerimonia. Il rito è officiato da un membro dello stesso sesso di colui che deve essere iniziato. Il rito culmina con la vestizione con gli indumenti intimi del tempio – le mutande sacre – che andranno indossati sotto i propri vestiti per tutta la vita.

Kolob. La stella dove vive Dio

Per i Mormoni (Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli Ultimi Giorni) Kolob è il nome della stella (o pianeta) più vicino al trono di Dio. E’ menzionata nel “Libro di Abramo”. Non esiste in astronomia. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono 3 dei, non un unico Dio. Per questo e altro molti affermano che i mormoni non siano cristiani. 

Dio un tempo era un uomo. I maschi possono divinizzarsi, le donne no

Joseph Smith, il fondatore (1822) della Chiesa di Cristo e dei Santi degli Ultimi Giorni, detta anche Chiesa Mormone, dal loro libro di Mormon, scrisse: “Dio un tempo era come noi siamo ora, è un uomo innalzato che siede sul trono nei cieli… Se doveste vederlo come egli è oggi, lo vedreste come uomo con l’aspetto di ogni persona, l’immagine di uomo. Voglio dirvi come Dio divenne Dio. Voi pure dovete divenire Dio, e re e sacerdoti di Dio, come tutti gli dei hanno fatto prima di voi” ( Joseph Smith – King Follett Discourse, pp. 8-10). Al principio il capo degli dei convocò un concilio degli dei che si riunirono e progettarono un piano per popolare la terra… (Joseph Smith – Journal of Discourses,  6:5). (Dio) Padre ha un corpo di carne e ossa tangibili come quelle dell’uomo (Joseph Smith – Doctrine of Covenants – 130:22). Queste tesi sono smentite dal Cristianesimo. Bastino i passi biblici di Osea 11,9: “Io sono Dio, non un uomo” o Numeri 23,19: “Dio non è un uomo”.  Quanto all’uomo che si divinizza, San Paolo scrive “Siamo solo uomini, umani come voi” (Atti 14,14) e ancora in Atti 12,21-23 è narrata la fine di Erode, il quale “roso dai vermi, spirò”, punito da Dio perché non gli aveva reso gloria.

Il Giardino dell’Eden

Eden in ebraico vuol dire delizia. Il Giardino biblico delle delizie di Adamo ed Eva, prima del peccato originale esiste. Secondo gli insegnamenti dei Mormoni il Giardino dell’Eden si trovava nelle vicinanze dell’attuale Independece, cittadina statunitense nello stato del  Missouri. Dopo il peccato originale i progenitori si trasferirono in un luogo chiamato Adam-ondi-Ahman, sopra Grand River, sempre nel Missouri, nella contea di Daviess. Il luogo è ora proprietà della Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli Ultimi Giorni. I Mormoni.  

E’ proibito fidanzarsi prima dei diciannove anni

Sino a diciannove anni un uomo non deve interessarsi di una ragazza. Per i due anni successivi di missione (itinerante) vi sono regole ferree: niente flirt, distanza minima di “un braccio” da una donna, purezza di pensieri e vicinanza del compagno assegnato per la missione.  La castità è di fondamentale importanza. Non esiste peccato peggiore della lussuria. «La castità è la cosa più cara e preziosa». (Libro di Moroni 9:9) Le donne possono indossare solo abiti a manica lunga. I peccati sessuali hanno la stessa gravità dell’omicidio perché profanano il “sacro potere che dà la vita”. Chi non è casto gioca con la vita, proprio come l’omicida. 

(Encyclopedia of Mormonism, Vol. 1. “Dating and Courtship”, Brent C. Miller,  H. Wallace Goddard, 1994)

Matrimonio tra una mormone e un defunto per salvare la sua anima

La salvezza è riservata solo ai mormoni sposati. Se non condividete la loro fede, niente paura. E’ possibile evitare la dannazione in un modo un po’ macabro, ma molto efficace: i defunti non credenti ai quali è stata trovata una sposa mormone si salvano. Facendo testamento, non dimenticate quindi di chiedere che vi sposino (da morti) ad una loro fedele. Per loro queste nozze tra vivi e defunti sono un fatto normalissimo.

Il peggiore peccato è la lussuria    

Qualsiasi attività sessuale al di fuori del matrimonio è peccato. Masturbazione, rapporti prematrimoniali, petting… Dio ha stabilito che solo la famiglia con figli sia la strada giusta da seguire. Per prevenire tentazioni i Mormoni devono sempre lasciare socchiusa la porta di una toilette. Non guardarsi mai allo specchio. Non stare nella vasca da bagno per più di cinque minuti. Non toccare mai le parti intime se non per normale igiene personale. Chi cade nel peccato di masturbazione deve sempre portare con sé un calendario tascabile e segnare in nero i giorni in cui cede alla tentazione. A letto occorre essere coperti il più  possibile da indumenti e nel caso la tentazione al peccato insorga è necessario gridare “Basta!” oppure stringere forte il libro di Mormon. In casi estremi il fedele deve dormire con una mano legata al letto. Questi consigli sono presenti nel manuale Amore contro lussuria (1974) di Spencer W. Kimball, storico profeta della Chiesa Mormone di Gesù Cristo e dei Santi degli ultimi giorni. Kimball inoltre ammonisce il masturbatore del pericolo di divenire omosessuale e ricorda che i rapporti prematrimoniali sono un gravissimo peccato. Il piacere dei rapporti coniugali, infine, deve essere quello di procreare nuove anime. Il sesso orale o anale sono considerati perversioni anche nel matrimonio. Il 2 marzo 1982 il giovane sedicenne Kip Eliason si suicidò soffocandosi nel garage di casa, lasciando al padre una lettera con la quale esprimeva odio per se stesso per non riuscire a smettere di masturbarsi. Nel manualetto mormone per adolescenti Passi per superare la masturbazione si raccomanda di evitare il più possibile la solitudine e di troncare l’amicizia con un amico che si masturba. Costui può condurre a più grandi perversioni.

Le visite di San Giovanni Battista negli Stati Uniti

Otto Fetting (1871-1933) fu un apostolo della Chiesa di Cristo (Tempio di Lot), talvolta chiamati “Hedrickiti”, visitati – secondo loro – da San Giorvanni Battista per 30 volte dal 1927 al 1933. Il Battista diede istruzioni a Otto Fetting riguardo alla dotrrina e alle pratiche dell’organizzazione del “Tempio di Lot” insieme all’ordine di iniziare a costruire un tempio e le sue dimensioni. Dopo aver inizialmente accettato undici delle rivelazioni di Otto Fetting, Tempio di Lot rifiutò il dodicesimo messaggio, e questo portò Fetting a fondare la Chiesa di Cristo Fettingita. Alcune parti di essa di essa divennero la Chiesa di Cristo col Messaggio di Elia, la Chiesa di Cristo Restaurata e La Chiesa di Cristo ad Halley Bluff. Sono tutte Chiese derivate dalla Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli Ultimi Giorni (Mormoni) mutande   

La stretta di mano per riconoscere uomini, angeli e demoni

E’ chiamato “Il segno certo del chiodo” (“The Sure Sign of the Nail”). E’ una particolare stretta di mano che si fa mettendo l’indice della mano sul polso dell’altra persona (nel punto dove si suppone Cristo fu crocifisso).[1]

Serve per capire diverse cose della persona alla quale si dà la mano. Per prima cosa dare la mano normalmente. Una persona normale la stringerà. Provare ora la stretta di mano segreta. Se l’altra persona è un angelo, saprà come rispondervi correttamente. Se l’altra persona è un demone, sarà possibile scoprirlo dalla sensazione che genera.

Nella Doctrine & Covenants (sezione 129) del fondatore Joseph Smith, troviamo scritto:

 

1) Vi sono due tipi di esseri celesti, detti Angeli, che sono persone risorte, dotate di corpo in carne e ossa.
2) Per esempio, Gesù disse: “Toccatemi e guardate, un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho».
3) In secondo luogo vi sono gli spiriti degli uomini giusti resi perfetti, coloro che non sono risorti, ma che ereditano la stessa gloria.
4) Quando un messaggero arriva dicendo che ha un messaggio da Dio, offrigli la tua mano e chiedigli di stringerti la mano.
5) Se dovesse essere un Angelo, lo farà, e lo sentirai dalla sua mano.
6) Se dovesse essere lo spirito di un uomo giusto reso perfetto, egli verrà con la sua gloria, perché questo è il solo modo in cui egli può apparire.
7) Chiedetegli di stringervi la mano, tuttavia egli non si muoverà, perché ciò è contrario all’ordine del cielo, che non può tradire, ugualmente però consegnerà il suo messaggio.
8) Se dovesse essere il diavolo in veste di angelo di luce, quando gli chiederete di stringervi la mano, egli vi offrirà la mano e voi non percepirete nulla, potrete dunque individuarlo.
9) Queste sono le tre grandi chiavi per sapere se ogni intervento è da Dio.

 
Joseph Smith, Nauvoo, Illinois, 9 Febbraio, 1843. History of the Church 5:267.


[1] Stranamente assomiglia alla stretta di mano degli affiliati alla Massoneria.

 Notizie tratte da:

Giorgio Nadali, “Il curioso soprannaturale. Misteri, segreti e curiosita’ soprannaturali, Edizioni Lampi di Stampa, Milano, 2012, ISBN: 978-88-488-1416-4

     


I cattivi maestri di black bloc, indignati e violenti

di Giorgio Nadali

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Amo l’odio, bisogna creare l’odio e l’intolleranza tra gli uomini, perché questo rende gli uomini freddi e selettivi e li trasforma in perfette macchine per uccidere“. Chi l’ha scitto? Che Guevara. Bandiere col suo volto alle manifestazioni di pacifisti, “indignati”, di semplici comunisti… Un volto, un programma di vita.  Il “Che” diceva: “Mi rendo conto di aver maturato in me qualche cosa che da tempo cresceva nel frastuono cittadino: l’odio per la civiltà, la rozza immagine di persone che si muovono come impazzite al ritmo di quel tremendo rumore”. Ed ecco pronte orde di animali in preda a deliri vandalici, perché  “La via pacifica è da scordare e la violenza è inevitabile. Per la realizzazione di regimi socialisti dovranno scorrere fiumi di sangue nel segno della liberazione, anche al costo di vittime atomiche”. Non c’è da meravigliarsi che un’ideologia basata sull’odio generi individui pronti alla violenza. D’altra parte, chi non è all’altezza di costruire può solo distruggere. 100 milioni le “vittime del comunismo”. In comune col Nazismo: entrambe le ideologie non accettano la natura umana. Vogliono cambiare l’uomo. In peggio. Il Nazional Socialismo (Nazismo) discrimina su base razziale. E’ una falsa biologia. Il Comunismo discrimina su base sociale. Lotta di classe. Proletari contro borghesi. Una fasa sociologia. L’invidia è alla sua base. Se hai delle qualità migliori degli altri, queste non possono emergere. Tutti devono appiattirsi all’ideologia. Ideologie contro. Mai “per”. Un cancro della società che oggi è malata anche di altri 3 grandi mali: il relativismo (opinioni assunte a verità, non vi sono verità valide per ogni uomo. Il bene e il male sono cose relative. Tranne poi compiacersi della carta universale dei diritti umani, nata in ambiente cristiano. Universale è il contrario di relativo). La proliferazione di presunti diritti. Oggi al parola magica per far passare ogni capriccio è “diritto”. E’ chiaro che il relativismo favorisce questo. Non essendoci una verità assoluta sull’Uomo, ogni opinione è buona. Ogni capriccio è un diritto. Terzo. La libertà senza la responsabilità. Deresponsabilizzando la persona la libertà diventa il terreno dell’utilitarismo più cinico.

Forse chi ha distrutto la statua della Madonna nei recenti scontri di Roma non sa che l’unica Religione che considera ogni uomo come un fratello è il Cristianesimo. Dovrebbe provare ad essere un lebbroso in India e subire il disprezzo dei sacerdoti indù che ti dicono che se sei così è frutto del tuo karma, che è peggio per te, che sei un fuori casta. Chi prende l’aereo e va ad aiutare quei poveracci sono i cattolici. Non per convertire, ma per amare ogni uomo in nome di un Dio che è “uno di noi”, che si è fatto “uno di noi”. Gli stessi che ti danno un piatto di minestra se non sai come mangiare all’ora di pranzo. Prova a a bussare al tuo centro sociale o al tuo Sindaco… E non ti chiederemo se sei bianco o nero, clandestino o regolare, musulmano o ateo. Neanche se sei un deficiente, o ti compiaci della tua ideologia distruttrice, hai per idoli dei criminali, o ti piace la morte, l’aborto, l’eutanasia, la droga, e tutto ciò che non ha niente a che fare con l’amore vero…  perché – lo sappiamo – lo scriveva Konrad Adenauer: “all’intelligenza Dio ha posto limiti, alla stupidità no”.
  

PACE CRISTIANA

PACIFISMO IDEOLOGICO
 X  E’ basata su 4 princìpi fondamentali:X  GIUSTIZIA, VERITA’, CARITA’, LIBERTA’ La Veritàdistingue il bene dal maleX  La Giustiziastabilisce diritti e doveri e li rispettaX  La Libertàtutela la dignità della persona X  La Caritàcrea le condizioni per la pace: Perdono (lo chiedo o lo offro). Aiuto di chi è in difficoltà (difesa, protezione, sostegno…)X  Il simbolo della pace è la Croce di Cristo: Colui che vincendo per noi la morte e il peccato ci ha riconciliati con Dio Padre.X  E’ impegno per la giustizia e frutto della caritàX  E’ dono di Dio. La shalombiblica è pienezza del bene e della verità.X  Ha 2000 anni

X  Non esiste pace senza giustizia e verità. La verità è qui il rispetto della dignità di ogni uomo, figlio di Dio.

X  Gesù dà la sua pace non come la dà il mondo. Vuol dire una pace duratura con Dio che mi fa rispettare e amare ogni figlio di Dio.

X  E’ pronta al sacrificio personale per ristabilire la pace, a costo della propria croce. L’indifferenza

X  non costruisce la pace

X  E’ pronta al dialogo

X  La non violenza è non odiare e cercare soluzioni pacifiche. Non vuol dire non difendersi

X  Prevede il diritto ad una legittima difesa

X  Prevede l’uso della forza, anche militare in caso di attacco esterno o quando ogni sforzo diplomatico è risultato inutile (ius ad bellum. S. Agostino). Gli stati hanno il diritto di difendersi.

X  Non è per il disarmo totale. Gli eserciti servono a mantenere la pace, come deterrente contro i violenti e per difendere la propria nazione. Ogni caserma ha un cappellano militare, un sacerdote col grado di ufficiale per assistere i militari cattolici. Esiste un Ordinario (un Vescovo) militare.

X  L’obiezione di coscienza contro il servizio militare non è (quindi) obbligatoria

X  “Vi è stato detto: Occhio per occhio, dente per dente” (Ain ta ha ain Shen ta ha shen). Ma io vi dico di non opporvi al malvagio. Anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra” (Gesù, Vangelo di Matteo 5,39)

        Non vuol dire subisci passivamente la violenza,

        ma dai un’altra possibilità al confronto pacifico.

        Gesù invita a rinunciare alla logica della 

        vendetta, ancora presente nell’Antico  

         Testamento.

X  In caso di assoluta necessità si può colpire l’aggressore.

X  Violenza è solo l’abuso delle proprie forze (fisiche, morali, psicologiche). La difesa di un innocente non è violenza. Solo l’aggressione lo è.

