Genetica, fisica e Mente divina

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Francis Collins – genetista autore della sequenza del DNA umano – direttore del National Institutes of Health, ha affermato che il Big Bang «domanda a gran voce una spiegazione divina e infatti si accorda perfettamente con l’idea di un Dio Creatore trascendente. Non riesco a capire come la natura avrebbe potuto crearsi da sé. Solo una forza al di fuori del tempo e dello spazio avrebbe potuto fare una cosa simile».

 

C’è un eccezionale invisibile ordine che sembra governare l’universo. Diversi scienziati concordano sul fatto che esista un codice cosmico. Le costanti fondamentali dell’universo sono relazioni così sensibili che se cambiassero anche di poco renderebbero impossibile la sua stessa esistenza. Se la velocità di espansione dell’universo dopo il Big Bang fosse cambiata di una parte su un trilione (uno con diciotto zeri) l’universo si sarebbe allargato troppo o collassato su se stesso e nulla esisterebbe. In sostanza sarebbe bastato un solo granello di sabbia su tutti quelli contenuti in tutte le spiagge del mondo per fare la differenza. Se la materia si fosse sparsa uniformemente la vita non ci sarebbe.

L’ipotesi più popolare per una precisione così grande è quella degli universi paralleli, ma la tesi di un multiverso richiede tanta fede quanto quella necessaria a credere all’esistenza di Dio. Recentemente la fisica, con la “teoria delle stringhe” fonde la meccanica quantistica con la relatività generale e ipotizza l’esistenza di altre dimensioni a noi invisibili… La “mente” di Dio? Tuttavia le dimensioni extra non possono spiegare la natura trascendente di un Creatore. Determinare se sia stato Dio o no a determinare le leggi della fisica è impossibile, a meno che il Creatore non abbia lasciato un messaggio leggibile nel codice cosmico. Tuttavia l’universo è matematica e studiandola si può dire di esplorare la “mente” di Dio. «Se non ammettiamo l’esistenza di Dio come cristiani, dobbiamo ammetterla come matematici», diceva il matematico Cauchy…

 

Stephen Hawking sosteneva che Dio non esiste perché non esiste tempo prima del Big Bang e quindi nessuno può avere creato nulla prima del tempo. Tuttavia la tesi di Stephen Hawking non tiene conto che il tempo non è (solo) un concetto scientifico, ma soprattutto metafisico. Quando i teologi parlano di cosa esistesse prima dell’universo immaginano un vero vuoto. Se l’universo era davvero un nulla questo vuol dire che è stato creato da qualcosa al di là dell’universo, qualcosa di totalmente trascendente che lo ha fatto passare dal nulla all’esistente: Dio. La teoria chiamata No boundary proposal (di Hartle e Hawking) sostiene che tutto (tempo, spazio, leggi fisiche) è nato da un singolo punto. Ma usando le leggi fische per comprendere il Big Bang incontrano la cosiddetta “singolarità”, in cui quelle leggi cedono e appare necessario l’intervento di un Creatore che ha dato il via al tutto. Hawking risponde che l’universo non è nato da una singolarità, ma il tempo ha avuto origine come una delle dimensioni dello spazio. Tuttavia la teoria non afferma che l’universo si estende all’infinito all’indietro nel tempo, ma che il momento iniziale è in una sorta di condizione nebulosa il che significa che c’è comunque stato un’inizio. I teologi contrattaccano la teoria atea di Hawking con il teorema di tre fisici che affermano che qualsiasi universo in espansione deve avere avuto un inizio. Tutti gli universi in espansione devono avere un confine inziale di tempo. Questo fa tornare all’intervento divino.

L’astrofisico Allan Sandage ha osservato che «con le conseguenze riguardanti la possibilità che gli astronomi abbiano identificato l’evento della creazione mette veramente la cosmologia vicino al tipo di teologia naturale medioevale che ha cercato di trovare Dio identificando la causa prima». Secondo un insegnamento indù esistono infiniti universi ognuno con un dio diverso immerso in un differente sogno cosmico. Tuttavia questo implicherebbe l’esitenza di un super dio responsabile dell’esistenza degli altri déi e dei loro universi sognati e creati. Siamo noi a sognare l’intervento divino nella creazione o è questo a farcelo sognare? La questione però non è testabile e quindi non può far parte della scienza perché questa usa dati dell’universo e non può quindi confutare ciò che è al di là dell’universo stesso…

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Il racconto biblico della creazione (scritto nel VI secolo a.C.) rispecchia fedelmente il processo di evoluzione dell’universo e dello sviluppo della vita sulla Terra che conosciamo oggi. Infatti, la prima cosa che Dio crea è la luce. «Dio disse: “Sia luce!” E luce fu. Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce «giorno» e le tenebre «notte». Fu sera, poi fu mattina: primo giorno». (Genesi 1,3-5).

