Marco Roveda

Intervista di Giorgio Nadali pubblicata su “BEESNESS” Magazine n. 3, Maggio /Giugno 2020

Ci commenti questa frase di Kofi Annan: “La nostra sfida più grande in questo nuovo secolo è di adottare un’idea che sembra astratta – sviluppo sostenibile.”

È un po’ una contraddizione, perché l’idea di sviluppo mi fa pensare a un’idea consumista di un mondo che deve continuare a svilupparsi. Una crescita infinita in un mondo finito. Le parole sviluppo e sostenibile a mio avviso contrastano. Bisognerebbe parlare di un modo di vivere sostenibile, non di sviluppo sostenibile. Cercare di vivere nel rispetto dell’ambiente dell’ecosistema. Quindi un lavoro sostenibile, non uno sviluppo.

Cosa hanno sbagliato in Cina per aver causato l’attuale pandemia di coronavirus Covid-19?

Probabilmente non hanno sbagliato i cinesi, ma tutti noi. Gli uomini hanno poco rispetto degli animali.

Quali sono i principi per un’economia sostenibile?

Semplice. Deve rispettare l’uomo e l’ambiente. Queste cose sono legate. L’economia sostenibile tiene conto dell’ecosistema nel lavoro.

Come si raggiunge uno sviluppo sostenibile?

Non dobbiamo sviluppare. Dobbiamo vivere nel rispetto dell’ecosistema.

Cosa dovrebbe fare un piccolo imprenditore italiano per crescere con un’economia sostenibile?

Potrebbe farsi venire delle idee dei prodotti che mancano e servono, ispirati al principio dell’economia sostenibile. Sino ad oggi abbiamo assistito a uno sviluppo enorme del biologico, però è un biologico che è trattato come una referenza, non come una scelta di vita. I brand producono prodotti convenzionali e poi tra questi offrono qualche prodotto biologico. Questo secondo me non ha senso, perché è come dire che questi sono i prodotti sani e puliti e tutti gli altri, quelli che normalmente faccio contengono veleni. È come se il mio commercialista mi dicesse che una volta al mese è onesto. No, dev’essere sempre onesto! Mancano prodotti biologici, ma nello stesso tempo che siano fatti con tutti gli elementi per un prodotto speciale. Gli anni ’60 sono stati quelli dell’accessibilità del prodotto.  Negli anni ’70 sono dovuti diventare buoni. Negli anni ’80 belli. Negli anni ’90 sani e sicuri, dello sviluppo del biologico. Gli anni 2000 quelli dell’etica. Ogni decennio ci ha regalato un nuovo elemento per la formula del prodotto perfetto. Quindi un piccolo imprenditore può fare un prodotto perfetto che ha tutti questi elementi: accessibile, bello, buono, biologico e prodotto in modo sostenibile.

LifeGate, grazie ad un team specializzato, supporta le aziende nel loro percorso di sviluppo sostenibile attraverso il nuovo modello di impresa “People, Planet e Profit”. Ce ne parli

Ho fondato Lifegate per cercare di far capire alle aziende che in futuro avremmo dovuto essere tutti People, Planet e Profit, cioè con un profitto nel rispetto delle persone e del pianeta. Siamo stati i precursori della società benefit e ne abbiamo ricevuto il riconoscimento. Una società profittevole, ma che nello stesso tempo fa qualcosa di buono per il pianeta e per le persone.

LifeGate offre servizi dedicati a Pmi e multinazionali per sviluppare consapevolezza e responsabilità all’interno dell’azienda e proporre l’innovazione come punto di forza. Come si raggiungono questi obiettivi?

Sino al 2000 c’erano i buoni e i cattivi. I buoni erano le Onlus, e i cattivi tutti gli altri. Le aziende che lavoravano solo per profitto. Poi anche con il lavoro di Lifegate abbiamo diffuso questo concetto People, Planet, Profit, dell’azienda che cerca di guadagnare nel rispetto dell’uomo e del pianeta.

Secondo l’Eurispes 2019: è vegano il 7,3% degli italiani. Aumentano i vegani, ma calano i vegetariani. In Italia nel 2018 è calato il numero di vegetariani, ma è aumentata la percentuale chi sceglie una dieta vegana (1%). Cosa ne pensa?

La somma dei due non è in calo. È in crescita. Stiamo andando verso un’alimentazione sempre più vegetale che rispetta e che non vuole sfruttare assolutamente gli animali.

