Giovanni Tamburi

Giovanni Tamburi,Presidente e Amministratore delegato di TIP

Interviste per Fortune Italia (29/06/2019) e Outsider News (25/05/2020)

Intervista di Giorgio Nadali pubblicata su FORTUNE ITALIA il 29 Giugno 2019

Giovanni Tamburi è Presidente e Amministratore delegato di TIP, fondatore e socio di T&A e di TIP. il più grande network di imprenditori italiani uniti da un progetto comune di investment merchant banking.  Attivo nel campo della finanza aziendale dal 1977, prima nel Gruppo Bastogi poi, dal 1980 al 1991, in Euromobiliare. TIP investe in società di medie dimensioni, quotate e non quotate, con posizioni di rilievo nei rispettivi mercati di riferimento e con buon potenziale di crescita. Acquisisce quote di minoranza con l’obiettivo di affiancare veramente imprenditori e manager nella crescita e nella progressiva valorizzazione.

 

Dottor Tamburi,  cosa ricorda con maggior soddisfazione nella storia di Tamburi Investment Partners S.p.A., che Lei ha fondato nel 2000?

L’operazione Interpump, tra i primi rilevanti club deal fatti in Italia, con un pacchetto rilevato da un private equity 17 anni fa a 3 € per azione, successivamente incrementato sia da TIP che dall’imprenditore Montipo, anche per acquistare azioni dagli altri soci, man mano che gli stessi decidevano di monetizzare i lauti guadagni conseguiti. Dopo aver ricevuto oltre 4 € di dividendi nel corso degli anni, qualche settimana fa il titolo ha superato i 30 €. Oltre al fantastico guadagno, la perfetta sintonia con Fulvio Montipo, l’aver realizzato oltre 30 acquisizioni negli anni ed aver partecipato allo sviluppo di una delle più belle realtà industriali italiane, mi riempiono di orgoglio.

L’investire riguarda più il rischio, la passione o il talento?

Investire come facciamo noi, cioè guardando al lungo termine ed alla ricerca di modi per accelerare il sano sviluppo delle imprese, richiede una notevole curiosità, una grandissima passione, una buona dose di coraggio e di determinazione nel voler raggiungere risultati, ma anche un  discreto mix tra psicologia e pazienza.

Ci consigli 3 strategie per difendersi dai titoli tossici

Noi investiamo in partecipazioni con caratteristiche molto lontane dai titoli tossici per cui non saprei; comunque basta guardare sempre e solo a società leader di settore, con respiro internazionale, che abbiano o dei prodotti speciali, particolari, o dei marchi ben distintivi, o che siano titolari di tecnologie con un buon grado di innovazione, si può sbagliare, ma non molto.

A chi consiglierebbe oggi una private equity?

Se per private equity intende comprare in borsa azioni come le nostre di TIP, a tutti: abbiamo in portafoglio più di venti eccellenze industriali ben diversificate ma non troppo, in buona crescita, con grandi prospettive di sviluppo nel tempo. Se invece intende in quote di fondi di private equity, lo consiglierei per non più del 10% del patrimonio a chi ha almeno 5 milioni di euro da investire.

 Cosa significano e che valore hanno per Lei  le parole “denaro” e “successo”? Secondo Lei vanno a braccetto?

La frase che mettiamo in copertina di tutti nostri documenti ufficiali è: “Con la reputazione che la finanza si è guadagnata negli ultimi anni, noi dovremmo solo vergognarci, tutti. Ma se riesci a convogliare capitali sani, frutto di imprese di successo e risparmi familiari desiderosi di un impiego intelligente verso società che vogliono veramente crescere, svilupparsi, generare valore aggiunto, fai – realmente – uno dei mestieri più utili al mondo”. Credo che qui ci sia tutto. Se poi lei considera che il modello che ho scelto per TIP è quello della vera public company, senza patti di sindacato, voti maggiorati o altre diavolerie per proteggersi e che da avere il 100% oggi ho solo il 7,5% ma di una società assolutamente unica in Italia, capisce che non sono a caccia di soldi o di successi, ma principalmente di fare delle cose utili al sistema industriale del paese. Anche riuscendo ad unire 150 famiglie di imprenditori in un progetto.

Warren Buffett ha detto: “L’investimento deve essere razionale. Se non lo capite, non lo fate.” Lei è d’accordo?

