Fede & Scienza: Le forze della preghiera e della fede fanno bene al cervello

Le persone religiose trovano forza in Dio; questo lo sappiamo. Ma un nuovo studio condotto dal Prof. Malt Friese e da Michaela Wanke suggerisce che anche i non credenti possono entrare in azione. In un recente numero del Journal of Experimental Social Psychology, presentano prove che dimostrano come e perché la preghiera potrebbe aumentare la capacità di chiunque di resistere alla tentazione. Tuttavia possiamo essere tutti d’accordo che per questo occorra autocontrollo, gli autori propongono che la fonte di tale controllo potrebbe non essere soprannaturale. Invece, potrebbe venire da qualcosa di più terreno. Qualcosa di accessibile anche ai più atei: la connessione sociale.

Gli autori hanno elaborato il loro studio del potere di preghiera in ciò che hanno chiamato il “modello forza” dell’autocontrollo. Il modello di resistenza suggerisce che le nostre risorse cognitive, come le nostre risorse fisiche, siano limitate. Correre per un chilometro sarebbe incredibilmente difficile dopo averne corsi già 30, e resistere anche alla più piccola tentazione può essere incredibilmente difficile se hai appena passato un’ora a resistere quelle più grandi. Quindi, come possiamo ricostituire queste risorse cognitive, o anche aumentare la nostra “resistenza” cognitiva? I ricercatori hanno, in tutta serietà, scoperto che l’ingestione di glucosio può infatti aumentare l’autocontrollo, ma gli scienziati gli scienziati hanno supposto che la preghiera potrebbe essere un altro mezzo attraverso il quale gli individui si proteggono dal crollo della forza di volontà. In effetti, studi del passato avevano già suggerito un tale rapporto, mostrando che suggerendo ai partecipanti parole relative alla religione (ad es Dio, divino) li mettevano al riparo contro gli effetti dell’impoverimento cognitivo.

Gli autori hanno trovato che le persone interpretano la preghiera come l’interazione sociale con Dio, e le interazioni sociali sono ciò che ci danno le risorse cognitive necessarie per evitare la tentazione. Precedenti ricerche hanno trovato che anche brevi interazioni sociali possono promuovere le funzioni cognitive, e lo stesso sembra valere per le brevi interazioni sociali con le divinità.

Uno dei più importanti ricercatori nel campo della neurologia e della spiritualità è Andrew Newberg, direttore della ricerca presso il Jefferson Myrna Brind Center of Integrative Medicine a Thomas Jefferson University Hospital e , a Philadelphia . Ha fatto studi empirici sul funzionamento del cervello tra una varietà di praticanti spirituali che vanno da suore cattoliche impegnati in ” centrare preghiera” di pentecostali in preghiera in lingue .

I risultati del suo lavoro e altri hanno confermato che il cervello umano è “progettato per la fede . “Diverse volte le neuroscienze hanno dimostrato che la preghiera fa una differenza notevole nel funzionamento fisiologico del cervello.

Newberg afferma che mentre cresci spiritualmente, cambi le convinzioni, migliori il senso di compassione – per esempio – e questo incide sul cervello. Se si pratica la molto preghiera, per esempio, i dati mostrano che queste pratiche possono effettivamente cambiare il cervello nel corso del tempo .

Abbiamo fatto uno studio sulla pratica di meditazione e abbiamo trovato diverse cose tra le persone che non avevano mai meditato prima. Quando queste persone hanno aggiunto la meditazione per le loro pratiche, come ad esempio concentrandosi su un passo della Scrittura, abbiamo visto cambiamenti significativi nel funzionamento del cervello. In particolare, abbiamo visto una maggiore attività nei lobi frontali (una delle aree del cervello coinvolte nella compassione e nelle emozioni positive ) e non ci sono stati cambiamenti nel talamo, la parte del nostro cervello che ci aiuta all’interconnessione.

I cristiani spesso parlano di ” frutto dello Spirito ” delineati da San Paolo nella Lettera ai Galati- “amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, mitezza, dominio di sé “. Queste sono funzioni del cervello ?

Newberg risponde che in sostanza c’è un equilibrio da stabilire tra il lobo frontale e il sistema limbico. L’amigdala è la parte del cervello che reagisce alla paura, all’odio , alla rabbia e altre emozioni allarmanti, ma partecipa anche agli aspetti positivi. Il lobo frontale equilibra tutto. Per esempio, quando qualcuno ti taglia la strada nel traffico , la vostra amigdala reagisce con , “fagli  del male subito”, ma il vostro lobo frontale dice: “Aspetta un minuto! ” Questa è una visione neurologica della pazienza .

Sia che si chiami ” vita nello Spirito ” o diventare più compassionevole, meno reazionario, si parla del tentativo di sopprimere l’amigdala e cercare di migliorare il lobo frontale e le attività nelle aree sociali del cervello.

Newberg aggiunge che “le visioni positive su Dio sono buone per il cervello. Tuttavia , le visioni negative su Dio possono essere dannose, causano stress, ansia e possono causare depressione e emozioni negative”.

Abbiamo scoperto che la fede nel suo senso più ampio è la cosa migliore che si può avere per il cervello. Non solo la fede religiosa fa bene al cervello, ma anche l’ottimismo e il guardare il mondo in modo positivo che la gente associa spesso con la fede.  Avere ” fede” che la tua vita andrà per il verso giusto e che tu sia in grado di aiutare altre persone, questo è un altro beneficio.

In realtà, l’ottimismo – la speranza – è un ottimo indicatore della propria salute e della vita . Se questo ottimismo è avvolto in un contesto religioso, vi sono elementi che dimostrano che le persone che sono religiose hanno più bassi livelli di depressione e ansia .

Inoltre, quando hai fede, fornisci un quadro di riferimento per la vita e per la comprensione del mondo che allevia un sacco di ansia ontologica di cui molti soffrono, e ciò fornisce risposte in un contesto di vita. È un reticolo interconnesso per la vita. Se ottenete sostegno sociale dalla vostra chiesa, anche questo è incredibilmente utile per il cervello .

Giorgio Nadali


2016. Quale futuro per le religioni mondiali?

Dai dati del 2012 , nel mondo 910 milioni di persone sono dichiaratamente atee. Le persone non religiose, ma non atee sono un miliardo e 610 milioni. Quelle religiose a vari livelli sono quattro miliardi e 130 milioni. Il Paese con più atei è la Cina (47%), seguita da Giappone e Repubblica Ceca. Il Paese col maggior numero di persone religiose è il Ghana (96%), seguito da Nigeria e Armenia.
Il Paese col più alto numero di atei in Europa è la Francia col 29%, quarto posto nel mondo. L’Italia è al diciottesimo posto per ateismo con l’8% e al venticinquesimo per religiosità con il 73%. Col più basso numero di atei in Europa (0 – 5%) Romania, Grecia, Malta, Irlanda e Polonia. Gli atei sono passati dal 4% al 7% in trentanove Paesi monitorati nel mondo dal 2005 al 2012. 13% in tutto il mondo.

