Occultismo tibetano: Il Tulpa, ovvero il fantasma creato dalla meditazione

Tecnicamente il tulpa è un’eggregora derivante dalla meditazione buddhista. Una eggregora è un’entità incorporea, creata attraverso speciali metodi di meditazione, i quali possono influenzare il pensiero di un gruppo di individui.

Tulpa (tibetano: སྤྲུལ་ པsprulpa; sanscrito: निर्मित nirmita e निर्माण Nirmana; costruireo “costruire”), tradotto anche come “emanazione magica“, cosa evocata e “fantasma è un concetto nel misticismo di un essere o un oggetto che viene creato attraverso la disciplina spirituale o mentale. Esso è definito nei testi buddhisti indiani come qualsiasi apparizione creato irreale, illusorio o mente. Secondo Alexandra David-Néel, i tulpa sono formazioni magiche generate da una potente concentrazione del pensiero.” E ‘un pensiero materializzato che ha preso forma fisica e di solito è considerato come sinonimo di una forma-pensiero
Un antico testo buddhista, il Samaññaphala Sutta elenca la possibilità di creare un “corpo fatto di mente” (Manomayakaya) come uno dei “frutti della vita contemplativa”. testi commentario come il Patisambhidamagga e lo stato Visuddhimagga che questo corpo fatto di mente è come Gautama Buddha e Arhat sono in grado di viaggiare in regni celesti utilizzando il continuum del flusso mentale (bodhi) ed è utilizzato anche per spiegare il miracolo di moltiplicazione del Buddha come illustrato nella Divyavadana, in cui il Buddha ha moltiplicato il suo corpo emanazione ( “nirmita”) in innumerevoli altri organismi che riempivano il cielo. Un Buddha o di altro essere realizzato è in grado di proiettare molti come “nirmiti” simultaneamente in una infinita varietà di forme, in diversi ambiti contemporaneamente.

Il filosofo buddhista Vasubandhu definisce come come siddhi o nimrita, poteri psichici sviluppati attraverso la disciplina buddhista, la disciplina di concentrazione e di saggezza (samadhi) nel suo lavoro seminariale sulla filosofia buddista, la Abhidharmakosa. Bodhisattvabhumi di Asanga definisce Nirmana come illusione magica e “in fondo, qualcosa senza una base”. 
La scuola Madhyamaka della filosofia vede tutta la realtà come vuoto di essenza, tutta la realtà è vista come una forma di nirmita o illusione magica.

Tulpa è un concetto disciplina spirituale e gli insegnamenti del buddismo tibetano e Bon. Il termine “pensiero” è usato già nel 1927 in traduzione Evans-Wentz ‘del Libro tibetano dei morti. John Myrdhin Reynolds in una nota alla sua traduzione in inglese della storia della vita di Garab Dorje definisce un tulpa come “un’emanazione o una manifestazione.”
Dato che
l’uso tibetano del concetto di tulpa è descritto nel libro magico dell’uso delle forme di pensiero, lo studente doveva dedurre che il tulpa fosse solo un’allucinazione. Se invece avesse creduto che il tulpa fosse una divinità vera, “L’allievo che crede questo è considerato un fallimento – ed è destinato atrascorrere il resto della sua vita in un’allucinazione scomoda”.
l termine è usato nelle opere di Alexandra David-Néel, un’esploratrice franco-belga, spiritualista e buddhista, che ha osservato queste pratiche nel XX Secolo il Tibet. David-Néel ha scritto che “un Bodhisattva compleo è in grado di effettuare dieci tipi di creazioni magiche. Il potere di produrre formazioni magiche, tulku o tulpas meno duraturo e materializzati, non, però, appartengono esclusivamente a tali esseri esaltati mistiche. Qualsiasi umana, divina o demoniaca essere possono essere pervaso di essa. L’unica differenza deriva dal grado di potere, e questo dipende dalla forza della concentrazione e la qualità della mente stessa“.

David-Néel ha scritto anche della capacità di un tulpa di sviluppare una mente propria:Una volta che il tulpa è dotato di sufficiente vitalità per essere in grado di riprodurre la parte di un essere reale, tende a liberarsi dal controllo del suo creatore. Questo, dicono gli occultisti tibetani, accade quasi meccanicamente, proprio come il bambino, quando il suo corpo è completato e in grado di vivere a parte, lascia grembo di sua madre “.  David-Néel ha affermato di aver creato un tulpa a immagine di un jolly . Frate Tuck-come monaco che in seguito sviluppato una vita propria e ha dovuto essere distrutti.  David-Néel ha sollevato la possibilità che la sua esperienza sia stata illusoria: “forse ho creato la mia allucinazione.”
OLTRE non si assume alcuna responsabilità per i lettori non lama tantrici che dovessero creare dei tulpa con la meditazione.
Giorgio Nadali

Studio finlandese rivela come le emozioni si manifestano nel nostro corpo

Un gruppo di ricercatori delle università di Aalto e Tampere, in Finlandia, ha individuato attraverso un test scientifico i legami tra le emozioni che proviamo e le parti dell’organismo che reagiscono nello specifico a queste emozioni, somatizzandole, e ha creato una mappa di queste correlazioni in cui ad ogni emozione viene associato il distretto corporeo corrispondente.

Lo studio, intitolato “Bodily maps of emotions, è stato pubblicato il 31 dicembre 2013 su Proceedings of the National Academy of Sciences (la rivista ufficiale dell’Accademia Nazionale delle Scienze statunitense) ed è il frutto di una ricerca condotta su più di 700 persone di nazionalità e cultura diversa, soprattutto finlandese, svedese e taiwanese, che sono state indotte ad identificarsi in svariate situazioni emotive (attraverso racconti, filmati ed immagini) e riportare ciò che sentivano nel proprio corpo durante l’identificazione su una mappa dell’organismo umano.
Nella grafica, in giallo e in rosso sono indicate le zone che vengono particolarmente accese dalla reazione emotiva, mentre in azzurro e blu quelle private progressivamente di calore.

Le emozioni che producono maggiore calore nel corpo risultano l’innamoramento (lungo le braccia, la sommità della testa e la zona interna delle cosce), ma anche la vergogna (busto, torace e testa), l’invidia (testa e torace) e la rabbia (che scalda in particolare le mani). L’ansia sembra riscaldare il busto ed in parte la testa, ma raffredda gli arti, in particolare le gambe, così come la vergogna e l’invidia. 
Significativo come la felicità (o le condizioni di contentezza o soddisfazione che le si avvicinano di più) riscaldi invece tutte le regioni del corpo (seppure in gradazioni diverse), mentre la tristezza e ancor più la depressione privano di calore ed indeboliscono tutto l’organismo, in particolare gli arti.
Emozioni più complesse, come ansia, innamoramento, depressione, disprezzo, orgoglio, invidia, vergogna, hanno mostrato una minore incisività nel corpo (forse perché agiscono nel lungo termine, a seconda dell’abitudine ad identificarvisi), a differenza di emozioni primarie quali rabbia, paura, disgusto, felicità, tristezza e sorpresa.
Secondo gli autori, il fatto che questi risultati siano uguali sia tra gli europei sia tra gli asiatici dimostrerebbe che le emozioni non sono influenzate, nel loro manifestarsi nel corpo, dall’ambiente culturale di riferimento, e conferisce ulteriori validazioni accademiche al legame tra emotività, pensiero e sensazioni fisiche.