Il denaro apre molte nuove possibilità per un individuo. Albert Camus scriveva: “E’ una sorta di snobismo spirituale quello delle persone che pensano di poter essere felici senza denaro”. Qual è la connessione tra denaro e felicità?

La felicità per me è uno stato di grazia e non va confusa con la contentezza. Se vinco una somma all’Enalotto sono contento. Mi hanno dato una promozione o ho comprato la macchina nuova sono contento. La felicità è la cosa più spirituale che esiste al mondo e col denaro ha poco a che fare. Il denaro ci può aiutare a essere più rilassati. Vero è che mantenere uno stato di grazia in uno stato di indigenza diventa difficile.

Più rilassati o più liberi?

Più liberi. Il denaro ti permette di essere più leggero. Meno coinvolto nelle fatiche terrene e questo ti predispone ad essere più spirituale. Non ti porta alla spiritualità. Il denaro non toglie la possibilità di raggiungere uno stato di grazia, ma nemmeno ci aiuta più di tanto.  Lo stato di grazia lo raggiungi se ti piaci, se ti piace come e dove vivi e con chi, se ti piace il tuo lavoro, se ti senti utile e soddisfatto e realizzato in quello che stai facendo, se riesci a fare del bene, se riesci ad amare e farti amare. Tutte cose che non hanno a che fare con i soldi. Il denaro per me non è un mezzo né un fine, ma energia che puoi orientare verso il bene o il male.

Qual è la Sua opinione personale sul 70% dei miliardari che sono partiti da zero, anche da Paesi come l’India?

Nella vita normalmente si trova quello che si cerca. Un insieme di fortuna e capacità come il cercatore di funghi. Un cercatore bravo che conosce i posti trova tanti funghi.

Quali sono gli obiettivi sociali del business?

Il business è per antonomasia il “settore privato”: ma in effetti è tal-mente potente che non si può più definire davvero “privato” — anzi, in effetti è il settore più pubblico che ci sia. Nel corso dell’ultimo secolo,  le  grandi  compagnie  si  sono  progressivamente  autoescluse  da  preoccupazioni  e  responsabilità  verso  la  società, ricercando esclusivamente la crescita dei loro profitti.se vogliono essere reintegrate nella società, è necessario che adotti-no obiettivi sociali di base. L’obiettivo classico è sempre stato, e in larga parte lo è ancora, fare denaro per i soci della compagnia, gli azionisti (in inglese shareholder). Ma la “shareholder philosophy” è vecchia e datata. È divenuta una delle maggiori fonti di problemi per il mondo, polarizza la società e porta a un sovrasfruttamento dell’ambiente. deve oggi essere rimpiazzata con la “stakeholder philosophy”: responsabilità verso tutte le persone che possono essere toccate dalle attività dell’impresa, che siano azionisti, manager,  impiegati  o  partner,  clienti,  fornitori  o  abitanti della comunità locale sede delle operazioni dell’azienda.

Classicamente, si diceva, lo scopo del business è il business. Con la “stakeholder philosophy” lo scopo del business cambia: è la salute e il benessere delle persone e della società. La principale raison d’être dell’impresa  non  è  più  raggiungere  il  massimo  profitto  nel  più  breve  tempo,  bensì  ottenere  il  bene  maggiore  per  il  più  alto  numero  di  persone nel contempo assicurando la propria viability, la capacità di produrre profitti. Una svolta nel business non è impossibile. Richiede una stretta cooperazione tra i leader del mercato. devono unirsi non per bandire la competizione, bensì per implementare pratiche socialmente ed ecologicamente responsabili nel proprio settore. Ci  sono  business  leader  che  potrebbero  essere  pronti  a  compiere  questo  passo  e  non  sottoscrivono  più  la  “shareholder  philosophy”.

Tra le maggiori compagnie, molte sono dirette da persone o famiglie di  industriali  che  si  identificano  con  l’azienda,  essendone  fondatori  o  alti  manager. Sono  gli  equivalenti  odierni  dei  leggendari  “capitani  d’industria” dei primi decenni del secolo scorso. I vari John d. Rockefeller, Cornelius Vanderbilt, Henry Ford, Thomas Mellon, Andrew Carnegie, non pensavano a sé puramente come uomini d’affari dediti solo a spremere più soldi possibile al mondo, bensì come “costruttori della società”, forza attiva del bene comune. come ha detto il fondatore di Ibm Thomas J. Watson, le compagnie non sono create “solo per fare soldi” ma per “tessere insieme la trama della civilizzazione”. Questo spirito non si è estinto, oggi. Bill Gates, Warren Buffett, i fondatori di Google Sergej Brin e Lawrence Page o altri protagonisti del mondo del business, hanno creato fondazioni per sostenere le cause che stanno loro più a cuore, come già avevano fatto prima di loro Rockefeller, Ford, Carnegie. Ma oggi questo non basta più.

