I valori cristiani. 8. La carità

Ecco il valore più importante per un cristiano. La regina delle virtù. Tutto l’agire cristiano ruota intorno alla carità, cioè all’amore verso Dio e verso il prossimo, ma anche a quello verso se stessi (Matteo 22,39). La fede che non porta ad amare non serve a nulla. La parola carità deriva dal greco “kàris”, che significa dono, dal quale derivano anche eucaristia, cioè “rendimento di grazie” e carisma, cioè il dono ricevuto da condividere con gli altri (1 Corinzi 12, 31 e Matteo 25,14-30). La carità è quindi l’obiettivo della fede e della speranza e l’unico valore esistente anche in Paradiso, dove la fede non serve più (perché ho raggiunto e vedo Dio) e la speranza ha già raggiunto il suo Scopo.

Rimane solo l’amore. Fede e speranza sono quindi mezzi, mentre la carità è il fine, tanto che se credo e spero, ma non amo concretamente me stesso, Dio e il prossimo, credo e spero invano. Cosa significa quindi amare in concreto se stessi, Dio e gli altri? Primo: Amare se stessi vuol dire darsi come obiettivo l’eccellenza secondo le proprie possibilità. Devo cercare di migliorare sempre, imparare cose nuove a ogni età, essere il massimo di ciò che riesco ad essere, nel lavoro, nelle relazioni con gli altri, nel rapporto di fede con Dio. Esattamente l’opposto dell’accontentarsi, della mediocrità e del tirare a campare.

Chi ama se stesso vuole che la sua luce risplenda sugli altri, come chiede Gesù nel Vangelo di Matteo: (5,16) “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”. Niente modestia. Vivi con gratitudine l’orgoglio di essere figlio di Dio! Gli altri devono vederlo! Non vuol dire essere fanatico. Significa rendere migliori gli altri grazie al tuo contributo. Per amarti devi sempre migliorare. Per migliorare devi cambiare e spingerti sempre più in alto, per onorare Dio. “La gloria di Dio è l’uomo vivente”, scriveva Sant’Ireneo di Lione. Sei tu! Amati! Secondo: Amare Dio in concreto significa esprimere al Signore tre tipi di adorazione diretta (mentre l’amore verso il prossimo è un’adorazione indiretta, dato che gli esser umani sono immagine spirituale di Dio, Genesi 1,26). Adorazione di lode, di gratitudine e di domanda. Loda Dio in ogni circostanza, sii grato per tutto ciò che hai. Inizia e finisci la giornata con gratitudine. Chiedi al Signore sempre di più: “Chiedete quel che volete e vi sarà dato” (Giovanni 15,7). Mi sembra di essere stato chiaro! Gesù ha detto: “Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Giovanni 16,24). Prega in grande e senza timidezza per riconoscere la potenza di Dio nella tua vita e otterrai il suo favore.

L’adorazione diretta comprende poi la preghiera, il pellegrinaggio, il digiuno, la celebrazione dei sacramenti. Infine, amare il prossimo vuol dire adorare Dio in maniera indiretta, nelle sue creature umane. Le possibilità sono infinite. Ascoltare (col cuore, non solo con le orecchie), perdonare, confortare, sostenere, difendere, aiutare, consigliare, correggere (con delicatezza), insegnare, pazientare, spingere verso il successo, sopportare, non disprezzare nessuno, cercare sempre il bene in tutti, aiutare a migliorare chi incontri, comprendere, ricordando che – come dice Gesù – “se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?” (Matteo 5,46).

San Paolo elenca una serie di caratteristiche della carità e le dedica un bellissimo “inno”: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna” (1 Corinzi 13,1). Magari non parli le lingue degli angeli, ma se vai a Messa e reciti rosari a raffica senza poi amare concretamente il prossimo – soprattutto quello difficile da amare –sei anche tu come un bronzo che risuona. “Se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla” (1 Corinzi 13,2). E per essere invece qualcosa – cioè figlio di Dio – la tua carità “è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1 Corinzi 13,4-7).

