Il compassionevole musulmano?

“Non esiste un Islam moderato. Il Corano è il loro Mein Kampf…  Non credo alla frode dell’Islam Moderato. Quale Islam moderato? Quello dei mendaci imam che ogni tanto condannano un eccidio ma subito dopo aggiungono una litania di «ma», «però», «nondimeno»? È sufficiente cianciare sulla pace e sulla misericordia per essere considerati Mussulmani Moderati? È sufficiente portare giacche e pantaloni invece del djabalah, blue jeans invece del burka o del chador, per venir definiti Mussulmani Moderati? È un Mussulmano Moderato un mussulmano che bastona la propria moglie o le proprie mogli e uccide la figlia se questa si innamora di un cristiano? Cari miei, l’Islam moderato è un’altra invenzione. Un’altra illusione fabbricata dall’ipocrisia, dalla furberia, dalla quislingheria o dalla Realpolitik di chi mente sapendo di mentire. L’Islam Moderato non esiste. E non esiste perché non esiste qualcosa che si chiama Islam Buono e Islam Cattivo”. Lo scriveva Oriana Fallaci.

Musulmani in chiesa per mostrare compassione a un prete cattolico sgozzato da combattenti del sedicente stato islamico? Vediamoci chiaro…

L’Islàm dà una grande importanza ai bisogni di tutti, specialmente dei bisognosi, dei deboli e dei poveri. Fondati su questi nobili principi come pace, amore e misericordia, vi sono parecchi termini che denotano la centralità della compassione nella religione Islamica. Ad esempio: rahman, rahim, gafur, merhamah, rahmah. Secondo la prospettiva Islamica, la compassione è il riflesso di Allah su ciò che crea e il profeta Maometto è il segno più grande della sua compassione e il miglior esempio di insegnamento ai musulmani ad essere compassionevoli. Maometto rappresenta il simbolo della compassione e misericordia divina. Nel 622 d.C. il profeta fuggì dalla Mecca dopo essere stato umiliato anche dai suoi parenti. A Taif cercò di diffondere la nuova religione Islamica, ma fu preso a sassate. Non condannò mai chi lo trattò male. Dieci anni dopo conquistò la Mecca e nonostante avesse la possibilità di vendicarsi perdonò tutti coloro che lo afflissero, compreso Wahshi che assassinò Hamza, il suo amato zio. Il Corano dice nella Surah al-Maidah: «Chiunque uccida un uomo, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera . E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità». (Sura 5,32). La parola araba insaan, essere umano, deriva dalla parola nasiya, dimenticare. Come umani siamo sempre soggetti al perdono di Dio che deve dimenticare.

Tuttavia… vi sono decine (cento ventitré per l’esattezza) passi del Corano che si prestano facilmente a interpretazioni diametralmente opposte alla virtù della compassione e che possono essere usati da fanatici a sostegno di tesi fondamentaliste in diversi Paesi Islamici come Iran, Pakistan, Arabia Saudita, Nigeria, Sudan, Yemen e Afghanistan e insegnati ai bambini nelle madrasse (scuole coraniche). Storicamente si riferivano alle guerre di conquista islamiche. Tra questi vi sono: «La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso» (Sura 5,33). «E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: “Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!”» (Sura 8,12). «Muhammad è il Messaggero di Allah e quanti sono con lui sono duri con i miscredenti e compassionevoli fra loro. Li vedrai inchinarsi e prosternarsi, bramando la grazia di Allah e il Suo compiacimento. Il loro segno è, sui loro volti, la traccia della prosternazione: ecco l’immagine che ne dà di loro la Torâh. L’immagine che invece ne dà il Vangelo è quella di un seme che fa uscire il suo germoglio, poi lo rafforza e lo ingrossa, ed esso si erge sul suo stelo nell’ammirazione dei seminatori. Tramite loro Allah fa corrucciare i miscredenti. Allah promette perdono e immensa ricompensa a coloro che credono e compiono il bene» (Sura 48:29). «Combatteteli finchè non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah. Se desistono, non ci sia ostilità, a parte contro coloro che prevaricano» (Sura 2:193). «Tagliate loro le mani e la punta delle loro dita» (Sura 8:12).  «O voi che credete, non sceglietevi per alleati i giudei e i nazareni, sono alleati gli uni degli altri. E chi li sceglie come alleati è uno di loro». (Sura 5,51). «Lottate per Allah come Egli ha diritto [che si lotti]». (Sura 22:78). «I miscredenti sono per voi un nemico manifesto» (Sura 4,101). Gli stessi passi possono essere usati anche da chi vuole suscitare sentimenti anti Islamici. All’opposto di questi passi coranici vi è la corrente islamica mistica del Sufismo (taṣawwuf), tutta incentrata sull’amore. Il primo maestro Sufi fu Hasan al-Basri (642-728).

Giorgio Nadali


Terroristi per Dio?

Una religione che crede in un unico Dio. La religione di Maometto. Le moschee e i minareti ammirati nel viaggio in Turchia o in cartolina. Donne velate. La Mecca e l’enorme cubo nero, la Kaaba.  Era ciò che ci veniva in mente sino a qualche anno fa, se qualcuno pronunciava la parola Islam.  Tutto è cambiato. Ed è peggio per tutti. Per noi, che viviamo le nuove angosce del nuovo millennio. Per gli onesti fedeli del Profeta della Mecca. Perché – è inutile nasconderlo – alzi la mano chi non ha mai associato alla parola terrorismo, la parola araba che significa sottomissione ad Allah. Islam, appunto.

Dall’undici settembre 2001 un’ospite sgradito si è aggiunto ai nostri viaggi… “arriveremo sani e salvi?” Nei nostri sguardi di sospetto per l’immigrato… “hai visto quello? E se…?” Ai nostri discorsi, forse non troppo evangelici… “io li rispedirei tutti al loro paese”. Si chiama angoscia. La sottile paura ingiustificata e indefinita. Una paura che porta a pensieri irrazionali, affrettati, ovviamente noncuranti del pregiudizio e in contrasto con i valori in cui crediamo. E’ il si salvi chi può. Scattano meccanismi ancestrali. I pensieri si rincorrono ed ecco, è il terrore. Ci alziamo una mattina, ed ecco, tredici bombe a Madrid. Tre stazioni colpite. Il più grave attentato in Europa dal dopoguerra. Treni di pendolari. Vite comuni, come la nostra. Gente che andava a lavorare. Come noi. Come quei poveretti a New York, Parigi, Bruxelles… Giunti in ufficio per morire. E se capitasse anche qui, anche ora? Meglio non pensarci. Apro il giornale e leggo: “Se gli infedeli vivono in mezzo ai musulmani secondo le condizioni stabilite dal Profeta, non c’è nulla di sbagliato, purché paghino la Jyzya, la tassa di sottomissione e che non    restaurino chiese e monasteri, che non ricostruiscano quelle distrutte… che non mostrino la croce”. Sono le parole dello sceicco Marzouq Salem Al-Ghamdi. Ed ecco che l’angoscia si accompagna alla collera. Altro che accoglienza. Il terrore scuote i nostri valori.

