Alfio Bardolla

IMG_5693

Intervista del 5 Dicembre 2017 di Giorgio Nadali ad Alfio Bardolla, Business Coach. Autore di diversi libri come: “I soldi fanno la felicità” e “First Class”

Bardolla, perché in Italia manca un’educazione finanziaria?

In Italia manca educazione finanziaria per due motivi: il primo è che siamo stati una BOT economy e quindi avere titoli di stato che davano rendimenti molto elevati nel passato ha fatto sì che molte persone si siano poco informate. Secondo: abbiamo un welfare sviluppato. Le persone che vanno in pensione non si sono mai dovute preoccupare come la pensione veniva costruita. In America si devono preoccupare a come costruire la loro pensione.

Perché la gente ha paura di arricchirsi e poi invidia i ricchi?

Gli italiani amano i soldi e odiano i ricchi. Perché viviamo in un Paese dove ci sono tante culture contrastanti, la cultura comunista da una parte e la cultura cristiana dall’altra e riceviamo messaggi misti come “non è giusto avere di più”. Viviamo in un Paese dove la ricchezza viene vista così: se sei diventato ricco hai truffato, o hai rubato al fisco o sei stato fortunato. Mentre alcuni Paesi hanno un approccio calvinista: se sei diventato ricco è grazie alla benevolenza di Dio. Questa è la base: la forte cristianità con frasi come “il denaro è lo sterco del diavolo” e una parte del Paese di sinistra che ha sempre avuto un certo approccio al denaro che è molto diverso da Paesi come la Svizzera, l’Inghilterra e gli Stati Uniti.

Nel suo ultimo libro “First Class” Lei parla dell’effetto clessidra. Cos’è?

Siamo molto abituati a vedere il giardino degli altri sempre più verde. Abbiamo una ricchezza media di 87.000 euro per famiglia. Abbiamo avuto una grande classe media italiana con un welfare distribuito e avere una serie di servizi quasi gratis che nella maggior parte del mondo non esistono. Il mondo sta cambiando velocemente. Il modello di produzione del denaro che aveva mio padre o mio nonno non c’è più.  Questa velocità di cambiamento sta assottigliando la classe media che sta salendo verso la ricchezza (lo scorso anno ci sono stati +11,9% di ricchi) oppure sempre più spesso sta scivolando verso la povertà. Chi era povero è diventato sempre più povero e chi era nella classe media sta scendendo verso la povertà.

Una clessidra più ampia sulla parte inferiore…

Certo. Sicuramente la parte che fa più rumore è quella sotto  

Bardolla, qual è l’atteggiamento giusto per raggiungere la libertà finanziaria?

 Esistono delle regole precise. Capire qual è la propria situazione finanziaria, come funziona il denaro, come funziona il cash flow. Non è importante quanto guadagni, ma quanto ti rimane e cosa ci fai. Il modello della libertà finanziaria è dividere in due tipi. Le entrate lineari, cioè dedico del tempo e guadagno dei soldi. E quelle automatiche: creo qualcosa che continuerà a generare delle entrate. La classica entrata automatica è l’affitto, ma nell’era di Internet ci sono ormai centinaia di migliaia di entrate automatiche.

Perché si diventa ricchi o si rimane poveri? È un talento?

No, è una strategia specifica, abilità acquisita, sudore, studio e una metodologia.

Quindi chiunque può diventare ricco?

Assolutamente sì. Io credo che noi siamo tutti uguali, ma l’unica cosa che cambia è il software che c’è dentro la nostra testa. È chiaro che se sono nato a Milano da una famiglia ricca ho delle agevolazioni rispetto ad Alfio Bardolla che è nato in cima ad una montagna [Chiavenna, n.d.r.] da una famiglia povera. Però più passa il tempo più queste  differenze si appiattiscono perché è tua responsabilità quello che ci fai col tuo tempo. Abbiamo tutti 24 ore. Ma perché io divento ricco e l’altro rimane povero? Perché io nelle 24 ore faccio cose diverse rispetto alle 24 ore delle altre persone. La mia capacità di gestire la paura, il rischio, l’avidità, il coraggio nel dover far delle scelte che a volte sono difficili, quello fa la differenza e sono tutti soft skills che possono essere acquisiti da tutti.

Dipende anche da carattere?

Sì, ma il carattere si può formare e cambiare, crescere e imparare. Io non ho paura di sbagliare e non ho paura di ripartire da zero.

E Lei come ha fatto a imparare a 19 anni?

Facendo un sacco di errori. L’unico modo che hai per imparare è sbagliare. Il mio vantaggio è che non ho paura di sbagliare e non ho paura di ripartire da zero.

Ma se uno non ha soldi come fa a partire?

Il problema non sono i soldi. La ricchezza sta nella testa non nei soldi. La prima cosa che farei se avessi pochi soldi è imparare tutto quello che è sul mercato digitale. Tutto quello che ha a che fare con internet marketing, comunicazione. In questo momento sono le professioni più pagate. Un softwarista blockchain guadagna 250.000 euro all’anno e non si trovano. Ci sono mille cose che posso fare anche con 1000 euro. Dal network marketing in avanti. È subito accessibile e mi permette di imparare un mestiere che mi darà rendite automatiche.

Anche a 50 anni?

Assolutamente sì. Io ho una struttura di network marketing di 8000 persone e tra questi c’è n’è una grande quantità tra i 40 e i 60 anni. Il  problema è: io a 50 anni ho ancora voglia di sporcarmi le mani? Le persone ricche sono disposte a fare cose che i poveri e la classe media non sono disposte a fare.

ASCOLTA L’INTERVISTA COMPLETA: