Il potere benefico della teologia cristiana della prosperità

di Giorgio Nadali

Siate lieti nel Signore (Fil 3,1) – ammoniva San Paolo. La mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15,11) – insegnava Gesù. Ma quanti cristiani hanno perso oggi l’entusiasmo della fede? Troppe prediche funeree? Una teologia del peccato al posto di una teologia dell’amore di Dio? Quanti cristiani sono convinti che Dio si occupi personalmente di noi ogni giorno, al lavoro dietro le quinte della nostra esistenza per prepararci grandi successi perché ci ama immensamente? Quanti credono che quello che ci accade, non succede a noi, ma per noi e che ogni delusione è solo un trampolino per nuovi successi o un’azione di Dio per metterci al riparo da grossi guai nel futuro? Dopo tutto, le vie di Dio non sono le nostre vie e Lui sa cos’è meglio per noi. Ah, la fede genuina ed entusiasta dei primi cristiani… Quanti  immaginano che successo e fede non siano affatto in disaccordo, anzi, che Dio ci voglia proprio vincenti e che è pronto a realizzare i nostri sogni ben al di là delle nostre semplici speranze, ricolmandoci del suo favore e della sua benedizione ogni singolo giorno? Anche la stessa croce di Cristo fu apparentemente una sconfitta, ma in realtà il più grande successo dell’amore di Dio. Il successo non è prevaricazione, superbia ed egoismo, ma il segno che siamo figli di un Dio che ci ama immensamente e che tutto è possibile per chi crede, se solo avessimo un po’ di fede, diciamo tanto quanto un piccolo granello di senape. Sinceramente, io credo che pochi vedano la fede in Cristo in questo modo. E questo sì, è veramente un peccato. Qualcuno ha trasformato la religione della gioia, dell’amore e del successo in quella della colpa, del peccato, dell’indifferenza e dell’ira divina di un Dio che ci tiene il muso invece che nel palmo della sua mano. Menomale che lo spirito soffia dove vuole e che supera gli assurdi steccati storici e teologici che gli uomini – contro la volontà di Cristo stesso – hanno voluto erigere nella sua chiesa.

Uno dei libri di Joel Osteen ha un titolo che farebbe sorridere un teologo abituato invece a rattristare i fedeli. “Every day a Friday”. Ogni giorno è venerdì. Sottotitolo: “How to be happier 7 days a week”. Come essere felici 7 giorni la settimana. La fede in Cristo può far questo? E’ in contrasto con la fede cattolica, ortodossa o anglicana? Può la teologia della prosperità ridare speranza e fede a chi l’ha persa o l’ha sepolta sotto un grigio ritualismo? Vediamo prima di tradurre i capitoli del libro in inglese. 1) Fai di ogni giorno un venerdì 2) Non dar via il tuo potere 3) Esprimi la tua gioia 4) Fiorisci dove sei piantato 5) Goditi il viaggio 6) La giusta prospettiva 7) Sappi cosa ignorare 8) Metti a tacere la voce dell’Accusatore 9) Una vita senza scuse 10) Ride bene chi ride ultimo 11) Vivere senza appoggi 12) Non vivere per l’approvazione degli altri 13) Libertà dalla competizione 14) Connettersi con le persone giuste 15) Perdona per essere libero 16) Resistere allo scoraggiamento 17) Trattare con difficoltà inattese 18) Non avere uno spirito critico 19) Guardare attraverso gli occhi dell’amore 20) Il potere di guarigione della risata 21) Sorridi e il mondo sorriderà con te 22) Aiuta gli altri a vincere 23) Sii un costruttore di persone 24) Vivere come guaritore 25) Incoraggia te stesso 26) La voce della vittoria 27) Indossa bene la tua benedizione. Hmmm. Interessante. Nel libro precedene Joel Osteen è ancora più esplicito. Titolo: It’s your time. E’ il tuo momento. Sottotitolo: Activate your faith, achieve your dreams and increase in God’s favor. Attiva la tua fede, realizza i tuoi sogni e aumenta il favore di Dio. Qualcuno obbietterebbe subito: Ma qui si intende un Dio sempre pronto ad accontentarci. In effetti, Dio è sempre pronto a ricolmarci del suo favore. Ma questo non vuol dire come e quando vogliamo noi e non vuol dire senza difficoltà. Lo stesso Dio che apre, anzi, ci spalanca delle porte che mai noi potremmo aprire, è lo stesso Dio che le chiude per noi. Ma qui è il punto. Sempre per il nostro bene e per il nostro successo.

Dio vede dietro gli angoli della nostra vita. Ci mette al riparo da scelte sbagliate, ci stimola a salire ad un livello superiore togliendoci qualcosa di vecchio. Anzi, Osteen ci invita a non accontentarci dei “6” nella nostra vita. Dio vuole i “10”per noi. Ma questo richiede molta fede. Lo stesso Gesù lo dice: “Se aveste fede come questo granello di senape potreste dire a questa montagna levati e gettati nel mare e questa vi ascolterebbe” ( ). E ancora: Tutto è possibile per chi crede. Non c’è nulla nella teologia della prosperità che sia in contrasto col cattolicesimo. E’ questo casomai che ha perso di visto questo aspetto importante della vita cristiana. Dio ci vuole vincenti. Dio vuole ricolmarci del suo favore. Dio si prende cura e lavora per il nostro successo ogni giorno. Ma noi glieLo permettiamo? Il lagnarsi rende difficile quello che Dio vorrebbe donarci e ha in serbo per noi. Crederlo impossibile o ingenuo lo rende impossibile. E’ come se il cieco nato avesse detto dentro di sé: perché dovrebbe aiutarmi? Questo sarebbe troppo bello per essere vero! Ecco tanti pensano questo, ma non lo dicono Un Dio troppo buono per essere vero! Invece Cristo dice proprio “la tua fede ti ha salvato” e “donna davvero grande è la tua fede” a chi ha osato sperare e credere contro ogni aspettativa umana, contro ogni realismo umano che limita l’azione soprannaturale di Dio. Abbiamo un Dio grande. Quanti osano pregare preghiere grandi? Presunzione? No, fede in un Dio che ci tiene nel palmo della sua mano. Non “Signore aiutami a tirare sera”, ma “Dio, grazie per questa meravigliosa splendida giornata che mi doni. Ricolmami della tua grazia, del tuo favore e della tua benedizione in questa giornata affinché io possa nel mio piccolo essere benedizione per gli altri”. Ho imparato a pregare così ogni mattina, mettendo insieme gli insegnamenti di Joel Osteen. Questa è una fede che ti dà la carica. Una fede che serve sul serio a qualcosa. Una fede piena di entusiasmo. Se non chiedi non ottieni. Dio non vuole imporci il suo favore. Se non lo chiediamo, esplicitamente pronunciando a voce queste parole, non lo otteniamo. Vuoi accontentarti a tirare sera? E questo che vuoi? Bene, Dio ti darà questo se è ciò che desideri. Quanto a me, continuerò a credere e chiedere che mi ricolmi del suo favore ogni giorno e che io possa farne partecipi gli altri che incontro. D’altra parte c’è a chi piace sopravvivere, a chi piace vivere e chi vuole eccellere. Non per superbia, ma perché siamo figli di Dio, non gente qualsiasi. Certo, tutti sono figli di Dio, ma quanti lo riconoscono e soprattutto quanti sanno essere grati a Dio accogliendo le grazie di cui Lui vuole ricolmarci se solo avessimo un po’ di fede?

Ti vedo scettico. Poca fede? Vediamo i capitoli del libro “It’s your time”: 1) Sei più vicino di quanti pensi! 2) E’ il tuo momento 3) Accogliere le opportunità che Dio ti dà 4) Nuove stagioni di crescita 5) Sei figlio di tuo Padre 6) Pregare preghiere grandi 7) Prosperare, non semplicemente sopravvivere 8) Scegliere la fede contro la paura 9) Il favore (di Dio) è pronto nel tuo futuro 10) Pronunciare parole piene di fede 11) Dio può far tornare indietro il tempo 12) Hai un potere di ritorno 13) Sii una persona che respinge gli ostacoli 14) Vivere una vita risorta 15) La tua domenica sta arrivando 16) Tutte le cose lavorano insieme per il nostro bene 17) Dio si ricorda di te 18) Guadagnare forza attraverso le avversità 19) La benedizione della facilità 20) Accedere al tuo destino divino 21) Stai aperto per qualcosa di nuovo 22) Trovare il tuo posto di benedizione 23) Credere in un anno soprannaturale.

