Scoperte e invenzioni legate all’Islàm

Il merito dell’invenzione dell’algebra va ad Abū Jaʿfar Muhammad ibn Mūsā al-Khwārizmī, (780 – 850). Divide il titolo con Diofanto. Siringa, pinza, gancio e ago chirurgici, sega per le ossa e bisturi per la litotomia: Abu al-Qasim al-Zahrawi. Nel IX secolo fu inventato il primo mulino a vento verticale in Persia. Nel 850 d.C. la turbina ad acqua fu inventata da ingeneri Islamici. Nel 850 d.C. ibn Musa al-Khwarizmi inventò lo strumento a muro noto come quadrante sinecale, il Rebul Mujayyab usato per risolvere problemi trigonometrici e condurre osservazioni astronomiche. Nel 900 d.C. la prima biblioteca pubblica con prestito di libri e il catalogo della biblioteca. Nel 925 il kerosene fu prodotto dalla distillazione del petrolio e fu descritto per primo da al-Razi a Baghdad. Al-Razi descrisse nel suo Kitab al-Asrar (Libro dei Segreti) anche le prime lampade a kerosene (naffatah) usate per riscaldare e illuminare. Nel 964 d.C. Abd al-Rahman al-Sufi scrisse il Libro delle Stelle Fisse e osservò per primo la galassia di Andromeda. A lui è dedicato un cratere lunare ampio 47 km. Nel 1000 d.C.

Al-Karaji scrisse un libro contenente la prima prova di induzione matematica. Nel 1030 d.C. Abu Rayhan al-Biruni scoprì che la luce ha un avelocità definite e fu il rpimo a teorizzare che la velocità della luce è molto più alta di quella del suono. I fratelli Bani Musa nella  Bayt al-Ḥikma (Casa della Sapienza) di Baghdad scrissero il libro dei dispositivi ingegnosi descrivendo le loro invenzioni tra cui la valvola, la valvola flottante, il flauto automatico, la maschera a gas, la lampada ad olio autoalimentata, l’organo alimentato ad acqua.

Nel 1577 d.C. Taqi al-Din costruì l’osservatorio di Istanbul di Taqi al-Din, il più grande osservatorio astronomico del suo tempo, sotto il patronato del sultano ottomano Murad III. Produsse anche un catalogo astronomico più accurato di quello di Ticho Brahe e Nicolò Copernico. Taqi al-Din ottenne questi risultati grazie al suo “orologio delle osservazioni”, un orologio meccanico astronomico che può misurare il tempo in secondi. Inoltre… dai paesi Islamici giunsero la chitarra, la viola, le tecniche per la lavorazione del vetro e la foglia d’argento, l’idrologia e le tecniche di irrigazione, la bussola, il sestante, l’astrolabio, la ceramica a smalti colorati, la maiolica, i tessuti damasco, satin, velluto, mussola, atlas. I musulmani esportarono in Europa il cotone, spinaci, pesche, arance, albicocchi, tarassaco, carciofi, caffè e riso. L’invenzione della sociologia e la nozione di storia ciclica, col trattato di Walī al-Dīn ʿAbd al-Raḥmān ibn Muḥammad ibn Muḥammad ibn Abī Bakr Muḥammad ibn al-Ḥasan al-Ḥaḍramī, o molto più semplicemente Ibn Khaldūn (XIV secolo). Le basi della moderna medicina, attraverso i “Canoni di medicina” di Ibd Sina (Avicenna) e Al Razi, e di conseguenza la visione logica del funzionamento del corpo umano.

Giorgio Nadali


La fisica della preghiera

DALLA SPIRITUALITÀ ALLA SCIENZA

Le recenti scoperte della fisica quantica confermano quanto professato da secoli dalle dottrine spirituali: esiste un Principio Primo da cui tutto ha origine, si chiami Dio o Campo Quantico. Ma cos’è la preghiera? È riconciliazione. È abbandonare momentaneamente la condizione di inferno o purgatorio in cui viviamo e affacciarci al Paradiso. È elevare la propria anima per entrare in sintonia con il divino

prayQuando preghiamo, cosa facciamo realmente? Per rispondere, dobbiamo innanzitutto fare un po’ di chiarezza su cosa sia la preghiera e su chi – o cosa – pregare. Recitare meccanicamente il Padre Nostro o l’Ave Maria, anche cento volte, anche mettendoci in ginocchio e con le mani giunte, mentre però pensiamo a cosa faremo appena finito, non è preghiera.
Riusciamo invece a stare concentrati? Bene. «Dio, dammi» non è preghiera. «Dio, fammi» non è preghiera. «Se mi darai… prometto che…» tanto meno è preghiera. Chiedere non è sbagliato, anzi, questa funzione è connaturata nella preghiera. Gesù stesso ha detto: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Luca, 11:9). È il modo che non va. Non stiamo chiamando la pizzeria sotto casa per un’ordinazione. Anche se ruecitiamo la parte degli umili o dei cani bastonati, così non va. Preghiera è riconciliazione. È abbandonare momentaneamente la condizione di inferno o purgatorio in cui viviamo e affacciarci al Paradiso. È elevare la propria anima a Dio ed entrarci in sintonia.