Mentre piangiamo la perdita di tanti innocenti e quella del nostro senso di sicurezza, alcune domande incominciano ad affiorare alla nostra coscienza. Dov’è Dio? Come può permettere tutto ciò? C’è un senso alla sofferenza? Dov’è la speranza? Come possono uccidere in nome di Dio? Qual è la risposta al terrorismo? Chi sono i fondamentalisti? Perchè questo fanatismo religioso che oggi semina morte?

Da una parte il fanatismo integralista può far leggere diversi versetti della scrittura sacra islamica, il Corano,  come un invito alla violenza. Ad esempio: “Combattete coloro che non credono in Dio e nel Giorno Estremo, e che non ritengono illecito quel che Dio e il Suo Messaggero [Maometto] hanno dichiarato illecito, e coloro, fra quelli cui fu data la Scrittura, che non s’attengono alla Religione della Verità. Combatteteli finché non paghino il tributo uno per uno, umiliati.” (Sura della Coversione  “at-Taubah” IX, 29). Dall’altra la tiepidezza della fede cristiana in Occidente e l’appannamento dei nostri valori può essere un terreno fertile in chi ci vede come odiati infedeli.

Bisogna ammetterlo. Essere occidentali oggi vuol dire essere odiati da gruppi radicali del fanatismo religioso, soprattutto islamico. Perché? La risposta è complessa e coinvolge storia, cultura, politica e psicologia. Certo, la maggioranza dei musulmani deplora il terrorismo. Gli estremisti rappresentano l’Islam come i fanatici del Ku Klux Klan, in America, con le loro croci infuocate e le idee di supremazia bianca rappresentano il Cristianesimo. Per nulla, appunto. Anche se, decise e chiare prese di posizione contro il terrorismo si fanno un po’ desiderare negli ambienti islamici. Ma forse il coraggio, se uno non ce l’ha non se lo può dare da solo. Ma è importante capire che come il terrorismo odierno viene in larga parte dal fanatismo religioso, solo il confronto con i veri fondamenti della religione potranno sconfiggerlo. Molto può fare un leader spirituale. Predicando la tolleranza, o viceversa fomentando l’odio. Non esiste la parola fondamentalismo nell’Islam. E’ una parola che nasce in ambiente protestante negli Stati Uniti agli inizi del secolo scorso. Oggi i gruppi radicali islamici odiano l’Occidente perché lo vedono come minaccia e un ostacolo a quella che essi chiamano khilafah, cioè l’espansione e la progressiva islamizzazione di tutto il mondo. Un mondo diviso in due partiti”. Il partito di Dio (l’Islam) e il partito del diavolo (l’Occidente), ma anche gli stessi fratelli islamici non radicali. Certo, sono in netta minoranza rispetto ai fedeli pacifici, ma possono fare molto male. La cosa che forse più ci sconvolge è che tutto questo sangue innocente viene fatto scorrere in nome di Dio. “Se Dio vorrà, ci saranno altri attacchi” hanno scritto i terroristi di Al Qaeda nella rivendicazione dell’attentato di Madrid. In realtà simili paranoie non sono una novità. I nazisti proclamavano “Gott mit uns”: “Dio è con noi”.

Quale dunque l’atteggiamento corretto che dovremmo avere? Vale la pena ricordare che per un cristiano Dio veglia continuamente sul mondo. E’ semplice, ma rassicurante. 1Cronache 29:11 Tua, Signore, è la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore e la maestà, perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo. Signore, tuo è il regno; tu ti innalzi sovrano su ogni cosa. 2Timoteo 1:7 Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. 1Maccabei 2:62 Non abbiate paura delle parole dell’empio, perché la sua gloria andrà a finire ai rifiuti e ai vermi; Matteo 10:28 E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna. 1Pietro 3:12 perché gli occhi del Signore sono sopra i giusti e le sue orecchie sono attente alle loro preghiere; ma il volto del Signore è contro coloro che fanno il male. 1Pietro 5:6-7 Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.

“Ecco, grido contro la violenza, ma non ho risposta, chiedo aiuto, ma non c’è giustizia!” (Giobbe 19,7)

Perché dunque il male? Abbiamo delle colpe? Perché Dio permette simili orrori? S. Agostino scriveva: “Dio non permetterebbe il male se non fosse abbastanza potente da trarne un bene”. Ma l’obiezione di Ivan Karamazov, nel celebre romanzo di Dostojewski, resta per molti il più grande ostacolo alla fede in un Dio d’amore: ci si può fidare di Dio in un mondo dove i bambini muoiono dilaniati da bombe collocate nel suo nome? Se Dio è buono come può permettere la sofferenza degli innocenti?  Testimone della ricerca spirituale lungo i secoli, la Bibbia stessa è alle prese con questa domanda. I salmi ci presentano lo smarrimento dei fedeli di fronte alla felicità dei malvagi e all’infelicità dei giusti: “Invano dunque ho conservato puro il mio cuore e ho lavato nell’innocenza le mie mani,  poiché sono colpito tutto il giorno, e la mia pena si rinnova ogni mattina… Ma io a te, Signore, grido aiuto, e al mattino giunge a te la mia preghiera. Perché, Signore, mi respingi, perché mi nascondi il tuo volto?” (Salmi 72,13-14 ; 87,14-15). Il primo innocente che incontriamo nelle pagine della Bibbia è Abele, ingiustamente ucciso da suo fratello Caino. Nella Bibbia il sangue è la vita e questa vita annientata dalla malvagità umana ritrova paradossalmente una voce. Il suo grido giunge fino a Dio e provoca il suo intervento. Questa stessa dinamica è presente nella storia della salvezza nel racconto dell’Esodo. Quel che fa scendere Dio sulla terra non è qualche atto di prodezza o di dedizione da parte degli uomini, ma piuttosto il grido che nasce dalla  loro oppressione. Con i profeti, si fa un ulteriore passo in avanti. Essi sperimentano nella loro carne che Dio, l’Innocente per eccellenza, è rifiutato da un popolo che si crede autosufficiente. Nel Nuovo Testamento, donando la sua vita fino in fondo, Gesù condivide la sorte di tutte le vittime innocenti e così assicura che la loro pena non è stata vana. Porta lel oro sofferenze all’interno della sua relazione col Padre, e noi abbiamo la certezza che questa sofferenza non va perduta. Essa porta alla scomparsa dell’antico ordine mondiale segnato dall’ingiustizia, e all’apparizione “di nuovi cieli e di una nuova terra, dove la giustizia abiterà” (2 Pietro 3,13).