Jacopo Castellini

per gentile concessione di Nexus Edizioni, Tiziana Chiarion

Angeli contro Demoni. Continua la guerra

Gli angeli ancora risplendono, anche se è caduto quello più splendente, scriveva William Shakespeare. Ce ne rendiamo conto? Li ascoltiamo? Lo scrittore Paulo Coelho ci ricorda: “Raramente ci rendiamo conto che siamo circondati da ciò che è straordinario. I miracoli avvengono intorno a noi, i segnali di Dio ci indicano la strada, gli angeli chiedono di essere ascoltati”.

Nella Bibbia sono chiamati מלאך אלהים (mal’akh Elohim; messaggero di Dio), מלאך יהוה (mal’akh Adonai; messaggero del Signore), בני אלוהים (b’nai Elohim; figli di Dio) e הקדושים (ha-qodeshim; i santi). Altri termini usati in testi più recenti sono העליונים (ha’elyoneem; i superiori). Daniele è il primo a riferirisi agli angeli con un nome proprio.
Nel Giudaismo vi è il detto « Chi compie una Mitzvà acquisisce un angelo, chi ne compie due acquisisce due angeli, chi compie più Mitzvot acquisisce mezza schiera di angeli ». Il Mitzvà è un comandamento.

Secondo la Cabala ebraica vi sono 4 mondi e il nostro è l’ultimo, quello dell’azione (Assiyah). Gli Angeli esistono nei mondi superiori come “compiti” di Dio. Gli Angeli sono un’estensione di Dio che produce effetti in questo mondo. Dopo che un Angelo ha realizzato il uo compito, cessa di esistere. L’Angelo è il compito stesso. Questo deriva dal libro della Genesi, quando Abramo incontra 3 angeli e Lot ne incontra 2. Il compito di uno di loro era di informare Abramo di suo figlio. Gli altri due dovevano salare Lot e distruggere Sodoma e Gomorra.
Gli Angeli sono persone spirituali. Persona non vuol dire necessariamente “essere umano”. Una persona è un essere libero, intelligente, razionale e spirituale. Quelle spirituali dotate di un corpo sono gli esseri umani. Quelle incorporee sono gli Angeli (creature) e Dio (creatore in 3 Persone divine).

La collezione angelica

La collezione Gianni Brandozzi di Ascoli Piceno è una delle più complete raccolte di opere figurative dedicate all’iconografia e al culto degli angeli. Oltre 100 capolavori, oggetti d’arte e di alto artigianato che hanno per oggetto l’iconografia cristiana di angioletto dorati i quali impreziosivano chiese e abbellivano dimore, in gran parte lignee negli originali d’epoca dal ‘600 all’800.
Museo degli Angeli. Beloit, Usa
Si trova a Beloit, Winsconsin, USA. E’ un enorme museo dedicato interamente alla figura angelica. Il museo dispone di due collezioni raffiguranti Angeli nelle più disparate fogge. La collezione Berg conta dodicimila pezzi provenienti da Giappone, Italia, Spagna, Portogallo, Taiwan, Cina, Stati Uniti e da numerosi altri Paesi. Tra i materiali dei pezzi raffiguranti gli Angeli ci sono il legno, il vetro, il metallo, la stoffa. La collezione dell’Angelo Nero conta seicento pezzi di Angeli di colore, donati alla giornalista afroamericana Ophrah Winfrey dai suoi ascoltatori.

La più alta statua di un angelo. Gateshead, Gran Bretagna

E’ Angel of the North, una scultura moderana di Antony Gormley. Alta 20 m. con ali larghe 54 m. Si torva a Gateshead, Inghilterra su una collina. La statua più alta di un angelo in stile classico è quella dell’Angelo Moroni sulla Cumorah Hill a Palmyra, Nw York (USA). E’ l’angelo che ha parlato nel 1823 con Joseph Smith, fondatore dei mormoni e gli ha consegnato la tavole d’oro che ispirarono il Libro di Mormon, proprio nello stesso luogo dove oggi sorge la statua, alta 3 m. su un piedistallo di 7,62 m. Opera dello scultore norvegese Torleif S. Knaphus, il monumento fu inaugurato dal presidente americano Heber J. Grant il 21 luglio 1935.

L’esorcismo col pesce consigliato dall’Angelo Raffaele

Nell’Antico testamento Tobia compie un esorcismo su Sara allontanado il diavolo con l’odore del fegato e del cuore di un pesce (Tobia 8,3), secondo i consigli dell’Angelo Raffaele (Tobia 6,8). “Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona, uomo o donna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo e cesserà in essa ogni vessazione e non ne resterà più traccia alcuna”. “L’odore del pesce respinse il demonio, che fuggì nelle regioni dell’alto Egitto. Raffaele vi si recò all’istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in ceppi”. (Tobia 8,3)
[In realtà l’Angelo Raffaele utilizza le credenze antiche per manifestare la liberazione divina].
Iconografia
Le ali = simbolo di prontezza alla volontà divina. Dipinte dal V secolo. Provengono da divinità alate pagane
La veste bianca = purezza
L’aureola = santità. Proviene dal nimbo delle divinità pagane
Padri della Chiesa
“Ogni fedele ha al suo fianco un Angelo protettore e pastore, per condurlo alla vita” (S. Basilio di Cesarèa – Adversus Eunomium 3,1)
“Dobbiamo pregare gli Angeli perché ci sono dati come guardiani” (S. Ambrogio)

Religioni

Le tre Religioni monoteiste (Ebraismo, Cristianesimo e Islam) credono nell’esistenza degli Angeli. In totale circa 3,5 miliardi di fedeli.
Dottrina Cattolica
Il Catechiesmo della Chiesa Cattolica, al paragrafo 328, afferma che “l’esistenza di esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente Angeli, è una realtà di fede. La testimonianza delle Scritture è tanto chiara quanto l’unanimità della Tradizione”.
Malintesi popolari. Gli Angeli NON sono:
Uomini defunti; portafortuna; coloro che ci eliminano ogni sofferenza; sessuati; corporei; legati a segni zodiacali; da evocare con lo spiritismo; creati beati (hanno passato una prova di fedeltà a Dio per essere beati); bambini defunti.