Ma chi preghiamo quando ci rivolgiamo all’Altissimo?
GodGià, Dio. Se saper pregare non è cosa semplice, ancor meno lo è farsi un’idea di chi, o cosa, Dio sia. Abbandonata l’idea, forse un po’ ingenua, di un’entità creatrice separata e distinta dal proprio creato, possiamo intanto affermare con certezza che Dio è in ogni luogo: “Io non riempio forse il cielo e la terra?”, dice il Signore (Geremia, 23:23,24). Inoltre, possiamo anche affermare che Dio è l’Unità, il Tutto, il non manifesto da cui ha origine ogni manifestazione. Padre, Figlio e Spirito Santo, la prima forma di manifestazione che origina da Dio (e che ritroviamo nel triangolo dei tre Superni formato da Kether, Chocmah e Binah nella Cabala ebraica), sono tutte emanazioni di Dio e: “Il Padre è tutto ciò che è il Figlio, il Figlio tutto ciò che è il Padre, lo Spirito Santo tutto ciò che è il Padre e il Figlio, cioè un unico Dio quanto alla natura” (Concilio di Toledo XI, anno 675, Symbolum: DS 530). “Ognuna delle tre Persone è quella realtà, cioè la sostanza, l’essenza o la natura divina” (Concilio Lateranense IV, anno 1215, Cap. 2, De errore abbatis Ioachim: DS 804).

E’ possibile un punto di incontro tra scienza e spiritualità?
Da sempre, le questioni legate allo spirito sono state ad esclusivo appannaggio delle religioni. A questo livello, non fa differenza parlare di Cristianesimo, di Islamismo, di Induismo, Buddhismo o Taoismo. Sono tutte religioni che riconoscono l’esistenza di un Principio Creatore e che quindi dicono fondamentalmente la stessa cosa, anche se con lingue diverse, perché diverse le culture all’interno delle quali sono nate.
Di recente però anche la scienza ha cominciato ad interessarsi alle questioni dello spirito. Non parliamo chiaramente degli scienziati figli di Cartesio, di quelli che basano la conoscenza del mondo su una struttura fatta di elementi misurabili, di quelli che hanno una concezione dualistica del mondo e che tendono per questo più a separare che a unire. Parliamo invece di coloro che cercano un punto di incontro tra scienza e spiritualità, il fil rouge che lega tutto quanto, con ben chiara in mente l’idea che la scienza, con tutti i suoi limiti, non è altro che un piccolo strumento che può solo aiutare a comprendere qualcosa di più grande.
In questo quadro, la fisica quantistica è la scienza che, per chi ha la capacità di vedere, offre una risposta concreta al funzionamento di tutti quei fenomeni che non trovano fondamento nella concezione deterministica del mondo alla quale, bene o male, ciascuno di noi è stato addestrato fin dalla nascita.

La Coscienza Cosmica è energia in potenza
«Tutta la materia non esiste che in virtù di una forza che fa vibrare le particelle e mantiene questo minuscolo sistema solare dell’atomo. Possiamo supporre al di sotto di questa forza l’esistenza di uno Spirito Intelligente e cosciente». Con queste parole, il fisico Max Planck (1944) anticipava il concetto di ciò che oggi è conosciuto come Campo Quantistico, il campo di energia che occupa lo spazio che ingenuamente riteniamo vuoto e che lo attraversa con le sue fluttuazioni. IProsperityl Campo Quantistico è un mezzo continuo, un’entità che esiste in ogni punto dello spazio e che regola la creazione e l’annichilazione delle particelle. In altre parole, tutto ciò che conosciamo, tutto quanto esiste, emerge dal Campo Quantistico. Per fare un parallelo con le dottrine spirituali che ci parlano di un Dio creatore, il Campo è l’Akasha (l’etere, in lingua sanscrita), il corpo e la mente di Dio; è l’Ain Soph Aur della Cabala ebraica; è ciò che tutto contiene e dal quale tutto origina; è ciò che anticipa l’esistenza di qualsiasi cosa; è la Coscienza cosmica; è il non manifesto. Niente esiste prima di emergere dal Campo. E allo stesso tempo, nel Campo sono contenute tutte le possibilità di manifestazione di ciò che chiamiamo realtà. Ogni singola particella emerge dal campo quantistico, per poi aggregarsi nella realtà che costruiamo istante dopo istante. Ma prima di emergere, prima di prendere forma, prima di occupare uno spazio in un determinato momento, la particella è solo un’onda di possibilità. Possibilità per la Coscienza Cosmica di manifestarsi, di prendere forma. La Coscienza Cosmica è energia in potenza, senza spazio e senza tempo. E poiché sia lo spazio che il tempo originano dalla Coscienza, la Coscienza è collegata a ogni sua manifestazione, indipendente dallo spazio e dal tempo. Ora, che il Campo Quantistico sia Dio è un’affermazione che non possiamo permetterci di fare, e alla fine è un’etichetta che lascia il tempo che trova. Ma qualche sospetto ci deve venire, perché tutta la serie di analogie che legano Dio al Campo sono una bella prova a sostegno.