Ecco la risposta definitiva  per un cristiano, Lungi dal tollerare anche solo per un momento la sofferenza degli innocenti, nel suo Figlio, Dio beve con noi quel calice amaro e così facendo lo trasforma in una coppa di benedizione per tutti. E a coloro che credendo di lodare Allah, come terroristi nel suo nome, lasciamo le parole del Corano:

“Hai ucciso un incolpevole, senza ragione di giustizia? Hai certo commesso un’azione orribile”. (Sura XVIII,74).

Giorgio Nadali


Islàm, fondamentalismo e integrazione in Italia

“Il Mentre che tutto in lui veder m’attacco,
guardommi, e con le man s’aperse il petto,
dicendo: «Or vedi com’io mi dilacco!
vedi come storpiato è Maometto!
Dinanzi a me sen va piangendo Alì,
fesso nel volto dal mento al ciuffetto”.

Non è certo il modo ideale per aprire un dialogo con un musulmano. E’ il XXVIII canto (v. 28-33) dell’Inferno della Divina Commedia. Dante descrive Maometto nell’inferno. Il dialogo con la religione del Profeta della Mecca (circa 1 miliardo di fedeli nel mondo, di cui 580000 in Italia, 10000 cittadini italiani) è quello che i presenta più difficoltà. La religione del profeta Muhammed (Maometto) nasce 622 anni dopo Cristo. Delle tre fedi in un unico Dio, è la più giovane e la seconda per numero di fedeli. Un numero oggi uguale a quello di tutti i cristiani cattolici. Nel Corano (diviso in capitoli, dette “sure”) Gesù Cristo non solo viene citato, ma è anche onorato come un profeta, nato da Maria (Maryam) vergine, che lo partorì  sotto un albero di palme (Sura 19,22). La verginità di Maria (Sura 19,21) è talvolta messa in discussione anche in ambito cristiano, non solo protestante, ma è riconosciuta nell’Islam. Il Corano riconosce anche alcuni miracoli di Gesù. Secondo il sacro libro islamico il primo miracolo di Gesù non fu quello della trasformazione dell’acqua in vino (Gv 2, 1-11), ma quello di parlare da adulto appena nato (Sura 19,29). Vediamo ora schematicamente alcune differenze sostanziali e come sia possibile istaurare un sincero dialogo. Ma… perché dialogare? Primo. Perché siamo cristian. Secondo. Perché non si può più sottovalutare il fenomeno in forte crescita dell’espansione islamica. L’Islam cresce, più di ogni altra religione, con un tasso dell’ 1,7% all’anno. Terzo. Per non cedere a facili e ingiustificate discriminazioni e intolleranze, che minano una pacifica convivenza. Quarto. Per capire che dalla stragrande maggioranza dei musulmani non proviene una minaccia per la nostra cultura, che va preservata, né per la nostra sicurezza, che va difesa. Circa il 10% dei fedeli si riconoscono nelle posizioni integraliste, e di questi solo una parte si lascia convincere ad azioni violente. Non esiste una visione unitaria nell’Islam. Le visioni di fede e  morale possono essere indifferentemente interpretate in chiave fondamentalista sia violenta sia nonviolenta.

Non tutti fondamentalisti sono terroristi. Ad esempio, per quanto riguarda l’Islam, vi sono i fondamentalisti nazionalisti, che rivendicano l’autonomia di una terra (Palestina, Cecenia, Curdi, ecc.) e quelli semplicemente religiosi, ma innocui, come i wahabiti, la salaffya o usullya, anche se, a dire il vero, Osama Bin Laden si è formato alla scuola wahabbita…

Quelli cattivi vogliono la khilafah, cioè l’islamizzazione dell’Occidente, e questo è lo scopo del sesto pilastro (arkàn) dell’islam, che in realtà non dovrebbe esistere nella teologia islamica. I pilastri (arkan al Islam) sono cinque, ma loro aggiungono anche la, o meglio il jihad, guerra santa contro i kafirun, i non islamici. Per qualsiasi musulmano un fratello è solo un altro musulmano. Il concetto di fratellanza universale è solo cristiano. I fondamentalisti cattivi vedono i kafirun (non islamici) come nemici, quelli buoni e gli islamici moderati vedono i kafirun semplicemente come persone non musulmane, non fratelli, comunque da rispettare.

L’integralismo islamico è per lo più associato a movimenti germinati successivamente al fallimento dell’esperienza del “riformismo” fiorito nel XIX secolo specie con la nascita in Egitto – alla fine degli anni ’20 – del movimento dei Fratelli Musulmani. La maggior risonanza internazionale la si è però avuta negli anni ’70 in Iran, con la cosiddetta “Rivoluzione islamica” dell’ ayatollah Ruhollah Khomeyni.
Il terrorismo islamico può essere considerato una forma di reazione all’egemonia dell’Occidente. Ma proprio esso, il terrorismo islamico e il fondamentalismo

che lo sostiene, hanno spinto il mondo degli Stati arabi e musulmani ad avvicinarsi all’Occidente

L’integralismo islamico sostiene il dovere dell’applicazione rigida e totale della legge islamica, basata sul Corano e la Sunna, estesa anche alla vita politica e sociale. Dato però che l’auto definizione dell’Islam è quella di dīn wa dunya, ossia “religione e mondo”, o “ultramondanità e mondanità”, la definizione di “integralismo” è inutile perché per l’Islam o si coniugano costantemente gli aspetti sacri e profani dell’esperienza umana oppure non si è semplicemente all’interno del sistema islamico, anche se occorre specificare che l’affermazione di “incapacità” dell’Islam di distinguere il laico dal religioso non trova e non ha quasi mai trovato un’attuazione storica nei circa 1.400 anni di storia della civiltà islamica.

Il wahhabismo sui movimenti militanti contemporanei arabi e islamici che si propongono di disegnare nuovo equilibri geo-strategici planetari in funzione dell’eccellenza del modello islamico e problematico rimane un giudizio non di parte sulla sua positività o negatività, dal momento che il pensiero hanbalita sembra possedere in teoria gli strumenti metodologici meglio orientati ad affrontare positivamente, con l’arma dialettica dell’ijthad, il difficile problema del rapporto fra la modernità e Islam. E molto sangue dovrà ancora scorrere per i simboli della modernità occidentale.

Esiste un Islam moderato? Certamente, ma non nel senso che esista un Islam compatibile con la concezione occidentale dei diritti umani e della libertà religiosa.