La funzione dell’Angelo custode

E’ di sostenerci nelle prove della vita in modo che possiamo realizzare il disegno di Dio su di noi. Può proteggerci, ma non evitare qualsiasi sofferenza della vita. Gesù disse: «Chi vuol essere mio discepolo rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua: chi vuol salvare la sua vita la perderà, chi la perderà per me, la salverà» (Mt 16,24). Ogni persona ha un Angelo custode dal momento della nascita. Dal concepimento alla nascita il bambino è sotto la protezione dell’Angelo custode della mamma. L’Angelo custode è colui che ci introdurrà nella vita eterna al momento della morte terrena.

Angeli interreligiosi

Gabriele è presente nella fede dell’Islam. Consegna il Corano a Maometto. Ogni fedele islamico ha 11 Angeli custodi. Per l’Islam i capitoli del Corano (dette sure) sono stati disposti nell’ordine in cui furono insegnati al profeta Maometto dall’arcangelo Gabriele.

Angeli biblici

La parola “angelo” al singolare è presente nella Bibbia 146 volte, in 212 versetti. (129 volte nell’A.T. e 94 volte nel N.T.)
La parola “angeli” al plurale è presente nella Bibbia 177 volte, in 97 versetti (17 volte nell’A.T. e 83 volte nel N.T.)
Malachim (traduzione: Messaggeri) Parola generica per Angeli
Michele – Antico Testamento e Nuovo Testamento. (traduzione: chi è come Dio) Realizza la gentilezza di Dio. L’arcangelo Micael il cui nome significa: “Chi è come Dio”? è menzionato in Daniele 10:13,21; 12:1 come uno dei grandi capi angelici e come il protettore del popolo d’Israele. In Apocalisse 12:7 come il capo che, coi suoi angeli, combatte contro a Satana e lo vince. In Italia è’ patrono della Polizia di Stato.
“Ma io ti voglio far conoscere ciò che è scritto nel libro della verità; e non c’è nessuno che mi sostenga contro quelli, tranne Michele vostro capo”. (Daniele 10,21)
“Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli” (Apocalisse 12,7)
“L’arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore!” (Giuda 9)
Gabriele – Antico e Nuovo Testamento. Unico Angelo presente anche in un’altra Religione, l’Islam (traduzione: La Forza di Dio) Realizza atti di giustizia e potenza.
“Mentre dunque parlavo e pregavo, Gabriele, che io avevo visto prima in visione, volò veloce verso di me: era l’ora dell’offerta della sera” (Daniele 9,21)
“Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret” (Luca 1,26)
Raffaele (traduzione: Dio guarisce) Forza guaritice di Dio.
“Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore” (Tobia 12,15)
Serafini (traduzione: I Brucianti) Proteggono i cancelli del Giardinodell’Eden
Angeli della Cabala ebraica
Uriel – Cabala ebraica (traduzione: Dio è la mia luce) Ci guida al nostro destino
Malach HaMavet – Cabala ebraica (traduzione: Angelo della Morte)
HaSatan (traduzione: il persecutore, l’avversaio, l’accusatore) Porta i nostri peccati davanti alla corte divina
Chayot HaKodesh (traduzione: creature viventi) Sono gli Angeli che il profeta Ezechiele vide nella sua visione del carro divino.
Ophanim (traduzione: Orbite) Influenza
HaMerkavah (traduzione: Il Carro, trasportatore della Gloria divina)

Classificazione cristiana

La classificazione più influente fu discussa da Pseudo-Dionigi nel quarto o quinto secolo, nel libro De Caelesti hyerarchia. In questo suo lavoro, l’autore aveva indicato alcuni passaggi del Nuovo Testamento, nello specifico gli Efesini 6,12 e i Colossesi 1,16, sulla cui base costruire uno schema di tre Gerarchie, Sfere o Triadi di angeli, nella quale ogni Gerarchia contiene tre Ordini o Cori. In decrescente ordine di potenza questi sono:

Prima Gerarchia:

Serafini. Appartengono al più alto ordine di angeli, asservono il ruolo di guardiani del trono di Dio e continuamente cantano le sue preghiere
Cherubini. Sono i guardiani della luce e delle stelle. Si crede che, anche se sono stati rimossi dal piano reale e materiale degli uomini, la luce divina che essi filtrano giù dal cielo possa ancora toccare le vite umane. Hanno quattro ali e quattro facce, ovvero una umana, una di cherubino, una di leone ed infine una di aquila. I Cherubini sono considerati coloro dediti alla protezione. Essi stanno a guardia dell’Eden e del trono di Dio.
Troni o Ophanim. Il loro compito è quello di portare il trono di Dio per il Paradiso in suo nome. San Paolo usa il termine troni nella lettera ai Colossesi 1:16. Sono portatori del Divino, premurosamente aperti a ricevere le Sue donazioni

Seconda Gerarchia:

Dominazioni. Sono conosciute anche come Hashmallim, e hanno il compito di regolare i compiti degli angeli inferiori. Ricevono i loro ordini dai Serafini, Cherubini o direttamente da Dio, e devono assicurarsi che il cosmo sia sempre in ordine. È con estrema rarità che le Dominazioni assumano forma fisica per mostrarsi ai mortali. Invece, si interessano tranquillamente dei particolari dell’esistenza. Il termine dominazioni è usato da San Paolo nella seconda lettera ai colossesi 1,16.

Virtù. Il loro dovere è quello di osservare i gruppi di persone. La loro forma è simile a lampi di luce che ispirano nell’umanità molte cose come l’Arte o la Scienza. Il nome Virtù significa coraggio saldo e intrepidità in tutte le attività, un coraggio che mai si stanca di accogliere le illuminazioni donate dal Principio divino, che è anzi potentemente teso all’imitazione di Dio.
Potestà. Nella credenza popolare sono gli Angeli che accompagnano le decisioni dei padri e li consigliano nella cura della famiglia.

