Buddhamanìa. In aumento in Italia i fedeli del Buddha

In aumento in Italia i fedeli di Buddha. Scopriamo perché

Abbiamo incontrato cinque monaci italiani – appartenenti a diverse tradizioni buddhiste – presso il Centro Mandala di Milano

Tutti provengono dalla originaria fede cattolica e da una professione avviata, che hanno lasciate per diventare missionari del Buddhismo. Hanno acquisito un nome buddhista (accanto al loro nome e cognome italiano), vestono da monaci solo nelle occasioni ufficiali e nel tempio e non praticano la questua come fanno i monaci buddhisti in Estremo Oriente. Oggi i fedeli del Buddha in Italia sono 103.000 su 483 milioni nel mondo. I monaci : ven. Seiun Fushin del tempio buddhista del Lagorai (Trentino), ven. Taehye Sunim e ven. Kusalananda del Tempio buddhista MusangAm di Lerici, ven. Lama Paljin del Mandala – Centro studi tibetani di Milano, ven. Tubten Tharpa dell’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia.

Come vi siete avvicinati al Buddhismo?

Lama Paljin: Veniamo tutti dal Cattolicesimo e nel corso della nostra vita abbiamo incontrato il Buddhismo e lo abbiamo scelto come sentiero spirituale e come terreno di pratica.
Perché?
Lama Paljin: Per quanto mi riguarda ho notato che il Buddhismo responsabilizza l’individuo e attraverso la sua consapevolezza gli permette di raggiungere uno stato mentale equilibrato. Mi sentivo molto più libero di fare delle scelte. Non é dogmatico il Buddhismo. Sono responsabile di me, compio le mie azioni, incontro le conseguenze. Non c’è nessuna entità che mi deve giudicare. Sono buddhista da circa quarant’anni.
Monaco Seiun: Io ero cattolico, molto attivo come capo scout o e animatore dei gruppi dell’oratorio. Il Buddhismo ha dato pienamente alle mie domande personali la risposta giusta al mio modo di pensare.
Monaco Taehye: Io vengo da una famiglia protestante in Finlandia. Mi sono avvicinato al Buddhismo perché mi piace ciò che dice sugli animali, sul fatto di essere vegetariani e perché mi sembra più razionale sula spiegazione della vita.

Quante persone frequentano il Centro Mandala?

Lama Paljin: Il centro è frequentato da tre tipi da persone. I praticanti, che seguono la trazione buddhista. Le persone interessate alle nostre attività che vengono con la curiosità di conoscere meglio il Buddhismo e poi ci sono i simpatizzanti che arrivano spinti dalle notizie del momento. Ad esempio dall’uscita di un libro del Dalai Lama o di un film. Nell’arco dell’anno abbiamo credo 1.500 presenze e i nostri soci sono 300. I veri praticanti sono 50. L’ottanta per cento dei frequentatori sono donne. Sono tutti laureati o diplomati e l’età media è di cinquant’anni, ma negli ultimi anni si è abbassata.
Monaco Seiun: Da noi ci sono anche ragazzini mandati dai genitori per avere un’esperienza di meditazione e di lavoro in comunità. Abbiamo anche ventenni che vogliono integrare la loro pratica di arti marziali con la conoscenza del Buddhismo. Ci sono anche persone più anziane.

Perché il Buddhismo attrae?

Monaco Tubten Tharpa: Ci sono tante risposte. Una possibile è un’alternativa a un momento di bisogno interiore di una situazione specifica. Un problema personale, una situazione di sofferenza.
Lama Paljin: Il Buddhismo è una tradizione recente in Occidente. La gente è incuriosita perché è un fenomeno di moda. Ed è interessata alla meditazione. il Buddhismo è una scienza della mente e oggi la mente è al centro dell’attenzione non solo scientifica, ma anche culturale. Si parla molto dei benefici di una buona meditazione. La gente pensa che il Buddhismo non sia una religione, ma un modo di vivere. Vengono con l’intenzione di conoscere, non di convertirsi. Quelli che vengono qui e sono cattolici vanno a Messa la domenica e poi vengono alla meditazione al giovedì. Non sposano una tradizione buddhista, ma seguono le indicazioni del Lama [guida spirituale] riguardo alla pratica meditativa in sé. Quando è morto il papa Giovanni Paolo II abbiamo recitato con novanta persone un’Ave Maria.