L’Islam è profondamente asimmetrico rispetto all’Occidente, molto più di quello che non lo sia rispetto al Cristianesimo. Il Cristianesimo e l’Islam hanno molti elementi comuni, nel Medioevo l’Islam era considerato uno scisma della Cristianità. A questo titolo Dante pone Maometto nel suo Inferno.  Con il mondo occidentale, che comporta il frutto del razionalismo e dell’illuminismo, cioè di un pensiero non religioso, il dialogo è invece impossibile: e basta leggere la dichiarazione dei diritti umani elaborata dai teologi islamici e tutta fondata sul Corano per capire l’impossibilità dell’intervento, la radicale asimmetria. L’Islam non ammette una conoscenza della natura indipendente dal Corano nel senso della legge naturale, di origine stoica che il Cristianesimo ha fatto propria assumendo nel suo ordinamento il diritto romano.

Ogni ragionamento in materia etica e politica non può avere altra fonte che il Corano e la tradizione che lo commenta, la Sunna e i detti di Maometto riferiti per tradizione. Mentre natura e ragione sono termini della tradizione cristiana dalle quali l’Illuminismo li ha ricevuti, essi sono interamente assenti nella cultura islamica: di qui appunto la radicale asimmetria.

Non è dunque possibile trovare un Islam moderato in quanto Islam e anche in Turchia stessa il livello di libertà religiosa non corrisponde ai criteri occidentali.

L’Islam è interamente altro dall’Occidente eppure l’Occidente sta iniziando la sua penetrazione nelle aree aperte dalla tecnologia, dalla comunicazione, dall’economia. Il dialogo è possibile nella misura in cui l’altro dall’Islam, cioè l’Occidente, interviene con la sua dimensione reale a modificare la realtà dei popoli islamici. Questo è il processo in cui viviamo, in cui l’influenza genera il conflitto, ma il conflitto non diminuisce l’influenza. La storia dell’Islam è ormai la storia della

penetrazione occidentale dei popoli musulmani e delle reazioni che essa suscita

I Musulmani rappresentano, attualmente, la seconda comunità religiosa in Italia per numero di fedeli. Essi provengono da diverse parti del mondo, parlano lingue diverse e hanno diverse estrazioni sociali. In molti casi, l’unico vincolo tra essi è la comune fede religiosa. Anche se da un punto di vista giuridico o sociologico, l’esistenza di una “comunità musulmana unitaria” può essere oggetto di discussione, non mancano indicazioni sul fatto che i Musulmani siano accomunati da un sentimento di identità condivisa, seppure non sempre manifestata apertamente.
Attualmente, la popolazione musulmana in Italia è costituita da circa 700.000 individui. Tra di essi, 40-50.000 (di cui circa 10.000 Cristiani convertiti all’Islam) hanno la cittadinanza italiana ed i loro diritti e doveri sono definiti dalle medesime disposizioni che si applicano a tutti i cittadini italiani.
La maggioranza dei Musulmani presenti in Italia è costituita da immigrati giunti negli ultimi vent’anni e privi della cittadinanza italiana. Tra questi, circa 610-615.000 sono “regolari” e godono legalmente del diritto di vivere e lavorare in Italia. Gli altri 80-85.000 sono “irregolari”, sprovvisti di permesso di soggiorno o di lavoro.

Molti dei problemi che i Musulmani devono affrontare nella vita sociale, economica e politica sono condivisi da tutti gli immigrati. Vi sono, tuttavia, alcune questioni specifiche, che riguardano la comunità musulmana nel suo insieme, a prescindere dall’elevato grado di diversità interna che presenta.
In particolare, l’atteggiamento di larga parte della popolazione italiana e dei mezzi di comunicazione e, più in generale, il dibattito pubblico indicano che i membri di tale minoranza si collocano tra quelli meno integrati nella società italiana. Inoltre, il fatto che le organizzazioni islamiche non siano ancora riuscite a concludere un’intesa con lo Stato segnala l’esistenza di problemi che riguardano specificamente i diritti religiosi dei Musulmani.

Punti di incontro:

E’ possibile un punto d’incontro con i numerosi musulmani  che lavorano onestamente. Diversi hanno anche aperto una propria attività. Ma questi hanno uno stile di vita occidentale. Non sono fondamentalisti. Hanno tutto l’interesse ad una convivenza pacifica per prosperare nella loro attività. Come il pizzaiolo da cui mi servo. Sono anche religiosi, ma distinguono la dimensione religiosa da quella civile. Altrimenti per l’Islam non sarebbe possibile un’integrazione. Il fondamentalismo vuole l’applicazione della sharia (che vuol dire “via”). Possibile solo nella teocrazia, non in un paese laico.  Occorre vigilanza, ma questo non significa negare il fondamentale diritto della libertà religiosa, della possibilità di esprimerla non soltanto nell’ intimo della propria coscienza ma nella convivenza civile. C’ è la necessità di momenti di silenzio, riflessione e preghiera, e questo vale per tutti, anche per chi non ha una religione come quella cristiana. Bisogna fare attenzione a non confondere il religioso con il politico. Ma il problema è proprio questo. E’ molto difficile per l’Islam separare il religioso dal politico. Per il cattolicesimo non c’è separazione tra dimensione sociale, politica e religiosa nel senso che la fede anima tutte le realtà umane. Ma c’è il rispetto della laicità dello stato, ben diverso dal laicismo che è contro la religione. Laicità come opposto di teocrazia, cioè leggi politiche tutte basate sulla religione.  Per noi cristiani la politica è per l’uomo, non l’uomo per la politica. Al centro della politica deve esserci l’uomo e la sua dignità, il cui rispetto viene dalla fede in Gesù Cristo morto e risorto per tutti e in Dio Padre di ogni uomo,  mentre per l’Islam al centro di ogni cosa c’è la legge religiosa.

Esiste anche un fondamentalismo islamico “buono”, che incoraggia ad una pratica religiosa rigorosa, ma senza fanatismo e tanto meno violenza. Ad esempio l’organizzazione Jamaat Tabligh.

ISLAM                                                                                  CRISTIANESIMO

Allah e GesùGesù è stato creato da Allah attraverso la sua parola. E tramite la potenza di Allah è stato trasferito in Maria. Tuttavia è solo un uomo.Allah non ha figli, Gesù non è suo figlio. Gesù non può essere venerato come Dio.

Sure 9:30; 5:75; 4:171; 3:59; 3:45; 5:75.

Dio e GesùGesù è stato generato dallo Spirito Santo in Maria.Gesù è l’unigenito Figlio di Dio. Gesù è venuto come uomo sulla terra ed è Dio incarnato. Sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento Gesù è venerato come Dio.

