Sergio Borra

VERSIONE INTEGRALE dell’intervista di Giorgio Nadali a Sergio Borra, CEO di Dale Carnegie Italia, pubblicata da Fortune Italia il 23 Dicembre 2019

Sergio Borra, CEO di Dale Carnegie: “ritengo che il successo sia la progressiva realizzazione di un valido ideale”

 di Giorgio Nadali

Dale Carnegie Training è dal 1912 il punto di riferimento nel mondo della formazione aziendale, manageriale e comportamentale. I loro esperti affiancano le aziende nel raggiungimento dei loro obiettivi, valorizzando e contribuendo al miglioramento delle performance e al successo di chi vi lavora. Dale Carnegie Italia è parte integrante di Dale Carnegie Training, una realtà globale con sede a New York ed uffici dislocati in più di 90 paesi. Attraverso un know-how unico, risultato di oltre 100 anni di esperienza, supporta le aziende offrendo percorsi formativi mirati e dedicati al miglioramento delle performance, che coniugano l’approccio di Dale Carnegie e le peculiarità sociali e culturali del territorio in cui opera. Le aree di formazione sono 6: Team Building e Engagement, Sviluppo della Leadership, Vendita e Negoziazione,  Customer Service, Comunicazione e Public Speaking, Innovazione e Cambiamento.

Sergio Borra, CEO è intervenuto all’Executive Summit organizzato da Business International a Milano, il 4 dicembre scorso. 

 Quanto conta la formazione oggi e quanto dovrebbe investirvi un’azienda?

Oggi viviamo in un mondo in cui i mercati, la tecnologia, le aziende cambiano talmente in fretta che se non si è in grado di anticipare le esigenze dei clienti, significa che si è in ritardo rispetto ai competitor. In questo caso la formazione ha il ruolo di fornire un assetto mentale, orientato non solo al semplice raggiungimento del risultato, ma alla consapevolezza che non si può rimanere impermeabili al cambiamento e che i grandi risultati spesso avvengono quando usciamo dalla nostra zona di comfort. Il training aziendale dovrebbe essere un percorso che permette alle persone di sviluppare l’abitudine ad affrontare nuove sfide e fornire gli strumenti per superarle.

Ancora oggi vediamo dirigenti e imprenditori che si concentrano sui costi della formazione e non si preoccupano di valutare qual è la loro perdita economica nel non farla. Troppe volte sentiamo dire “Abbiamo sempre fatto così, non vogliamo cambiare”. Quando si mantiene un’eccessiva prudenza nell’affrontare una trasformazione spesso si pensa di ottenere stabilità e, invece, ci si ritrova arretrati rispetto a chi ha cavalcato l’onda e ha lavorato sul garantire alle proprie persone quelle capacità che permetteranno il successo dell’intera organizzazione.

Perché affidarsi alla formazione di Dale Carnegie?

I nostri clienti non ci scelgono solo per le competenze che abbiamo, ma per l’impatto pratico e concreto che abbiamo sul loro business; non solo per la nostra capacità di erogare corsi, ma di progettare percorsi unici e estremamente personalizzati.
Operiamo nel settore della formazione manageriale e aziendale e ci siamo costantemente aggiornati e perfezionati in oltre 100 anni di storia, rimanendo saldamente un punto di riferimento sinonimo di eccellenza nell’ambito del business training. Siamo presenti in oltre 80 paesi, eroghiamo corsi in 35 lingue e abbiamo oltre 3.000 trainer che ogni giorno supportano manager e professionisti in tutto il mondo nell’attingere alle parti migliori di loro stessi. Il nostro metodo e la nostra esperienza trasversale sui mercati e sulle diverse dimensioni aziendali ci permette di essere efficaci sia per le piccole e medie imprese, sia per le multinazionali. La nostra formazione è nota per innescare un cambiamento immediato e duraturo negli atteggiamenti e nei comportamenti e alimentare il coinvolgimento razionale ed emotivo dei collaboratori in aziende di ogni dimensione.

Ad oggi oltre 10 milioni di persone e circa 25.000 aziende si affidano regolarmente a noi per liberare il proprio potenziale, ottenendo risultati tangibili e miglioramenti permanenti.

Abbiamo caratteristiche uniche che fanno la differenza, in tutto il mondo.

In cosa consiste secondo Lei una Leadership di successo? 

Una leadership di successo è far crescere un’azienda senza dimenticare il lato umano del business.