Ci sono persone che sono rimaste deluse da altre esperienze religiose?

Monaco Tubten Tharpa: Il confronto tra quello che sappiamo da sempre e quello che arriva da amici o da persone che sono cambiate nel periodo un cui hanno frequentato percorsi di meditazione ha incuriosito e avvicinato altri. Ha contribuito anche la diffusione dei centri buddhisti.

Avete delle divinità?

Lama Paljin: molte divinità del Buddhismo tibetano derivano da quelle induiste. Non sono figure reali, ma di riferimento per il nostro percorso spirituale.
Monaco Tubten Tharpa: Tutto sta nell’atteggiamento con cui ci si confronta con queste figure divine. Se uno viene con lo stesso atteggiamento con cui pregava la Madonna o Gesù non sta avendo la stessa comprensione che dovrebbe avere in un contesto buddhista.

Cosa pensate di Gesù?

Monaco Tubten Tharpa: Personalmente ritengo che possa essere considerato un bodhisattva, cioè un essere che ha rinunciato alla sua vita per aiutare altri.
Secondo voi una religione vale l’altra?
Lama Paljin: Una religione vale l’altra nel momento in cui una persona ha lo spirito puro per praticarla.
Avete norme morali?
Lama Paljin Abbiamo i cinque precetti che sono le linee guida che un laico deve seguire per rimanere sul sentiero spirituale.
Monaco Tubten Tharpa: Quello che può essere interessante è l’atteggiamento di assenza di condanna, ad esempio nei comportamenti sessuali o nel contesto di sensi di colpa nei confronti di qualcosa che pensiamo sia morale o non morale fare.

Nelle altre tradizioni religiose secondo voi c’è molto il senso di colpa?

Monaco Tubten Tharpa: Molto. Può allontanare e fare avvicinare ad altre tradizioni religiose anche su temi che come la morte qui sono accolte come parte della vita e non messi da parte come tabù.

Celebrate tutti i rituali come funerali e matrimoni?

Monaco Tubten Tharpa: Certo. Devono essere persone che lo richiedono specificatamente, anche non buddhiste.
C’è una vera conoscenza del Buddhismo in Italia?
Lama Paljin : La maggior parte delle persone si avvicina grazie ai mezzi di comunicazione di massa, ma una vera conoscenza del Buddhismo non c’è. Dovranno sorgere più monasteri in Italia.

Una persona molto ricca come Richard Gere può essere buddhista?

Lama Paljin : Una persona molto ricca che pratica il Buddhismo è privilegiata perché ha l’opportunità di vivere bene la propria ricchezza e praticare l’ altruismo e la compassione. Una persona ricca che pratica il Buddhismo secondo la tradizione è maggiormente di aiuto al prossimo. Richard Gere è una figura che ha una generosità spiccata supportata da una fede buddhista consolidata.

Avete i voti di castità e di povertà?

Lama Paljin: Io sono vedovo, ho un figlio e mi sono accostato al Buddhismo prima di essere vedovo. Abbiamo i voti di povertà e castità. Il voto di castità ci aiuta a sentire il distacco dagli attaccamenti terreni. Ci sono però monaci buddhisti tibetani e di altre tradizioni che sono sposati e che non vivono nel monastero.

A Comiso c’è il più grande stupa in Italia [grande costruzione buddhista, reliquario a forma di cono]. Voi avete in progetto di costruirne uno?

Monaco Tubten Tharpa: Noi abbiamo in progetto di costruirne tre, ma piccoli.
Lama Paljin: Penso sia un monumento di grandissimo significato, ma non è fondamentale. A Milano se tutti i buddhisti tibetani trovassero un’area e avessero i permessi per costruirne uno, sarebbe una grande benedizione. Ma non abbiamo i soldi.