Salmo 2:7; Matteo 1:20; Luca 1:35; Giovanni 1:1-2; Isaia 9:6; Giovanni 20:28.

Gesù non è morto sulla croceGesù non è stato crocifisso e non è risorto. Una crocifissione sarebbe stata per lui una sconfitta vergognosa. Con la sua morte non avrebbe ottenuto nessuna redenzione.(Sulla fine di Gesù il Corano non ha indicazioni chiare. Probabilmente Allah l’ha rapito davanti ai suoi nemici, e un altro è stato crocifisso al suo posto.)

Sura 4:157-158.

Gesù, morto sulla croce e risortoGesù è morto sulla croce secondo la volontà del Padre. È stato messo in una tomba ed è risorto dai morti il terzo giorno.Con ciò ha conquistato la vittoria sul peccato e sulla morte e ha ottenuto la redenzione per coloro che ripongono la loro fiducia in lui.

Matteo 16:21; Atti 10:40; 1 Corinzi 15:4; Filippesi 2:8; Colossesi 1:22; 1 Pietro 2:24.

Gesù non è DioChi dice che il figlio di Maria è Allah è un miscredente.Sura 5:75-78; 9:30. Gesù è Dio. Gesù è vero uomo e vero Dio.Matteo 1:23; Giovanni 1:1,14; 10:30,38; 14:9; Colossesi 1:19; 2:9; Tito 2:13; 1 Giovanni 5:20.
Il peccatoNel paradiso terrestre Adamo ha peccato quando ha mangiato il frutto proibito.Ma con questo evento l’uomo non è stato separato da Allah.

(Nell’islam non c’è caduta e il peccato originale non esiste.)

Sura 2:35-39.

Il peccatoAdamo ha trasgredito il comandamento di Dio nel paradiso.Le conseguenze di questa violazione sono peccato, morte e separazione da Dio per tutti gli uomini nel mondo.

La riconciliazione con Dio è possibile solo attraverso la morte di Gesù.

2 Corinzi 5:18-19; Romani 3:20.

La fedeFede significa riconoscere l’esistenza di Allah, sottomettersi a lui, esprimergli gratitudine e seguire i suoi precetti (preghiera, elemosina, eccetera).Sura 2:177. La fedeFede significa riconoscere il proprio stato di peccato e perdizione, accettare la redenzione di Gesù, e vivere nei comandamenti di Dio per mezzo della forza dello Spirito Santo.Atti 9:1-18.
Jihad per il Regno di AllahLa Jihad è la “guerra santa” contro gli infedeli. L’Islam ha come scopo la conquista territoriale per instaurare un governo islamico con la sharia (legge coranica). L’islamizzazione si chiama “khilafah”. Evangelizzazione per il Regno di Dio.

I discepoli hanno ricevuto il comandamento di andare per tutto il mondo a predicare il vangelo a ogni creatura, facendo miracoli e scacciando demoni, affinché chi lo riceve sia salvato.

Marco 16:15-18; Giovanni 3:16.

Gli infedeli. Il Corano esorta a diffidare degli infedeli (compresi ebrei e cristiani) e a ucciderli.Il seguente passo del Corano si presta facilmente al fanatismo dei gruppi terroristici islamici, come pretesto per la piccola jihad, la guerra santa contro i kafirun, gli infedeli: “Combattete coloro che non credono in Dio e nel Giorno Estremo, e che non ritengono illecito quel che Dio e il Suo Messaggero [Maometto] hanno dichiarato illecito, e coloro, fra quelli cui fu data la Scrittura, che non s’attengono alla Religione della Verità. Combatteteli finché non paghino il tributo uno per uno, umiliati.” (Sura della Coversione  “at-Taubah” IX, 29)

Sure 5:54; 47:4; 9:29,123,216.

Gli infedeli e i nemici.

Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano.

Esodo 23:3-4; Matteo 5:44. Luca 6:27,35; Romani 12:14; 1 Pietro 3:9.

Il Corano.

Il Corano è la Parola non falsificata e pura di Allah, una trascrizione fedele della rivelazione originale divina a Maometto.

(L’Antico e il Nuovo Testamento, invece, sono stati falsificati col tempo. Il Corano corregge l’Antico e il Nuovo Testamento là dove differiscono dalla Bibbia.)

Sure 2:2; 43:2-4.

La BibbiaLa Bibbia è la Parola affidabile di Dio.Lo Spirito Santo ha vegliato sulla sua stesura. La Bibbia non ha bisogno di correzioni e rimane per sempre la Parola eternamente valida di Dio.

Apocalisse 22:18.

Dio e l’uomoDio ha creato l’uomo da un grumo di sangue.Sura 96:1-2 Dio e l’uomoDio ha creato l’uomo per avere comunione con lui.Egli desidera che sia salvato.

Apocalisse 19:7; Luca 14:23; Ezechiele 33:11; 1 Timoteo 2:4.

Allah creatoreAllah è il creatore del mondo e dell’uomo. Ma l’uomo non è stato creato a immagine di Dio.Sure 55:1-7. Dio creatoreDio ha creato l’universo e l’uomo a sua immagine e somiglianza. Egli rivela la sua essenza nella creazione.Giovanni 1:14-15.
Allah non è Padre. Allah non è il padre di Gesù, ma il Dio onnipotente e misericordioso.Sura 9:30-31; 6:101-102. Dio è PadreDio è Padre di Gesù Cristo e Padre dei suoi figli.Marco 1:1; Giovanni 1:12; Romani 8:15-17; 1 Giovanni 3:1.
La Trinità è idolatria. La venerazione di parecchi dei è il più grave peccato dell’Islam, perché c’è solo un unico Dio. (Il Corano accusa i cristiani di adorare tre dei: Dio, Gesù e Maria.)Sura 4:171; 5:76. La SantissimaTrinitàLa Trinità consiste nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E’ il cuore della fede cristiana.Maria è un essere umano e non fa parte della Trinità. Va venerata, ma non adorata (si adora solo Dio).

Matteo 28:19; Galati 4:6.

Il nome di AllahIl nome Allah è formato dall’articolo “al” e dal sostantivo “Ilah”, e significa “il Dio”.L’espressiône “Nome di Allah” si trova almeno 120 volte nel Corano. Allah ha molti altri nomi. Il nome di DioDio si rivela a Mosè come “Io sono Colui che sono”.Il Dio della Bibbia ha molti altri nomi.

Esodo 3:13-14.

