Il Naraka, l’inferno Indù e Buddhista

Nel codice di Manu (induista) si parla non di uno, ma di ben ventuno inferni diversi, ciascuno col suo nome. Ciascun inferno ha una sua pena. È escluso che Dante Alighieri si sia ispirato al Codice di Manu nella sua descrizione delle pene infernali, ma è strano notare la somiglianza dei vari inferni buddhisti e induisti con le pene del contrappasso dantesco. È fuori discussione che l’inferno sia caldo. Questo però solo nella visione cristiana. Infatti, Gesù parla di «fuoco eterno» dell’inferno (Matteo 25,41). Il Codice di Manu parla anche di otto inferni freddi, oltre a otto inferni caldi. Nel Naraka Huhuva si battono i denti. È proprio chiamato “Il Naraka dei denti che battono”. Stranamente si parla di “stridore di denti” infernali anche nel Vagello di Luca 13,28 e in altri sei passi evangelici.

Il Taoismo conosce un rito dei denti che battono, il K’ou-ch’ih. Il Naraka Nirarbuda è l’inferno freddo delle vesciche scoppiate. Nel Naraka Aṭaṭa i dannati hanno così freddo che non fanno altro che balbettare «at, at, at», da cui il nome: il Naraka del tremito. Il Codice di Manu descrive anche la durata della vita infernale. Non è eterna, come nella visione cristiana e islamica, ma è notevolmente lunga. L’inferno caldo Naraka Pratāpana, quello «dell’immenso calore» per intenderci, dura un numero astronomico di anni: 42.467.328 per dieci alla decima. In sostanza più anni d’inferno che del numero delle stelle nell’universo; tutti ospiti di Yama, il padrone di casa del naraka. No, non è Satana.

L’Avichi è l’inferno peggiore. I naraka freddi e caldi sono circondati da sedici inferi secondari. I dannati sono triturati, spezzettati, mangiati vivi da uccelli col becco di ferro, tagliati a pezzi dalle affilatissime foglie degli alberi infernali. Una speranza però c’è.

Il rito dell’ullambana. Letteralmente significa “salvare i defunti appesi sottosopra”. Questo rituale a favore dei defunti è praticato sia dall’Induismo, sia dal Taoismo, sia dallo Shintoismo. Il termine ullambana deriva dal sanscrito avalambana: e significa “appeso a testa in giù”. È questo il tormento dal quale si vogliono salvare i defunti. In Cina è praticato il quindicesimo giorno del settimo mese buddhista (agosto) per aiutare gli spiriti affamati (preta) mediante offerte di cibo, spesso in forma simbolica e di carta (vedi Jīnzhǐ). In Giappone lo urabon si tiene il 15 luglio e il 15 agosto.

Giorgio Nadali


Recensioni. Cinema. The Lazarus Effect

The Lazarus Effect

Anno: 2015

Regista: David Gelb

Scritto da: Luke Dawson, Geremy Slater

Risvegliare dalla morte una donna destinata all’Inferno? Non fatelo!

La trama:

Il ricercatore Frank Walton e la sua fidanzata Zoe, assieme agli scienziati Clay e Niko e alla giovane cameraman Eva, si riuniscono in segreto in un’università per effettuare degli esperimenti su delle carcasse di animali morti usando un siero sperimentale, “Lazarus”, che potrebbe resuscitarli. Dopo vari tentativi riescono finalmente a riportare in vita un cane, che viene adottato da Frank e da Zoe col nome di Rocky: questo però comincia a far preoccupare i due poiché non ha mai appetito e la sua cataratta (di cui soffriva prima di morire) è scomparsa. Inoltre sembra possedere strani poteri e il siero, che dopo essere stato iniettato nel suo cervello avrebbe dovuto dissolversi, continua a dilagare nel suo corpo.