Come vi finanziate?

Lama Paljin: Attraverso le quote associative e le offerte dei frequentatori del centro.

Nella tradizione buddhista i monaci fanno la questua. E voi?
Monaco Kusalananda: Sarebbe ridicolo.

Non è un obbligo?

Lama Paljin: È la cultura locale in Occidente che non lo accetta.

Di cosa vi occupavate prima di essere monaci buddhisti?

Monaco Tubten Tharpa: L’imprenditore tessile. Ero buddhista anche prima di vendere l’azienda. Avevo dieci dipendenti, ma non ero soddisfatto della mia vita. Mi mancava sempre qualcosa. Vivevo da solo in una casa di 600 metri quadrati sul lago di Como. Ora vivo in una baita non mia di quindici metri quadri. Ho tutto. La motivazione principale è stata causata da una società con un’etica materialista.
Lama Paljin : Il dirigente d’azienda. Ho lasciato il lavoro per dedicarmi alla diffusione del buddhismo.
Monaco Taehye: Ho studiato in università in Finlandia
Monaco Kusalananda: Musicista compositore pianista e lo faccio ancora, ma non è più il mio lavoro a tempo pieno.

Qualcuno di voi vive in comunità?

Monaco Taehye : Noi viviamo in un piccolo tempio
Lama Paljin: Ho la mia casa
Monaco Seiun: Sto nella casa di famiglia
Voi cosa fate per i bisognosi?
Lama Paljin : recentemente Abbiamo adottato sette bambini rimasti orfani durante terremoto in Nepal e pagheremo loro gli studi in un collegio.

Giorgio Nadali

(foto dell’autore)

 


I misteri del Natale

Il Natale è la festività cristiana che celebra la nascita di Gesù. Cade il 25 dicembre (il 7 gennaio nelle Chiese orientali, per lo slittamento del calendario giuliano).Il termine italiano Natale deriva dal latino Natalis che significa “natalizio, relativo alla nascita”.Nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile) che commemorava la nascita dell’Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti la festa dedicata al nascita del Sole, anch’essa il 25 dicembre, introdotta da Aureliano nel 273 d.C., soppiantata progressivamente durante il III secolo  dalla ricorrenza cristiana. Da allora in poi il natale ha cominciato a commemorare il Natale Christi. Il Natale è anche chiamato Natale di Gesù o Natività del Signore e preceduto dall’aggettivo santissimo (talvolta abbreviato in S.S.).

Secondo il calendario liturgico cristiano è una solennità di livello pari all’ Epifania, Ascensione e Pentecoste ed inferiore alla Pasqua (la festività più importante in assoluto) e certamente la più popolarmente sentita, soprattutto a partire dagli ultimi due secoli. Il Natale viene celebrato il 25 dicembre da molte delle chiese cristiane, comprese la chiesa cattolica, quella protestante e alcune chiese ortodosse (ad esempio quella greca e quella bulgara). Le chiese ortodosse russa, serba e di Gerusalemme invece celebrano il 7 gennaio. Il motivo di questa differenza è che queste chiese non accettano la riforma gregoriana del calendario, promulgata da papa Gregorio XIII nel 1582, e continuano a seguire il vecchio calendario giuliano, il cui 25 dicembre corrisponde al nostro 7 gennaio (questa corrispondenza è valida dal 1900 al 2099). La chiesa armena pone maggiore enfasi sull’Epifania, la visitazione dei Magi, celebrando contemporaneamente il Natale il 6 gennaio. La chiesa armena di Gerusalemme però utilizza il calendario giuliano, e la festività cade il 19 gennaio. I paesi che celebrano il Natale il 25 dicembre riconoscono il giorno precedente come la Vigilia. In Olanda, in Germania, in Scandinavia ed in Polonia il giorno di Natale ed i giorni successivi sono chiamati Primo e Secondo giorno di Natale. In Gran Bretagna, Canada e Australia, il 26 dicembre viene chiamato Boxing day, mentre in Italia, Irlanda e Romania viene chiamato giorno di Santo Stefano.