Le ragioni dell’ateismo sono sostanzialmente quattro a mio avviso. Tutte rispettabili. Primo. Il dolore. Non si accetta il fatto che Dio permetta la sofferenza nel mondo. Secondo. Esempi negativi ricevuti dai credenti. Terzo. Ideologici politici. È probabile anche se non certo che l’adesione radicale alla visione marxista e comunista impedisca l’apertura a una fede religiosa. Quarto. Razionalismo. Non è la razionalità, che è l’uso della ragione, ma la convinzione che solo la ragione possa spiegare ogni cosa. Fatto per altro impossibile, dato che proprio l’amore e l’innamoramento che mandano avanti i rapporti umani sono fatti irrazionali, non spiegabili con la sola ragione. Ragione senza fede (razionalismo) e fede senza ragione (fideismo) sono due visioni estreme che rinunciano o alla spiritualità o alla razionalità umane. Il fideismo può portare a fenomeni anche gravi di fanatismo religioso, tanto quanto il razionalismo può portare all’intolleranza del laicismo. Il laicismo vorrebbe escludere la cultura religiosa dalla società in cui vive. Un fatto impossibile. Non esiste un Paese al mondo in cui una persona non possa essere coinvolta anche senza volerlo, credente o meno, dalla cultura religiosa. Non esistono Paesi atei, ma alcuni regimi atei. Ad esempio in Italia vi sono cinquantanove giorni di festa (domeniche comprese) per tutti (atei e credenti) legati al cattolicesimo, contro solo tre giorni festivi legati esclusivamente allo Stato laico. 721 comuni italiani (su ottomila) hanno un nome religioso legato al cattolicesimo, più mezzo milione di nomi di piazze, viali, vie, ecc. Tutte le autoambulanze hanno una croce “greca” e la croce “latina” è presente anche sul palazzo del Quirinale (Presidenza della Repubblica) sulla Torre dei Venti, oltre che nei tribunali, carceri e ospedali.

Previsioni errate… «Nel 1710 il libero pensatore inglese Thomas Woolston (1620-1731) si disse fiducioso che la religione sarebbe finita prima del 1900. Voltaire (1695-1778) ritenne questa previsione troppo pessimistica e predisse che la religione sarebbe scomparsa dal mondo occidentale nel giro di mezzo secolo – più o meno entro il 1810 […] L’illustre antropologo Anthony F. C. Wallace ha fatto sapere a migliaia di studenti nel 1966, il “futuro della religione è l’estinzione […] la credenza nei poteri soprannaturali è destinata a morire in tutto il mondo in seguito alla crescente diffusione della conoscenza scientifica […] è un processo irreversibile».

L’inchiesta più recente a livello mondiale del 2012 è della WIN-Gallup International . Ha rivelato che solo il 13% della popolazione mondiale dichiara di essere atea. I religiosi sono il 59% e i non religiosi il 23%. L’indice di religiosità e ateismo della WIN-Gallup International misura l’auto percezione a livello mondiale delle credenze religiose basandosi su di un campione di 51.927 intervistati, uomini e donne, in 57 Paesi nel mondo di tutti i continenti. La domanda posta era: “Indipendentemente dal fatto che Lei frequenti un luogo di culto oppure no, si ritiene una persona religiosa, non religiosa o atea?”. In Italia hanno risposto 987 persone. 73% religiose, 15% non religiose e 8% atee. Dati raccolti per WIA-Gallup International dalla Doxa, dal 21 novembre al 4 dicembre 2012.

Le nazioni con più persone religiose sono: 1) Ghana 96% 2) Nigeria 93% 3) Armenia 92% 4) Fiji 92% 5) Macedonia 90% 6) Romania 89% 7) Iraq 88% 8) Kenya 88% 9) Perù 86% 10) Brasile 85% 11) Georgia 84% 12) Pakistan 84% 13) Afghanistan 83% 14) Moldavia 83% 15) Colombia 83% 16) Camerun 82% 17) Malesia 81% 18) India 81% 19) Polonia 81% 20) Sudan (Sud) 79% 21) Uzbekistan 79% 22) Serbia 77% 23) Tunisia 75% 24) Arabia Saudita 75% 25) Italia 73%.
Le nazioni con più persone inclini a dichiararsi non religiose: 1) Irlanda 47% 2) Canada 46% 3) Azerbaijan 44% 4) Olanda 43% 5) Austria 42% 6) Hong Kong 38% 7) Francia 37% 8) Australia 37% 9) Vietnam 30% 10) Svezia 29%.

Le nazioni con più persone che si dichiarano atee: 1) Cina 47% 2) Giappone 31% 3) Repubblica Ceca 30% 4) Francia 29% 5) Corea del Sud 15% 6) Germania 15%.
Il presidente della WIN-Gallup International, Jean Marc Leger ha commentato l’inchiesta osservando che «nonostante l’immenso impatto della tecnologia e dell’enfasi sugli affari nel mondo, il ventunesimo secolo sorprendentemente si presenta con una fede religiosa, mentre l’ateismo è in minoranza. Sarebbe stato fantastico avere i dati dei secoli passati per confrontarli. Sfortunatamente non esistevano inchieste d’opinione globali a quel tempo».

Calo della religiosità dal 2005 al 2012

Paese 2005 2012 Variazione religiosità
Media mondiale 77% 68% -9%
Vietnam 53% 30% -23%
Svizzera 71% 50% -21%
Francia 58% 37% -21%
Sud Africa 83% 64% -19%
Islanda 74% 57% -17%
Ecuador 85% 70% -15%
Stati Uniti 73% 60% -13%
Canada 58% 46% -12%
Austria 52% 42% -10%
Germania 60% 51% -9%
Italia 72% 73% +1%

Pakistan (+6%), Serbia (+5%) e Macedonia (+5%) hanno avuto la crescita maggiore di religiosità. L’Italia ha aumentato del 2% il numero di atei (dal 6% all’8%) in 7 anni e ha aumentato dell’1% le persone religiose. La più alta crescita di atei l’ha avuta la Francia (+15%).

Giorgio Nadali


Religiosità: Ricchi o poveri?

Di certo Adriano Celentano non sarebbe d’accordo, ma secondo un nuovo studio di un istituto di ricerca sociale americano – Pew Research Center – c’è un rapporto tra benessere economico personale e fede religiosa. Ricchezza e religione sarebbero inversamente proporzionali: i paesi più religiosi quelli con un più alto tasso di povertà e viceversa, mentre quelli più ricchi i più tendenti all’ateismo. Unica eccezione gli Stati Uniti d’America, dove nonostante la ricchezza elevata in termini di PIL, il 54% della popolazione afferma la grande importanza della religione nella propria vita. Nel testo sociologico “Sacro e popolare. Religione e politica nel mondo globalizzato”, gli autori Pippa Norris e Ronald Inglehart sottolineano come la partecipazione alle pratiche religiose registri tassi più alti tra persone più incerte a livello economico e che si trovano ad affrontare più problemi di salute e povertà. Nell’ipotesi generale, il declino del valore della religione, della fede e delle attività religiose dipende dal mutamento di lungo periodo della sicurezza esistenziale: con il processo e il progresso dello sviluppo umano, l’importanza della religione nella vita degli individui diminuisce gradualmente.

Giorgio Nadali, il direttore del del nostro settimanale ha sentito il parere di tre importanti sociologi italiani.