Il dialogo con l’Islam può (ri)partire solo evitando la tentazione del pregiudizio. Il dialogo islamico cristiano ha subito un grave colpo l’11 settembre 2001. Ogni religione è portatrice di pace, ma purtroppo può anche essere ideologizzata e quindi politicizzata. Non cerchiamo il dialogo con i fanatici, ma con coloro che nell’Islam, e sono moltissimi, condividono con noi pacificamente la fede in unico Dio Padre di tutti.

Giorgio Nadali


Islam, fondamentalismo e integrazione in Italia

preghiera-piazza-duomo

di Giorgio Nadali

“Il Mentre che tutto in lui veder m’attacco, 
guardommi, e con le man s’aperse il petto, 
dicendo: «Or vedi com’io mi dilacco! 
vedi come storpiato è Maometto! 
Dinanzi a me sen va piangendo Alì, 
fesso nel volto dal mento al ciuffetto”. 

Non è certo il modo ideale per aprire un dialogo con un musulmano. E’ il XXVIII canto (v. 28-33) dell’Inferno della Divina Commedia. Dante descrive Maometto nell’inferno. Il dialogo con la religione del Profeta della Mecca (circa 1 miliardo di fedeli nel mondo, di cui 580000 in Italia, 10000 cittadini italiani) è quello che i presenta più difficoltà. La religione del profeta Muhammed (Maometto) nasce 622 anni dopo Cristo. Delle tre fedi in un unico Dio, è la più giovane e la seconda per numero di fedeli. Un numero oggi uguale a quello di tutti i cristiani cattolici. Nel Corano (diviso in capitoli, dette “sure”) Gesù Cristo non solo viene citato, ma è anche onorato come un profeta, nato da Maria (Maryam) vergine, che lo partorì  sotto un albero di palme (Sura 19,22). La verginità di Maria (Sura 19,21) è talvolta messa in discussione anche in ambito cristiano, non solo protestante, ma è riconosciuta nell’Islam. Il Corano riconosce anche alcuni miracoli di Gesù. Secondo il sacro libro islamico il primo miracolo di Gesù non fu quello della trasformazione dell’acqua in vino (Gv 2, 1-11), ma quello di parlare da adulto appena nato (Sura 19,29). Vediamo ora schematicamente alcune differenze sostanziali e come sia possibile istaurare un sincero dialogo. Ma… perché dialogare? Primo. Perché siamo cristian. Secondo. Perché non si può più sottovalutare il fenomeno in forte crescita dell’espansione islamica. L’Islam cresce, più di ogni altra religione, con un tasso dell’ 1,7% all’anno. Terzo. Per non cedere a facili e ingiustificate discriminazioni e intolleranze, che minano una pacifica convivenza. Quarto. Per capire che dalla stragrande maggioranza dei musulmani non proviene una minaccia per la nostra cultura, che va preservata, né per la nostra sicurezza, che va difesa. Circa il 10% dei fedeli si riconoscono nelle posizioni integraliste, e di questi solo una parte si lascia convincere ad azioni violente. Non esiste una visione unitaria nell’Islam. Le visioni di fede e  morale possono essere indifferentemente interpretate in chiave fondamentalista e in chiave moderata.

Non tutti fondamentalisti sono terroristi. Ad esempio, per quanto riguarda l’Islam, vi sono i fondamentalisti nazionalisti, che rivendicano l’autonomia di una terra (Palestina, Cecenia, Curdi, ecc.) e quelli semplicemente religiosi, ma innocui, come i wahabiti, la salaffya o usullya, anche se, a dire il vero, Osama Bin Laden si è formato alla scuola wahabbita…

Quelli cattivi vogliono la khilafah, cioè l’islamizzazione dell’Occidente, e questo è lo scopo del sesto pilastro dell’islam, che in realtà non dovrebbe esistere nella teologia islamica. I pilastri (arkan al Islam) sono cinque, ma loro aggiungono anche la, o meglio il jihad, guerra santa contro i kafirun, i non islamici. Per qualsiasi musulmano un fratello è solo un altro musulmano. Il concetto di fratellanza universale è solo cristiano. I fondamentalisti cattivi vedono i kafirun (non islamici) come nemici, quelli buoni e gli islamici moderati vedono i kafirun semplicemente come persone non musulmane, non fratelli, comunque da rispettare.

L’integralismo islamico è per lo più associato a movimenti germinati successivamente al fallimento dell’esperienza del “riformismo” fiorito nel XIX secolo specie con la nascita in Egitto – alla fine degli anni ’20 – del movimento dei Fratelli Musulmani. La maggior risonanza internazionale la si è però avuta negli anni ’70 in Iran, con la cosiddetta “Rivoluzione islamica” dell’ ayatollah Ruhollah Khomeyni.
Il terrorismo islamico può essere considerato una forma di reazione all’egemonia dell’Occidente. Ma proprio esso, il terrorismo islamico e il fondamentalismo

che lo sostiene, hanno spinto il mondo degli Stati arabi e musulmani ad avvicinarsi all’Occidente

L’integralismo islamico sostiene il dovere dell’applicazione rigida e totale della legge islamica, basata sul Corano e la Sunna, estesa anche alla vita politica e sociale. Dato però che l’auto definizione dell’Islam è quella di dīn wa dunya, ossia “religione e mondo”, o “ultramondanità e mondanità”, la definizione di “integralismo” è inutile perché per l’Islam o si coniugano costantemente gli aspetti sacri e profani dell’esperienza umana oppure non si è semplicemente all’interno del sistema islamico, anche se occorre specificare che l’affermazione di “incapacità” dell’Islam di distinguere il laico dal religioso non trova e non ha quasi mai trovato un’attuazione storica nei circa 1.400 anni di storia della civiltà islamica.

Il wahhabismo sui movimenti militanti contemporanei arabi e islamici che si propongono di disegnare nuovo equilibri geo-strategici planetari in funzione dell’eccellenza del modello islamico e problematico rimane un giudizio non di parte sulla sua positività o negatività, dal momento che il pensiero hanbalita sembra possedere in teoria gli strumenti metodologici meglio orientati ad affrontare positivamente, con l’arma dialettica dell’ijthad, il difficile problema del rapporto fra la modernità e Islam. E molto sangue dovrà ancora scorrere per i simboli della modernità occidentale.

Esiste un Islam moderato? Certamente, ma non nel senso che esista un Islam compatibile con la concezione occidentale dei diritti umani e della libertà religiosa.

L’Islam è profondamente asimmetrico rispetto all’Occidente, molto più di quello che non lo

sia rispetto al Cristianesimo. Il Cristianesimo e l’Islam hanno molti elementi comuni, nel Medioevo l’Islam era considerato uno scisma della Cristianità. A questo titolo Dante pone Maometto nel suo Inferno.  Con il mondo occidentale, che

comporta il frutto del razionalismo e dell’illuminismo, cioè di un pensiero non religioso, il dialogo è invece impossibile: e basta leggere la dichiarazione

dei diritti umani elaborata dai teologi islamici e tutta fondata sul Corano per capire l’impossibilità dell’intervento, la radicale asimmetria. L’Islam non ammette una conoscenza della natura indipendente dal Corano nel senso della legge naturale,

di origine stoica che il Cristianesimo ha fatto propria assumendo nel suo ordinamento il diritto romano.