Mi piace pensare che la carità sia…il termometro della santità. Più ami e più aumenta la tua santità, che è il riflesso di Dio in te! Madre Teresa di Calcutta scriveva: “Non permettere mai che qualcuno venga a te e vada via senza essere migliore e più contento. Sìi l’espressione della bontà di Dio. Bontà sul tuo volto e nei tuoi occhi, bontà nel tuo sorriso e nel tuo saluto. Ai bambini, ai poveri a tutti coloro che soffrono nella carne e nello spirito offri sempre un sorriso gioioso. Dai a loro non solo le tue cure, ma anche il tuo cuore”. L’uomo è irragionevole, illogico, egocentrico. NON IMPORTA, AMALO. Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici. NON IMPORTA, FA’ IL BENE. Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici. NON IMPORTA, REALIZZALI. Il bene che fai verrà domani dimenticato. NON IMPORTA, FA’ IL BENE. L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile. NON IMPORTA, SII FRANCO E ONESTO. Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo. NON IMPORTA, COSTRUISCI. Se aiuti la gente, se ne risentirà. NON IMPORTA, AIUTALA. Dà al mondo il meglio di te, e ti prenderanno a calci. NON IMPORTA, DA’ IL MEGLIO DI TE. (Madre Teresa di Calcutta).

Giorgio Nadali


I cattivi maestri di black bloc, indignati e violenti

di Giorgio Nadali

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Amo l’odio, bisogna creare l’odio e l’intolleranza tra gli uomini, perché questo rende gli uomini freddi e selettivi e li trasforma in perfette macchine per uccidere“. Chi l’ha scitto? Che Guevara. Bandiere col suo volto alle manifestazioni di pacifisti, “indignati”, di semplici comunisti… Un volto, un programma di vita.  Il “Che” diceva: “Mi rendo conto di aver maturato in me qualche cosa che da tempo cresceva nel frastuono cittadino: l’odio per la civiltà, la rozza immagine di persone che si muovono come impazzite al ritmo di quel tremendo rumore”. Ed ecco pronte orde di animali in preda a deliri vandalici, perché  “La via pacifica è da scordare e la violenza è inevitabile. Per la realizzazione di regimi socialisti dovranno scorrere fiumi di sangue nel segno della liberazione, anche al costo di vittime atomiche”. Non c’è da meravigliarsi che un’ideologia basata sull’odio generi individui pronti alla violenza. D’altra parte, chi non è all’altezza di costruire può solo distruggere. 100 milioni le “vittime del comunismo”. In comune col Nazismo: entrambe le ideologie non accettano la natura umana. Vogliono cambiare l’uomo. In peggio. Il Nazional Socialismo (Nazismo) discrimina su base razziale. E’ una falsa biologia. Il Comunismo discrimina su base sociale. Lotta di classe. Proletari contro borghesi. Una fasa sociologia. L’invidia è alla sua base. Se hai delle qualità migliori degli altri, queste non possono emergere. Tutti devono appiattirsi all’ideologia. Ideologie contro. Mai “per”. Un cancro della società che oggi è malata anche di altri 3 grandi mali: il relativismo (opinioni assunte a verità, non vi sono verità valide per ogni uomo. Il bene e il male sono cose relative. Tranne poi compiacersi della carta universale dei diritti umani, nata in ambiente cristiano. Universale è il contrario di relativo). La proliferazione di presunti diritti. Oggi al parola magica per far passare ogni capriccio è “diritto”. E’ chiaro che il relativismo favorisce questo. Non essendoci una verità assoluta sull’Uomo, ogni opinione è buona. Ogni capriccio è un diritto. Terzo. La libertà senza la responsabilità. Deresponsabilizzando la persona la libertà diventa il terreno dell’utilitarismo più cinico.

Forse chi ha distrutto la statua della Madonna nei recenti scontri di Roma non sa che l’unica Religione che considera ogni uomo come un fratello è il Cristianesimo. Dovrebbe provare ad essere un lebbroso in India e subire il disprezzo dei sacerdoti indù che ti dicono che se sei così è frutto del tuo karma, che è peggio per te, che sei un fuori casta. Chi prende l’aereo e va ad aiutare quei poveracci sono i cattolici. Non per convertire, ma per amare ogni uomo in nome di un Dio che è “uno di noi”, che si è fatto “uno di noi”. Gli stessi che ti danno un piatto di minestra se non sai come mangiare all’ora di pranzo. Prova a a bussare al tuo centro sociale o al tuo Sindaco… E non ti chiederemo se sei bianco o nero, clandestino o regolare, musulmano o ateo. Neanche se sei un deficiente, o ti compiaci della tua ideologia distruttrice, hai per idoli dei criminali, o ti piace la morte, l’aborto, l’eutanasia, la droga, e tutto ciò che non ha niente a che fare con l’amore vero…  perché – lo sappiamo – lo scriveva Konrad Adenauer: “all’intelligenza Dio ha posto limiti, alla stupidità no”.
  

