Scoperte e invenzioni legate all’Islàm

Il merito dell’invenzione dell’algebra va ad Abū Jaʿfar Muhammad ibn Mūsā al-Khwārizmī, (780 – 850). Divide il titolo con Diofanto. Siringa, pinza, gancio e ago chirurgici, sega per le ossa e bisturi per la litotomia: Abu al-Qasim al-Zahrawi. Nel IX secolo fu inventato il primo mulino a vento verticale in Persia. Nel 850 d.C. la turbina ad acqua fu inventata da ingeneri Islamici. Nel 850 d.C. ibn Musa al-Khwarizmi inventò lo strumento a muro noto come quadrante sinecale, il Rebul Mujayyab usato per risolvere problemi trigonometrici e condurre osservazioni astronomiche. Nel 900 d.C. la prima biblioteca pubblica con prestito di libri e il catalogo della biblioteca. Nel 925 il kerosene fu prodotto dalla distillazione del petrolio e fu descritto per primo da al-Razi a Baghdad. Al-Razi descrisse nel suo Kitab al-Asrar (Libro dei Segreti) anche le prime lampade a kerosene (naffatah) usate per riscaldare e illuminare. Nel 964 d.C. Abd al-Rahman al-Sufi scrisse il Libro delle Stelle Fisse e osservò per primo la galassia di Andromeda. A lui è dedicato un cratere lunare ampio 47 km. Nel 1000 d.C.

Al-Karaji scrisse un libro contenente la prima prova di induzione matematica. Nel 1030 d.C. Abu Rayhan al-Biruni scoprì che la luce ha un avelocità definite e fu il rpimo a teorizzare che la velocità della luce è molto più alta di quella del suono. I fratelli Bani Musa nella  Bayt al-Ḥikma (Casa della Sapienza) di Baghdad scrissero il libro dei dispositivi ingegnosi descrivendo le loro invenzioni tra cui la valvola, la valvola flottante, il flauto automatico, la maschera a gas, la lampada ad olio autoalimentata, l’organo alimentato ad acqua.

Nel 1577 d.C. Taqi al-Din costruì l’osservatorio di Istanbul di Taqi al-Din, il più grande osservatorio astronomico del suo tempo, sotto il patronato del sultano ottomano Murad III. Produsse anche un catalogo astronomico più accurato di quello di Ticho Brahe e Nicolò Copernico. Taqi al-Din ottenne questi risultati grazie al suo “orologio delle osservazioni”, un orologio meccanico astronomico che può misurare il tempo in secondi. Inoltre… dai paesi Islamici giunsero la chitarra, la viola, le tecniche per la lavorazione del vetro e la foglia d’argento, l’idrologia e le tecniche di irrigazione, la bussola, il sestante, l’astrolabio, la ceramica a smalti colorati, la maiolica, i tessuti damasco, satin, velluto, mussola, atlas. I musulmani esportarono in Europa il cotone, spinaci, pesche, arance, albicocchi, tarassaco, carciofi, caffè e riso. L’invenzione della sociologia e la nozione di storia ciclica, col trattato di Walī al-Dīn ʿAbd al-Raḥmān ibn Muḥammad ibn Muḥammad ibn Abī Bakr Muḥammad ibn al-Ḥasan al-Ḥaḍramī, o molto più semplicemente Ibn Khaldūn (XIV secolo). Le basi della moderna medicina, attraverso i “Canoni di medicina” di Ibd Sina (Avicenna) e Al Razi, e di conseguenza la visione logica del funzionamento del corpo umano.

Giorgio Nadali


Ricchi e Buddhisti

di Giorgio Nadali

Molti pensano che il Buddismo rifiuti la ricerca delle comodità materiali e dei piaceri della vita e si occupi solo di sviluppo spirituale. Il raggiungimento del Nirvana è infatti il suo obiettivo. Tuttavia, il Buddha era molto attento sul fatto che la stabilità economica sia essenziale per il benessere e la felicità dell’uomo. D’altra parte – prima della vita monastica – era un principe che viveva nel lusso.

Nel testo sacro buddhista Anguttaranikaya A.II. (69-70) il Buddha afferma che ci sono quattro tipi di felicità derivante dalla ricchezza:

1) Atthisukha – La felicità della proprietà.

2) Anavajjasukha – La felicità derivata dalla ricchezza che si guadagna per mezzo del  giusto sostentamento, cioè non derivante dalla vendita di armi pericolose, o di macellazione di animali e  vendita di carne, di vendita di alcolici o di vendita di esseri umani (ad esempio, la schiavitù e la prostituzione) e non derivante dalla vendita di veleni.

