Eventi in arrivo

Eventi e segnalazioni interessanti sulla salute, il benessere, la spiritualità e gli stili di vita sostenibili.

Incontro con DADASHEEJI

Vi annunciamo l’arrivo di Dadashreeji a Milano per il darshan “Riconnettersi all’Amore Divino”. Il darshan è un momento di crescita e benedizione che illumina la strada del ricercatore, specialmente quando questa è incerta o difficile. Per questo siamo estremamente grati a Dadashreeji che con amore, pazienza e dedizione ci terrà per mano durante le tre
ore che trascorreremo insieme. Questo incontro è l’unico appuntamento in programma in Italia per il 2016. Una scelta necessaria, per gestire al meglio il poco tempo disponibile che vedrà Dadashreeji di passaggio in varie città europee.
Il numero di partecipanti è limitato ad un max di 50-60 persone ed è aperto a tutti quelli che vogliano vivere questa esperienza di amore profondo.

Martedì 24 Maggio 2016 Ore 19:30 ingresso dalle ore 18:30
Hotel des Etrangers Via Sirte, 9 Milano

Per maggiori info:
maitreyi.simona@maitribodh.orginfo.italy@maitribodh.org
www.maitribodh.org

   

 

3° CONGRESSO INTERNAZIONALE DI ĀYURVEDA

Evento unico nel panorama ayurvedico nazionale per il livello degli ospiti nazionali e internazionali e la qualità dei contenuti. Il Format prevede due importanti aree:
• Un grande Congresso Internazionale, dal tema: Āyurveda, il senso della vita: il Futuro nella Tradizione riservato a professionisti, specialisti e ricercatori, ospiterà conferenze, workshop e seminari degli esperti internazionali più rilevanti nel campo dell’Ayurveda e della BioMedicina Moderna. 30 i relatori presenti fra i più illustri esperti a livello internazionale.
• Un’area dedicata al pubblico con un fitto programma culturale di conferenze, workshop e incontri e laboratori  a ingresso libero sui principi dell’Ayurveda, con consigli per la gestione di uno stile di vita salutare, la prevenzione e un’alimentazione consapevole. Sarà presente inoltre una grande area espositiva dove incontrare le scuole, i centri di Āyurveda e le aziende che si occupano di prodotti legati all’Ayurveda e a discipline affini, nonché alla salute naturale, al benessere e a medicine non convenzionali.

Sabato 17 e domenica 18 Settembre, presso Grand Hotel Villa Torretta**** – Sesto S. Giovanni – Milano

Per maggiori informazioni:
tel. 02.39265798 – 348.1568692
email: info@ayurvedicpointcongress.comwww.ayurvedicpointcongress.com

   

 

Nasce la Scuola di Naturopatia OR.O

Il delizioso teatro nel castello Gonzaga di Ostiano (Cremona) ospiterà PINO AFRICANO, ATTORE E COMMEDIOGRAFO PUGLIESE, che sarà conduttore e protagonista di uno spettacolo teatrale che illustrerà l’importanza del percorso nella Naturopatia, attraverso sketch e monologhi sullo stile del teatro d’informazione.
Il fine di questo spettacolo sarà quello di presentare LA NEO SCUOLA DI NATUROPATIA OR.O (ORIZZONTI OLISITICI), CON SEDE A PESCAROLO ED UNITI (CR).
Lo spettacolo è aperto a chiunque sia interessato ad allargare le proprie conoscenze, a mettere in discussione quei luoghi comuni sulla salute e il benessere. Per tutti coloro che sono interessati a conoscere la naturopatia e le discipline olistiche, che possono aiutare gli individui ad affrontare e vedere la vita in tutte le sue sfaccettature.

Castello Gonzaga di Ostiano 21 maggio 2016

Per maggiori informazioni:
Contatta: Diego Barcellari – tel. 329 6724674; Miriam Barcellari – tel. 340 3700253
info@naturopatiaoro.itwww.naturopatiaoro.it

   
Scuola di Formazione per operatori olistici in Kinesiologia emozionale

520 ore di formazione biennale in aula, suddivise fra le materie base (KINESIOLOGIA EMOZIONALE-GENETICA COMPORTAMENTALE-VISUALIZZAZIONE MENTALE) e le discipline complementari (FIORI DI BACH-CHAKRA-CRISTALLI E PIETRE MOTIVAZIONALI-MEDICINA TRADIZIONALE CINESE-ALBERO GENEALOGICO-TEMATICHE ALIMENTARI-POSTUROLOGIA EMOZIONALE-COMUNICAZIONE-TAPPING-DEONTOLOGIA PROFESSIONALE)
– docenti specializzati nelle singole materie
– 11 manuali di lavoro suddivisi per corso e materiale per la pratica professionale, in modo particolare la MAPPA DEL VISSUTO EMOZIONALE
– dispense cartacee o in formato elettronico per le materie complementari
– attestato di competenza per l’esercizio dell’attività

Aperte le Iscrizioni al nuovo anno didattico: Sede di Vicenza inizio lezioni 15-16 ottobre
Sede di Lecce inizio lezioni 05-06 Novembre

Per maggiori informazioni:
info@kinesiologiaemozionale.com – 392 9087638

   

 

Deepak Chopra

Viaggia tra l’antica saggezza orientale e le più recenti ricerche scientifiche per arrivare alla tua piena realizzazione fisica, mentale e spirituale.

Dal 13 al 15 Maggio a Rimini, durante l’incontro IL BENESSERE DELL’ANIMA farai un vero e proprio viaggio verso il pieno equilibrio corpo – mente – anima, per riscoprire il vero significato del ben-essere totale e rendere la tua vita più appagante a livello fisico, mentale, spirituale, economico: potrai attingere all’approccio multidisciplinare di diverse scuole di calibro nazionale e internazionale, che spaziano dalle discipline orientali alle recenti ricerche scientifiche della medicina, in modo che tu possa scegliere il percorso più adatto a te.

Palacongressi di Rimini, 13-14-15 Maggio 2016

Per maggiori info:
Tel. +39 06 90209895 | +39 366 4059328 | +39 392 9963796 – chopra@hiperformance.itwww.ilbenesseredellanima.it

   

 

CHIARISSIMA

Anche nel 2016 ritorna CHIARISSIMA, il Festival dedicato al benessere psicofisico, al vivere naturale e a ciò che rende migliore il rapporto con noi stessi, il mondo e gli altri.
La VII EDIZIONE, intitolata “CON SÈ, CON GLI ALTRI”, si svolgerà a Chiari (BS) nelle date 13-14-15 maggio
La location sarà come sempre la splendida VILLA MAZZOTTI con il suo incantevole parco di dieci ettari.
1 PIANO DEDICATO AGLI OPERATORI OLISTICI
130 ESPOSITORI
3 SALE CONFERENZE
1 SALA MEDITAZIONE
1 AREA FOOD
2 SPAZI PER FREE CLASS E WORKSHOP
1 LABORATORIO DEL RICICLO
E poi CONCERTI, SPETTACOLI e MOSTRE per un palinsesto che conta circa 100 EVENTI LIBERI E GRATUITI.
Seguici su www.chiarissima.com e su Facebook: Festival Chiarissima

   

 

Medicina Esogetica

Cromopharma in collaborazione con l’Istituto Internazionale Peter Mandel. Due interessanti corsi:
Patologie gravi e degenerative
Milano, all’Hotel Michelangelo P.zza Luigi di Savoia, 14-15 maggio 2016

Depressione, cromopuntura e fiori di Bach
Accademia Sol-via dei Tigli, 28 Gallarate – Varese, 28/29 Maggio 2016

Per maggiori informazioni:
Tel/Fax: 0376 40 81 28 – Mobile: 349 69 45 601
Email: cromo.pharma@gmail.comwww.cromo-pharma.it

   

 

Prova di vita comunitaria

CROMOTERAPIA: La somministrazione consapevole del colore attraverso il Bioptron
Il corso è introduttivo e spiega partendo dalla storia della cromoterapia, come poter utilizzare il colore consapevolmente per cambiare lo stato vibrazionale e quindi di salute delle persone.
Nel corso saranno trattati le relazioni tra i meridiani della M.T.Cinese, e la cromoterapia. La chakras terapia, e la Kinesiologia Applicata alla cromoterapia.
Sara presentato inoltre :
L’ APPARECCHIO PER CROMOTERAPIA BIOPTRON PER BIOCONDIZIONAMENTO SUI PUNTI DI AGOPRESSIONE.
IL corso è rivolto ai professionisti del settore sanitario, Olistico, estetico ed a tutte le persone interessate alla ricerca del Benessere.