Terza Gerarchia:
Principati. sono esseri angelici dalla forma simile a raggi di luce. Si trovano oltre il gruppo degli arcangeli. Sono gli angeli guardiani delle nazioni e delle contee, e tutto quello che concerne i loro problemi e eventi, inclusa la politica, i problemi militari, il commercio e lo scambio. Uno dei loro compiti è quello di scegliere chi tra l’umanità può dominare. San Paolo usa il termine Principati nelle lettere ai Colossesi 1:16 e agli Efesini 1:21;3:10.
Arcangeli. La parola “arcangelo” è usata solamente due volte nelle scritture ( ma diverse volte nel Septuaginta): una volta riferendosi a Michele l’arcangelo e nell’altro caso riferendosi a Gabriele
Angeli. Sovraintendono a tutte le occupazioni degli uomini

Angeli decaduti. I demoni

Demoni biblici

Lucifero. Antico Testamento. “Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell’aurora?.. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso!” (Isaia 14,12-15)
Belzebub. Nuovo Testamento. “Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero: «È in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl”. (Luca 11,14-18)

Demoni della Cabala ebraica

La Cabala è parte della tradizione esoterica della mistica ebraica, in particolare il pensiero mistico sviluppatosi in Europa a partire dal VII-VIII secolo.
Secondo la Cabala ebraica esistono sei categorie di demoni:

Demoni del Fuoco: abitano le regioni più lontane degli Inferi.
Demoni dell’Aria: dimorano e volano intorno agli uomini.
Demoni della Terra: essi si mescolano agli uomini con il compito di tentarli e ammaliarli.
Demoni dell’Acqua: vivono negli oceani, nei mari e nei fiumi provocando burrasche e naufragi.
Demoni Sotterranei: si celano nei pozzi e sono la causa di terremoti e delle eruzioni vulcaniche
Demoni delle Tenebre: devono il loro nome al fatto che vivono lontani dal sole.

La Cabala divide queste categorie di demoni in 10 gruppi, ciascuna comandata da un demonio particolare

THAMIEL: i bicefali. Spiriti in rivolta dominati da Moloch.
CHAIGIDEL: Spiriti di menzogna guidati da Beelzebub e da Bodon.
SATARIEL: i velatori. Spiriti della falsità, retti da Lucifugo.
GAMCHICOLH: i Perturbatori di anime. Spiriti impuri governati da Astaroth.
GALB: gli Incendiari. Spiriti della collera dominati da Asmodeo.
TAGARIRIM: i litigiosi. Sono gli Spiriti della discordia guidati da Belphegor.
HARAB SERAPHEL: i corvi della morte. Spiriti ribelli governati da Baal.
SAMAEL: i battaglieri. Spiriti della ferocia guidati da Adramelech.
IAMALIEL: gli Osceni. Spiriti capeggiati da Lilith.
RESHAIM: i malvagi. Spiriti crudeli governati da Nahenia.
DRAKROLLIL: i Draghi della Morte. Spiriti della Morte governati da Abraxas.

Giorgio Nadali


I segreti del Nirvana

Nel Buddhismo il nirvana è l’estinzione (nir) di ogni desiderio (vana), lo scopo finale dell’esistenza e la liberazione finale dal dolore: «Tutto è dolore Il dolore si combatte eliminando il desiderio». In psicoanalisi il «Principio del Nirvana» è quello che esprime la tendenza a raggiungere uno stato non conflittuale di libertà dal dolore o dalle preoccupazioni. Il desiderio di uno stato di oblio come manifestazione dell’istinto di morte. Per Schopenhauer è la negazione della volontà di vivere la cui esigenza scaturisce dalla conoscenza della natura dolorosa e tragica della vita. Il mokṣa è la liberazione in questa vita (jivanmukti) o escatologica (karmamukti) dal ciclo di reincarnazioni, il samsàra.

Il funerale tradizionale taiwanese con le spogliarelliste funebri

Dentro il padiglione funebre – nella casa del defunto – è fatto il lamento funebre e i famigliari strisciano fino alla bara. Il defunto ha lascito per tempo le sue ultime volontà e disattenderle può portare mala sorte alla famiglia. Il figlio maggiore indossa le vesti cerimoniali. A Taiwan le ballerine erotiche vengono ingaggiate per eventi come matrimoni e funerali. Molti pensano che spettacoli esotici e costosi siano onorevoli e facciano felici déi, spiriti e uomini. In casa viene offerto cibo al defunto per il suo viaggio. Poi viene deposto nella bara, piena dei soldi finti chiamati jīnzhǐ.

A Taiwan il rispetto per il defunto si misura con la folla, i soldi spesi per il funerale (in genere almeno quindicimila euro) e il numero più alto possibile di decibel della musica festosa. Una banda con majorettes, sassofoni, suonatori di tamburo trasportati da carrelli motorizzati e cantanti col microfono accompagnano il feretro. È chiamato il “carro di Buddha” e apre il corteo funebre. Poi segue il grande dragone di carta con i ballerini che fanno la danza del drago. Due bande musicali interamente femminili. Vengono cantati pezzi pop. A seguire, un altro carro allegorico funebre con palcoscenico mobile e ballerine di lap dance che la per giusta somma di denaro si spogliano durante il corteo funebre e anche davanti alla lapide. Tutto per fare felice il defunto. Nella bara viene fatta un’apertura affinché il defunto possa guardare le ragazze mentre ballano al cimitero. Poi è interrata. Nella cultura buddhista la morte non è affatto qualcosa di triste.

Il Naraka, l’inferno Indù e Buddhista

Nel codice di Manu (induista) si parla non di uno, ma di ben ventuno inferni diversi, ciascuno col suo nome. Ciascun inferno ha una sua pena. È escluso che Dante Alighieri si sia ispirato al Codice di Manu nella sua descrizione delle pene infernali, ma è strano notare la somiglianza dei vari inferni buddhisti e induisti con le pene del contrappasso dantesco. È fuori discussione che l’inferno sia caldo. Questo però solo nella visione cristiana. Infatti, Gesù parla di «fuoco eterno» dell’inferno (Matteo 25,41). Il Codice di Manu parla anche di otto inferni freddi, oltre a otto inferni caldi. Nel Naraka Huhuva si battono i denti. È proprio chiamato “Il Naraka dei denti che battono”. Stranamente si parla di “stridore di denti” infernali anche nel Vangelo di Luca 13,28 e in altri sei passi evangelici.

Il Taoismo conosce un rito dei denti che battono, il K’ou-ch’ih. Il Naraka Nirarbuda è l’inferno freddo delle vesciche scoppiate. Nel Naraka Aṭaṭa i dannati hanno così freddo che non fanno altro che balbettare «at, at, at», da cui il nome: il Naraka del tremito. Il Codice di Manu descrive anche la durata della vita infernale. Non è eterna, come nella visione cristiana e islamica, ma è notevolmente lunga. L’inferno caldo Naraka Pratāpana, quello «dell’immenso calore» per intenderci, dura un numero astronomico di anni: 42.467.328 per dieci alla decima. In sostanza più anni d’inferno che del numero delle stelle nell’universo; tutti ospiti di Yama, il padrone di casa del naraka. No, non è Satana.
L’Avichi è l’inferno peggiore. I naraka freddi e caldi sono circondati da sedici inferi secondari. I dannati sono triturati, spezzettati, mangiati vivi da uccelli col becco di ferro, tagliati a pezzi dalle affilatissime foglie degli alberi infernali. Una speranza però c’è.