3) Ananasukha – la felicità deriva dal non avere debiti. È la libertà finanziaria!

4) Bhogasukha – la felicità del condividere la propria ricchezza. Questo tipo di felicità è un concetto estremamente importante nel Buddhismo.

Anche se il Buddha vide che la stabilità economica come importante per la felicità dell’uomo, mise in luce anche il lato dannoso della ricchezza. Vide che i desideri e le inclinazioni naturali dell’uomo trovano nella ricchezza ampio spazio per queste propensioni. Eppure, a quanto pare, i desideri non possono mai essere pienamente soddisfatti come è indicato nel Ratthapalasutta (M.II.68) dove è scritto: “Il mondo non è mai soddisfatto ed è sempre schiavo del desiderio”. Il Dhammapada (vs. 186-187) sottolinea anche questa insaziabilità nell’uomo: “Non è da una pioggia di monete d’oro sorge la contentezza nei piaceri sensuali”.

Il Buddha ha scritto un prescrizione completa per il raggiungimento della prosperità e della felicità, senza mai deprecare il godimento sensuale dei laici. E ‘in questa sutta (aforisma) che il Buddha ha sostenuto quattro condizioni che, se soddisfatte darebbero una prosperità e felicità:

  1. Utthanasampada – risultato in stato di vigilanza. Il Buddha ha descritto questa qualità come l’abilità, la perseveranza e l’applicazione di una mente curiosa nei modi e nei mezzi con cui si è in grado di organizzare e svolgere un lavoro con successo.
  2. Arakkhasampada – realizzazione nell’attenzione.
  3. Kalyanamittata – Il godimento della compagnia di buoni amici che hanno le qualità di fede, virtù, generosità e saggezza.
  4. Samajivikata – il mantenimento di una vita equilibrata. Quest’ultima condizione richiede di non essere eccessivamente euforici o abbattuti di fronte al guadagno o alla perdita, ma di avere una buona idea del proprio reddito e delle spese per vivere secondo i propri mezzi. Ad un uomo si consiglia di non sprecare la sua ricchezza come se si scuotesse scuotere un albero di fico per ottenerne un frutto, così facendo tutti i frutti sull’albero, maturi e acerbi, cadrebbero a terra e andrebbero nei rifiuti. Si consiglia anche di non accumulare ricchezza senza goderne, morendo di fame.

Questo consiglio per quanto riguarda l’acquisizione della ricchezza materiale è seguito da quattro condizioni per il proprio benessere spirituale, che garantirebbero una rinascita felice nella prossima vita: avere le qualità di fede, (saddha) virtù, (sila) carità (dana) e saggezza (panna).

Uno sguardo attento alle due serie delle quattro condizioni che abbiamo visto, mostrano chiaramente che il principio base è che si dovrebbe mantenere un equilibrio tra il progresso materiale e quello spirituale. Dirigere la propria attenzione al proprio benessere spirituale insieme alle proprie attività quotidiane è una pausa alla sempre crescente avidità. L’avidità immobilizza e sviluppa la scontentezza. L’accumulare ricchezze fine a se stesse è condannato dal Buddha.

Quando la ricchezza non è condivisa e viene utilizzata solo per soddisfare i propri scopi egoistici,  porta al risentimento nella società. È chiaro in questa sutta il collegamento tra etica e felicità.

Inoltre la ricchezza è paragonata ad un serbatoio d’acqua con quattro punti attraverso i quali l’acqua (ricchezza) si dissipa: Dissolutezza, dipendenza da alcolici, gioco d’azzardo e compagnia di malfattori. I quattro ingressi che riforniscono di acqua (ricchezza) il serbatoio sono la pratica degli opposti di quanto è stato detto sopra, come astenersi dalla dissolutezza, dipendenza di alcolici, gioco d’azzardo e compagnia di malfattori.

Secondo la Alavakasutta (Sn. P.33), la ricchezza è acquisita dallo sforzo unito alla forza del braccio e del sudore della fronte.

Il Buddha ha inoltre osservato che l’acquisire ricchezza non dovrebbe essere scoraggiato da freddo, caldo, mosche, zanzare, vento, sole, rettili, che muoiono di fame e di sete e che si dovrebbe essere pronti a sopportare tutte queste difficoltà. L’inattività e sottrarsi alla fatica non è il modo migliore per riuscire a guadagnare prosperità.

Guadagnare ricchezza attraverso la vendita di liquori inebrianti, armi nocive, farmaci, veleni o animali da abbattere sono modi condannati dal Buddha. Rientrano nella categoria dei mezzi di sussistenza sbagliata. Il sostentamento dev’essere ottenuto attraverso mezzi leciti, senza violenza.  Buddha ha dichiarato che la ricchezza di coloro che accumulano senza danneggiare gli altri, è come quella di un’ape itinerante che raccoglie il miele senza danneggiare fiori.