Come, quando e perché la preghiera funziona
Dal punto di vista della fisica quantistica, pregare vuol dire comunicare col Campo e influenzarlo. Pregare vuol dire allora influenzare il Campo Quantistico per creare la realtà che desideriamo. Affinché ciò si verifichi, però, dobbiamo innanzitutto fare i conti con l’Ego, poi usare la giusta forma di comunicazione e infine mettere in conto che la nostra richiesta possa non trovare risposta. Ma andiamo per gradi.
the.power.of.prayerL’Ego è il più grosso ostacolo alla preghiera. Nel Vangelo si legge: “E [Gesù] gli domandò: «Come ti chiami?». «Mi chiamo Legione», gli rispose [l’uomo posseduto], perché siamo in molti»” (Marco, 5:9). I demoni cui si fa implicitamente riferimento in questo versetto sono i demoni rossi di Seth dell’esoterismo egizio (Kolpaktchy e Piantanida, 2003), chiamati anche difetti nel Buddismo Zen, o Ego nello Gnosticismo Ermetico. Gli Ego sono elementi negativi, entità psichiche che impediscono il risveglio della Consapevolezza, per la loro capacità di sequestrare il pensiero ed impedirgli così di contattare la Coscienza. Essi formano di fatto uno scudo che si interpone tra la nostra Mente e il nostro Sé Primordiale, la Coscienza Cosmica, il Campo Quantistico. La Coscienza può essere contattata soltanto in uno stato non ordinario di coscienza (Goswami, 2008), mettendo a tacere la Mente e tutte le strutture automatiche che la popolano, così da abbattere questo scudo.
Buddhist.meditationUna volta che siamo riusciti ad abbattere lo scudo degli Ego, per esempio con la meditazione, uno dei metodi più efficaci, è possibile comunicare in modo non-locale con la Coscienza, col Campo, e inviare la nostra richiesta. Ma per funzionare, la preghiera deve comprendere un intento, ciò che desideriamo, e un’emozione positiva, come amore, riconoscenza, gratitudine. La preghiera, se autentica, porta in sé la direzione dell’intento e la forza dell’emozione e del sentimento. Il risultato tangibile è la trasformazione della materia, la creazione di una specifica realtà. Afferma Gregg Braden: “Sono le emozioni i fattori che influiscono sulla materia di cui è fatta la realtà, è il nostro linguaggio interiore che cambia gli atomi, gli elettroni e i fotoni del mondo esterno”. E ancora: “È solo quando focalizziamo la nostra attenzione provando simultaneamente un sentimento verso l’oggetto della focalizzazione, che una realtà possibile diventa un’esperienza reale”.

Karma e preghiera
Infine, non pensiamo che ogni nostra richiesta possa essere accolta. Non dimentichiamo che il Campo Quantistico si manifesta nella realtà che conosciamo non solo attraverso le leggi della fisica, ma anche attraverso altre leggi, una delle quali è il Karma. Designs-should-have-balanceIl Karma è la legge dell’equilibrio che di fatto organizza non localmente, attraverso le vite, le emergenze del Campo Quantistico, i piani della Coscienza. Nel Campo regna l’equilibrio perfetto, perché in potenza in esso tutto è contenuto. Allo stesso modo, anche nelle molteplici forme di espressione della Coscienza nella materia, la tendenza è quella di mantenere un equilibrio, per la natura ondulatoria, e quindi ciclica, della Natura. Così, il Karma organizza non localmente le emergenze del Campo nel tempo, attraverso le incarnazioni, per far sì che venga mantenuto un equilibrio. Per questo motivo, se la richiesta che formuliamo nella nostra preghiera va in contrasto con quelli che comunemente chiamiamo debiti karmici, non riceveremo risposta.
È in quel momento che dovremo dimostrare di aver compreso che la nostra vita qui sulla Terra è solo il particolare di un disegno molto più grande di noi, ricordando e facendo nostre le parole che Gesù rivolge a Dio nel giardino del Getsemani, prima di essere crocifisso: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Giovanni, 12:27). Questa è la vera preghiera.