Roberto Cipriani. Professore ordinario di Sociologia nell’Università Roma Tre.
Silvio Scanagatta. Docente di Sociologia del mutamento culturale all’Università di Padova
Paola Di Nicola. Presidente della Associazione Italiana di Sociologia. Docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Verona.

Siete d’accordo con la ricerca?

Cipriani:
Non è facile essere d’accordo con la ricerca perché le informazioni sulla metodologia sono insufficienti a valutare l’affidabilità. A livello comparativo fra nazioni ci sono moti problemi di omogeneità fra i dati raccolti.
Scanagatta:
Non mi stupisce affatto. Gli Stati Uniti hanno una cultura decisamente diversa dall’Europa. Gli Stati Uniti sono gli unici che differiscono in questa variabile che va dal massimo di senso religioso rapportato con la povertà sino al minimo di senso religioso rapportato con la ricchezza. Gli Stati Uniti essendo più ricchi dell’Europa dimostrano che uno stato più coeso il senso religioso va perfettamente d’accordo con la ricchezza conseguita.
Di Nicola:
Indubbiamente al di là di tutte le questioni teologiche la religione ha avuto sempre una funzione consolatoria nei confronti dei soggetti e spesso questa funzione consolatoria ha trovato maggiore accoglimento tra le persone che sperimentano condizioni di vita altamente problematiche. Rimane il fatto che a livello personale le religioni sono fonte di conforto. È un dato di conforto. Soprattutto le religioni rivelate (Ebraismo, Cristianesimo e Islam).

Esiste a vostro parere un rapporto con la condizione economica personale e la propria fede religiosa?

Scanagatta:
Certamente c’è un rapporto. Il problema è che il tentativo di alcuni di dire che più si è ricchi e meno si è religiosi è contrastante no solo con un’infinità di realtà individuali, ma anche con realtà collettive dove società unite come quella americana dimostrano che si può far convivere benissimo il senso religioso con una grande ricchezza.
Cipriani:
Non necessariamente. Ci sono persone ricche poco religiose e poveri assai religiosi ma anche il contrario. Non si può generalizzare.
Di Nicola:
Bisogna distinguere tra la fede e la religiosità, che spesso si caratterizza anche con aspetti di tipo magico e di superstizione. Se per fede si intende un credere a livello personale nell’esistenza di un’Entità di tipo trascendente io credo che questo sentimento che possa essere presente a tutti gli uomini in tutte le classi sociali. Se invece pensiamo alla religiosità, che comprende anche tutti gli aspetti del rito, indubbiamente nelle aree del Paese in cui esiste ancora uno sviluppo non ancora pienamente maturo, spesso questi atteggiamenti continuano a persistere.

Secondo voi la ricchezza economica allontana dalla fede religiosa (cristiana)?

Cipriani:
Molto dipende dalla socializzazione e dall’educazione ricevute, che possono impedire di pensare che la ricchezza allontani dalla fede.
Scanagatta: No, no. L’aumento economico non allontana affatto dal senso religioso. Anzi, lo fa crescere perché spesso il livello culturale rende più sensibili e attenti al senso religioso, non necessariamente più distanti.
Di Nicola: Non è facile da dire. Con l’Europa del Settecento la religione ha perso un po’ la funzione di essere la guida per la vita e la risposta a tutti i problemi. Soprattutto con l’industrializzazione e l’aumento della ricchezza disponibile sia a livello individuale sia a livello collettivo ci si rende conto che si può avere una situazione di sicurezza autonomamente, per meriti personali, senza dover necessariamente ringraziare Qualcuno…

Cosa pensate della teologia della prosperità, di origine protestante, cioè che Dio desidera il nostro benessere economico personale e agisce anche per farcelo avere?

Cipriani:
La teologia della prosperità è un espediente per recuperare adesioni rispetto alla teologia della liberazione, promettendo esiti economici positivi in caso di adesione ad una certa linea teologica e cultuale.
Scanagatta:
Secondo un’idea protestante una persona deve la sua ricchezza non solo alla grazia che Dio gli dà ma anche al senso di comunità con cui esplica questa grazia ed è quello che può spiegare una convivenza tra ricchezza e senso religioso. In Europa invece prevale l’idea per essere ricchi bisogna distruggere il sistema di valori religiosi, in America succede esattamente il contrario. Non solo. Il cattolicesimo dice che la ricchezza è una colpa, ma anche il Paesi del Nord Europa dicono che la separazione tra senso religioso e ricchezza va operata a livelli massimi, tanto è vero che sono i Paesi del Nord che non hanno voluto riconoscere le radici giudaico cristiane della società europea.
Di Nicola:
Con il protestantesimo l’uomo è diventato la misura di tutte le cose, anche la misura della sua etica, della sua moralità e della sua religiosità. Nelle prime forme del Calvinismo per un uomo l’aver successo nella vita era un segno di essere un eletto e quindi nella grazia di Dio. Poi con il Novecento questa dimensione si è molto affievolita e l’obiettivo non stato più stato di arricchirsi per avere una misura del proprio stato di grazia, ma l’obiettivo era semplicemente quello di raggiungere livelli più alti di ricchezza indipendentemente dal fatto che questo fosse un indicatore di essere nelle grazie di Dio.

Secondo voi c’è un rapporto tra la condizione economico sociale e la fede religiosa in Italia?

Cipriani:
La condizione economica non è una variabile indipendente che presieda in Italia all’orientamento religioso.
Scanagatta:
Certamente c’è un rapporto. Il problema è che il tentativo di alcuni di dire che più si è ricchi e meno si è religiosi è contrastante no solo con un’infinità di realtà individuali, ma anche con realtà collettive dove società unite come quella americana dimostrano che si può far convivere benissimo il senso religioso con una grande ricchezza.

Di Nicola:
Bisogna distinguere tra la fede e la religiosità, che spesso si caratterizza anche con aspetti di tipo magico e di superstizione. Se per fede si intende un credere a livello personale nell’esistenza di un’Entità di tipo trascendente io credo che questo sentimento che possa essere presente a tutti gli uomini in tutte le classi sociali. Se invece pensiamo alla religiosità, che comprende anche tutti gli aspetti del rito, indubbiamente nelle aree del Paese in cui esiste ancora uno sviluppo non ancora pienamente maturo, spesso questi atteggiamenti continuano a persistere. La tradizione dà delle sicurezze e chi sperimenta maggiore insicurezza quotidiana spesso trova nella tradizione religiosa dei punti di riferimento.

