Miracoli biblici & scienza. 1

 

La separazione delle acque del Mar Rosso

La scienza ha recentemente confermato uno dei più grandi miracoli dell’Antico Testamento. La separazione delle acque del Mar Rosso da parte di Mosé. Il fenomeno è noto come wind set down in presenza di venti fortissimi nel punto in cui soricamente gli israeliti hanno attraversato il Mar Rosso. Esodo 14,21: «Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore, durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero». Dando per scontato che il fatto riferito nella Bibbia come cronaca fedele degli eventi, l’oceanografo Doron Nof ha indagato sulla divisione delle acque del Mar Rosso dal punto di vista della fisica. Quello spirituale è chiaro: Dio si prende cura e salva il suo popolo in fuga dalla schiavitù in Egitto. Usando un fenomeno comune chiamato effetto wind set down, Nof ha scoperto che un vento che spira da nord ovest a venti metri al secondo per dieci / quattordici ore è sufficiente a causare la diminuzione del livello del mare di due metri e mezzo. Questo avrebbe esposto una dorsale sottomarina che gli israeliti hanno attraversato come se fosse terra asciutta. Questo evento è possibile fisicamente in quel luogo una volta ogni 2.400 anni. È quindi la tempistica, non il fenomeno che è miracoloso. Tuttavia, anche se scientificamente l’evento è possibile, la maggioranza dei biblisti sostiene che gli israeliti non abbiano attraversato il Mar Rosso. La parola originale ebraica yam suph dovrebbe essere tradotta come Mare di canne, non Mar Rosso. Il luogo si trova presso i Laghi Amari, un canneto paludoso a nord del Golfo di Suez, scoperta durante la costruzione del canale omonimo. Il lago è il Timsah (in Egitto), a metà strada tra Port Said e Suez. Un altro studioso come Colin Humphreys sostiene invece la tesi dell’attraversamento del Mar Rosso grazie al fenomeno del wind set down presso il Golfo di Aqaba. La larghezza attuale dell’inizio del Golfo di Aqaba è di circa 3,5 miglia (5,6 km). Suppongo che tremila anni fa le acque del golfo si estendessero più a nord e la distanza al suo inizio fosse inferiore, in base alle mie ispezioni nel 1999 e 2001. Comunque, presumiamo che gli israeliti dovessero attraversare 3,5 miglia per andare dalla riva occidentale alla testa del Golfo di Aqaba, a est. Dovevano attraversare con animali, bambini e anziani e spirava un vento fortissimo. Probabilmente ci misero due o tre ore per attraversare il Mar Rosso.

Il diluvio universale

Genesi 6,17: «Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita; quanto è sulla terra perirà». È un racconto che spiega come Dio voglia distruggere il male e rifare tutto nuovo per il bene. Tuttavia è possibile che l’ispirazione del brano provenga da un’esondazione dei fiumi Tigri ed Eufrate probabili in quella zona (attuale Iraq). C’è chi ritiene di aver trovato resti dell’arca di Noè sul monte Ararat (Turchia). Secondo i biblisti i personaggi presenti nei primi undici capitoli di Genesi (come Adamo, Eva, Caino, Abele, Noè) non sono realmente esistiti. Sono capitoli scritti nel genere letterario mitico, allegorico, non in quello storico dei capitoli successivi, da Abramo in poi. A sostegno di questa tesi vi sono diversi fatti, oltre al genere letterario mitico del testo. L’arca di legno di cipresso era lunga centocinquanta metri. Le autorità in materia di costruzione sostengono che una nave di legno non può strutturalmente superare i cento metri. Senza rinforzi di acciaio una nave di quelle dimensioni avrebbe sicuramente dei cedimenti strutturali e sarebbe presto affondata con Noè e un numero di animali a bordo che si aggirerebbe dai diecimila ai ventimila. L’arca si arena sul monte (in realtà uno stratovulcano) Ararat, nell’attuale Turchia, circa seimila anni fa (4000 a.C.). Nessuna catastrofe di simili dimensioni si è abbattuta sulla Terra seimila anni fa. Qualsiasi archeologo ne troverebbe tracce ancora oggi. John McIntosh della Search Foundation ha rilavato diversi punti in calotte glaciali del vulcano spento Ararat, dove vi sarebbero frammenti dell’arca. Anche Marco Polo e l’astronauta James Irwin si sono dilettati nella ricerca dell’arca dio Noè. La struttura principale sarebbe nel cratere. Tuttavia l’analisi al Carbonio 14 (C14) di questi frammenti li ha datati dal VI al XIII secolo d.C. Secondo Gerald Larue della University of Southern California è improbabile che una struttura così vecchia abbia potuto resistere così a lungo a simili altezze (5.165 metri). Nessuna prova geologica può dimostrare che si sia verificato il diluvio universale nel periodo indicato. Per i musulmani il luogo dell’arca di Noè sarebbe invece il Monte Judi nel Nord Ovest dell’attuale Iran. Rimane salvo il vero significato del diluvio universale dell’arca di Noè. Dio ricrea il bene anche dalle situazioni più disastrose. La santità di Dio distrugge il peccato, ma da una nuova possibilità all’umanità. Il significato più vicino a noi è il Battesimo cristiano. L’acqua che rigenera dalla colpa del peccato originale. Il diluvio universale è un’anticipazione del Battesimo e di Dio che «fa nuove tutte le cose» (Apocalisse 21,5). Dopo undici capitoli pieni di punizioni (anche chi ama può punire, come i genitori) Dio decide di cambiare sistema e usa l’amore misericordioso. Chiama il primo patriarca Abramo (1800 a.C.) passando per la storia del popolo eletto (gli Ebrei) sino a inviare suo Figlio Gesù Cristo. Il racconto ha innumerevoli punti di somiglianza con il racconto mitico babilonese dell’epopea Gilgamesh (2600 a.C.). Il racconto del diluvio universale (come tutta la Genesi) è stato scritto nel VI secolo a.C. (3.400 anni dopo gli eventi narrati e 1.900 anni dopo il poema babilonese). Il mito del diluvio universale è presente anche nell’Induismo. Dopo un diluvio universale, il dio Vishnu recupera molte cose perse nell’oceano incarnandosi nella tartaruga Kurma.

Giorgio Nadali