La nascita di Gesù

La festa del Natale è la celebrazione della nascita di Gesù. Secondo i Vangeli, egli nacque da Maria a Betlemme, dove lei e suo marito Giuseppe si recarono per partecipare al censimento della popolazione organizzato dai romani. Betlemme significa in ebraico “casa del pane” (Beth Lehem). Cristo si autodefinirà trant’anni dopo come “pane della vita” (Giovanni 6,48)

Per i suoi discepoli la nascita o natività di Cristo è stata preceduta da diverse profezie secondo cui il messia sarebbe nato dalla casa di Davide per redimere il mondo dal peccato.

Liturgia cristiana

Il calendario liturgico cattolico del rito romano la considera la seconda solennità dopo la Pasqua e conclusiva del periodo d’Avvento. Nella Chiesa latina il giorno di Natale è caratterizzato da quattro messe: la vespertina della vigilia, ad noctem (cioè la messa di mezzanotte), in aurora, in die (nel giorno). Come tutte le solennità, ha una durata maggiore rispetto agli altri giorni del calendario liturgico, infatti, le solennità si fanno iniziare ai vespri del giorno prima facendo così saltare i vespri propri del giorno precedente. Il tempo litugico del natale si conta a partire dal 24 dicembre, per terminare con la domenica del Battesimo di Gesù, mentre il periodo precedente al Natale comprende le quattro settimane d’Avvento.

La data di nascita di Gesù Cristo 2022 anni fa

Non esiste una tradizione autorevole che attesti la data di nascita di Gesù. Se secondo la maggioranza degli storici, l’anno di nascita può essere collocato tra il 7 e il 4 a.C., sul mese e il giorno non vi è alcun dato certo. Nei secoli la questione ha dato vita a ipotesi varie e contrastanti circa la sua collocazione temporale L’avvento del Natale cristiano. Gesù nacque sotto l’Imperatore Cesare Augusto. Questi non poteva essere ancora vivo nell’anno 1 (l’anno 0 non esiste). La data fu scoperta errata dal monaco Dionigi il Piccolo, che nel 527 calcolò la data esatta della nascita di Cristo. Dionigi introdusse quindi l’usanza di contare gli anni ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi, cioè “dall’Incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo”. Questa usanza si diffuse in tutto il mondo cristiano entro l’VIII secolo, sostenuta da chierici come Beda il Venerabile. Propriamente, secondo la dottrina cristiana, il momento dell’Incarnazione di Gesù è quello del suo concepimento e non della sua nascita; ma poiché Gesù, secondo la tradizione, nacque il 25 dicembre, concepimento e nascita avvennero nello stesso anno.

I primi secoli

Il Natale non è presente tra i primi elenchi di festività cristiane di Sant’Ireneo e Tertulliano; Origene, probabilmente alludendo ai Natalitia imperiali dichiara che nelle scritture solo i peccatori, e non i santi, celebrano la loro nascita. Arnobio ridicolizza la celebrazione dei “compleanni” degli dei.Nel calendario liturgico della chiesa occidentale la data fu fissata con certezza dal IV secolo. In verità, la Chiesa cristiana non celebrava la nascita di Cristo il 25 dicembre, ma il 6-7 gennaio nel giorno dell’epifania (dal greco epiphàneja: manifestazione, comparsa, apparizione, nascita). Il tentativo di fissare una data in cui celebrare la sua nascita avvenne circa due secoli dopo la sua morte. Data la mancanza di una tradizione autorevole circa la nascita di Gesù (in senso epifanico e umano), il 25 dicembre venne scelto perché così cristiani poterono opporre e sovrapporre alla festa pagana la festa della nascita del vero Sole, Cristo. Il processo attraverso il quale il 25 dicembre divenne la ricorrenza della nascita di Gesù per tutta la cristianità, incominciò nel III e durò fino al secolo successivo e differì temporalmente secondo le diocesi.