Negli anni venti e trenta del Novecento nessuno avrebbe sospettato che il perseguimento del business a tutti i costi avrebbe avuto conseguenze così negative. Era un’ovvietà,  la  società  abbisognava  di  automobili, benzina, acciaio e altri beni, e le grandi industrie provvedevano. Per gli uomini d’affari avere “spirito pubblico” non significava mutare l’orientamento della propria azienda, bensì, al massimo, assi-curare un giusto trattamento per i lavoratori, lo staff, e affiancando o sposando determinate cause sociali. Oggi non è più abbastanza fare “del bene” con gesti filantropici periferici, marginali, mentre si rimane strettamente consacrati all’obiettivo del “fare bene” nel mercato. I danni delle aziende fossilizzate su strategie per la massimizzazione del profitto a breve termine non vengono bonificati finanziando cause sociali, per quanto meritevoli. La necessità oggi, per coloro che hanno potere di controllo nelle maggiori compagnie, è diventare forza trainante per il bene pubblico. Non con la beneficenza, ma riorientando le loro compagnie. L’obiettivo sociale riconosce che il portatore d’interesse di un’azienda è la società stessa. abbracciandolo, il settore privato si proietta nel novero degli attori sociali dedicati alla causa del benessere dell’umanità e della sostenibilità ecologica.

 Cos’è la nuova impresa del futuro a 3P?

 Qual è la visione comune dietro le Sue opere, i  libri e lo sviluppo internazionale del Green belt Movement?

Si potrebbe chiamare “il potere degli alberi”, la loro funzione di far crescere e costituire una “cintura verde” e, attraverso ciò, di creare una rete. Nei libri ho raccolto le mie riflessioni su ciò che è successo durante la creazione di questo movi-mento, e ho constatato che si tratta di sfide che non coinvolgono solo il Kenya, bensì l’intera africa. In una prospettiva di cambiamento, ciò di cui mi sono accorto è che comincia a esserci una maggiore cooperazione tra i soggetti in gioco. La trasformazione del G8 in G20 avvenuta a Pittsburgh, con l’allarga-mento  alle  economie  emergenti,  è  un  segno  di  questa  spinta  all’inclusione.  c’è una grandissima  cooperazione  nel  modo  col  quale  noi  gestiamo  i  flussi  economici  e  ci  sarà  sempre  maggior  controllo  sulla  gestione della finanza globale.

La gente può apprezzare il fatto che siamo sempre più interconnessi e collegati. Lo penso innanzitutto per quanto riguarda la nostra economia e penso che dobbiamo preoccuparci in quanto cittadini ovunque ci troviamo. credo che quello che accade in una parte del mondo  influenza  inevitabilmente  anche  l’altra  parte  del  mondo,  così  non  possiamo  dirci  sicuri  ovunque  noi  siamo. Sappiamo che  il  problema  del  tracollo  finanziario  è  iniziato  negli  Stati  Uniti  d’America  e  anche  prima sapevamo che avrebbe influito sulle persone di tutto il mondo, specialmente sui normali cittadini. Penso che noi cittadini dobbiamo essere più consapevoli e dobbiamo incorag

giare il nostro governo ad essere più vigile e attento cosicché proprio noi non rischiamo di esse-re colpiti negativamente da decisioni prese dai nostri leader finanziari. Oggi c’è molta connessione.  Possiamo vivere in  Paesi  molto  lontani  gli uni dagli altri, per esempio in America, in Europa, nell’Est, in africa, ma per ciò che riguarda le nostre vite, come nella gestione finanziaria, siamo molto interconnessi. È questo che sta avvenendo nel mondo: l’interconnessione. Personalmente credo che la via alla felicità risieda nell’impegno. Credo che per essere felici dobbiamo essere impegnati in qualcosa e dobbiamo aiutare, dare beneficio e curarci del benessere dei nostri simili, gli esseri umani. Ma aggiungo e sottolineo che non siamo i soli ad abitare questo pianeta, ci sono anche gli animali, le piante, gli uccelli. Risolvere i loro problemi, rispettare il loro habitat, essere sicuri che sopravvivano ed occuparci anche dei nostri simili esseri umani è solo una delle tappe del raggiungimento della felicità. Insomma, secondo me la via alla felicità risiede proprio nella connessione, nell’impegno e nel supporto.