Intervista di Giorgio Nadali


Non solo ISIS. In aumento talebani e bigotti di casa nostra

Per trovare fanatici religiosi non bisogna guardare lontano, magari nelle terre dello cosiddetto stato islamico dell’ISIS. Sono in casa nostra, soprattutto tra i cattolici. Sono coloro che sentono di avere la verità in tasca e si permettono di giudicare gli altri. Per questi farisei moderni valgono le parole del Vangelo: «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!». L’incoerenza è di casa partendo dai vertici della chiesa. Parlano di povertà perché pensano che Dio ci voglia tutti poveri e sfigati, ma poi si scoprono ogni giorno scandali legati all’accumulo di ingenti ricchezze: aprlo di castità intendendola come sessuofobia e la pedofilia clericale dilaga. Tra i fedeli il moderno fariseo è pronto a guardare la pagliuzza nell’occhio del fratello e a non vedere la trave che è nel suo. L’opposto dell’insegnamento evangelico (Luca 6,42). Una chiesa sempre più vecchia (sia tra i vertici, sia tra i frequentatori) che dell’anziano inacidito ha tipicamente invidia di chi ha successo o che si discosta in apparenza da valori che neppure loro seguono. Come dire, la vecchietta che va a Messa e poi sparla ai quattro venti dei vicini o si sente giusta perchè si gloria di pratiche devozionali ossessive, meccaniche e ripetitive. Insomma, religiosità ipomaniaca. Non solo ISIS…

Sigmund Freud considerava la religione una nevrosi collettiva. Una nevrosi è un «disturbo psichico senza causa organica, i cui sintomi i cui sintomi sono interpretati dalla psicoanalisi come espressione simbolica di un conflitto che ha le sue radici nella storia del soggetto e che costituisce un compromesso tra il desiderio e la difesa». Su posizioni diametralmente opposte si pone Carl Gustav Jung che chiama «Sé il rappresentante psicologico dell’immagine di Dio e concepisce il Sé come principio ordinatore della personalità che ne presiede il senso e la configurazione». Nel fanatismo religioso «le pratiche religiose non sono un mezzo per entrare in rapporto con Dio, ma soltanto una fuga nel comportamento gregario per evadere dall’isolamento, un ripiego difensivo per il bisogno di uno pseudo contatto reintegrativo quale surrogato di un rapporto affettivo autentico che non si è potuto realizzare. La ricerca dell’accettazione da parte della divinità è cioè un tentativo per compensare la non accettazione da parte degli uomini». Occorre chiarire. Non per dare la caccia al fanatico o per dare etichette offensive, ma per saper cogliere la differenza tra una fede che porta giovamento a sé e agli altri che s’incontrano, da una religiosità malata, che fa ripiegare su se stessi e non porta alcun giovamento agli altri, se non addirittura dei danni, come nel caso del fondamentalismo violento. La necessità di capire porta a non temere l’altro e a non discriminarlo.

Chi è il fanatico religioso?

Due sono gli aspetti del fanatismo religioso. Il primo è quello psicologico. Nel fanatismo religioso manca l’umiltà. Ci si sente migliore degli altri (di chi non crede o di non ha la nostra stessa fede). Si rivendica una “linea diretta” con Dio. È una religiosità segnata da eccessiva ambizione morale, dal desiderio assoluto di convertire gli altri. Non è quindi la fede, ma un conflitto psicologico che ha risvolti nella credenza religiosa. Tuttavia occorre avere un criterio oggettivo per non cadere nei pregiudizi. Ciò che per alcuni sembra fanatismo religioso ad altri è semplicemente l’espressione di una fede profonda. Si chiama religiosità ipomaniaca. In altri casi vi è un indottrinamento di correnti religiose che porta a un progressivo cambiamento verso una personalità rigida, in cui il testo sacro diventa la norma assoluta per il proprio vissuto e per quello degli altri. Perciò si entra nella logica ideologica, uscendo da quella spirituale. O con noi o contro di noi. E chi non è con noi o va convertito oppure – nei casi di fanatismo estremista – va eleminato. Mancano quindi l’umiltà e la tolleranza che costituiscono i più grandi deterrenti al fanatismo religioso. Da un punto di vista sociale non si può essere umili e anche fanatici religiosi. Il fanatico religioso si sente protagonista, anche se è chiuso nella cella di un monastero. Certe forme di annullamento di sé e di mortificazione personale non hanno nulla a che fare con l’umiltà. La penitenza, almeno nell’esperienza cristiana, è il riconoscimento dell’amore di Dio. Non si fa penitenza per farsi amare, ma per amore. Se manca l’umiltà il fanatico religioso può pagare decime e digiunare due volte la settimana inutilmente (Luca 18,9-14). La mancanza di umiltà e di gioia portano al fanatismo religioso. «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Giovanni 15,11).
La “tristizìa” era un vizio capitale nel Medio Evo cristiano. Chi è gioioso e gode della vita con umiltà, non può essere un fanatico religioso. Un secondo aspetto è quello ideologico e sociale. Ci si “ammala” di fanatismo religioso quando si entra in contatto o addirittura si viene educati in una corrente di pensiero fondamentalista (cristiana, Islamica, ebraica, induista, ecc.) che non tollera in confronto con la diversità dottrinale e morale dell’altro. In questa visione l’altro non è un diverso, uno che mi è antipatico e nemmeno un semplice avversario. È un nemico. Quello del fanatismo religioso (la religiosità ipomaniaca) non è una fede che nasce dall’amore, ma dall’ideologia o da un Io malato, in termini psicanalitici. «Risulta chiaro così che la fede non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro. Il credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti».
Nelle moschee afghane invece i bambini imparano sistematicamente ad odiare: «Dio dice che non possiamo mai essere amici degli infedeli. Cosa sanno della nostra religione? Non potremo mai essere amici». In Pakistan il 70% degli studenti impara a odiare cristiani, indù ed ebrei. «L’induismo è basato su ingiustizia e crudeltà» è scritto in un testo scolastico. In un altro è scritto: «Tutti i Paesi cristiani si sono uniti contro I musulmani e hanno inviato grandi eserciti per attaccare la città santa di Gerusalemme. Le guerre sono causate dai cristiani perché il papa, un capo dei cristiani, ha indetto un concilio di guerra. In questo ha detto che Gesù Cristo ha sanzionato la guerra contro i musulmani».

Talebani di casa nostra

Razza di vipere. Sepolcri imbiancati. Così li chiamava Cristo. Insomma, stiamo parlando dei Farisei. Quelli della nota setta contemporanea di Gesù Cristo si facevano chiamare farishà, “i puri”. A volte ritornano. E poiché oggi il corrispondente moderno di “fariseo” è “talebano”, qualche collega giornalista ha già rinominato “talebani cattolici” i fanatici religiosi che appartengono alla più grande Chiesa cristiana.

I talebani – quelli veri – sono gli studenti coranici che ideologicamente vogliono fondere la legge Islamica (sharia) con il codice d’onore (pashtunwali) del popolo Pashtun (Afghanistan e Pakistan). Tālib significa studente. Noto è il loro radicalismo estremo. Vietano musica, film, televisione, e l’istruzione per le donne. Le finestre delle case vanno oscurate perché nessuno possa vedere donne al loro interno. Il popolo Pashtun conta cinquanta milioni di persone e i talebani estendono violentemente quest’autorità anche alla popolazione afghana, a stragrande maggioranza non Pashtun. Il loro regime è rimasto in carica ufficialmente dal 1996 al 2001, ma dal 2004 a oggi gli insorti continuano a imporre la loro visione radicale alle popolazioni locali, contrastati solo dalle forze militari alleate, compresa quella italiana. Nessun regime al mondo è stato così violento contro le donne come quello talebano. Virtualmente tutte le donne erano confinate in casa e la polizia religiosa talebana vigilava su questa disposizione fucilando in piazza con un colpo alla nuca i trasgressori (e soprattutto le trasgreditrici). Inoltre i divieti comprendono: carne di maiale, parabole satellitari, danzare, applaudire, aquiloni, bambole e pupazzi, smalto per le unghie, cinema, strumenti musicali, scacchi, alcol, fuochi d’artificio, statue, fotografie e qualsiasi cosa legata al sesso. Divieto di lavoro, educazione e sport per tutte le donne. I talebani sono stati criticati perché molte delle loro regole non sono presenti nel Corano e nella sharia, la legge Islamica. I talebani sono dei salafi-takfir. Giudicano cioè chi è un vero musulmano oppure un musulmano apostata infedele (kafir). In realtà l’unica autorità Islamica che potrebbe farlo è un ulema. Dal 2010 l’ONU ha chiesto di eliminare i nomi dei capi talebani dalla lista dei terroristi. E all’ONU ha parlato nel luglio 2013 Malala Yousafzai, nata nel 1997. La più giovane candidata al Premio Nobel per la pace. Malala era stata ferita gravemente con colpi di arma da fuoco alla testa dai talebani nell’ottobre 2012 a Mingora (Pakistan) su un pullman scolastico perché ritenuta simbolo dell’oscenità degli infedeli. La sua colpa: desiderare per sé e per le donne il diritto all’istruzione e per aver denunciato su di un blog le atrocità commesse dei talebani nella valle dello Swat, liberata solo nel 2009.

