Adorazione induista della Yoni, l’organo sessuale femminile

Nell’Induismo la Yoni è l’organo sessuale femminile. Il rito è suddiviso in tre categorie: adorazione, magia, meditazione. L’ultima è la più segreta. Il rito è considerato così importante al punto che chi lo pratica è esonerato da altre forme d’adorazione.
Il rito (chiamato anche stri puja o rahaja puja) è officiato con una donna in carne e ossa oppure con una scultura. Il più semplice stri puja è il kumari puja con una giovane di sedici anni (questo è il numero della perfezione nell’Induismo), tuttavia è richiesta la presenza di una yogini più matura al centro del rito. Nello yoni puja officiato con una statuetta di una dea oppure con una donna, sono versati cinque elementi liquidi simbolici sulla sua yoni. Sono gli elementi della cosmologia indù, rappresentati da alcuni alimenti: la terra (simboleggiata dallo yogurt), L’acqua (usata realmente), il fuoco (simboleggiato dal miele), l’aria (simboleggiata dal latte) e l’etere (simboleggiato da un qualsiasi olio commestibile). Gli elementi sono versati consecutivamente sulla yoni e poi raccolti in un vaso.
Il miscuglio (amrita), consumato poi dai partecipanti al rito, rende intimi con la dea, la quale restituisce l’offerta come dono. Sono poi recitati dei mantra, vale a dire delle preghiere davanti alla yoni, sia questa una statuetta della dea o una yoni di una donna in carne e ossa. I mantra riguardano preghiere generiche (stadio dell’adorazione), e richieste specifiche personali d’ogni tipo (stadio magico). Il rito non è osceno e l’intenzione dei fedeli indù è quella di rivolgere le loro preghiere alla sorgente e alla sede della vita, che mette in contatto il ventre materno con la realtà esterna fenomenica.
I testi tantrici raccomandavano che ogni stadio dell’unione sessuale fosse evidenziato dall’intonazione di diversi mantra, ripetuti molte volte sopra le parti del corpo interessate.
Lo scopo principale è quello di ottenere dallo yoni puja un’energia sottile chiamata yonitattva o yonipuspa (cioè “fiore della yoni”). L’adorazione della donna, delle dee, della yoni, è qui sopravvissuta dalle sue radici nel paleolitico, sino ai giorni nostri. Nella Bhagawat Gita, testo sacro della tradizione indù troviamo scritto: «balam balavatam caham kama-raga-vivarjitam dharmaviruddho bhutesu kamo ‘smi bharatarsabha» cioè: «Io sono la forza del forte, passione e desiderio. Io sono la vita sessuale, la quale non è contraria ai principi religiosi, O signore di Bharatas [Arjuna]». Lo virabhava è il rapporto sessuale di un Sadaka e della sua Shakti.

Gli adoratori della yoni non possono perdersi un pellegrinaggio al più importante tempio a lei dedicato. Il tempio Kamakhya di Guwahati (nello stato di Assam), dedicato alla dea omonima. Il garbhaghriha (la parte più interna, cuore di un tempio indù) è una caverna con una roccia a forma di yoni con una sorgente naturale d’acqua che proviene da essa. D’altra parte secondo la mitologia indù del testo sacro Kalika Purana, il tempio Kamakhya è il luogo dove Sati (nota anche come Dakshayani, la dea della felicità matrimoniale e della longevità) si ritirava per amare il dio Shiva e il luogo dove la sua yoni cadde dopo che Shiva danzò col suo cadavere. È naturale che questo tempio sia il centro della pratica del Tantra e migliaia dei suoi devoti non si perdono mai tutti gli anni lo Ambubachi Mela, il festival della yoni. L’offerta rituale (prasad) è in due forme, angodak e angabastra. Angodak è la parte fluida del corpo e angabastra significa il panno che copre il corpo. Nello specifico è una parte del panno rosso usato per coprire la roccia yoni durante i giorni delle mestruazioni. Esatto, anche la roccia yoni ha le mestruazioni.
Per par condicio ritengo doveroso indicare anche dove si trovi il più grande tempio del linga. È il santuario shintoista di Taga-Jinja, ad Uwajima, Giappone. Naturalmente c’è anche il grande festival del linga, il Kanamara Matsuri (vedi Shintoismo).