La teologia della prosperità è stata criticata, ma non vi è nulla che sia contrario al Vangelo. Mi propongo di trattare nel dettaglio gli aspetti teologici in un altro articolo. In un articolo sarebbe troppo lungo. A grandi linee, la teologia della prosperità insegna che la promessa di Dio a Israele di eccellere sugli altri popoli oggi si applica ai cristiani. Viene sottolineata l’importanza del successo personale. Dio vuole la nostra felicità. La riconciliazione con Dio comprende l’alleviamento della malattia e della povertà, viste come maledizioni sconfitte dalla fede. Non vedo contrasti col cattolicesimo. Gesù dice: “La tua fede ti ha salvato”. Il potere della guarigione e fisica e spirituale dipendono molto dalla forza interiore e dal convincimento che Dio ci voglia effettivamente felici. Le difficoltà di ogni tipo sono viste come temporanee e preparazione ad un nuovo successo. La povertà maledizione? Una visione giudaica? Gesù non proclamava forse beati i poveri? Sì, Cristo proclamava beati i poveri in spirito. Non benediceva la miseria. Metteva in guardia dal benessere idolatrico di chi mette tutta la sua fede nelle cose materiali, non in Dio. Non vuol dire che Dio non voglia benedirci con una professione di successo, un bella casa o altro. A noi sta fare la nostra parte sul piano naturale, con fede. Dio a tempo debito ci aprirà delle opportunità sul piano soprannaturale. Nulla è impossibile a chi crede. Ma quanti credono a queste parole di Gesù nel Vangelo? Alla fine del 2000 milioni di cristiani avevano aderito alla teologia della prosperità. Nel 2006 un sondaggio della rivista Time riferiva che il 17% dei cristiani americani si identificavano con questa visione. La teologia della prosperità non dà giudizi, ma è in disaccordo con una teologia – soprattutto cattolica – che storicamente ha insistito più sulla sofferenza che sul favore di Dio per i suoi figli.

Voglio tradurre alcune affermazioni di Joel Osteen:

“Quando hai fede, il tuo potenziale non è mai sepolto. Sappi che chiunque il Figlio abbia liberato, è davvero libero. Dio ha un’altra vittoria nel tuo futuro”.

“Scrollati di dosso l’auto commiserazione. Scrollati di dosso l’amarezza. Puoi aver visto un tuo sogno morire. Può darsi che tu abbia perso il lavoro, i tuoi risparmi, o una persona amata. Ma i fallimenti sono parte della vita, non la sua fine. Gesù è morto, fu sepolto, ed è risorto il terzo giorno. Così Dio agisce. Sei passato attraverso la morte. Sei passato attraverso la sepoltura. Adesso è il terzo giorno. E’ tempo di risurrezione”.

“Non è finita finché Dio non dice che è finita”

“Dio vede oltre ciò che noi possiamo. Lo stesso Dio che apre le nostre porte può chiuderle. Non preoccuparti. E’ sempre per il tuo bene”.

“Nulla nella tua vita è un caso. Tutte le cose lavorano insieme per il tuo bene. Non vuol dire che tutto è buono. Puoi essere a disagio. Le cose possono prendere un tempo più lungo del previsto. Ma se mantieni la fede, Dio userà ciò che ti sfida per il tuo bene”

“Dio si ricorda di te e si ricorda del sogno che ha posto in te. Ricorda gli obiettivi, le promesse, i tuoi desideri più profondi”

“Abbiamo tutto ciò che ci serve per essere felici. Non abbiamo la giusta prospettiva”

“Non possiamo controllare tutte le nostre circostanze, ma possiamo controllare le nostre reazioni”

“La vita è troppo breve per spenderla a tentare di accontentare tutti. Per realizzare il tuo destino, sii fedele al tuo cuore. Non lasciare che gli altri ti modellino come vogliono loro”

“Non sprecare tempo con gente che non apprezza i tuoi doni e ciò che hai da offrire. Questo è gettare le perle ai porci. Chi ti è vicino dovrebbe celebrare chi tu sei ed essere felice quando hai successo. Dovrebbero credere nel meglio di te”

“Se ti trovi circondato da persone che ti prendono in giro e dubitano di te, mostra loro la porta come ha fatto Gesù”

“Tu hai un destino da realizzare. Hai una vita felice da ottenere. Ogni volta che permetti alle ferite del tuo passato di consumare i tuoi pensieri, stai soltanto aprendo una vecchi ferita”

“Assicurati di guardare gli altri con gli occhi dell’amore, non con gli occhi del giudizio”

“Segui il consiglio di Saul. Non prestare attenzione a gente gelosa che cerca di abbatterti. Non controllano il tuo destino. E’ Dio che lo controlla. Loro sono solo distrazioni. Concentrati su ciò che Dio ti ha chiamato a fare”.

Giorgio Nadali

direttore@oltre.online


I concorrenti di Gesù Cristo e gli altri Messia

Tre gli storici “concorrenti” del Messia Gesù Cristo: Apollonio, Simon Mago e Simon Bar Kokhba (135 d.C.).  Gesù Cristo – quello vero – lo aveva predetto: «Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti». (Matteo 24,24). Il più noto falso Cristo, seguito da 100.000 fedeli è oggi José Luis de Jesús Miranda, nato nel 1946 a Porto Rico.  È il fondatore e capo della Creciendo en Gracia, un movimento che insegna la “dottrina della grazia” con base a Miami, Florida (USA). Miranda sostiene di essere Gesù Cristo tornato sulla Terra e al tempo stesso di essere l’Anticristo, mostrando un tatuaggio con “666” sul braccio.

Un altro noto falso Gesù Cristo è Hamsah Manarah, anno 1969. Il guru nacque da una famiglia cattolica francese. Oggi sostiene di essere il “Messia Cosmoplanetario”.  L’Aumismo da lui fondato è la setta più sincretista esistente. Il sincretismo è l’unione di più tradizioni religiose.

Nel 1936 Gesù Cristo appare al sedicenne Sun Myung Moon e gli chiede di portare avanti la missione che duemila anni fa non riuscì a completare. Moon è stato considerato il nuovo Messia (miliardario) da due milioni di persone nel mondo in 120 paesi. Sino alla sua scomparsa nel 2012 lui e sua moglie erano considerati i veri genitori dell’umanità. Nel Divine Principle, testo base della Chiesa Unificazionista si trovano alcune credenze sorprendenti: Due cadute dell’umanità. Due redenzioni necessarie. Eva, nel Paradiso Terrestre ebbe rapporti sessuali con Lucifero. Ecco spiegata la causa della caduta spirituale dell’uomo. I suoi rapporti intimi, questa volta col legittimo, ma immaturo consorte Adamo, causarono la caduta fisica dell’uomo.  Moon (1920-2012) era il terzo Adamo (dopo il Primo Uomo e Gesù Cristo), chiamato a redimere fisicamente l’umanità, dopo la redenzione, solo spirituale, portata da Cristo. Moon è uno dei cento coreani che si sono proclamati “Il Cristo” nel secolo scorso. Moon sostenne che la vera missione di Gesù era quella di restaurare la famiglia originale, quella che Adamo ed Eva avrebbero dovuto realizzare prima della caduta; essendo Gesù morto prima di aver contratto matrimonio, si è reso necessario un secondo avvento del Messia. Il matrimonio di Moon e della moglie è stato dunque indicato come prima vera famiglia originale, quindi in qualche modo genitore autentico di tutta l’umanità. Tra le attività certamente più note del Reverendo Moon ci sono i matrimoni di massa organizzati negli stadi, chiamati benedizioni. Intanto iniziano le prime accuse da parte dei familiari di persone che hanno aderito alla setta, riguardo a lavaggio del cervello e altre costrizioni per far rimanere gli adepti nella setta. Nel 2001 l’ex vescovo cattolico Emmanuel Milingo ha sposato un’adepta ed è passato alla setta di Sung Myung Moon.