Nella Dhananjanisutta  il venerabile Sariputta afferma che nessuno può sfuggire ai risultati terribili di mezzi illeciti di sostentamento, dando la ragione a chi si è impegnato ad adempiere i propri doveri. La Dhammikasutta della Nipata Sutta dice: “Lascialo doverosamente mantenere i suoi genitori e praticare un commercio onesto. Il padrone di casa che osserva questo strenuamente andrà agli dei chiamati Sayampabha“.  I Sayampabha sono deva (divinità) tra i quali sono presenti anche uomini giusti che hanno mantenuto i loro genitori e non hanno fatto commerci illeciti.

Nel Parabhavasutta del Nipata Sutta, il Buddha ha sottolineato una condotta etica per evitare la perdita della ricchezza. Sono innumerevoli i discorsi che consigliano di osservare la Pancasila – i cinque precetti, che si basano sul principio del rispetto e di attenzione per gli altri. Questi implicano che non si deve mettere a repentaglio gli interessi degli altri, che non si deve privare qualcuno di ciò che appartiene legittimamente a lui, perché è chiaro che i beni di un uomo sono alla base della sua felicità.

 


Yoga Festival 2016

Dal 14 al 16 ottobre arriva l’11esima edizione di Yogafestival, il più grande evento di Yoga in Italia. Una edizione, che, dopo tanti anni di espansione, sente il bisogno di riorganizzarsi e di tornare a un maggiore “rispetto” per la pratica dello Yoga.

Non per niente, proprio il concetto di RISPETTO è al centro delle proposte di programma e gli insegnanti, con il loro generoso entusiasmo, sono stati felici di parlare di una tematica così poco usata in questi tempi che viviamo.

Rispetto per e nella pratica, ma anche rispetto per noi stessi, per gli altri, per il pianeta e l’universo, rispetto per ogni cosa creata: YogaFestival continua così a mettere in luce argomenti poco evidenti nel vivere corrente, e come fu per Gratitudine (2014) e Amore (2015) anche il tema del Rispetto ci aiuterà a focalizzare meglio la pratica.

Come già Roma, anche YogaFestival Milano si concentra su una offerta più mirata, con meno workshop ma più lunghi e completi.

Nei 5.000 mq di Superstudio Più che vengono occupati, una squadra di insegnanti davvero influenti si avvicenderanno nei tre giorni del festival: tra questi, qualche gradito ritorno come Stewart Gilchrist da Londra con Krama Vinyasa Yoga , Monica Bertauld dalla Francia per Iyengar Yoga; dall’Italia Antonio Nuzzo, l’ Hatha Yoga della tradizione e Gabriella Cella, con la pratica di Ratna Yoga, il gioiello dello Yoga, insieme a Piero Vivarelli, massima figura dell’Anusara italiano, ed Elena De Martin per l’Ashtanga Yoga Mysore style. Nuova qualche interessante presenza come Dominique Decavel, erede dell’insegnamento di Eric Baret per lo Yoga Tantrico Kashmiro, Cosmin Iancu, la perfetta pratica di ashtanga, Lorraine Taylor, che diffonde la conoscenza dell’Ashtanga e Vinyasa Tantra, Bo Forbes  lo Yoga posturale e terapeutico, Laura Burkhart che dagli USA porta la pratica di Core Yoga. Mert Guler, insegnante turco e ricercatore spirituale per la prima volta in Italia e Sujit Ravindran, indiano di stanza a Vancouver già passato con successo in precedenti edizioni, saranno al festival per portare un lavoro sulle emozioni interiori e sulla maturità maschile. La musica la farà da padrone quest’anno: sono molti i workshop con musica da vivo, performance, musicisti che intervengono insieme agli insegnanti e sarà un piacere in più essere seguiti nella pratica da canti e melodie che la ritmano.

Molte le conferenze in programma con molte novità: in particolare, fruttifera la collaborazione del festival con il Master di Yoga Studies della Università di Ca’ Foscari porta due docenti di grande preparazione e comunicativa, Gianni Pellegrini e Federico Squarcini, con approfondimenti sulla lingua sanscrita. Pellegrini, tra i più conosciuti studiosi di sanscrito al mondo, terrà una conferenza sulle parole dello yoga e il loro significato e sarà a disposizione tutta la giornata per rispondere a domande del pubblico.