Quando la rettrice dell’università scopre l’esistenza di questi macabri esperimenti costringe Frank a mollare tutto; ad aggravare la situazione è che una società farmaceutica, saputo anche lei del siero, con il permesso della rettrice confisca tutto il materiale di ricerca lasciando deluso il gruppo. Frank, testardo e deciso, convince tutti a ritornare in segreto nell’università e riprovare l’esperimento mentre Eva filmerà tutto, in modo da avere una prova di essere stati loro i creatori del siero Lazarus e di ricevere così gloria e fama da parte del mondo intero. Usando del siero che Zoe teneva come riserva di emergenza, il gruppo rifà il procedimento ma qualcosa va storto e Zoe muore folgorata sotto gli occhi di tutti che provano invano a rianimarla. Frank, disperato, decide di riportarla in vita con il Lazarus nonostante i tentativi degli altri di dissuaderlo: l’esperimento ha successo e la donna resuscita con sollievo e meraviglia di Frank e di sgomento di Clay, Niko ed Eva. Subito capiscono che qualcosa non va in Zoe, che racconta di essere stata nella sua versione personale dell’Inferno: in questo caso aveva le sembianze del suo incubo ricorrente nato a causa di un trauma infantile (l’appartamento in cui viveva da ragazzina aveva preso fuoco e i suoi vicini di casa, bloccati dentro, erano morti arsi vivi sotto i suoi occhi). Frank però non le dà ascolto, pensando che semplicemente sia sotto shock, mentre Zoe, profondamente religiosa, continua a sostenere la sua versione. Intanto come Rocky il siero prende possesso della sua mente, e la donna sviluppa poteri incredibili come la telecinesi o la telepatia, ma in compenso diventa sempre più aggressiva e pericolosa.

Questa aggressività la porta a uccidere orrendamente Niko, che aveva rifiutato di baciarla, chiudendolo in un armadio e con la telecinesi stringerlo fino a farlo morire. Frank, Eva e Clay capiscono cos’ha fatto Zoe e mentre i primi due, terrorizzati, fanno finta di niente e cercano un modo per uscire dall’università (Zoe a loro insaputa aveva chiuso tutte le porte dell’edificio) l’impulsivo Clay accusa la donna di aver assassinato il povero Niko: questa per tutta risposta fa fuori anche lui soffocandolo con una sigaretta elettronica. Zoe, ormai completamente indemoniata, con la telecinesi lancia addosso a Frank e Eva tutti i mobili del laboratorio facendo loro perdere i sensi. Tempo dopo i due si risvegliano e non vedendo la donna nei paraggi si nascondono nell’obitorio dove tenevano le cavie morte per i loro esperimenti e Frank mostra a Eva un’arma che secondo lui può uccidere Zoe: del veleno in una siringa. Frank, uscito dall’obitorio e trovata la fidanzata, prova quindi a iniettare il veleno nella donna ma questa lo uccide e diventa più potente di prima grazie a un’ulteriore iniezione di Lazarus.

Eva, l’unica ancora viva, cerca anche lei di sconfiggere Zoe ma questa la porta nell’Inferno che lei aveva visto da morta: il suo appartamento in fiamme. La ragazza trova Zoe da bambina e scopre che ad aver appiccato l’incendio quell’anno era stata proprio lei. Eva riesce a uscire dall’inferno di Zoe e a trafiggerla con la siringa di Frank, ma sopravvive ed uccide la povera Eva come gli altri. Nel finale vediamo Zoe intenta a resuscitare Frank con il Lazarus. (Fonte: Wikipedia)

Il nostro giudizio:

Da vedere!

Pro:

Interessante il tema – mai trattato da un film – di una possibile risurrezione in laboratorio. Per di più la donna che si risveglia dall’oltretomba è una dannata all’inferno. Le conseguenze sono quelle simili a quelle di un demone scatenato. Questi effetti nel film appaiono gradualmente in un crescendo di situazioni.

Contro:

Non sembra reggere l’ipotesi che una bambina, per aver causato la morte di diverse persone in un incendio causato da lei per aver giocato con i fiammiferi, sia poi dannata all’inferno da donna adulta.

Leggete il nostro articolo a riguardo delle ipotesi di dannazione all’Inferno

Redazione


Howard Storm: Ho visto l’inferno

 

Terribile l’esperienza di Howard Storm, un americano che ha dichiarato di aver letteralmente visto l’inferno. Prima della sua esperienza di pre-morte, Howard Storm era un professore di arte presso Northern Kentucky University, non era un uomo dal carattere molto piacevole per sua stessa ammissione. Era un ateo dichiarato e ostile ad ogni forma di religione e di coloro che la praticavano. Spesso usava la collera per controllare tutti intorno a lui e non trovavamai gioia in qualcosa. Tutto ciò che non era possibile vedere, toccare o sentire, non aveva senso per lui. Era certo che il mondo materiale fosse l’unica realtà. Howard considerava tutti i sistemi di credenze collegati con la religione come fantasie per persone ignoranti. Oltre alla scienza non c’era altro. Il 1 giugno 1985 all’età di 38 anni, Howard Storm ha avuto un esperienza di pre-morte a causa di una perforazione dello stomaco e la sua vita è cambiata. La sua esperienza di pre-morte è uno dei più profondi, se non la più profonda, esperienza aldilà mai documentata. La sua vita era così immensamente cambiata dopo la sua esperienza di pre-morte, che si è dimesso come professore e ha dedicato il suo tempo frequentando il Seminario Teologico per diventare un Ministro sacro della Chiesa Unita di Cristo. Howard racconta: “Per qualche tempo restai in uno stato di incoscienza o di sonno. Non sono sicuro di quanto sia durato, ma mi sentivo davvero strano, così aprii gli occhi. Con mia sorpresa mi ritrovai in piedi accanto al letto, mentre guardavo il mio corpo disteso nel letto.