 

 

  • E’ lotta politica
  • E’ ideologia politica
  • Il simbolo della pace, è in realtà un simbolo anticristiano. La croce rovesciata e cerchiata. Nacque negli anni settanta quando alcuni movimenti pacifisti antireligiosi credevano che senza la religione ci sarebbe stata pace nel mondo. Essa rappresenta la croce del cristo con le braccia abbassate in segno di disperazione. Infatti il simbolo è anche la Runa della Morte nell’alfabeto runico Futhark
  • Mette sullo stesso piano aggrediti e aggressori
  • Nega il diritto ad uno stato di una difesa armata
  • Ha 36 anni (Berkley 1968)
  • E’ per il disarmo totale incondizionato
  • Nessun uso della forza, anche se necessario e inevitabile per aiutare un popolo oppresso da un regime violento.
  • E’ contrario all’invio di nostri militari per le missioni di mantenimento della pace (peace keeping) in stati che hanno appena ristabilito una precaria situazione di pace (Es. Kossovo, Afghanistan, ecc.)
  • Molti episodi violenti in manifestazioni pacifiste (rottura di vetrine, imbrattamenti con vernice, atti di vandalismo, ecc.)
  • E’ semplice quieto vivere
  • Odia chi la pensa diversamente
  • Obiezione di coscienza al servizio militare
  • Spesso si ispira ad un’ideologia politica che è presente in diversi stati come dittatura e negazione violenta dei diritti umani (Cuba, Corea del Nord, Cina, ecc.) e che ha causato 240 milioni di morti dissidenti dal regime negli ultimi cento anni.
  • E’ “antimperialista”
  • E’ fanatismo ideologico. Come ogni fanatismo dice: “Chi non è con noi è contro di noi”
  • La pace del mondo è una pace provvisoria e di tipo politico. C’è pace quando non c’è guerra. Non è la pace con Dio.
  • Parla di pace, ma odia qualcuno. (Es. l’America, Bush, ecc.). La Chiesa invita alla pace, ma non parla di pace condannando qualcuno.  
  • Agisce contro dei simboli (Questo è tipico di qualsiasi fanatismo)

 

Giorgio Nadali

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L’uomo che non ammette Dio è un pazzo. Firmato Isaac Newton

di Giorgio Nadali

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Pensieri della filosofia e della scienza

Platone (filosofo, 429 – 347 a.C.)

” Il sole non è che l’ombra di Dio “.

“Il mondo deve avere una causa, ed una causa buona.
Questa prende il nome di Eterno Fattore, il padre di tutte le cose”.

Aristotele
(filosofo, 384 a.C. – 322 a.C.)

“Dio divenendo invisibile ad ogni mortal natura, si
vede per le sue stesse opere”.

Cicerone
(106 a.C. – 43 a.C)

“Nulla è più chiaro dell’esistenza di una divinità di
niente infinita, da cui i corpi celesti sono governati”.

Galileo
Galilei (1564 – 1642)

” Nelle mie scoperte scientifiche ho appreso più col
concorso della divina grazia che con i telescopi “.

Keplero
(astronomo, 1571 – 1630)

“ Ti ringrazio, o mio Creatore e Signore, di tutte le gioie
che mi hai fatto gustare nell’estasi in cui mi ha rapito la contemplazione
delle opere delle tue mani “.

Leibniz
(scienziato e filosofo, 1616 – 1715)

” Ogni creatura rispecchia il Creatore “.

Newton
(matematico e fisico, 1643 – 1723)

” Questa notte io fui assorbito dalla meditazione della
natura. Ammiravo il numero, la disposizione, la corsa di quei globi
innumerevoli.

Ma ammiravo ancor più l’Intelligenza infinita che presiede a
questo vasto meccanismo. Dicevo a me stesso: Bisogna essere ben ciechi per non
restare estasiati a questo spettacolo, sciocchi per non riconoscerne l’Autore,
pazzi per non adorarlo “.

” L’uomo che non ammette Dio è un pazzo “.

Linneo
(medico e naturalista, 1707 – 1778)

” Il Dio eterno, il Dio immenso, sapientissimo,
onnipotente, è passato dinanzi a me. Io non l’ho veduto in volto… ma ho visto
le tracce del suo passaggio “.

Buffon
(naturalista, 1707 – 1788)

” Quanto più penetro nel senso della natura, tanto più
profondamente rispetto il Creatore “.

Diderot
(scrittore e filosofo, 1713 – 1784)

” L’occhio e l’ala di farfalla bastano per annientare
un ateo “.

Ampère
(fisico e matematico, 1775 – 1836)

” Scrivi con una mano sola; con l’altra tieniti
aggrappato alla veste di Dio, come un bimbo si tiene alla veste del padre!
Senza questa precauzione ti sfracelleresti immancabilmente contro una roccia
“.

Hans
Christian Oerstedt (fisico, 1777 – 1851)

” Noi non siamo niente al confronto con Dio; ma siamo
qualcosa per mezzo di Dio “.

Augustin
Louis Cauchy (matematico, 1778 – 1857)

” Se non ammettiamo l’esistenza di Dio come cristiani,
dobbiamo ammetterla come matematici “.

Faraday
(chimico e fisico, 1791 – 1867)

” La notizia e il rispetto di Dio giungono al mio
spirito attraverso vie così sicure come quelle che ci conducono alle verità
nell’ordine fisico “.

Justus
Von Liebig (chimico, 1803 – 1873)

” La grandezza e l’infinita sapienza del Creatore del
mondo la riconosce solo colui che si sforza di comprendere i suoi pensieri
nell’infinito libro della natura ”

Giuseppe
Mazzini (1805 – 1872)

” Chi può negare Dio di fronte ad una notte stellata,
davanti alla sepoltura dei suoi cari, davanti al martirio, è grandemente
infelice o grandemente colpevole “.

Pasteur
(biologo, 1822 – 1895)

” Più studio e più acquisto la fede del contadino
“.

Henri
Fabre (entomologo, 1823 – 1915)

” Mi sembra di dire troppo poco affermando di credere
in Dio: io dico che lo vedo. Senza di Lui io non vedo nulla, senza di Lui tutto
è tenebre.

Questa convinzione non solo l’ho conservata studiando, ma
l’ho resa sempre più evidente e migliorata… Per me l’ateismo è una
stravaganza… Ma io mi lascerò strappare la pelle prima che la fede in Dio
“.

Tolstoj
(romanziere russo, 1828 – 1910)

” Quell’infinito che ti circonda e su cui ti trovi, le
leggi di questo infinito ti parlano di Dio. Dire che non lo vedi è fare come lo
struzzo che nasconde il capo sotto le ali per non vedere “.

Edison
(fisico, 1847 – 1931)

” Sono un uomo che ammira tutti gli ingegneri
dell’universo, e che ha profonda ammirazione per il più grande di tutti, che è
Dio “.

Johannes
Reinke (biologo, 1849 – 1931)

” Quanto più profondamente penetriamo nel meccanismo
della natura, tanto più grandioso ci si presenta da lontano, dalla sfera
metafisica, il riflesso della divinità “.

Max
Planck (fisico, 1858 – 1947)

” Religione e scienza non si escludono, ma si
completano e si condizionano a vicenda. E la prova è rappresentata dal fatto
che proprio i più grandi scienziati di tutti i tempi erano penetrati da
profonda religiosità “.

Eberhard
Dennert (botanico, 1861 – 1924)

” La natura è un’opera d’arte… O Dio, grande artista
del mondo! Io stupìto ammiro le opere delle tue mani “.

R. A.
Millikan (fisico, 1868 – 1953)

” Il materialismo è una filosofia assurda e irrazionale
e credo che in realtà sarà considerata come tale dalla maggior parte degli
uomini che riflettono “.

Carrel
(cancerologo, 1873 – 1944)

” L’uomo ha bisogno di Dio come dell’acqua e
dell’ossigeno “.

Guglielmo
Marconi (fisico, 1874 – 1937)

” Credo nella potenza della preghiera come cristiano e
come scienziato”.

” La scienza è incapace di dare la spiegazione della
vita; solo la fede ci può fornire il senso dell’esistenza: sono contento di
essere cristiano “.

Friedrich
Von Huene (geologo – paleontologo, n. 1875)

” Questa lunga storia della vita che gradualmente si
perfeziona è proprio la creazione del mondo vivo. E’ l’attività di Dio, che
tutto programma e prepara, guida e porta “.

Albert
Einstein (fisico, 1879 – 1955)

” L’opinione corrente che io sia un ateo si basa su un
grosso errore. Chi la deduce dalle mie teorie scientifiche, non le ha comprese
“.

” La mia religione consiste nell’umile adorazione di un
Essere infinito spirituale di natura superiore che rivela se stesso nei piccoli
particolari che noi possiamo percepire con i nostri sensi deboli e
insufficienti “.

” La scienza senza la religione è paralitica; la
religione senza la scienza è cieca “.

” Senza la religione l’umanità si troverebbe oggi
ancora allo stato di barbarie… E’ stata la religione che ha permesso
all’umanità di progredire in tutti i campi “.

” Credo in un Dio personale, e posso dire con coscienza
che nella mia vita non ho mai accondisceso ad una concezione ateistica “.

Bernhard
Bavink (matematico e filosofo, 1879 – 1947)

” Chi ha capito anche solo un poco della fisica
moderna, è immunizzato contro l’assurdità del materialismo “.

Francesco
Severi (matematico, 1879 – 1961)

” La mia più alta conquista è stata la fede “.

Nicola Pende
(medico biotipologo, 1880-1970)

” Senza la luce della dottrina di Cristo, i problemi
fondamentali della natura umana sono insolubili dalla scienza. Senza tale luce
la scienza è senza pace “.

Max
Planck (fisico, 1858 – 1947)

” Religione e scienza non si escludono, ma si
completano e si condizionano a vicenda. E la prova è rappresentata dal fatto
che proprio i più grandi scienziati di tutti i tempi erano penetrati da
profonda religiosità “.” Un gran numero degli scienziati moderni sono
credenti… Il materialismo è scientificamente insostenibile “.

“… L’unica salvezza dell’umanità sarà da ricercare
nella religione “.

Erwin
Schrodinger (fisico, 1887 – 1961)

” Gli elementi costitutori dell’essere vivente non sono
opera umana, ma il più bel capolavoro mai compiuto da Dio, secondo le linee
della meccanica quantica “.

Robert Nachtwey (filosofo e naturalista, 1893
– 1964)

” In tutte le creature della terra scopriamo la potenza
di uno Spirito pensante e inventore, la cui attività si svolge instancabile
“.

” … Dopo 75 anni di lavoro incessante la scienza deve
ammettere che tutte le formule della teoria del “caso” fanno pietà
“.

L.
Fantappiè (matematico, 1901 – 1956)

” La scienza che era materialistica nel secolo passato,
si è andata sempre più spiritualizzando, fino a diventare oggi la migliore
alleata della fede “.

E. Medi
(fisico, 1911 – 1974)

” Guardando la natura nei suoi aspetti più grandiosi e
nelle sue costruzioni più profonde e minime, si sente un Pensiero che opera
nelle cose, esistendo purissimo per se stesso “.

” … Dalla Luna si vede lo spettacolo più stupendo del
creato, si vede la terra, fulgida impronta di Chi tutto muove “.

Carl
Friedrich Von Weizsacker (fisico teorico, 1912 – 2007)

” Il tempo del conflitto tra fede e scienza è ormai
passato “.

Giuseppe
Caronia (medico)

” Nei momenti della sofferenza soltanto la presenza di
Cristo mi ha dato e mi dà la forza di continuare la buona battaglia “.

Joseph
Meurers (astrofisico e filosofo)

” Non solo non è vero, ma è volutamente falso, una
menzogna, dire che la scienza, in particolare le scienze naturali, hanno
dimostrato che Dio non esiste “.

Karl
Willy Wagner (ingegnere e filosofo, 1883 – 1953)

” I più grandi pensatori di tutti i tempi furono
profondamente credenti… E come potrebbe essere diversamente?… Non solo la
natura ci rivela lo Spirito di Dio, ma nell’uomo stesso e e nelle sue opere,
nonostante tutti gli errori, le tentazioni e i peccati cui siamo soggetti in
conseguenza della nostra imperfezione “.

Rainer
Schubert-Soldern (zoologo, botanico, paleontologo)

” La vita deve la sua esistenza ad un Principio che è
estraneo alla materia; il carattere finalistico del processo vitale fa capire
che la Causa del principio vitale ha concepito la vita finalisticamente…
“.

Heinrich
Vogt (astronomo)

” Io credo in una potenza superiore soprannaturale, in
un Dio, come artefice, portatore e conservatore del mondo “.

Max
Hartmann (biologo) 1876-1962

” I risultati della scienza più evoluta, la fisica, non
sono minimamante in contraddizione con la fede in una Potenza che è dietro e
sopra la natura e la governa “.

Andrew
Conway Ivy (fisiologo e cancerologo) 1893-1978

” C’è un Dio? Sì, sono sicuro che c’è un Dio, come sono
sicuro di qualcosa d’altro. Sono certo che c’è un Dio come sono sicuro che io
esisto. “.

A.
Cressy Morrison (fisico americano)

” Le nuove conoscenze fanno ancora posto ad
un’intelligenza effettivamente operante dietro i fenomeni della natura… Senza
la fede la civiltà crollerebbe, l’ordine si muterebbe in disordine… Il male
regnerebbe indisturbato nel mondo “.

T. D.
Parks (chimico)

” Io vedo ovunque intorno a me ordine e determinazione
nel mondo inorganico. Non posso credere che essi esistano per casuali fortunate
combinazioni di atomi! Per me questo piano presuppone un’intelligenza;
quest’intelligenza la chiamo Dio… “.

A.
L’Arco

” Se Dio non c’è, tutto è lecito ” profetizzò un
secolo fa Dostojevskij.

La nostra generazione sta sperimentando sulla carne viva
questa amara verità “.

Su una
meridiana di Nola

” Senza sole nulla sono io; senza Dio nulla sei tu
“.

Prelato Invenzione
Niccolò
Stenone (1638-1686)  vescovo gesuita
Beatificato
da Giovanni Paolo II nel 1988. Il suo De solido intra solidum naturaliter
contento dissertationis prodromus
, ne fa uno dei principali fondatori
della moderna geologia. La sua famosa frase “pulchra sunt quae videntur, pulchriora quae sciuntur, longe
pulcherrima quae ignorantur
” (belle sono le cose che si vedono, più
belle quelle che si conoscono, bellissime quelle che si ignorano) potrebbe
ben essere presa come esempio di giusta curiosità intellettuale, fondamento
per la ricerca scientifica di tutti i tempi. Come anatomista Stenone scoprì
il dotto parotideo (dotto di Stenone); a lui spetta anche il merito della
corretta interpretazione della funzione ghiandolare e della distinzione tra
ghiandole secernenti e linfonodi. Dimostrò che il cuore è un muscolo, e non
la fonte del calore o la sede dell’anima. Interpretò correttamente le
circonvoluzioni cerebrali come sede delle funzioni cognitive superiori,
ponendosi in contrasto con le allora dominanti teorie cartesiane. Scoprì la
funzione delle ovaie e delle tube uterine.
Fondatore
della geologia e della stratigrafia moderna
Athanasius
Kircher  (1602-1680) prete gesuita
Fondatore
dell’egittologia. Tra le prime persone ad osservare microbi attraverso un
microscopio, fu talmente in anticipo sul suo tempo da proporre la tesi che la
peste era causata da un microrganismo infettivo, e da proporre misure
efficaci per prevenire la diffusione della malattia. Kircher mostrò inoltre
un vivace interesse per la tecnologia e le invenzioni meccaniche: tra le
invenzioni che gli sono attribuite vi sono un orologio magnetico, diversi
automi e il primo megafono.
Georges
Lemaître  (1894 -1966)  prete gesuita
Primo a capire che lo
spostamento verso il rosso della luce delle stelle era la prova
dell’espansione dell’universo e a proporre la legge di Hubble, secondo la
quale vi è una proporzionalità fra distanza delle galassie e loro velocità di
recessione. Nel 1927, infatti, pubblicò la teoria del Big Bang, basata sulla
relatività generale, che spiega entrambi i fenomeni. A lui sono stati
dedicati:Il cratere lunare Lemaître; La metrica di
Friedmann-Lemaître-Robertson-Walker; L’asteroide 1565 Lemaître
Robert  Grosseteste
(1175-1253)  vescovo
Il
primo ad aver messo per iscritto una serie completa di passi necessari alla
realizzazione di un esperimento scientifico
Ruggero Bacone  (1214 -1294) frate francescano La sua
Opus Majus” contiene
trattazioni di matematica, ottica, alchimia e manifattura della polvere da
sparo, le posizioni e le estensioni dei corpi celesti, compresa la chiara
affermazione della rotondità della terra; l’opera inoltre anticipa successive
invenzioni – oltre agli occhiali – anche il microscopio, il telescopio,  le macchine volanti e le navi a vapore.
Bacone studia anche l’astrologia ed è convinto che i corpi celesti esercitino
una influenza sul fato e la mente degli umani. A lui si deve anche una
critica al calendario giuliano allora in uso. Per primo dopo gli scienziati
ellenistici riconosce lo spettro visibile in un bicchiere d’acqua, secoli
prima dei lavori di ottica di personaggi come Marcantonio de Dominis,
Cartesio e Isaac Newton. A lui si devono anche misurazioni sull’arcobaleno.
S.  Alberto Magno (c. 1200 – 1280) prete
domenicano
Celebre
naturalista registrò un’enorme quantità di dati sul mondo che lo circondava.
La sua prodigiosa produzione compresa la fisica, la logica, la metafisica, la
biologia, la psicologia e svariate scienze della terra. Come Roger Bacon,
Alberto Magno fu diligente nell’annotare l’importanza dell’osservazione
diretta nell’acquisizione della conoscenza del mondo fisico. Nel De mineralilibus spiegò che lo scopo
della scienza naturale non era “limitarsi d’accettare le affermazioni altrui,
vale a dire ciò che è narrato dalla gente, ma a indagare da sé le cause che
operano nella natura…
Gesuiti in generale I
gesuiti avevano contribuito allo sviluppo degli orologi a pendolo, dei pantografi,
dei barometri, dei telescopi e dei microscopi a riflessione, ed esposto
diverse teorie in vari campi scientifici, come il magnetismo, l’ottica e
l’elettricità. Osservarono, in alcuni casi prima degli altri, le fasce
colorate della superficie di Giove, la nebulosa di Andromeda e gli anelli di
Saturno. Avanzavano teorie sulla circolazione del sangue (indipendentemente
da Harvey), sulla possibilità teorica di volare, sul modo in cui la luna
provoca le maree e sulla natura della propagazione della luce tramite le
onde. Le mappe delle stelle nell’emisfero meridionale, la logica simbolica,
le misure per controllare i flussi del Po e dell’Adige, l’introduzione dei
segni “più” e “meno”.