Duti puja

Nel tantrismo il duti puja è l’adorazione di una bella donna, che comprende il pancamakara. Il rito noto come pancamakara o dei “cinque essenziali” è officiato con cinque ingredienti che in sanscrito iniziano con la “m” e di cui solo i primi quattro si comprano al supermercato: grano (mudra), pesce (matsya), liquore (madya), carne (mamsa), e rapporto sessuale (maithuna). Viene anche definita come “Eucaristia Tantrica”. Lo scopo del rito è di svegliare i poteri spirituali e di soddisfarli. Sono invocate le divinità: Shiva e Shakti, Mahadeva e Mahadevi, Bhairava e Bhairavi. Le coppie cosmiche.
La coppia siede di fronte ad un fuoco. La donna alla sinistra del suo compagno. Il lato sinistro è infatti femminile, quello destro, maschile. La coppia inginocchiata unisce le mani nel tradizionale gesto di saluto namaste. Gli elementi vengono in parte versati nel fuoco e in parte imboccati alla partner, che rappresenta la divinità. Fatto questo la coppia gira intorno al fuoco tre volte e mezza, tante quante le spire della kundalini, l’energia sessuale. La donna è ritualmente elevata e purificata allo stato delle dee (Devi) mediante la meditazione e il nyasa. Il nyasa è il rituale che pone delle preghiere (mantra) o lettere sul corpo mediante il tocco o la visualizzazione, rendendolo divino e riempiendolo col potere della Shakti (il potere creativo di Shiva rappresentato dalla sua consorte). Poi ogni parte del corpo della donna viene adorata, in particolare il volto, i seni e l’organo genitale (yoni). Le sono offerti alcol, carne cotta e pesce. Il rituale culmina con il rapporto sessuale (maithuna) dell’adepto con lei. Nel coito (maithuna) la donna deve avere il controllo. L’unione è simbolica dell’unione del dio Shiva con la sua Shakti. Il maithuna rappresenta lo stato assoluto di beatitudine.

Giorgio Nadali


La scienza taoista per trasformare la sfortuna in fortuna

Nel Taoismo il confine tra religione e magia viene decisamente sorpassato, anche se in realtà l’attegiamento magico e l’atteggiamento religioso sono opposti. Nel primo è l’uomo che cerca di piegare i poteri soprannaturali al proprio interesse. Nel secondo l’uomo piega la sua volontà al divino per obbedienza, per riconoscenza e per umiltà, ma anche per ricevere protezione e favore. Un conto è accendere una candela in una chiesa o in un tempio (come semplice omaggio), un altro è accenderla in un rito magico (con un meccanismo di pretesa di tipo causa-effetto). Tra le grandi religioni forse il Taosimo è quello che si avvicina di più alla commistione tra magico e religioso. Il sistema taoista comprende numerose arti numerologiche (shushu), come la divinazione (suanming), la fisiognomia (kanxiang), la geomanzia (fengshui) per esaminare il vento e le acque, i presagi e le profezie (fuchen), che puntano alla divinazione (zhanayn) e all’ottenimento della buona fortuna.

Il Taoismo rimane una religione perché si relaziona a delle divinità, mentre la magia vera e propria è atea. Tra le arti numerologiche, vi sono i “Nove palazzi della suprema essenza” (taiyi jiugong), lo Liuren e il “Tempo Nascosto” sono chiamate le “Tre arti numerologiche” (sanqi) più importanti. Vengono molto considerate dai taoisti e sono presenti nel Canone taoista. Tra queste, quella chiamata “Tempo Nascosto” è la più conosciuta. È un’arte numerologica per la scelta del tempo e della direzione da prendere. È un’arte molto complessa. Con il “Tempo Nascosto” i fedeli taoisti usano degli speciali elementi temporali per trasformare la loro sfortuna in buona sorte. La sua essenza è nei metodi della “Tavola delle situazioni”, come la “Tavola celeste” (tianpan), la “Tavola terrestre” (dipan), e la “Tavola umana” (renpan). La “Tavola celeste” è composta dalle “Nove stelle” (jiuxing), facili da ricordare: tian peng, tian rui, tian chong, tian fu, tian qin, tian xin, tian zhu, tian ren, tian ying. La “Tavola terrestre” usa i “Nove palazzi” e “Otto tigrammi” (jiugong bagua). La “Tavola umana” usa gli “Otto cancelli” (bamen): riposo, morte, dolore, rifiuto, apertura, sorpresa, vita, e auspicio. La divinazione taoista è chiamata anche “Arte divinatoria dei quattro pilastri” (sizhuuiming shu) perché è basata sui “Blocchi celestiali” e i “Rami terrestri” dell’anno, mese, giorno e ora del proprio compleanno. È nota anche come “Arte divinatoria dei quattro caratteri” (pai bazi). I trigrammi (guaci) possono predire eventi politici a molti anni di distanza nel futuro

Giorgio Nadali

 

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