 Qual è la sua idea del cambiamento necessario?

Grazie a tutte le incredibili innovazioni scientifiche e tecnologiche degli ultimi decenni, a partire dallo studio dei minuti delle particelle fino alle più remote conquiste nello spazio, dalle comunicazioni istantanee alla decodificazione del genoma umano, l’umanità si trova a dover affrontare una serie di crisi che, complessivamente, rappresentano una seria minaccia  non  solo  per  il  singolo  individuo  e  gli  stati,  ma  per  l’intero  genere umano. Tra i  problemi  più  gravi  che  ci  troviamo  ad  affrontare  oggi  ci  sono  il  riscaldamento globale e il cambiamento del clima, con il conseguente pericolo di un innalzamento significativo del livello dei mari, inondazioni devastanti, milioni di rifugiati a causa di problemi ecologici, il prosciugamento dei fiumi a causa dello scioglimento dei ghiacciai e gravi distruzioni dei sistemi di coltivazione.

Un’altra minaccia è data dal terrorismo a sfondo religioso, i cui tentacoli hanno raggiunto ogni punto della terra, generando ovunque confusione e insicurezza. Esiste inoltre un’asse di matrice terroristico-anarchica costituita da gruppi e organizzazioni con l’intento di distruggere l’ordine costituito  degli  stati  e  creare  quelle  che  sono  state  definite  le  “Zone  Liberate”,  secondo  un  processo  che  porterà  inevitabilmente all’anarchia e alla violenza. La terza crisi è nata in seguito al crollo delle economie capitaliste a livello globale, in quanto alla fine l’avidità e l’avarizia irrefrenabili delle grandi società, ormai scevre da qualsiasi vincolo di natura etica o morale, hanno portato l’intero sistema sull’or-lo di un collasso, facendo nascere lo spettro di una recessione globale, generando disoccupazione, tensioni sociali e violenza in numerose parti del mondo, comprese le società ricche e sviluppate. La questione fondamentale che ora dobbiamo affrontare è se uno qualsiasi di questi problemi o dei problemi legati a tali aspetti possa essere risolto senza un reale cambiamento  a  livello  della  coscienza.

Attualmente il nostro pensiero si basa sul concetto newtoniano-cartesiano-marxista di rifiuto dei valori spirituali e l’esaltazione del pensiero materialista e dualistico. ciò ha comportato un allontanamento dalle nostre radici spirituali, e di conseguenza è venuto a mancare il riferimento ai valori spirituali necessario allo sviluppo di qualsiasi civiltà. come risulta evidente, questa filosofia, nonché l’attuale stile di vita delle nazioni e società ricche, sono diventati insostenibili. se proseguiamo su questo percorso ci  troveremo  inevitabilmente  condannati  al  crollo  in  un  futuro non troppo remoto, e lasceremo in eredità alle generazioni che devono ancora nascere un mondo distrutto e caotico. In tale contesto è possibile identificare una serie di movimenti olistici che stanno sorgendo in tutto il mondo allo scopo di ricreare un equilibrio tra  gli  esseri  umani  e  la  natura,  e  sviluppare  nuovi  sistemi  di  risoluzione dei conflitti e di integrazione sociale. a differenza della grigia prospettiva auto-realizzante dello scontro di civiltà elaborata così brillantemente  dal  defunto Samuel  Huntington,  esiste  il  concetto  di  convergenza di civiltà, e diverse iniziative volte alla sua realizzazione.

L’intero  movimento.  Interfede  si  basa  su  un  antico  detto  vedico:  “La  realtà è una, il saggio la chiama usando nomi diversi”. Un esempio è costituito dalla cittadina multireligiosa, multinazionale, multilinguistica e multiculturale di Auroville. situata nell’India meridionale, Auroville è stata creata sulla base degli insegnamenti del grande filosofo evoluzionista Sri Aurobindo e della sua collaboratrice, la madre.  Inoltre sono in  corso  numerosi  altri  esperimenti  nel  mondo,  ma  sono  ancora  rari  e  distanti.  Manca un  reale  collegamento  tra  loro. ciò che dobbiamo fare è creare la consapevolezza che è necessario agire urgentemente all’interno di quello che potrebbe essere definito il “Progetto Olistico Mondiale”, affinché le varie correnti di filosofia alternativa possano essere unite in una simbiosi efficace e filantropica. È inoltre  importante  ricordare  che  il  cambiamento  verte  su  due  assi,  uno verticale e uno orizzontale. L’asse orizzontale riguarda una stretta collaborazione e cooperazione tra le persone, organizzazioni e istituzioni in tutto il mondo impegnate nella realizzazione di una filosofia olistica come alternativa al progetto fallito prevalente di zeitgeist.

