Jean-Christophe Babin

Babin

Versione integrale dell’intervista per Fortune online del 10 gennaio 2019

Dottor Babin, di quali risultati va più fiero del 2018 di Bvlgari?

La marca ha raggiunto nuovi picchi di desiderabilità in termini di immagine, consentendoci di guadagnare ulteriori quote di mercato rispetto ai nostri concorrenti diretti e nel mondo del lusso in generale. Il lancio a fine 2018 della nuova collezione di gioielli Fiorever ci darà una marcia in più nel 2019; una linea che esalta la bellezza naturale, nella vita di tutti i giorni. Un motivo per cui essere ulteriormente fieri dell’anno passato è aver creato circa 200 posti di lavoro in Italia, attraverso la manifattura orafa di Valenza, la fabbrica accessori di Firenze e il quartier generale e il laboratorio di alta gioielleria di Roma. Numeri che si vanno ad aggiungere agli oltre 150 posti di lavoro già creati nel 2017 e la previsione per il 2019 è di crearne all’incirca altri 100.

Ci faccia l’identikit del vostro cliente ideale

Tutti clienti sono meravigliosi. Il motto di Bvlgari è “Cliens Rex”. Il cliente Bvlgari è molto esigente e come spesso accade nel mondo del lusso e nell’era digitale in cui viviamo, molto informato al punto da sapere esattamente cosa desidera. Il profilo del cliente ideale per me e per il brand credo che sia: felice, gioioso e orgoglioso di indossare Bvlgari. Propenso a condividere le sue emozioni con la sua comunità. Un cliente che apprezzi l’unicità dell’arte orafa, generoso e passionale. Che condivida con noi la bellezza di indossare un prodotto che seguendo i criteri di eccellenza dell’alta manifattura, racconti sempre il DNA del brand, ma in chiave contemporanea.

Qual è la Sua visione del lusso?

Il lusso è innanzitutto un’emozione: un misto di desiderio, gioia, esclusività ed eternità. Un cocktail piuttosto complesso, ma che proprio per questo si può definire prezioso. Unico per come è creato attraverso un design contemporaneo e inconfondibile, che trae oggi più che mai la propria ispirazione dalla città di Roma e realizzato dalle mani intelligenti di chi lavora al prodotto Bvlgari. Mani esperte e generose nel saper dare massima attenzione al dettaglio.

Perché avete voluto la più grande boutique Bulgari a Tokyo, nellaBulgari Ginza Tower

Tokyo insieme a poche altre città nel mondo quali New York, Milano, Hong Kong, Parigi e Los Angeles, è uno dei luoghi che più impatta il mondo del lusso, del design, dell’arte e della moda, grazie anche ad un’ampia clientela locale arricchita da flussi turistici molto importanti. A Tokyo come in queste altre città chiave, cerchiamo la massima rappresentanza della magnificenza e romanità di Bvlgari. Nello stesso spirito abbiamo rinnovato nel 2017 il Flagship store di New York, 5th Avenue e nel 2018 quello di Via Montenapoleone a Milano. Abbiamo aperto sugli Champs Elysées a Parigi e nel 2019 sarà la volta di Place Vendôme.

Che cosa ha cambiato Lei in 5 anni di dirigenza di Bulgari?

Sicuramente abbiamo creato maggior focus sul legame del brand con la città di Roma, sia in termini di ispirazione artistica, sia nel modo di comunicare l’esperienza unica del marchio dal gioiello all’hotel. Abbiamo messo sempre di più in rilievo il Bello e Benfatto, investendo più che mai sull’artigianato e i mestieri di eccellenza, dai laboratori orafi di Valenza e Roma fino alla Pelletteria di Firenze. Abbiamo creato inoltre una scuola assolutamente unica in Italia, la “Bvlgari Academy” di Valenza, all’interno del nostro sito produttivo, che ogni anno può formare più di 100 nuovi orafi, aiutandoci a nutrire un mestiere che non deve esaurirsi nel tempo, in un ambiente che guarda al futuro attraverso nuove tecnologie e uno sguardo sempre al passato e alla tradizione.

Quali quote di mercato avete in Italia e all’estero?