Il rito dell’ullambana. Letteralmente significa “salvare i defunti appesi sottosopra”. Questo rituale a favore dei defunti è praticato sia dall’Induismo, sia dal Taoismo, sia dallo Shintoismo. Il termine ullambana deriva dal sanscrito avalambana: e significa “appeso a testa in giù”. È questo il tormento dal quale si vogliono salvare i defunti. In Cina è praticato il quindicesimo giorno del settimo mese buddhista (agosto) per aiutare gli spiriti affamati (preta) mediante offerte di cibo, spesso in forma simbolica e di carta (vedi Jīnzhǐ). In Giappone lo urabon si tiene il 15 luglio e il 15 agosto.

Funerale simulato da vivi

In Corea del Sud vi è il più alto tasso di suicidi al mondo. Dai 400.000 ai 779.000 nel mondo. Dei venti Paesi con alti tassi di suicidio, diciassette appartengono all’area dei Paesi più ricchi e benestanti; lo status socioeconomico delle persone non costituisce un fattore rilevante di rischio suicida; più una persona, o uno Stato, è religiosa e minore è il suo tasso di suicidio; i protestanti presentano un tasso di suicidio più alto degli ebrei, e questi, a loro volta, più alto dei cattolici .

La Cheonan la Coffin Academy (“Accademia della bara”) offre un programma che vuole prevenire i suicidi. Il momento più importante del macabro rituale è il finto funerale in cui i partecipanti sono chiusi ognuno nella propria bara posta in una grande sala. Si scatta la foto della persona da porre con un lumino sulla bara. Viene indossato il tradizionale sudario coreano e letto l’elogio funebre di ciascuno dei partecipanti. Il coperchio della bara è chiuso con un martello dopo che il partecipante vi si è sdraiato. Per dieci minuti ognuno riflette sulla propria vita, prima che la bara sia riaperta. Nessuno dei partecipanti al rito si è poi suicidato.

Monaci buddhisti robotizzati al cimitero

Al cimitero centrale di Yokohama (Giappone) la Elevator Systems Co. di Tokyo ha installato un monaco buddhista robot del valore di 380.000 dollari. Il monaco robot inizia automaticamente alle nove di mattina a intonare le preghiere di quattro sette buddhiste, sbattendo le palpebre e aprendo la bocca in base alla registrazione su cd rom. Svolge la funzione di quattro monaci. Un altro monaco robot è installato presso il tempio buddhista Hotoku-ji, a Kakogawa (Giappone). Di solito sta fermo in meditazione, ma quando i suoi sensori sentono l’avvicinarsi di un fedele, il monaco robot creato da Yoshihiro Motooka inizia a intonare un sutra, mentre lo shumoku (pestello) che tiene nella sua mano destra batte ritmicamente il suo bel mokugyo (gong di legno buddhista). Il robot è stato creato con parti usate di altri apparecchi. Il monaco robot è rasato, tiene in mano un rosario juzu ed è inginocchiato.

Giorgio Nadali


Khajuraho. Il complesso dei templi erotici, patrimonio UNESCO

Il complesso dei templi di Khajuraho, nello stato indiano dello Madhya Pradesh fu costruito tra il 950 e il 1050 d.C.. Il nome Khajuraho deriva dal khajur, la palma da dattero, molto diffusa nella zona, ma la sua attrazione principale non è costituita dai dolci frutti. È il complesso religioso più erotico esistente al mondo. I suoi murali e le sue statue rappresentano un tributo alla vita nell’era dei re Chandela Rajput, quando furono costruiti.

Il più grande dei venti templi meglio conservati del complesso è il Kandarya Mahadeva – dedicato al dio Shiva – alto trentuno metri. Nella sua parte più sacra è conservato un grosso lingam (pene) di pietra, simbolo appunto del dio Shiva. Anche il tempio Matangeshwara, appena fuori dell’area occidentale, è dedicato a Shiva e la sua attrazione principale è un lingam (pene di Shiva) alto due metri e quaranta centimetri.

Il lingam è sempre presente in tutti i templi indù – non solo a Khajuraho – e si erge al di fuori della sua base, costituita dalla yoni, (vulva) la sua shakti (potenza). Questa rappresentazione di pietra di forma fallica è chiamata shivalingam. Questo perché nell’induismo il sesso è sacro. Da esso viene la vita. Il santuario è ornato con divinità maschili e femminili e apsaras (fanciulle celestiali) tutte impegnate nelle più disparate attività erotiche esplicite.

Anche se solo il dieci per cento delle sculture dei templi di Khajuraho sono erotiche, si vede del sesso orale, sesso di gruppo, autoerotismo e anche l’unione sessuale tra un uomo e un cavallo. Le attività erotiche rappresentate sono legate al Tantra, una dottrina spirituale antica di quaranta secoli, tanto quanto la religione più antica al mondo ancora esistente, l’induismo. Nel Tantra vi è la ricerca dell’unione spirituale e il distacco dai legami terreni anche attraverso pratiche sessuali. Il sesso ha quindi un significato molto diverso dalla visione occidentale, almeno tanto quanto la distanza tra la genitalità materialista e l’erotismo spirituale.

Il Mahatma Gandhi voleva fare distruggere il complesso, circondato dai grandi giardini, ma il governo si oppose. Rimasero in stato di abbandono sino al XVIII secolo. Poi furono restaurati per la prima volta dagli inglesi nel 1838 e infine nel 2009. Oggi un aeroporto certamente sovradimensionato rispetto alle dimensioni del paesino indiano, accoglie milioni di visitatori attratti dalle rappresentazioni in bassorilievo del Kamasutra (il testo sacro del III sec d.C. scritto da Vatsyayana, un monaco che viveva in castità assoluta). Dal 1986 l’UNESCO li ha dichiarati patrimonio storico dell’umanità.

Giorgio Nadali


Le opere di misericordia. 4. Consolare gli afflitti

“Beati gli afflitti, perché saranno consolati”. È la seconda beatitudine che proclama Gesù (Matteo 5,4). La consolazione viene da Dio perché, come recita il Salmo 33 ”il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito egli salva gli spiriti affranti”. “Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio”. (2 Corinzi 1,3-4). Consolare è un atto di grande carità. San Paolo scrive a Filemone: “la tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione” (Filemone 7). Le occasioni di mettere in pratica questa grande opera di misericordia sono infinite. “Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia”, promette Gesù (Giovanni 16,20). Abbiamo un Consolatore che opera per mezzo nostro, lo Spirito santo.