La mia prima reazione fu: “È pazzesco! Non posso star qui a guardare me stesso. È impossibile… Poi sentii il mio nome. Qualcuno chiamava “Howard, Howard, vieni qui”. Mi chiesi da dove provenisse il richiamo, e scoprii che veniva da oltre la porta della stanza. C’erano diverse voci che mi chiamavano. Domandai chi erano, e dissero: “Siamo qui per prenderci cura di te. Con una certa riluttanza, avanzai nel corridoio, e lì mi ritrovai in una nebbia, come una foschia. Era una foschia leggermente colorata, non densa. Potevo vedere la mia mano, per esempio, ma quelli che mi chiamavano erano 5 o 6 metri più avanti, e non riuscivo a distinguerli chiaramente. Sembravano delle silhouettes o delle sagome. A quel punto si era fatto quasi completamente buio, e mi sembrava che invece di venti o trenta, quegli esseri fossero diventati un’orda. Ognuno sembrava pronto a farsi avanti per il piacere di farmi del male. Cominciarono ad umiliarmi fisicamente nei modi più degradanti. Mentre io continuavo a battermi, mi rendevo conto che non avevano alcuna fretta di farla finita con me. Stavano giocando come il gatto col topo. Ogni nuovo assalto era annunciato da ululati stridenti. Ad un certo punto cominciarono a strappare brandelli della mia carne. Con orrore compresi che mi stavano facendo a pezzi e divorando vivo, lentamente, in modo che il loro divertimento potesse durare il più a lungo possibile. Allora gridai verso di loro: “Padre nostro, che sei nei cieli”, e frasi del genere. Questo continuò per qualche tempo finché, d’improvviso, mi accorsi che se n’erano andati.

Giorgio Nadali

 


Inferno. E’ facile andarci?

 

«Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli». (Matteo 25,41).

Sono le parole di Cristo riguardo la minaccia della dannazione eterna. Tra le più dure pronunciate  da Gesù nei Vangeli. Che cosa hanno fatto le persone nella narrazione evangelica? Hanno fallito o rifiutato tutte le occasioni di amare disinteressatamente il prossimo. Qualcuno parla però della teoria dell’”Inferno vuoto”. Cos’è? È la tesi di un grande teologo e cardinale svizzero scomparso nel 1988. Hans Urs von Balthasar. La tesi di von Balthasar afferma che sperare la salvezza eterna di tutti gli uomini non è contrario alla fede cristiana. Essa si basa sull’autorità di alcuni Padri della Chiesa, tra i quali Origene e Gregorio Nisseno, ed è condivisa da diversi teologi contemporanei, tra i quali Jean Daniélou, Henry de Lubac, Joseph Ratzinger (il papa emerito Benedetto XVI), Walter Kasper, Romano Guardini. Da scrittori cattolici come  Paul Claudel, Gabriel Marcel e Lèon Bloy. La Chiesa afferma che chi muore in peccato mortale non si salva, ma non dice se questo sia mai avvenuto. Difatti non ha mai fatto nomi di dannati, come invece si è permesso di fare Dante Alighieri – secondo il suo parere – nella Divina Commedia. E tra questi ben sei papi!

