PARADISI FISCALI
Di Giorgio Nadali per GQ Italia 19 Luglio 2016
Per Marcel Proust “i veri paradisi sono i paradisi perduti”. Quando i soldi sono tanti spesso vanno nel loro paradiso, una giurisdizione che permette di evadere o eludere le leggi e le normative di un altro Paese. Là trovano delizie celestiali come un segreto bancario molto spinto, la mancanza di scambio di informazioni di trasparenza e la segretezza, una tassazione bassa o nulla per particolari per enti giuridici esteri e/o per i non-residenti. Una pacchia insomma. Tutto inizia visitando uno studio di consulenza legale e finanziaria o una banca d’affari. Ti aiuteranno con gioia a creare compagnie nominali, filiali, succursali, fiduciarie, trust e altri tipi di compagnie ad hoc per portare in paradiso i tuoi capitali. Sono 150mila le compagnie offshore – cioè oltre oceano – create in un anno. Senza contare le trust offshore e le fondazioni. Non sono registrabili per cui si pensa a decine di milioni di questo organismi finanziari ombra. Quando è fallita la Enron aveva 692 compagnie registrate nelle sole Isole Cayman. Sono note però le esportazioni di spazzolini da denti venduti a 5.600 dollari l’uno, succo di mela a 1.012 dollari al litro, di secchi (di plastica, non d’oro) a 725 dollari al pezzo. È un trucco chiamato transfer pricing. Questi prezzi abnormi sono stabiliti in modo da fare risultare esportazioni e quindi gli utili nei paradisi fiscali – dove la tassazione è esente o molto bassa – e le perdite dove la tassazione è alta. La classifica vede al primo posto il Brunei, con il suo segreto bancario blindato. Seguono le Isole Marshall, rapidissime a registrare una società, con la sua tassazione zero e 2.700 imbarcazioni estere registrate. Al terzo posto Dominica con tasse locali pari a zero e nessuna tassazione sul capital gain, cioè la differenza tra il prezzo acquisto e di vendita di azioni e altri strumenti finanziari. Quarto posto alla Micronesia, prediletta da aziende giapponesi. Il Guatemala è un fortino del tax free con segreto bancario molto forte, al quinto posto. Il Libano si guadagna il sesto posto grazie al suo segreto bancario. Settimo posto. In Liberia vi sono circa duemila navi private, ma nessuna di queste appartiene alla popolazione, che per l’80% vive con un dollaro al giorno. La Svizzera d’America – Panama – è solo all’ottavo posto, perché ha superato i test dell’OCSE di trasparenza fiscale. L’altra Svizzera – quella europea – no. Nono posto per la piccola Nauru, secondo stato più piccolo al mondo. Nel pacchetto paradiso fiscale è compreso il passaporto. Penultimo posto per Trinidad e Tobago e ultimo per Vanuatu, poco nota ai turisti, ma ottimo paradiso con tasse bassissime e restrizioni zero su transazioni finanziarie. A questo punto bisognerebbe rispondere sinceramente a Spike Milligan, che diceva: “Tutto ciò che chiedo è di avere la possibilità di provare che il denaro non può farmi felice”. Ma non può sentirvi. È già in paradiso. Quello vero.