L’asse verticale riguarda  ciascuno  di  noi  nel  passaggio  a  un  livello  più  pro-fondo di consapevolezza della nostra coscienza individuale. Quest’ultimo riguarda sostanzialmente una ricerca individuale, che può essere realizzata grazie a una serie di tecniche e filosofie, compreso lo yoga, lo Zen, la meditazione e la preghiera. soltanto un movimento reale sul piano orizzontale e verticale ci consentirà di sopravvivere alla nostra avarizia collettiva e alle innovazioni tecnologiche. Non dimentichiamo che, nonostante la fine della Guerra Fredda, sono state  combattute  quasi  cento  guerre  in  diverse  parti  del  mondo,  le  quali hanno causato centinaia di migliaia di vittime e milioni di rifugiati, e che le riserve nucleari presenti sul pianeta sono in grado di distruggere  più  volte  l’intero  genere  umano.  Dobbiamo pertanto far  sviluppare  la  consapevolezza  che  è  necessario  agire  con  urgenza  al  fine  di  apportare  un  cambiamento  nelle  nostre  coscienze,  oltre  che  nelle  nostre azioni. come dice un proverbio cinese “È più tardi di quanto si pensi”. Siamo travolti velocemente dagli  eventi,  e  sembra  quasi  che  la violenza e la negatività abbiano acquisito una velocità inarrestabile. comunque non dobbiamo mai cedere a un atteggiamento disfattista. È invece opportuno impegnare le nostre risorse materiali, intellettuali, morali e spirituali per passare a un livello più elevato di consapevolezza. solo così sarà possibile la nostra salvezza individuale e collettiva.

Ci parli di LifeGate PlasticLess®

Per tutelare la salute del mare e la nostra è nato LifeGate PlasticLess®, il progetto di LifeGate intende contribuire alla diminuzione dell’inquinamento dei mari italiani attraverso la raccolta dei rifiuti plastici nelle acque dei porti e nei circoli nautici e a promuovere un modello di economia e di consumo davvero circolare con lo scopo di ridurre, riutilizzare e riciclare i rifiuti, soprattutto i più dannosi per l’ambiente come le plastiche. La presenza di rifiuti plastici nel mar Mediterraneo è un’emergenza da affrontare subito. Per l’Unep, il Mare Nostrum è costretto ad accogliere ogni giorno 731 tonnellate di rifiuti in plastica, che potrebbero raddoppiare entro 2025. Ecco perché LifeGate intende contribuire in maniera concreta al recupero di rifiuti plastici nei mari italiani mettendo nei porti e nei circoli nautici i Seabin, appositi dispositivi di raccolta dai mari della plastica, della microplastica da 5 a 2 mm e delle microfibre  da 0,3 mm.

Ci parli del progetto Lifegate Bee my Future

Negli ultimi anni la popolazione di api e di altri insetti impollinatori ha subito un calo. Secondo la Fao, 71 delle 100 colture più importanti al mondo si riproducono grazie all’impollinazione. Più dell’80 per cento delle coltivazioni destinate a nutrire l’uomo conta sul lavoro che questi insetti ci offrono gratuitamente. Se il numero di api continuerà a diminuire, molto presto non potremo più godere di alimenti come i frutti di bosco, le pesche, le castagne, le mele, le mandorle, ma anche le zucchine, i pomodori e tantissimi altri ortaggi. Lo stesso vale anche per i prodotti caseari come latte, yogurt, burro e formaggi freschi. La scomparsa delle api mette in pericolo la nostra sicurezza alimentare, il nostro futuro. L’obiettivo del progetto Bee my Future è sostenere l’allevamento di 12 alveari grazie al lavoro di un apicoltore hobbista con esperienza decennale e una profonda conoscenza del mondo degli insetti che alleva. L’apicoltore è selezionato dall’Associazione partner del progetto, APAM – Associazione Produttori Apistici della Provincia di Milano.