Trentacinque
crateri dalla luna hanno preso nome da scienziati e matematici gesuiti.

Cristoforo
Grienberger (1561-1636) prete gesuita
Padre
Griensberger, che verificò personalmente la scoperta delle lune di Giove
fatta da Galileo fu un astronomo eminente: inventò telescopio con montatura
“equatoriale”, che ruotava su un’asse parallelo a quello della terra, e
contribuì allo sviluppo del telescopio rifrangente in uso oggi.
Fredegisio,
Abate di S. Martino (700-834) monaco
Inventa
la “Minuscola carolina”, i caratteri minuscoli, spazi tra le parole e altre
misure atte a incrementare la leggibilità di un testo e la sua scrittura.
Giambattista
Riccioli (1598-1671)  prete gesuita
Ha misurato l’accelerazione
di un corpo in caduta libera… Agli studiosi non è sfuggito che i gesuiti
ebbero un apprezzamento particolarmente acuto per l’importanza della
precisione nella pratica della scienza sperimentale. Padre Riccioli fu la
prova vivente di tale impegno. Al fine di sviluppare un accurato pendolo da
un secondo, padre Riccioli riuscì a convincere nove confratelli a contare
circa ottantasettemila oscillazioni in un solo giorno. Grazie questo accurato
pendolo, fu in grado di calcolare la costante di gravità.
Ruggero
Boscovich (1711-1787)  prete gesuita
Sviluppò il primo metodo
geometrico per calcolare l’orbita planetaria sulla base di tre osservazione
della sua posizione. La sua Theoria
philosophiae naturalis
, pubblicata per la prima volta nel 1758 attrasse
ammiratori ai suoi tempi e sempre ne ha attratti, da allora per il suo
ambizioso tentativo di comprendere la struttura dell’universo avendo come
punto di riferimento una singola idea… L’originale contributo di Boscovich
anticipò gli obiettivi e molti degli elementi della fisica atomica
novecentesca…Padre Athanasius Kircher (1602-1680) ricorda padre Boscovich per
l’enorme gamma dei suoi interessi; egli è stato paragonato a Leonardo da
Vinci e onorato con il titolo di “maestro di 100 arti”
Tommaso de
Vio,  cardinale Cajetano  (1468 – 1534)
Nel suo trattato del 1499,
intitolato intitolato De cambiis,
che intendeva giustificare il mercato internazionale da un punto di vista
morale, Cajetano fece notare che il valore del denaro nel presente potrebbe
essere alterato dalle aspettative concernenti lo stato probabile del mercato nel futuro
Cristoforo
Clavio (1538-1612) prete gesuita
Definisce
il calendario gregoriano
Papa
Gregorio XIII (Ugo Boncompagni – 1502-1586)
Inventa
il nostro attuale calendario gregoriano
Francesco
Maria Grimaldi (1618-1663) prete gesuita
Crea una mappa lunare. Scopre
lo spettro di diffrazione (bande colorate al bordo di un’ombra).
Luis
de Molina (1535-1600) prete gesuita
Teoria
del valore soggettivo in economia (contro la teoria del valore basata sul
lavoro, di Karl Marx).
Gregor
Mendel (1822-1884) frate agotiniano
Biologo
ceco, considerato, per le sue osservazioni sui caratteri ereditari, il
precursore della moderna genetica.
Guido
Monaco (d’Arezzo)  (991-1050)  monaco
Inventore
della moderna notazione musicale e del tetragramma, che rimpiazzarono
l’allora dominante notazione neumatica. Il suo trattato musicale, il Micrologus,
fu il testo di musica più distribuito del Medio Evo, dopo i trattati di
Severino Boezio[1]
(Latino)
« Ut queant laxis Resonare
fibris Mira gestorum Famuli tuorum Solve polluti LAbii reatum Sancte Iohannes
»
(Italiano)
« affinché possano cantare
con voci libere le meraviglie delle tue azioni i tuoi servi, cancella il peccato
del loro labbro contaminato, o san Giovanni »
L’UT è poi stato traformato
in DO.
Cirillo
e Metodio (IX secolo) monaci
Inventori dell’alfabeto
cirillico, usato tuttora nella lingua russa, ucraina, bielorussa, serba, ecc.

[1] Giorgio Nadali – La Croce e l’Anello. Misteri e segreti
delle carriere ecclesiastiche
, Udine, Segno, 2010

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Fede e capelli

di Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it

La tonsura è presente in varie religioni. Nell’Islam i pellegrini che si recano alla Mecca si radono il capo in segno di purezza e di rifiuto della vanità. Nel buddhismo la tonsura è una parte del rito di pabbajja  per diventare un monaco. Questa tonsura viene rinnovata spesso per mantenere il viso rasato e la cute del cuoio capelluto completamente calva. Alcuni monaci buddhisti cinesi hanno 6, 9 o 12 punti neri nella parte superiore dello scalpo, come risultato della combustione del cuoio capelluto con la punta di un bastone di incenso fumante. Nell’Induismo, il concetto alla base è che i capelli costituiscono una simbolica offerta agli dèi. In India – a Tirumala – c’è il tempio Tirumala Venkateswara nei pressi di Tirupati, dedicato  al dio Venkateswara, dove i pellegrini si radono a zero. Il tempio raccoglie una tonnellata di capelli al giorno, poi venduti per 6 milioni di dollari all’anno. Questo rappresenta un vero e proprio sacrificio di bellezza e in cambio ricevono benedizioni in proporzione al loro sacrificio. Il taglio di capelli (in sanscrito cuda karma, cuda karana) è uno dei tradizionali riti di passaggio detti samskara, eseguiti per i bambini: “secondo l’insegnamento dei testi rivelati, il Kudakarman (tonsura) deve essere eseguita, per ragioni di merito spirituale, da tutti gli uomini nati due volte nel primo o nel terzo anno.” In alcune tradizioni la testa è completamente rasata mentre in altri è lasciato un piccolo ciuffo di capelli chiamato sikha. Le vedove si radono a zero dopo la morte del marito e non è raro vedere tonsure sulla testa di un bambino dopo la morte di un genitore (di solito il padre).

Oggi nel Cristianesimo  Ortodosso e nelle chiese orientali cattoliche di rito bizantino, ci sono tre tipi di tonsura: battesimale, monastica e clericale. In tutti e tre i casi (per bambini e adulti) consiste dal taglio di quattro ciocche di capelli in forma di croce: nella parte anteriore della testa mentre il celebrante dice “nel nome del Padre”, nella parte posteriore della testa, mentre pronuncia le parole” e del Figlio” e su entrambi i lati della testa mentre dice “e dello Spirito Santo”.  In tutti i casi, è consentito far crescere i capelli nella parte posteriore del capo. La tonsura, come tale, non è adottata come acconciatura.

Negli Atti degli Apostoli 18,18:  “Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s’imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto”.

Paolo, forse per mostrare ai Giudei che rispettava le usanze ebraiche, aveva fatto il voto temporaneo di “nazireato” per cui doveva astenersi dal vino, non tagliarsi i capelli finché non avesse offerto il sacrificio a Gerusalemme.

Nel rito occidentale della Chiesa cattolica, la “prima tonsura” fu, nel Medioevo, il rito per inserire un uomo nel clero. La tonsura era un prerequisito per ricevere gli ordini minori e maggiori. Lasciare la tonsura equivaleva ad abbandonare lo stato clericale e nel 1917 il codice di diritto canonico dichiarava che ogni chierico degli ordini minori che non avesse ripreso la tonsura entro un mese dopo essere avvertito dal suo vescovo, avrebbe perso lo stato clericale.

Nel corso del tempo, l’aspetto della tonsura variò, e si arrivò ad una tonsura non monastica per il clero. Consisteva in un simbolico taglio a forma di croce di un ciuffo e di una piccola area circolare totalmente rasata sulla nuca, a seconda degli ordini religiosi. Quest’area non doveva però essere inferiore alla dimensione di un’ostia per l’Eucaristia. I Paesi non  cattolici avevano eccezioni a questa regola, soprattutto nel mondo anglofono. In Inghilterra e in America, ad esempio, il punto rasato è stato soppresso, probabilmente a causa delle persecuzioni che sarebbero potute derivare dall’essere parte del clero cattolico, ma la cerimonia del taglio dei capelli nella prima tonsura clericale è sempre stato richiesto.

Oltre a questa generale tonsura clericale, alcuni ordini monastici di rito occidentale, ad esempio certosini e trappisti, usano una versione molto completa della tonsura, rasando la testa completamente calva e mantenendo solo un anello stretto di capelli corti, talvolta chiamato “la corona monastica”, dal momento dell’ingresso in noviziato monastico per tutti i monaci, se destinati al servizio come sacerdoti o fratelli. Alcuni ordini monastici e singoli monasteri mantengono la tradizione di una tonsura monastica.

La forma più completa di tonsura clericale portò ad indossare uno zucchetto per tenere la testa calda. Lo zucchetto è indossato ancora oggi dal Papa (bianco), dai cardinali (rosso) e dai vescovi (viola-fucsia) sia durante sia al di fuori delle cerimonie religiose. I sacerdoti possono indossare un semplice zucchetto nero, solo di fuori dei servizi religiosi, anche se non è mai usato tranne da alcuni monaci.

La consuetudine di rasare completamente il capo fu in uso nell’antichità cristiana dapprima presso i monaci e passò quindi anche ai chierici.

Con la lettera apostolica in forma di motu proprio Ministeria Quaedam “con la quale nella Chiesa Latina viene rinnovata la disciplina riguardante la prima tonsura, gli ordini minori e il suddiaconato”- del 15 agosto 1972 – papa Paolo VI abolì il rito della prima tonsura:

 “I. La Prima Tonsura non viene più conferita; l’ingresso nello stato clericale è annesso al diaconato. II. Quelli che finora erano chiamati Ordini minori, per l’avvenire dovranno essere detti «ministeri». III. I ministeri possono essere affidati anche ai laici, di modo che non siano più considerati come riservati ai candidati al sacramento dell’Ordine”.

Da quel momento, tuttavia, alcuni istituti sono stati autorizzati a utilizzare la prima tonsura clericale, come ad esempio la fraternità sacerdotale di San Pietro (1988), l’Istituto di Cristo Sacerdote e Re  (1990) e l’amministrazione apostolica personale San Giovanni Maria Vianney, (2001).

Giorgio Nadali

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Giudici senza senno e Stato laico

di Giorgio Nadali

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Credeva di ottenere un risultato eclatante. Aveva studiato giurisprudenza, ma non sapeva la differenza tra laicità dello Stato e laicismo. Era laicista. Non sapeva che in tutti i luoghi statali il crocefisso è simbolo dell’identità nazionale e della nostra cultura, come aveva ricordato un vero laico (non laicista) – l’ex Presidente Ciampi. Era stato a Roma, ma non aveva notato che sul Palazzo più statale che esista – il Palazzo del Quirinale – c’è sulla “Torre dei venti” un grande crocefisso accanto alle bandiere della Repubblica Italiana e del Quirinale. Sì, faceva il “giudice”, ma giudicò male, per cui dal 2005 si rifiutò di tenere udienze in aule dotate di crocefisso sopra la scritta “La legge è uguale per tutti”. Faceva il giudice. Era laicista. Oggi fa il disoccupato.

Luigi Tosti è stato rimosso tre giorni fa dall’ordine giudiziario. Già condannato in sede penale a 7 mesi di reclusione, fu poi assolto; , il giudice Tosti è stato rimosso dal suo compito dopo che s’era presentato al procedimento attuato a suo carico senza la consulenza di  alcun legale. Per il Csm il giudice anti-crocifisso, come era ormai noto “è venuto meno al dovere fondamentale di svolgimento della funzione e ha compromesso la credibilità personale ed il prestigio dell’istituzione giudiziaria“. Luigi Tosti, nel 2005, si era rifiutato di condurre 15 udienze nel suo ruolo di giudice della corte del tribunale di Camerino. Il motivo: nell’aula dove doveva svolgere il suo lavoro c’era un crocifisso e lui aveva richiesto fosse tolto. 

L’ex vice presidente del Csm, Nicola Mancino spiega che “con l’intenzione di risolvere una questione di principio, il giudice Luigi Tosti s’era rifiutato di tenere udienza anche dopo che il Presidente del Tribunale gli aveva messo a disposizione un’aula senza il Crocifisso, con ciò venendo meno all’obbligo deontologico e ai doveri assunti in qualità di magistrato che gli impongono di prestare servizio”. Il Presidente del Csm (Giorgio Napolitano) vive invece in una grande casa con un enorme crocefisso.

 “Il Csm non è né la Corte Costituzionale né la Corte Europea – rimarca Mancino – non doveva risolvere, e in effetti non ha risolto la questione della legittimità o meno di tenere il Crocifisso in un’aula giudiziaria. Il dottor Tosti è stato giudicato per essersi rifiutato di tenere comunque udienza fino a quando in tutti i Tribunali d’Italia non fossero stati rimossi i crocifissi“.

Il crocefisso c’è ancora e rimarrà in tutte le aule di giustizia, negli ospedali statali, nelle carceri, in molte stazioni di Pubblica Sicurezza. Hanno tolto invece Tosti. Un giudice laicista non fa onore ad uno Stato laico. Forse un giorno Tosti avrà un malore e si rifiuterà di salire su un’autoambulanza. Hanno tutte infatti il simbolo del soccorso e della salvezza: la croce cristiana. Tosti non si è mai lamentato dei 59 giorni di festa cattolici che si è goduto in un anno. Oggi ne avrà molti di più per meditare sul suo becero laicismo.

 “Rende stolti i consiglieri della terra, priva i giudici di senno” (Giobbe 12,17)

Giorgio Nadali

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La chiesa anti shopping e il vero spirito del Natale

di Giorgio Nadali

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Il suo vero nome è Church of Life After Shopping (“Chiesa della Vita dopo lo Shopping”). Al di là del folklore il messaggio è serio. Comprate meno e regalate di più. La Chiesa è nata nel 1996 e la sua principale attività è quella di organizzare cori gospel cristiani nei grandi centri commerciali per avvertire la gente che il consumismo sfrenato è contro il volere di Dio.