I “talebani cattolici” sono invece dei fanatici religiosi che, credendo di fare un gran servizio alla già disastrata immagine della Chiesa, se la prendono anche loro con le donne. È noto il fatto di cronaca del parroco di Lerici (SP) del Natale 2012. Un bel volantino affisso sul portone di una chiesa. Nessuna tesi di luterana memoria per invitare la Chiesa a essere più evangelica. No, solo una tesi per allontanare ancora di più coloro che di essa non vogliono più sapere. Eccola. Le donne sono colpevoli della violenza che nel 2012 ha mandato al cimitero un centinaio di loro e all’ospedale diverse centinaia. Il femminicidio è causato dalle loro provocazioni. Il fariseo più famoso della storia – San Paolo – ha sì detto «nelle assemblee la donna taccia» (1 Corinzi 14,34), ma anche detto «non vi è più giudeo, né greco, né uomo né donna», e secondo i biblisti la prima frase è stata aggiunta. L’Apostolo delle genti, che sempre difendeva le donne, non ne avrebbe colpa. Non tutti hanno la presenza di spirito per comprendere che il fanatismo si annida ovunque, anche tra gli atei. Ad esempio, un conto è essere ateo, un altro è essere laicista o anticlericale.

Questi individui non sono fanatici perché sono cattolici. Sono fanatici perché soffrono di una “religiosità ipomaniaca”. E per disgrazia della chiesa, sono pure cattolici. Non rappresentano nessuno se non il loro disturbo. La religiosità ipomaniaca è quella – nelle religioni – di chi si sente detentore della verità e rivendica una linea diretta con Dio, al quale deve sempre dimostrare quanto sia un vero credente migliore degli altri… Suona familiare? No? È la parabola del fariseo e del pubblicano, che Gesù racconta nel Vangelo di Matteo. Nella parabola chi andò a casa giustificato? Il superbo fariseo che osservava tutte le prescrizioni della Legge di Mosè e presentava il conto a Dio, oppure l’umile pubblicano che si batteva il petto in fondo al tempio? Moralismo, non morale. Morale rabbinica, non morale paolina. La morale rabbinica non tiene conto della vittima; è interessata più alla legge che alla persona. La morale paolina (del fariseo convertito San Paolo) è attenta ai valori e alla persona, prima ancora delle norme morali. Ergersi a difensori della morale, mancando gravemente di attenzione a chi è vittima della violenza è tipico del fanatismo religioso. La donna si cerca la violenza perché è provocante. A tanto non è arrivato neanche Siddartha Gautama (il primo Buddha storico e fondatore del Buddhismo). Pochi sanno che scrisse: «Io non conosco, o monaci, altra forma che sia così attraente, così eccitante, così inebriante, così avvincente, così seducente così contraria alla vita serena, come proprio la forma della donna».
Controverse sono varie affermazioni del direttore di Radio Maria, Padre Livio Fanzaga. Eccone alcune: «Chi ci salva dalla cattiveria? Non certamente la scienza!» (Radio Maria, 2 luglio 2010), «La laicità è la moglie del demonio». (Commento alla stampa del giorno, Radio Maria, 2 ottobre 2008), «Il nuovo presidente della RAI è un giornalista di Repubblica… Se vuoi togliere il diavolo di torno accendi Radio Maria 24 ore al giorno». (Commento alla stampa del giorno, Radio Maria, 24 marzo 2009). Sui docenti dell’Università la Sapienza di Roma: «Se tu vai lì con quella gente lì e li spruzzi di acqua santa, esce fuori il fuoco… fumano! Se li spruzzi di acqua santa fumano, quella gente lì fuma! Fuori va il fumo, capito? Come avviene negli esorcismi più tremendi». Sui non credenti: «Io gli atei li avrei fatti tutti a fette! […] Passavo in questa via di atei e pensavo: se fossi il Padre Eterno li sterminerei tutti!-Ahahahah».

All’opposto di quest’atteggiamento talebano vi è quello di papa Francesco che ha voluto incontrare il non credente direttore di «Repubblica» Eugenio Scalfari il 24 settembre 2013. Il pontefice ha preso personalmente un appuntamento col giornalista e ha voluto intavolare un dialogo con un significativo rappresentante di quella parte dell’opinione pubblica più lontana e critica verso la Chiesa cattolica.

Claudio Rendina – ha scritto: «Il presbitero scolopio Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, all’indomani del terremoto abbattutosi in Abruzzo il 6 aprile 2009 si è sentito in dovere di annunciare dai microfoni dell’emittente radiofonica cattolica di Como che quell’evento sismico non è altro che “una manifestazione della volontà divina mirata”. La spiegazione, nella sua banalità, è peraltro una indicazione esatta del rapporto che la Chiesa ha con la scienza». Naturalmente non è questo il rapporto (contemporaneo) della chiesa cattolica con la scienza, e tantomeno – per fortuna – il rapporto della «volontà divina mirata» con i disastri naturali. Ma come giustificare simili affermazioni ad un non credente?

Se non fossimo gentiluomini verrebbe proprio da dire ai talebani nostrani: «Mai i cazzi vostri mai, eh?». Noblesse oblige!

Giorgio Nadali


150 anni dell’Unità d’Italia. 1861 e 2011. Come è cambiata la religiosità degli Italiani?

di Giorgio Nadali

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La religiosità degli Italiani nel 1861

Il motto della religiosità italiana del 1861? “Religione e
Patria. Credo perché sono italiano”. Raffaello Lambruschini a Bruxelles, nel
1843, pubblica “Del primato morale e civile degli Italiani” dedicato a Silvio
Pellico, nel quale sostiene che sebbene l’idea mazziniana di unità politica non
fosse realizzabile, esisteva, tuttavia, una razza italiana unita da vincoli di
sangue, di religione e di lingua, e che la guida di questa comunità era il
Papa. In “Fede e avvenire” Giuseppe Mazzini – uno dei quattro grandi Padri
della Patria – scrisse: «Noi cademmo come partito politico. Dobbiamo risorgere
come partito religioso. L’elemento religioso è universale, immortale:
universalizza e collega. Ogni grande rivoluzione ne serba impronta, e lo rivela
nella propria origine o nel fine che si propone. Per esso si fonda
l’associazione. Iniziatori d’un nuovo mondo, noi dobbiamo fondare l’unità
morale, il cattolicismo Umanitario». Nel 1848 lo statuto albertino prevedeva la
religione di Stato come Cattolica, Apostolica e Romana con l’articolo 1,

dapprima in vigore nel solo Regno di Sardegna e poi esteso
al nascente Regno d’Italia. (Oggi la religione di stato è prevista dalla
costituzione di quasi tutti i Paesi islamici).