Per saperne di più
Braden, G. (2007). La Matrix Divina. Un ponte tra Tempo, Spazio, Miracoli e Credenze. Macro Edizioni, 2009.
Goswami, A. (2008). God Is Not Dead: What Quantum Physics Tells Us about Our Origins and How We Should Live. Hampton Roads Publishing Company, 2012.
Kolpaktchy, G. e Piantanida, D. (a cura di). Il libro dei morti degli antichi egiziani. Atanòr, 2003.
Planck, M. (1944). La natura della materia (The Essence/Nature/Character of Matter) Quelle: Archiv zur Geschichte der Max-Planck-Gesellschaft, Abt. Va, Rep. 11 Planck, Nr. 1797

Francesco Albanese
Tratto da KarmaNews

Esiste un Creatore? La lotta tra religione e scienza

C’è un eccezionale invisibile ordine che sembra governare l’universo. Diversi scienziati concordano sul fatto che esista un codice cosmico. Le costanti fondamentali dell’universo sono relazioni così sensibili che se cambiassero anche di poco renderebbero impossibile la sua stessa esistenza. Se la velocità di espansione dell’universo dopo il Big Bang fosse cambiata di una parte su un trilione (uno con diciotto zeri) l’universo si sarebbe allargato troppo o collassato su se stesso e nulla esisterebbe. In sostanza sarebbe bastato un solo granello di sabbia su tutti quelli contenuti in tutte le spiagge del mondo per fare la differenza. Se la materia si fosse sparsa uniformemente la vita non ci sarebbe. L’ipotesi più popolare per una precisione così grande è quella degli universi paralleli, ma la tesi di un multiverso richiede tanta fede quanto quella necessaria a credere all’esistenza di Dio. Recentemente la fisica, con la “teoria delle stringhe” fonde la meccanica quantistica con la relatività generale e ipotizza l’esistenza di altre dimensioni a noi invisibili… La “mente” di Dio? Tuttavia le dimensioni extra non possono spiegare la natura trascendente di un Creatore. Determinare se sia stato Dio o no a determinare le leggi della fisica è impossibile, a meno che il Creatore non abbia lasciato un messaggio leggibile nel codice cosmico. Tuttavia l’universo è matematica e studiandola si può dire di esplorare la “mente” di Dio. «Se non ammettiamo l’esistenza di Dio come cristiani, dobbiamo ammetterla come matematici», diceva il matematico Cauchy…

Stephen Hawking sostiene che Dio non esiste perché non esiste tempo prima del Big Bang e quindi nessuno può avere creato nulla prima del tempo. Tuttavia la tesi di Stephen Hawking non tiene conto che il tempo non è (solo) un concetto scientifico, ma soprattutto metafisico. Quando i teologi parlano di cosa esistesse prima dell’universo immaginano un vero vuoto. Se l’universo era davvero un nulla questo vuol dire che è stato creato da qualcosa al di là dell’universo, qualcosa di totalmente trascendente che lo ha fatto passare dal nulla all’esistente: Dio. La teoria chiamata No boundary proposal (di Hartle e Hawking) sostiene che tutto (tempo, spazio, leggi fisiche) è nato da un singolo punto. Ma usando le leggi fische per comprendere il Big Bang incontrano la cosiddetta “singolarità”, in cui quelle leggi cedono e appare necessario l’intervento di un Creatore che ha dato il via al tutto. Hawking risponde che l’universo non è nato da una singolarità, ma il tempo ha avuto origine come una delle dimensioni dello spazio. Tuttavia la teoria non afferma che l’universo si estende all’infinito all’indietro nel tempo, ma che il momento iniziale è in una sorta di condizione nebulosa il che significa che c’è comunque stato un’inizio. I teologi contrattaccano la teoria atea di Hawking con il teorema di tre fisici che affermano che qualsiasi universo in espansione deve avere avuto un inizio. Tutti gli universi in espansione devono avere un confine inziale di tempo. Questo fa tornare all’intervento divino. Francis Collins – genetista autore della sequenza del DNA umano –  direttore del National Institutes of Health, ha affermato che il Big Bang «domanda a gran voce una spiegazione divina e infatti si accorda perfettamente con l’idea di un Dio Creatore trascendente. Non riesco a capire come la natura avrebbe potuto crearsi da sé. Solo una forza al di fuori del tempo e dello spazio avrebbe potuto fare una cosa simile».

