I valori cristiani. 5. La Giustizia

Per un cristiano vi sono due pilastri riguardo la giustizia. Primo: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Matteo 5,20). Sono parole di Gesù Cristo. Per un cristiano la giustizia dev’essere come quella divina: amore. Secondo: «Il giusto vivrà mediante la fede» (Romani 1,17). La fede deve portare ad essere giusti come Dio. «Siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo» (1 Corinzi 6, 11). «Cristo Gesù è diventato per noi sapienza, giustizia» (1 Corinzi 1, 30) «perché noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2 Corinzi 5, 21). Se è fuori discussione il fatto che la giustizia sia Dio stesso (come del resto ogni altro suo attributo), è certo che la persona matura possegga un sano senso di giustizia. Il cristiano può essere giusto perché viene giustificato dal sacrificio redentore di Cristo. La giustizia è strettamente legata all’amore. La giustizia è posta a fondamento dell’amore. Esso non può sussistere senza giustizia.

Occorre riconoscere all’altro ciò che gli spetta di diritto, cioè ciò che gli garantisca la sua piena umanità e dignità. Nell’esperienza cristiana la persona riconosce tra questi diritti anche l’amore (che normalmente va oltre al concetto di giustizia appena accennato), per cui il cristiano non può essere giusto senza amare. Esso diviene un dovere, come risposta ad un amore totalmente gratuito, che è quello divino, in Cristo. La persona risponde all’amore gratuito di Dio con un amore gratuito al prossimo (e a Dio). La fede cristiana non trasforma l’amore in un obbligo, ma in un diritto. E ad ogni diritto corrisponde un dovere, perché esista vera giustizia. Nell’esperienza cristiana vi è da una parte il riconoscimento che solo Dio può giudicare il cuore della persona. Il giudizio viene limitato al discernimento tra bene e male, anche nei confronti dell’altro: Se il tuo fratello commette una colpa va e ammoniscilo… (Matteo 18, 12) evitando di pronunciare un giudizio assoluto sulla persona: «Non giudicare» (Matteo 7, 1).

Per l’uomo il giudizio sull’altro ha sempre una valenza emotiva così forte e condizionante da creare esclusivamente divisione e disarmonia, dato che l’uomo quando è tentato di giudicare in questo senso è sempre spinto da una situazione negativa. Ma per esercitare il senso di giustizia la persona deve soprattutto riconoscere il diritto altrui. E’ qui, forse, il contributo determinante dell’esperienza cristiana. Quali diritti io riconosco all’altro? E in forza di che cosa o di chi? Ora è precisamente l’amore quello che apre gli occhi per riconoscere la persona del prossimo. Senza la luce e l’ispirazione dell’amore non si arriva al rapporto personale della giustizia.

I diritti fondamentali, cioè i diritti universali dell’uomo, sono fondati nella dignità della persona umana; di conseguenza diventa possibile rispettarli solo sulla base di una comprensione piena di amore del prossimo nella sua qualità di persona. Pertanto una giustizia solo o prevalentemente impersonale rimane sempre imperfetta e degenera facilmente in ingiustizia… Solo la giustizia guidata e ispirata dall’amore, che ha il primato in tutto, è una giustizia viva. Per questo l’ordine sociale è da fondarsi sulla verità, realizzarsi nella giustizia, deve essere vitalizzato dall’amore. Chi segue fedelmente Cristo, cerca anzitutto il Regno di Dio, e assume così più valido e puro amore per aiutare i suoi fratelli e per realizzare le opere della giustizia. La psicologia riconosce tra i bisogni fondamentali dell’individuo quello di dare e ricevere amore.

Nel Cristianesimo vi è una visione universale dei diritti umani. L’altro va rispettato in quanto persona, non in quanto credente e tanto meno in quanto credente nella propria stessa fede religiosa. Questa universalità è presente anche nel Buddhismo, anche se la persona umana è considerata in modo diverso. La vita umana è solo apparenza.

L’esperienza cristiana ne fa un diritto, e quindi un dovere. Il giudizio sarà quindi orientato da questo fine superiore. Giudicare può significare due cose diverse: in primo luogo, esercitare la funzione mentale dell’asserzione oppure assegnare certi predicati. In secondo luogo, però, ‘giudicare’ significa pure esercitare la funzione di ‘giudice’ in riferimento all’azione di assolvere e condannare. Quest’ultimo tipo di giudizio morale si fonda sull’idea di un’autorità che trascende l’uomo e che formula giudizi su di lui. Tale autorità è privilegiata per assolvere, condannare o punire. I suoi dettami sono assoluti, perché si trova al di sopra dell’uomo, ed è dotata di una saggezza e di una forza per l’uomo inattingibili… Ma molte persone che non esercitano l’ufficio di giudice ne assumono il ruolo, pronti a condannare o ad assolvere, quando formulano giudizi morali. Il loro atteggiamento spesso contiene una buona dose di sadismo e di distruttività. Non vi è forse fenomeno che contenga tanto senso distruttivo quanto l”indignazione morale’ che consente all’invidia di estrinsecarsi sotto la maschera della virtù… Il compito principale dell’uomo nella vita è far nascere se stesso, divenire ciò che potenzialmente è. Comprendere una persona non significa condonare; significa che non la si accusa come se si fosse un Dio o un giudice posti al di sopra di lei.