Ipotesi sull’origine della data del Natale

Sul fatto che il Natale venga festeggiato il 25 dicembre vi sono diverse ipotesi che possono essere raggruppate in due categorie: la prima che la data sia stata scelta in base a considerazioni simboliche interne al cristianesimo, la seconda che sia derivata dall’influsso di festività celebrate in altre religioni praticate contemporaneamente al cristianesimo di allora. Le due categorie di ipotesi possono coesistere.

Questo primo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come “interna” al cristianesimo, senza apporti da altre religioni, derivante da ipotesi cristiane sulla data di nascita di Gesù.

·           Un’ipotesi afferma che la data del Natale si fonda sulla data della morte di Gesù o Venerdì Santo. Dato che la data esatta della morte di Gesù nei Vangeli non è specificata, i primi Cristiani hanno pensato di circoscriverla tra il 25 marzo e il 6 aprile. Poi per calcolare la data di nascita di Gesù, hanno seguito l’antica idea che i profeti del Vecchio Testamento morirono ad una “era integrale”, corrispondente all’anniversario della loro nascita. Secondo questa ipotesi Gesù morì nell’anniversario della sua Incarnazione o concezione, così la sua data di nascita avrebbe dovuto cadere nove mesi dopo la data del Venerdì Santo, il 25 Dicembre o 6 Gennaio.

·           Un’altra ipotesi, invece, vede la data del Natale come conseguenza di quella dell’annunciazione, il 25 marzo. Si riteneva infatti che l’equinozio di primavera, giorno perfetto in quanto equilibrato fra notte e giorno, fosse il più adatto per il concepimento del redentore. Da qui la data del Natale, nove mesi dopo.

·           Il sorgere del sole e la luce sono simboli usati nel cristianesimo e nella Bibbia. Ad esempio nel vangelo di Luca, Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, descrive la futura nascita di Cristo, come “verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge”. Il Natale, nel periodo dell’anno in cui il giorno comincia ad allungarsi, potrebbe essere legato a questo simbolismo.

Il secondo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come “esterna” al cristianesimo, come un tentativo di assorbimento di culti precedenti al cristianesimo con la sovrapposizione di festività cristiane a feste di altre religioni antiche. C’è chi afferma che la nascita del Cristo derivi dalla tradizione e dalla festa ebraica della luce, la Hanukkah, che cade il venticinquesimo giorno di Kislev e all’inizio del Tevet. Il mese di Kislev è comunemente accettato come coincidente con dicembre. Sotto l’antico Calendario Giuliano, per scelta popolare, la nascita di Cristo venne fissata al 5 a.C., il venticinquesimo giorno di Kislev. In questo senso il cristianesimo avrebbe ripetuto quanto già fatto per le principali festività cristiane come pasqua o pentecoste, che sono derivate dalle corrispondenti festività ebraiche. Nella antica Roma il 25 dicembre era la festa dei Lupercali, la festa della luce. E’ stat presa questa data per significare la Luce che viene nel mondo, cioè Gesù Cristo.

I Vangeli

Nel vangelo di Matteo la nascita di Gesù viene posta durante il regno di Erode il Grande (2,1): questi morì il 13 marzo del 4 a.C., quindi Gesù nacque prima di questa data. Basandosi sul termine di due anni citato da Matteo (2,16), alcuni propongono il 6 a.C.. Anche il vangelo di Luca fa riferimento a Erode (1,5); inoltre dice che Gesù nacque in occasione del censimento indetto dal governatore della Siria Quirinio (2,2). In effetti, Tertulliano riferisce che l’imperatore Augusto aveva bandito un censimento nel 7 a.C.; Quirino, però, divenne governatore solo nel 6 d.C., dopo la deposizione di Archelao, e bandì allora un altro censimento, come riferisce Giuseppe Flavio. Probabilmente Luca, che scrive decenni più tardi, ha confuso le date poiché ad entrambi gli avvenimenti (morte di Erode e deposizione di Archelao) fecero seguito delle turbolenze sociali legate alle attese messianiche degli ebrei. Di recente i biblisti della “scuola di Madrid” hanno proposto una spiegazione alternativa: il passo di Luca sarebbe la traduzione errata di una presunta fonte in lingua aramaica, che parlava in realtà di un censimento precedente a quello di Quirino (quindi quello indicato da Tertulliano).