L’astrofisico Allan Sandage ha osservato che «con le conseguenze riguardanti la possibilità che gli astronomi abbiano identificato l’evento della creazione mette veramente la cosmologia vicino al tipo di teologia naturale medioevale che ha cercato di trovare Dio identificando la causa prima». Secondo un insegnamento indù esistono infiniti universi ognuno con un dio diverso immerso in un differente sogno cosmico. Tuttavia questo implicherebbe l’esitenza di un super dio responsabile dell’esistenza degli altri déi e dei loro universi sognati e creati. Siamo noi a sognare l’intervento divino nella creazione o è questo a farcelo sognare? La questione però non è testabile e quindi non può far parte della scienza perché questa usa dati dell’universo e non può quindi confutare ciò che è al di là dell’universo stesso…

Giorgio Nadali

 

 


Fede & Scienza: Le forze della preghiera e della fede fanno bene al cervello

Le persone religiose trovano forza in Dio; questo lo sappiamo. Ma un nuovo studio condotto dal Prof. Malt Friese e da Michaela Wanke suggerisce che anche i non credenti possono entrare in azione. In un recente numero del Journal of Experimental Social Psychology, presentano prove che dimostrano come e perché la preghiera potrebbe aumentare la capacità di chiunque di resistere alla tentazione. Tuttavia possiamo essere tutti d’accordo che per questo occorra autocontrollo, gli autori propongono che la fonte di tale controllo potrebbe non essere soprannaturale. Invece, potrebbe venire da qualcosa di più terreno. Qualcosa di accessibile anche ai più atei: la connessione sociale.

Gli autori hanno elaborato il loro studio del potere di preghiera in ciò che hanno chiamato il “modello forza” dell’autocontrollo. Il modello di resistenza suggerisce che le nostre risorse cognitive, come le nostre risorse fisiche, siano limitate. Correre per un chilometro sarebbe incredibilmente difficile dopo averne corsi già 30, e resistere anche alla più piccola tentazione può essere incredibilmente difficile se hai appena passato un’ora a resistere quelle più grandi. Quindi, come possiamo ricostituire queste risorse cognitive, o anche aumentare la nostra “resistenza” cognitiva? I ricercatori hanno, in tutta serietà, scoperto che l’ingestione di glucosio può infatti aumentare l’autocontrollo, ma gli scienziati gli scienziati hanno supposto che la preghiera potrebbe essere un altro mezzo attraverso il quale gli individui si proteggono dal crollo della forza di volontà. In effetti, studi del passato avevano già suggerito un tale rapporto, mostrando che suggerendo ai partecipanti parole relative alla religione (ad es Dio, divino) li mettevano al riparo contro gli effetti dell’impoverimento cognitivo.

Gli autori hanno trovato che le persone interpretano la preghiera come l’interazione sociale con Dio, e le interazioni sociali sono ciò che ci danno le risorse cognitive necessarie per evitare la tentazione. Precedenti ricerche hanno trovato che anche brevi interazioni sociali possono promuovere le funzioni cognitive, e lo stesso sembra valere per le brevi interazioni sociali con le divinità.

Uno dei più importanti ricercatori nel campo della neurologia e della spiritualità è Andrew Newberg, direttore della ricerca presso il Jefferson Myrna Brind Center of Integrative Medicine a Thomas Jefferson University Hospital e , a Philadelphia . Ha fatto studi empirici sul funzionamento del cervello tra una varietà di praticanti spirituali che vanno da suore cattoliche impegnati in ” centrare preghiera” di pentecostali in preghiera in lingue .

I risultati del suo lavoro e altri hanno confermato che il cervello umano è “progettato per la fede . “Diverse volte le neuroscienze hanno dimostrato che la preghiera fa una differenza notevole nel funzionamento fisiologico del cervello.

Newberg afferma che mentre cresci spiritualmente, cambi le convinzioni, migliori il senso di compassione – per esempio – e questo incide sul cervello. Se si pratica la molto preghiera, per esempio, i dati mostrano che queste pratiche possono effettivamente cambiare il cervello nel corso del tempo .

Abbiamo fatto uno studio sulla pratica di meditazione e abbiamo trovato diverse cose tra le persone che non avevano mai meditato prima. Quando queste persone hanno aggiunto la meditazione per le loro pratiche, come ad esempio concentrandosi su un passo della Scrittura, abbiamo visto cambiamenti significativi nel funzionamento del cervello. In particolare, abbiamo visto una maggiore attività nei lobi frontali (una delle aree del cervello coinvolte nella compassione e nelle emozioni positive ) e non ci sono stati cambiamenti nel talamo, la parte del nostro cervello che ci aiuta all’interconnessione.

I cristiani spesso parlano di ” frutto dello Spirito ” delineati da San Paolo nella Lettera ai Galati- “amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, mitezza, dominio di sé “. Queste sono funzioni del cervello ?

Newberg risponde che in sostanza c’è un equilibrio da stabilire tra il lobo frontale e il sistema limbico. L’amigdala è la parte del cervello che reagisce alla paura, all’odio , alla rabbia e altre emozioni allarmanti, ma partecipa anche agli aspetti positivi. Il lobo frontale equilibra tutto. Per esempio, quando qualcuno ti taglia la strada nel traffico , la vostra amigdala reagisce con , “fagli  del male subito”, ma il vostro lobo frontale dice: “Aspetta un minuto! ” Questa è una visione neurologica della pazienza .