PACE CRISTIANA

PACIFISMO IDEOLOGICO
 X  E’ basata su 4 princìpi fondamentali:X  GIUSTIZIA, VERITA’, CARITA’, LIBERTA’ La Veritàdistingue il bene dal maleX  La Giustiziastabilisce diritti e doveri e li rispettaX  La Libertàtutela la dignità della persona X  La Caritàcrea le condizioni per la pace: Perdono (lo chiedo o lo offro). Aiuto di chi è in difficoltà (difesa, protezione, sostegno…)X  Il simbolo della pace è la Croce di Cristo: Colui che vincendo per noi la morte e il peccato ci ha riconciliati con Dio Padre.X  E’ impegno per la giustizia e frutto della caritàX  E’ dono di Dio. La shalombiblica è pienezza del bene e della verità.X  Ha 2000 anni

X  Non esiste pace senza giustizia e verità. La verità è qui il rispetto della dignità di ogni uomo, figlio di Dio.

X  Gesù dà la sua pace non come la dà il mondo. Vuol dire una pace duratura con Dio che mi fa rispettare e amare ogni figlio di Dio.

X  E’ pronta al sacrificio personale per ristabilire la pace, a costo della propria croce. L’indifferenza

X  non costruisce la pace

X  E’ pronta al dialogo

X  La non violenza è non odiare e cercare soluzioni pacifiche. Non vuol dire non difendersi

X  Prevede il diritto ad una legittima difesa

X  Prevede l’uso della forza, anche militare in caso di attacco esterno o quando ogni sforzo diplomatico è risultato inutile (ius ad bellum. S. Agostino). Gli stati hanno il diritto di difendersi.

X  Non è per il disarmo totale. Gli eserciti servono a mantenere la pace, come deterrente contro i violenti e per difendere la propria nazione. Ogni caserma ha un cappellano militare, un sacerdote col grado di ufficiale per assistere i militari cattolici. Esiste un Ordinario (un Vescovo) militare.

X  L’obiezione di coscienza contro il servizio militare non è (quindi) obbligatoria

X  “Vi è stato detto: Occhio per occhio, dente per dente” (Ain ta ha ain Shen ta ha shen). Ma io vi dico di non opporvi al malvagio. Anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra” (Gesù, Vangelo di Matteo 5,39)

        Non vuol dire subisci passivamente la violenza,

        ma dai un’altra possibilità al confronto pacifico.

        Gesù invita a rinunciare alla logica della 

        vendetta, ancora presente nell’Antico  

         Testamento.

X  In caso di assoluta necessità si può colpire l’aggressore.

X  Violenza è solo l’abuso delle proprie forze (fisiche, morali, psicologiche). La difesa di un innocente non è violenza. Solo l’aggressione lo è.

 

 

  • E’ lotta politica
  • E’ ideologia politica
  • Il simbolo della pace, è in realtà un simbolo anticristiano. La croce rovesciata e cerchiata. Nacque negli anni settanta quando alcuni movimenti pacifisti antireligiosi credevano che senza la religione ci sarebbe stata pace nel mondo. Essa rappresenta la croce del cristo con le braccia abbassate in segno di disperazione. Infatti il simbolo è anche la Runa della Morte nell’alfabeto runico Futhark
  • Mette sullo stesso piano aggrediti e aggressori
  • Nega il diritto ad uno stato di una difesa armata
  • Ha 36 anni (Berkley 1968)
  • E’ per il disarmo totale incondizionato
  • Nessun uso della forza, anche se necessario e inevitabile per aiutare un popolo oppresso da un regime violento.
  • E’ contrario all’invio di nostri militari per le missioni di mantenimento della pace (peace keeping) in stati che hanno appena ristabilito una precaria situazione di pace (Es. Kossovo, Afghanistan, ecc.)
  • Molti episodi violenti in manifestazioni pacifiste (rottura di vetrine, imbrattamenti con vernice, atti di vandalismo, ecc.)
  • E’ semplice quieto vivere
  • Odia chi la pensa diversamente
  • Obiezione di coscienza al servizio militare
  • Spesso si ispira ad un’ideologia politica che è presente in diversi stati come dittatura e negazione violenta dei diritti umani (Cuba, Corea del Nord, Cina, ecc.) e che ha causato 240 milioni di morti dissidenti dal regime negli ultimi cento anni.
  • E’ “antimperialista”
  • E’ fanatismo ideologico. Come ogni fanatismo dice: “Chi non è con noi è contro di noi”
  • La pace del mondo è una pace provvisoria e di tipo politico. C’è pace quando non c’è guerra. Non è la pace con Dio.
  • Parla di pace, ma odia qualcuno. (Es. l’America, Bush, ecc.). La Chiesa invita alla pace, ma non parla di pace condannando qualcuno.  
  • Agisce contro dei simboli (Questo è tipico di qualsiasi fanatismo)