Possiamo consolare con le parole, la preghiera, il consiglio, con una presenza silenziosa e naturalmente con le opere di misericordia corporale. Il modo migliore è ovviamente quello di donare noi stessi, cioè il nostro tempo. È un modo più profondo e personale che donare denaro e cose materiali. Basta alle volte una parola di speranza, soprattutto basata sulla Parola con la P maiuscola, cioè quella dii Dio. Chiunque può essere afflitto per moltissimi motivi, soprattutto in questi tempi di crisi. Va distinta l’afflizione dalla malattia psicologica e dalla depressione. Dobbiamo comprendere che in forza del nostro battesimo siamo tutti testimoni della speranza che è in noi (1Pietro 3,15) e operatori dell’amore di Dio. Consolare gli afflitti che Dio pone sul nostro cammino di vita è quindi un dovere per chiunque si definisca cristiano. Oggi si sta diffondendo anche il coaching spirituale, una nuova professione laica riconosciuta per legge dallo Stato italiano. Ma per consolare una persona basta poco. Come diceva Madre Teresa di Calcutta “non sapremo mai quanto bene può fare un semplice sorriso”.

Papa Francesco scrive nella sua enciclica Deus caritas est (Dio è amore): “L’amore — caritas — sarà sempre necessario, anche nella società più giusta. Non c’è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore. Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo in quanto uomo. Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione e di aiuto. Sempre ci sarà solitudine. Sempre ci saranno anche situazioni di necessità materiale nelle quali è indispensabile un aiuto nella linea di un concreto amore per il prossimo. Lo Stato che vuole provvedere a tutto, che assorbe tutto in sé, diventa in definitiva un’istanza burocratica che non può assicurare l’essenziale di cui l’uomo sofferente — ogni uomo — ha bisogno: l’amorevole dedizione personale. Non uno Stato che regoli e domini tutto è ciò che ci occorre, ma invece uno Stato che generosamente riconosca e sostenga, nella linea del principio di sussidiarietà, le iniziative che sorgono dalle diverse forze sociali e uniscono spontaneità e vicinanza agli uomini bisognosi di aiuto. La Chiesa è una di queste forze vive: in essa pulsa la dinamica dell’amore suscitato dallo Spirito di Cristo.

Questo amore non offre agli uomini solamente un aiuto materiale, ma anche ristoro e cura dell’anima, un aiuto spesso più necessario del sostegno materiale. L’affermazione secondo la quale le strutture giuste renderebbero superflue le opere di carità di fatto nasconde una concezione materialistica dell’uomo: il pregiudizio secondo cui l’uomo vivrebbe « di solo pane » (Mt 4, 4; cfr Dt 8, 3) — convinzione che umilia l’uomo e disconosce proprio ciò che è più specificamente umano […] La carità, inoltre, non deve essere un mezzo in funzione di ciò che oggi viene indicato come proselitismo. L’amore è gratuito; non viene esercitato per raggiungere altri scopi. Ma questo non significa che l’azione caritativa debba, per così dire, lasciare Dio e Cristo da parte. È in gioco sempre tutto l’uomo. Spesso è proprio l’assenza di Dio la radice più profonda della sofferenza. Chi esercita la carità in nome della Chiesa non cercherà mai di imporre agli altri la fede della Chiesa”.

Donare un sorriso rende felice il cuore. Arricchisce chi lo riceve senza impoverire chi lo dona. Non dura che un istante, ma il suo ricordo rimane a lungo. Nessuno è così ricco da poterne far a meno nè così povero da non poterlo donare. Il sorriso crea gioia in famiglia, dà sostegno nel lavoro ed è segno tangibile di amicizia. Un sorriso dona sollievo a chi è stanco, rinnova il coraggio nelle prove e nella tristezza è medicina. E se poi incontri chi non te lo offre, sii generoso e porgigli il tuo: nessuno ha tanto bisogno di un sorriso come colui che non sa darlo. (P. John Faber)

Giorgio Nadali


Recensioni. Cinema. Left behind. La profezia

Anche se il film si conclude con la citazione del Vangelo di Marco (13,32) a tutto schermo su fondo nero: “Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce” il film si ispira chiaramente al “Ratto salvifico” di cui abbiamo parlato in uno scorso articolo. Questa dottrina è legata alla profezia di San Paolo nella Prima Lettera ai Tessalonicesi: “Quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre con il Signore” (1 Ts 4,17).

Un film ben fatto che fa riflettere sul destino finale degli “eletti”.

Nell’escatologia cristiana (visione sulla fine dei Tempi) il rapimento si riferisce alla convinzione che sia prima, o contemporaneamente, la seconda venuta di Gesù Cristo sulla terra, i credenti che sono morti risorgeranno e i credenti che sono ancora vivi saranno rapiti con loro nelle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria. Il concetto ha la sua base a varie interpretazioni del libro biblico di prima lettera ai Tessalonicesi e come si riferisce a interpretazioni di vari altri passi biblici, come ad esempio 1 Tessalonicesi, Vangelo di Matteo, prima lettera ai Corinzi e il libro dell’Apocalisse.

Il significato esatto, i tempi e l’impatto della manifestazione sono contestati tra i cristiani e il termine è usato in almeno due sensi. Dal punto di vista pre-tribolazione, un gruppo di persone sarà lasciato indietro sulla terra dopo un altro gruppo lascia letteralmente “a incontrare il Signore nell’aria.” Questo è oggi l’uso più comune del termine, soprattutto tra i fondamentalisti cristiani negli Stati Uniti. L’altro, l‘uso precedente del termine “Rapimento” è semplicemente come sinonimo di resurrezione finale in generale, senza una convinzione che un gruppo di persone sarà lasciato sulla terra per il periodo prolungato della Tribolazione dopo gli eventi del 1 Tessalonicesi 4:17. Questa distinzione è importante in quanto alcuni tipi di cristianesimo non si riferiscono mai al “Rapimento” nella dottrina, ma utilizzano il senso più vecchio e più generale della parola “rapimento” in riferimento a ciò che accadrà durante la risurrezione finale.

Ci sono molti punti di vista tra i cristiani per quanto riguarda i tempi del ritorno di Cristo (se intende verificare in un evento o due), e vari punti di vista per quanto riguarda la destinazione del raduno celeste descritto in 1 Tessalonicesi 4. I cattolici, i cristiani ortodossi, luterani e riformati credono in un rapimento solo nel senso di una risurrezione finale generale, quando Cristo ritorna una sola volta. Non credono che un gruppo di persone sarà lasciato sulla terra per un periodo prolungato Tribolazione dopo gli eventi di 1 Tessalonicesi 4:17.

Gli autori in genere sostengono che il rapimento pre-tribolazione dottrina ha avuto origine nel XVIII secolo, con i predicatori puritani come Cotton Mather, ed è stato poi reso popolare nel 1830 da John Darby.  Altri, tra cui Grant Jeffrey, sostengono che un documento precedente di Efrem o pseudo-Efrem sosteneva un rapimento pre-tribolazione.

