Insetti, robot e meno sprechi per il supermercato dell’anno 2050

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di Giorgio Nadali

(Stop, Anno VI, N. 23, 19 Giugno 2015)

Come acquisteremo, cosa mangeremo, chi maneggerà il cibo e i prodotti in un futuro più o meno lontano prima che arrivino sulle tavole dei consumatori? Sono alcune delle domande a cui trova risposta il visitatore di Expo Milano 2015 nel Padiglione del Cibo del Futuro, spazio nato dalla collaborazione tra Coop, il MIT Senseable City Lab e lo studio Carlo Ratti Associati. Una fusione tra contenuti e valori di Coop e il mondo fatto di idee, design e nuove tecnologie proposte da Carlo Ratti. Sostenibilità e interattività sono, infatti, le basi su cui poggia il Future Food District, uno spazio coinvolgente e stimolante in grado di raccontare come le tecnologie di ultima generazione e l’applicazione di know-how e conoscenze d’avanguardia possano contribuire allo sviluppo del tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” e aprire nuove frontiere in campo agroalimentare.

Il Future Food District individua i possibili, e verosimili, scenari futuri del retail. È composto da un vero e proprio supermercato in cui vivere una reale esperienza d’acquisto, anche se futura, e dall’Exhibition Area, struttura polivalente che si proietta verso un orizzonte ancora più lontano, fino al 2050. Così, in questi 6.500 metri quadrati nel cuore del sito espositivo tra Cardo e Decumano, viaggiano insieme innovazione e cooperazione, passato e futuro. Infatti, se Carlo Ratti ha ideato un luogo di incontro e scambio fra produttori e consumatori in cui le barriere verticali lasciano il posto a un paesaggio orizzontale che favorisce le interazioni, un rimando ai mercati delle origini, il layout dispositivo interno è suddiviso in cinque vie, dedicate ad altrettante filiere, secondo un’idea nata in casa Coop prima ancora dell’adesione a Expo Milano 2015 (grazie ad contest sull’innovazione cui hanno partecipato 80 dipendenti under 35 a scuola Coop).

“Abbiamo realizzato un supermercato come i mercati di una volta, con tecnologie che mettono l’uomo e le sue opinioni al centro” spiega Marco Pedroni, presidente di Coop Italia. E continua: “Il nostro non è un semplice padiglione ipertecnologizzato in cui la tecnologia è fine a se stessa. Un esempio? Abbiamo lavorato sull’idea di sistemi in grado di fornire molte più indicazioni di quelle che normalmente riescono a stare su un’etichetta: basterà indicare un prodotto per leggere sugli schermi posti sopra agli scaffali bassi non solo le informazioni riportate sull’etichetta, ma i possibili allergeni, l’impronta ambientale, l’origine delle materie prime conce quali è fatto, i controlli di sicurezza. Questo richiede una tecnologia che abbiamo appositamente messo a punto per Expo, ma, soprattutto, la volontà di rendere totalmente trasparenti ai consumatori le informazioni che oggi in molti casi non lo sono in modo così completo». Infatti, tutti gli alimenti,- un mare di oltre 1500 prodotti (realizzati da 90 fornitori con stabilimenti in Italia – dalla multinazionale al piccolissimo produttore – che condividono la mission originaria di Coop, quella che già oggi applica a circa 1.400 dei suoi prodotti a marchio, ovvero raccontare fino dalle origini la storia dei loro prodotti) sono in grado di comunicare al visitatore tutte le informazioni di cui sono depositari con un semplice gesto della mano, attraverso etichette “intelligenti”. Grazie alle proprie competenze digitali, Accenture ha definito la user experience del visitatore del supermercato, gestendo l’architettura delle informazioni, l’implementazione dell’infrastruttura IT, l’analisi e lo sviluppo dei touchpoint del punto vendita.

“Ricordate il signor Palomar di Italo Calvino che, immerso in una fromagerie parigina, ha l’impressione di trovarsi in un museo o in un’enciclopedia? ‘Dietro ogni formaggio c’è un pascolo d’un diverso verde sotto un diverso cielo (…) Questo negozio è un museo: il signor Palomar visitandolo sente, come al Louvre, dietro ogni oggetto esposto la presenza della civiltà che gli ha dato forma e che da esso prende forma’. Ecco, il futuro del mercato – come nel racconto di Calvino – potrebbe partire proprio dalle storie dei prodotti – conferma Carlo Ratti, Direttore del MIT Senseable City Laboratory -. Ogni prodotto, infatti, ha alle spalle un racconto preciso. Oggi queste informazioni arrivano al consumatore in modo frammentato e parziale. In un futuro prossimo, invece, i prodotti stessi potrebbero essere in grado di raccontarci le loro storie. Le informazioni saranno contenute in semplici etichette intelligenti e quindi trasmesse in modo immediato all’utente. Potremo scoprire tutto di una mela: l’albero da cui è stata raccolta o il viaggio che ha compiuto. L’anidride carbonica che ha prodotto o i trattamenti che ha subito – all’insegna di un consumo più informato e consapevole. Inoltre il mondo delle informazioni e della condivisione online – insieme alla crescita della micro-agricoltura urbana – potrebbero trasformare i supermercati in luoghi di scambio aperti a tutti”.