Vestiti in tunica rossa costoro viaggiano da un capo all’altro degli Stati Uniti d’America con un pullman che sulle fiancate ha la scritta Church of Stop Shopping Gospel Choir. In questi giorni sono impegnati nel ricordare che lo spirito del Natale non sta nel consumismo dello shopping.

Organizzano manifestazioni antishopping, specialmente sotto Natale per farne comprendere il vero spirito cristiano. Hanno fatto incursione nel più grande centro commerciale più visitato del mondo – il Mall of America di Twin Cities nel Minnesota, alla sede centrale della catena dei magazzini Wal-Mart e a Disneyland in California.

L’ultima loro iniziativa è un tour in Gran Bretagna dal titolo 2009 UK Shopocalypse Tour (Tour 2009 contro l’Apocalisse dello shopping) dove l’ossigenato pastore newyorkese Bill Talen e i suoi hanno cercato di riportare i forsennati dello shopping all’ovile dei valori evangelici. http://www.revbilly.com

Nel giugno 2009 la BBC titolava: A mission to the World to stop shopping (Una missione nel mondo per fermare lo shopping). Il pastore è soprattutto contro le grandi catene commerciali e per ridurre gli sprechi dei consumatori che dovrebbero invece puntare sul consumo locale.

Lo fa al suono di cori gospel. Come Giovanni qualcuno direbbe: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri» (Mc 9,38). Gesù risponderebbe: «Chi non è contro di noi è per noi» (Mc 9,40).

S. Leone Magno – Omelie sul Santo Natale

«Oggi, dilettissimi, è nato il nostro Salvatore: rallegriamoci! Non è bene che vi sia tristezza nel giorno in cui si nasce alla vita, che, avendo distrutto il timore della morte, ci presenta la gioiosa promessa dell’eternità. Nessuno è escluso dal prendere parte a questa gioia, perché il motivo del gaudio è unico e a tutti comune: il nostro Signore, distruttore del peccato e della morte, è venuto per liberare tutti, senza eccezione, non avendo trovato alcuno libero dal peccato.

Esulti il santo, perché si avvicina al premio. Gioisca il peccatore, perché è invitato al perdono. Si rianimi il pagano, perché è chiamato alla vita. Il Figlio di Dio, nella pienezza dei tempi che il disegno divino, profondo e imperscrutabile, aveva prefisso, ha assunto la natura del genere umano per riconciliarla al suo Creatore, affinché il diavolo, autore della morte, fosse sconfitto, mediante la morte con cui prima aveva vinto. In questo duello, combattuto per noi, principio supremo fu la giustizia nella più alta espressione. Il Signore onnipotente, infatti, non nella maestà che gli appartiene, ma nella umiltà nostra ha lottato contro il crudele nemico. Egli ha opposto al nemico la nostra stessa condizione, la nostra stessa natura, che in lui era bensì partecipe della nostra mortalità, ma esente da qualsiasi peccato.

Dunque il Verbo di Dio, Dio egli stesso e Figlio di Dio, che «era in principio presso Dio, per mezzo del quale tutto è stato fatto e senza del quale neppure una delle cose create è stata fatta», per liberare l’uomo dalla morte eterna si è fatto uomo. Egli si è abbassato ad assumere la nostra umile condizione senza diminuire la sua maestà. E’ rimasto quel che era e ha preso ciò che non era, unendo la reale natura di servo a quella natura per la quale è uguale al Padre. Ha congiunto ambedue le nature in modo tate che la glorificazione non ha assorbito la natura inferiore, né l’assunzione ha sminuito la natura superiore. Perciò le proprietà dell’una e dell’altra natura sono rimaste integre, benché convergano in una unica persona. In questa maniera l’umiltà viene accolta dalla maestà, la debolezza dalla potenza, la mortalità dalla eternità. Per pagare il debito, proprio della nostra condizione, la natura inviolabile si è unita alla natura che è soggetta ai patimenti, il vero Dio si è congiunto in modo armonioso al vero uomo. Or questo era necessario alle nostre infermità, perché avvenisse che l’unico e identico Mediatore di Dio e degli uomini da una parte potesse morire e dall’altra potesse risorgere. Pertanto si deve affermare che a ragione il parto del Salvatore non corruppe in alcun modo la verginale integrità; anzi il dare alla luce la Verità fu la salvaguardia del suo pudore. Tale natività, dilettissimi, si addiceva a Cristo, «virtù di Dio e sapienza di Dio»; con essa egli è uguale a noi quanto all’umanità, è superiore a noi quanto alla divinità. Se non fosse vero Dio non porterebbe la salvezza, se non fosse vero uomo non ci sarebbe di esempio. Perciò dagli angeli esultanti si canta nella nascita del Signore: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli» e viene annunciata «la pace in terra agli uomini di buona volontà» .

Giorgio Nadali

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Essere cristiani fa bene alla salute e all’amore – prima parte – di Giorgio Nadali – www.giorgionadali.it

Di Giorgio Nadali   www.giorgionadali.it 

             La triangolazione dell’amore per alcuni è “lui, lei, l’altro”, ma non per Robert J. Sternberg, psicologo statunitense dell’Università di Yale. Nel 1986 pubblicò, sulla rivista Psychological Review», la sua Teoria sulla triangolazione dell’amore» (A triangular theory of love), nella quale affermava che l’amore maturo («vissuto») è composto da tre componenti che possono essere graficamente collocate ai vertici di un triangolo equilatero.

             Le tre componenti sono: l’intimità, la passione, la decisione/impegno. Il triangolo è una metafora utile per visualizzare i reciproci collegamenti e combinazioni possibili fra le tre componenti dell’amore e a comprendere in che modo esse si manifestino. La teoria è simile a quella di Lee, (1977), detta «Tipologia degli stili di amore» («A typology of styles of loving»), pubblicata nel «Personality and social Psychology Bullettin» n° 3, di quell’anno.

             Ricordiamo che “sessualità” significa molto di più di “sesso”. La dimensione religiosa gioca un ruolo molto importante nella strutturazione di tutta l’affettività (il complesso dei sentimenti e delle emozioni) della persona. Affettività e sessualità strutturano la personalità. La sessualità è quindi la chiave nella melodia dell’amore. Una sola nota stonata, fuori dal pentagramma dei valori, non farà altro che rovinare il motivo di fondo della nostra esistenza.

Ecco perché in questo capitolo abbracceremo un orizzonte un po’ più ampio di quello specificatamente sessuale e analizzeremo un po’ più in profondità l’esperienza religiosa cristiana, (quella storicamente e culturalmente maggiormente diffusa qui in occidente) ,  e i suoi risvolti sulla personalità. (Cf. Giorgio Nadali, Il contributo dell’esperienza religiosa cristiana all’integrazione dell’affettività matura. Milano, ISSR, 1992).  Ma andiamo per ordine…

             «L’intimità si riferisce a sentimenti di confidenza, di unione e di affinità che creano un’esperienza di calore. Sternberg e Grajek (1984) hanno individuato, nel rapporto amoroso, dieci segnali di intimità: 1) il desiderio di contribuire al benessere materiale della persona amata; 2) sentirsi felici con la persona amata; 3) avere una profonda stima della persona amata; 4) poter contare sulla persona amata, in caso di bisogno; 5) darsi reciproca comprensione; 6) condividere con la persona amata il proprio mondo interno e le proprie risorse materiali; 7) ricevere sostegno emotivo dalla persona amata; 8) dare alla persona amata sostegno emotivo; 9) comunicare alla persona amata i propri desideri più intimi; 10) considerare il rapporto con la persona amata come qualcosa di grande valore nella propria vita»[1].

             La componente passione riguarda «un forte eccitamento psicologico e fisiologico, segnato da un’intenso desiderio di unione con l’altro… Nei rapporti romantici la passione in genere include una potente attrazione sessuale, il desiderio di stringere fisicamente l’altro e di confondersi biologicamente con lui. Nei rapporti non romantici – come ad esempio nell’amore genitoriale o nella devozione religiosa – l’aspetto sessuale viene soppresso e l’eccitamento psicologico assume altre forme»[2].

             «Nella componente decisione/impegno convivono due aspetti, uno a breve e l’altro a lungo termine. L’aspetto a breve termine è rappresentato dalla decisione di amare qualcuno. L’aspetto a lungo termine è rappresentato dall’impegno a conservare vivo quell’amore. Essi tuttavia non sono necessariamente inscindibili, dal momento che l’impegno non è la conseguenza inevitabile della decisione, e viceversa: esistono molti casi di persone coinvolte in un rapporto amoroso (impegno) che non hanno mai ammesso di amare il partner e di esserne innamorato (decisione). Il più delle volte, tuttavia, la decisione precede l’impegno»[3].

             «Tutti i vari significati contenuti nel termine impegno indicano comunque la stabilità di un vincolo interpersonale di fronte al fluttuare delle situazioni personali, relazionali e ambientali. Il profondo e continuativo senso di impegno rispetto a un legame – anche in assenza di calore o addirittura in presenza di ostilità – deriva dai sentimenti di investimento cumulativo o di interdipendenza»[4].

             Le varie combinazioni di queste componenti dell’amore maturo danno origine ai seguenti tipi d’amore:

«Simpatia» (solo intimità)

«Amore vuoto»                   (solo impegno) che qui noi preferiremmo chia-mare «carità», rispetto al termine usato da Sternberg, in quanto essa non richiede né intimità, né passione, ma è tutt’altro che essere un tipo di amore vuoto, pur richiedendo unicamente impegno per il bene dell’altro, senza distinzioni, né esclusività, a imitazione dell’amore divino e in forza di esso.

«Amore amicizia»              (intimità + impegno)

«Infatuazione»                    (solo passione)

«Amore romantico»          (intimità + passione)

«Amore fatuo»                    (passione + impegno)

«Amore vissuto»                (passione + intimità + impegno)

nell’ordine che ci sembra seguire la genesi di questo amore, a differenza dell’amore amicizia, che parte dall’intimità per arrivare all’impegno, sorretto dall’intimità.

             Ora, per applicare questa teoria anche all’amore verso Dio, nell’esperienza religiosa e, più specificatamente, nell’esperienza cristiana, visto  che  la  teoria  di  Sternberg  è  stata  da  lui  formulata per l’amore che unisce un uomo ad una donna, dovremo, su questo modello, creare un altro triangolo metaforico ai vertici del quale porremo le 3 componenti dell’esperienza di fede religiosa cristiana.

             Queste sono: la grazia, l’intelligenza e la volontà.

             Le varie combinazioni di questi elementi produrranno un certo tipo di atteggiamento, cioè di «disposizione mentale verso il valore» fede cristiana. Solo nella presenza di tutti questi elementi avremo la fede matura, l’«amore vissuto», come lo chiama Sternberg, applicato a Dio, attraverso la mediazione del Figlio, rivelazione del volto del Padre (GV 12, 46). L’atto di fede è quindi un atto tre volte personale. Si tratta di abbandonarsi a Dio, che presentando se stesso chiede il nostro amore. Il Concilio Vaticano I (1869), che ha preso in approfondito esame il problema della fede, ha poi precisato che per giungere alla fede occorre il sumultaneo intervento dell’intelligenza, della volontà e della grazia. I passi nei quali le 3 caratteristiche sono prese in esame sono i seguenti:

—   GRAZIA: «…sebbene l’assenso della fede non sia per nulla un cieco movimento dello spirito, nessuno può acconsentire alla predicazione evangelica… senza l’illuminazione e l’ispirazione dello Spirito Santo… il quale dà a tutti la soavità nel credere e consentire alla verità… per la qual cosa la fede in se stessa… è dono di Dio e l’atto di fede è opera che appartiene alla salvezza» (DS 1791/3010).

—   VOLONTA’: «con essa l’uomo liberamente ubbidisce a Dio consentendo e operando alla sua grazia, alla quale potrebbe resistere, acconsentendo e cooperando» (DS 1791/3010).

—   INTELLIGENZA: «e tuttavia perché l’omaggio della nostra fede fosse conforme a ragione, Iddio volle aggiungere, agli interni aiuti dello Spirito Santo, gli esterni argomenti della sua rivelazione, e cioè i fatti divini, e in primo luogo i miracoli e le profezie…» (DS 1790/3009)[5].

             La grazia indica il favore assolutamente gratuito e personale di Dio che si china fino all’uomo e gli effetti di questa benevolenza per la quale Dio si comunica. E’ quindi un appello divino all’uomo affinché questo partecipi alla vita divina.

             «La grazia ci appare il contenuto della predestinazione: essa descrive la situazione nuova che la elezione del Signore Gesù ha introdotto nella storia umana e nella vita degli individui. La grazia è l’espressione antropologica dell’amore salvifico del Dio di Gesù Cristo: essa mostra come il senso della vita umana è totalmente dato in Gesù. La grazia quindi non è l’offerta di una verità o di una concezione di vita ma è la possibilità di vivere la comunione con Dio come criterio ultimo e autentico della vita umana»[6]. «L’esperienza cristiana si fonda sulla grazia, sulla presenza di Dio: non certo come esperienza di Dio stesso, di Dio in sé, ma come esperienza di quella «vita spirituale» che Dio fa crescere in noi suscitando la nostra risposta di fede e di carità… L’esperienza della grazia incontra e valorizza lo sforzo umano dell’esistere, lo sforzo cioè di dare senso e significato al mondo e alla storia umana: pur fondata in Dio, l’esperienza cristiana della salvezza non è senza rapporti con quegli ambiti personali intellettuali ed emozionali dove nasce il pensiero, l’agire, il decidere, lo sperare… In questo senso l’esperienza della grazia appare innanzitutto la capacità di qualificare in profondità la nostra libertà come plasmata e orientata a Dio»[7].

             Possiamo porre quindi in parallelo la grazia, come elemento base della fede, con la passione, come elemento base della teoria della triangolazione dell’amore di Sternberg. Attraverso la grazia Dio desidera attrarre e unire l’uomo a sé. Mediante la grazia l’uomo può sperimentare attrazione verso Dio.

             Levinger, commentando Sternberg, riconosce che la passione non ha l’unica valenza di attrazione sessuale e tra le forme di passione annovera la devozione religiosa. E’ l’esperienza della grazia che genera la passione per Dio.

             E’ la passione per Dio che fa a dire a S. Teresa: «O mio Dio, che cosa fa mai un’anima se non si consuma per voi?»[8] O a S. Agostino: «Orsù, Signore, agisci, svegliaci, richiamaci, accendi e trascina i nostri cuori, ardi, sii dolce. Amiamo, corriamo»[9].

             Tuttavia come la sola passione non è sufficiente a creare l’amore maturo, così la sola grazia, che suscita la passione religiosa, non è sufficiente per la fede matura, nell’esperienza cristiana.

             La persona che si ferma alla passione è la stessa che vive la religiosità numinosa o sentimentale. Strutturata su di un’affettività labile, suggestionabile. E’ la persona che ha ricevuto la parola seminata sul terreno sassoso della parabola evangelica (MT 13, 3-9). L’individuo l’accoglie con gioia, ma l’incostanza e la persecuzione a causa della parola lo portano a «scandalizzarsi», cioè a urtare la «pietra d’inciampo», lo skandalon di quel suo terreno psicologico, sul quale l’altro è cercato come fonte di emozione, di infatuazione.

             Senza l’esperienza di intimità, di conoscenza, di riflessione dettata dall’intelligenza, l’altro, in questo caso Dio, viene idealizzato e strumentalizzato da un Io sostanzialmente insicuro ed egocentrico.