In tutti questi anni ho avuto l’opportunità di collaborare con imprenditori, professionisti, manager, leader, sportivi e venditori straordinari. Una delle cose che ho scoperto, è che la loro capacità di avere un impatto sulle persone è determinata da come interagiscono con se stessi e con gli altri.
Un leader di successo è colui che sa stimolare e favorire l’engagement razionale ed emotivo dei suoi collaboratori, attraverso l’ascolto empatico, soprattutto dei segnali deboli e dei non detti, e gli apprezzamenti onesti e sinceri sulle attività svolte. È una persona che sa ammettere i propri errori apertamente e veicola una cultura della responsabilità e della sicurezza psicologica all’interno dell’organizzazione. Il dato più ricorrente nelle nostre ricerche è che un’azienda ha successo se all’interno c’è fiducia nel top management e questo è frutto della coerenza delle parole e delle azioni dei leader a tutti i livelli dell’organizzazione.

Quali di queste frasi di Dale Carnegie preferisce e perché?

  1. a)  Il successo è avere ciò che desideri. La felicità è apprezzare ciò che ottieni
  2.   b) Potete farvi più amici in due mesi mostrando interesse per gli altri di quanti vi riesca di farne in due anni tentando di indurre gli altri ad interessarsi a voi.
  3. c)  Se non crei i presupposti per diventare la persona che vuoi essere, finisci automaticamente per diventare la persona che non vuoi essere

Scelgo la C perché credo moltissimo nel vivere una “intentional life”, nel prendere il controllo della propria vita e delle proprie scelte. Credo molto anche nel valore dell’assumersi la responsabilità delle proprie azioni, di ciò che facciamo verso noi stessi e nel rapporto con gli altri. Vivere una vita intenzionale implica disciplina e impegno, non ci permette di accontentarci di quello che abbiamo.

Cosa sono il metodo CDBS e il processo iMap di Dale Carnegie e perchè sono utili alle risorse umane?

Il processo iMap è un sistema di analisi e progettazione in 5 fasi che ci permette di disegnare in modo preciso e netto un percorso trasformazionale per le persone e le organizzazioni e consente agli HR manager di monitorare ogni singolo aspetto, co-creando valore e garantendo ai collaboratori un’esperienza unica.

Quando entriamo in un’azienda la prima cosa che ci interessa definire è il suo intento strategico (Intent), la sua vision e gli ostacoli al suo raggiungimento. Poi analizziamo la situazione attuale, ossia dove si trova l’azienda oggi, per poter disegnare e condurre il percorso migliore verso i suoi obiettivi (Inquire).

Il passaggio successivo è quello di coinvolgere le persone dell’organizzazione (Involve), a tutti i livelli, attraverso assessment, questionari e strumenti di analisi, per trasmettere il vantaggio della loro partecipazione al progetto, in modo che non abbiano la sensazione che quell’iniziativa sia un’imposizione del management. Grazie a un approccio modulare, il Competency Based Development System (CBDS), possiamo creare un’ampia personalizzazione dei contenuti e micro-progettarli in modo che siano perfettamente coerenti e calzanti per quel contesto aziendale. Le nostre soluzioni sono estremamente concrete e consentono di portare il cambiamento e l’innovazione (Innovate) rispetto alla situazione attuale. Per fare questo, mappiamo 24 competenze nell’area delle soft skill e verifichiamo quali lacune devono essere colmate, indagando quali atteggiamenti dei collaboratori supportano o minano il cambiamento. Nell’ultima fase (Impact) stimoliamo e incoraggiamo l’applicazione nel business di quanto appreso durante la formazione d’aula e andiamo a misurare insieme ai nostri clienti i KPI concordati per verificare l’effettivo ritorno su quell’investimento.

Oggi il mercato della formazione è inflazionato. Molti propongono corsi e coaching. Come orientarsi?

Una battuta ricorrente tra gli addetti ai lavori era “ogni 6 minuti nasce un nuovo formatore”. Effettivamente negli ultimi 10 anni, il numero di coach, trainer e scuole di formazione è sensibilmente aumentato. Questo fenomeno ha generato un mercato caotico e frammentato, motivo per cui la selezione e la scelta di un professionista della formazione non può e non deve essere superficiale. Un buon metodo di orientamento prevede 2 fasi: un’indagine interna e una esterna. La prima deve cominciare con alcune importanti domande che dobbiamo rivolgere a noi stessi e alla nostra organizzazione: “quale obiettivo vogliamo raggiungere?” “che tipo di capacità abbiamo esigenza di sviluppare e perché?”. Solo dopo aver chiarito in modo inequivocabile dove si vuole arrivare, possiamo procedere con un’indagine dei fornitori. Caratteristiche che fanno la differenza sono la storia, perché ci permette di capire se c’è solidità ed esperienza sviluppata nel tempo, e ancor di più la reputazione sul mercato. Una volta indagato questo, andiamo più a fondo, preferendo un’ampia varietà di percorsi formativi con una specializzazione precisa, evitando la tuttologia. Insieme alla varietà, si valuta il profilo dei docenti, prestando particolare attenzione alle loro capacità e alla loro esperienza concreta sull’argomento. Per fare un esempio: se acquisto un corso di leadership devo essere certo che il docente abbia esperienza sul campo, che abbia guidato con successo dei team in passato, perché solo così può capire le mie sfide e allenarmi su ciò che serve.
Altri elementi da esaminare nella scelta sono: i casi di successo e le testimonianze concrete di raggiungimento dei risultati da parte dei partecipanti, come viene monitorata la qualità del training e come vengono mantenuti gli standard nel tempo.
Per ultimo, un forte tratto distintivo di qualità per una società di formazione consiste nel fare continua ricerca, nell’aggiornare o verificare periodicamente la validità dei programmi in base all’attualità del mercato.