L’Exhibition Area, oltre ad ospitare gli incontri delle scuole che sono coinvolte in percorsi educativi e interattivi, è anche il vero laboratorio sul cibo, sulle modalità di scelta e di acquisto, e sulle tecnologie del futuro. In questi 250 metri quadri di spazio, insomma l’innovazione si fonde con la suggestione.

Viaggio nella sicurezza alimentare

Il primo ambito di visita è un laboratorio di nuova generazione (nato da un’idea di Coop e Merieux NutriSciences) una specie di astronave in cui i visitatori per effetto di uno schermo panoramico è come se si calassero all’interno di uno spazio dove le più sofisticate tecniche di controllo e analisi sono operative come le ricerche sui virus, il controllo dell’origine e dell’autenticità dei prodotti alimentari e le nuove frontiere offerte dalle applicazioni online. Il visitatore si immergerà in un viaggio al centro della sicurezza alimentare per scoprire le opportunità che la scienza e la tecnologia ci offrono per il controllo e il miglioramento della salute pubblica del domani. Con questo spettacolare viaggio nel futuro, il consumatore riuscirà a percepire l’importanza ed il ruolo chiave del cibo per il proprio benessere e la nutrizione.

Le fattorie galleggianti

Un altro scenario introduce il visitatore in un pianeta dove gli ettari di terra coltivabile caleranno e l’acqua scarseggerà a fronte di un aumento della popolazione con conseguente aumento di richiesta di adeguate produzioni alimentari. La Banca Mondiale, infatti, stima per il 2050 una popolazione del pianeta vicina ai 10 miliardi di persone e una conseguente richiesta globale di cibo in aumento del 60-70% rispetto a oggi. Allora, uno degli obiettivi da raggiungere è quello di soddisfare questo crescente bisogno di cibo in maniera ragionevole, senza incidere eccessivamente sulle risorse esistenti. Oggi, infatti, l’agricoltura, utilizzando il 70% dell’acqua dolce del pianeta, è l’attività umana che pesa di più sulle risorse idriche esistenti. Una soluzione, dunque, potranno essere le “fattorie del mare” ovvero strutture galleggianti in grado di produrre alimenti. Due gli esempi proposti nell’Exhibition Area di Coop.

Il primo nasce dal Centro di ricerca sulla Sostenibilità ambientale e sulla protezione della scogliera corallina Mahre Center dell’Università di Milano Bicocca e si basa sulla tecnologia denominata “floating system” già utilizzato per la produzione di ortaggi: la tecnologia si basa sulla coltivazione diretta in bancali contenenti un substrato leggero e ricavato localmente, la sfida ulteriore sarà quella di utilizzarli come piattaforma marina.

Il secondo è una serra modulare galleggiante, Jellyfish Barge, un progetto nato all’Università di Firenze, e sviluppato da un suo spin-off (Pnat, composto da esperti in ecologia urbana e di design sostenibile), il cui prototipo funzionante si trova nel canale Navicelli tra Pisa e Livorno. Si tratta di una serra modulare costruita su piattaforma galleggiante in grado di garantire  sicurezza idrica e alimentare fornendo acqua e cibo senza pesare sulle risorse esistenti. La struttura, costruita con materiali a basso costo, assemblati con tecnologie semplici e facilmente  realizzabili, è composta da un basamento in legno di circa 70 mq che galleggia su fusti in plastica riciclati, e da una serra in vetro sorretta da una struttura in legno. I dissalatori solari disposti lungo il perimetro della piattaforma, che replicano il fenomeno della distillazione solare, sono in grado di produrre fino a 150 litri al giorno di acqua dolce e pulita da acqua salata, salmastra o inquinata.

La serra utilizza energie rinnovabili, integrati nella struttura e incorpora un innovativo sistema di coltivazione idroponica. L’idroponica è una tecnica di coltivazione fuori terra che garantisce un risparmio di acqua fino al 70% rispetto alle colture tradizionali, grazie al riuso continuo dell’acqua.