Gli altri sedicenti Messia della storia sono: Salomon Ha-Cohen (Salomone ha-Coen) (XII sec.), David Altroy (Davide Altroi) (XII sec.), Abraham Aboulafia (Abramo Abulafia) (1249-1291), Jacob (Giacobbe) detto “Il Maestro di Hongrie” (XIII sec.), Mosè Botarel (Mosè Botarel) (XV sec.), Asher Lämmlein (Aser Lamlein) (XV-XVI sec.), Thomas Münzer (Tommaso Munzer) (1489-1525), David Rubeni (Davide Rubeni) (XV-XVI sec.), Joh Bockleson (Giovanni Bocleson) (1510-1536), David Jorisz (Davide Gioriszo) († 1556), Jacob Boehm (Giacobbe Boem) (1576-1624), William Hracket (Guglielmo Archet) († 1591), Simon Morin (Simone Morin) († 1663), Jean Desmarets de Sain-Sorlin (Giovanni Desmare di San-Sorlino) (1595-1676), Sabbatai Zevi (Sabatai Zevi) (1626-1675), Quirinus Kuhlmann (Quirino Culman) (1651-1689), Jacob Zevi (Giacobbe Zevi) (1650-1695), Jonatan Eybescütz (Gionata Eibescut) (1690-1764) Emmanuel Swedberg (Emanuele Svedberg) (1668-1772), Neemia Chija Chajun (Nemia Chigia Cagiun) (1650-1733), Mosè Chajim Luzzatto (Mosè Cagim Luzzatto) (1707-1747), Yankiew Leibowitz (Ianchiev Leibovit) (1712-1791), François Bonjour (Francesco Bongiorno) (XVIII sec.), Jacob Frank (Giacobbe Franco) (1727-1791), Nachman di Brazlav (Nacman di Braslavia) (1772-1810), Joseph Smith (1805-1844), Alì Mohammed (Alì Moamed) (1821-1850), Jean Baptiste Digonnet (Giovanni Battista Digonnet) (XIX sec.), Oreste De Amicis (detto “il Cristo degli Abruzzi”) (1824-1889), Davide Lazzaretti (detto “il Cristo dell’Amiata”) (1834-1878), Luis Riel (Luigi Riel) († 1885), Guillaume Mond (Guglielmo Mond) (1800-1896), Simon Kinbangu (Simone Chimangu) († 1950), James Waren Jones (GiacomoWaren Jones) (1931-1978), Menachen Mendel Scheerson (Menache Mendel Scheerson) († 1994) (detto “Il Messia di Brooklin).

Giorgio Nadali

 

 

 


Befana. Ovvero Perchta, divinità pagana

La Befana (come Halloween) ha un origine pagana. Era la divinità chiamata Perchta (“la splendente”), la “Signora delle bestie” che controllava la natura nella cultura germanica pre-cristiana.

In Italia, la leggenda della Befana è quella legata alla festa sacra dell’Epifania. Cosa ha a che fare il paganesimo moderno con una festa cristiana? La Befana è una strega. Secondo il folklore, la notte prima della festa dell’Epifania, all’inizio di gennaio, la Befana vola sulla sua scopa e consegna doni. Come Babbo Natale, lascia caramelle, frutta o piccoli regali nelle calze dei bambini che sono stati buoni durante tutto l’anno. D’altra parte, se un bambino non è stato buono può aspettarsi di trovare un po’ di carbone lasciato dalla Befana. Da dove arriva la Befana? Come fa una vecchia strega pagana ad essere associata con la celebrazione dell’Epifania, parola che significa “manifestazione” di Dio al mondo? Molte delle storie sulla Befana coinvolgono una donna che è alla ricerca, ma non riesce a trovare il neonato Gesù.

Secondo Jacob Grimm (1882), Perchta veniva chiamata nel X Secolo Frau Berchta, uno spirito femminile vestito di bianco. Il culto di Perchta prevedeva il dono di cibo e bavande per Frau Percht nella speranza di ricevere favori e abbodanza e fu condannato in Baviera nel Thesaurus pauperum (1468) e da Thomas Ebendorfer von Haselbach nel De decem praeceptis (1439).

In alcune leggende cristiane, si dice che la Befana sia stata visitata dai tre Re Magi, o saggi, per trovare il bambino Gesù. Si dice i Magi che le abbiano chiesto informazioni per la direzione, ma la Befana non era sicura di come trovare il neonato. Tuttavia lei li invitò a trascorrere la notte nella sua casa disordinata. Quando i Magi partirono la mattina seguente, invitarono la Befana a unirsi a loro nella loro ricerca. La Befana declinò, dicendo che aveva troppo lavoro domestico da fare, ma poi cambiò idea. La Befana cercò di trovare i Magi e il bambino, ma non vi riuscì, così ora vola sulla sua scopa e consegna doni ai bambini. Forse sta ancora cercando il bambino Gesù. In altri racconti, La Befana è una donna che ha perso i figli a causa di una grande epidemia di peste, e lei segue i Magi a Betlemme. Prima di lasciare la sua casa, confeziona alcuni regali semplici – una bambola che apparteneva a uno dei suoi figli e una veste ricavata dal suo abito da sposa. Questi semplici doni sono tutto quello che poteva dare al bambino Gesù, ma non era in grado di trovarlo. Oggi, lei vola per consegnare doni ad altri bambini ancora nella speranza di trovare Il Bambino Gesù. Alcuni studiosi credono che la storia della Befana abbia in realtà origini pre-cristiane. La tradizione dello scambio dei doni può riguardare un’usanza dell’antica Roma che si svolgeva in pieno inverno, intorno al periodo dei Saturnalia.

La Befana può anche rappresentare il passaggio dell’anno vecchio, con l’immagine di una donna anziana, per essere sostituito da un nuovo anno. Oggi molti italiani, compresi coloro che seguono la pratica della Stregheria – la stregoneria italiana neo-pagana – celebrano la Befana. Nella cultura neolitica le case dei villaggi dell’Anatolia non avevano né finestre né porte. L’unico ingresso era attraverso l’ampio tetto orizzontale. Si entrava in casa da una scala, che poi veniva ritirata per difesa. La Befana arriva nelle case attraverso il camino, un gesto che nei miti di tutto il mondo è attribuito alle figure mitiche, come ad esempio, gli spiriti degli indiani del Nord America, e soprattutto gli Nitu Natmate, spiriti ancestrali dei melanesiani della Papua Nuova Guinea, come altre figure che portano regali durante le vacanze di Natale. Una volta stabilito il legame tra la figura della Befana e gli spiriti ancestrali, la Befana si presenta durante la festa come antenata mitica che torna ogni anno.

La sua funzione principale è quella di riaffermare il legame tra la famiglia e gli antenati attraverso uno scambio di doni. I bambini ricevono doni che simboleggiano le civiltà arcaiche dove loro erano considerati i rappresentanti degli antenati, ai quali erano destinate le offerte. A volte la Befana riceve offerte di cibo. Nella drammatizzazione popolare in Toscana e altrove, la Befana è una figura mascherata che guida il corteo dei postulanti e riceve offerte da famiglie che, in genere, ricevono da lei il dono della prosperità. La figura della Befana riesce ancora a mescolare Cristianesimo e paganesimo nella cultura popolare italiana. Nel Lazio i bambini ricevono i doni dalla Befana, non da Gesù Bambino, il protagonista della festa! Nella tradizione mitica la Befana arriva volando su una scopa, o anche su un asino. Questo testimonia la sua associazione con le piante e gli animali, che nell’antichità pagana avevano un valore sacro come rappresentanti delle divinità. Nella mitologia il ramo ospita lo spirito dell’antenato, ed è per questo che ha assunto la funzione magica del volo e potrebbe avere un ruolo di evocazione e di allontanamento dallo spirito.

I Magi portarono al Bambino Gesù tre cofanetti contenenti doni simbolici della regalità di Cristo: dei piccoli lingotti d’oro (potenza), i grani dell’incenso (usato in diverse religioni per simboleggiare la santità dei suoi fumi che salgono al cielo come le preghiere degli uomini) e… profeticamente l’olio della mirra (sacrificio) perché con la mirra si ungevano i defunti, Cristo compreso (Giovanni 19,39). Anche se è un dono un po’ particolare da fare ad un neonato!

Giorgio Nadali


I valori cristiani. 3. La verità

Al secondo posto per i valori più odiati da Satana, dopo la carità (l’amore). Non a caso il diavolo è “padre della menzogna”, come lo chiama Gesù (Giovanni 8,44). Infatti è impossibile amare nella falsità e nell’inganno. Giovanni nella sua prima lettera ci dice: “Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità” (1 Giovanni 2,21). Cristo stesso si definisce “Verità” (Giovanni 14,6) e raccomanda che “sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Matteo 5,37). In sostanza, niente compromessi sulla verità, niente giri di parole o abili manipolazioni per far credere autentica e buona qualcosa che non lo è affatto. Ciò che è vero è anche buono e bello. Solo la verità rende liberi (Giovanni 8,32), come ricorda Gesù, perché “chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (Giovanni 8,34).

