Khajuraho. Il complesso dei templi erotici, patrimonio UNESCO

Il complesso dei templi di Khajuraho, nello stato indiano dello Madhya Pradesh fu costruito tra il 950 e il 1050 d.C.. Il nome Khajuraho deriva dal khajur, la palma da dattero, molto diffusa nella zona, ma la sua attrazione principale non è costituita dai dolci frutti. È il complesso religioso più erotico esistente al mondo. I suoi murali e le sue statue rappresentano un tributo alla vita nell’era dei re Chandela Rajput, quando furono costruiti.

Il più grande dei venti templi meglio conservati del complesso è il Kandarya Mahadeva – dedicato al dio Shiva – alto trentuno metri. Nella sua parte più sacra è conservato un grosso lingam (pene) di pietra, simbolo appunto del dio Shiva. Anche il tempio Matangeshwara, appena fuori dell’area occidentale, è dedicato a Shiva e la sua attrazione principale è un lingam (pene di Shiva) alto due metri e quaranta centimetri.

Il lingam è sempre presente in tutti i templi indù – non solo a Khajuraho – e si erge al di fuori della sua base, costituita dalla yoni, (vulva) la sua shakti (potenza). Questa rappresentazione di pietra di forma fallica è chiamata shivalingam. Questo perché nell’induismo il sesso è sacro. Da esso viene la vita. Il santuario è ornato con divinità maschili e femminili e apsaras (fanciulle celestiali) tutte impegnate nelle più disparate attività erotiche esplicite.

Anche se solo il dieci per cento delle sculture dei templi di Khajuraho sono erotiche, si vede del sesso orale, sesso di gruppo, autoerotismo e anche l’unione sessuale tra un uomo e un cavallo. Le attività erotiche rappresentate sono legate al Tantra, una dottrina spirituale antica di quaranta secoli, tanto quanto la religione più antica al mondo ancora esistente, l’induismo. Nel Tantra vi è la ricerca dell’unione spirituale e il distacco dai legami terreni anche attraverso pratiche sessuali. Il sesso ha quindi un significato molto diverso dalla visione occidentale, almeno tanto quanto la distanza tra la genitalità materialista e l’erotismo spirituale.

Il Mahatma Gandhi voleva fare distruggere il complesso, circondato dai grandi giardini, ma il governo si oppose. Rimasero in stato di abbandono sino al XVIII secolo. Poi furono restaurati per la prima volta dagli inglesi nel 1838 e infine nel 2009. Oggi un aeroporto certamente sovradimensionato rispetto alle dimensioni del paesino indiano, accoglie milioni di visitatori attratti dalle rappresentazioni in bassorilievo del Kamasutra (il testo sacro del III sec d.C. scritto da Vatsyayana, un monaco che viveva in castità assoluta). Dal 1986 l’UNESCO li ha dichiarati patrimonio storico dell’umanità.

Giorgio Nadali