Si, totalmente. Ed una delle idee che erano da sempre alla base del progetto TIP era proprio il voler dare vita ad una società progetto semplicissima da capire, per tutti. E cioè che desse a chiunque la possibilità di partecipare, anche con pochi euro, ad un reale programma di crescita di imprese ambiziose e proiettate nel futuro.

3 caratteristiche irrinunciabili per un investitore privato

Coraggio, pazienza, fortuna.

 Cosa consiglia a chi desidera raddoppiare il proprio capitale in 24 mesi?

È impossibile pensare ad una cosa del genere; sono i tipici ragionamenti che portano a farsi del male; noi, come holding di investimento, oggi la più profittevole d’Europa, abbiamo dato poco meno del 30% medio annuo negli ultimi 5 anni e non solo ci riteniamo molto soddisfatti, ma veniamo imitati sempre di più.

 Quali sono gli asset migliori di un patrimonio, secondo Lei?

Innanzitutto bisogna secondo me stare sulle azioni di vere imprese, perché quella è economia reale. E che è a mio avviso la migliore garanzia di tenuta di valore nel tempo. I titoli da privilegiare sono quelli che non fanno ne promettono strappi o voli ma che, grazie ad una chiara strategia, sono in grado di assicurare uno sviluppo sano, solido, costante nel tempo, sulla base dei pilastri di cui parlavo prima.

 HNWI. Secondo Lei come mai in Italia oggi ci sono solo 394.000 milionari e 37 miliardari?

Perché tanta gente non dichiara quello che ha o che guadagna.

Intervista di Giorgio Nadali pubblicata su OUTSIDER NEWS il 25 Maggio 2020

Giovanni Tamburi è il banchiere di affari Presidente e Amministratore Delegato di Tamburi Investment Partners S.p.A. (TIP), fondatore e socio di T&A e di TIP, il più grande network di imprenditori italiani uniti da un progetto comune di investment merchant banking.

È oggi il più grande investitore privato italiano in società di medie dimensioni con 3 miliardi di euro. TIP ha dato vita ad uno dei maggiori network italiani di imprenditori – coinvestitori.

Attivo nel campo della finanza aziendale dal 1977, prima nel Gruppo Bastogi poi, dal 1980 al 1991, in Euromobiliare. TIP investe in società di medie dimensioni, quotate e non quotate, con posizioni di rilievo nei rispettivi mercati di riferimento e con buon potenziale di crescita. Acquisisce quote di minoranza con l’obiettivo di affiancare veramente imprenditori e manager nella crescita e nella progressiva valorizzazione.

Quali conseguenze economiche ha portato al merchant banking l’emergenza sanitaria del Covid19 in Italia?

Per ora nessuna. Il nostro mestiere ha sempre bisogno di tempi lunghi per cui per ora non si è visto niente di rilevante. L’unica operazione che si può far entrare in una nuova logica e’ l’Opa parziale su Guala dove, a causa del prezzo basso è scattata l’offerta, peraltro con un buon premio, ma il mercato ha colmato il gap in pochi giorni.

3 passi che si sente di consigliare agli investitori di fare e 3 di non fare in questo periodo

Aspettare che si chiariscano le prospettive almeno del 2020 prima di effettuare acquisti.

Selezionare aziende che abbiano comunicato con chiarezza come hanno affrontato la crisi sanitaria e come hanno impattato le chiusure su di loro.

Guardare bene i settori che certamente possono beneficiare della svolta impressa dal Covid, anche se sembrano già care.

I “non”

Non guardare ai prezzi bassi come indice di un più probabile recupero delle quotazioni.

Non guardare alle banche, almeno per ora.

Non dar troppa retta alla analisi tecnica.

Quanto durerà la crisi economica secondo Lei?

Dipende dai settori. In generale, se il mondo non si ri-blocca per recrudescenze del Covid secondo me entro l’estate del 2021 ne siamo fuori, anche se i mercati lo anticiperanno.

Nella situazione attuale consiglia alle aziende in crisi il Turnaround Management?

No, ogni azienda deve avere uno stile di mgt in linea con la propria cultura, specie in un paese come il nostro. Più molte aziende sono di fondo sane, alcune avranno anche soldi in più per sanare i buchi di fatturato, per cui se la possono cavare senza grandi stravolgimenti.