 

Giorgio Nadali

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San Valentino e la teoria della triangolazione dell’amore

Di Giorgio Nadali

La triangolazione dell’amore per alcuni è “lui, lei, l’altro”, ma non per Robert J. Sternberg, psicologo statunitense dell’Università di Yale. Nel 1986 pubblicò, sulla rivista Psychological Review», la sua Teoria sulla triangolazione dell’amore» (A triangular theory of love), nella quale affermava che l’amore maturo («vissuto») è composto da tre componenti che possono essere graficamente collocate ai vertici di un triangolo equilatero.

             Le tre componenti sono: l’intimità, la passione, la decisione/impegno. Il triangolo è una metafora utile per visualizzare i reciproci collegamenti e combinazioni possibili fra le tre componenti dell’amore e a comprendere in che modo esse si manifestino. La teoria è simile a quella di Lee, (1977), detta «Tipologia degli stili di amore» («A typology of styles of loving»), pubblicata nel «Personality and social Psychology Bullettin» n° 3, di quell’anno.

             Ricordiamo che “sessualità” significa molto di più di “sesso”. La dimensione religiosa gioca un ruolo molto importante nella strutturazione di tutta l’affettività (il complesso dei sentimenti e delle emozioni) della persona. Affettività e sessualità strutturano la personalità. La sessualità è quindi la chiave nella melodia dell’amore. Una sola nota stonata, fuori dal pentagramma dei valori, non farà altro che rovinare il motivo di fondo della nostra esistenza. «La sessualità non è pura istintualità; è un indiscutibile potere creativo che non è solo la causa principale delle nostre vite individuali, ma anche un fattore molto serio nella nostra vita psichica». (Carl Jung)

             «L’intimità si riferisce a sentimenti di confidenza, di unione e di affinità che creano un’esperienza di calore. Sternberg e Grajek (1984) hanno individuato, nel rapporto amoroso, dieci segnali di intimità: 1) il desiderio di contribuire al benessere materiale della persona amata; 2) sentirsi felici con la persona amata; 3) avere una profonda stima della persona amata; 4) poter contare sulla persona amata, in caso di bisogno; 5) darsi reciproca comprensione; 6) condividere con la persona amata il proprio mondo interno e le proprie risorse materiali; 7) ricevere sostegno emotivo dalla persona amata; 8) dare alla persona amata sostegno emotivo; 9) comunicare alla persona amata i propri desideri più intimi; 10) considerare il rapporto con la persona amata come qualcosa di grande valore nella propria vita».

             La componente passione riguarda «un forte eccitamento psicologico e fisiologico, segnato da un’intenso desiderio di unione con l’altro… Nei rapporti romantici la passione in genere include una potente attrazione sessuale, il desiderio di stringere fisicamente l’altro e di confondersi biologicamente con lui. Nei rapporti non romantici – come ad esempio nell’amore genitoriale o nella devozione religiosa – l’aspetto sessuale viene soppresso e l’eccitamento psicologico assume altre forme».

             «Nella componente decisione/impegno convivono due aspetti, uno a breve e l’altro a lungo termine. L’aspetto a breve termine è rappresentato dalla decisione di amare qualcuno. L’aspetto a lungo termine è rappresentato dall’impegno a conservare vivo quell’amore. Essi tuttavia non sono necessariamente inscindibili, dal momento che l’impegno non è la conseguenza inevitabile della decisione, e viceversa: esistono molti casi di persone coinvolte in un rapporto amoroso (impegno) che non hanno mai ammesso di amare il partner e di esserne innamorato (decisione). Il più delle volte, tuttavia, la decisione precede l’impegno»

             «Tutti i vari significati contenuti nel termine impegno indicano comunque la stabilità di un vincolo interpersonale di fronte al fluttuare delle situazioni personali, relazionali e ambientali. Il profondo e continuativo senso di impegno rispetto a un legame – anche in assenza di calore o addirittura in presenza di ostilità – deriva dai sentimenti di investimento cumulativo o di interdipendenza»

             Le varie combinazioni di queste componenti dell’amore maturo danno origine ai seguenti tipi d’amore:

«Simpatia» (solo intimità)

«Amore vuoto»                   (solo impegno) che qui noi preferiremmo chia-mare «carità», rispetto al termine usato da Sternberg, in quanto essa non richiede né intimità, né passione, ma è tutt’altro che essere un tipo di amore vuoto, pur richiedendo unicamente impegno per il bene dell’altro, senza distinzioni, né esclusività, a imitazione dell’amore divino e in forza di esso.