Al festival quest’anno si rafforza l’area dedicata alla consapevolezza alimentare: una vita yogica chiede attenzione e rispetto anche per ciò che ingeriamo. Con Ki Group, Provamel, Schaer – partner dell’evento – prenderà vita un settore dove informarsi, testare, conoscere.

L’area scuole, centri olistici ed Emporio Yoga sarà come sempre il cuore del festival, il luogo dove tutti si trovano, incontrano, parlano insieme alla grande centrifugheria – dove lo chef Simone Salvini si cimenterà in ricette vegane preparate “al volo”.

L’area Bimbi, attiva tutti e tre i giorni e gestita dalla A.I.P.Y., offrirà intrattenimento “yogico” a bimbi da 0 a 12 anni che, con il metodo del gioco, apprendono le prime basi dello Yoga: non si è mai troppo giovani per cominciare a praticare!

All’interno del festival sarà attivo un ristorante vegano che resterà aperto dal mattino fino alle 20.

L’ingresso al festival avviene come sempre su registrazione (online) mentre i workshop possono essere prenotati online e anche sul posto. Tutte le informazioni su www.yogafestival.it


ISIS e strategia mediatica

L’ISIS – il sedicente Stato islamico – è il primo gruppo terrorista che ha l’ambizione di imporre la sua ideologia a livello globale e il primo che ha una vera e propria strategia di comunicazione. Il suo primo obiettivo infatti è quello di presentarsi al mondo come Stato, influenzando la politica occidentale convincendola della potenza del Califfato. Per fare questo punta sulle dinamiche dello “sciame”, ossia la radicalizzazione di un singolo seguace per condizionare un gruppo di suoi amici. Per fare questo vengono ampiamente utilizzati i social network. La comunicazione è divisa in locale, regionale e globale. Quella locale riguarda la popolazione del luogo, raggiunta attraverso opuscoli, oratori e con la radio Al-Bayan, una stazione radio in Iraq di proprietà e gestita dallo Stato Islamico dell’Iraq e il Levante (ISIL) che trasmette sulla frequenza 92,5 in FM e che serve anche per una comunicazione globale. Infatti la stazione trasmette notizie dell’ISIS in arabo, curdo inglese, francese e russo. La qualità dei notiziari è stata paragonata a quelli della BBC inglese. La stazione offre una vasta gamma di programmi tra cui i canti islamici Nasheed solo vocali, recitazioni del Corano, discorsi, fiqh (la giurisprudenza coranica), corsi di lingua, e interviste, intervallati da regolari notiziari e relazioni sul campo da corrispondenti di Al-Bayan in Iraq e in Siria. Le notizie in lingua inglese e i bollettini sono forniti da uno speaker con accento americano e le date degli eventi vengono letti secondo il calendario islamico. L’ISIS utilizza molto anche i “mujatweets” su Twitter – che partono dal media center Al Hayat di ISIS a Mosul con i quali raggiunge i seguaci più evoluti tecnologicamente. Ben sessantamila sono gli account internet pro ISIS sui social network. La comunicazione avviene con caratteristiche diverse a seconda degli obiettivi:

Prodotto Target Obiettivo
Social media (Mujatweets e video)In questi filmati i membri dell’ISIS si mostrano gentili con i bambini e regalano dolci e vestiti Potenziali reclute Radicalizzazione e reclutamento
Filmati dell’orrore Nemici del CaliffatoPubblico occidentale ampio Terrorizzare, minacciare
Filmati di contro informazione Pubblico occidentale competente Indirizzare il dibatto su ISIS
Filmati di testimonianza Musulmani in Occidente e nel mondo islamico Reclutare nuovi volontari
Brochure Famiglie di potenziali sostenitori Indirizzano sul piano politico, teologico e tattico
Ebook, magazine Foreign fighters e pubblico occidentale competente Socializzare al Califfato

 

ISIS ha anche una rivista online di propaganda chiamata Dābiq nata il 5 luglio 2014 (Mese di Ramadan 1435 islamico) uscita con il primo numero intitolato “Il ritorno del Califfato”). Il numero attuale è il 14, uscito il 13 aprile 2016 (Mese di Rajab 1437 islamico) dal titolo “La confraternita dei Murtadd”. Il murtadd è un apostata dell’Islàm.