Milano Open Day 14 maggio 2016

Per maggiori informazioni:
Milano Open Day ultimi posti liberi per prenotazione:
asianatura@libero.it 328-2332388 389-5904513

   

 

Prova di vita comunitaria

Un nuovo mondo propone, a grandissima richiesta, prove di vita comunitaria.
Questo progetto formativo costituisce l’evento più importante di un intero anno. E’ il baricentro dell’attività dell’associazione e costituisce il punto di approdo del lavoro spirituale e materiale del nostro team.
Al centro dei quattro giorni vi sarà il lavoro sulla cooperazione e condivisione e sulla capacità di osservazione di sé (e sulla presenza). Non è un corso ma una esperienza di valore inestimabile che rimarrà nel tuo cuore per sempre. Sarà una vera scuola pratica di risveglio, un’iniziazione alla vita che lascerà impresso nei vostri cuori un segnale di amore!

Agriturismo Villa Arsicci, Apiro (Macerata) – Dal 23 al 26 giugno 2016

Per maggiori informazioni:
http://www.unnuovomondo.net/corso-outdoor-vita-comunita-macerata
email: info@unnuovomondo.net – Laura cellulare 388.7905337

   

 

Corsi Residenziali per il Benessere Mente Corpo

L’Istituto MindBody&Life è un centro di ricerche per il benessere, la prevenzione e la salute della persona. Dal 26/27 novembre 2016, presso le sedi di Bergamo, Lago d’Orta, Ispra e Perugia, l’Istituto promuoverà un ricco calendario di seminari residenziali dal titolo “Armonia mente corpo, Allenarsi alla felicità, Psicodieta, Curarsi con il cibo, Trasformare la rabbia in energia positiva, Genitori efficaci, Fiducia in sé, nella squadra e nell’azienda e Scoprire e potenziare i propri talenti”. Tra le discipline utilizzate: tecniche psicologiche, tecniche meditative, yoga, mindfulness, arti marziali, medicina complementare, nutrigenetica e artiterapie.

Per maggiori informazioni:
www.mindbodylife.itinfo@mindbodylife.it – 342/7285767

   
YOGAFESTIVAL COLLI EUGANEI

Molte le novità in programma, a partire dal tema “FAI YOGA e vivi meglio”, a sottolineare come lo Yoga sia la chiave di uno stile di vita sano e positivo. A YF Padova ci sarà per la prima volta un focus speciale dedicato ai principianti e a chi vuole avvicinarsi per la prima volta a questo straordinario mondo con la sezione Yoga Primi Passi
Ampio spazio quest’anno agli insegnanti che lavorano sugli equilibri psicofisici, da Elena De Martin (insegnante di Ashtanga con grandissima esperienza), Tiziana Fantuz (tra le più riconosciute insegnanti sul territorio padovano), Renato Turla (che pratica Yoga da oltre 40 anni dopo un passato agonistico nelle arti marziali). Ospite internazionale di punta di questa seconda edizione sarà Perumal Koshy, insegnante indiano di Hata Yoga vissuto a Los Angeles, coach di alcune tra le più conosciute star californiane, che è stato capace di sintetizzare le tradizioni millenarie indiane con un approccio più moderno ed “occidentale”. Altra importante novità di quest’anno la presenza, accanto al consueto spazio dedicato alle scuole del territorio e ai più importanti empori legati al mondo Yoga, di una nuova area ristorazione vegana e vegetariana.

4 – 5 giugno 2016 nella splendida cornice di Villa dei Vescovi – Luvigliano di Torreglia (PD)

Per maggiori informazioni:
tel. +39 02 45494055 – info@yogafestival.it – www.yogafestival.it

   

 

Almaluna

“Almaluna by Tatami Destinazione Benessere, è una A.P.S. che promuove le attività olistiche attraverso eventi, viaggi e vacanze. Per l’estate 2016, Almaluna ha scelto “Il Campeggio di Capalbio”, nel suggestivo mare della Costa Toscana. Dal 11 giugno al 10 settembre, una vacanza per tutti: famiglie, coppie e single. Mare, natura e benessere con tante attività rigeneranti che variano da settimana a settimana (Yoga, Pilates, Tai Chi, Biodanza, Shiatsu e tante altre ancora), che renderanno la tua vacanza unica e speciale. L’alimentazione è bio-naturale.
PER PRENOTAZIONE ENTRO IL 20 MAGGIO 2016, SCONTO DEL 10% SULLA SETTIMANA DI VACANZA PRESCELTA!
Associazione Almaluna cerca per la stagione estiva 1 aiuto cuoco/a, 1 lavapiatti, 1 tuttofare, luogo di lavoro Capalbio

Per maggiori informazioni:
Visita il nostro sito: www.centroyogatatami.it/almaluna-vacanze-yoga/
E mail: almalunaholidays@gmail.com
www.facebook.com/centroyogatatami
Cellulare: 3890195471

   

 

 Cambia la vita in vacanza con Tra Terra e Cielo

Cucina macro-bio-vegan – Escursioni – Attività olistiche e (ri)creative – Attività dedicate ai bambini, Cibo, salute, natura, escursioni, corsi di sviluppo personale, laboratori…
Il nostro stile è essenziale, il clima CONVIVIALE, le persone che s’incontrano un po’ speciali.
Per tutti: singoli, coppie, famiglie e teen agers verso l’autonomia.
Siamo sulla costa tirrenica, nella Maremma toscana. Grazie a una profondità graduale e a una spiaggia sabbiosa è l’ideale per le vacanze da 0 a 99 anni. Una vacanza ideale per tutti: singoli, coppie, famiglie.

LE ESCURSIONI
I conventi cistercensi scavati nella roccia tufacea, il limpido Lago di Bolsena, il Giardino dei Tarocchi e l’Oasi WWF della laguna di Orbetello, Talamone, il Monte Argentario e le Fortezze spagnole di Porto Ercole, i Monti dell’Uccellina nel Parco della Maremma, le isole Giglio e Giannutri e l’Arcipelago Toscano sono le nostre mete in questa terra da scoprire.