«Amore amicizia»              (intimità + impegno)

«Infatuazione»                    (solo passione)

«Amore romantico»          (intimità + passione)

«Amore fatuo»                    (passione + impegno)

«Amore vissuto»                (passione + intimità + impegno)

nell’ordine che ci sembra seguire la genesi di questo amore, a differenza dell’amore amicizia, che parte dall’intimità per arrivare all’impegno, sorretto dall’intimità.

Sternberg definisce l’amore composto dalla sola componente passione come «amore-infatuazione», che ama l’altro (in questo caso Dio) come un oggetto idealizzato e non come la persona che è in realtà. E’ un sentimento improvviso ed estremamente fugace e transitorio, sussistente solo se il rapporto con l’altro non è realmente vissuto o se almeno non subisce l’impatto con le frustrazioni. Nasce più che altro da una proiezione dei desideri della persona e non da un vivo interesse per l’altro. Dà luogo a rapporti asimmetrici direttamente proporzionali all’angoscia con cui il rapporto viene vissuto. Essendo l’altro idealizzato, questo rapporto è particolarmente soggetto all’angoscia. Infatti, rapportato al nostro ambito di esperienza della grazia (mediata dalla comunità di fede), gli individui che non integrino questo elemento con l’intelligenza prima, e con la volontà poi, la ridurranno a pura esperienza emotiva, legata esclusivamente all’ambiente dove l’hanno esperita, conducendoli a forme di religiosità «dipendente» nella quale «l’onnipotenza divina è cercata come medicina compensataria alla propria insicurezza profonda; ogni trauma della vita è vissuto come un tradimento da parte di Dio che non ha più continuato a proteggerli. Conseguenza è anche una perdita dell’autostima, proprio perché essa è rimasta connessa ad un costante bisogno di essere rassicurati, protetti e amati. La religiosità di costoro è caratterizzata dalla ricerca di confortanti simboli di protezione e dall’aspettativa di interventi magici».

SOLO PASSIONE

Infatuazione. Amore che ama l’altro come oggetto idealizzato e non come persona reale. Altamente instabile e provvisorio, istintivo.

Componente volontà assente. Componente riflessione assente. Attrazione fisica o eccitamento psicologico, nel caso di passione di genitori o di devoti religiosi (verso Dio).

Fromm mette in guardia sul carattere illusorio e possessivo di questo «amore».

La motivazione inconscia che la alimenta può essere egoistica e addirittura violenta, generando una falsa idea di unione e amore.

Conseguenze possibili: la persona è ansiosa perché deve continua-mente alimentare il rinforzo della attrazione sull’altro.

Non sa mai se è accettata per quello che è o per come appare, quindi non sperimenta la vera libertà interiore.

SOLO INTIMITA’ 

Simpatia. Coinvolgimento emotivo e interdipendenza comporta-mentale con l’altro. Attrazione assente. Eccitamento psicologico assente. Il sentimento è però instabile in quanto non è sorretto dall’impegno. In pratica, l’altro non è percepito come valore, ma come qualcuno che si avvicina al proprio modo di essere (effettivo o desiderato).

Il rapporto è condizionato da questo. Non c’è quindi dono gratuito di sé.

Possibili conseguenze: rapporto superficiale, sfiducia negli altri.

SOLO DECISIONE / IMPEGNO

Amore vuoto. «Si configura quando una persona decide di amarne un’altra (un impegno ad amare) in assenza delle componenti di intimità e di passione… a meno che l’impegno non sia profondo, non è improbabile che questo tipo di amore finisca proprio perché si basa su una componente particolarmente soggetta a modificazioni coscienti» (Sternberg).

Potremmo forse usare un altro termine rispetto a quello adottato da Sternberg. Lo stesso Freud, pur non definendolo carità, lo ha riconosciuto, come abbiamo visto, in San Francesco, come «l’esempio più insigne di come ci si possa servire dell’amore ai fini del senso interiore di felicità».