Niccolò III (Giovanni Gaetano Orsini, 1277-1280), posto nella terza bolgia dell’ottavo girone, con i simoniaci (venditori di cose spirituali) insieme a Bonifacio VIII (Benedetto Caetani, 1294-1303), papa Clemente V (Betrand de Gouth, 1305-1314), Bonifacio VIII è citato anche nella bolgia VIII per i consiglieri fraudolenti insieme a papa Silvestro I (314-335). Nel sesto cerchio vi è papa Anastasio II (496-498) con gli eretici. Infine il papa dimissionario Celestino V (Pietro Angeleri, 1294)  nell’antinferno con gli ignavi. La Chiesa l’ha invece dichiarato santo. Ma torniamo al peccato mortale. Scrive San Tommaso d’Aquino: «Quando la volontà si orienta verso una cosa di per sé contraria alla carità, dalla quale siamo ordinati al fine ultimo, il peccato, per il suo stesso oggetto, ha di che essere mortale… tanto se è contro l’amore di Dio, come la bestemmia, lo spergiuro, ecc., quanto se è contro l’amore del prossimo, come l’omicidio, l’adulterio, ecc… Invece, quando la volontà del peccatore si volge a una cosa che ha in sé un disordine, ma tuttavia non va contro l’amore di Dio e del prossimo — è il caso di parole oziose, di riso inopportuno, ecc. — tali peccati sono veniali». Per il peccato mortale occorrono tre (difficili) condizioni: Piena avvertenza (mi rendo pienamente conto di ciò che faccio), Materia grave (contro uno dei Comandamenti), Deliberato consenso (il mio atto è assolutamente libero da qualsiasi condizionamento).

Condizioni difficili da soddisfare umanamente tutte insieme. Quanti sanno quello che fanno? Difatti dalla croce Gesù pregò: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Luca 23,34) lasciando intendere che in molti manca la piena avvertenza. Si parla di dannati in una parabola («il ricco stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui») in Luca 16,23, ma non di dannati reali. Mentre il primo beato reale è un malfattore che si converte (Luca 23,43). Siamo noi in realtà che vorremmo un “vendetta” divina, ma Dio è amore. «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?» (Luca 9,54). Difatti – come dice il Vangelo –  Gesù si voltò e li rimproverò. Von Balthasar ricorda di non confondere speranza e conoscenza. Sperare nella apokatastasis – la salvezza di tutti – non vuole dire sapere se l’inferno sia vuoto o no. La possibilità dell’Inferno è però una conseguenza della libertà umana. O l’uomo è libero – e quindi può anche dannarsi – o non è libero. Scrive il cardinale Biffi: «La concreta possibilità della dannazione è necessaria, se si vuol continuare ad ammettere la libertà creata nella sua vera essenza. La libertà dell’uomo non può ridursi alla possibilità di scegliere tra un luogo e l’altro di villeggiatura o tra una cravatta a righe e una a pois; e neppure di scegliere la moglie o il partito politico: la nostra libertà, nel suo significato più profondo, è la spaventosa e stupenda prerogativa di poter costruire il nostro destino eterno. Per non essere puramente nominale, questa prerogativa deve necessariamente includere la reale e concreta possibilità di decidere per la perdizione. Come si vede, il mistero della dannazione è essenzialmente connesso col mistero della libertà, che è forse l’unico vero mistero dell’universo creato». Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio». (Marco 10,26-27) Dio non può che amare.

Secondo Dante Alighieri vi sono sei papi all’Inferno. Nella «Divina Commedia» sono: Niccolò III (Giovanni Gaetano Orsini, 1277-1280) nella terza bolgia dell’ottavo girone dell’Inferno, per i simoniaci (venditori di cose spirituali) insieme a Bonifacio VIII (Benedetto Caetani, 1294-1303) e papa Clemente V (Betrand de Gouth, 1305-1314). Bonifacio VIII è citato anche nella bolgia VIII per i consiglieri fraudolenti insieme a papa Silvestro I (314-335). Nel sesto cerchio vi è papa Anastasio II (496-498) con gli eretici. Infine papa Celestino V (Pietro Angeleri, 1294) nell’antinferno con gli ignavi. Di questi papi Celestino V è santo.

L’inferno esiste anche nella fede dell’Islam e del Buddhismo. La Fang Yen-Kou è infatti la cerimonia buddhista cinese per liberare le “bocche brucianti”, un tipo di spiriti affamati chiamati preta. I monaci aprono le porte dell’inferno, il naraka, attraverso il suono delle campanelle (gantha). Versano acqua dolcificata e consacrata per le “bocche brucianti” che possono così prendere rifugio nei tre gioielli buddhisti (triratna): Buddha, dharma (gli insegnamenti del Buddha) e sangha (comunità). A questo punto i preta possono rinascere come esseri umani nella “terra pura della beatitudine” (sukhavati).

Nessuna chance di riscatto invece nella fede islamica e in quella cristiana (Luca 16,26: “Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi”).

Giorgio Nadali