I vangeli di Marco e Giovanni, invece, non danno alcuna informazione sulla nascita di Gesù: essi infatti iniziano il racconto dalla predicazione di Giovanni Battista, con Gesù già adulto.

La stella di Betlemme e la cometa “inventata” da Giotto

Sono stati fatti diversi tentativi di identificare la “stella” vista dai Magi (Vangelo di Matteo, cap. 2) (i Re Magi sono magi (ossia astrologi), probabilmente del culto di Zoroastro, che secondo il Vangelo di Matteo giunsero da Oriente a Gerusalemme per adorare il bambino Gesù) con un evento astronomico noto: questo consentirebbe di determinare con maggiore precisione la data della nascita di Gesù. Il primo tentativo, in ordine di tempo, fu quello di identificare la “stella” con la cometa di Halley; essa tuttavia passò nel 12 a.C., il che sembra essere troppo presto. In tempi recenti è stato proposto che si sia trattato di un allineamento planetario: da questa ipotesi si ottiene una datazione compresa tra il 7 e il 6 a.C.. Se si riesce ad identificare la stella di Betlemme con un determinato evento astronomico, se ne ottiene un’indicazione sulla data di nascita di Gesù. È stato proposto che si trattasse della cometa di Halley, che fu visibile nel 12 a.C., ma questa data non è compatibile con l’opinione corrente della maggior parte degli storici che datano la nascita di Gesù tra il 7 e il 4 a.C.. Non esiste peraltro alcuna tradizione che identifichi la “stella” con una cometa prima di Giotto. Altri hanno suggerito che non si trattasse di un singolo oggetto celeste, ma di una congiunzione di pianeti: Keplero per primo segnalò che nel 7 a.C. vi fu una tripla congiunzione di Giove con Saturno, evento che, nella sua ripetitività nello stesso anno, si verifica ogni 805 anni. Nel febbraio del 6 a.C., invece, vi furono simultaneamente le congiunzioni di Giove con la Luna e di Marte con Saturno, entrambe nella costellazione dei Pesci.