Pilato chiede «Che cos’è la verità?» e questa domanda è sempre molto attuale. Da un punto di vista filosofico la verità è ciò che corrisponde alla natura di una cosa e quindi è anche il bene. Ad esempio, se un paio di occhiali è privo di una stanghetta o di una lente non è autenticamente un paio di occhiali, è rotto, e quindi è male. Va riparato infatti. La natura di un occhiale è di avere due stanghette e due lenti integre. Per le cose è facile intuire quale sia il bene e la verità. Più difficile è per la natura umana. Ma fino ad un certo punto, se riflettiamo. Avere un braccio solo è male, ma non è certamente una colpa. Questa esiste solo quando io sono il responsabile della falsità, del male. Ad esempio: a chi piace ricevere offese? A nessuno. Va da sé che un’offesa è sempre male, perché ferisce chi la riceve e non fa onore a chi la pronuncia perché l’autocontrollo ci rende più… umani, appunto. A chi piace non essere amato da nessuno? A parte i casi psichiatrici, a nessuno. Quindi non volere amare e centrarsi solo su se stessi è male.

L’egoismo è male, non perché lo dice una religione, ma perché si oppone alle esigenze della natura umana. La psicologia conferma che la mancanza di oblatività è una forma patologica, fuori dal “normale”, (psicopatia) perché l’essere umano è un essere sociale e la mancanza di empatia (mettersi nei panni degli altri) è male. Quindi ha bisogno di amare e di essere amato, se vuole essere felice. Questa è la verità sull’uomo. È possibile andare liberamente contro questa natura, ma c’è un prezzo alto da pagare. Non è possibile infatti essere felici e andare contro la propria natura umana. Abraham Maslow ha identificato cinque bisogni naturali (posti su di una piramide immaginaria, dal più basso al più alto), che se non sono soddisfatti nel rispetto degli altri, portano alla frustrazione. È logico che la frustrazione sia sempre male e non piace a nessuno perché rende infelici.

I bisogni sono: Fisiologici (mangiare, bere, sesso, sonno); Sicurezza (morale, sociale, salute, occupazione); Appartenenza (amicizia, affetto familiare, intimità sessuale); Stima (autostima, autocontrollo, realizzazione, rispetto reciproco, stima degli altri nei nostri confronti); Autorealizzazione (moralità, spontaneità, creatività, accettazione, assenza di pregiudizi, realizzazione dei propri progetti). La verità sull’uomo e quindi ciò che è bene o male è stabilita prima di tutto dalla sua natura. Nei Comandamenti divini della religione giudaico cristiana non vi è nulla che sia contro natura. Osservarli vuol dire essere più felici ed essere più uomini o donne. A partire dal bisogno di infinito (Dio, primo Comandamento) sino ala lotta contro l’avidità che genera molti crimini (Non desiderare la roba d’altri). Gesù dice: ”c’è più gioia nel dare che nel ricevere” (cf. Atti 20,35). Non è un’affermazione valida solo per i cristiani e nemmeno solo per i credenti. Solo donando io scopro quanto valgo. A ricevere sono capaci tutti, anche gli idioti.

Nella dichiarazione universale dei diritti umani c’è molto riguardo la verità sull’uomo. Non è legata ad una dottrina religiosa, anche se nasce in una cultura (giudeo cristiana) che rispetta il diritto naturale, prima ancora dei dettami divini. La Parola di Dio si inserisce semplicemente su una natura già scritta dal Creatore nel cuore dell’uomo. Il fatto che devo amare se voglio essere felice è un Comandamento che trovo già dentro di me e vale per chiunque su questa Terra. L’articolo 1 della Dichiarazione recita: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Non dice “se vogliono”, dice “devono”. Inoltre, si parla di “fratellanza”, non di semplice “tolleranza”. È una dichiarazione laica, non religiosa, ma dice molto sulla verità scritta nel cuore umano dalla mano divina. Il male è assenza di verità e di bene. È falsità. Rende schiavo l’uomo. Ecco perché la verità lo rende libero. E soprattutto lo rende più uomo. Per un cristiano poi la fede è autentica se porta ad amare: “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità” (1 Giovanni 3,18).

Giorgio Nadali


I misteri del Natale

Il Natale è la festività cristiana che celebra la nascita di Gesù. Cade il 25 dicembre (il 7 gennaio nelle Chiese orientali, per lo slittamento del calendario giuliano).Il termine italiano Natale deriva dal latino Natalis che significa “natalizio, relativo alla nascita”.Nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile) che commemorava la nascita dell’Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti la festa dedicata al nascita del Sole, anch’essa il 25 dicembre, introdotta da Aureliano nel 273 d.C., soppiantata progressivamente durante il III secolo  dalla ricorrenza cristiana. Da allora in poi il natale ha cominciato a commemorare il Natale Christi. Il Natale è anche chiamato Natale di Gesù o Natività del Signore e preceduto dall’aggettivo santissimo (talvolta abbreviato in S.S.).

Secondo il calendario liturgico cristiano è una solennità di livello pari all’ Epifania, Ascensione e Pentecoste ed inferiore alla Pasqua (la festività più importante in assoluto) e certamente la più popolarmente sentita, soprattutto a partire dagli ultimi due secoli. Il Natale viene celebrato il 25 dicembre da molte delle chiese cristiane, comprese la chiesa cattolica, quella protestante e alcune chiese ortodosse (ad esempio quella greca e quella bulgara). Le chiese ortodosse russa, serba e di Gerusalemme invece celebrano il 7 gennaio. Il motivo di questa differenza è che queste chiese non accettano la riforma gregoriana del calendario, promulgata da papa Gregorio XIII nel 1582, e continuano a seguire il vecchio calendario giuliano, il cui 25 dicembre corrisponde al nostro 7 gennaio (questa corrispondenza è valida dal 1900 al 2099). La chiesa armena pone maggiore enfasi sull’Epifania, la visitazione dei Magi, celebrando contemporaneamente il Natale il 6 gennaio. La chiesa armena di Gerusalemme però utilizza il calendario giuliano, e la festività cade il 19 gennaio. I paesi che celebrano il Natale il 25 dicembre riconoscono il giorno precedente come la Vigilia. In Olanda, in Germania, in Scandinavia ed in Polonia il giorno di Natale ed i giorni successivi sono chiamati Primo e Secondo giorno di Natale. In Gran Bretagna, Canada e Australia, il 26 dicembre viene chiamato Boxing day, mentre in Italia, Irlanda e Romania viene chiamato giorno di Santo Stefano.

La nascita di Gesù

La festa del Natale è la celebrazione della nascita di Gesù. Secondo i Vangeli, egli nacque da Maria a Betlemme, dove lei e suo marito Giuseppe si recarono per partecipare al censimento della popolazione organizzato dai romani. Betlemme significa in ebraico “casa del pane” (Beth Lehem). Cristo si autodefinirà trant’anni dopo come “pane della vita” (Giovanni 6,48)

Per i suoi discepoli la nascita o natività di Cristo è stata preceduta da diverse profezie secondo cui il messia sarebbe nato dalla casa di Davide per redimere il mondo dal peccato.

Liturgia cristiana

Il calendario liturgico cattolico del rito romano la considera la seconda solennità dopo la Pasqua e conclusiva del periodo d’Avvento. Nella Chiesa latina il giorno di Natale è caratterizzato da quattro messe: la vespertina della vigilia, ad noctem (cioè la messa di mezzanotte), in aurora, in die (nel giorno). Come tutte le solennità, ha una durata maggiore rispetto agli altri giorni del calendario liturgico, infatti, le solennità si fanno iniziare ai vespri del giorno prima facendo così saltare i vespri propri del giorno precedente. Il tempo litugico del natale si conta a partire dal 24 dicembre, per terminare con la domenica del Battesimo di Gesù, mentre il periodo precedente al Natale comprende le quattro settimane d’Avvento.

La data di nascita di Gesù Cristo 2022 anni fa

Non esiste una tradizione autorevole che attesti la data di nascita di Gesù. Se secondo la maggioranza degli storici, l’anno di nascita può essere collocato tra il 7 e il 4 a.C., sul mese e il giorno non vi è alcun dato certo. Nei secoli la questione ha dato vita a ipotesi varie e contrastanti circa la sua collocazione temporale L’avvento del Natale cristiano. Gesù nacque sotto l’Imperatore Cesare Augusto. Questi non poteva essere ancora vivo nell’anno 1 (l’anno 0 non esiste). La data fu scoperta errata dal monaco Dionigi il Piccolo, che nel 527 calcolò la data esatta della nascita di Cristo. Dionigi introdusse quindi l’usanza di contare gli anni ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi, cioè “dall’Incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo”. Questa usanza si diffuse in tutto il mondo cristiano entro l’VIII secolo, sostenuta da chierici come Beda il Venerabile. Propriamente, secondo la dottrina cristiana, il momento dell’Incarnazione di Gesù è quello del suo concepimento e non della sua nascita; ma poiché Gesù, secondo la tradizione, nacque il 25 dicembre, concepimento e nascita avvennero nello stesso anno.