Jellyfish Barge in più utilizza circa il 15% di acqua di mare che viene mescolata con l’acqua distillata, garantendo un’efficienza idrica ancora maggiore.

Il cibo del futuro? Insetti e larve

Non mancheranno nell’Exhibition Area le incursioni nel cibo sostenibile del futuro, grazie anche all’importante contributo della Società Umanitaria, storica fondazione milanese già presente all’ Esposizione Universale del 1906. Secondo l’aumento previsto della popolazione, infatti, 1,8 metri quadri a testa per produrre il cibo necessario per sfamare tutti saranno davvero pochi. La sfida, dunque, è quella di rendere possibile l’aumento della produttività alimentare per mezzo di sistemi alimentari ovunque sostenibili. Per la FAO gli insetti potrebbero avere un ruolo importante sia nell’alimentazione umana che in quella animale e rappresentare una risposta concreta alla sfida del millennio: nel mondo sono oltre 1900 le specie di insetti commestibili di cui già si cibano circa 2 miliardi di esseri umani. Gli insetti rappresentano una fonte di proteine più efficiente rispetto agli altri animali tradizionalmente allevati per produrre cibo per l’alimentazione umana e mangimi per gli allevamenti, producono meno emissioni che contaminano l’ambiente e possono essere utilizzati per scomporre i rifiuti.

Per ora potremo vedere in anteprima nell’Exhibition Area: larve di bambù, scorpioni ricoperti di cioccolata, larve della farina, vodka allo scorpione, misto di pupe (la fase di crescita tra larva e insetto), larve di cereali, termiti disidratate, cavallette, coleotteri, larve giganti al cioccolato e tarantole arrostite.

Pakaging sostenibili

Completano l’offerta di visita nell’ Exhibition i pakaging sostenibili di Bio-on, poliesteri biodegradabili anche in acqua ottenuti attraverso la fermentazione naturale di batteri alimentati da scarti e sottoprodotti dell’agro-industria senza sottrarre terreno coltivabile a scopi alimentari come le polpe delle barbabietole dopo aver estratto lo zucchero o i grassi animali di scarto  e senza l’impiego di solventi chimici.

Il Future Food District (FFD), poi, ospita ovviamente prefigurazioni di ciò che mangeremo, anche in un futuro lontano. Il cibo del 2020 e del 2050 è visibile in due corner all’interno del supermercato (grazie alla collaborazione con Sealed Air), mentre nell’Exhibition Area sono in mostra, grazie alla Società Umanitaria di Milano, i primi prodotti commestibili derivanti dalle oltre 1.900 specie di insetti di cui si cibano già oggi circa 2 miliardi di persone. Nel laboratorio di nuova generazione nato da un’idea di Coop e Merieux NutriSciences sarà possibile fare un viaggio al centro della sicurezza alimentare, mentre altri scenari raccontano le due “fattorie del mare”, ovvero strutture galleggianti in grado di produrre alimenti, proposte dal Centro di ricerca sulla Sostenibilità ambientale e sulla protezione della scogliera corallina Mahre Center dell’Università di Milano Bicocca e dall’Università di Firenze.

Inoltre nella piazza ci sono prototipi e  installazioni volti a esplorare alcune tecnologie innovative in materia di agricoltura urbana e produzione di cibo e energia. Oggi eccezioni domani normalità. Come la Vertical Farm, realizzata sulla base di un progetto Enea: una struttura in metallo dotata di 2 pareti trasparenti alte 4 metri in cui vengono presentate, sui sei livelli, coltivazioni idroponiche multistrato a ciclo chiuso con illuminazione a LED in grado di produrre lattuga e basilico a ciclo continuo per i sei mesi di Expo. Due pareti vetrate alte 4 metri e una coltura idroponica su più  livelli in grado di produrre per i sei mesi di Expo diversi tipi di ortaggi; o il Canopy di alghe (progettato da ecoLogicStudio), apparentemente una semplice copertura, in realtà una complessa soluzione di acqua e microalghe in grado di produrre biomassa con applicazioni possibili in agro-ambientale.

Uno spazio sperimentale, capace di generare nuove interazioni tra consumatori, prodotti e produttori. Oltre 2.500 metri quadrati, su due livelli, in cui ritrovare un rapporto diretto con la filiera, con le origini del prodotto, con la sua storia.