Noi stimiamo le nostre posizioni su informazioni più qualitative che quantitative, nonché sull’analisi delle pubblicazioni finanziarie dei nostri competitors. Su questa base l’Italia rimane il paese in cui la nostra quota è la più alta in assoluto, anche se negli ultimi anni si è sviluppata molto la presenza della concorrenza, basta vedere Via Condotti e la quantità di brand del lusso che ospita. Fuori dall’Italia siamo il gioielliere che apparentemente è cresciuto meglio nel 2018, guadagnando quote di mercato dagli USA alla Cina. In generale, il mercato del lusso rimane altamente frammentato e le opportunità di ulteriori crescite sono importanti.

Cosa vede Lei all’orizzonte del lusso mondiale?

Il cuore del nostro concetto di lusso, ossia il gioiello fatto di metalli preziosi e pietre rare. Esiste da più di 10.000 anni ed è stato celebrato in tutte le culture ed epoche per accompagnare i momenti e i sogni più emozionanti della vita. Quasi un atavismo viscerale ed universale all’Omo Sapiens. Oggi gli stessi metalli e le stesse gemme diventano sempre più rari e desiderabili, tanto che assistiamo ad una costante crescita del desiderio del gioiello, accelerato dal “Woman power”. Le donne contemporanee, sono sempre più indipendente finanziariamente, acquistano gioielli per sé stesse, prescindendo dal compagno, piuttosto che da un evento particolare quale un anniversario o una promozione. Questo tipo di lusso, il nostro, è l’unico ad avere dimostrato attraverso i millenni di mantenere alto il suo valore. Coniuga perfettamente l’emozione dell’indosso e una dimensione patrimoniale che, soprattutto su prodotti di alta gioielleria, diventa sempre più importante.

Quali sono i numeri consolidati di Bulgari?

Sono aggregati alla divisione Orologi e Gioielli di LVMH, nostro azionista. Gli analisti spesso stimano che noi pesiamo molto più della metà di questa divisione con un’incidenza maggiore sui profitti. LVMH stesso spesso cita Bvlgari come uno dei marchi chiave del suo portfolio. Il brand nel 2018 ha aumentato la sua quota di mercato con una crescita particolarmente evidente nel mercato della gioielleria, in cui a far da guida c’è stato il successo di linee iconiche come Serpenti, B.Zero1, Diva e Octo. Il tutto supportato dalla comunicazione digitale altamente creativa, il lancio di nuove linee di prodotti a fine anno come Fiorever e la collezione High Jewellery Wild Pop che ha più che mai messo in evidenza il design contemporaneo di Bvlgari, la visione audace e l’eccellente manifattura.

In cosa fa la differenza Bulgari rispetto ai diretti competitors?

Siamo romani, cioè ricchi di un patrimonio artistico e culturale unici al mondo, fonte inesauribile di quotidiana ispirazione. E lo facciamo con gioia. Dalle gemme più affascinati dei nostri gioielli, alle essenze più delicate dei nostri profumi, alle pelli più pregiate dei nostri accessori, le sete, piuttosto che l’unicità nell’accoglienza dei nostri Bvlgari Hotels e gli ingredienti meravigliosi della cucina dei Ristoranti di Luca Fantin e Niko Romito. Tutto a rappresentare l’eccellenza dell’italianità nel mondo. Credo che questo sia il nostro DNA: artigianato intelligente, gioia di vivere romana e costante attenzione al dettaglio.

Ci faccia il bilancio a due anni dall’inaugurazione della più grande manifattura orafa d’Europa a Valenza.

È già quasi satura come lo sarebbe dovuto diventare nel 2021, anticipando la chiusura del piano di assunzione al 2019! Quindi è stato un grande passo per noi in termini di eccellenza e di capacità artigianale con, in 24 mesi, circa 300 nuovi assunti dei quali il 55% rappresentato da donne, quasi tutti formati all’interno dalla “Bvlgari Academy”.

Ci faccia un parallelo tra lusso, successo e eccellenza

Tutti e tre sono soggettivi e molto personali, al di là della proposta da parte del mercato e dei vari brand. Direi che l’eccellenza deve essere un obbiettivo da perseguire quotidianamente e ossessivamente. Il lusso un’emozione, sempre forte ed eccezionale, che può essere generata spesso da cose semplici, come ad esempio il tempo che dedichiamo a noi stessi e la sua qualità. Idealmente in un Bvlgari Hotel…Per quanto riguarda il successo, probabilmente si legge negli occhi felici dei miei collaboratori o dei miei familiari. Deve essere sempre vissuto con grande umiltà e la consapevolezza della sua effimerità. Va celebrato con grande rispetto, ricordando sempre che è comunque un risultato collettivo.