Sia che si chiami ” vita nello Spirito ” o diventare più compassionevole, meno reazionario, si parla del tentativo di sopprimere l’amigdala e cercare di migliorare il lobo frontale e le attività nelle aree sociali del cervello.

Newberg aggiunge che “le visioni positive su Dio sono buone per il cervello. Tuttavia , le visioni negative su Dio possono essere dannose, causano stress, ansia e possono causare depressione e emozioni negative”.

Abbiamo scoperto che la fede nel suo senso più ampio è la cosa migliore che si può avere per il cervello. Non solo la fede religiosa fa bene al cervello, ma anche l’ottimismo e il guardare il mondo in modo positivo che la gente associa spesso con la fede.  Avere ” fede” che la tua vita andrà per il verso giusto e che tu sia in grado di aiutare altre persone, questo è un altro beneficio.

In realtà, l’ottimismo – la speranza – è un ottimo indicatore della propria salute e della vita . Se questo ottimismo è avvolto in un contesto religioso, vi sono elementi che dimostrano che le persone che sono religiose hanno più bassi livelli di depressione e ansia .

Inoltre, quando hai fede, fornisci un quadro di riferimento per la vita e per la comprensione del mondo che allevia un sacco di ansia ontologica di cui molti soffrono, e ciò fornisce risposte in un contesto di vita. È un reticolo interconnesso per la vita. Se ottenete sostegno sociale dalla vostra chiesa, anche questo è incredibilmente utile per il cervello .

Giorgio Nadali


Fede & Scienza. Credere riduce l’ansia

Credere in Dio può aiutare a bloccare l’ansia e minimizzare lo stress, secondo una nuova ricerca dell’Università di Toronto che mostra differenze cerebrali distinte tra credenti e non credenti.

In due studi condotti da assistente professore di psicologia Michael Inzlicht, i partecipanti hanno eseguito un test di Stroop – una prova ben nota di controllo cognitivo – mentre erano collegati a elettrodi che misuravano la loro attività cerebrale.

Rispetto ai non credenti, i partecipanti religiosi hanno mostrato significativamente meno attività nella corteccia cingolata anteriore (ACC), una parte del cervello che aiuta a modificare il comportamento segnalando quando sono necessarie attenzione e controllo, di solito come conseguenza di qualche evento ansiogeno come il commettere un errore. Maggiore era il loro zelo religioso e più credevano in Dio, tanto meno la loro corteccia cingolata anteriore si accendeva in risposta ai loro propri errori, e meno errori commettevano.

“Si potrebbe pensare a questa parte del cervello come un campanello d’allarme corticale che suona quando un individuo ha appena commesso un errore o sperimenta incertezza”, dice l’autore Inzlicht, che insegna e svolge attività di ricerca presso l’Università di Toronto Scarborough. “Abbiamo scoperto che le persone religiose o anche persone che semplicemente credono nell’esistenza di Dio mostrano significativamente minore attività cerebrale in relazione ai propri errori. Sono molto meno ansiosi e si sentono meno stressati quando hanno commesso un errore.”

Queste correlazione è rimasta forte, anche dopo il controllo per la personalità e la capacità cognitiva, dice Inzlicht, che ha anche scoperto che i partecipanti religiosi commettevano meno errori nel test di Stroop, rispetto alle loro controparti non-credenti.

I loro risultati mostrano che la fede religiosa ha un effetto calmante sui suoi devoti, che li rende meno propensi all’ansia di fare errori e di fronte all’ignoto. Ma Inzlicht avverte che l’ansia è una “spada a doppio taglio”, a volte necessaria e utile.

“Ovviamente, l’ansia può essere negativa, perché disporne di troppa, paralizza dalla paura”, dice. “Tuttavia, serve anche una funzione molto utile in quanto ci avvisa quando stiamo per commettere errori. Se non si verifica ansia quando commetti un errore, quale slancio a cambiare o migliorare il tuo comportamento in modo da non ripetere più volte gli stessi errori? ”

Il documento, che appare online in Psychological Science, ha come autori il Dr. Ian McGregor della York University, e Jacob Hirsh e Kyle Nash, candidati al dottorato rispettivamente presso le Università di Toronto e York.