E’ dunque l’amore di carità, che è lo sforzo di un amore totalmente gratuito per l’altro sul modello dell’amore divino per l’uomo, in qualsiasi tipo di rapporto. Fromm concorda sul fatto che «l’amore è essenzialmente un atto di volontà». Senza questa non abbiamo realmente dono all’altro.

D’altra parte siamo nati tutti per amare. E’ il principio dell’esistenza e il suo unico fine, sosteneva Benjamin Disraeli.

PASSIONE + INTIMITA’

Amore romantico. Attrazione fisica (o eccitamento psicologico) più coinvolgimento emotivo della sfera degli ideali.

Amore provvisorio, legato al comportamento e all’aspetto del soggetto amato. Vi è ancora idealizzazione dell’altro. Manca l’impegno ad accogliere l’altro per come è realmente, al di là della gratificazione personale. Può aprire alla forma di amore completo (amore vissuto) purché la persona verifichi i motivi dell’unione e gradualmente si apra all’impegno per la crescita dell’altro, al di là della gratificazione immediata e ricercata volutamente.

Possibili conseguenze: amore vissuto oppure continua impossibilità di manifestare se stesso nel dono oblativo dell’altro con conseguente frustrazione.

Atteggiamenti difensivi. L’altro (ed io stesso) non sa se è accolto per quello che è (anche nella sua debolezza, nei suoi difetti…) o per ciò che gratifica.

PASSIONE + IMPEGNO

Amore fatuo. La fatuità va intesa nel senso che l’impegno si attua sulla base di una passione a cui manca l’elemento stabilizzante del coinvolgimento intimo che, per svilupparsi, ha bisogno di un certo tempo.

 L’amore fatuo è estremamente soggetto all’angoscia. Infatti, quando la passione svanisce – e ciò accade quasi inevitabilmente – tutto ciò che rimane è un tipo di impegno che non si è accresciuto nel tempo ma che, al contrario, è ancora «giovane» e probabilmente superficiale.

E’ l’impegno preso tenendo conto solo della passione.

Possibili conseguenze:

angoscia, frustrazione, cinismo.

INTIMITA’ + IMPEGNO

Amicizia. Nasce da una profonda simpatia per l’altro sostenuta dal-l’impegno di mantenere ed appro-fondire la relazione nel tempo, senza l’eccitazione psicologica o l’attrazione fisica. Poggia il suo essere profondo nelle doti del-l’altro. Totalmente gratuito è l’amore di benevolenza nel quale la persona si dona senza cercare un contraccambio. Esige gratuità, reciprocità, fedeltà, discrezione.

Ci sembra, a questo proposito, molto di più di un amore-vissuto degenerato, ove la componente passione è venuta meno, come afferma Sternberg.

Nel rapporto con Dio l’amicizia è impossibile senza la grazia, a meno di intenderla come un particolare rapporto in cui la persona ha più difficoltà a lasciarsi amare da Dio, cercando più di mantenere la relazione su basi razionali.

Gradualmente, Gesù, trasformerà questa mentalità in Nicodemo (GV 3, 1-21): è necessario rinascere alla grazia (GV 3, 7), per esser suoi amici (GV 15, 14).

PASSIONE + INTIMITA’ + IMPEGNO

AMORE VISSUTO

E’ l’amore di tipo coniugale, nel quale tutte le componenti sono presenti e nel quale si esprime autenticamente il totale dono di sé all’altro anche nella dimensione temporale. Sono presenti i quattro elementi comuni a tutte le dorme d’amore che Fromm identifica in premura, responsabilità, rispetto, conoscenza. La conoscenza è pro-fonda. «L’amore è l’unico mezzo per conoscere, poiché nell’atto dell’unione è la risposta alla mia domanda.

Nell’altro essere trovo me stesso, scopro me stesso, scopro tutti e due, scopro l’uomo… La forma religiosa di amore, che è chiamata l’amore per Dio, psicologicamente non è diversa. Nasce dal bisogno di superare la separazione e di raggiungere l’unione. Infatti, l’a-more per Dio ha altrettante qualità ed aspetti dell’amore per l’uomo e, fino a un certo limite, vi troviamo le stesse differenze» (FROMM, op. cit., pp. 39, 66-67).