Potete assistere nell’analisi SWOT di pianificazione strategica per ricollocarsi sul mercato?

Noi facciamo queste cose per le partecipate o, a volte, quando valutiamo se prenderne una quota, non come servizio a terzi.

Quanto conviene acquisire aziende in crisi oggi e la situazione attuale porterà ad un incremento delle acquisizioni?

Noi siamo sempre stati più disposti ad investire in società sane che volevano accelerare la propria crescita o togliersi vincoli nella proprietà (passaggi generazionali, private equity in uscita, ecc) più che puntare sulle aziende in crisi. Nel solo caso di M&C abbiamo partecipato a processi simili. Anche adesso stiamo riflettendo sull’opportunità di entrare in questo settore, ma è un mondo difficile, delicato, con regole sue. Con ruoli spesso molto rilevanti di banche, tribunali e commissari di vario genere.

Oggi in quali settori è più opportuno investire?

Per noi dove c’è un potenziale di consolidamento delle attività. Dove ci sono concorrenti da unire, filiere e distretti da razionalizzare. Insomma il nostro mestiere storico dell’M&A. Lo sanno in pochi ma le sole nostre partecipate hanno effettuato, dal momento del nostro ingresso nel loro capitale, oltre 100 operazioni di M&A, un numero pazzesco per il sistema industriale italiano. Numero che poi è il segreto degli alti ritorni che finora T.I.P. ha dato, visto che con l’M&A 1+1 fa quasi sempre più di 2.

Vi sarà un incremento dell’utilizzo di Dark Pool da parte degli investitori istituzionali e questo potrà portare al “Front Running” dell’HTF (High Frequency Trading)?

Non lo so, di certo gli algoritmi sono sempre più usati. Però la forte volatilità di queste settimane li sta mettendo a dura prova.

Secondo Lei esiste un rapporto tra intelligenza tradizionale, intelligenza emotiva e prosperità economica personale?

Ma certo ! L’intelligenza è tutto. Sempre. E vedrà che anche quella artificiale, come gli algoritmi, sarà sotto pressione e darà grandi sorprese, anche negative.

Warren Buffet ha detto: “Un buon investimento in un indice azionario può fornire rendimenti interessanti senza troppi sforzi”. Lei è d’accordo?

Certo, ed infatti gli strumenti passivi sono sempre più diffusi, costano poco e sempre più di frequente battono i teorici migliori gestori. Noi stessi come Tip stiamo diventando un indice per tanti stranieri che, piuttosto che analizzare società per società, comprano il nostro titolo, che peraltro ha dato, nel medio termine, dei rendimenti tra i più alti dell’equity quotato in Europa.

Sempre secondo l’Oracolo di Omaha “Investire è semplice, ma non è facile”. Cosa significa?

Che basta schiacciare un bottone per acquistare o vendere qualcosa, ma arrivare ad avere dei buoni ritorni e’ difficile. Molto difficile.

Quali titoli azionari shorterebbe subito domattina e su quali andrebbe lungo?

Non posso fare nomi. L’etica del mio lavoro me lo impedisce.

Quali sono i nuovi trend del private equity in Italia?

Il primo è che tutti gli operatori che hanno usato molto la leva finanziaria avranno problemi e apriranno spazi. Infatti i fondi quasi sempre non possono investire ancora in società che hanno già in portafoglio per cui devono trovare altri, anche per fissare un prezzo ed evitare conflitti di interesse. Non solo ma queste crisi allungano i tempi di uscita per cui altri problemi. Per cui ci saranno tanti deal generati da operatori del private equity. Poi di certo ci saranno molte ristrutturazioni, turnaround, crisi strutturali che daranno vita a fusioni.

Perché Lei consiglia il mercato MTA Expandi? 

Perché è il posto giusto per le medie aziende ambiziose.

Come determinare il VaR (Value at Risk) massimo da settare oggi per gli investimenti?

Non sono mai stato favorevole a fissare paletti precisi per tutte le aziende e tutti i settori. Da noi non ci sono gli IRR, gli Hurdle Rate o cose simili. Una delle regole di base di una casa di investimenti che vuole cercare di fare meglio degli altri è proprio quello di ragionare con altri parametri, di cercare di uscire dal gregge. E’ una cosa non facile, dura, che si fa fatica a spiegare anche all’interno della stessa nostra società, ma che se alla fine funziona, riesce a fare la differenza.