Ogni ragionamento in materia etica e politica non può avere altra fonte che il Corano e la tradizione che lo commenta, la Sunna e i detti di Maometto riferiti

per tradizione. Mentre natura e ragione sono termini della tradizione cristiana dalle

quali l’Illuminismo li ha ricevuti, essi sono interamente assenti nella cultura islamica: di qui appunto la radicale asimmetria.

Non è dunque possibile trovare un Islam moderato in quanto Islam e anche in Turchia stessa il livello di libertà religiosa non corrisponde ai criteri occidentali.

L’Islam è interamente altro dall’Occidente eppure l’Occidente sta iniziando la sua penetrazione nelle aree aperte dalla tecnologia, dalla comunicazione, dall’economia. Il dialogo è possibile nella misura in cui l’altro dall’Islam, cioè l’Occidente, interviene con la sua dimensione reale a modificare la realtà dei popoli islamici. Questo è il processo in cui viviamo, in cui l’influenza genera il conflitto, ma il conflitto non diminuisce l’influenza. La storia dell’Islam è ormai la storia della

penetrazione occidentale dei popoli musulmani e delle reazioni che essa suscita

I Musulmani rappresentano, attualmente, la seconda comunità religiosa in Italia per numero di fedeli. Essi provengono da diverse parti del mondo, parlano lingue diverse e hanno diverse estrazioni sociali. In molti casi, l’unico vincolo tra essi è la comune fede religiosa. Anche se da un punto di vista giuridico o sociologico, l’esistenza di una “comunità musulmana unitaria” può essere oggetto di discussione, non mancano indicazioni sul fatto che i Musulmani siano accomunati da un sentimento di identità condivisa, seppure non sempre manifestata apertamente. 
Attualmente, la popolazione musulmana in Italia è costituita da circa 700.000 individui. Tra di essi, 40-50.000 (di cui circa 10.000 Cristiani convertiti all’Islam) hanno la cittadinanza italiana ed i loro diritti e doveri sono definiti dalle medesime disposizioni che si applicano a tutti i cittadini italiani.
La maggioranza dei Musulmani presenti in Italia è costituita da immigrati giunti negli ultimi vent’anni e privi della cittadinanza italiana. Tra questi, circa 610-615.000 sono “regolari” e godono legalmente del diritto di vivere e lavorare in Italia. Gli altri 80-85.000 sono “irregolari”, sprovvisti di permesso di soggiorno o di lavoro. 

Molti dei problemi che i Musulmani devono affrontare nella vita sociale, economica e politica sono condivisi da tutti gli immigrati. Vi sono, tuttavia, alcune questioni specifiche, che riguardano la comunità musulmana nel suo insieme, a prescindere dall’elevato grado di diversità interna che presenta.
In particolare, l’atteggiamento di larga parte della popolazione italiana e dei mezzi di comunicazione e, più in generale, il dibattito pubblico indicano che i membri di tale minoranza si collocano tra quelli meno integrati nella società italiana. Inoltre, il fatto che le organizzazioni islamiche non siano ancora riuscite a concludere un’intesa con lo Stato segnala l’esistenza di problemi che riguardano specificamente i diritti religiosi dei Musulmani.

Punti di incontro:

E’ possibile un punto d’incontro con i numerosi musulmani  che lavorano onestamente. Diversi hanno anche aperto una propria attività. Ma questi hanno uno stile di vita occidentale. Non sono fondamentalisti. Hanno tutto l’interesse ad una convivenza pacifica per prosperare nella loro attività. Come il pizzaiolo da cui mi servo. Sono anche religiosi, ma distinguono la dimensione religiosa da quella civile. Altrimenti per l’Islam non sarebbe possibile un’integrazione. Il fondamentalismo vuole l’applicazione della sharia (che vuol dire “via”). Possibile solo nella teocrazia, non in un paese laico.  L’Arcivescovo di Milano, il Cad. Tettamanzi ha detto alla vigilia della festa patronale di S. Ambrogio:  «Abbiamo bisogno di luoghi di preghiera in tutti i quartieri della.  Ne hanno un bisogno ancora più urgente le persone che appartengono a religioni diverse da quella cristiana, in particolare all’ Islam».  «Occorre vigilanza, ma questo non significa negare il fondamentale diritto della libertà religiosa, della possibilità di esprimerla non soltanto nell’ intimo della propria coscienza ma nella convivenza civile. C’ è la necessità di momenti di silenzio, riflessione e preghiera, e questo vale per tutti, anche per chi non ha una religione come quella cattolica. Bisogna fare attenzione a non confondere il religioso con il politico». Ma il problema è proprio questo. E’ molto difficile per l’Islam separare il religioso dal politico. Per il cattolicesimo non c’è separazione tra dimensione sociale, politica e religiosa nel senso che la fede anima tutte le realtà umane. Ma c’è il rispetto della laicità dello stato, ben diverso dal laicismo che è contro la religione. Laicità come opposto di teocrazia, cioè leggi politiche tutte basate sulla religione.  Per noi cristiani la politica è per l’uomo, non l’uomo per la politica. Al centro della politica deve esserci l’uomo e la sua dignità, il cui rispetto viene dalla fede in Gesù Cristo morto e risorto per tutti e in Dio Padre di ogni uomo,  mentre per l’Islam al centro di ogni cosa c’è la legge religiosa.    

ISLAM                                                                                  CATTOLICESIMO

Allah e GesùGesù è stato creato da Allah attraverso la sua parola. E tramite la potenza di Allah è stato trasferito in Maria. Tuttavia è solo un uomo.

Allah non ha figli, Gesù non è suo figlio. Gesù non può essere venerato come Dio.

Sure 9:30; 5:75; 4:171; 3:59; 3:45; 5:75.

Dio e GesùGesù è stato generato dallo Spirito Santo in Maria.

Gesù è l’unigenito Figlio di Dio. Gesù è venuto come uomo sulla terra ed è Dio incarnato. Sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento Gesù è venerato come Dio.

Salmo 2:7; Matteo 1:20; Luca 1:35; Giovanni 1:1-2; Isaia 9:6; Giovanni 20:28.

Gesù non è morto sulla croceGesù non è stato crocifisso e non è risorto. Una crocifissione sarebbe stata per lui una sconfitta vergognosa. Con la sua morte non avrebbe ottenuto nessuna redenzione.