ISIS ha addirittura una targa automobilistica, per sostenere l’utopia di essere un vero Stato e un hotel moderno a cinque stelle (piscina, campo da tennis, 262 stanze), il Ninawa International Hotel a Mosul, sorto per foreign fighters, i combattenti stranieri unitisi alle fila dell’ISIS, che sono ormai ventiduemila. Ovviamente anche l’hotel fa parte di una strategia per dare l’Idea di uno stato stabile. Di questi foreign fighters quattro sono svizzeri. Tra questi il 32enne romando Mathieu A., detto Abu Mahdi Al Suissery (che significa “lo Svizzero Illuminato”) aggregato al Califfato nel 2013 e il 25enne Damien G, già noti agli inquirenti federali. Un giornalista britannico – John Cantlie – rapito in Siria nel 2012 viene costretto dall’ISIS a girare sinora sei finti documentari “verità” di propaganda (della serie chiamata Lend Me Your Ears – cioè “prestami le tue orecchie”) vestito normalmente in abiti occidentali per mostrare al mondo che lo Stato islamico è un luogo tranquillo ed efficiente. In uno di questi filmati si vede Cantlie che si “diverte” a bordo di una moto di notte per le vie di Mosul portando sul sellino un combattente dell’ISIS vestito in abito tradizionale e mitra a tracolla. In realtà il combattente si sta assicurando gentilmente che Cantlie dica la “verità” con un mitra alle spalle.

Giorgio Nadali


Il genetista Francis Collins: Dietro al Big Bang c’è Dio

big-bangFrancis Collins – genetista autore della sequenza del DNA umano –  direttore del National Institutes of Health, ha affermato che il Big Bang «domanda a gran voce una spiegazione divina»

di Giorgio Nadali

La direttrice del CERN di Ginevra – Fabiola Gianotti – ha dichiarato alla stampa che “la fisica potrà mai rispondere alla domanda [sull’esistenza di Dio]. Scienza e religione sono discipline separate, anche se non antitetiche. Si può essere fisici e avere fede oppure no. È meglio che Dio e la scienza mantengano la giusta distanza”. Di opinione diversa un illustre cittadino naturalizzato svizzero: Albert Einstein, che diceva: «Senza la religione l’umanità si troverebbe oggi ancora allo stato di barbarie… E’ stata la religione che ha permesso all’umanità di progredire in tutti i campi!” e ancora: ” L’opinione corrente che io sia un ateo si basa su un grosso errore. Chi la deduce dalle mie teorie scientifiche, non le ha comprese “… ” La mia religione consiste nell’umile adorazione di un Essere infinito spirituale di natura superiore che rivela se stesso nei piccoli particolari che noi possiamo percepire con i nostri sensi deboli e insufficienti “… ” La scienza senza la religione è paralitica”… “Credo in un Dio personale, e posso dire con coscienza che nella mia vita non ho mai accondisceso ad una concezione ateistica».

Insomma, “Il tempo del conflitto tra fede e scienza è ormai passato”, come diceva il fisico teorico Carl Friedrich Von Weizsacker, scomparso nel 2007.

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C’è infatti un eccezionale invisibile ordine che sembra governare l’universo. Diversi scienziati concordano sul fatto che esista un codice cosmico. Le costanti fondamentali dell’universo sono relazioni così sensibili che se cambiassero anche di poco renderebbero impossibile la sua stessa esistenza. Se la velocità di espansione dell’universo dopo il Big Bang fosse cambiata di una parte su un trilione (uno con diciotto zeri) l’universo si sarebbe allargato troppo o collassato su se stesso e nulla esisterebbe. In sostanza sarebbe bastato un solo granello di sabbia su tutti quelli contenuti in tutte le spiagge del mondo per fare la differenza. Se la materia si fosse sparsa uniformemente la vita non ci sarebbe. L’ipotesi più popolare per una precisione così grande è quella degli universi paralleli, ma la tesi di un multiverso richiede tanta fede quanto quella necessaria a credere all’esistenza di Dio. Recentemente la fisica, con la “teoria delle stringhe” fonde la meccanica quantistica con la relatività generale e ipotizza l’esistenza di altre dimensioni a noi invisibili… La “mente” di Dio? Tuttavia le dimensioni extra non possono spiegare la natura trascendente di un Creatore. Determinare se sia stato Dio o no a determinare le leggi della fisica è impossibile, a meno che il Creatore non abbia lasciato un messaggio leggibile nel codice cosmico. Tuttavia l’universo è matematica e studiandola si può dire di esplorare la “mente” di Dio. «Se non ammettiamo l’esistenza di Dio come cristiani, dobbiamo ammetterla come matematici», diceva il matematico Cauchy…