PER INFO E PRENOTAZIONI:
www.traterraecielo.itsegreteria@traterraecielo.it
0583.356182 – 331.9165832
Via di Chiatri 865/c 55054 Bozzano (LU)

   

 

CONFERENZE, WORKSHOPS, CONDIVISIONE, SPETTACOLI, ARTE, MUSICA, NATURA INCONTAMINATA, BUON CIBO E CONTATTI UMANI

QUESTO E MOLTO ALTRO È IL PROGETTO SAND ITALY. Dalla meditazione delle 7 del mattino, alle sessioni di yoga, Tai chi, passando per le conferenze, i gruppi di tantra e consapevolezza, le tavole rotonde, i fastosi pasti, la piscina, le chiacchierate in piazza, la musica, le danze sufi, la trance dance, le passeggiate nei boschi ed i mille momenti di condivisione questo è il PROGETTO SAND Italy

Titignano (Orvieto) dal 2 all’8 agosto

Per maggiori informazioni:
http://www.consapevol-mente.it/sand-itlay-2016/

 

Redazione

 


L’Io unificato e permanente di Gurdjieff

Il metodo di auto sviluppo è, come insegna Gurdjieff, il tentativo dell’individuo di liberarsi dal pesante fardello delle leggi naturali, sotto le quali siamo obbligati a vivere secondo il nostro posto e la nostra funzione che abbiamo nell’universo. (Ricordo che la legge naturale è invece fondamentale nell’educazione cattolica). Tale obiettivo viene raggiunto stimolando la lotta tra l’essenza e la personalità, affinché l’essenza si armonizzi in un Io unificato e permanente. Per seguire il lavoro di Gurdjieff non è necessario abbandonare la casa, il lavoro, la famiglia; per questo è più accessibile rispetto ad altre vie di auto realizzazione, che già da subito chiedono la rinuncia al mondo.

Per iniziare a lavorare su Sé stessi secondo il lavoro di Gurdjieff è importante riuscire a trovare un maestro e un gruppo; ricordando quello che sottolineava lo stesso Gurdjieff “colui che desidera la conoscenza, deve compiere da solo lo sforzo iniziale per trovare la sorgente di essa ed avvicinarsi usando aiuti e direzioni che sono a disposizione di tutti, ma che gli uomini regolarmente non desiderano vedere né riconoscere. La conoscenza non arriva da sola agli uomini, se loro da soli non si sforzano”.

Il lavoro di Gurdjieff rappresenta in gran misura l’attività di gruppo. Un numero specifico di allievi radunati intorno al Maestro possono formare la base di lavoro a loro reciproco vantaggio. Per questo un individuo che lavora da solo, nonostante la sua devozione al lavoro, non può avere i vantaggi dati dal gruppo. Il gruppo serve a creare condizioni favorevoli per il lavoro su Sé stessi, a generare energia, a poter creare attraverso attriti interpersonali il “fuoco” psicologico che assicura il reciproco supporto per altre diverse mete. L’entrata nel gruppo e il rapporto con il maestro, rappresentano il vero e proprio inizio del lavoro. La conoscenza si trasmette oralmente e i Maestri usano la così detta situazione del momento “ora e quì “; nonostante le esigenze che variano a seconda delle persone, è importante chiarire che nell’insegnamento di Gurdjieff esistono 3 linee di lavoro:

1° Il lavoro su sé stessi per sé stessi
2° Il lavoro con altri per altri
3° Il lavoro su Sé stessi per Sé stessi, con altri per altri,
per una Scuola che da compiti

Il primo livello di lavoro rappresenta un tentativo esteso a seguire l’antico ordine che dice “conosci te stesso”. Il lavoro in questa direzione consiste nel raccogliere informazioni sul funzionamento personale, senza nessun tentativo di cambiarsi, focalizzandosi sulla conoscenza reale di noi stessi, senza immaginazioni sulle nostre capacità, la nostra volontà e su un Io permanente. Il processo di conoscenza di se stesso evolve dalle osservazioni di abitudini corporee verso osservazioni delle reazioni emotive e dei modelli intellettuali, si possono così verificare, con il tempo, più frequentemente momenti lucidi di ricordo di Sé, che sono riflessi di un alto livello di coscienza. “Quello che noi siamo veramente e quello che fingiamo e crediamo di essere, rappresentano due parti opposte. Queste due parti opposte esistono in tutti noi senza eccezioni”.

“La cosa più difficile per l’uomo, disse Gurdjieff, è di sopportare gli atteggiamenti degli altri”. Il secondo livello di lavoro assicura specifiche condizioni nello sforzo di diventare consci del proprio comportamento nei confronti degli altri, che dà anche la possibilità di esercitare nuovi modi di stare con gli altri. Il secondo livello di lavoro, abbraccia i rapporti e l’interazione con gli altri, ma l’attenzione è ancora accentuata sui modelli di reazioni individuali, sugli altri e su contesti sociali.

Nel terzo livello di lavoro si concede e incoraggia la propria iniziativa; la crescita personale o guadagno, non rappresentano il centro dello sforzo principale. L’essenza del terzo livello di lavoro rappresenta il servizio disinteressato, perché ogni atto disinteressato supera le capacità degli esseri umani su livelli abitudinari della coscienza. Questo livello di lavoro non può intraprendere nessuna direzione né sforzo duraturo finché la personalità (almeno in certa misura) non è disarmata e il livello di coscienza migliorato.

I movimenti di ginnastica ritmica e danza della fonte asiatica furono adattati da Gurdjieff per essere utilizzati nel lavoro, rappresentando una specie di meditazione in movimento capace di portare l’allievo ad un livello di trascendenza e di trasmettere una determinata specie di coscienza, offrendo il mezzo di raggiungimento di una condizione armoniosa di essere e consentendo all’allievo di osservarsi come essere dalla triplice natura e come totalità. Le forme dei movimenti sono composte da tante specie di danze e da esercizi obbligatori che tutti devono imparare. Questi movimenti sono legati alla musica che influenza e impegna il centro emotivo, con sforzo del centro intellettuale, per seguire forme prestabilite. Il funzionamento del livello istintivo motorio è di opporsi a tutte le propensioni personali effettuando gesti e posizioni insolite. I movimenti di Gurdjieff rompono il cerchio vizioso in quanto si pretendono dal danzatore movimenti innaturali e insoliti che nella vita di tutti i giorni si vedono raramente; tali movimenti rappresentano una sfida nei confronti delle usuali espressioni fisiche dando la possibilità di nascita ad una nuova libertà, cercando di combattere la meccanicità abituale di tutti i nostri movimenti dei quali il maggior numero inconsci. La persona non può rompere lo schema da sola ma con un aiuto esterno: Il Maestro.

Per far sì che tutti i centri lavorano nel modo giusto e non si ostacolino tra loro c’è bisogno di un vero sforzo fisico, solo in questo modo si crea la possibilità per l’armonia. Alcune nostre capacità possono essere espresse solo quando sottoponiamo il nostro corpo ad uno sforzo che esige una grande attenzione e un enorme consumo di energia, cioè quando gli sforzi che si fanno sono al limite dell’esaurimento, dandoci così la possibilità di accedere ad un contenitore speciale di energia: il “grande accumulatore” (Pura Coscienza). Solo da questo si può trarre l’energia per il lavoro su Sé stessi, per l’evoluzione interiore e per gli sforzi richiesti quando l’uomo intraprende la via della conoscenza. Il grande accumulatore ci dà la possibilità di fare sforzi eccezionali, impossibili allo stato normale.

Il lavoro su Sé stessi è individuale e pratico . I risultati sono in diretta armonia con la comprensione. Non si deve accettare nulla se non è dimostrato con un esame personale, la cieca fede non è in armonia con il fondamentale orientamento di questo lavoro. Per questo motivo l’insegnamento di Gurdjieff è completato con alcuni esercizi pratici dediti a portare l’attenzione su noi stessi. Uno di questi esercizi mentali può essere il cercare di essere consci di Sé stessi e concentrati su un pensiero, una parola, guardando la lancetta dei secondi, cercando di rimanere consapevoli di noi stessi, della nostra esistenza e del posto in cui siamo, eliminando tutti gli altri pensieri. Il limite della nostra consapevolezza sarà misurato con il tempo in cui saremo capaci di fare ciò. Vi sono molti altri esercizi che mettono alla prova il limite massimo di concentrazione o meglio di attenzione che ciascuno di noi può sopportare. Questo perché la nostra attenzione non è coerente e perché tutto quello che facciamo è spesso distorto dall’identificazione. Un altro esercizio può essere quello di rivivere gli eventi del giorno, esercitato regolarmente dovrebbe dare molte informazioni che arricchiscono la comprensione della meccanicità umana. Se questi allenamenti venissero praticati con coerenza può succedere che i momenti di auto osservazione comincino spontaneamente ad apparire durante il giorno.
La consapevolezza può apparire temporaneamente “ora e qui” invece che nella memoria.