             «Jung affermava di avere una conoscenza o esperienza intuitiva di Dio… Ha definito la fede come percezione attraverso l’inconscio… L’esperienza intuitiva di Dio, però, non è l’esatto equivalente della fede in lui; la fede totale comprende l’esperienza di Dio, ma è più ampia. La fede implica sempre rischio; significa accettare come autentica l’intuizione su Dio e sottoporla alla verifica dell’azione pratica… Come l’ipotesi scientifica deve essere verificata con l’esperimento, così l’esperienza della fede deve essere verificata traducendola in azione. Il Dio che si rivolge alla personalità cosciente di ogni uomo tramite tutto l’insieme che l’uomo stesso è, si rivolge a lui anche tramite il mondo che lo circonda, tramite i bisogni e le esigenze di altre persone, tramite gli eventi che lo riguardano. La fede in Dio orienta la persona sia verso il proprio profondo intimo, sia verso gli altri e verso tutti i problemi del vivere… La fede è un mezzo per arrivare a una comprensione più profonda e a una vita più piena… Perché è un principio di rischio… Una vita piena e matura richiede coraggio e se la fede aiuta la persona ad affrontare la vita senza paura è certamente importante per raggiungere la maturità»[10].                     Occorre dunque una riflessione critica sul dato di fede per aggiungere alla passione religiosa, alimentata dalla grazia, il proprio contributo umano alla relazione con Dio. «La vera felicità consiste nell’amore di Dio, ma in un amore illuminato, il cui ardore sia accompagnato dalla luce», secondo Leibniz[11].

             Sternberg definisce l’amore composto dalla sola componente passione come «amore-infatuazione», che ama l’altro (in questo caso Dio) come un oggetto idealizzato e non come la persona che è in realtà. E’ un sentimento improvviso ed estremamente fugace e transitorio, sussistente solo se il rapporto con l’altro non è realmente vissuto o se almeno non subisce l’impatto con le frustrazioni. Nasce più che altro da una proiezione dei desideri della persona e non da un vivo interesse per l’altro. Dà luogo a rapporti asimmetrici direttamente proporzionali all’angoscia con cui il rapporto viene vissuto. Essendo l’altro idealizzato, questo rapporto è particolarmente soggetto all’angoscia. Infatti, rapportato al nostro ambito di esperienza della grazia (mediata dalla comunità di fede), gli individui che non integrino questo elemento con l’intelligenza prima, e con la volontà poi, la ridurranno a pura esperienza emotiva, legata esclusivamente all’ambiente dove l’hanno esperita, conducendoli a forme di religiosità «dipendente» nella quale «l’onnipotenza divina è cercata come medicina compensataria alla propria insicurezza profonda; ogni trauma della vita è vissuto come un tradimento da parte di Dio che non ha più continuato a proteggerli. Conseguenza è anche una perdita dell’autostima, proprio perché essa è rimasta connessa ad un costante bisogno di essere rassicurati, protetti e amati. La religiosità di costoro è caratterizzata dalla ricerca di confortanti simboli di protezione e dall’aspettativa di interventi magici»[12].

             Sternberg suggerisce di uscire dall’impasse della pura passione, mediante una buona conoscenza del proprio oggetto d’amore. Solo così la realtà può venire a un confronto con l’idealizzazione.

             Come seconda componente fondamentale della relazione affettiva egli evidenzia l’intimità, la quale si riferisce ai sentimenti di unione, di confidenza, di affinità che creano un’esperienza di calore con l’altro, con le caratteristiche che abbiamo già elencato. L’intimità nasce dalla conoscenza dell’altro. Hatfield[13] ha definito l’intimità come un processo che induce un avvicinamento e che implica l’esplorazione delle affinità e delle differenze esistenti tra due persone, implicanti la confidenza, una componente cognitiva di fiducia.

             S. Teresa d’Avila trova nell’intimità il sesto e penultimo stadio dell’evoluzione dell’amore per Dio, che la Santa immagina, nel suo scritto «Il castello interiore», come un viaggio dell’anima in un castello composto di molte dimore. La dimora intimità è quella che immette all’unione definitiva con Dio nell’amore completo del «matrimonio spirituale»[14]. La fede matura, quindi.

             La componente intellettiva è quella che nell’esperienza religiosa (cristiana) possiamo porre in parallelo alla componente intimità dell’amore maturo. «Considerate a livello obbiettivo del loro contenuto mentale, le credenze possono assumere molte connotazioni personali che ne determinano il senso vero. Per conoscere il contenuto specificatamente religioso d’una credenza, importa sapere per quale ragione il soggetto l’adotti»[15].

             La persona non subisce passivamente l’influsso della grazia divina, ma inizia a portare il proprio contributo alla relazione con Dio, mediante la riflessione e l’approfondimento della parola di Dio e dell’esperienza che ne ha fatto attraverso gli altri, sia per verificarne la conformità al patrimonio della fede apostolica, e quindi l’autenticità, sia per verificarne l’applicazione nel proprio vissuto personale. La persona giungerà così alla motivazione alla fede, senza la quale non è possibile una reale esperienza religiosa vissuta, con effetti positivi sull’affettività.

             L’intimità nasce dalla motivazione alla relazione e questa implica una componente intellettiva.

             «Dato che il processo della decisione inizia sempre con una valutazione intuitiva, ci sono dei motivi emotivi. Tuttavia perché l’azione sia matura, occorre un motivo razionale che nasce dalla valutazione riflessiva»[16] che può seguire un triplice percorso, valido anche per la riflessione sul dato di rivelazione divina e sull’esperienza religiosa con la quale l’individuo è venuto a contatto.

             Le tre piste sono (secondo Kelman): la compiacenza, l’identifi-cazione e l’internalizzazione[17].

             Brevemente, ricordiamo che un atteggiamento è uno stato mentale e nervoso di predisposizione a rispondere, organizzato attraverso l’esperienza, che esercita un’influenza direttiva e/o dinamica sul comportamento.

             La compiacenza è il primo processo che fa adottare un atteggiamento vantaggioso, ma non condiviso come valore dall’individuo. L’atteggiamento appreso non è creduto, ma serve per produrre un effetto sociale. E’ l’aspetto della religiosità ipomaniaca oppure dottrinalistica.

             L’identificazione è il processo che porta la persona ad adottare un comportamento perché le serve per stabilire o mantenere una relazione gratificante con un’altra persona o gruppo, identificandosi con l’identità del modello (classica) oppure tramite l’identificazione reciproca delle due parti in gioco nella relazione, esclusivamente per mantenere l’immagine di sé o nella complementarietà o nella somiglianza con l’altro.

             «Ciò che fa scattare l’identificazione è la percezione nell’altro di qualcosa che serve per il senso del proprio Io, il che è come dire che il soggetto scopre nell’altro l’appello ad essere se stesso… L’identificazione è fonte di crescita nella misura in cui fa apprendere atteggiamenti che aumentano i valori. E’ bloccante quando gratifica quella parte dell’Io contraddittoria ai valori»[18].

             «L’identificazione è di qualità superiore rispetto alla compiacenza. Qui c’è anche un’accettazione privata-interiore, oltre che pubblica-esteriore dell’atteggiamento adottato… Ma la differenza più grande è che il processo dell’identificazione è uno stadio necessario nell’acquisizione dei valori. Per apprendere opinioni bastano i mezzi didattici (libri e conferenze); per apprendere i valori occorrono dei modelli di riferimento. Il valore è come il messaggio che per essere trasmissibile necessita di una relazione; è da questa che nasce l’apprendimento. Il modello serve perché la persona si costruisca secondo contenuti precisi e concreti e non sulla base di idee peregrine o di ideali arbitrariamente interpretati. Il modello è un essere umano che dà corpo nella sua umanità ad una realtà difficilmente comunicabile in astratto con nozioni intellettuali.

             Pensiamo ad esempio alla catechesi: vuole favorire l’incontro dell’uomo con il divino per abilitarlo a trovare in questo rapporto la sua identità, nel duplice senso di ciò che è e ciò che è chiamato a diventare»[19].

             Nel processo di internalizzazione la persona vive i valori e gli atteggiamenti ad un livello di riconoscimento interiore, con convinzione, con una moralità che abbiamo già definito come post-convenzionale. Il motivo dell’adesione è nel contenuto stesso dell’atteggiamento e non le pressioni sociali o le relazioni gratificanti. «L’internalizzazione avviene su base super razionale di integrazione mentale-affettivo-volitiva: è una decisione che può iniziare con una riflessione o emozione, ma che termina con la scoperta dell’attrazione. E’ una sensazione prima vaga e poi sempre più chiara che quel contenuto è un qualcosa che fa essere di più, rispetta le esigenze e il principio di totalità dell’essere, è appetibile e vale la pena farlo proprio anche a costo di qualche sacrificio»[20].

             A questo punto l’individuo ha integrato la passione puramente emotiva suscitata dal primo incontro col Dio che si rivela per grazia, con la riflessione personale che può seguire tutte le tre tappe appena esaminate, partendo da una religiosità estrinseca e funzionale all’individuo sino ad arrivare ad una religiosità maturata nella quale la riflessione stimola la persona alla internalizzazione del valore di fede. Valore che muove l’individuo ad una partecipazione vissuta di questa esperienza. E’ importante notare che nell’esperienza cristiana, lo stadio di identificazione è privilegiato dall’incarnazione stessa, del modello-valore al quale Dio per grazia vuole chiamare l’uomo a conformarsi, in una persona: il Cristo.

             A questo punto, unite le componenti passione ed intimità, (grazia ed intelligenza), avremo il tipo di amore che Sternberg chiama «amore romantico».

             Prima di esaminare le caratteristiche in rapporto all’esperienza cristiana, ricordiamo che la sola componente intimità, presa da sola, definisce nella teoria della triangolazione dell’amore, la simpatia, cioè confidenza, senso di unione e stima, senza attrazione né impegno di coinvolgimento. Avendo messo in parallelo l’elemento intimità con l’elemento intelligenza, notiamo che la sola intelligenza nel rapporto di amore con Dio, nella fede, può sì condurre ad una certa simpatia, del tutto speculativa, sul mistero di Dio, ad un livello puramente intellettuale e teorico, senza attrazione, perché senza accoglienza della grazia, cioè dell’appello divino, l’uomo non può essere coinvolto emotivamente, non solo intellettualmente, nella relazione divina, oltre che essere nell’impossibilità di conoscere ciò che Dio gratuitamente vuol rivelare per instaurare questa relazione.

             Anzi, senza la grazia non v’è nemmeno relazione, così come nella simpatia la persona può sentirsi intuitivamente unita all’altro pur senza conoscerlo e può provare interesse e stima ad un livello superficiale. Potremmo paragonarla all’esperienza di conoscenza speculativa del «Dio dei filosofi». Manca l’attrazione (passione) suscitata da Dio mediante la grazia.

             Nell’ambito dell’esperienza cristiana la sola componente intimità-intelligenza, simpatia per Dio, è quella di coloro che vivono nella condizione di non praticanza, situazione che conduce a non alimentare il rapporto con la passione-grazia nella forma sacramentale di comunicazione della stessa.

             «Come nozione psicologica, l’«indifferenza religiosa» contiene una velata contraddizione. Per provare quest’asserzione, possiamo riferirci a Carl Gustav Jung, che dice: «se un problema vien recepito a livello religioso: ciò significa dal punto di vista psicologico: molto importante, di particolare valore, concernente l’uomo nella sua interezza». E spiegando meglio questo concetto egli continua: «si potrebbe persino definire l’esperienza religiosa come l’esperienza caratterizzata dalla massima stima, accordatale a prescindere dal suo contenuto». Si potrebbe quindi descrivere l’«indifferenza religiosa» come qualcosa di molto importante nella linea di ciò che è indifferente, come l’atteggiamento in cui l’«importanza» sembra riassorbita dall’«indifferenza», pur continuando a essere qualcosa di «caratterizzato dalla massima stima riservatagli”»[21].

             Il non praticante è generalmente un soggetto che non ha integrato la componente socialità nella propria religiosità. Non riteniamo che la maturità religiosa, vissuta in qualsiasi esperienza religiosa, possa escludere il senso di appartenenza alla comunità di fede, in quanto, come concetto psicologico, il gruppo è di estrema importanza per la determinazione della maturità psichica dell’individuo. L’appartenenza vissuta alla comunità religiosa, prima ancora di essere una questione di coerenza di fede, specialmente nell’esperienza cristiana, è segno di un raggiunto livello di internalizzazione del valore religioso che, se non è vissuto insieme agli altri, origina nella persona un’immagine deformata e idolatrica della divinità, ad uso e consumo del suo narcisismo. L’individuo vuol tenersi per sé, senza condividerlo con gli altri, il suo rapporto con Dio, sia nella dimensione culturale, sia nella dimensione sociale/testimonianza, perché Dio è vissuto come l’oggetto rassicurante del gioco, sul quale può proiettare ogni sua ansietà e sentimento, senza che qualcuno possa interferire in questo rapporto. Proprio nel gioco il bambino domina la realtà, la manipola a piacimento, si afferma, si rifà dalle frustrazioni in un mondo simbolico tutto suo.

             E’ chiaro, allora, che se l’individuo, nell’esperienza cristiana, si allontana dalla pratica religiosa del Cattolicesimo, non ha mai superato psicologicamente la fase narcisismo, a livello della religiosità. L’autorità sacra (gerarchia) sarà vista come minaccia al suo rapporto con Dio, prima ancora che errore teologico (CF. MT 16, 18-19), come immaturità psicologica. Gli altri saranno visti come concorrenti in questo rapporto. Non meraviglia il fatto che talvolta il cattolico non praticante preghi da solo, ma in chiesa. Non meraviglia l’ipercriticità nei confronti dei praticanti come tentativo di copertura del senso di colpa inconscio, mentre l’esperienza cristiana, come vedremo, dà alla persona il «coraggio di essere debole» e quindi di accettarsi, per poter amare se stessa e quindi gli altri, di vivere un’esperienza di legame con gli altri e con Cristo. Non meraviglia l’accidia di questi individui che non comprendono che l’amore, per essere tale, va sempre concretamente espresso. Anche al «Signore [che] scruta i cuori» (1 CR 28, 9).

             «Il gruppo, si può affermare a questo punto, gioca un ruolo importante nella dinamica della sicurezza e della colpa, si può quasi dire che il vivere una relazione sociale aumenta il livello di sicurezza raggiunto e la capacità di affrontare lunghi periodi di insicurezza con la coscienza del necessario ritorno alla sicurezza, e permette anche di tollerare il senso di colpa derivante dalla supposta infrazione di norme interiorizzate… Il gruppo agisce profondamente, determina e spesso modifica il significato della sicurezza e della colpevolezza, non elimina queste due qualità, ma le rende tollerabili all’individuo che le vive»[22]. In pratica, il cattolico praticante è un individuo con una maggior stabilità emotiva.

             «Uno dei modi in cui i primi cristiani furono liberati dalla paura e scoprirono se stessi fu attraverso l’appartenenza a una comunità di fede. Questa fede comunitaria è espressa dal culto… – scrive Bryant – il culto della chiesa è il fattore correttivo più sicuro dell’idolatria dei concetti falsi o inadeguati di Dio. Il culto corporativo della Chiesa con le sue letture delle scritture, in particolare quando esse sono interpretate alla luce di Gesù Cristo e nel linguaggio di oggi, è un modo di sfuggire ai concetti limitati ed egocentrici di Dio verso la fede più ampia della comunità… L’impegno della fede significa coinvolgere noi stessi nel mondo degli uomini e delle donne che Dio ha creato e che ama»[23]. Quindi, gli individui che vivono la sola componente intelligenza, venuto meno il rapporto vissuto con la grazia, vivono la sola componente che Sternberg chiama «intimità», originante, se presa a sé stante, la «simpatia», nella quale il rapporto con gli altri può anche essere assente. «Il vero rapporto religioso tra uomo e Dio che nella comunità parrocchiale s’avvera come servizio del soggetto al valore, vale a dire sottomissione dell’uomo, come individuo e società, a Dio, nella lontananza di qualunque fattispecie viene tradito… La dinamica affettiva è ordinata a una tattica e a una finalità che convergono in un atteggiamento unitario e organizzato di mentalità ostile. L’alieno sfrutta l’aspetto umano della Chiesa criticando non per il gusto di denigrare, ma in «obliquo», con lo scopo di mascherare la propria indolenza con il titolo di una religiosità più pura sotto le istanze di un Io esigente e bramoso di trascendenza… E’ in questo tipo di lontananza che avviene la trasposizione in chiave religiosa delle tesi di Sartre («L’inferno sono gli altri») e di Freud. Ciò che manca nella esperienza di tali mentalità è la convinzione che la società, sia profana che religiosa, è condizione di libertà allo stesso tempo che fonte di oppressione. Si dimentica troppo facilmente che la comunità funziona in primo luogo per dare ai fedeli la possibilità di una diretta ed adeguata espressione del sentimento religioso»[24].