Il rapimento pre-tribolazione in teologia è stato reso popolare ampiamente nel 1830 da John Nelson Darby e dai Fratelli di Plymouth, e ulteriormente reso popolare negli Stati Uniti nei primi anni del XX Secolo dalla larga diffusione della Bibbia Scofield.

Giorgio Nadali

 

Trama

Chloe torna a casa per fare una sorpresa al padre (Rayford) che compie gli anni ma questi, pilota di una compagnia aerea, decide di lavorare per stare insieme alla sua amante (un’assistente di volo). Chole allora si reca all’aeroporto per salutare il padre e per caso stringe amicizia con Buck, che sta per prendere lo stesso volo di Rayford. Durante il volo, e mentre Chloe è in compagnia del fratello più piccolo Raymie, milioni di persone in tutto il mondo scompaiono all’improvviso senza lasciare traccia. Scoppia il caos generale, i veicoli sbandano e molte persone si trasformano in criminali. Anche nell’aereo il comandante e tanta altra gente sono scomparsi. Tra gli scomparsi ci sono anche Raymie e la mamma, così che Chloe (pensando di aver perso anche suo padre in seguito ad uno schianto) valuta il suicidio. Fortunatamente però riesce a mettersi in contatto suo padre e con Buck, i quali sono convinti che si sia verificato il Rapimento della Chiesa descritto nella Bibbia.

 


Karni Mata Mandir. Il tempio dei ventimila sacri topi in libertà

Il tempio (mandir) Deshnoke Karni Mata si trova a 33 Km da Bikaner, in località Deshnoke, nello stato indiano del Rajastan. È dedicato alla venerazione dei topi, ritenuti la reincarnazione dei membri della casta dei Charan, cantastorie che tramandavano al popolo le storie di re ed eroi. A loro apparteneva la dea Karni Mata, che ha fondato la parte interna più sacra del tempio indù (garbh griha). Karni Mata era una mistica indù chiamata Ridhu Bai che si dedicava ai poveri, nata il 2 ottobre 1387 a Suwap (Rajastan). I topi presenti all’interno dei cancelli d’argento e della porta di marmo donata dal Maharaja Ganga Singh sono circa ventimila e sono nutriti con latte, cereali e dolci. È di buon auspicio incontrare un topo e un onore mangiare un po’ del cibo che sia entrato in contatto con la sua saliva.

In questo tempio ratti e uomini mangiano e bevono insieme. Vederne uno bianco vuol dire fortuna assicurata. I roditori distruggono in India più del 25% delle coltivazioni, ma nel Karni Mata Mandir il rapporto con i topi si è totalmente rovesciato. Mahindra Deparvuit il sommo sacerdote del tempio è stato morso più di cinquanta volte dai topi, che entrano anche nei letti e nei pantaloni. Il morso dei topi può causare la rabbia e in India ogni mezz’ora una persona muore a causa di questa malattia. Nel tempio si entra scalzi. I fedeli credono che dopo la morte si reincarneranno come topi e vivranno nel tempio di Karni Mata, riveriti da altri fedeli come loro.

Karni Mata tentò di resuscitare un ragazzo annegato, ma questi si era già reincarnato come topo. Così decise che i suoi figli sarebbero rinati come topi e solo in seguito sarebbero rinati come uomini. Nel XIV secolo i ratti fecero 75 milioni di vittime nel mondo a causa della peste. Una femmina può partorire sino a duemila topi l’anno e un solo topo può urinare e defecare sino a quaranta volte il giorno. Può essere il veicolo di qualsiasi malattia e distruggere un terzo delle coltivazioni mondiali. I devoti di questo tempio pensano invece che i topi curino le malattie invece di provocarle. In India non sono i topi, ma i cani randagi che causano il 96% dei casi di rabbia.

In seicento anni non vi è mai stato un focolaio di peste nella zona del tempio Karni Mata Mandir. Anzi, quando c’è un’epidemia i fedeli si recano al tempio dei topi per chiedere la benedizione della dea per non essere contagiati. Il motivo è semplice. Per loro questi non sono i soliti topi comuni che portano malattie e devastazione, ma sono i loro antenati reincarnatisi come topi e quindi una manifestazione della divinità. L’esteriorità del topo non conta più. Il tempio apre alle 4 del mattino, quando i sacerdoti celebrano la Mangla-Ki-Aarti offrendo il bhog (cibo votivo) ai sacri topi. Il tempio non è sporco e non vi sono cattivi odori. Le offerte di dolci, frutta, latte e cereali sono fatte prima ai topi e poi condivise come cibo sacro (prasad) tra i fedeli. In particolare bere l’acqua dei topi è considerato di buon auspicio.

Nel tempio vi sono anche numerosi gatti, che (stranamente) non attaccano i topi. Anche a questi i fedeli donano offerte in cibo dette dwar-bhent e kalash-bhent. Una rete metallica di bronzo lungo tutto il perimetro del tempio protegge i sacri topi, da quando il maharaja di Bikaner ebbe una visione in cui la dea gli chiedeva di proteggere i piccoli roditori.

OLTRE sconsiglia ai lettori non induisti di bere il latte delle ciotole dei sacri topi, durante la visita al tempio di Karni Mata.

Giorgio Nadali


Miracolo della mistica. Il sufismo guarisce Karen

Un grave incidente di surf nel 2015. Karen Cavenaugh è in coma e al suo risveglio riceve una terrbile notizia: “Non  camminerai più”. Ma Karen non si dà per vinta. Ricorda una poesia letta 20 anni prima. E’ di  Jalāl al-Dīn Rūmī (1207-1273), il mistico persiano fondatore dell’ordine Mevlevi dei Dervisci rotanti, del misticismo Sufi. La poesia che ricorda Karen dice:

“Ho vissuto sull’orlo della follia volendo conoscere l’intelletto, bussando alla sua porta. Si apre, infatti. Ho bussato dall’interno”.

Così, Karen inizia a frequentare le lezioni di un maestro Sufi il cui insegnamento è centrato sulla mistica del ruotare vorticosamente su se stessi. Anche se Karen non è più in grado di ruotare il suo corpo, inizia a meditare  e a visualizzare il suo corpo che ruota. Poi, accade qualcosa di incredibile.

“Immediatamente, c’è stato un momento in cui ho sentito alcun dolore “, dice Karen . “Ho detto a mio marito:  so quello che devo fare. Voglio entrare nell’ordine dei Dervisci rotanti. Non sento più dolore”

Dopo diverse settimane , Karen dimostra a tutti i medici che si sono sbagliati: inizia a camminare di nuovo. E infine è anche in grado di ruotare. Si reca dalla sua casa negli Stati Uniti a Konya (Turchia) e riceve l’ordinazione dei Dervisci.