Giorgio Nadali

da: Prof. Giorgio Nadali,  “Quale proposta educativa nel Cattolicesimo e nei Nuovi Movimenti Religiosi?”

Torino – Facoltà Teologica – 12 Novembre 2005
5° Corso Triennale di Formazione Ecumenica

Accademia Dushan Ki Kai Ku Kan


I Valori cristiani. 7. La speranza, benessere dell’anima

La vera morte è la morte della speranza. Scriveva Jean Josipovici, mentre San Paolo: “Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” (Romani 12,12). La speranza è una delle tre virtù teologali – in sostanza fondamentali per un cristiano – insieme alla fede e alla carità. Sperare è predisporre il proprio animo per avvenimenti positivi. È quindi un esercizio di ottimismo. Chi spera ha pazienza ed è motivato ad agire per realizzare ciò che desidera. All’opposto c’è la disperazione, che è tipica dei dannati all’Inferno. Non a caso Dante scrive nella Divina Commedia: “lasciate goni speranza o voi che entrate”.

Chi spera sa che Dio in questo istante sta agendo nella sua vita personale, anche se non se ne rende conto, anche se sta provvisoriamente vivendo una situazione difficile. Un grande papa – Benedetto XVI – ha scritto un’intera enciclica sulla speranza: La Spe Salvi, cioè “nella speranza siamo stati salvati” (Romani 8,24). Il pontefice emerito ricorda che “Ogni agire serio e retto dell’uomo è speranza in atto. Lo è innanzitutto nel senso che cerchiamo così di portare avanti le nostre speranze, più piccole o più grandi: risolvere questo o quell’altro compito che per l’ulteriore cammino della nostra vita è importante; col nostro impegno dare un contributo affinché il mondo diventi un po’ più luminoso e umano e così si aprano anche le porte verso il futuro. Ma l’impegno quotidiano per la prosecuzione della nostra vita e per il futuro dell’insieme ci stanca o si muta in fanatismo, se non ci illumina la luce di quella grande speranza che non può essere distrutta neppure da insuccessi nel piccolo e dal fallimento in vicende di portata storica. Se non possiamo sperare più di quanto è effettivamente raggiungibile di volta in volta e di quanto di sperabile le autorità politiche ed economiche ci offrono, la nostra vita si riduce ben presto ad essere priva di speranza.

È importante sapere: io posso sempre ancora sperare, anche se per la mia vita o per il momento storico che sto vivendo apparentemente non ho più niente da sperare. Solo la grande speranza-certezza che, nonostante tutti i fallimenti, la mia vita personale e la storia nel suo insieme sono custodite nel potere indistruttibile dell’Amore e, grazie ad esso, hanno per esso un senso e un’importanza, solo una tale speranza può in quel caso dare ancora il coraggio di operare e di proseguire. Certo, non possiamo « costruire » il regno di Dio con le nostre forze – ciò che costruiamo rimane sempre regno dell’uomo con tutti i limiti che sono propri della natura umana. Il regno di Dio è un dono, e proprio per questo è grande e bello e costituisce la risposta alla speranza. E non possiamo – per usare la terminologia classica – « meritare » il cielo con le nostre opere. Esso è sempre più di quello che meritiamo, così come l’essere amati non è mai una cosa « meritata », ma sempre un dono. Tuttavia, con tutta la nostra consapevolezza del « plusvalore » del cielo, rimane anche sempre vero che il nostro agire non è indifferente davanti a Dio e quindi non è neppure indifferente per lo svolgimento della storia. Possiamo aprire noi stessi e il mondo all’ingresso di Dio: della verità, dell’amore, del bene. È quanto hanno fatto i santi che, come « collaboratori di Dio », hanno contribuito alla salvezza del mondo (cfr 1 Cor 3,9; 1 Ts 3,2). Possiamo liberare la nostra vita e il mondo dagli avvelenamenti e dagli inquinamenti che potrebbero distruggere il presente e il futuro. Possiamo scoprire e tenere pulite le fonti della creazione e così, insieme con la creazione che ci precede come dono, fare ciò che è giusto secondo le sue intrinseche esigenze e la sua finalità.

Ciò conserva un senso anche se, per quel che appare, non abbiamo successo o sembriamo impotenti di fronte al sopravvento di forze ostili. Così, per un verso, dal nostro operare scaturisce speranza per noi e per gli altri; allo stesso tempo, però, è la grande speranza poggiante sulle promesse di Dio che, nei momenti buoni come in quelli cattivi, ci dà coraggio e orienta il nostro agire… Agostino descrive in modo molto preciso e sempre valido la situazione essenziale dell’uomo, la situazione da cui provengono tutte le sue contraddizioni e le sue speranze. Desideriamo in qualche modo la vita stessa, quella vera, che non venga poi toccata neppure dalla morte; ma allo stesso tempo non conosciamo ciò verso cui ci sentiamo spinti. Non possiamo cessare di protenderci verso di esso e tuttavia sappiamo che tutto ciò che possiamo sperimentare o realizzare non è ciò che bramiamo. Questa « cosa » ignota è la vera « speranza » che ci spinge e il suo essere ignota è, al contempo, la causa di tutte le disperazioni come pure di tutti gli slanci positivi o distruttivi verso il mondo autentico e l’autentico uomo. La parola « vita eterna » cerca di dare un nome a questa sconosciuta realtà conosciuta.

Necessariamente è una parola insufficiente che crea confusione. « Eterno », infatti, suscita in noi l’idea dell’interminabile, e questo ci fa paura; « vita » ci fa pensare alla vita da noi conosciuta, che amiamo e non vogliamo perdere e che, tuttavia, è spesso allo stesso tempo più fatica che appagamento, cosicché mentre per un verso la desideriamo, per l’altro non la vogliamo. Possiamo soltanto cercare di uscire col nostro pensiero dalla temporalità della quale siamo prigionieri e in qualche modo presagire che l’eternità non sia un continuo susseguirsi di giorni del calendario, ma qualcosa come il momento colmo di appagamento, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità. Sarebbe il momento dell’immergersi nell’oceano dell’infinito amore, nel quale il tempo – il prima e il dopo – non esiste più. Possiamo soltanto cercare di pensare che questo momento è la vita in senso pieno, un sempre nuovo immergersi nella vastità dell’essere, mentre siamo semplicemente sopraffatti dalla gioia. Così lo esprime Gesù nel Vangelo di Giovanni: « Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia » (16,22). Dobbiamo pensare in questa direzione, se vogliamo capire a che cosa mira la speranza cristiana, che cosa aspettiamo dalla fede, dal nostro essere con Cristo”.

Giorgio Nadali


Guarigione interiore. Ricerca: Il perdono è donna

Uno studio condotto presso l’Università dei Paesi Baschi (UPV / EHU) è il primo sulle differenze emotive tra i sessi e le generazioni in termini di perdono. Secondo lo studio, i genitori perdonano più che bambini, mentre le donne sono più disposte a perdonare rispetto agli uomini. “Questo studio ha grande applicazione per i valori di insegnamento, perché ci mostra quali motivi le persone hanno per perdonare e la concezione popolare del perdono”, dice Maite Garaigordobil, co-autore dello studio e professore presso la Facoltà di Psicologia.