 Giorgio Nadali

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Tratto da:

Giorgio Nadali – Sessualità, Religioni e Sette. Amore e Sesso nei Culti mondiali, Roma, Armando Editore, 1999 

Robert J. Sternberg, Michael L. Barnes (a cura di) – La psicologia dell’amore, Milano, Bompiani, 1990

Pubblicato su “Affari Italiani” del 18.02.2010  http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/amore_scienza170210.html


Potere e servizio. Pragmatismo laico e carità cristiana a confronto

Di Giorgio Nadali

Il “potere” in senso cristiano “non si impone mai, e rispetta sempre la nostra libertà” ma proprio perciò “ad ogni coscienza” si rende necessaria “una scelta”: lo ha affermato Benedetto XVI all’Angelus recitato ieri  domenica 22 novembre 2009, nel giorno che la liturgia romana dedica alla figura di Gesù Cristo Re dell’universo.

Il segno “paradossale” del ‘potere’ regale di Gesù – ha spiegato il pontefice – è la Croce, che indica “la vittoria della volontà d’amore di Dio Padre sulla disobbedienza del peccato”. Un potere che deriva dal sacrificio di sé, e che “non è quello dei re e dei grandi di questo mondo”, ma il potere dell’amore, che sa ricavare il bene dal male, intenerire un cuore indurito, portare pace nel conflitto più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto. Questo Regno della grazia – ha aggiunto il Papa – non si impone mai e rispetta sempre la nostra libertà”. Chi accoglie la testimonianza di Cristo – ha proseguito il pontefice citando sant’Ignazio di Loyola – si pone sotto la sua “bandiera”. “Ad ogni coscienza, dunque – ha concluso – si rende necessaria, questo sì, una scelta”.

“Scegliere per Cristo – ha detto ancora il Papa all’Angelus – non garantisce il successo secondo i criteri del mondo, ma assicura quella pace e quella gioia che solo Lui può dare. Lo dimostra, in ogni epoca, l’esperienza di tanti uomini e donne che, in nome di Cristo, in nome della verità e della giustizia, hanno saputo opporsi alle lusinghe dei poteri terreni con le loro diverse maschere, sino a sigillare con il martirio questa loro fedeltà”. Tra i significati del Crocifisso – ha quindi sottolineato il pontefice – c’é anche questo, quello di provare e ricordare la “regalità” sacrificale di Gesù Cristo, una qualità annunciata all’angelo Gabriele a Maria, ma che lei stessa comprese solo “ascoltando le sue parole e soprattutto partecipando intimamente al mistero della sua morte di croce e della sua risurrezione”.

Per un cristiano il fare per gli altri, il lavoro, il potere sono servizio. Certo, per fare il bene non è essenziale una fede. Ma qual è la differenza tra il fare per gli altri di un cristiano e quello di un ateo? La natura umana è egoistica. Per essere spinti a fare gratuitamente per gli altri e per vivere il proprio fare come servizio occorrono valori spirituali.

Già Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate scriveva:

La carità non esclude il sapere, anzi lo richiede, lo promuove e lo anima dall’interno. Il sapere non è mai solo opera dell’intelligenza. Può certamente essere ridotto a calcolo e ad esperimento, ma se vuole essere sapienza capace di orientare l’uomo alla luce dei principi primi e dei suoi fini ultimi, deve essere “condito” con il « sale » della carità. Il fare è cieco senza il sapere e il sapere è sterile senza l’amore. Infatti, « colui che è animato da una vera carità è ingegnoso nello scoprire le cause della miseria, nel trovare i mezzi per combatterla, nel vincerla risolutamente »… La carità non è un’aggiunta posteriore, quasi un’appendice a lavoro ormai concluso delle varie discipline, bensì dialoga con esse fin dall’inizio. Le esigenze dell’amore non contraddicono quelle della ragione. Il sapere umano è insufficiente e le conclusioni delle scienze non potranno indicare da sole la via verso lo sviluppo integrale dell’uomo. C’è sempre bisogno di spingersi più in là: lo richiede la carità nella verità. Andare oltre, però, non significa mai prescindere dalle conclusioni della ragione né contraddire i suoi risultati. Non c’è l’intelligenza e poi l’amore: ci sono l’amore ricco di intelligenza e l’intelligenza piena di amorePaolo VI aveva visto con chiarezza che tra le cause del sottosviluppo c’è una mancanza di sapienza, di riflessione, di pensiero in grado di operare una sintesi orientativa, per la quale si richiede « una visione chiara di tutti gli aspetti economici, sociali, culturali e spirituali »