I Dervisci dell’Ordine dei Mevlevi appartengono a confraternite Islamiche (turuq) che raggiungono l’estasi mistica (jadhb) con una danza turbinante. Vivono in povertà similmente ai monaci cristiani.

La loro danza mistica è una forma di meditazione attiva che tra i Sufi (mistici) islamici. La danza è all’interno di una cerimonia religiosa di adorazione, la sema. L’obiettivo è il raggiungimento della sorgente di ogni perfezione, la kemal. Ascoltando la musica, i Dervisci rotanti abbandonano i propri desideri e il proprio ego focalizzandosi in Dio roteando il proprio corpo in cerchi continui, imitazione dell’orbita dei pianeti del sistema solare attorno al sole. Nel 2005 l’UNESCO ha proclamato la cerimonia sema dei Dervisci Mevlevi della Turchia, uno dei Patrimoni orali e immateriali dell’umanità. L’Ordine è stato fondato nel 1273 a Konya, da dove si è diffuso in tutto l’impero ottomano. Oggi i Mevlevi si trovano in comunità della Turchia in tutto il mondo e soprattutto a Konya e Istanbul.

Durante la danza mistica viene eseguito il repertorio musicale detto ayin. Lo ayin si basa su quattro sezioni strumentali e vocali con ritmi ciclici contrastanti. Ci sono un flautista (neyzen), un suonatore di tamburo e uno di cembalo. I danzatori si preparano con 1.001 giorni di esercitazione in clausura (mevlevihane) dover apprendono l’etica, i codici di comportamento, la vita di preghiera, la poesia e la danza. Dopo la preparazione sono membri dell’ordine, ma possono combinare vita la civile con quella spirituale.
Dopo un digiuno di diverse ore, i Dervisci rotanti iniziano la loro danza circolare su se stessi, partendo dal loro piede sinistro, usando il destro per guidare il proprio corpo attorno al piede sinistro. Gli occhi devono rimanere aperti.

Nel simbolismo del rito sema il copricapo del semazen rappresenta la tomba dell’ego, la sua gonna larga, chiamata tennure, rappresenta il sudario mortuario dell’ego. Quando si toglie il suo mantello nero (hurka) significa che è rinato spiritualmente alla verità. All’inizio del rituale sema, lo semazen tiene le sue braccia incrociate perché vuole significare il numero uno, l’unicità di Dio. Mentre gira vorticosamente, il danzatore tiene le braccia aperte con il braccio destro che punta verso il cielo, pronto a ricevere il favore divino. La sua mano sinistra punta verso terra. Lo semazen convoglia i doni spirituali di Dio verso i presenti che assistono alla sema. Roteando il suo corpo da destra a sinistra il semazen abbraccia tutta l’umanità con amore. Tra gli altri rituali dervisci vi è la dhikr, la recita di preghiere per raggiungere il trance estatico. L’impeto della danza circolare dei Dervisci è dato dal piede destro. Questo rito rappresenta il massimo del misticismo islamico dei Sufi.

Il sufismo è un processo per raggiungere la vicinanza con Dio attraverso l’amore, mediante la purificazione del proprio ego.
Ogni ordine di Mevlevi ha una sua danza particolare che può variare nei singoli Paesi Islamici. Invece della sama, la pratica devozionale della dhikr della confraternita islamica (tariqa) Qadiri Rifai, esegue la rotazione Sufi aggiungendovi l’uso di strumenti musicali, l’ingerimento di scorpioni vivi, vetro e carboni ardenti , la chiaroveggenza, la punzonatura di parti del corpo con spilloni e la levitazione del corpo.

I Sufi credono nella ghaiba, (“assenza”). È lo stato in cui la persona nonostante sia stata tolta da Dio dall’apparenza visibile sulla Terra, sia ancora viva e rimanga in maniera invisibile nel mondo. L’esempio è l’Imām invisibile (al- Mahdī). La ghaiba è anche uno stadio spirituale sūfī sul percorso verso la fanā, l’assenza da sé e presenza (ḥaḍra) solo a Dio. Il sufismo è un via verso Dio attraverso l’amore. In Iran il termine dei Sufi per amore è ‘Ishq, una parola che deriva da ‘ashaqah, un tipo di vite. Quando questa vite si attorciglia a un albero, questo muore. Anche l’amore per le realtà terrene asciuga e ingiallisce l’albero del corpo. Ma l’amore spirituale fa seccare la radice del proprio egoismo. Il risultato finale della muhabbah (gentilezza) è ‘Ishq (amore). Questo è più puro della muhabbah e non tutta la gentilezza porta a ‘Ishq.

Giorgio Nadali

(foto dell’autore, Il Cairo)


La stretta di mano per riconoscere uomini, angeli e demoni

Dai membri della Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli Ultimi Giorni (i Mormoni) è chiamato “Il segno certo del chiodo” (“The Sure Sign of the Nail”). E’ una particolare stretta di mano che si fa mettendo l’indice della mano sul polso dell’altra persona (nel punto dove si suppone Cristo fu crocifisso).

Serve per capire diverse cose della persona alla quale si dà la mano. Per prima cosa dare la mano normalmente. Una persona normale la stringerà. Provare ora la stretta di mano segreta. Se l’altra persona è un angelo, saprà come rispondervi correttamente. Se l’altra persona è un demone, sarà possibile scoprirlo dalla sensazione che genera.
Nella Doctrine & Covenants (sezione 129) del fondatore Joseph Smith, troviamo scritto:

1) Vi sono due tipi di esseri celesti, detti Angeli, che sono persone risorte, dotate di corpo in carne e ossa.
2) Per esempio, Gesù disse: “Toccatemi e guardate, un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho».
3) In secondo luogo vi sono gli spiriti degli uomini giusti resi perfetti, coloro che non sono risorti, ma che ereditano la stessa gloria.
4) Quando un messaggero arriva dicendo che ha un messaggio da Dio, offrigli la tua mano e chiedigli di stringerti la mano.
5) Se dovesse essere un Angelo, lo farà, e lo sentirai dalla sua mano.
6) Se dovesse essere lo spirito di un uomo giusto reso perfetto, egli verrà con la sua gloria, perché questo è il solo modo in cui egli può apparire.
7) Chiedetegli di stringervi la mano, tuttavia egli non si muoverà, perché ciò è contrario all’ordine del cielo, che non può tradire, ugualmente però consegnerà il suo messaggio.
8) Se dovesse essere il diavolo in veste di angelo di luce, quando gli chiederete di stringervi la mano, egli vi offrirà la mano e voi non percepirete nulla, potrete dunque individuarlo.
9) Queste sono le tre grandi chiavi per sapere se ogni intervento è da Dio.

Joseph Smith, Nauvoo, Illinois, 9 Febbraio, 1843. History of the Church 5:267.

Giorgio Nadali