Lo studio, che è stato pubblicato sulla Revista Latinoamericana de Psicología, è il primo ad essere stato effettuato in Spagna.

Mostra che i genitori trovano più facile perdonare rispetto ai loro figli, e che le donne riescono meglio a perdonare rispetto agli uomini.

Un fattore determinante nella capacità di perdonare è l’empatia, e le donne hanno una maggiore capacità empatica rispetto ai maschi”, dice Carmen Maganto, co-autrice dello studio e professoressa di ruolo presso la Facoltà di Psicologia della UPV.

I risultati, che sono stati misurati utilizzando una scala per valutare la capacità di perdonare (CAPER), e una scala del perdono e dei fattori che lo facilitano (Esper), mostrano che ci sono differenze tra i motivi che incoraggiano il perdono a seconda dell’età e del sesso delle persone.

Cosa spinge il perdono?

I bambini ritengono che “si perdona con il tempo”, mentre i genitori indicano motivi, come “rimorso e perdonare l’altra persona” e “giustizia legale”. Gli autori di questo studio dicono che i genitori che hanno perdonato di più nel corso della loro vita hanno una maggiore capacità di perdonare “in tutti i settori”. Genitori e figli utilizzano definizioni simili di perdono.

Non portare rancore, riconciliazione e comprensione, empatia sono i termini più utilizzati da entrambi i gruppi per definire il perdono”. Tuttavia, ci sono maggiori differenze tra uomini e donne”. Entrambi vedono il “non portare rancore”, come la migliore definizione del perdono, ma gli uomini danno maggiore importanza a questa caratteristica.

Lo studio, che è stato realizzato con la collaborazione di 140 partecipanti (genitori e bambini di età compresa tra i 45 ei 60, e 17 e 25, rispettivamente), mette in evidenza due condizioni fondamentali per una persona per essere perdonata.

Una di queste è per loro “mostrare rimorso” e il secondo è per la persona che è stata offesa “di non sopportare un rancore”. Gli esperti dicono che l’ambiente familiare gioca un ruolo chiave nel trasmettere valori etici.

Questo risultato è particolarmente interessante in situazioni in cui le famiglie sono in crisi e senza istruzione di base in termini di valori. Questa educazione è in gran parte trasferita alla scuola”, spiegano i ricercatori. La ricerca “apre molte nuove domande” per i due investigatori, che credono che sia “necessario studiare il ruolo che il perdono svolge nel trattamento psicologico, in particolare tra le vittime di abusi sessuali, maltrattamenti fisici e psicologici e infedeltà coniugale, così come in altre.

Giorgio Nadali


Le opere di misericordia spirituale. 5. Perdonare le offese

Se vuoi veramente amare, devi imparare a perdonare – diceva Madre Teresa di Calcutta. Il perdono è al cuore del messaggio del Vangelo. Ma cosa significa veramente perdonare? Come e quante volte perdonare? «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?» Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette». (Matteo 18,22). “Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati” (Marco 11,25). “Perdonate e vi sarà perdonato” (Luca 6,37). «Se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Matteo 6,15).

Sembra che gli uomini perdonino di meno delle donne, perché hanno meno capacità di immedesimarsi nei sentimenti degli altri, secondo Carmen Maganto, co-autrice dello studio pubblicato sulla Revista Latino americana de Psicologia, con Maite Garaigordobil, professore alla facoltà di Psicologia dell’università dei Paesi Baschi. Il perdono libera l’anima, rimuove la paura. È per questo che il perdono è un’arma potente (Nelson Mandela) ed è la qualità del coraggioso, non del codardo (Gandhi). Perdonare significa innanzi tutto rinunciare alla vendetta. Sarebbe giusto restituire in base al male ricevuto. Sì, è Parola di Dio nell’antico Testamento. Dio chiede agli Israeliti di essere equi nelle loro punizioni, con la legge del taglione: “Il tuo occhio non avrà compassione: vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede”. (Deuteronomio 19,21). Di questa legge noi ricordiamo solo “l’occhio per occhio” perché Gesù la cita nel Vangelo annunciando che (dopo dodici secoli) è superata : “Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra” (Matteo 5,38-39). Dobbiamo essere sinceri, a noi le due frasi sembrano paradossali. La maggioranza di noi non è poi così spietata come per la legge dell’occhio per occhio, vita per vita (pena di morte). Però rimaniamo di certo perplessi ascoltando le parole di Gesù. Come sarebbe a dire “non opporti al malvagio”? Gesù non chiede di farsi fare del male.

È lecito difendersi. Non è lecito vendicarsi, cioè restituire con gli interessi il male ricevuto. Possibilmente dobbiamo reagire solo per fatti realmente gravi, lasciando correre tutti le altre piccole “aggressioni” quotidiane. Quando reagiamo e ci difendiamo dobbiamo farlo senza odio. È poi sempre possibile pregare per chi ci ha ferito e poi cercare di dimenticare, perché “ciò che logora più rapidamente e nel modo peggiore la nostra anima è perdonare senza dimenticare” (Arthur Schnitzler). Perdoniamo quindi sia perché imitiamo il cuore di Dio, che veramente dimentica il nostro peccato, sia per noi stessi, perché il rancore ci blocca e non ci fa vivere bene. In sostanza perdoniamo per poter continuare a vivere, e Dio si prenderà cura di noi ricolmandoci con il suo favore, facendoci giustizia a suo modo e nei suoi tempi. Lo ha promesso. È bello e lecito “ricordarglielo” nella preghiera. In realtà lo ricordiamo a noi stessi: “E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra”. (Luca 18,7). È quindi anche un atto di fede in Dio che ci farà giustizia. Ricordiamoglielo: “Signore, Tu lo hai promesso!” E poi: “Aiutami a perdonare e ricolmami del tuo favore. Non ho rancore verso chi mi ha ferito, perché credo che tu sei ’vicino a chi ha il cuore ferito’, come dice il Salmo” (33,19). Perdonare è anche un grande esercizio di umiltà. Il cuore perdona spesso, la ragione qualche volta, l’amor proprio mai (Louis Dumur).

Rimane una perplessità. Perdonare “settanta volte sette”, come dice Gesù. Sette è il numero dell’infinito. Settanta volte sette è un modo paradossale ebraico di dire: “Sempre, senza limiti”. E qui scatta il nostro orgoglio. Secondo un detto popolare meridionale: “Qui nessuno è fesso!” Se continuo a perdonare quello/a se ne approfitta di me! In effetti, è meglio che Dio non ragioni così con noi. Come fare? Per noi perdonare vuol dire non odiare mai e rinunciare sempre alla vendetta. Penso che l’unica vendetta senza odio sia quella divina: “Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: ‘A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore’” Romani 12,19). Certo, possiamo evitare che qualcuno se ne approfitti di noi, senza odiarlo: “Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Matteo 10,16). Secondo lo studio già citato sono emersi elementi che pare rendano più facile perdonare: il rimorso mostrato da chi ha offeso, e il non serbare rancore, per chi è vittima del torto. L’ambiente familiare gioca un ruolo importante nella trasmissione dei valori etici, che si portano poi fino alla scuola e facilitano l’insegnamento al perdono. «Ognuno di noi perdona in proporzione della sua capacità di amare». (François de La Rochefoucauld). «Dimenticare le devastazioni del peccato, dirai, nessuno lo può; resta il rimorso, tenace, lancinante. Se la tua immaginazione ti presenta l’immagine distruttrice del passato, sappi che Dio non ne tiene conto. L’hai capito? Per vivere il Cristo in mezzo agli altri, uno dei rischi più grandi è il perdono. Perdonare e di nuovo perdonare, ecco ciò che cancella il passato e immerge nell’istante presente. Portatore del nome di Cristo, cristiano, per te ogni istante può diventare pienezza… Non si perdona per interesse, perché l’altro cambi. Sarebbe un calcolo miserabile che non ha nulla da spartire con la gratuità dell’amore. Si perdona a causa del Cristo» (Frère Roger di Taizé).