Stephen Hawking sostiene che Dio non esiste perché non esiste tempo prima del Big Bang e quindi nessuno può avere creato nulla prima del tempo. Tuttavia la tesi di Stephen Hawking non tiene conto che il tempo non è (solo) un concetto scientifico, ma soprattutto metafisico. Quando i teologi parlano di cosa esistesse prima dell’universo immaginano un vero vuoto. Se l’universo era davvero un nulla questo vuol dire che è stato creato da qualcosa al di là dell’universo, qualcosa di totalmente trascendente che lo ha fatto passare dal nulla all’esistente: Dio. La teoria chiamata No boundary proposal (di Hartle e Hawking) sostiene che tutto (tempo, spazio, leggi fisiche) è nato da un singolo punto. Ma usando le leggi fische per comprendere il Big Bang incontrano la cosiddetta “singolarità”, in cui quelle leggi cedono e appare necessario l’intervento di un Creatore che ha dato il via al tutto. Hawking risponde che l’universo non è nato da una singolarità, ma il tempo ha avuto origine come una delle dimensioni dello spazio. Tuttavia la teoria non afferma che l’universo si estende all’infinito all’indietro nel tempo, ma che il momento iniziale è in una sorta di condizione nebulosa il che significa che c’è comunque stato un’inizio. I teologi contrattaccano la teoria atea di Hawking con il teorema di tre fisici che affermano che qualsiasi universo in espansione deve avere avuto un inizio. Tutti gli universi in espansione devono avere un confine inziale di tempo. Questo fa tornare all’intervento divino. Francis Collins – genetista autore della sequenza del DNA umano –  direttore del National Institutes of Health, ha affermato che il Big Bang «domanda a gran voce una spiegazione divina e infatti si accorda perfettamente con l’idea di un Dio Creatore trascendente. Non riesco a capire come la natura avrebbe potuto crearsi da sé. Solo una forza al di fuori del tempo e dello spazio avrebbe potuto fare una cosa simile».

La stessa teoria del Big Bang è stata formulata dal prete gesuita Georges Lemaître S.J. (1894 -1966). A lui è dedicato il cratere lunare omonimo.

L’astrofisico Allan Sandage ha osservato che «con le conseguenze riguardanti la possibilità che gli astronomi abbiano identificato l’evento della creazione mette veramente la cosmologia vicino al tipo di teologia naturale medioevale che ha cercato di trovare Dio identificando la causa prima». Secondo un insegnamento indù esistono infiniti universi ognuno con un dio diverso immerso in un differente sogno cosmico. Tuttavia questo implicherebbe l’esitenza di un super dio responsabile dell’esistenza degli altri déi e dei loro universi sognati e creati. Siamo noi a sognare l’intervento divino nella creazione o è questo a farcelo sognare? La questione però non è testabile e quindi non può far parte della scienza perché questa usa dati dell’universo e non può quindi confutare ciò che è al di là dell’universo stesso…


La fisica della preghiera

DALLA SPIRITUALITÀ ALLA SCIENZA

Le recenti scoperte della fisica quantica confermano quanto professato da secoli dalle dottrine spirituali: esiste un Principio Primo da cui tutto ha origine, si chiami Dio o Campo Quantico. Ma cos’è la preghiera? È riconciliazione. È abbandonare momentaneamente la condizione di inferno o purgatorio in cui viviamo e affacciarci al Paradiso. È elevare la propria anima per entrare in sintonia con il divino

prayQuando preghiamo, cosa facciamo realmente? Per rispondere, dobbiamo innanzitutto fare un po’ di chiarezza su cosa sia la preghiera e su chi – o cosa – pregare. Recitare meccanicamente il Padre Nostro o l’Ave Maria, anche cento volte, anche mettendoci in ginocchio e con le mani giunte, mentre però pensiamo a cosa faremo appena finito, non è preghiera.
Riusciamo invece a stare concentrati? Bene. «Dio, dammi» non è preghiera. «Dio, fammi» non è preghiera. «Se mi darai… prometto che…» tanto meno è preghiera. Chiedere non è sbagliato, anzi, questa funzione è connaturata nella preghiera. Gesù stesso ha detto: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Luca, 11:9). È il modo che non va. Non stiamo chiamando la pizzeria sotto casa per un’ordinazione. Anche se ruecitiamo la parte degli umili o dei cani bastonati, così non va. Preghiera è riconciliazione. È abbandonare momentaneamente la condizione di inferno o purgatorio in cui viviamo e affacciarci al Paradiso. È elevare la propria anima a Dio ed entrarci in sintonia.