Il viaggio nel supermercato del futuro, progettato da Carlo Ratti Associati, parte dal passato, dalla storia dei mercati, con l’evoluzione dal medioevo ai prossimi anni, e dalla storia di Coop, dal magazzino di previdenza a Torino (il primo negozio Coop in Italia datato 1854) ai giorni nostri. Così si arriva al piano superiore dove comincia il percorso vero e proprio nel futuro. Si parte con i due YuMi, robot di nuova generazione realizzati da ABB dotati di braccia, vista e tatto, pensati per una nuova era dell’automazione in cui gli esseri umani e i robot eseguiranno congiuntamente le stesse operazioni. YuMi è infatti l’abbreviazione di “you and me” a sottolineare  la collaborazione tra robot e uomo, con la sua capacità di manipolare in completa sicurezza qualsiasi oggetto, dai delicati elementi di precisione di un orologio fino a infilare il filo in un ago o interagire con i clienti del supermercato del Future Food District.

Supermercato del Futuro

E qui comincia la superficie di vendita: un mare di prodotti distribuiti su una struttura a gradoni, disposti su tavoli che seguono un ordine che va dalle materie prime, la frutta, il grano, il latte, ai prodotti via via più trasformati e elaborati, valorizzando il patrimonio agroindustriale italiano. Cinque le filiere rappresentate: latte e derivati, the, caffè e cacao, cereali e birra, carne e pesce, ortofrutta e vino. Per fare un esempio: si parte dalla farina passando per la pasta i biscotti fino alla birra. I prodotti sono esposti su ampi tavoli, all’utente basta indicarli con la mano per ottenere informazioni aumentate sui prodotti ovvero tutte quelle informazioni che oggi o non sono disponibili o lo sono parzialmente solo in rete ma che, in ogni modo, non sono reperibili in un’etichetta tradizionale. Attraverso queste “etichette aumentate”  il prodotto è in grado di raccontare se stesso, le sue proprietà, la sua storia, il suo tragitto. Le nuove tecnologie rendono possibile un consumo più informato e consapevole, attraverso nuove modalità di interazione tra utenti e prodotti. Tre sono i livelli di interazione previsti: il primo permette di ottenere indicazioni sulle caratteristiche primarie dell’articolo, il secondo racconta l’origine delle principali materie prime che compongono il prodotto, e l’eventuale presenza di ingredienti allergizzanti, il dato nutrizionale per porzione e l’impatto ambientale espresso in CO2 equivalente; infine, nel terzo livello, ci sono informazioni in dettaglio sulla storia e sulle sue caratteristiche. Tra i tavoli anche le due “teche” dove sarà possibile vedere qualche potrebbe essere il cibo nel vicino 2020 e nel lontanissimo 2050.

L’eliminazione delle barriere verticali negli spazi disegna un paesaggio orizzontale che favorisce il contatto e la relazione, creando un’area di libero scambio, una spazio per il baratto delle idee. Il supermercato però non è solo un spazio esperienziale e d’acquisto, ma anche luogo dove si incontrano le eccellenze grandi e piccole, dalle grandi aziende nostre partner ai piccoli fornitori e ristoratori locali fino ai singoli consumatori. Parliamo di oltre 1.500 prodotti realizzati da 90 fornitori con stabilimenti in Italia, che condividono le stesse idee che Coop applica ai suoi 1.400 prodotti a marchio, ossia qualità e trasparenza. Inoltre, alcuni soggetti selezionati da Coop utilizzeranno il supermercato come una vera e propria infrastruttura per poter vedere i propri prodotti con una logica simile a quella di piattaforme quali ebay o Airbnb dove il consumatore potrà diventare venditore.

A conclusione della visitor experience, ecco la DataViz posta sopra la barriera casse, dove in tempo reale vengono rappresentati i dati relativi al punto vendita come il numero dei visitatori, con quali prodotti stanno interagendo, la top ten dei prodotti più venduti. Il percorso è disseminato di Qr code tematici con cui accedere alla libreria digitale e scoprire i migliori libri sui temi della manifestazione, ed eventualmente acquistarli. Oltre alle casse, infatti, c’è lo spazio libreria dedicato ai temi di Expo a cura della catena Librerie.coop, e Bookrepublic, libreria online specializzata in ebook. Lo spazio libri proporrà a rotazione circa 5 mila titoli cartacei, proponendo la migliore offerta di libri legati alla cultura del cibo. Oltre ai titoli cartacei sarà installato uno schermo touch e un video wall dove interagire con i libri, leggerne l’anteprima, acquistarli, condividerne gli argomenti e dove saranno trasmessi contenuti editoriali.

In questo supermercato lavorano 40 dipendenti di Coop Lombardia ed è anche possibile incontrare i soci Coop, che hanno un presidio. Da questo spazio trasmetterà anche per tutta la durata di Expo RadioCoop, la radio in store di Coop che fungerà da amplificatore di tutto ciò che succederà nel FFD dentro la rete dei 1200 punti vendita Coop.