C’è una grande saggezza psicologica nell’insistenza della tradizione cristiana che il perdono proviene attraverso la Croce di Cristo. Perché in quest’uomo, ingiustamente processato, torturato e inchiodato a una croce, il cristiano vede dischiudersi le qualità del Dio che è attivo in tutto ciò che avviene. Egli vede nell’uomo crocifisso Dio che attua interamente la sua identificazione con gli uomini e con le donne, a prescindere dalla loro responsività. Se Dio arriva a tanto nel tollerare gli uomini così come sono, allora un uomo dovrebbe essere capace di tollerare se stesso… Bunyan, scrivendo sul cristiano, descrive la propria esperienza. Dopo essere stato tormentato per molti anni da un sentimento di colpa, imparò attraverso la croce a smettere di rifiutare se stesso e ad entrare nella pace del perdonato, la pace di coloro che accettano se stessi perché credono che Dio li abbia accettati… Ogni persona, per realizzare il proprio potenziale come essere umano, ha bisogno di affrontare e accettare il lato cattivo, apparentemente vergognoso, di se stesso. La realizzazione del perdono divino, se correttamente compresa, permette agli uomini di accettarsi; mette termine alla guerra civile all’interno della personalità. Questa pace interiore, questa realizzazione di potersi accettare, segue spesso la realizzazione di essere accettati dagli altri.

Giorgio Nadali


La potenza quantica della legge di attrazione: Attrai ciò che pensi (nel bene e nel male)

“I pensieri non diventano cose. I pensieri sono cose” (Eric Michael Leventhal)

Mi piace molto questa citazione, fondamentalmente perché riassume qualcosa che ho già faccio a livello subconscio, seguendo la legge di attrazione, ma ho scoperto che molte persone hanno problemi con questo punto di vista, dicendo che non è un fatto scientificamente provato. Mi sono anche chiesto come la legge di attrazione possa funzionare, se c’è davvero una “forza” che attrae le cose nella nostra vita.

ho trovato i risultati di diversi studi negli ultimi dieci anni molto sorprendenti. Se si rompe la materia, dalle molecole agli atomi,  elettroni, neutroni e protoni, si trovano pezzi sempre più piccoli. Un’importante teoria quantistica-fisica è la teoria delle stringhe. Essa afferma in sostanza ogni materia si compone di corde, di dimensioni un milionesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di centimetro. Si dice che sono fatte di nulla, tranne poche righe di energia. Pertanto, secondo questa teoria, tutto ciò che vediamo, il vostro salotto, il testo che si sta leggendo, il tuo corpo, è fatto di pura energia. Siamo fatti di energia. Pertanto, da un punto di vista scientifico, non ha alcun senso per differire tra fantasia e realtà, perché entrambe le cose sono reali in qualche modo. Stiamo davvero vivendo in tempi entusiasmanti, in cui la scienza sta sostanzialmente confermando antichi punti di vista: i pensieri creano la realtà (come il Buddhismo, …).

Quando sono in uno stato d’animo positivo, attiro situazioni positive; viceversa, quando sono di cattivo umore, le cose più negative sembrano accadere. In principio, il tasso di cose buone e cattive può essere lo stesso per le persone positive o negative, ma persone positive concentrarsi maggiormente sugli aspetti positivi nella loro vita. Una esperienza positiva può portare ad un’altra, come una reazione a catena. Ma per far accadere le cose buone, devono essere da qualche parte prima – nella tua testa, come i pensieri. Quando tutta la vita intorno a noi compresi noi è fatto di energia, inclusi i nostri pensieri, allora perché non ci concentriamo sulle cose buone? Perché non incanalare la nostra “energia”, i nostri pensieri, in una direzione desiderata?

Quello che sono ora, dove si vive e lavora ora, le circostanze di vita attuali, le persone che conosci, tutto quello che è il prodotto dei pensieri che hai avuto e le decisioni che hai fatto negli ultimi anni. Siate pazienti con voi stessi, se vi trovate intrappolati in circostanze infelici di vita.

Invece di canalizzare l’energia in vista negative e lamentarsi, la vostra energia dovrebbe andare in cose positive, riassunta da “Fai e pensa di più di ciò che ti rende felice”. Tu sei il creatore della tua realtà, e solo tu sei responsabile della tua vita. Forse hai avuto un’infanzia ruvida, un matrimonio infelice, hai incontrato le persone sbagliate nella tua vita, hai fatto alcune decisioni sbagliate … va bene, nessuno è perfetto. Ognuno ha la propria storia, ma sta solo a voi come vivete la vostra vita, apportare modifiche, a partire dai vostri pensieri in questo momento.

Consiglio sempre di scrivere i vostri pensieri. E’ incredibile sapere quanti pensieri negativi attraversino la vostra mente ogni giorno. Questo è un dato di fatto, come puoi essere felice con i pensieri infelici? Lo scriverli è(forse per la prima volta nella tua vita) prendere conoscenza di come trattare se stessi e il vostro circostante. Una volta che li hai scritti sta a voi per trovare migliori pensieri per te stesso. Pensa pensieri migliori e scrivili. Iniziate a pensare a vostri obiettivi, e scrivete come desiderate che sia la vostra vita.

Un ricercatore ha scoperto che le persone che hanno scritto i loro obiettivi invece di limitarsi a dire ad alta voce dove più probabilità di raggiungere i loro obiettivi. Per esempio, gli studi suggeriscono che quando le persone hanno scritto i loro pensieri su un pezzo di carta e poi lo hanno gettato via, hanno anche mentalmente scartato questi pensieri. Pertanto, per avviare un cambiamento nella vostra vita, scrivete i vostri obiettivi, le modifiche desiderate nella vostra vita. Consiglio d L’energia più si incanala in una direzione desiderata, più è probabile che vedrete i risultati. Attenti agli obiettivi, dovrebbero essere realistici. Perdere più di un chilo a settimana è possibile, ma non molto sano.Conoscere il futuro marito la settimana prossima se siete single può essere possibile, ma improbabile. Scrivere ciò che si vuole è un buon modo per essere più chiari circa le vostre intenzioni, e credo che questo in qualche modo attivi la legge di attrazione.

Video di Daniele Penna, 1h 34′

Esperimenti sulla legge di attrazione

Effetto Maharishi

1993 – Dal 7 giugno al 30 luglio 1993, a di Washington DC (Distretto della Columbia), circa 4000 persone hanno partecipato ad uno studio sulla prevenzione del crimine tramite l’Effetto Maharishi , cioè un utilizzo intensivo del programma di Meditazione Trascendentale per creare uno stato di coerenza nella popolazione globale tale da ridurre stress e tensioni sociali.
I metodi dello studio erano stati approvati da 27 membri indipendenti (sociologi e criminologi universitari, rappresentanti dei dipartimenti di polizia del Distretto della Columbia e leader civili).

All’aumentare delle persone partecipanti si poté verificare una significativa diminuzione dei casi di omicidio, aggressione e stupro, con una riduzione del 23,3 % nella settimana finale del progetto, quando il numero dei meditatori era al suo massimo. La probabilità che un fenomeno simile potesse avvenire per caso è stata calcolata inferiore a 2 su 1 miliardo (p < .000000002).
In quel periodo la popolazione di Washington era di circa 600.000 abitanti; questo significa che un semplice 0,66% della popolazione globale ha potuto influire sull’insieme.