             La componente grazia, che noi abbiamo messo in parallelo alla «passione» di Sternberg, unita alla componente «intelligenza», messa in parallelo alla componente «intimità», dà origine all’amore romantico, ove la componente «volontà»-»impegno» è assente. Ci sembra di poter paragonare, nell’esperienza cristiana, questo tipo di amore verso Dio, con quello della religiosità formale e convenzionale, nella quale la grazia è accolta criticamente, la partecipazione comunitaria cultuale è presente. L’individuo in un certo senso, vive la fede, ma la componente «volontà» (impegno) è assente, nel senso che questa ha un significato molto più profondo del «credere». Manca il carattere euristico dell’esperienza di fede in Dio. A proposito della distinzione tra fede e credenza Allport sostiene che ««fede» sembra recare un più intenso calore d’affetto di quanto ne mostri «credenza»… Molte persone, interpellate, rispondono dichiarando di credere in Dio. In molti di questi casi però la risposta sembra data meccanicamente e si ha il sospetto che il sentimento religioso retrostante all’asserzione sia elementare. Quando invece un individuo assevera: «io ho fede in Dio», pare quasi certo che il sentimento religioso occupa una posizione preminente della sua personalità»[25].

             Il carattere euristico della fede, qui assente, essendo ancora assente la volontà-impegno in senso pieno, la rende una continua ricerca di un impegno a tradurla in fatti in ogni aspetto dell’esistenza, senza ridurla ad un fatto cultuale-precettistico.

             Siamo all’opposto del tutto «intelligenza-intimità». Questi non pratica per tenersi stretto il «suo» Dio, mentre il soggetto che non ha ancora raggiunto la componente volontà-impegno, vive la relazione con Dio come fenomeno a sé stante rispetto al resto della sua vita quotidiana, ove non è integrata, per una paura di coinvolgimento eccessivo o per una educazione riduttiva dell’esperienza cristiana.

             Il risultato è una sfiducia di fondo nel proprio valore in rapporto alla partecipazione con Dio nella realizzazione del suo Regno. Già Fromm ricordava che la persona che si impegna attivamente nell’amore si sente viva e scopre quanto vale: «Dare è la più alta espressione di potenza. Nello stesso atto di dare, io provo la mia forza, la mia ricchezza, il mio potere. Questa sensazione di vitalità e di potenza mi riempie di gioia. Mi sento traboccante di vita e di felicità. Dare da più gioia che ricevere, non perché è privazione, ma perché in quell’atto mi sento vivo»[26].

             Senza la «volontà-impegno» l’individuo non ama ancora Dio, perché è ancora passivo, non elabora dentro di sé il dinamismo del darsi a Dio e agli altri in maniera interiorizzata e veramente voluta, al di là del precetto. Vi è attrazione (grazia), risposta (intelligenza), ma non coinvolgimento attivo, responsabile, impegnativo, personalizzato: è un’esperienza di amore-romantico con Dio.

             «La fede del cristiano è un dono di Dio, come l’intero processo salvifico. «Per grazia, infatti, siete stati salvati mediante la fede; e tutto questo non viene da voi, ma è un dono di Dio» (EF 2, 8). Questo è il pensiero che sta alla base di tutta l’analisi della fede di Abramo (RM 4). Poiché Dio si rivolge all’uomo come a una persona responsabile, questi è libero di accettare o rifiutare l’invito gratuito. E la fede non è che la risposta da parte dell’uomo che si rende conto che l’intera iniziativa dipende da Dio… Nei contesti polemici in cui Paolo rifiuta le «opere della legge» come mezzo di giustificazione, egli insiste nel dire che questa giustificazione viene attraverso la fede (GAL 2, 16; Cfr. RM 2, 20-28; FIL 3, 9). Comunque, il senso pieno di fede secondo lui esige che il cristiano manifesti nella sua condotta la sua radicale dedizione al Cristo mediante opere di carità. «Poiché in Cristo Gesù non ha valore né la circoncisione né la incirconcisione, ma solo la fede operante per la carità (GAL 5, 6), questa è la ragione per cui Paolo esorta continuamente i suoi convertiti cristiani a praticare ogni sorta di buone azioni. La fede cristiana è un invito alla libertà (dalla legge, dal peccato, dall’Io – Sarx), ma anche un invito al servizio dell’amore da dimostrare agli altri uomini (GAL 5, 13). In tal modo, la fede per Paolo non è semplice assenso intellettuale a una proposta di monoteismo (Cfr. GC 2, 14-26). Paolo infatti sa che tale servizio non si compie senza l’attività di Dio nell’uomo: «E’ Dio che produce in voi, a suo piacimento, il volere e l’operare» (FIL 2, 13)»[27].

             Aggiungendo la componente volontà, la triade grazia-intelligenza-volontà è completa. E’ l’esperienza cristiana di una fede nel senso pieno. Non tutte le esperienze religiose richiedono necessariamente tutti e tre questi elementi, o almeno, non nella misura dell’esperienza cristiana. Senza volontà non v’è carità.

             Anche la triade della triangolazione dell’amore di Sternberg si completa con l’elemento decisione/impegno. Otterremo l’«amore vissuto».

             «Ci sembra che un’autentica maturità religiosa si realizzi quando c’è equilibrio dinamico fra gli elementi emotivi, intellettivi e volitivi. Il fattore intellettivo ha valore perché dà persistenza all’elemento emotivo che, a sua volta, soddisfa l’Eros.

             Infatti una religiosità prevalentemente emotiva, basata sul semplice sentimento e senza una base intellettiva, difficilmente dura nel tempo. Né va considerata maturità religiosa quella che non implica l’elemento volitivo, non comporta cioè atti di volontà»[28].

             Ricordiamo che l’Eros è una delle due parti in cui Freud ha distinto l’inconscio dinamico ed ereditario (l’Es). L’Eros si riferisce all’energia psichica come impulso dinamico all’apertura all’altro, generalmente designata come libido, in contrapposizione all’istinto aggressivo e di odio, cioè il Thanatos. La religiosità si origina nell’Eros. Rimane quindi da esaminare l’aspetto volitivo dell’esperienza di fede cristiana.

             Il processo decisionale è composto da due fasi: il volere emotivo e, successivamente, il volere razionale. Il primo impatto con la realtà è sempre emotivo. Ciò che coinvolge l’individuo viene prima sentito e, in seguito, ragionato, con una cooperazione affettività e razionalità. In realtà, il processo completo è composto da percezione, cioè il soggetto riconosce l’oggetto in sé, quindi, nel nostro caso, riconosce quel messaggio che ascolta, che legge, che vede, come facente parte dell’esperienza cristiana, come Parola di Dio. In secondo luogo esegue una valutazione intuitiva, che gli consente di porsi in relazione con l’oggetto percepito, a livello elementare di attrazione-repulsione in maniera passiva e acritica. E’ l’influsso che esercita l’esperienza cristiana nel momento in cui l’individuo deve decidere di orientare la propria esistenza in linea con i valori di questa esperienza. Molto influsso ha in questa fase la testimonianza di coloro che già vivono pienamente la fede matura. «I fedeli laici hanno la loro parte da compiere… non solo con una partecipazione attiva e responsabile nella vita comunitaria, e pertanto con la loro insostituibile testimonianza, ma anche con lo slancio e l’azione missionaria verso quanti ancora non credono o non vivono più la fede ricevuta con il battesimo»[29].

             «Il desiderio di partecipazione, la ricerca dell’affiliazione religiosa, possono essere descritti globalmente con una parola sola: l’amore. Sia i fenomenologi che gli psicologi sono d’accordo nel dare un nuovo orientamento alle ricerche in questo senso, che un falso pudore aveva trascurato. Van Der Leeuw fa propria l’osservazione acuta di Lévy-Bruhl, il quale afferma che «il bisogno di partecipazione è sicuramente più imperioso e più intenso, anche nelle nostre società, del bisogno di conoscere o di conformarsi alle esigenze logiche. Esso è più profondo, viene da più lontano». L’atteggiamento del convertito verso la Chiesa ci pare inesplicabile al di fuori del sentimento d’amore che lo motiva. Infatti, nella nostra ipotesi, si tratta di affiliazione a una Chiesa ben definita, la Chiesa cristiana; e per Van Der Leeuw, «una sola parola basta a caratterizzare la tipologia del Cristianesimo: l’amore»[30].

             Grensted sostiene che il solo sentimento che riuscirebbe veramente a integrare la totalità della personalità sarebbe l’amore di Dio, che egli chiama il master sentiment[31] e per Van Der Leeuw: «L’amore risposta all’amore di Dio prende una forma: la Chiesa; essa mostra la sua irriducibile unità con l’amore»[32].

             «E’ un fatto scioccante che lo stesso Freud, per il quale la religione era un’illusione da superare, abbia visto nella Chiesa cristiana il più perfetto esempio del suo gruppo ideale – scrive Grensted – … né nel nostro più intimo sé né nel nostro ambiente di persone che ci sono offerte come obiettivi del nostro amore noi troviamo un’invariabile e sufficiente forza integrante. A questo punto siamo naturalmente condotti a chiederci se non ci sia un sentimento principale di più alto grado, il sentimento che si prolunga a arriva a Dio e quindi attraverso l’agape, il supremo e creativo aspetto dell’amore, ci offra la vera unità interiore che ci dia la libertà. Qui la psicologia non sa dare risposta. Né può chiudere la porta. Possiamo solo dire che se potessimo propriamente dire che questo sentimento esistesse, la conversione, come convergenza su Dio di tutte le nostre disposizioni conflittuali, sarebbe il modo del suo operare. E quella conversione dovrebbe prendere molte forme e sarebbe naturale come c’è una molteplicità e varietà di individui nella multiformità della creazione di Dio»[33].

             Infine, dopo la percezione e l’intuizione, l’ultimo processo decisionale è il volere razionale. L’intuizione non era ancora al livello conscio. L’esperienza cristiana era vista come attraente, o meno, a seconda della predisposizione favorevole o sfavorevole. La valutazione razionale, a questo punto, consente all’individuo di trascendere l’impressione istintiva e di valutare la situazione con criteri più ampi ed universali, non basati solo sulla piacevolezza o spiacevolezza, ma sul valore in sé dell’esperienza, che può anche differire dai criteri istintivi. Cioè può essere ritenuta degna anche se non sempre piacevole, oppure dannosa anche se attraente.

             Non è richiesta una certezza matematica nella decisione razionale riguardante i valori umani. Sarebbe impossibile. Un valore è una rappresentazione concettuale di qualcosa in funzione della sua bontà, del suo pregio, o della sua utilità. Pertanto un valore è un motivo razionale trasformato in un fattore di motivazione relativamente permanente… L’origine immediata dei valori è il processo della deliberazione razionale… Il bagaglio di esperienze personali, le disposizioni mentali già acquisite, i tratti della personalità, le capacità ed i bisogni personali possono determinare l’accettazione o il rifiuto di determinati valori. Fra questi fattori ha molta importanza l’intelligenza, in quanto la formazione dei valori consiste principalmente in un processo intellettuale. La decisione finale di fede cristiana non è il punto di arrivo di un ragionamento teoretico. La fede è un atto d’amore. La decisione finale, la volontà in un atto d’amore è il rischio. Rischio di coinvolgersi totalmente e volutamente nel valore intuito.

             L’individuo non è più legato alla ricerca dell’emozione positiva, della gratificazione, ma è impegnato nel tradurre in pratica attivamente il dono di sé, abbandonando i propri schemi mentali precostituiti, nei quali l’altro, cioè Dio, era incasellato, dando così maggior sicurezza alla persona, ma togliendole la gioia di scoprire l’altro per come realmente sia, per come possa autenticamente esprimersi e comportarsi quando la persona decide di fidarsi totalmente di lui. E’ una maniera di essere che non è riproducibile prima del dono di sé. Se l’amore è «interesse attivo per la vita e la crescita di ciò che amiamo», come sostiene Fromm[34], ciò non è possibile senza un atto di volontà, che è essenzialmente fiducia e impegno per l’altro. Se questo vale per gli esseri umani, tanto più vale per Dio. Se la persona dicesse di amarlo solo quando lo sente, lo capisce, o ha voglia di pregarlo o di partecipare alla celebrazione eucaristica, ad esempio, certamente non potremmo dire che questa sia un’esperienza di amore, la quale, in ogni caso, non è mai basata solo sul «sentire», «capire», o «essere attratti» dall’altro. Uno splendido esempio lo troviamo nell’episodio del Vangelo di Matteo, nel quale Pietro domanda a Gesù di farlo avanzare verso di lui facendolo camminare sull’acqua del lago di Tiberiade. L’atteggiamento di Pietro è quello di colui che cerca certezza. Ma questa non può esistere, nell’amore, senza essere accompagnata dal rischio. Pietro cammina sull’acqua sintanto che la sua fiducia non vien meno a causa della paura, originata da un amore imperfetto. «L’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore» (1 GV 4, 18). Il timore della persona che non riesce a donarsi perché è preoccupata dalla possibile reazione dell’altro.

             «Se volete scoprire quale differenza Gesù abbia prodotto nell’umanità, cercandola nel Nuovo Testamento, troverete che la risposta è l’allontanamento della paura dalla vita della gente. Nel Nuovo Testamento la paura è considerata la radice di ogni male; è la paura che rende egoisti gli uomini, che li fa odiare, che li rende ciechi; è sempre la paura a farli impazzire. La paura scaccia l’amore, così come l’amore scaccia la paura»[35]. Certamente Gesù ha fatto molto di più di questo, ma questo ci aiuta a capire come, in ultima analisi, ciò che frena la persona dal passo decisivo a completare il suo amore con l’impegno e la fede con la volontà, sia il timore.

             Spesso il timore è alimentato dalla distanza tra l’ideale e le proprie capacità, ma va tenuto conto che «tutti gli ideali sono in un certo senso staccati dalla realtà… Sono obbiettivi da raggiungere, sono cose realizzabili ma non mai appieno realizzate. Una persona senza ideali è una persona molto povera; d’altra parte una persona che non possiede nient’altro che ideali, è una persona incapace sia per sé che per la società»[36].

             Allport sostiene che «Salvo non s’abbia a fare con un genio religioso, ad esempio il Cristo, non dobbiamo attenderci che il sentimento religioso, anche quando è maturo, sia coerente in assoluto. Più che per altri, va detto di esso che il suo modellamento è sempre una realtà incompiuta»[37]. E Perugia: «I giovani devono essere guidati verso la scelta di ideali personalizzati che siano il più vicino possibile allo «standard» di eccellenza. Così gli insegnanti di religione giustamente tendono a far sì che i fanciulli e gli adolescenti conoscano la vita di Cristo e dei Santi, perché essi sono esemplari di grandi virtù morali e religiose… I giovani devono saper valutare la distanza esistente fra ideali e realtà. Essi sono troppo spesso scoraggiati dai loro insuccessi per poter raggiungere uno «standard» di eccellenza; essi talora non sanno che gli ideali non sono mai pienamente realizzati, che essi sono obbiettivi a cui tendere più che scopi da realizzare. I giovani devono potersi guardare da tali scoraggiamenti, in quanto questi possono condurre a severi conflitti emotivi e a grave disadattamento. I giovani devono possedere degli ideali per il loro completo sviluppo e la loro completa integrazione, ma questi ideali devono essere costretti a giuocare il proprio ruolo nella dinamica della condotta umana»[38].