Un pragmatista, invece, sarà interessato a questioni di metodo o di fine nella misura in cui la loro risoluzione porta ad agire con profitto ed efficacia, attraverso un continuo rimando a premesse e circostanze concrete. Senza la carità il fare per gli altri diventa assistenzialismo. Infatti Benedetto XVI osserva: “La sussidiarietà è prima di tutto un aiuto alla persona, attraverso l’autonomia dei corpi intermedi. Tale aiuto viene offerto quando la persona e i soggetti sociali non riescono a fare da sé e implica sempre finalità emancipatrici, perché favorisce la libertà e la partecipazione in quanto assunzione di responsabilità. La sussidiarietà rispetta la dignità della persona, nella quale vede un soggetto sempre capace di dare qualcosa agli altri. Riconoscendo nella reciprocità l’intima costituzione dell’essere umano, la sussidiarietà è l’antidoto più efficace contro ogni forma di assistenzialismo paternalista”. Quindi, certamente si può lodare l’impegno di un chirurgo ateo e pacifista che fonda una organizzazione non lucrativa per cure gratuite nel terzo mondo, ma il punto di partenza è diverso. Un cristiano nell’altro in difficoltà vede Cristo. Senza la fede abbiamo l’assistenzialismo. Non basta il dare e il fare. Occorre dare se stessi. Infatti, quanti atei o non persone non religiose si impegno per gli altri? E quanti cristiani?  E’ ovvio che la fede spinge al dono di sé che va ben oltre la pura azione e il semplice dare.

C’è poi chi ha tentato di tirare la tunica di Gesù sia a destra che a sinistra… Gesù, in forza del suo ministero e del suo messaggio, ha sempre evitato lo scontro politico, in particolare il messianismo politico, condiviso dalla maggioranza dei giudei del suo tempo.

Chi vorrebbe “portare” Gesù a sinistra rivendica i valori dell’attenzione ai più deboli, alla solidarietà, alla giustizia sociale, dell’economia equa e solidale… In realtà la visione originaria del marxismo nega i valori religiosi. Marx ha elaborato la sua nota teoria della religione come “oppio dei popoli”. Secondo questa teoria la religione è il prodotto di un’umanità alienata e sofferente per causa delle ingiustizie sociali, quindi se la religione è il frutto malato di una società malata, l’unico modo per sradicarla è quello di distruggere le strutture sociali che la producono, cioè abbattere la società di classe. Un’idea originaria, ma anacronistica? Proseguiamo nella storia. A giudizio di Gramsci (uno dei padri della sinistra in Italia) il comunismo era “La religione che doveva ammazzare il cristianesimo. Religione nel senso che anch’esso è una fede, che ha i suoi martiri e i suoi pratici; religione perché ha sostituito nelle coscienze al Dio trascendentale dei cattolici la fiducia nell’uomo e nelle sue energie migliori come unica realtà spirituale”. Per Togliatti Mentre con i veri cattolici il comunismo può coesistere solamente nella lotta, la sua consistenza con le religioni che accettano il relativismo dialettico può essere senz’altro pacifica. Gesù disse: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”. (Mt 5,37) Non esiste relativismo per un cristiano. «Io sono la via, la verità e la vita”. (Gv 14,6) Il relativismo è la negazione della verità. Nel cattolicesimo la difesa degli ultimi e la giustizia internazionale non provengono dalla lotta (materialista) di classe, ma dall’applicazione pratica dei valori spirituali della magna carta della morale evangelica: le otto beatitudini. Il materialismo dialettico del comunismo esclude l’orizzonte spirituale e, senza Dio, diventa utopia ideologica.

Chi vorrebbe “portare” Gesù a destra può rivendicare la storica alleanza tra Mussolini e la Chiesa Cattolica, culminato nei Patti Lateranensi del 1929 col Concordato. Ma anche il rispetto dei valori della famiglia, contro il divorzio, e della vita, contro l’aborto e i valori specificatamente di fede. Ma va anche ricordato che, come il materialismo dialettico di Marx è ideologia antireligiosa, così anche il liberalismo economico sfrenato rimane per il cristiano una forma di paganesimo, perché Gesù disse: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni» (Lc 12,15). Non è il capitalismo in quanto tale che è in discussione. Il libero mercato è certamente più in linea con la dignità della persona umana, rispetto al marxismo, che nega la libera iniziativa economica e penalizza fortemente le qualità individuali, appiattendo tutti con l’idea di un’utopica uguaglianza sociale (non di parità della dignità umana). E’ invece da condannare la separazione tra eticità ed economia. Quando al centro dell’attività economica non c’è più l’uomo e i suoi diritti, ma solo il profitto. Quando al centro della politica non c’è la dignità umana e la sua promozione, ma il potere. Potere che per un cristiano deve sempre divenire servizio agli altri.

Giorgio Nadali

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