Redazione


La potenza quantica della legge di attrazione: Attrai ciò che pensi (nel bene e nel male)

“I pensieri non diventano cose. I pensieri sono cose” (Eric Michael Leventhal)

Mi piace molto questa citazione, fondamentalmente perché riassume qualcosa che ho già faccio a livello subconscio, seguendo la legge di attrazione, ma ho scoperto che molte persone hanno problemi con questo punto di vista, dicendo che non è un fatto scientificamente provato. Mi sono anche chiesto come la legge di attrazione possa funzionare, se c’è davvero una “forza” che attrae le cose nella nostra vita.

ho trovato i risultati di diversi studi negli ultimi dieci anni molto sorprendenti. Se si rompe la materia, dalle molecole agli atomi,  elettroni, neutroni e protoni, si trovano pezzi sempre più piccoli. Un’importante teoria quantistica-fisica è la teoria delle stringhe. Essa afferma in sostanza ogni materia si compone di corde, di dimensioni un milionesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di centimetro. Si dice che sono fatte di nulla, tranne poche righe di energia. Pertanto, secondo questa teoria, tutto ciò che vediamo, il vostro salotto, il testo che si sta leggendo, il tuo corpo, è fatto di pura energia. Siamo fatti di energia. Pertanto, da un punto di vista scientifico, non ha alcun senso per differire tra fantasia e realtà, perché entrambe le cose sono reali in qualche modo. Stiamo davvero vivendo in tempi entusiasmanti, in cui la scienza sta sostanzialmente confermando antichi punti di vista: i pensieri creano la realtà (come il Buddhismo, …).

Quando sono in uno stato d’animo positivo, attiro situazioni positive; viceversa, quando sono di cattivo umore, le cose più negative sembrano accadere. In principio, il tasso di cose buone e cattive può essere lo stesso per le persone positive o negative, ma persone positive concentrarsi maggiormente sugli aspetti positivi nella loro vita. Una esperienza positiva può portare ad un’altra, come una reazione a catena. Ma per far accadere le cose buone, devono essere da qualche parte prima – nella tua testa, come i pensieri. Quando tutta la vita intorno a noi compresi noi è fatto di energia, inclusi i nostri pensieri, allora perché non ci concentriamo sulle cose buone? Perché non incanalare la nostra “energia”, i nostri pensieri, in una direzione desiderata?

Quello che sono ora, dove si vive e lavora ora, le circostanze di vita attuali, le persone che conosci, tutto quello che è il prodotto dei pensieri che hai avuto e le decisioni che hai fatto negli ultimi anni. Siate pazienti con voi stessi, se vi trovate intrappolati in circostanze infelici di vita.

Invece di canalizzare l’energia in vista negative e lamentarsi, la vostra energia dovrebbe andare in cose positive, riassunta da “Fai e pensa di più di ciò che ti rende felice”. Tu sei il creatore della tua realtà, e solo tu sei responsabile della tua vita. Forse hai avuto un’infanzia ruvida, un matrimonio infelice, hai incontrato le persone sbagliate nella tua vita, hai fatto alcune decisioni sbagliate … va bene, nessuno è perfetto. Ognuno ha la propria storia, ma sta solo a voi come vivete la vostra vita, apportare modifiche, a partire dai vostri pensieri in questo momento.

Consiglio sempre di scrivere i vostri pensieri. E’ incredibile sapere quanti pensieri negativi attraversino la vostra mente ogni giorno. Questo è un dato di fatto, come puoi essere felice con i pensieri infelici? Lo scriverli è(forse per la prima volta nella tua vita) prendere conoscenza di come trattare se stessi e il vostro circostante. Una volta che li hai scritti sta a voi per trovare migliori pensieri per te stesso. Pensa pensieri migliori e scrivili. Iniziate a pensare a vostri obiettivi, e scrivete come desiderate che sia la vostra vita.

Un ricercatore ha scoperto che le persone che hanno scritto i loro obiettivi invece di limitarsi a dire ad alta voce dove più probabilità di raggiungere i loro obiettivi. Per esempio, gli studi suggeriscono che quando le persone hanno scritto i loro pensieri su un pezzo di carta e poi lo hanno gettato via, hanno anche mentalmente scartato questi pensieri. Pertanto, per avviare un cambiamento nella vostra vita, scrivete i vostri obiettivi, le modifiche desiderate nella vostra vita. Consiglio d L’energia più si incanala in una direzione desiderata, più è probabile che vedrete i risultati. Attenti agli obiettivi, dovrebbero essere realistici. Perdere più di un chilo a settimana è possibile, ma non molto sano.Conoscere il futuro marito la settimana prossima se siete single può essere possibile, ma improbabile. Scrivere ciò che si vuole è un buon modo per essere più chiari circa le vostre intenzioni, e credo che questo in qualche modo attivi la legge di attrazione.

Video di Daniele Penna, 1h 34′

Esperimenti sulla legge di attrazione

Effetto Maharishi

1993 – Dal 7 giugno al 30 luglio 1993, a di Washington DC (Distretto della Columbia), circa 4000 persone hanno partecipato ad uno studio sulla prevenzione del crimine tramite l’Effetto Maharishi , cioè un utilizzo intensivo del programma di Meditazione Trascendentale per creare uno stato di coerenza nella popolazione globale tale da ridurre stress e tensioni sociali.
I metodi dello studio erano stati approvati da 27 membri indipendenti (sociologi e criminologi universitari, rappresentanti dei dipartimenti di polizia del Distretto della Columbia e leader civili).