La psicologia ufficiale è scettica verso La PNL (programmazione neuro linguistica) e la formazione non accademica. Cosa risponde?

La formazione Dale Carnegie non è PNL. Il primo corso che ha tenuto il nostro fondatore è stato nel 1912, ben prima di molti approcci psicologici sull’apprendimento. Dale Carnegie ha vissuto per 25 anni in un “laboratorio di relazioni umane”, come lui definitiva i suoi corsi, e ha avuto modo di osservare e creare una metodologia su base empirica, anche prima della formazione accademica. La cosa straordinaria è che il nostro impianto metodologico è stato analizzato alla luce di quanto elaborato sinora dal mondo accademico, ed è emerso che ogni aspetto è sovrapponibile alle teorie contemporanee sull’apprendimento degli adulti e convalidato da una serie di teorie di sviluppo universalmente accettate. Quindi potremmo dire che Dale Carnegie è stato un vero e proprio precursore e pioniere di questi approcci.
Inoltre, proprio perché il miglioramento continuo è nel nostro DNA aziendale, non ci siamo accontentati di applicare pedissequamente il metodo per oltre 100 anni, ma abbiamo continuato a fare ricerca, per verificare se ciò che Dale Carnegie aveva teorizzato sia valido tutt’ora. Le ricerche ci hanno confermato che siamo sempre sulla strada giusta e ci hanno dato degli spunti per aggiungere e attualizzare ciò che facciamo con passione ogni giorno.

Secondo Lei perchè molte persone si accontentano di non crescere, mentre altri mirano al successo?

Ci sono diversi aspetti che possono incidere. Oltre certamente a una parte caratteriale, come ben sappiamo l’ambiente in cui cresciamo è condizionante. Crescere, migliorare, sviluppare nuove abilità richiede impegno, sacrificio e mettersi costantemente in discussione. Ogni volta che ci chiediamo perché non abbiamo successo nella nostra vita professionale o personale, ritengo fondamentale farci 3 domande chiave: la prima è “cosa voglio?”, la seconda è “quanto mi costa ottenere quello che voglio?” e la terza, decisiva, è “sono disposto a pagare il prezzo per ottenere quello che voglio?”. Personalmente mi pongo spesso queste 3 domande, che mi sono servite per fare un continuo fine tuning sui miei obiettivi, per eliminare gli alibi, per preparare il terreno per qualsiasi azione successiva ma soprattutto per capire se quello che voglio è ecologico, in equilibrio, col prezzo che sono disposto a pagare.

Cosa significa la parola “successo” per Lei? 

Personalmente ritengo che il successo sia la progressiva realizzazione di un valido ideale. A livello aziendale, sono totalmente d’accordo con il proverbio “If you want to go fast, go alone. If you want to far, go together”, perché 1 è un numero troppo piccolo per raggiungere grandi risultati. Il successo è sempre frutto del valore della squadra. L’obiettivo di un leader non dovrebbe solo essere quello di scegliere persone migliori di lui/lei, ma di creare altri leader.

La mente imprenditoriale di grande successo è un talento innato o un’abilità acquisita? Perché è rara?

Una delle più grandi capacità degli imprenditori di successo che ho incontrato è quella di credere in ciò che non vedono, unita a passione, resilienza, capacità relazionali, orientamento agli obiettivi, ottimismo e andare contro corrente.

Tutte abilità che con impegno e disciplina si possono allenare.

Trovare persone con una mente imprenditoriale di successo è meno raro che in passato, grazie a una maggiore consapevolezza e a un maggior numero di fonti di informazioni di cui disponiamo. Sicuramente tra molti aspetti, 2 fanno la differenza: il primo è avere una solida vision, uno scopo, quella cosa che, quando non vorresti proprio alzarti dal letto, appena ci pensi ti cambia il battito cardiaco, ti dà la spinta per impegnarti al 100%; il secondo è avere un metodo, una cassetta degli attrezzi, un set di strumenti che ti permettano di raggiungerla.