Italiani attaccati al cattolicesimo

Il movimento di scristianizzazione che nel secolo XVIII
aveva infierito in Francia e nei paesi germanici, non aveva raggiunto le stesse
proporzioni in Italia. Sia che abitasse nella popolosa città del Piemonte o del
lombardo Veneto, o nei ducati più progrediti del centro, o nelle campagne
arretrate del Mezzogiorno napoletano, ovvero negli Stati della Chiesa,
l’italiano continuava ad essere attaccato sinceramente al suo cattolicesimo,
nonostante le infiltrazioni volterriane verificatesi in una parte della classe
intellettuale. La religione del popolo, pur nella sua ignoranza e nella sua
morale difettosa, era seria, ma insieme lontana dalla “rispettabilità”
protestante o dal conformismo della controriforma. Le pratiche di devozione
mantengono tutta la loro attrattiva per le masse. Molto numerose le
confraternite, alle quasi si teneva soprattutto per spirito di corpo e che
servivano per mantenere uno stretto legame tra la Chiesa e il popolo. Gli
intellettuali e la borghesia pur mantenendo una sensibilità cattolica,
auspicavano una riforma della Chiesa – soprattutto nell’Italia settentrionale e
in Toscana – e che non si tenesse più conto delle sue esigenze
nell’organizzazione della vita civile.

Dal 1848 si diffonde l’indifferenza religiosa

Dopo il 1848 lo stato complessivo della vita religiosa non è
più così positivo. Da diverse parti si segnala il diffondersi dell’indifferenza
religiosa tra il popolo. A Torino il fenomeno è notato da Don Bosco. Negli
ambienti evoluti incomincia a penetrare il razionalismo incredulo. Addirittura
un giovane prete giobertiano – Cristoforo Bonavino – con lo pseudonimo di
Ausonio Franchi, fonda nel 1854 un giornale (La Ragione) destinato a
propagandare l’idea che il razionalismo debba diventare la “religione” del XIX
secolo, sostituendosi al “cattolicesimo gesuitico”, ma anche a quello liberale
e al protestantesimo.

Progresso dell’anticlericalismo

Gli italiani danno a Pio IX e alla Chiesa la colpa
dell’insuccesso subito dal movimento nazionale nel 1848 e la crescente ostilità
che gli ambienti cattolici dirigenti mostrano verso le concezioni liberali non
fa che rafforzare il disagio. Vi è un raffreddamento tra le relazioni
borghesia-clero e progredisce l’anticlericalsimo, favorito da giornali come
L’Opinione, un tempo vicino alla Chiesa.

Fede sì. Istituzione Chiesa no

La maggioranza della gente vuole conciliare la propria
opposizione al cattolicesimo ufficiale e le tendenze politico-religiose
dominanti a Roma, con la propria fede cattolica e la pratica dei sacramenti, ma
inevitabilmente i rancori verso il papa conducono lentamente verso
l’indifferenza nei confronti della dottrina. Un aspetto che si ritroverà oggi
nel pensiero “Cristo sì, Chiesa no” dei “cattolici” lontani dalla Chiesa che
tanto avrebbe fatto inorridire S. Cipriano e quelli che come lui, ieri come
oggi pagano con la vita la loro fedeltà alla Chiesa. Nel III Secolo scrisse:
«Non può avere Dio per Padre, chi non ha la Chiesa per Madre».

Preti oziosi

La chiesa è sul punto di perdere in Italia la borghesia,
proprio nel momento in cui sta finendo di perdere, in Francia la classe
operaia. Il clero secolare, il cui reclutamento è facile e che verso il 1850
conta più di 60.000 preti sulla popolazione che non raggiunge i 25 milioni di
abitanti, è ben lontano dal dare quel che se ne potrebbe aspettare. Prima di
tutto molti preti non esercitano alcun ministero, contentandosi di amministrare
il loro patrimonio familiare o di servire da precettori e da cappellani in
qualche famiglia nobile, conservando una quasi totale libertà di movimento nei
riguardi del proprio vescovo.

e santi

Non mancano però i santi come S. Giovanni Bosco. Il suo
improvvisato patronato giovanile si trasformò presto in un’opera che con la sua
fama superò i confini italiani. S. Vincenzo Pallotti, uno dei precursori
dell’Azione Cattolica e la mistica S. Teresa di Lisieux, morta a ventiquattro
anni e una delle tre donne “dottore della Chiesa” (insieme a 30 uomini),
patrona dei malati di AIDS, aviatori, orfani, fiorai e missionari.

Spiritualità del Sacro Cuore

Nel 1861 in Italia è diffusa la devozione al Sacro Cuore,
nata negli ambienti religiosi femminili nel corso del XVIII secolo, come
tensione ad una spiritualità più affettuosa e sensibile verso il Signore,
nell’Ottocento si presenta come una diffusa religiosità popolare avvolta da un
pervadente sentimento partecipativo dell’esperienza religiosa. Questo secolo è
stato chiamato proprio il ”Secolo del Sacro Cuore”. Con il pontificato di Pio
IX questa devozione si diffonde come strumento di protesta e di difesa contro
il secolo razionalizzante, portato alla vita spensierata e godereccia. In
questo periodo storico la borghesia intellettuale, marcatamente individualista
e impregnata di cultura positivista riusciva ancora a comprendere ed era
sensibile al valore religioso di un’anima che partecipava all’opera redentiva,
votandosi all’apostolato del sacrificio.

Cattolici transigenti

La borghesia si allontanò sempre più da una Chiesa che
sembrava esigere sentimenti patriottici. Da una parte vi era il gruppo ridotto
dei cattolici transigenti che credevano possibile conciliare la fede cattolica
con i loro sentimenti italiani ed anche con un’effettiva partecipazione alla
vita pubblica, contrariamente alla parola d’ordine lanciata dall’abate Giacomo
Margotti e approvata dal Vaticano: Né eletti, né elettori.

Meno preti, più religiose e molta stampa cattolica

Nel 1850, su una popolazione che superava di poco i 23
milioni, vi erano circa 100.000 sacerdoti, con una media di un sacerdote ogni
250 abitanti con moltissimi edifici aperti al culto. Il numero delle vocazioni
religiose femminili inizia a salire e supererà quelle maschili nel 1911. Dal
1868 il clero è in forte continua diminuzione. La stampa cattolica, già viva in
Italia fin dalla Restaurazione, ebbe un forte incremento dopo il 1848, sino a
raggiungere il nel 1872, 126 periodici di cui 17 quotidiani per lo più locali.