Oggi sappiamo che un’esplosione di luce primordiale ha generato l’universo che conosciamo. E la teoria del Big Bang, formulata nel 1927 da un prete astronomo belga, Georges Lemaitre. Poi Dio crea nell’ordine: la terra, (pianeti) i mari (pianeti con acqua liquida), vegetazione (conseguenza della presenza di acqua), stelle (sistemi solari), animali acquatici (i primi presenti sulla Terra), volatili (i secondi presenti sulla Terra), bestiame, rettili (al terzo posto dopo i volatili), uomo, donna (l’essere umano è l’ultimo essere vivente ad apparire sulla Terra).
Mosè Maimonide nella sua «Guida degli smarriti» raccomanda di interpretare in senso allegorico diversi passi della Bibbia: «Dio avendo deciso nella sua divina sapienza della necessità di comunicarci questi profondi argomenti (il racconto della creazione del mondo) decise anche – a causa dell’immensità e della difficoltà del soggetto, insieme alla mancanza della nostra comprensione – di parlarcene sotto forma di allegoria, con detti nascosti e parole velate».

Giorgio Nadali

 


Divinazione shintoista e dono dell’invisibilità taoista

Esistono lotterie sacre? Nello Shintoismo, (nel Taosimo e nel Buddhismo) sì. L’omikuji shintoista predice le probabilità del fedele che le sue speranze diventino realtà, in generale su questioni di salute, fortuna, vita. Ricordo ancora quei bigliettini bianchi annodati sui rami dei pini dei santuari shintoisti in mezzo ai grattacieli di Tokyo. Sono gli omikuji, simili alle predizioni kau cim o chien tung dei templi taoisti e buddhisti e dell’oracolo di Kuan Yin nei templi buddhisti, in cui i resposi divini sono estratti da un bastoncino (chim) estratto a caso dai cento contenuti in un lungo bussolotto di bambù (chim tong) agitato davanti ad una statua del Buddha. Stesso criterio per i kamnaé, due piccoli parallelepipedi rossi di legno che i fedeli taoisti fanno rotolare sul pavimento del tempio con possibili responsi “sì”, “no”, “rifare”, a seconda di come cadono.

Per l’omikuji vai da un prete shintoista e gli dai una piccola offerta. Lui ti porge un bussolotto con dentro dei bastoncini. Tu ne estrai uno a caso. Poi ti fai dire a quale omikuji corrisponde. Lui ti risponderà (in giapponese) e ti consegnerà il foglietto col verdetto già prestampato (anche questo in giapponese). Se non sai il giapponese non ti preoccupi, ma se lo sai e ti capitano i seguenti responsi puoi già incominciare a fare gli scongiuri. Maledizione (kyō), piccola-maledizione (shō-kyō), mezza-maledizione (han-kyō), quasi-maledizione (sue-kyō), grande maledizione (dai-kyō). In questo caso corri subito ad annodare il foglietto omikuji ad uno dei rami più liberi di un pino del santuario (in tutti i santuari shintoisti c’è una bella area all’aperto). Il motivo è un gioco di parole sulla parola giapponese pino (matsu) e il verbo giapponese aspettare (matsu).

Quindi la sfortuna aspetterà l’albero di pino invece di attaccarsi al portatore. Se ti è andata bene puoi invece portartelo a casa oppure legarlo al pino per ottenere un effetto maggiore sulla fortuna. I responsi positivi sono: grande benedizione (dai-kichi), media benedizione (chū-kichi), piccola benedizione (shō-kichi), benedizione (kichi), mezza-benedizione (han-kichi), quasi-benedizione (sue-kichi), quasi-piccola-benedizione (sue-shō-kichi). L’omikuji elenca poi dei responsi su aspetti particolari della vita del fedele, che possono comprendere qualsiasi numero tra i seguenti, tra altre possibili combinazioni: hōgaku- direzione di buon / cattivo auspicio, negaigoto – il proprio desiderio o augurio, machibito– una persona attesa, usemono – oggetti perduti, tabidachi – viaggio, akinai – affari, gakumon, – studi o apprendimento, sōba – speculazioni finanziarie, arasoigoto – dispute, renai – relazioni romantiche, tenkyo – trasloco o cambio residenza, shussan – nascita, byōki – malattia, endan – proposta di matrimonio o fidanzamento.

I famosi “biscotti della fortuna” cinesi derivano dagli omikuji. Per quanto riguarda il kau cim, il luogo che richiama milioni di fedeli per questa pratica divinatoria è il tempio taoista di 18.000 metri quadri Wong Tai Sin di Hong Kong. In luoghi come il tempio di Thean Hou (Kuala Lumpur, Malesia) il bussolotto è sostituito con un contenitore più grande. Sulla parte interna sul fondo del contenitore vi sono delle sono sporgenze (come le teste dei bulloni di fissaggio). Per consultare l’oracolo, il fedele tiene i bastoncini in un fascio verticale, li solleva un po’ dentro il contenitore e li fa cadere liberamente. Ogni bastone che rimane diritto (perché è a riposo su una sporgenza, non avendo rimbalzato) è considerato parte della risposta divina.

Il dono dell’invisibilità

Se invece il futuro non vi preoccupa, ma vi piacrebbe qualche volta essere invibili trovate un maestro taoista e provate con le abilità magiche di trasformazione (bianhua zhi shu) sono alcune delle abilità elementari taoiste. Si riferiscono a vari tipi di abilità come il divenire invisibili, rendere gli oggetti invisibili o cambiare la forma delle cose. Nella dinastia Han molti maghi si sono dilettati in queste abilità che sono divenute un’importante parte di quelle taoiste. Nella dinastia Jin, Ge Hong ha trascritto queste capacità nel testo del «Libro interiore del maestro che abbraccia la semplicità».

Giorgio Nadali