Ma chi preghiamo quando ci rivolgiamo all’Altissimo?
GodGià, Dio. Se saper pregare non è cosa semplice, ancor meno lo è farsi un’idea di chi, o cosa, Dio sia. Abbandonata l’idea, forse un po’ ingenua, di un’entità creatrice separata e distinta dal proprio creato, possiamo intanto affermare con certezza che Dio è in ogni luogo: “Io non riempio forse il cielo e la terra?”, dice il Signore (Geremia, 23:23,24). Inoltre, possiamo anche affermare che Dio è l’Unità, il Tutto, il non manifesto da cui ha origine ogni manifestazione. Padre, Figlio e Spirito Santo, la prima forma di manifestazione che origina da Dio (e che ritroviamo nel triangolo dei tre Superni formato da Kether, Chocmah e Binah nella Cabala ebraica), sono tutte emanazioni di Dio e: “Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò che è il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura” (Concilio di Toledo XI, anno 675, Symbolum: DS 530). “Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la sostanza, l’essenza o la natura divina” (Concilio Lateranense IV, anno 1215, Cap. 2, De errore abbatis Ioachim: DS 804).

E’ possibile un punto di incontro tra scienza e spiritualità?
Da sempre, le questioni legate allo spirito sono state ad esclusivo appannaggio delle religioni. A questo livello, non fa differenza parlare di Cristianesimo, di Islamismo, di Induismo, Buddhismo o Taoismo. Sono tutte religioni che riconoscono l’esistenza di un Principio Creatore e che quindi dicono fondamentalmente la stessa cosa, anche se con lingue diverse, perché diverse le culture all’interno delle quali sono nate.
Di recente però anche la scienza ha cominciato ad interessarsi alle questioni dello spirito. Non parliamo chiaramente degli scienziati figli di Cartesio, di quelli che basano la conoscenza del mondo su una struttura fatta di elementi misurabili, di quelli che hanno una concezione dualistica del mondo e che tendono per questo più a separare che a unire. Parliamo invece di coloro che cercano un punto di incontro tra scienza e spiritualità, il fil rouge che lega tutto quanto, con ben chiara in mente l’idea che la scienza, con tutti i suoi limiti, non è altro che un piccolo strumento che può solo aiutare a comprendere qualcosa di più grande.
In questo quadro, la fisica quantistica è la scienza che, per chi ha la capacità di vedere, offre una risposta concreta al funzionamento di tutti quei fenomeni che non trovano fondamento nella concezione deterministica del mondo alla quale, bene o male, ciascuno di noi è stato addestrato fin dalla nascita.

La Coscienza Cosmica è energia in potenza
«Tutta la materia non esiste che in virtù di una forza che fa vibrare le particelle e mantiene questo minuscolo sistema solare dell’atomo. Possiamo supporre al di sotto di questa forza l’esistenza di uno Spirito Intelligente e cosciente». Con queste parole, il fisico Max Planck (1944) anticipava il concetto di ciò che oggi è conosciuto come Campo Quantistico, il campo di energia che occupa lo spazio che ingenuamente riteniamo vuoto e che lo attraversa con le sue fluttuazioni. IProsperityl Campo Quantistico è un mezzo continuo, un’entità che esiste in ogni punto dello spazio e che regola la creazione e l’annichilazione delle particelle. In altre parole, tutto ciò che conosciamo, tutto quanto esiste, emerge dal Campo Quantistico. Per fare un parallelo con le dottrine spirituali che ci parlano di un Dio creatore, il Campo è l’Akasha (l’etere, in lingua sanscrita), il corpo e la mente di Dio; è l’Ain Soph Aur della Cabala ebraica; è ciò che tutto contiene e dal quale tutto origina; è ciò che anticipa l’esistenza di qualsiasi cosa; è la Coscienza cosmica; è il non manifesto. Niente esiste prima di emergere dal Campo. E allo stesso tempo, nel Campo sono contenute tutte le possibilità di manifestazione di ciò che chiamiamo realtà. Ogni singola particella emerge dal campo quantistico, per poi aggregarsi nella realtà che costruiamo istante dopo istante. Ma prima di emergere, prima di prendere forma, prima di occupare uno spazio in un determinato momento, la particella è solo un’onda di possibilità. Possibilità per la Coscienza Cosmica di manifestarsi, di prendere forma. La Coscienza Cosmica è energia in potenza, senza spazio e senza tempo. E poiché sia lo spazio che il tempo originano dalla Coscienza, la Coscienza è collegata a ogni sua manifestazione, indipendente dallo spazio e dal tempo. Ora, che il Campo Quantistico sia Dio è un’affermazione che non possiamo permetterci di fare, e alla fine è un’etichetta che lascia il tempo che trova. Ma qualche sospetto ci deve venire, perché tutta la serie di analogie che legano Dio al Campo sono una bella prova a sostegno.