L’apicoltore si occuperà dell’allevamento delle api ricevute in gestione e della produzione di miele in un contesto urbano, all’interno della provincia di Milano, seguendo i principi guida del biologico. Il progetto prevede l’acquisto degli sciami di api, delle attrezzature necessarie, come le arnie e gli indumenti di protezione per l’apicoltore, le continue attività di assistenza tecnica all’apicoltore, la verifica e il monitoraggio delle attività e del loro stato di salute, la produzione di miele dalle arnie in conformità con la legislazione che regolamenta il settore (produzione, confezionamento, etichettatura), la brandizzazione dei materiali del progetto e del miele prodotto. Il biomonitoraggio grazie ai dispositivi Melixa. LifeGate, in occasione della quarta edizione di Bee my Future, ha deciso di apportare al progetto un’importante novità: la realizzazione di un sistema di biomonitoraggio, il primo in Italia non invasivo grazie all’utilizzo dei dispositivi di Melixa che tramite i sensori di temperatura interna ed esterna, il peso e il conta voli quotidiano fornisce preziose informazioni sulla salute delle api e tramite essa sulla salute dell’ambiente circostante.

Le api bottinatrici raccolgono informazioni importanti sulla salute del suolo, dell’aria e dell’acqua attraverso il loro operoso lavoro di raccolta del nettare, dei pollini e dell’acqua dal territorio circostante con un raggio di azione di 3 Km. La frequenza dei loro viaggi è impressionante: una colonia di api effettua quotidianamente 10 milioni di micro prelievi raccogliendo, nei mesi più caldi, diversi litri di acqua per regolare la temperatura dell’alveare e dissetarsi. Inoltre, catturando sul loro corpo anche le particelle di inquinanti presenti nell’aria, con il biomonitoraggio non solo si può capire quanto è contaminato l’ambiente ma anche la presenza di eventuali fenomeni di bioaccumulo, che ha conseguenze anche per la salute dell’uomo.

Come promuovere la mobilità sostenibile con servizi e strumenti, per persone e aziende?

Il progetto Mobility Revolution di LifeGate soddisfa questa esigenza. Perché creare una mobilità sostenibile diffusa fa bene alle aziende. In tutti i settori dell’economia è possibile introdurre un approccio teso alla sostenibilità, con la creazione di strumenti concreti, efficaci e autorevoli per valorizzarla. LifeGate ha l’ambizione di intervenire in ogni settore economico mettendo a disposizione dei partner una vision suggestiva e un expertise esclusiva e consolidata per la creazione di progetti, metodologie e indicatori innovativi. Per questo, LifeGate ha creato Mobility Revolution: un dialogo tra settore della mobilità e aziende. Per le sue dimensioni industriali, il reticolato di collegamenti, l’attitudine alla ricerca e i margini di sviluppo, il settore della mobilità è l’ambito dove l’esperienza LifeGate di dialogo con aziende e persone sui temi dell’innovazione, dell’ambiente e dello stile di vita più vantaggiosamente si traduce in concreti strumenti di miglioramento.

LifeGate offre energia rinnovabile e servizi di efficientamento energetico. Quali sono?

LifeGate è l’unica azienda in Italia a vendere energia prodotta al 100% da fonti rinnovabili italiane. E con LifeGate Lighting siamo attivi nella fornitura di sistemi di illuminazione a Led di ultima generazione; si tratta di una tecnologia che permette un consumo energetico inferiore dal 65% al 90% rispetto a quello delle lampadine tradizionali.

E’ fondamentale far capire a tutti che la sfida globale più importante oggi è la transizione energetica dalle fonti fossili (carbone, petrolio, gas) alle rinnovabili (eolico, fotovoltaico, idroelettrico).

Detto in altri termini: l’azione più efficace che imprese e cittadini possono fare è quella di scegliere energia rinnovabile per le proprie case e i propri uffici. Non costa di più, non servono lavori, basta firmare un contratto.

Questa semplice azione ha un impatto molto maggiore rispetto a tutte le altre azioni che possiamo fare (come andare in bici al lavoro tutti i giorni), e quindi oltre ad essere la più importante è anche la più efficiente: con un minimo sforzo abbiamo un massimo beneficio.

La gente l’ha capito chiaramente -vedi i movimenti di piazza come i Fridays for Future- e anche le aziende che scelgono di usare l’energia pulita di LifeGate stanno scoprendo che i consumatori apprezzano particolarmente questa scelta: è un modo concreto di dimostrare che si hanno a cuore gli stessi valori.