I primi secoli

Il Natale non è presente tra i primi elenchi di festività cristiane di Sant’Ireneo e Tertulliano; Origene, probabilmente alludendo ai Natalitia imperiali dichiara che nelle scritture solo i peccatori, e non i santi, celebrano la loro nascita. Arnobio ridicolizza la celebrazione dei “compleanni” degli dei.Nel calendario liturgico della chiesa occidentale la data fu fissata con certezza dal IV secolo. In verità, la Chiesa cristiana non celebrava la nascita di Cristo il 25 dicembre, ma il 6-7 gennaio nel giorno dell’epifania (dal greco epiphàneja: manifestazione, comparsa, apparizione, nascita). Il tentativo di fissare una data in cui celebrare la sua nascita avvenne circa due secoli dopo la sua morte. Data la mancanza di una tradizione autorevole circa la nascita di Gesù (in senso epifanico e umano), il 25 dicembre venne scelto perché così cristiani poterono opporre e sovrapporre alla festa pagana la festa della nascita del vero Sole, Cristo. Il processo attraverso il quale il 25 dicembre divenne la ricorrenza della nascita di Gesù per tutta la cristianità, incominciò nel III e durò fino al secolo successivo e differì temporalmente secondo le diocesi.

Ipotesi sull’origine della data del Natale

Sul fatto che il Natale venga festeggiato il 25 dicembre vi sono diverse ipotesi che possono essere raggruppate in due categorie: la prima che la data sia stata scelta in base a considerazioni simboliche interne al cristianesimo, la seconda che sia derivata dall’influsso di festività celebrate in altre religioni praticate contemporaneamente al cristianesimo di allora. Le due categorie di ipotesi possono coesistere.

Questo primo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come “interna” al cristianesimo, senza apporti da altre religioni, derivante da ipotesi cristiane sulla data di nascita di Gesù.

·           Un’ipotesi afferma che la data del Natale si fonda sulla data della morte di Gesù o Venerdì Santo. Dato che la data esatta della morte di Gesù nei Vangeli non è specificata, i primi Cristiani hanno pensato di circoscriverla tra il 25 marzo e il 6 aprile. Poi per calcolare la data di nascita di Gesù, hanno seguito l’antica idea che i profeti del Vecchio Testamento morirono ad una “era integrale”, corrispondente all’anniversario della loro nascita. Secondo questa ipotesi Gesù morì nell’anniversario della sua Incarnazione o concezione, così la sua data di nascita avrebbe dovuto cadere nove mesi dopo la data del Venerdì Santo, il 25 Dicembre o 6 Gennaio.

·           Un’altra ipotesi, invece, vede la data del Natale come conseguenza di quella dell’annunciazione, il 25 marzo. Si riteneva infatti che l’equinozio di primavera, giorno perfetto in quanto equilibrato fra notte e giorno, fosse il più adatto per il concepimento del redentore. Da qui la data del Natale, nove mesi dopo.

·           Il sorgere del sole e la luce sono simboli usati nel cristianesimo e nella Bibbia. Ad esempio nel vangelo di Luca, Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, descrive la futura nascita di Cristo, come “verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge”. Il Natale, nel periodo dell’anno in cui il giorno comincia ad allungarsi, potrebbe essere legato a questo simbolismo.

Il secondo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come “esterna” al cristianesimo, come un tentativo di assorbimento di culti precedenti al cristianesimo con la sovrapposizione di festività cristiane a feste di altre religioni antiche. C’è chi afferma che la nascita del Cristo derivi dalla tradizione e dalla festa ebraica della luce, la Hanukkah, che cade il venticinquesimo giorno di Kislev e all’inizio del Tevet. Il mese di Kislev è comunemente accettato come coincidente con dicembre. Sotto l’antico Calendario Giuliano, per scelta popolare, la nascita di Cristo venne fissata al 5 a.C., il venticinquesimo giorno di Kislev. In questo senso il cristianesimo avrebbe ripetuto quanto già fatto per le principali festività cristiane come pasqua o pentecoste, che sono derivate dalle corrispondenti festività ebraiche. Nella antica Roma il 25 dicembre era la festa dei Lupercali, la festa della luce. E’ stat presa questa data per significare la Luce che viene nel mondo, cioè Gesù Cristo.

I Vangeli

Nel vangelo di Matteo la nascita di Gesù viene posta durante il regno di Erode il Grande (2,1): questi morì il 13 marzo del 4 a.C., quindi Gesù nacque prima di questa data. Basandosi sul termine di due anni citato da Matteo (2,16), alcuni propongono il 6 a.C.. Anche il vangelo di Luca fa riferimento a Erode (1,5); inoltre dice che Gesù nacque in occasione del censimento indetto dal governatore della Siria Quirinio (2,2). In effetti, Tertulliano riferisce che l’imperatore Augusto aveva bandito un censimento nel 7 a.C.; Quirino, però, divenne governatore solo nel 6 d.C., dopo la deposizione di Archelao, e bandì allora un altro censimento, come riferisce Giuseppe Flavio. Probabilmente Luca, che scrive decenni più tardi, ha confuso le date poiché ad entrambi gli avvenimenti (morte di Erode e deposizione di Archelao) fecero seguito delle turbolenze sociali legate alle attese messianiche degli ebrei. Di recente i biblisti della “scuola di Madrid” hanno proposto una spiegazione alternativa: il passo di Luca sarebbe la traduzione errata di una presunta fonte in lingua aramaica, che parlava in realtà di un censimento precedente a quello di Quirino (quindi quello indicato da Tertulliano).

I vangeli di Marco e Giovanni, invece, non danno alcuna informazione sulla nascita di Gesù: essi infatti iniziano il racconto dalla predicazione di Giovanni Battista, con Gesù già adulto.

La stella di Betlemme e la cometa “inventata” da Giotto

Sono stati fatti diversi tentativi di identificare la “stella” vista dai Magi (Vangelo di Matteo, cap. 2) (i Re Magi sono magi (ossia astrologi), probabilmente del culto di Zoroastro, che secondo il Vangelo di Matteo giunsero da Oriente a Gerusalemme per adorare il bambino Gesù) con un evento astronomico noto: questo consentirebbe di determinare con maggiore precisione la data della nascita di Gesù. Il primo tentativo, in ordine di tempo, fu quello di identificare la “stella” con la cometa di Halley; essa tuttavia passò nel 12 a.C., il che sembra essere troppo presto. In tempi recenti è stato proposto che si sia trattato di un allineamento planetario: da questa ipotesi si ottiene una datazione compresa tra il 7 e il 6 a.C.. Se si riesce ad identificare la stella di Betlemme con un determinato evento astronomico, se ne ottiene un’indicazione sulla data di nascita di Gesù. È stato proposto che si trattasse della cometa di Halley, che fu visibile nel 12 a.C., ma questa data non è compatibile con l’opinione corrente della maggior parte degli storici che datano la nascita di Gesù tra il 7 e il 4 a.C.. Non esiste peraltro alcuna tradizione che identifichi la “stella” con una cometa prima di Giotto. Altri hanno suggerito che non si trattasse di un singolo oggetto celeste, ma di una congiunzione di pianeti: Keplero per primo segnalò che nel 7 a.C. vi fu una tripla congiunzione di Giove con Saturno, evento che, nella sua ripetitività nello stesso anno, si verifica ogni 805 anni. Nel febbraio del 6 a.C., invece, vi furono simultaneamente le congiunzioni di Giove con la Luna e di Marte con Saturno, entrambe nella costellazione dei Pesci.