Come, quando e perché la preghiera funziona
Dal punto di vista della fisica quantistica, pregare vuol dire comunicare col Campo e influenzarlo. Pregare vuol dire allora influenzare il Campo Quantistico per creare la realtà che desideriamo. Affinché ciò si verifichi, però, dobbiamo innanzitutto fare i conti con l’Ego, poi usare la giusta forma di comunicazione e infine mettere in conto che la nostra richiesta possa non trovare risposta. Ma andiamo per gradi.
the.power.of.prayerL’Ego è il più grosso ostacolo alla preghiera. Nel Vangelo si legge: “E [Gesù] gli domandò: «Come ti chiami?». «Mi chiamo Legione», gli rispose [l’uomo posseduto], perché siamo in molti»” (Marco, 5:9). I demoni cui si fa implicitamente riferimento in questo versetto sono i demoni rossi di Seth dell’esoterismo egizio (Kolpaktchy e Piantanida, 2003), chiamati anche difetti nel Buddismo Zen, o Ego nello Gnosticismo Ermetico. Gli Ego sono elementi negativi, entità psichiche che impediscono il risveglio della Consapevolezza, per la loro capacità di sequestrare il pensiero ed impedirgli così di contattare la Coscienza. Essi formano di fatto uno scudo che si interpone tra la nostra Mente e il nostro Sé Primordiale, la Coscienza Cosmica, il Campo Quantistico. La Coscienza può essere contattata soltanto in uno stato non ordinario di coscienza (Goswami, 2008), mettendo a tacere la Mente e tutte le strutture automatiche che la popolano, così da abbattere questo scudo.
Buddhist.meditationUna volta che siamo riusciti ad abbattere lo scudo degli Ego, per esempio con la meditazione, uno dei metodi più efficaci, è possibile comunicare in modo non-locale con la Coscienza, col Campo, e inviare la nostra richiesta. Ma per funzionare, la preghiera deve comprendere un intento, ciò che desideriamo, e un’emozione positiva, come amore, riconoscenza, gratitudine. La preghiera, se autentica, porta in sé la direzione dell’intento e la forza dell’emozione e del sentimento. Il risultato tangibile è la trasformazione della materia, la creazione di una specifica realtà. Afferma Gregg Braden: “Sono le emozioni i fattori che influiscono sulla materia di cui è fatta la realtà, è il nostro linguaggio interiore che cambia gli atomi, gli elettroni e i fotoni del mondo esterno”. E ancora: “È solo quando focalizziamo la nostra attenzione provando simultaneamente un sentimento verso l’oggetto della focalizzazione, che una realtà possibile diventa un’esperienza reale”.

Karma e preghiera
Infine, non pensiamo che ogni nostra richiesta possa essere accolta. Non dimentichiamo che il Campo Quantistico si manifesta nella realtà che conosciamo non solo attraverso le leggi della fisica, ma anche attraverso altre leggi, una delle quali è il Karma. Designs-should-have-balanceIl Karma è la legge dell’equilibrio che di fatto organizza non localmente, attraverso le vite, le emergenze del Campo Quantistico, i piani della Coscienza. Nel Campo regna l’equilibrio perfetto, perché in potenza in esso tutto è contenuto. Allo stesso modo, anche nelle molteplici forme di espressione della Coscienza nella materia, la tendenza è quella di mantenere un equilibrio, per la natura ondulatoria, e quindi ciclica, della Natura. Così, il Karma organizza non localmente le emergenze del Campo nel tempo, attraverso le incarnazioni, per far sì che venga mantenuto un equilibrio. Per questo motivo, se la richiesta che formuliamo nella nostra preghiera va in contrasto con quelli che comunemente chiamiamo debiti karmici, non riceveremo risposta.
È in quel momento che dovremo dimostrare di aver compreso che la nostra vita qui sulla Terra è solo il particolare di un disegno molto più grande di noi, ricordando e facendo nostre le parole che Gesù rivolge a Dio nel giardino del Getsemani, prima di essere crocifisso: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Giovanni, 12:27). Questa è la vera preghiera.

Per saperne di più
Braden, G. (2007). La Matrix Divina. Un ponte tra Tempo, Spazio, Miracoli e Credenze. Macro Edizioni, 2009.
Goswami, A. (2008). God Is Not Dead: What Quantum Physics Tells Us about Our Origins and How We Should Live. Hampton Roads Publishing Company, 2012.
Kolpaktchy, G. e Piantanida, D. (a cura di). Il libro dei morti degli antichi egiziani. Atanòr, 2003.
Planck, M. (1944). La natura della materia (The Essence/Nature/Character of Matter) Quelle: Archiv zur Geschichte der Max-Planck-Gesellschaft, Abt. Va, Rep. 11 Planck, Nr. 1797

Francesco Albanese
Tratto da KarmaNews