(Sulla fine di Gesù il Corano non ha indicazioni chiare. Probabilmente Allah l’ha rapito davanti ai suoi nemici, e un altro è stato crocifisso al suo posto.)

Sura 4:157-158.

Gesù, morto sulla croce e risortoGesù è morto sulla croce secondo la volontà del Padre. È stato messo in una tomba ed è risorto dai morti il terzo giorno.

Con ciò ha conquistato la vittoria sul peccato e sulla morte e ha ottenuto la redenzione per coloro che ripongono la loro fiducia in lui.

Matteo 16:21; Atti 10:40; 1 Corinzi 15:4; Filippesi 2:8; Colossesi 1:22; 1 Pietro 2:24.

Gesù non è DioChi dice che il figlio di Maria è Allah è un miscredente.

Sura 5:75-78; 9:30.

Gesù è DioGesù è vero uomo e vero Dio.

Matteo 1:23; Giovanni 1:1,14; 10:30,38; 14:9; Colossesi 1:19; 2:9; Tito 2:13; 1 Giovanni 5:20.

Il peccatoNel paradiso terrestre Adamo ha peccato quando ha mangiato il frutto proibito.

Ma con questo evento l’uomo non è stato separato da Allah.

(Nell’islam non c’è caduta e il peccato originale non esiste.)

Sura 2:35-39.

Il peccatoAdamo ha trasgredito il comandamento di Dio nel paradiso.

Le conseguenze di questa violazione sono peccato, morte e separazione da Dio per tutti gli uomini nel mondo.

La riconciliazione con Dio è possibile solo attraverso la morte di Gesù.

2 Corinzi 5:18-19; Romani 3:20.

La fedeFede significa riconoscere l’esistenza di Allah, sottomettersi a lui, esprimergli gratitudine e seguire i suoi precetti (preghiera, elemosina, eccetera).

Sura 2:177.

La fedeFede significa riconoscere il proprio stato di peccato e perdizione, accettare la redenzione di Gesù, e vivere nei comandamenti di Dio per mezzo della forza dello Spirito Santo.

Atti 9:1-18.

Jihad per il Regno di AllahLa Jihad è la “guerra santa” contro gli infedeli. L’Islam ha come scopo la conquista territoriale per instaurare un governo islamico con la sharia (legge coranica). L’islamizzazione si chiama “khilafah”. Evangelizzazione per il Regno di DioI discepoli hanno ricevuto il comandamento di andare per tutto il mondo a predicare il vangelo a ogni creatura, facendo miracoli e scacciando demoni, affinché chi lo riceve sia salvato.

Marco 16:15-18; Giovanni 3:16.

Gli infedeliIl Corano esorta a diffidare degli infedeli (compresi ebrei e cristiani) e a ucciderli.

Il seguente passo del Corano si presta facilmente al fanatismo dei gruppi terroristici islamici, come pretesto per la piccola jihad, la guerra santa contro i kafirun, gli infedeli: “Combattete coloro che non credono in Dio e nel Giorno Estremo, e che non ritengono illecito quel che Dio e il Suo Messaggero [Maometto] hanno dichiarato illecito, e coloro, fra quelli cui fu data la Scrittura, che non s’attengono alla Religione della Verità. Combatteteli finché non paghino il tributo uno per uno, umiliati.” (Sura della Coversione  “at-Taubah” IX, 29)

Sure 5:54; 47:4; 9:29,123,216.

Gli infedeli e i nemiciAmate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano.

Esodo 23:3-4; Matteo 5:44. Luca 6:27,35; Romani 12:14; 1 Pietro 3:9.

Il CoranoIl Corano è la Parola non falsificata e pura di Allah, una trascrizione fedele della rivelazione originale divina a Maometto.

(L’Antico e il Nuovo Testamento, invece, sono stati falsificati col tempo. Il Corano corregge l’Antico e il Nuovo Testamento là dove differiscono dalla Bibbia.)

Sure 2:2; 43:2-4.

La BibbiaLa Bibbia è la Parola affidabile di Dio.

Lo Spirito Santo ha vegliato sulla sua stesura. La Bibbia non ha bisogno di correzioni e rimane per sempre la Parola eternamente valida di Dio.

Apocalisse 22:18.

Dio e l’uomoDio ha creato l’uomo da un grumo di sangue.

Sura 96:1-2

Dio e l’uomoDio ha creato l’uomo per avere comunione con lui.

Egli desidera che sia salvato.

Apocalisse 19:7; Luca 14:23; Ezechiele 33:11; 1 Timoteo 2:4.

Allah creatoreAllah è il creatore del mondo e dell’uomo. Ma l’uomo non è stato creato a immagine di Dio.

Sure 55:1-7.

Dio creatoreDio ha creato l’universo e l’uomo a sua immagine e somiglianza. Egli rivela la sua essenza nella creazione.

Giovanni 1:14-15.

Allah non è PadreAllah non è il padre di Gesù, ma il Dio onnipotente e misericordioso.

Sura 9:30-31; 6:101-102.

Dio è PadreDio è Padre di Gesù Cristo e Padre dei suoi figli.

Marco 1:1; Giovanni 1:12; Romani 8:15-17; 1 Giovanni 3:1.

La Trinità è idolatriaLa venerazione di parecchi dei è il più grave peccato dell’Islam, perché c’è solo un unico Dio. (Il Corano accusa i cristiani di adorare tre dei: Dio, Gesù e Maria.)

Sura 4:171; 5:76.

La SantissimaTrinitàLa Trinità consiste nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E’ il cuore della fede cristiana.

Maria è un essere umano e non fa parte della Trinità. Va venerata, ma non adorata (si adora solo Dio).

Matteo 28:19; Galati 4:6.

Il nome di AllahIl nome Allah è formato dall’articolo “al” e dal sostantivo “Ilah”, e significa “il Dio”.

L’espressiône “Nome di Allah” si trova almeno 120 volte nel Corano. Allah ha molti altri nomi.

Il nome di DioDio si rivela a Mosè come “Io sono Colui che sono”.

Il Dio della Bibbia ha molti altri nomi.

Esodo 3:13-14.

Il dialogo con l’Islam può (ri)partire solo evitando la tentazione del pregiudizio. Il dialogo islamico cristiano ha subito un grave colpo l’11 settembre 2001. Ogni religione è portatrice di pace, ma purtroppo può anche essere ideologizzata e quindi politicizzata. Non cerchiamo il dialogo con i fanatici, ma con coloro che nell’Islam, e sono moltissimi, condividono con noi pacificamente la fede in unico Dio Padre di tutti.

Giorgio Nadali

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