La teoria del parallelismo tra Horus e Gesù

Nel 1999 la storica e archeologa D.M. Murdock nel libro The Christ Conspiracy mette in luce delle somiglianze notevoli che intercorrerebbero tra la figura di Gesù Cristo e quella del dio egizio Horus. In questo ripercorre sostanzialmente le tesi di Massey sul parallelismo Horus/Gesù. La questione relativa all’attendibilità delle sue tesi è tuttora molto controversa e il dibattito molto acceso. L’autrice non ha una formazione accademica in egittologia e una delle critiche sostanziali rivoltele è di non aver utilizzato fonti primarie, ma fonti poco attendibili come «Ancient Egypt: The Light of the World» di Gerald Massey. Nel suo libro «Christ in Egypt» l’autrice replica che il suo lavoro non si ispirerebbe a quello di Massey (sebbene a distanza di cento anni risulterebbe sostanzialmente corretto) ma su molteplici fonti di egittologi tra cui cita Margaret Murray, egittologa e antropologa vissuta negli anni Trenta, che nel libro «Il Dio delle streghe» si è occupata di stregoneria medievale cercando di trovare le sue radici nel periodo pre-cristiano. Anche la storicità del lavoro della Murray è ancora molto discussa e le sue argomentazioni sono oggi aspramente criticate in ambito accademico: tra gli storici che criticano la sua impostazione di ricerca e quindi i risultati raggiunti ci sono Norman Cohn, Ronald Hutton, G. L. Kitteredge, Keith Thomas, J. B. Russell and Carlo Ginzburg. Questo getta nuove ombre sulla canonicità storico/scientifica dell’opera della D.M. Murdock. Si consideri inoltre che, analogamente a quanto affermato dagli egittologi in relazione alle tesi di Massey, la ricostruzione della vita di Iside e Horus fatta dalla Murdock è in aperto contrasto con i risultati raggiunti dall’attuale egittologia e non trova riscontri nella narrazione delle vicende di Horus e Iside come narrate nella mitologia egizia.
D.M. Murdock afferma di aver ritrovato questi motivi nel corso dei suoi studi e di averli poi riordinati in una specie di racconto evangelico mettendo in luce le somiglianze di fondo. Tra lee analogie individuate dall’autrice nel suo libro : fu annunciata la sua nascita alla madre dall’angelo Thot, che le comunicò anche che il figlio sarebbe stato concepito verginalmente. Nacque in una grotta il 25 dicembre dalla vergine Iside, annunciato da una stella d’oriente. Fu adorato nella grotta da pastori e da tre saggi che gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Da bambino insegnò in un tempio. Ebbe dodici discepoli. All’età di trent’anni fu battezzato da una figura nota come Anup, che venne in seguito decapitato (come Giovanni Battista). Combatté quaranta giorni nel deserto contro Satana. Compì miracoli, come la resurrezione dei morti e la camminata sulle acque. Fu chiamato il “Santo Bambino” ed era noto con molti nomi, tra cui: “La Verità”, “La Luce”, “La Vita”, “L’Unto Figlio di Dio” e il “Buon Pastore”, “L’Agnello”, “La Stella del Mattino”. Horus nacque ad Annu, il “posto del pane”, mentre Gesù nacque a Bethleem (Betlemme) , la “casa del pane”. F crocefisso tra due ladroni e dopo tre giorni risorse dai morti. È rappresentato da una croce. Assieme a Iside e Osiride, Horo costituisce un membro della trinità egizia.

I doni a Gesù bambino

MirraSimbolo di sacrificio. La mirra era uno degli elementi per l’unzione dei defunti per prepararli alal sepoltura. Nella Bibbia è uno dei principali componenti dell’olio santo per le unzioni (Esodo, XXX,23), ma anche un profumo, citato sette volte nel Cantico dei Cantici. La mirra è una gommaresina romatica, estratta da un albero o arbusto del genere Commiphora, della famiglia delle Burseraceae. Attualmente la mirra è utilizzata come componente di prodotti farmaceutici (proprietà disinfettanti) e soprattutto nella profumeria ma in certi paesi come la Francia ed il Belgio. E’ citata 16 volte di cui 3 nei Vangeli. Probabilmente un flacone prezioso con olio di mirra.

Matteo 2:11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

Marco 15:23 e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

Giovanni 19:39 Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.

IncensoSimbolo di santità. Gesù sommo sacerdote. I cristiani ortodossi in Grecia lo comprano come le caramelle. Nel negozio scelgono il tipo desiderato e con una paletta lo mettono in un sacchetto e lo acquistano a peso. Sono grossi cristalli multicolore. Anche la chiesa russo ortodossa lo vende ai fedeli in scatolette colorate. I fedeli lo accendono personalmente in chiesa o in casa davanti alle icone.. A Gesù bambino fu donato dai Magi perché l’incenso è simbolo di santità. Non a caso la pianta da quale proviene l’incenso si chiama Boswellia Sacra ed è usato in diverse religioni. E’ citato 124 volte nella Bibbia, di cui 4 nei Vangeli e 1 nell’Apocalisse. Probabilmente un contenitore con grani di incenso.

Matteo 2:11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

OroSimboleggia la regalità di Cristo. Nella Bibbia viene citato molte volte ed è l’elemento con cui doveva essere costruita l’Arca dell’Alleanza nell’Esodo (25,10-13) secondo la volontà di Dio stesso:  “Faranno dunque un’arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. La rivestirai d’oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d’oro. Fonderai per essa quattro anelli d’oro e li fisserai ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull’altro. Farai stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro”. Probabilmente un cofanetto con alcuni piccoli lingotti, poi abbandonato nella grotta.

Giorgio Nadali


Miracoli & scienza. 1

 

 

Il sangue di San Gennaro – Scienza Il sangue di San Gennaro – Fede
L’ipotesi scientifica più accreditata è quella tissotropica. È la capacità di alcuni gel di diventare più fluidi se agitati, fatti vibrare, turbati meccanicamente, per poi risolidificarsi se lasciati a riposo. La liquefazione del sangue è avvenuta anche durante lavori di riparazione del reliquario nel 1965 mentre la struttura veniva agitata. Questo non implica la malafede, ma è un fenomeno fisico. La Chiesa ha sempre vietato di aprire il contenitore sigillato. Una spettroscopia è stata eseguita nel 1902 e nel 1989. Sono state rilevati ematina e emocrogeno, prodotti di degradazione dell’emoglobina del sangue umano. Il fenomeno è stato simulato nel 1991 creando un gel tissotropico composto da gesso, acqua salata e cloruro ferrico.[1] È uno dei miracoli più studiati. Anche il fisico Enrico Fermi mostrò interesse per questo fenomeno. Il sangue di San Gennaro, decapitato nel 305 d.C. è contenuto in un’ampolla di vetro trasparente sigillata dal contenuto di sessanta millilitri custodita nella cattedrale di Napoli e ogni anno durante la festa liturgica del santo, torna allo stato liquido. Il fatto fu documentato per la prima volta il 17 agosto 1389 a Napoli. Il miracolo non è mai stato riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa cattolica, anche se ogni anno il primo sabato di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre, l’arcivescovo di Napoli celebra personalmente la cerimonia in cui maneggia l’ampolla con il sangue liquefatto davanti all’assemblea dei fedeli. Un rappresentante della Chiesa ha dichiarato che “può non essere un miracolo, ma qualsiasi cosa sia, agisce fuori dalle leggi naturali”.[2]

 

Miracolo eucaristico di Lanciano – Scienza Miracolo eucaristico di Lanciano – Fede
Il Prof. Edoardo Linoli, docente di anatomia e istologia, direttore del laboratorio di analisi cliniche e di anatomia patologica dell’ospedale S. Maria Sopra i Ponti (AR) ha dichiarato nel 1971 che 1) la carne è veramente carne umana del muscolo striato miocardico 2) il sangue è autentico di gruppo AB (lo stesso rinvenuto sulla Sindone di Torino) e appartiene alla stessa persona della carne 3) non vi sono sostanze conservanti. Il docente esclude l’ipotesi di un falso perché “solamente una mano esperta in dissezione anatomica avrebbe potuto ottenere un “taglio” uniforme di un viscere incavato” e “il sangue fosse stato prelevato da un cadavere, si sarebbe rapidamente alterato, per deliquescenza o putrefazione”. È l’unico miracolo che ha suscitato l’interesse del Consiglio superiore dell’Organizzazione mondiale della Sanità, O.M.S./O.N.U che ha fatto eseguire 500 esami in 15 mesi, confermando quelli di Linoli. In un anno imprecisato tra il 730 e il 750 d.C. a Lanciano (Chieti), durante la consacrazione dell’Eucaristia un modo dubbioso, mentre sta celebrando, vede trasformarsi l’ostia in carne umana e il vino in sangue. Ora il tutto è custodito in una teca di cristallo nel Santuario del Miracolo Eucaristico, a Lanciano.