La religiosità degli Italiani nel 2011

Non si può certo dire “non c’è più religione”, ma in 150
anni molto è cambiato. Il motto della religiosità italiana del 2011? “Credo, se
voglio e come voglio”. Oggi Il 70% degli italiani è convinto che non occorra
avere una fede religiosa per avere una morale. E’ il fenomeno della credenza
senza appartenenza. La società italiana è sempre più laica da un punto di vista
etico. Gli italiani non rinnegano la propria cristianità, ma non accettano più
quei precetti osservati solo per obbedienza. Un fai da te dei dettami morali,
insomma. Li osservo se ci credo e se mi convengono. I cattolici battezzati in
Italia sono 56.258.000 su 57.440.000 cittadini (pari al 97,94%), e fra il 33 e
il 38% della popolazione complessiva è praticante. Di questi fedeli il 10%
appartiene a movimenti laicali. 227 diocesi, 25.000 parrocchie, 48 cardinali,
500 vescovi, 38.000 sacerdoti, 22.300 religiosi, 16.740 religiose, 102.739 catechisti,
25.000 docenti di religione cattolica.

Ateismo in costante calo e donne con più fede

L’Italia rimane il Paese col minor numero di non credenti
con un calo costante negli anni. In controtendenza rispetto al altri Paesi
aumenta il numero dei praticanti nella fascia dai 18 ai 30 anni. La pratica
religiosa oggi è per lo più animata da convinzione personale, nonostante alcuni
riti importanti come il matrimonio in chiesa e il battesimo siano chiesti da
molti ancora per tradizione. I “credenti praticanti” rappresentano il
59,3% della fascia “anziana” della popolazione (oltre i
sessant’anni), il 40,5% della fascia “adulta” (tra i trentuno e i
sessant’anni), ma scendono al 28,6% nella fascia giovanile (tra i diciotto e i
trent’anni). Rispetto ad altri Paesi dove anche le donne – tradizionalmente più
religiose – si allontanano dalla religione, le italiane “non
credenti”, una minoranza forte nel 1981 (6,2%), alla fine degli anni
Novanta si sono all’incirca dimezzate (3,5%). Il settore femminile più vicino
alla Chiesa cresce di quasi dieci punti: dal 42,6% al 51,6%, diventando il
gruppo di maggioranza.

Fede critica verso l’Istituzione Chiesa

Sono soprattutto i maschi più giovani a mostrare un
atteggiamento critico verso la Chiesa. Le accuse sono quelle di incoerenza e
l’obiezione più ricorrente è quella che si può essere buoni cattolici senza
seguire le indicazioni in campo morale del Magistero – cioè dei Vescovi. Oggi
la religiosità deve fare i conti con due fattori importanti: il relativismo e
il secolarismo. Il relativismo porta a individualizzare la propria fede. La si
vive come si vuole. Il secolarismo la stacca dal contesto del vissuto
quotidiano. Il 75% dei giovani-adulti (18-49 anni) di entrambe i sessi,
ritengono che l’autonomia in campo etico possa tranquillamente legarsi ai
valori cattolici.

Fede privata e autonomia etica

L’orientamento della privatizzazione della fede interessa il
40% dei giovani uomini (18-29 anni), il 34% degli uomini adulti (30-49 anni) e
il 30% circa delle donne dai 18 ai 49 anni, rispetto al 25% degli uomini con
oltre 50 anni e al 18% delle donne della stessa età. D’altra parte, sono
soprattutto le donne mature e anziane a invitare la Chiesa a mantenere fermi i
propri principi e a riconoscere maggiormente il suo particolare ruolo religioso
nella

società. Le persone con oltre 50 anni, sia uomini che donne,
sono in particolare favorevoli alle iniziative cattoliche per affermare i
valori religiosi nella società (l’8 per mille alla Chiesa Cattolica, l’ora di
religione a scuola) e delle prescrizioni che regolano il mondo ecclesiastico,
come il celibato sacerdotale e il no al sacerdozio femminile). Tra queste
posizioni estreme si collocano poi altri due gruppi: da un lato quanti si
dichiarano religiosamente convinti e sono realmente attivi; dall’altro lato,
quanti si ritengono persone religiose o per tradizione educazione o per la
condivisione di alcune idee del cattolicesimo. Si tratta di raggruppamenti
assai numerosi, essendo il primo composto da circa il 38% della popolazione e
il secondo da circa un terzo degli italiani. Nel primo caso i soggetti condividono
le principali credenze cristiane si caratterizzano per una pratica religiosa
discontinua e per un livello medio alto di identificazione con la Chiesa; nel
secondo, si tratta di persone che affidano la loro partecipazione religiosa per
lo più ai riti di passaggio, segnate a deboli atteggiamenti di fede, per i
quali l’istanza religiosa rappresenta un principio di identificazione
culturale. Circa rapporto Chiesa-società il primo gruppo presenta posizioni
tendenzialmente più vicine al raggruppamento dei convinti attivi, mentre il
secondo mostra posizioni più disincantate e distaccate nei confronti della
Chiesa con giudizi più critici circa il modo in cui essa opera nel Paese.

Tenuta della fede cattolica

La grande maggioranza degli italiani continua a definirsi
cattolica, e a credere in Gesù Cristo e del tutto o almeno in parte negli
insegnamenti della Chiesa cattolica. In particolare, dichiara di appartenere
alla religione cattolica l’88% della popolazione, mentre più della metà si
identifica nella figura di Cristo e nelle indicazioni della Chiesa e un altro
30% crede in Gesù Cristo e solo parzialmente nella Chiesa. Anche in un clima
più realistico e differenziato come quello del 2011 prevale dunque nel nostro
paese una certa qual uniformità a religiosa. In questo quadro, comunque, solo
una ridotta minoranza di soggetti (7-8%) che non crede in Dio o risulta in
ricerca o indifferente al problema religioso; mentre altre e esigue minoranze
sono rappresentate da quanti credono di non essere o realtà superiore pur senza
appartenere a una specifica a religione (6,4%) e da quanti appartengono a
confessioni o gruppi movimenti religiosi diversi da quella cattolica (2-3%).

Fede “etnico-religiosa”

Nella società italiana di oggi non si registra un aumento
del numero dei soggetti che prescindono da un riferimento religioso o
caratterizzati da posizioni di ricerca, per contro, risulta allargata la
tendenza a riconoscersi nell’espressione della fede prevalente nel nostro
contesto, anche se ciò non depone per una generalizzata accettazione del
modello ufficiale di religiosità. Nel nostro Paese inoltre non risulta
particolarmente estesa nemmeno la quota di soggetti che maturano un’idea di Dio
scollegata da un’appartenenza religiosa specifica; questo fenomeno che va sotto
il nome di “credenza senza appartenenza” risulta in aumento in alcuni Paesi del
centro-nord Europa. Nel 2011 emerge una contraddizione singolare in Italia,
riscontrabile comunque anche nella maggior parte dei paesi occidentali, a
dominanza sia cattolica sia protestante; seppur di poco, quanti dichiarano di
appartenere a una religione (in questo caso il cattolicesimo) risultano più
numerosi di quanti credono in Gesù Cristo, nel Dio della tradizione cristiana;
per una certa quota di persone, dunque,

l’appartenenza religiosa acquista – anche a livello
esplicito – un carattere più etnico-culturale che religioso.