Sulla base di 41 studi minori effettuati precedentemente, un tale risultato era stato anticipato prima di effettuare l’esperimento a Washington. Tale esperimento è stato supervisionato dal Dr. John Hagelin, fisico quantistico che è comparso anche nei video “What The Bleep” e “The Secret”.

Esperimenti sulla preghiera di intercessione

Esistono svariati studi sull’efficacia della preghiera nella guarigione. Ad esempio:

1988  – Il Dr. Randolph Byrd ha pubblicato sul “The Southern Medical Journal” una dimostrazione riuscita di guarigione a distanza. Lo studio è stato fatto in doppio cieco. 393 pazienti cardiologici del San Francisco General Hospital, dopo aver firmato un consenso informato, sono stati casualmente assegnati ad un gruppo che riceveva preghiere di intercessione (192 pazienti) e ad un gruppo di controllo (201 pazienti). Lo studio è durato oltre 10 mesi; i pazienti del secondo gruppo necessitarono ventilazione assistita, antibiotici e diuretici con frequenza maggiore e statisticamente significativa rispetto al primo gruppo.

“Positive therapeutic effects of intercessory prayer in a coronary care unit population.” Randolph C. Byrd, M.D.- Medical Service, San Francisco General Medical Center, CA.  Southern Medical Journal 1988 Jul; 81(7): 826-9 http://www.iwriteiam.nl/D960916-prayer.html

1999  – Il Dr. William Harris, cardiologo del “Mid-America Heart Institute” a Kansas City, ha condotto per un intero anno – pur essendo inizialmente scettico sul risultato – uno studio su 990 pazienti con affezioni cardiache. Metà dei pazienti ricevevano delle preghiere e l’altra metà no, ad insaputa dei pazienti stessi che non erano a conoscenza dell’esperimento. I pazienti sottoposti a preghiera ebbero un 11% in meno di infarti e complicanze mediche.

Mario Kittenis (Università di Edimburgo) ha testato persone unite da forti legami emozionali e quando una delle due persone viene sottoposta a lampi di luce casuali, contemporaneamente il partner (situato in un’altra stanza) presenta un’attività nella corteccia visiva. Il tutto viene monitorato via EEG.
Ad analoghi risultati è pervenuto anche Todd Richards (Università di Washington), che ha eseguito esperimenti simili sfruttando un’apparecchiatura più sofisticata, la FMRI (Functional Magnetic Resonance Imaging) in grado di studiare l’attività cerebrale con maggior dettaglio.
Tra i primi a svolgere ricerche sull’entanglement telepatico citiamo il neurofisiologo Jacobo Grinberg-Zylberbaum (Università del Messico), che definiva potenziali evocati e potenziali trasferiti le evidenze elettroencefalografiche dell’interconnessione tra le due menti dei soggetti.
Ved. www.scienzaeconoscenza.it/articolo/creare-un-rapporto.php  ed anche
www.valdostamuseum.org/hamsmith/QuantumMind2003.html#grinzyl (in inglese)

Giorgio Nadali


I valori cristiani. 4. L’umiltà. Benessere dell’anima

Umiltà. Una parola che ci mette un po’ a disagio. Cosa significa umiltà? E’ la virtù che si oppone alla superbia. La persona umile non ha una bassa autostima. Ha piuttosto una percezione di sé equilibrata. In sostanza, non si sente né un verme inutile, ma neanche un Padre Eterno. A proposito, nella fede cristiana Dio ha dimostrato facendosi uomo di essere estremamente umile, pur essendo per definizione il massimo della potenza. L’umile quindi non è un dimesso e tantomeno un depresso. Non va in giro a testa bassa. Ma… una persona umile può avere successo? Dipende da cosa intendiamo per successo. Dio vuole sempre il successo dei suoi figli, ma per ottenerlo occorre riconoscere di avere bisogno di lui. È il contrario dell’uomo presuntuoso e autosufficiente. Nel Cristianesimo Dio sceglie l’umiltà per dimostrare la sua vicinanza e il suo amore per l’umanità. Attraverso l’umiltà di una ragazzina ebrea di quattordici anni – nella Nazareth di quasi duemila anni fa – si incarna e nasce a Betlemme in una condizione di disagio e povertà. Maria di Nazareth loda Dio dicendo: «ha guardato l’umiltà della sua serva… ha innalzato gli umili e ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore» (Luca 1,51).

Dunque Dio fa cose grande attraverso gli umili. Dobbiamo però chiarire che gli umili non sono i poveracci e che un poveraccio può benissimo non essere umile. L’umiltà è soprattutto una disposizione interiore, un tratto della personalità. La povertà del Vangelo non è quella materiale. Per viverlo non è necessario fare il voto di povertà. E’ però necessario mettere la propria fiducia in Dio e non nelle cose materiali. Usarle, possederle sì, ma senza avidità rendendole di fatto degli idoli. Lo stesso vale per il denaro. Dunque l’umile ritiene di ricevere da Dio la forza per realizzare i propri sogni, per essere innalzato. Gesù Cristo afferma “prendete esempio da me che sono mite e umile di cuore”. Anche qui è bene chiarire che mite non significa debole. Mitezza significa potenza sotto controllo. Il mite ha il controllo di se stesso. E’ il debole che perde le staffe facilmente. Mitezza e umiltà sono grande amiche. Improbabile riuscire ad essere umili senza essere miti, e viceversa. Arroganza e violenza sono purtroppo alleate. Non necessariamente violenza fisica. La violenza è anche morale e psicologica. Forse le più diffuse. La violenza psicologica più diffusa è la menzogna, la bugia. La violenza morale più diffusa è l’insulto, l’offesa. Quindi l’umiltà aiuta molto ad essere sinceri e a rispettare, a considerare anche l’altro e il suo valore. L’umiltà però non è un comportamento derivante dalla presa di coscienza dei propri insuccessi. Il verbo cauchaomài in greco sta a significare la fiera dignità dell’umile. Ma «Per essere grandi bisogna prima di tutto saper essere piccoli.

L’umiltà è la base di ogni vera grandezza», come ha ricordato Papa Francesco. L’esperienza cristiana favorisce e sostiene l’umiltà. Quali effetti benefici essa può avere sull’affettività? Perché mai la persona matura dovrebbe essere umile? Lo è di fatto? «Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato» (MT 23, 11) «L’orgoglio dell’uomo ne provoca l’umiliazione» (PR 29, 23). «Tutte le visioni, rivelazioni e sentimenti celesti non valgono il minimo atto di umiltà» scrive San Giovanni della Croce . Ed Edith Stein: «Nell’aridità e nel vuoto l’anima diventa umile. L’orgoglio di un tempo sparisce quando in se stessi non si trova più nulla che dia l’autorizzazione a guardare gli altri dall’alto in basso» mentre l’autore de L’imitazione di Cristo afferma: «Quando uno si umilia per i propri difetti facilmente fa tacere gli altri, e acquieta senza difficoltà coloro che si sono adirati contro di lui… Verso l’umile Dio si china; all’umile largisce tanta grazia, innalzandolo alla gloria, perché si è fatto piccolo; all’umile Dio rivela i suoi segreti, invitandolo e traendolo a sé con dolcezza». Non dobbiamo confondere psicologicamente l’umiltà con il senso di inferiorità e con l’assenza di autostima. L’umiltà è piuttosto la coscienza dei propri limiti, la conversione dai propri falsi idoli, l’accettazione di una realtà trascendente la propria esistenza.