La teoria del parallelismo tra Horus e Gesù

Nel 1999 la storica e archeologa D.M. Murdock nel libro The Christ Conspiracy mette in luce delle somiglianze notevoli che intercorrerebbero tra la figura di Gesù Cristo e quella del dio egizio Horus. In questo ripercorre sostanzialmente le tesi di Massey sul parallelismo Horus/Gesù. La questione relativa all’attendibilità delle sue tesi è tuttora molto controversa e il dibattito molto acceso. L’autrice non ha una formazione accademica in egittologia e una delle critiche sostanziali rivoltele è di non aver utilizzato fonti primarie, ma fonti poco attendibili come «Ancient Egypt: The Light of the World» di Gerald Massey. Nel suo libro «Christ in Egypt» l’autrice replica che il suo lavoro non si ispirerebbe a quello di Massey (sebbene a distanza di cento anni risulterebbe sostanzialmente corretto) ma su molteplici fonti di egittologi tra cui cita Margaret Murray, egittologa e antropologa vissuta negli anni Trenta, che nel libro «Il Dio delle streghe» si è occupata di stregoneria medievale cercando di trovare le sue radici nel periodo pre-cristiano. Anche la storicità del lavoro della Murray è ancora molto discussa e le sue argomentazioni sono oggi aspramente criticate in ambito accademico: tra gli storici che criticano la sua impostazione di ricerca e quindi i risultati raggiunti ci sono Norman Cohn, Ronald Hutton, G. L. Kitteredge, Keith Thomas, J. B. Russell and Carlo Ginzburg. Questo getta nuove ombre sulla canonicità storico/scientifica dell’opera della D.M. Murdock. Si consideri inoltre che, analogamente a quanto affermato dagli egittologi in relazione alle tesi di Massey, la ricostruzione della vita di Iside e Horus fatta dalla Murdock è in aperto contrasto con i risultati raggiunti dall’attuale egittologia e non trova riscontri nella narrazione delle vicende di Horus e Iside come narrate nella mitologia egizia.
D.M. Murdock afferma di aver ritrovato questi motivi nel corso dei suoi studi e di averli poi riordinati in una specie di racconto evangelico mettendo in luce le somiglianze di fondo. Tra lee analogie individuate dall’autrice nel suo libro : fu annunciata la sua nascita alla madre dall’angelo Thot, che le comunicò anche che il figlio sarebbe stato concepito verginalmente. Nacque in una grotta il 25 dicembre dalla vergine Iside, annunciato da una stella d’oriente. Fu adorato nella grotta da pastori e da tre saggi che gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Da bambino insegnò in un tempio. Ebbe dodici discepoli. All’età di trent’anni fu battezzato da una figura nota come Anup, che venne in seguito decapitato (come Giovanni Battista). Combatté quaranta giorni nel deserto contro Satana. Compì miracoli, come la resurrezione dei morti e la camminata sulle acque. Fu chiamato il “Santo Bambino” ed era noto con molti nomi, tra cui: “La Verità”, “La Luce”, “La Vita”, “L’Unto Figlio di Dio” e il “Buon Pastore”, “L’Agnello”, “La Stella del Mattino”. Horus nacque ad Annu, il “posto del pane”, mentre Gesù nacque a Bethleem (Betlemme) , la “casa del pane”. F crocefisso tra due ladroni e dopo tre giorni risorse dai morti. È rappresentato da una croce. Assieme a Iside e Osiride, Horo costituisce un membro della trinità egizia.

I doni a Gesù bambino

MirraSimbolo di sacrificio. La mirra era uno degli elementi per l’unzione dei defunti per prepararli alal sepoltura. Nella Bibbia è uno dei principali componenti dell’olio santo per le unzioni (Esodo, XXX,23), ma anche un profumo, citato sette volte nel Cantico dei Cantici. La mirra è una gommaresina romatica, estratta da un albero o arbusto del genere Commiphora, della famiglia delle Burseraceae. Attualmente la mirra è utilizzata come componente di prodotti farmaceutici (proprietà disinfettanti) e soprattutto nella profumeria ma in certi paesi come la Francia ed il Belgio. E’ citata 16 volte di cui 3 nei Vangeli. Probabilmente un flacone prezioso con olio di mirra.

Matteo 2:11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

Marco 15:23 e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

Giovanni 19:39 Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.

IncensoSimbolo di santità. Gesù sommo sacerdote. I cristiani ortodossi in Grecia lo comprano come le caramelle. Nel negozio scelgono il tipo desiderato e con una paletta lo mettono in un sacchetto e lo acquistano a peso. Sono grossi cristalli multicolore. Anche la chiesa russo ortodossa lo vende ai fedeli in scatolette colorate. I fedeli lo accendono personalmente in chiesa o in casa davanti alle icone.. A Gesù bambino fu donato dai Magi perché l’incenso è simbolo di santità. Non a caso la pianta da quale proviene l’incenso si chiama Boswellia Sacra ed è usato in diverse religioni. E’ citato 124 volte nella Bibbia, di cui 4 nei Vangeli e 1 nell’Apocalisse. Probabilmente un contenitore con grani di incenso.

Matteo 2:11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

OroSimboleggia la regalità di Cristo. Nella Bibbia viene citato molte volte ed è l’elemento con cui doveva essere costruita l’Arca dell’Alleanza nell’Esodo (25,10-13) secondo la volontà di Dio stesso:  “Faranno dunque un’arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. La rivestirai d’oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d’oro. Fonderai per essa quattro anelli d’oro e li fisserai ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull’altro. Farai stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro”. Probabilmente un cofanetto con alcuni piccoli lingotti, poi abbandonato nella grotta.

Giorgio Nadali