Il “corpo di trasformazione” Tulku

Tulku è una persona che, dopo certi esami, è considerata una reincarnazione di un personaggio defunto. Quest’idea ebbe origine dalla dottrina del Trikaya, e fu applicata in Tibet dopo il ritrovamento del II Karmapa, Karma Pakshi (1204-1283). Il Tulku fu considerato un tramite importante per garantire la continuità spirituale e politica delle istituzioni monastiche. Oltre ai quattro capi delle scuole principali del buddhismo tibetano esisteva un gran numero di discendenze Tulku.

Già nelle dottrine del Mahayana è citata come particolare capacità la forza di poter determinare le circostanze della reincarnazione. È una delle proprietà che caratterizzano il Bodhisattva all’ottavo livello (Bhumi). Esso costituisce, insieme alla teoria del Nirmanakaya, in cui la realtà suprema di lenta apparenza corporea, la base dottrinale del fenomeno del Tulku. Il principio della reincarnazione conscia venne pienamente realizzato in tutte le sue possibilità per la prima volta nella scuola Karma-Kagyu. Servì anzitutto alla tradizione ininterrotta delle dottrine del Mahamudra. Il potenziale del bambino riconosciuto come Tulku veniva intensamente promosso dai maestri, cosicché il Tulku arrivò a dominare l’intera tradizione dottrinale e poté, da parte sua, passare alle reincarnazioni dei suoi maestri. Anche la dimensione politica giocava un certo ruolo, come si può vedere dall’esempio di alcuni Dalai Lama.

I più importanti Tulku contemporanei sono il Dalai Lama Tenzin Gyatso (nato nel 1935), capo dei Gelugpa [e del Buddhismo Tibetano in esilio]; il Karmapa Rigpe Dorje (1924-1982), capo dei Kagyupa: Dujom Rimpoche (nato nel 1904), capo dei Nyingmapa: e il Sakaya Sakya Trizin (nato nel 1945).

Giorgio Nadali