             Dunque, senza idealizzazioni, timori e scoraggiamenti definitivi, l’amore completo richiede un preciso impegno duraturo, un rischio ampiamente ricompensato dallo scoprire l’altro nella misura in cui rischio, in pratica, i miei ideali per lui. Fromm ricorda che «L’amore dovrebbe essere essenzialmente un atto di volontà, di decisione di unire la propria vita a quella di un’altra persona – nel nostro caso, Dio – … Amare qualcuno non è solo un forte sentimento, è una scelta, una promessa, un impegno. Se l’amore fosse solo una sensazione, non vi sarebbero i presupposti per un amore duraturo. Una sensazione viene e va. Come posso sapere che durerà sempre, se non sono cosciente e responsabile?

             Tenendo conto di questi elementi, si arriva alla conclusione che l’amore è essenzialmente un atto di volontà»[39].

             Anche Rollo May è dello stesso avviso: «Il compito dell’uomo è di unire amore e volontà. Essi non sono uniti da un’automatica crescita biologica, ma devono essere parte del nostro sviluppo cosciente… La volontà interviene e pone le basi che rendono possibile un amore relativamente maturo. Non più alla ricerca di una reviviscenza della sua condizione infantile, l’essere umano… ora si assume liberamente la responsabilità per le sue scelte…

             L’amore che è separato dalla volontà, o l’amore che impedisce la volontà, è caratterizzato da una passività che si incarna e non si sviluppa con la propria passione; tale amore tende, quindi, alla dissociazione. Finisce in qualcosa che non è pienamente personale perché non discrimina completamente. Tali distinzioni coinvolgono il volere e lo scegliere; e scegliere qualcuno significa non scegliere qualcun altro»[40]. Amare Dio implica sceglierlo: «Scegliete oggi chi volete servire» (GS 24, 15).

             «L’obbedienza della fede non va scambiata con un atto compiuto perché un potente ha comandato qualcosa, ma va vista come un modo di agire adottato perché Dio sta con la sua interpellanza e la sua rivendicazione nella vita dell’uomo, una interpellanza e una rivendicazione dotate di senso e indicanti una via»[41].

             «Una persona non offre mai altra garanzia se non se stessa. Nella relazione con gli altri, la certezza non antecede l’assenso: lo accompagna e ne è il frutto. Così è nella fede religiosa. Quando si rivolge a Dio, l’uomo vorrebbe anzitutto sapere in chi crede: lo sa però solo nel momento in cui crede … La fede è un atto cosciente, compiuto dalla persona nella sua totalità, e la sua certezza è una luce che si riflette sull’esistenza umana e la rende più ragionevole… Una certa umanizzazione e un certo equilibrio psicologico le sono indispensabili. In cambio, però, essa libera l’uomo, giacché dilata il suo essere in una relazione interpersonale»[42].

             Nella seconda parte esamineremo in quale maniera l’esperienza religiosa specificatamente cristiana integri la personalità e l’affettività della persona, aprendole più vasti orizzonti.[43]


 

[1]      STERNBERG Robert J., BARNES Michael L. (a cura di) – LA PSICOLOGIA DELL’AMORE, Milano, BOMPIANI, 1990, p. 142

 

[2]      LEVINGER George – Ibidem, pp. 170-171

 

[3]      STERNBERG Robert J. – Ibidem, p. 143

 

[4]      LEVINGER George – Ibidem, p. 170

 

[5]      DENZINGER Henricus, SCHÖNMETZER Adolfus – ENCHIRIDION SYMBO- LORUM DEFINITIONUM ET DECLARATIONUM DE REBUS FIDEI ET MORUM, Friburgo, HERDER, 1965 (XXXVI), p. 589

 

[6]      COLZANI Gianni – ANTROPOLOGIA TEOLOGICA. L’UOMO: PARADOSSO E MISTERO, Bologna, EDB, 1988, p. 239

 

[7]      Ibid., pp. 261-262

 

[8]      S. TERESA DI GESU’ – PENSIERI, (90), Roma, IL PASSERO SOLITARIO, 1980, p. 37

 

[9]      S. AGOSTINO – LE CONFESSIONI VIII, 4, Brescia, LA SCUOLA, 1987 (7), p. 124

 

[10]    BRYANT Christopher – PSICOLOGIA DEL PROFONDO E FEDE RELIGIOSA, Assisi, CITTADELLA, 1989, pp. 99-101

 

[11]    LEIBNIZ Gottfried W. – citato da MARIAS Julián – LA FELICITA’ UMANA. UN IMPOSSIBILE NECESSARIO, Cinisello Balsamo, PAOLINE, 1990,  p. 13

 

[12]    DACQUINO Giacomo – RELIGIOSITA’ E PSICOANALISI, Torino, SEI, 1980 (7),  p. 151[12]

[13]    HATFIELD D. – «THE DANGERS OF INTIMACY» in DERLEGA V., (a cura di)

         COMMUNICATION, INTIMACY AND CLOSE RELATIONSHIP, New York, ACADEMIC PRESS, 1984, pp. 207-220

 

[14]    S. TERESA D’AVILA – OPERE COMPLETE, Roma, Postulazione Generale dell’Ordine dei Carmelitani scalzi, 1981

 

[15]    VERGOTE Antoine – PSICOLOGIA RELIGIOSA, Roma, BORLA, 1979, p. 215

 

[16]    CENCINI Amedeo, MANENTI Alessandro – PSICOLOGIA E FORMAZIONE. STRUTTURE E DINAMISMI, Bologna, EDB, 1986, p. 284

 

[17]    KELMAN H.C. – «TRE PROCESSI DI INFLUENZA SOCIALE» in WARREN N., JAHODA J. – GLI ATTEGGIAMENTI, Torino, BORINGHIERI, 1976

 

[18]    CENCINI Amedeo, MANENTI Alessandro – op. cit., pp. 290-291

 

[19]    Ibid., pp. 287-288

 

[20]    Ibid., p. 294

 

[21]    KEILBACH Wilhelm – «L’INDIFFERENZA RELIGIOSA: TENTATIVO DI UN’ANALISI PSICOLOGICA» in L’INDIFFERENZA RELIGIOSA, Segretariato per i non credenti, (a cura di), Roma, CITTA’ NUOVA, 1978, p. 69

 

[22]    SPALTRO Enzo – «LA DINAMICA INDIVIDUO-GRUPPO NEI RAPPORTI EDUCATIVI» in QUESTIONI DI PSICOLOGIA, op. cit., pp. 676-677

 

[23]    BRYANT Christopher – op. cit., pp. 138-140

 

[24]    PUGNETTI Maurizio – I CATTOLICI NON PRATICANTI. MORFOLOGIA DELLA LONTANANZA IN PSICO-SOCIOLOGIA PASTORALE, Milano, LUX DE CRUCE, 1961, pp. 60-61

 

[25]    ALLPORT Gordon W. – L’INDIVIDUO E LA SUA RELIGIONE, Brescia, LA SCUOLA, 1972,  p. 199

 

[26]    FROMM Erich – L’ARTE DI AMARE, Milano, MONDADORI, 1983 (1988),  p. 33

 

[27]    FITZMYER Joseph A. – «TEOLOGIA PAOLINA» in GRANDE COMMENTARIO BIBLICO, BROWN Raymond E., FITZMYER Joseph A., MURPHY Roland E., Brescia, QUERINIANA, 1973, p. 1893

 

[28]    DACQUINO Giacomo – op. cit., p. 114

 

[29]    GIOVANNI PAOLO II – CHRISTIFIDELES LAICI, 34, Città del Vaticano, LIBRERIA EDITRICE VATICANA, 1988, p. 93

 

[30]    CARRIER Hervé – PSICO-SOCIOLOGIA DELL’APPARTENENZA RELIGIOSA, Leumann. ELLE DI CI, 1988, p. 66

 

[31]    GRENSTED L.W. – THE PSYCHOLOGY OF RELIGION, New York, OXFORD UNIVERSITY PRESS, 1952, p. 82

 

[32]    VAN DER LEEUW G. – LA RELIGION DANS SON ESSENCE ET SES MANIFESTATIONS, Parigi, PAYOT, 1955, p. 633

 

[33]    GRENSTED L.W. – op. cit., p. 143; 82 (Traduzione dell’autore)

 

[34]    FROMM Erich – op. cit., p. 36

 

[35]    WILLIAMS Harry – THE TRUE WILDERNESS citato da BRYANT Christopher, op. cit., p. 132

 

[36]    PERUGIA Angelo – In QUESTIONI DI PSICOLOGIA, op. cit., p. 523

 

[37]    ALLPORT Gordon W. – op. cit., p. 111

 

[38]    PERUGIA Angelo – In QUESTIONI DI PSICOLOGIA, op. cit., pp. 523-524

 

[39]    FROMM Erich – op. cit., pp. 60-61

 

[40]    MAY Rollo – L’AMORE E LA VOLONTA’, Roma, ASTROLABIO, 1971, pp. 276; 278; 272

 

[41]    WALDENFELS Hans – TEOLOGIA FONDAMENTALE NEL CONTESTO DEL MONDO CONTEMPORANEO, Cinisello Balsamo, PAOLINE, 1988, p. 543

 

[42]    VERGOTE Antoine – op. cit., pp. 244-245

[43]   NADALI Giorgio – Sessualità, Religioni e Sette. Amore e Sesso nei Culti mondiali, Roma, Armando Editore, 1999


Proibiti i campanili in Arabia Saudita. World Watch 2009: Persecuzione del Cristianesimo in 50 Paesi del Mondo. 37 di questi sono islamici

di Giorgio Nadali

Proibito il culto cristiano in Arabia Saudita. La culla dei minareti sui quali si sta interrogando l’Europa, dopo il referendum svizzero e quello italiano della Lega.  Open Doors redige ogni anno  una lista di Paesi dove il Cristianesimo è perseguitato e quali persecuzioni particolari subisce per ogni Paese. Viene distribuito un questionario nelle chiese o comunità e i fedeli rispondono in base alla difficoltà nel manifestare liberamente la loro fede in quel Paese. http://www.opendoorsusa.org/content/view/962/21 Il sito presenta (in inglese) anche la storia di martiri contemporanei perseguitati a causa della fede in Cristo: http://www.opendoorsusa.org/content/view/958/21
100 milioni di persone sono perseguitate nel mondo a causa della fede cristiana. Ecco i 50 Paesi dove la libertà religiosa cristiana subisce forti persecuzioni e limitazioni. Il più vicino geograficamente all’Italia è l’Algeria, seguita da Libia e Turchia (Paesi islamici). 9 di questi Paesi sono mete turistiche di italiani: Egitto, Maldive, India, Cuba, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Marocco, Tunisia e Cina. L’unico Paese europeo è la Bielorussia. L’unico nel continente americano è Cuba. 37 su 50 sono Paesi islamici. Uno è un Paese di tradizione cristiano ortodossa (la Bielorussia). La persecuzione di cristiani più grave vicina
all’Italia avviene in Algeria. 1) Corea del Nord 2) Arabia Saudita (nel Paese non esistono chiese. E’ consentito solo il culto islamico) 3) Iran 4) Afghanistan 5) Somalia 6) Maldive 7) Yemen  8. ) Laos 9) Eritrea 10) Uzbekistan 11) Buthan 12) Cina
13) Pakistan 14) Turkmenistan 15) Comore 16) Iraq 17) Qatar 18) Mauritania 19) Algeria 20) Cecenia 21) Egitto 22) India 23) Vietnam 24) Birmania 25) Libia 26) Nigeria 27) Azerbaijan 28) Oman 29) Brunei 30) Sudan del Nord 31) Zanzibar 32) Kuwait 33) Cuba 34) Taijikistan 35) Emirati Arabi Uniti 36) Sri Lanka 37) Giordania 38) Gibuti 39) Turchia 40) Marocco 41) Indonesia 42) Territori Palestinesi 43) Bangladesh 44) Bielorussia 45) Etiopia 46) Siria 47) Tunisia 48) Bahrein 49) Kenya
(Nord-Est) 50) Kazakistan La persecuizione più grave è in Corea del Nord. I Paesi dove vi è anche oppressione sono: Arabia Saudita, Yemen, Somalia, Maldive, Afghanistan, Iran.

In particolare, alcune persecuzioni lontane e vicino all’Italia.

Arabia Saudita: 543.000 cristiani. Il culto pubblico non islamico è
proibito, col rischio di arresto, reclusione, fustigazione,
deportazione, e talvolta tortura. La maggioranza dei cristiani ha
espatriato: è generalmente consentito il culto private, ma alcuni sono
stati arrestati, minacciati di morte e obbligati a nascondersi.
Recentemente, vi è stato un aumento nel numero di arresti. La
maggioranza dei cristiani sauditi devono tenere segreta la loro fede per
non rischiare l’omicidio per onore — cioè qualsiasi musulmano potrebbe
ucciderli senza incorrere in sanzioni legali. Almeno uno di questi è
avvenuto con certezza nel 2008.

Corea del Sud: 404.000 cristiani. I cristiani soffrono forti
persecuzioni. Il solo culto consentito è quello del “Beneamato Leader”
Kim Jong-il e di suo padre Kim II-Sung. I cristiani sono visti come
minaccia per cui un numero sempre in aumento è stato condannato ai lavoro
forzati nei campi e ad esecuzioni capitali segrete.

Cina: 21 milioni di cristiani. Esistono grandi squilibri nella libertà
religiosa, con maggiore libertà per le chiese registrate e per I
cristiani delle città, mentre quelli nelle aree rurali e delle chiese
non registrate (di gradimento al regime) vengono arrestati.

Algeria: Il governo regola la pratica religiosa cristiana. La metà delle
52 chiese evangeliche ha dovuto chiudere. 10 cristiani arrestati per
avere venduto copie della Bibbia. Quasi tutti i cristiani sono ex
musulmani.

Egitto: 8,3 milioni di cristiani. Nonostante il cristianesimo sia
presente sin dal primo secolo, le chiese evangeliche in particolare sono
sotto pressione dal governo. Vi è discriminazione di cristiani sul posto
di lavoro e i musulmani spesso usano la shar’ia — legge islamica — per
discriminare i cristiani. I convertiti al cristianesimo subiscono
pressioni per tornare all’Islam. Alcuni sono minacciati di morte.

Bielorussia: 9 milioni di cristiani (96%). La chiesa ortodossa gode di
privilegi. Le altre denominazioni cristiane vengono molestate e multate
dalle autorità. Tutte le Chiese devono registrarsi e questo richiede anni
di burocrazia. Le proprietà ecclesiastiche vengono vandalizzate e la
distribuzione di stampa cristiana è ristretta dalla legge. La Chiesa
cattolica attende ancora la restituzione dei beni confiscati nel periodo
sovietico, in modo particolare chiese e luoghi di culto.

www.giorgionadali.it

Pubblicato su Affari Italiani del 04.01.2010  http://www.affaritaliani.it/politica/proibiti_campanili_arabia_saudita_persecuzioni040210.html


Laicita’ e laicismo nello Stato

tribunale

di Giorgio Nadali

Nel mondo ci sono 194 nazioni. 187 laiche e 7 teocratiche (tutte islamiche). Nessun stato laicista. Alcuni governi “atei”. Nessun popolo ateo.  Tutte e 194 le nazioni hanno una cultura e una storia fondata su una religione. 48 hanno un simbolo religioso sulla bandiera nazionale. Croce:  25, Crescente:  11, Yin-Yang:  1  (Corea del Sud), Tiara e Chiavi S. Pietro:  1 (Città del Vaticano), Charka:  1 (India), Tempio di Angkor Wat:   1  (Cambogia), Allah Akbar (“Dio è grande”):   2  (Iran, Iraq), Shahadah (Professione di fede islamica):   1 (Arabia Saudita), Dragone:  1  (Bhutan) , Hiinomaru: 1 (Giappone), Stella con versetti del Corano: 1 (Giordania), Stella di Davide: 1 (Israele), Andorra  (Tiara  del  vescovo e bastone pastorale sullo stemma). Totale: 48 (su 194 Bandiere Nazionali: 24,74%) Circa un quarto degli Stati mondiali.