Giorgio Nadali


La vita umana prima di tutto

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Dio è autore della vita. La vita umana è quindi sacra – e quindi intoccabile e di importanza assoluta su tutto il creato – in quanto la persona umana è stata dal Creatore voluta a sua “immagine”: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Genesi 1,27). L’espressione “immagine” – tradotta dall’originale della lingua ebraica – non significa apparenza fisica (Dio è spirito e non ha quindi un corpo), ma identità. Cioè: l’uomo è figlio di Dio. La parola “vita” è presente 871 volte nella Bibbia. Da questa fede radicata nella Parola stessa di Dio deriva la visione etica cristiana, anche se con qualche piccola differenza tra le diverse confessioni (Chiese) cristiane. La bioetica è la parte della morale che si occupa della difesa del valore della vita umana (da biòs = vita + ethòs = comportamento). È quindi lo studio sistematico della condotta umana nell’ambito della scienza della vita e della cura della salute, quando tale condotta è esaminata alla luce dei valori e dei princìpi morali. In estrema sintesi:
• La scienza è buona solo se difende, protegge, sviluppa, aiuta la vita umana, dal concepimento alla morte naturale.
• L’uomo è persona dal concepimento alla morte naturale. La vita umana è un valore assoluto. Non dipende da opinioni, non dipende dal fatto che sia stata voluta o no. Qualsiasi vita umana vale sempre e comunque. Contro questo principio ci sono solo ingiustizie e barbarie.
• L’uomo è sempre soggetto e mai oggetto. La vita umana non può mai essere usata. Non esistono vite meno importanti di altre.
• L’uomo deve sempre preservare la sua vita e quella degli altri.
• Gandhi diceva: “L’uomo si distrugge con la scienza senza umanità. Il vero progresso scientifico deve difendere la vita e migliorarla. Non esiste vero progresso contro la dignità della persona umana.
• L’uomo è persona anche quando non può comunicare o non può mostrare la sua intelligenza (perché è in coma o è malato di mente o è ancora un embrione o perché è semplicemente un deficiente). Va comunque sempre rispettato. L’intelligenza è una condizione necessaria ma non sufficiente per essere persona (gli animali sono intelligenti, ma non sono persone). La vita è un diritto. Allora esiste sempre il dovere corrispondente di rispettarla e difenderla.
• ABORTO. E’ di 3 tipi. Spontaneo , Terapeutico, Volontario (detto I.V.G., Interruzione Volontaria di Gravidanza). Solo l’ultimo è un male morale. L’I.V.G. ha oggi 4 metodi per uccidere e il più diffuso (66%) è il Karman/Isterosuzione. Qualsiasi vita umana va protetta e difesa sin dl concepimento. L’embrione è persona umana in sviluppo. Non può essere usato o ucciso a fini scientifici. Il bimbo concepito ha gli stessi diritti della mamma. Voluto o non voluto. Per le alternative è possibile l’adozione prenatale entro 15 giorni dalla nascita. Il bimbo sarà amato sicuramente da una famiglia pronto ad accoglierlo, anche in caso di grave handicap. Per la prevenzione non bisogna pensare solo alla contraccezione, ma ad una sessualità responsabile che eventualmente può anche accogliere la vita perché già unita stabilmente (matrimonio).
• TRAPIANTO DI ORGANI. Lecito come grande atto di amore. La donazione non mette in discussione la fede nella risurrezione del corpo promessa a tutti da Gesù. La donazione combatte il mercato clandestino di organi.
• GENETICA. Lecita solo se rispetta la dignità della persona umana. La persona non può mai essere ridotta ad oggetto per esperimenti. Buona se aiuta a combattere le malattie. Non è lecito uccidere embrioni e d è anche scientificamente inutile.
• AIDS. Solo un amore fedele e responsabile, costituisce una prevenzione totalmente sicura. Il malato va aiutato. Il sieropositivo non va discriminato. La prevenzione parte dal cuore, non dal corpo. Una sessualità al servizio di un vero amore stabile e fedele. Il 99% dei contagi avviene oggi tra eterosessuali con un comportamento sessuale irresponsabile e “capriccioso”.
• EUTANASIA. 3 tipi: attiva (veleno), passiva (tolgo cure vitali essenziali), Stop accanimento terapeutico (lecita, interrompo cure inutili e non essenziali). La medicina dev’essere vista sempre come aiuto alla vita. La persona vale sempre anche se malata o in stato “vegetativo”. Il malato vuole morire perché disperato, perché non si sente amato. La sua richiesta di morire non è credibile per via della disperazione. Non possiamo assecondare e aiutare un aspirante suicida. Esiste il diritto di morire con dignità (non uccisi o suicidi), non esiste il diritto di suicidarsi. La vita, ogni vita, ha sempre valore ed è legata a molte altre vite. L’eutanasia si presta a gravi abusi. Lo Stato deve aiutare tutti, non liberare letti di ospedale per chi non può permettersi cure o è considerato inutile o perché vuole morire. E’ un criterio di umanità e giustizia. Non si può uccidere per amore. Non si può uccidere la speranza, né uccidere la ricerca (lotta contro il male e non arresa).
• FECONDAZIONE ASSISTITA. Leciti solo i metodi chiamati “GIFT” e “LTOT” perché sono un aiuto ad un concepimento naturale nel corpo materno. Respinta la “FIVET” (in provetta) . Il bimbo ha il diritto di essere concepito dalla e nella sua mamma. La “FIVET” si presta a gravi abusi e crea crisi parentali e di identità al nascituro (di chi è figlio?). Con la “FIVET” il figlio assomiglierà comunque ad un donatore sconosciuto di uno dei due gameti, Allora meglio adottare. Il figlio non è un diritto, è un dono. Va difeso il bambino prima di tutto.

wwuntitledwwuntitledGiorgio Nadali