Proprio l’affettività matura dà all’individuo la possibilità di essere umile. Questi, avendo scoperto il proprio valore e avendo raggiunto la piena accettazione di sé nell’autostima, non avrà bisogno di crearsi dei sostituti mentali al proprio senso di inadeguatezza e di insicurezza. Sostituti mentali che definiamo come «idoli», ai quali la persona si affida per surrogare la stima di se stessa, generando il sentimento di orgoglio. Quest’ultimo non ha nulla a che fare con l’autostima; è invece la causa di una mancanza di questa. L’individuo orgoglioso dipenderà dalle lodi e dall’apprezzamento altrui come condizione essenziale per autostimarsi ed accettarsi, ben lontano dal semplice bisogno fondamentale di essere amato. In realtà la persona è profondamente dipendente dalla rimozione del suo senso di inadeguatezza e dalla sua conseguente proiezione reattiva, che può dargli l’illusione di sentirsi autosufficiente e superiore. L’esperienza cristiana favorendo l’autostima elimina il falso sentimento di orgoglio (e quindi di «idolatria») sfociante nella superbia.

Incontra come modello di umiltà il Cristo «mite e umile di cuore» (Matteo 11, 29). Ridimensiona l’orizzonte terreno eliminando gli idoli, mettendo l’uomo di fronte alla realtà di creatura limitata. «Perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni» (Luca 12, 15), ma allo stesso stimola la consapevolezza e l’impegno alla collaborazione con Dio per realizzare il suo Regno, in un rapporto di fiducia filiale, anche nel momento della caduta e del peccato. «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati» (Matteo 9, 2). Parole che nella Chiesa continuano a risollevare la persona che è consapevole di valere proprio perché è amata da un Dio più grande del suo cuore (1 Giovanni 3, 20). La persona si pente proprio perché si scopre amata e scoprendosi amata non ha bisogno di cercare «idoli» che compensino la sfiducia in se stessa.

Giorgio Nadali


Valori cristiani. 1. Perdono. Benessere dell’anima

 

«Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi»(Matteo 6,14). «Ognuno di noi perdona in proporzione della sua capacità di amare». (François de La Rochefoucauld). La misericordia è l’amore che va oltre la giustizia. Da essa siamo stati creati ed anche salvati. La capacità di perdonare deriva dal valore principale della carità, cioè dell’amore. La persona oblativa non idealizza l’altro, ne ha un’immagine realistica, sa che l’altro può sbagliare esattamente come lui, anche se sotto diversi aspetti.Molte persone, a causa di un sentimento di colpa profondamente radicato, incontrano notevoli difficoltà a perdonare ed anche a farsi perdonare. Questi individui rifiutano inconsciamente di perdonare, sentendo che è giusto farlo. Spesso rifiutano anche Dio, perché lo vedono attraverso la lente deformante della loro mancata auto-accettazione.  Il cosiddetto “moralismo” (cioè la morale statica, schematica, amministrativa e punitiva) corrisponde infatti ad una forma nevrotica di rigidità morale. La persona“immatura” tende ad idealizzare, cioè ad assolutizzare nel proprio rigido schema mentale, sia le qualità che i difetti degli individui con i quali entra in contatto. È chiaro che identificherà l’amicizia con l’amico, l’amore con la persona amata, ma anche i difetti e gli errori con la persona che li vive.

L’equilibrio emotivo è quindi molto instabile ed esposto continuamente alla frustrazione e alla delusione.C’è una grande saggezza psicologica nell’insistenza della tradizione cristiana che il perdono proviene attraverso la Croce di Cristo. Perché in quest’uomo, ingiustamente processato, torturato e inchiodato a una croce, il cristiano vede dischiudersi le qualità del Dio che è attivo in tutto ciò che avviene. Egli vede nell’uomo crocifisso Dio che attua interamente la sua identificazione con gli uomini e con le donne, a prescindere dalla loro responsività. Se Dio arriva a tanto nel tollerare gli uomini così come sono, allora un uomo dovrebbe essere capace di tollerare se stesso…Bunyan, scrivendo sul cristiano, descrive la propria esperienza. Dopo essere stato tormentato per molti anni da un sentimento di colpa, imparò attraverso la croce a smettere di rifiutare se stesso e ad entrare nella pace del perdonato, la pace di coloro che accettano se stessi perché credono che Dio li abbia accettati… Ogni persona, per realizzare il proprio potenziale come essere umano, ha bisogno di affrontare e accettare il lato cattivo, apparentemente vergognoso, di se stesso. La realizzazione del perdono divino, se correttamente compresa, permette agli uomini di accettarsi; mette termine alla guerra civile all’interno della personalità. Questa pace interiore, questa realizzazione di potersi accettare, segue spesso la realizzazione di essere accettati dagli altri…

Oltre al fatto che molti non riescono ad accettare se stessi finché non si rendono conto di essere accettati da altri, sembra anche che non riusciamo a perdonare a meno che non ci rendiamo conto di essere perdonati. Se un uomo non può accettarsi, ed è sulla difensiva verso una parte della propria personalità, gli sarà impossibile accettare completamente gli altri. Se invece l’uomo ha trovato la pace che deriva dall’aver accettato se stesso, sarà capace e felice di accettare gli altri; non avrà più paura delle ripercussioni che tale accettazione potrebbe avere sul suo intimo. Poiché è in pace con Dio e in pace con se stesso potrà essere in pace con tutti gli uomini». Si perdona per amore verso gli altri, ma anche per amore verso se stessi. Si perdona per continuare a vivere sereni, senza rancore. Non è dimenticare il male ricevuto, ma superarlo per vivere in pienezza. Inoltre, l’incapacità di perdonare rende impossibile comprendere e rendere efficace il perdono di Dio.«Neanche io ti condanno. Và e d’ora in poi non peccare più» (Giovanni 8, 11) «La tua fede ti ha salvato» (Luca 17, 19).“Solamente chi è forte è capace di perdonare.

Il debole non sa ne perdonare ne punire”, diceva Gandhi. «Dimenticare le devastazioni del peccato, dirai, nessuno lo può; resta il rimorso, tenace, lancinante. Se la tua immaginazione ti presenta l’immagine distruttrice del passato, sappi che Dio non ne tiene conto. L’hai capito? Per vivere il Cristo in mezzo agli altri, uno dei rischi più grandi è il perdono. Perdonare e di nuovo perdonare, ecco ciò che cancella il passato e immerge nell’istante presente. Portatore del nome di Cristo, cristiano, per te ogni istante può diventare pienezza… Non si perdona per interesse, perché l’altro cambi. Sarebbe un calcolo miserabile che non ha nulla da spartire con la gratuità dell’amore. Si perdona a causa del Cristo». Così scriveva Frere Roger Schutz, fondatore della comunità ecumenica di Taizé, in Francia. Ventidue anni dopo – nel 2005 – all’età di novant’anni, fu accoltellatoil 16 agosto da una squilibrata romena durante la preghiera comune della sera nella chiesa della riconciliazione, davanti a tremila fedeli. Ai suoi funerali i suoi confratelli dissero: «Dio di bontà, noi affidiamo al tuo perdono LuminitaSolcan che, in un atto malsano, ha messo fine alla vita del nostro fratello Roger. Insieme a Cristo sulla croce, ti diciamo: Padre, perdonala, non sa quello che ha fatto (Luca 23,34). Spirito Santo, ti preghiamo per il popolo di Romania e per i giovani romeni talmente benvoluti a Taizé». L’unica via di uscita alla spirale del mistero del male è il perdono. Solo perdonando si può proseguire serenamente il cammino della vita, perché – come diceva Nelson Mandela – il perdono libera l’anima e cancella la paura.

Giorgio Nadali