 

La Sacra Sindone – Scienza La Sacra Sindone – Fede
È il più importante enigma scientifico-religioso esistente al mondo. Ben venticinque scienze hanno studiato la Sindone e nessuna sino ad ora è riuscita a stabilire esattamente che cosa abbia prodotto l’immagine sul telo di lino. Gli esperti ritengono che si sia prodotto attraverso un’energia sconosciuta che ha impresso il telo, una radiazione fotoradiante che si è sprigionata dal corpo di Gesù Cristo nel buio del sepolcro al momento delle risurrezione. Il volto non è illuminato né da destra né da sinistra. Il volto stesso è fonte di luce. L’immagine, visibile meglio al negativo fotografico, presenta tutti i segni della Passione di Cristo e scompare se ci si avvicina a meno di tre metri di distanza. Non vi è pigmento. Non è un dipinto e non è una strinatura, né un’immagine prodotta dal contatto con un bassorilievo riscaldato. La scienza della palinologia ha scoperto la presenza di pollini della terra santa e di tutti i luoghi dove è stata portata. La numismatica ha verificato che vicino all’occhio destro è stato trovato un lituus, una moneta romana del tempo dell’imperatore Tiberio Cesare, che regnava al tempo in cui fu crocefisso Gesù… Dal 2000 è conservata al buio, sotto gas inerti, nel duomo di Torino. L’informatica ha prodotto un modello tridimensionale del corpo, basandosi sull’immagine. La storia antica ha scoperto che il corpo presenta tutti i segni di una tipica flagellazione romana e la singolarità della coronazione di un casco (non una corona) di spine, che i romani non usavano solitamente. I biblisti concordano sui fatti della Passione di Cristo, testimoniati dall’immagine della Sindone, come il colpo all’emitorace destro prodotto da una lancia e dal quale uscì sangue e acqua. L’anatomia ha confermato questa ipotesi basandosi sul siero accumulatosi in fase di agonia. E questo confermerebbe anche la profezia «non gli sarà spezzato alcun osso» (Esodo 12,46), cosa che i romani erano soliti fare per l’accertamento di morte. Troppi indizi coincidono. Sulla Sindone c’è sangue umano maschile di gruppo AB e aragonite, minerale presente nelle grotte di Gerusalemme. Addirittura la matematica si è interessata al lenzuolo sacro. Col suo freddo calcolo delle probabilità, mettendo insieme gli indizi raccolti dalle venticinque scienze che hanno studiato la reliquia più venerata al mondo, ha stabilito che c’è una possibilità su duecento miliardi che l’uomo della sindone non sia Gesù Cristo. Nel 2000 Joseph Marino e Marie Sue Benford hanno formulato l’ipotesi che il test della datazione medievale risultata dall’esame del 1978 al radiocarbonio C14 fosse errato perché erano presenti rammendi di epoca più recente nella zona del prelievo per il test svolto in quattro laboratori (due in Arizona, uno a Zurigo, uno a Oxford). La loro tesi è stata validata da Raymond Rogers, lo scienziato che per primo analizzò la Sindone nel 1978 e pubblicò i risultati della datazione dal 1260 al 1370 d.C. al radiocarbonio, sulla rivista scientifica «Thermochimica Acta». Pochi mesi prima della sua morte Rogers scrisse un articolo dove descriveva le ultime scoperte. La conclusione fu che la datazione al radiocarbonio del 1978 era esatta, ma i campioni usati per il test non erano parte originale della Sindone e irrilevanti per stabilirne la reale datazione. La Chiesa cattolica non ha più permesso altre indagini al radiocarbonio C14, dopo il 1978 perché questo test prevede la bruciatura dei campioni usati. Al primo posto tra le reliquie più importanti del cattolicesimo è la Sacra Sindone di Torino.   L’ostensione al pubblico della reliquia attira mediamente due milioni di visitatori a Torino. L’ultima è avvenuta nel 2010. La Sindone parla al cuore della fede cristiana perché presenta tutte le tracce della Passione di Cristo. Vi sono 120 segni del flagrum romano usato per la flagellazione. La calotta cranica presenta i segni della corona di spine. Gli artisti dipingevano una coroncina. Qui ci sono invece i segni di un casco che copre tutta la testa. Un’usanza del tutto assente nelle pratica della crocifissione. Lo stesso vale per le mani. I chiodi appaioni infissi nei polsi, non nei palmi come l’arte presenta. I pollici non si vedono a causa della perforazione del nervo mediano che li ha fatti ritrarre. Questo è più in linea con l’usanza romana di rendere stabile un corpo sulla croce. Ma l’aspetto più sorpendente è la maestosità dell’immagine, quella che ha dato origine a tutte le rappresentazioni artistiche del volto di Cristo. Anche i tratti somatici sono in linea con la stirpe ebraica. Un volto che sembra dormire. Un corpo martoriato che esprime però una serenità paradisiaca. Al negativo fotografico l’immagine esplode nella sua misticità. Per i credenti è il segno che la morte non ha più l’ultima parola. Un corpo che ha emanato luce al momento della risurrezione, che Gesù ha promesso a tutti (Giovanni 6,54). Già San Girolamo (IV sec.) diceva: «Il sepolcro vuoto è la culla del Cristianesimo». In un passo dello Pseudo Cipriano – uno dei Padri della Chiesa e vescovo di Cartagine (III sec.) Gesù dice: «Voi mi vedrete così come si può vedere uno nell’acqua o in uno specchio». Infatti il corpo è visibile meglio al negativo fotografico. All’esame del VP8-Analyzer della NASA il corpo presenta una risoluzione in tre dimensioni. Cosa che non accade con le normali immagini fotografiche. La Sindone è custodita a Torino dal 1578. Nel 1983 Umberto II di Savoia la donò al Vaticano indicandone la custodia all’arcivescovo di Torino.

 

 

 

Gesù cammina sull’acqua – Scienza

 

Gesù cammina sull’acqua – Fede

Il Vangelo di Marco racconta di Gesù che attraversa camminando sull’acqua la sponda occidentale del lago di Tiberiade o Mare di Galilea (Kinneret). Il più grande (166 Km quadrati) di Israele con una circonferenza di cinquantatré chilometri e il più grande del mondo d’acqua dolce sotto il livello del mare (meno 213 metri). Marco 6,48: «Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l’ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli». Il lago di Galilea (HaGalil) è profondo quarantatré metri e non ha punti di secca. Andrè Kole – illusionista – ha camminato sulle acque del lago Saguaro in Arizona (USA); ma per fare questo sono state necessarie ore di preparazione e una strumentazione tecnologica avanzata. In realtà Kole, che è un credente convertito, usa l’illusionismo per smascherare gli imbroglioni e dimostrare che alcune cose si possono compiere o per dono di Dio oppure grazie alle illusioni create dalla tecnologia moderna. Lo storico Morton Smith scrisse nel 1978 Jesus the Magician: Charlatan or Son of God? (Gesù il Mago: Ciarlatano o Figlio di Dio?) riprendendo un’antica idea del filosofo anticristiano Celso (200 d.C.) «Sulla vera dottrina». Il trucco illusionistico di camminare sull’acqua è stato presentato recentemente anche sul Tamigi a Londra dall’illusionista Dynamo (Steven Frayne), in pieno giorno. Difficilmente però Gesù può aver usato la seguente tecnica. Il polimetilmetacrilato, meglio noto come plexiglas. Non esisteva a quel tempo. È stato inventato nel 1928 (d.C.). Una lastra di plexiglas è stata posta la notte prima in un’area delimitata del fiume, dopo aver chiesto il permesso alle autorità locali. Dynamo passa in zone delimitate dal plexiglas e le canoe gli passano accanto, dando l’illusione che non vi sia nulla sott’acqua. Infine un telecomando fa abbassare un’area della passerella di plexiglas per far transitare il traghetto. La preparazione ha richiesto sette ore notturne di lavoro sul Tamigi e un costo di circa ottomila sterline. Sembrerebbe però che tutto ciò abbia ben poco a che fare con la camminata di Cristo alle prime luci dell’alba nel centro del lago di Galilea (chiamato “mare”).

 

È uno dei trentaré miracoli di Cristo narrati nei Vangeli. L’episodio è chiaro. Gesù chiede una fede che vada oltre l’evidenza. (Logicamente l’evidenza non ha bisogno della fede). Pietro chiede a Cristo di avvicinarsi a lui camminando anch’esso sull’acqua. In realtà non si fida di fronte ad un fatto inconcepibile per la mente umana. Inizia a caminare e appena dubita si spaventa e sprofonda, chiedendo di essere salvato da Gesù, il quale stende la mano e lo tira fuori dall’acqua. Nota è la frase di Cristo: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» (Matteo 14,31) Notare che Pietro era probabilmente un bravo nuotatore essendo un pescatore professionista del Lago (“Mare”) di Galilea, ma si spaventa (Matteo 14,30). Questo brano è proprio tra i più significativi di cosa sia la fede. Fidarsi di Dio al di là di ogni comprensibile evidenza. Molti non osano nemmeno pregare in grande perché non osano credere che Dio possa operare personalmente in grande nella loro vita. Non chiedono, quindi non ottengono. Oppure al momento di fidarsi iniziano a dubitare. «È impossibile!» E immancabilmente sprofondano nei loro dubbi, molto più profondi dei quarantatré metri del lago di Tiberiade.