Non basta? Attualmente il calcolo degli anni è tutta su base religiosa. Cioè partono tutti da un fatto storico di una religione  Il più diffuso è l’anno cristiano ma esisto no diversi altri anni, islamico, ebraico, buddhista, induista, ecc. Inoltre i Paesi occidentali usano il calendario inventato da un papa italiano: Gregorio XII – Ugo Boncompagni (1582). Non esistono ambulanze senza il simbolo della croce nei Paesi cristiani, della mezzaluna islamica in quelli musulmani e della stella di Davide in Israele. Stato (laico) che ha una grande Menorah ebraico davanti al Parlamento israeliano a Gerusalemme. L’Italia osserva la domenica cristiana più altre sei festività cattoliche come giorno festivo per tutta la Nazione.   

.  Nel  Cerimoniale della Repubblica Italiana, il posto di un Cardinale: Art. 8 (Rango delle cariche europee e straniere). 3. “I Cardinali della Chiesa Cattolica e i Principi ereditari di Case regnanti hanno rango immediatamente seguente a quello del Presidente della Repubblica. Essi, tuttavia, non possono presiedere la cerimonia alla quale prendono parte”.

 “La scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca”. Così diceva lo scienziato Albert Einstein. Non di questo avviso alcuni beceri fanatici laicisti, professori e studenti dell’università “La Sapienza” di Roma, che hanno protestato e quindi fatto annullare la visita di Papa Benedetto XVI all’Ateneo romano in occasione dell’apertura dell’anno accademico o quella mamma che si è sentita offesa da un crocifisso in classe. Meglio chiarire la differenza tra laicità e laicismo…

Laicità. Il termine laico deriva dal greco. “Laòs” è il popolo. “Laikòs” significa popolare. Oggi questo termine è diventato lo scudo di una certa “cultura” che vorrebbe mettere la religione e le sue tradizioni da una parte e il vivere democratico e civile dall’altra. Ma è questa la laicità? Si rivendica una libertà di coscienza del cittadino, che deve sentirsi a suo agio in uno stato che non impone alcuna visione religiosa, non avvalla alcuna regola morale, prende le distanze da tradizioni e costumi religiosi, quasi che la cultura di un popolo non ne fosse profondamente e immancabilmente intrisa. Mi piace citare un padre della moderna sociologia — Emile Durkheim, che scriveva: “Non esiste una società conosciuta, senza religione. La religione ha dato tutto ciò che è essenziale allo sviluppo della società”. Ma anche Frèderic Le Play: “I popoli vivono delle loro credenze e muoiono delle loro incredulità”.
Cos’è la laicità? Esiste un corretto rapporto tra cultura religiosa di un popolo e laicità di uno stato? Non esistono popoli atei. Non esistono popoli senza una tradizione religiosa. Esistono oggi solo alcuni stati in cui la legge religiosa equivale quella civile. Le teocrazie. In tutti glia altri paesi, le leggi fondamentali sono state scritte basandosi anche sulla cultura religiosa di maggioranza in quello stato. Non sarebbe stata pensabile la carta costituzionale italiana, astrusa dalla cultura cattolica. Semplicemente perché la grande maggioranza dei cittadini si riconosce nei valori cristiani. Perché la storia dell’Occidente è stata in larga parte influenzata dal Cristianesimo. Perché la dimensione religiosa è una parte fondamentale della storia degli individui e dei popoli. Con buona pace di chi vorrebbe rivendicare la laicità come arma di difesa alla crisi della coscienza e al suo rancore verso la religione.
In un certo senso il contrasto nasce dal fatto che, com’è giusto che sia, esistono stati laici, ma non esistono popoli laici. Esiste una minoranza di cittadini non religiosi (o di altre religioni) che deve sentirsi a proprio agio in uno stato democratico, ma sempre in un paese che trova il suo collante anche e forse soprattutto nelle tradizioni e nella cultura religiosa della sua storia. Non è un caso che su più di sei miliardi di individui nel mondo oggi stime attendibili parlino di qualche centinaio di milioni di atei o agnostici, ben al di sotto del quindici per cento dell’umanità.

Un vero laico non è quindi un oppositore della religione, né si sente minacciato dalla naturale e inevitabile religiosità del suo popolo. La vera laicità non è opposta alla cultura religiosa. Uno stato laico deve tenere conto della sua tradizione religiosa. Non potrebbe fare altrimenti. Della cultura religiosa è pieno il suo tessuto sociale e storico.

Chiariamo un malinteso. Stato laico non vuol dire stato ateo e nemmeno stato antireligioso. Distingue semplicemente potere politico da autorità religiosa. Ma è profondamente radicato nella cultura religiosa che sostiene il suo tessuto sociale. Le sue tradizioni e la sua storia insomma. Nessuno stato al mondo è laicista. Alcuni governi sì, ma nessun popolo. Solo singole persone con gravi problemi psicologici, che odiano la religione. Gente che sputa nel piatto dove mangia e che approfitta delle feste cattoliche per fare vacanza.

Uno stato laico garantisce le libertà religiose. Ha una cultura religiosa che nasce dalla sua storia e nella quale si riconosce la quasi totalità dei suoi cittadini. Non è realistico pensare all’Italia come ad un Paese non cattolico. E’ impensabile guardare all’Occidente senza comprendere la storia del Cristianesimo. Uno stato laico non ha leggi basate sulla religione. Se così fosse, tutti i peccati, ad esempio, della morale cattolica, sarebbero automaticamente reati. Divorzio, adulterio, aborto, rapporti sessuali prematrimoniali non sono reati. Mentre tutti i reati sono anche peccato perché si oppongono alla visione morale, quella cattolica, che forma il tessuto culturale e sociale del nostro Paese. Certo. I valori laici e quelli cattolici possono convergere, ma è illusorio pensare che i “valori laici” in un Paese di cultura cattolica non abbiano nulla a che fare, anche a livello di formazione, con quest’ultima. In altre parole, il cattolicesimo ha generato anche valori che qualcuno ritiene “laici”. E così in qualsiasi altro paese al mondo, non essendoci, abbiamo già detto, società e popoli atei. Se il nostro Paese crede nel dialogo e nella tolleranza, lo deve alla cultura cattolica. Lo sarebbe nella stessa misura se fosse stato fondato in una cultura islamica fondamentalista, come in Arabia Saudita o in Iran?
Alla base delle diverse deviazioni dottrinali e pratiche del mondo attuale si può scoprire come un denominatore comune, che quasi esprima l’anima di tutto e rappresenti il principio ispiratore della complessa gamma degli atteggiamenti errati nel campo religioso e morale?

Noi pensiamo di sì e crediamo di individuare questo atteggiamento di fondo in quella diffusa mentalità attuale che va sotto il nome di “laicismo”. Non temiamo di affermare che questo è l’errore fondamentale, in cui sono contenuti in radice tutti gli altri, in una infinità di derivazioni e di sfumature.
E’ difficile dare una definizione del laicismo, poiché esso esprime uno stato d’animo complesso e presenta una multiforme varietà di posizioni. Tuttavia in esso è possibile identificare una linea costante, che potrebbe essere così definita: una tendenza o, meglio ancora, una mentalità di opposizione sistematica ed allarmistica verso ogni influsso che possa esercitare la religione in genere e la gerarchia cattolica in particolare sugli uomini, sulle loro attività ed istituzioni.

Ci troviamo, cioè, di fronte ad una concezione puramente naturalistica della vita dove i valori religiosi o sono esplicitamente rifiutati o vengono relegati nel chiuso recinto delle coscienze e nella mistica penombra dei templi, senza alcun diritto a penetrare ed influenzare la vita pubblica dell’uomo (la sua attività filosofica, giuridica, scientifica, artistica, economica, sociale, politica, ecc.).
Abbiamo, così, innanzitutto un laicismo che si identifica in pratica con l’ateismo. Esso nega Dio, si oppone apertamente ad ogni forma di religione, vanifica tutto nella sfera dell’immanenza umana. Il marxismo è precisamente su questa posizione né è il caso che ci diffondiamo ad illustrarlo.
Abbiamo, poi, un’espressione meno radicale, ma più comune, di laicismo, che ammette Dio e il fatto religioso, ma rifiuta di accettare l’ordine soprannaturale come realtà viva ed operante nella storia umana. Nell’edificazione della città terrestre intende prescindere completamente dai dettami della rivelazione cristiana, nega alla Chiesa una superiore missione spirituale orientatrice, illuminatrice, vivificatrice nell’ordine temporale.
Le credenze religiose sono, secondo questo laicismo, un fatto di natura esclusivamente privata; per la vita pubblica non esisterebbe che l’uomo nella sua condizione puramente naturale, totalmente disancorato da un qualsiasi rapporto con un ordine soprannaturale di verità e di moralità. Il credente è perciò libero di professare nella sua vita privata le idee che crede. Se, però, la sua fede religiosa, uscendo dall’ambito della pratica individuale, tenta di tradursi in azione concreta e coerente per informare ai dettami del Vangelo anche la sua vita pubblica e sociale, allora si grida allo scandalo come se ciò costituisse una inammissibile pretesa.
Alla Chiesa si riconosce, tutt’al più, un potere indipendente e sovrano nello svolgimento della sua attività specificamente religiosa avente uno scopo immediatamente soprannaturale (atti di culto, amministrazione dei sacramenti, predicazione della dottrina rivelata, ecc.). Ma si contesta ad essa ogni diritto di intervenire nella vita pubblica dell’uomo poiché questa goderebbe di una piena autonomia giuridica e morale, né potrebbe accettare dipendenza alcuna o anche solo ispirazione da esterne dottrine religiose.

Praticamente si nega o si prescinde dal fatto storico della rivelazione; si misconosce la natura e la missione salvifica della Chiesa; si tenta di frantumare l’unità di vita del cristiano, nel quale è assurdo voler scindere la vita privata da quella pubblica; si abbandona la determinazione della verità e dell’errore, del bene e del male all’arbitrio del singolo o delle collettività, aprendo così la strada a tutte le aberrazioni individuali e sociali, di cui – purtroppo – i nostri ultimi decenni hanno offerto testimonianze atroci.
Come si vede, il fenomeno laicista affonda le sue radici in un contrasto sostanziale di principi. Non si esaurisce nel fatto politico contingente, anche se preferisce sviluppare soprattutto su questo terreno la sua quotidiana polemica contro la Chiesa. Nella sua accezione più conseguente, esso è una concezione della vita che è agli antipodi di quella cristiana.

Una sottile corrosione dell’anima cattolica del paese Il pericolo insito in questo errore è oggi accentuato da due fatti. Innanzi tutto il laicismo, nell’odierna situazione italiana, evita generalmente gli atteggiamenti plateali e massicci del vecchio anticlericalismo ottocentesco. IL più scaltrito, più duttile, più lucido ed aggiornato alle tecniche del tempo. Più che aggredire direttamente preferisce l’insinuazione perfida e la critica sottile, più che la discussione diretta preferisce la battuta di spirito e lo scherno, più che l’attacco alle idee preferisce l’utilizzazione delle debolezze degli uomini, più che le spettacolari chiassate di piazza preferisce l’orpello d’una certa severità culturale.
Anche quando attacca la Chiesa si sforza di ammantarsi di nobili motivi: vorrebbe svincolarla da ogni “compromissione” temporale, purificarla da ogni “contaminazione” mondana e politica, metterla al passo dei tempi e svecchiare le sue interne strutture, affinché, libera e ringiovanita, possa tornare ad esercitare il suo sovrano ministero spirituale sulle anime.
A questo s’aggiunge un altro fattore importante: il laicismo sfugge a posizioni dottrinali precise. Come tutti gli errori di oggi preferisce l’indeterminatezza e la vaporosità degli atteggiamenti. Fa leva soprattutto su impressioni, su sentimenti e risentimenti, su stati d’animo. Ciò è dovuto a volte alla superficialità delle sue idee, ma spesso obbedisce ad un preciso calcolo. Ama giocare sull’equivoco per raggiungere i propri scopi senza suscitare eccessive reazioni, soprattutto in quella parte dell’opinione pubblica ancora legata – in qualche modo – alla religione e alla morale cristiana. Si mimetizza per operare indisturbato in modo da creare gradualmente un clima di pensiero e di vita disancorato da ogni riferimento soprannaturale ed aperto a tutte le avventure intellettuali e morali.
Questi fatti rendono l’insidia molto più grave, perché, sotto l’apparente rispetto per la fede religiosa del popolo, può essere gradualmente e insensibilmente consumata un’opera di sistematica corrosione dell’anima cattolica del paese.

Le manifestazioni più ricorrenti

Che alla base dell’odierno atteggiamento laicista vi sia un profondo contrasto di natura religiosa, lo dimostra anche uno sguardo – sia pure sommario – dato alle più recenti manifestazioni di esso, le quali possono essere così sommariamente delineate:
a) critiche astiose, anche se talvolta espresse in forma di apparente rispetto, per ogni intervento del magistero ecclesiastico, ogni qualvolta esso, dal piano dei principi, scende alle applicazioni pratiche; allarme e rifiuto dell’intervento della Chiesa e della sua gerarchia perfino in fatto di pubblica moralità;
b)insofferenza e diffidenza, se non aperta ostilità, verso tutto ciò che è espressione del pensiero e della vita dei cattolici nel paese, verso tutto ciò che indica una loro presenza ed influenza nei diversi settori della vita pubblica;
c) compiaciuta pubblicità data ad episodi di immancabili deficienze e di presunti scandali nel clero e nel laicato cattolico organizzato; travisamento sistematico delle finalità che animano opere cattoliche di assistenza, di carità, di educazione, ecc.;
d) compiacente appoggio dato ad ogni tentativo tendente ad introdurre nella legislazione italiana il divorzio e ad attenuare le vigenti disposizioni a tutela delle leggi della vita;
e) isolati, ma chiari sforzi per rimettere in discussione il Concordato che pure fu accettato con quasi unanime riconoscimento nell’immediato dopoguerra ed inserito nella stessa Costituzione;
f) aspri attacchi contro la vera libertà della scuola non statale e continue accuse ai cattolici di voler sabotare la scuola statale; opposizione tenace ad ogni richiesta di contributi, da parte dello Stato, alla scuola non statale e taccia alla stessa di mancare di libertà e di non educare alla libertà, in quanto al cattolico sarebbe preclusa la libertà d’indagine necessaria per il progresso e la cultura;
g) scandalo e proteste per ogni partecipazione delle pubbliche autorità a manifestazioni religiose o ad atti di omaggio al vicario di Cristo, nel quale si vuol vedere soltanto il sovrano della Città del Vaticano, con cui trattare da pari a pari, pena l’umiliazione e l’abdicazione dello Stato alla sua dignità sovrana;
h) incapacità a comprendere nel loro pieno significato religioso gli interventi della Chiesa e della sua gerarchia, intesi ad orientare i cattolici nella vita pubblica, a richiamarli – nel momento attuale – al dovere dell’unità, e a metterli in guardia contro ideologie che, prima di essere aberrazioni politiche e sociali, sono autentiche eresie religiose. Gioverà ricordare le parole di Pio XI: “Ci sono dei momenti in cui noi, l’episcopato, il clero, i laici cattolici, sembra si occupino di politica. Ma, in realtà, non ci si occupa che della religione e degli interessi religiosi, finché si combatte per la libertà religiosa, per la santità della famiglia, per la santità della scuola, e per la santificazione dei giorni consacrati al Signore. Non è questo fare della politica… Allora è la politica che ha toccato la religione, che ha toccato l’altare. E noi difendiamo l’altare” (Pio XI, Discorso del 19 settembre 1925).
Da questi brevi cenni risulta evidente la gravità degli errori diffusi sotto l’etichetta del laicismo.
La Chiesa non ha alcun interesse a riaprire antichi dissidi, né desidera che i cattolici si lascino trascinare su un campo di sterili polemiche, le quali servirebbero soltanto a disgregare la spirituale compagine delle nazioni e a distrarli dal duro, positivo impegno quotidiano di edificazione di una società più giusta e più capace di risolvere i problemi concreti ed urgenti della vita del nostro popolo.
Tuttavia non può restare indifferente di fronte a questi attacchi, che investono la sostanza della sua dottrina. Tradirebbe la sua missione e aprirebbe la strada a facili disorientamenti nelle anime ad essa affidate.

Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it

Pubblicato su “L’Opinionista” del 02.12.2009   http://www.lopinionista.it/notizia.php?id=338