Le tappe più importanti

1860 – Unificazione dell’Italia. 19 gennaio. Enciclica
Nullis Certe Verbis di Pio IX in difesa dello Stato della Chiesa

1861 – 17 marzo. Proclamazione del Regno d’Italia

1865 – il frate agostiniano Gregor Mendel scopre i caratteri
ereditari. E’ il padre della moderna genetica

1867 – 19 giugno. Nasce a Bologna la Società della gioventù
cattolica italiana (Oggi Azione Cattolica Italiana). Fondata da Mario Fani e
Giovanni Acquaderni. Tra i precetti vi è un diffuso impegno alla carità verso i
più deboli e i più poveri.

1868 – 30 gennaio. Non expedit (non conviene). Proibizione
ai cattolici di partecipare alla vita politica

1869 – 8 dicembre. Apertura del Concilio Vaticano I

1870 – 20 settembre. Fine dello Stato Pontificio (1118 anni,
dal 752) e del potere temporale della Chiesa Cattolica

1871 – 13 maggio. Il governo italiano promulga la legge
delle guarentigie, per regolare i rapporti tra Regno d’Italia e Santa Sede.

1874 – 12 giugno. Primo congresso dei cattolici italiani a
Venezia

1875 – Anno Santo

1878 – 7 febbraio. Muore Pio IX. 20 febbraio. Elezione di
Leone XIII

1888 – 31 gennaio. Muore S. Giovanni Bosco. Enorme opera
educativa fondata su tre parole: ragione, religione, amorevolezza.

1891 – 15 maggio. Leone XIII scrive la prima enciclica
sociale (Rerum novarum) sulla questione operaia.

1896 – 31 agosto. Nasce la Federazione universitaria
cattolica italiana

1901 – 18 gennaio. Enciclica Graves de communi sulla
democrazia cristiana: Leone XIII insiste sull’obbligo dei cattolici di
astenersi dal partecipare alla vita politica sinché non sarà risolta la
questione romana.

1900 – Anno Santo

1903 – 20 luglio. Muore Leone XIII. 4 agosto. Elezione di S.
Pio X

1904 – 11 giugno. Enciclica Il fermo proposito di S. Pio X
dedicata all’”azione cattolica” in

Italia. Prime deroghe al non expedit.

1906 – Febbraio. Nascono l’Unione popolare, l’Unione
elettorale e l’Unione economico sociale dei cattolici italiani

1907 – 8 settembre. Enciclica Pascendi dominici gregis.
Condanna del modernismo come sintesi di ogni eresia.

1910 – 1 settembre. S. Pio X impone al clero il giuramento
antimodernista contro il modernismo teologico che affermava – tra l’altro – che
la Rivelazione non è Parola di Dio

1912 – 12 ottobre. Pubblicato il catechismo di S. Pio X

1914 – 20 agosto. Muore Pio X. 3 settembre. Eletto Benedetto
XV. 1 novembre. Enciclica Ad beatissimi, che condanna la guerra

1919 – 18 gennaio. Fondazione del Partito Popolare italiano
ad opera di Don Luigi Sturzo. 12 novembre. Decaduto il Non expedit.

1922 – 22 gennaio. Muore Benedetto XV. 6 febbraio, elezione
di Pio XI

1925 – Anno Santo

1927 – Il prete gesuita belga Georges Lemaitre pubblica la
teoria del Big Bang, basata sulla relatività generale

1929 – 11 febbraio. Patti lateranensi tra Italia e Santa
Sede sottoscritti dal Cardinal Gasparri e Benito Mussolini. Proclamazione di
indipendenza dello Stato della Città del Vaticano. 31 dicembre. Enciclica
Divini illius magistri sull’educazione cristiana della gioventù.

1931 – 15 maggio. Enciclica Quadragesimo Anno sulla
questione sociale. 29 giugno. Enciclica Non abbiamo bisogno, che condanna lo
stato totalitario

1937 – 14 marzo. Enciclica Mit brennender sorge contro il
nazismo. 19 marzo. Enciclica Divini Redemptoris contro il comunismo ateo.

1938 – 3 agosto. Il governo introduce le leggi razziali. La
Chiesa prende le distanze

1939 – 10 febbraio. Muore Pio XI. 2 marzo. Eletto Pio XII

1948 – il beato Don Carlo Gnocchi fonda la Fondazione Pro
Infanzia Mutilata

1949 – 15 luglio. Decreto di scomunica dei comunisti da
parte del Sant’Uffizio

1950 – Anno Santo. 1 novembre. Pio XII promulga il dogma
dell’Assunzione di Maria Vergine in Cielo

1958 – 9 ottobre. Muore Pio XII. 28 ottobre. Eletto Giovanni
XXIII

1962 – 11 ottobre. Apertura del Concilio Vaticano II

1963 – 3 giugno. Muore Giovanni XXIII. 21 giugno. Eletto
Paolo VI

1965 – 7 marzo. Prima Messa celebrata nella lingua italiana.
2 dicembre. Abolizione del Sant’Uffizio (trasformato in Congregazione per la
Dottrina della Fede) e dell’indice dei libri proibiti

1967 – 26 marzo. Enciclica Popolorum progressio sullo
sviluppo del Terzo Mondo

1968- 25 luglio. Enciclica Humanae vitae sulla regolazione
delle nascite

1974 – 12, 13 maggio – Referendum sul divorzio. Vince il
fronte divorzista (59,1%)

1975 – Anno Santo

1978 – 6 agosto. Muore Paolo VI. 26 agosto. Eletto Giovanni
Paolo I. 28 settembre. Muore Giovanni Paolo I. 16 ottobre. Eletto Giovanni
Paolo II

1981 – 17 maggio. Referendum sulla modifica della legge
sull’aborto proposta dal Movimento per la Vita. Vince il fronte abortista

1983 – Anno Santo straordinario dai 1950 anni dalla
redenzione.

1984 – 18 febbraio. Revisione del Concordato tra Stato
Italiano e Santa Sede

1986- 13 aprile. Giovanni Paolo I è il primo papa ad entrare
in una sinagoga ebraica. 27 ottobre. Incontro di tutte le Religioni ad Assisi,
voluto d Giovanni Paolo II. 30 dicembre. Enciclica Sollicitudo rei socialis
sullo sviluppo e la solidarietà interazionale

1988 – 15 agosto. Enciclica Mulieris dignitatem sulla
dignità ella donna

1993 – 6 agosto. Enciclica Veritatis splendor sulla verità
morale

1994 – 18 gennaio. Scompare la Democrazia Cristiana travolta
dallo scandalo di “Mani pulite”

1995 – 25 marzo. Enciclica Evangelium vitae
sull’inviolabilità della vita umana

1997 – 5 settembre. Muore Madre Teresa di Calcutta

2000 – Anno Santo. 26° Giubileo

2005 – 2 aprile. Muore Giovanni Paolo II. 19 aprile. Eletto
Benedetto XVI, 265° papa.

2009 – 29 giugno. Enciclica Caritas in veritate sulla crisi
economica, povertà, occupazione. 237° enciclica dal 1861

2011 – 1 maggio. Beatificazione di Papa Giovanni Paolo II

2011 – 27 ottobre. Quarto incontro di tutte le Religioni ad
Assisi con Benedetto XVI

Giorgio Nadali

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