 

La risurrezione di Gesù Cristo – Scienza La risurrezione di Gesù Cristo – Fede
Un medico, Thomas A. Miller, ha analizzato la risurrezione di Cristo da un punto di vista scientifico nel suo saggio intitolato Did really Jesus rise from the dead? A surgeon-scientist examines the evidence. (Gesù è veramente risorto dai morti? Un chirurgo-scienziato esamina l’evidenza). Miller osserva prima di entrare nel merito della questione che Isaac Newton, Giovanni Keplero, Robert Boyle e Michael Faraday erano grandi scienziati, ma credevano tutti nella risurrezione di Cristo. Questo atteggiamento dei tempi antichi è in contrasto con la visione moderna. Molti scienziati moderni sono convinti nell’abilità della scienza di rispondere a domande che, se non possono essere validate usando un metodo scientifico, sono viste come inconoscibili o inesistenti. È la tesi di Richard Dawkins. Qualsiasi ipotesi che non può essere verificata con metodo scientifico è da scartare. Sembra quindi che la scienza non possa dire niente su una risurrezione. L’unico reperto scientificamente analizzabile e attinente a una presunta risurrezione è la Sindone di Torino. Uno studio molto importante è stato condotto sulla Sindone nel 1996 da un chirurgo uroginecologo statunitense cattolico, August Accetta – fondatore dello Shroud Center of Southern California – il quale ha realizzato un esperimento su se stesso iniettandosi una soluzione di fosfato di metilene contenente tecnezio-99m – un isotopo radioattivo usato in medicina nucleare – che decade rapidamente. Ogni atomo di tecnezio emette un unico raggio gamma che può essere registrato da un’apposita apparecchiatura di rilevamento. L’obiettivo era di realizzare un’immagine provocata da una radiazione emessa da un corpo umano eventualmente risorto. Secondo il dott. Accetta, infatti, l’immagine sulla Sindone potrebbe essere stata causata dall’energia sprigionatasi all’interno del corpo di Cristo al momento della resurrezione. Le immagini ottenute sono molto simili a quelle che si osservano sulla Sindone e davvero questo esperimento arriva fin sulla soglia del mistero di quell’impronta che richiama il mistero centrale della fede. Accetta riferisce che solo un evento miracoloso può spiegare pienamente la complessità dell’immagine. Il medico pensa che quando il corpo di Gesù sia diventato di luce, il lenzuolo della Sindone che lo copriva ha iniziato a passare attraverso il corpo perdendo la sua gravità. Accetta teorizza che mentre il lenzuolo funerario cadeva, esso assunse la corrispondente energia e le informazioni tridimensionali presenti sull’immagine, impossibili da riprodurre. A Roma nel 2008 dei ricercatori italiani hanno ‘ricreato’ la Sacra Sindone: irradiando tessuti di lino con un brevissimo e potentissimo lampo di luce prodotto da laser a eccimeri del Centro Enea di Frascati, sono riusciti a imprimere immagini con le stesse caratteristiche della figura della Sacra Sindone, in cui la colorazione riguarda solo le fibrille più superficiali, senza passaggio di colore sul rovescio della tela. I risultati dei loro esperimenti sono pubblicati sulla rivista «Applied Optics» e secondo Giuseppe Baldacchini, coordinatore della ricerca, avvalorano l’ipotesi che da sempre la Chiesa sostiene, e cioè che l’immagine di Cristo sia stata originata da un potente lampo di luce attribuito alla resurrezione. L’ipotesi è quindi che una fortissima luce si sprigionò da quel corpo all’interno di una grotta-sepolcro buia. Osservando l’immagine si nota che il volto non è illuminato né da destra né da sinistra. È esso stesso fonte di luce. Non corrisponde ad alcun stile pittorico, anzi, è stato modello di immagini sacre sin dai primi secoli. Sull’immagine non c’è pigmento. Non è un dipinto, non è prodotto dal contatto con un bassorilievo riscaldato. Se si osserva da meno di tre metri di distanza, l’immagine scompare. La stessa si vede meglio al negativo fotografico. Vi sono presenti pollini della Terra Santa e tracce di aragonite, visibili solo al microscopio. È polvere presente in Terra Santa. Trasferita sui ginocchi di Gesù in seguito alle tre cadute. Si trovano sul telo tracce di aloe e di mirra oltre che di aragonite (una composizione di carbonato di calcio, ferro e stronzio), una terra presente a Gerusalemme e, in particolare, in una tomba studiata dal Levy-Setti, ricercatore di Chicago che, confrontando con l’aragonite della Sindone, ha concluso che le due terre sono esattamente uguali.

 

È il centro della religione più diffusa al mondo, tanto da far scrivere a San Paolo: «Se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati» (1 Corinzi 15,17). Non solo, a la promessa della risurrezione personale del proprio corpo è stata fatta personalmente da Cristo ai suoi fedeli: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Giovanni 6,54). Il cristiano crede che riavrà esattamente il suo corpo trasfigurato e adatto per una realtà ultraterrena. Un corpo che non dorme, mangia, soffre ed è limitato dalle leggi terrene. Un corpo maschile o femminile nel quale lui o lei riconoscerà come il proprio che ha avuto sulla Terra, prima della morte. Due miliardi e cento milioni di cristiani, almeno sulla carta, credono in questo. Ora (secondo lo scorrere del tempo terreno) in Paradiso solo Cristo e sua Madre hanno anche il proprio corpo ultraterreno.
Miracolo eucaristico di Bolsena – Scienza

Le ostie sanguinanti sono frequenti: Parigi, estate 1290, Bruxelles giugno 1369 e luglio 1379, Wilsnack, Germania, agosto 1383, Sternberg, Germania, luglio 1492, Berlino, estate 1510… Secondo Luigi Garlaschelli c’è una spiegazione scientifica a tutto questo. L’estate, fattore comune, e la cosiddetta “prodigiosina”, il batterio normalmente chiamato Serratia Marcescens. Non è una coincidenza che i miracoli microbiologici si siano verificati d’estate e in scarse condizioni igieniche. «A chi ha accesso a un laboratorio di microbiologia non è difficile riprodurre il miracolo di Bolsena». La Serratia Marcescens, anche se è talvolta causa d’infezioni, (più frequenti, paradossalmente, in ambienti ospedalieri) non è particolarmente pericolosa da maneggiare; si prepara una fettina rotonda di pane e la si pone in una capsula di Petri; vi si aggiungono alcune gocce di una coltura di Serratia, e dopo averla leggermente inumidita con acqua sterile, la si tiene in incubazione a circa 30° per un paio di giorni. Si producono macchie di un intenso colore rosso, spesso di aspetto mucillaginoso, molto simile al sangue. Se si lasciano seccare le fettine di pane, il pigmento resta stabile per lunghissimo tempo. Per evitare contaminazioni da microorganismi estranei, sarebbe opportuno operare secondo le tecniche microbiologiche atte a garantire la sterilità delle operazioni, ma di solito, anche senza utilizzare le apparecchiature prescritte (un’autoclave, una cappa a flusso laminare, ecc.), gli inquinamenti sono assai rari.[3]

Miracolo eucaristico di Bolsena – Fede

È l’estate del 1263 un prete boemo – Pietro da Praga – dubita della transustanziazione, cioè della trasformazione del pane e del vino consacrati sull’altare in corpo e sangue di Cristo. Si reca a Roma per meditare sui suoi dubbi di fede e sulla via del ritorno si ferma a Bolsena (VT). Là celebra messa e nel momento della consacrazione l’ostia inizia a sanguinare. Avvolge l’ostia in un panno e torna in sacrestia. Alcune gocce di sangue cadono a terra. Pietro corre da Papa Urbano IV che in quel momento si trovava a Orvieto. Il papa fa edificare una cappella nel duomo di Orvieto nel 1290. Seguiranno le cappelle costruite nel 1364 e 1504. Papa Urbano IV volle ricordare il miracolo istituendo la festa del Corpus Domini (Corpo del Signore) da celebrare il primo giovedì’ dopo l’ottava di Pentecoste. Nel duomo di Orvieto sono custoditi l’ostia, il corporale e i purificatoi. Le lastre del pavimento macchiate di sangue si trovano in una cappella dal 1704[4].

 

 

 

 

[1] L. GARLASCHELLI et al. “Nature, (10.10.1991) 507, Scientist say miracle no mystery, “Chicago Tribune”, 10.10.1991, Shakeup over sacred blood, “Science News”, 12.10.1991, p. 229

[2] Citato da J. NICKELL, Looking for a Miracle, Prometheus Books, Amherst, New York,1998, p. 77

[3] L. GARLASCHELLI, Miracoli microbiologici in «Scienza e paranormale», N. 11, Anno IV, Estate 1996, p. 18

[4] G. NADALI, Miracoli e Scienza, «Miracoli», Anno II, nn. 7 e 8

Giorgio Nadali