All’aumentare delle persone partecipanti si poté verificare una significativa diminuzione dei casi di omicidio, aggressione e stupro, con una riduzione del 23,3 % nella settimana finale del progetto, quando il numero dei meditatori era al suo massimo. La probabilità che un fenomeno simile potesse avvenire per caso è stata calcolata inferiore a 2 su 1 miliardo (p < .000000002).
In quel periodo la popolazione di Washington era di circa 600.000 abitanti; questo significa che un semplice 0,66% della popolazione globale ha potuto influire sull’insieme.

Sulla base di 41 studi minori effettuati precedentemente, un tale risultato era stato anticipato prima di effettuare l’esperimento a Washington. Tale esperimento è stato supervisionato dal Dr. John Hagelin, fisico quantistico che è comparso anche nei video “What The Bleep” e “The Secret”.

Esperimenti sulla preghiera di intercessione

Esistono svariati studi sull’efficacia della preghiera nella guarigione. Ad esempio:

1988  – Il Dr. Randolph Byrd ha pubblicato sul “The Southern Medical Journal” una dimostrazione riuscita di guarigione a distanza. Lo studio è stato fatto in doppio cieco. 393 pazienti cardiologici del San Francisco General Hospital, dopo aver firmato un consenso informato, sono stati casualmente assegnati ad un gruppo che riceveva preghiere di intercessione (192 pazienti) e ad un gruppo di controllo (201 pazienti). Lo studio è durato oltre 10 mesi; i pazienti del secondo gruppo necessitarono ventilazione assistita, antibiotici e diuretici con frequenza maggiore e statisticamente significativa rispetto al primo gruppo.

“Positive therapeutic effects of intercessory prayer in a coronary care unit population.” Randolph C. Byrd, M.D.- Medical Service, San Francisco General Medical Center, CA.  Southern Medical Journal 1988 Jul; 81(7): 826-9 http://www.iwriteiam.nl/D960916-prayer.html

1999  – Il Dr. William Harris, cardiologo del “Mid-America Heart Institute” a Kansas City, ha condotto per un intero anno – pur essendo inizialmente scettico sul risultato – uno studio su 990 pazienti con affezioni cardiache. Metà dei pazienti ricevevano delle preghiere e l’altra metà no, ad insaputa dei pazienti stessi che non erano a conoscenza dell’esperimento. I pazienti sottoposti a preghiera ebbero un 11% in meno di infarti e complicanze mediche.

Mario Kittenis (Università di Edimburgo) ha testato persone unite da forti legami emozionali e quando una delle due persone viene sottoposta a lampi di luce casuali, contemporaneamente il partner (situato in un’altra stanza) presenta un’attività nella corteccia visiva. Il tutto viene monitorato via EEG.
Ad analoghi risultati è pervenuto anche Todd Richards (Università di Washington), che ha eseguito esperimenti simili sfruttando un’apparecchiatura più sofisticata, la FMRI (Functional Magnetic Resonance Imaging) in grado di studiare l’attività cerebrale con maggior dettaglio.
Tra i primi a svolgere ricerche sull’entanglement telepatico citiamo il neurofisiologo Jacobo Grinberg-Zylberbaum (Università del Messico), che definiva potenziali evocati e potenziali trasferiti le evidenze elettroencefalografiche dell’interconnessione tra le due menti dei soggetti.
Ved. www.scienzaeconoscenza.it/articolo/creare-un-rapporto.php  ed anche
www.valdostamuseum.org/hamsmith/QuantumMind2003.html#grinzyl (in inglese)

Giorgio Nadali


Miracolo della mistica. Il sufismo guarisce Karen

Un grave incidente di surf nel 2015. Karen Cavenaugh è in coma e al suo risveglio riceve una terrbile notizia: “Non  camminerai più”. Ma Karen non si dà per vinta. Ricorda una poesia letta 20 anni prima. E’ di  Jalāl al-Dīn Rūmī (1207-1273), il mistico persiano fondatore dell’ordine Mevlevi dei Dervisci rotanti, del misticismo Sufi. La poesia che ricorda Karen dice:

“Ho vissuto sull’orlo della follia volendo conoscere l’intelletto, bussando alla sua porta. Si apre, infatti. Ho bussato dall’interno”.

Così, Karen inizia a frequentare le lezioni di un maestro Sufi il cui insegnamento è centrato sulla mistica del ruotare vorticosamente su se stessi. Anche se Karen non è più in grado di ruotare il suo corpo, inizia a meditare  e a visualizzare il suo corpo che ruota. Poi, accade qualcosa di incredibile.

“Immediatamente, c’è stato un momento in cui ho sentito alcun dolore “, dice Karen . “Ho detto a mio marito:  so quello che devo fare. Voglio entrare nell’ordine dei Dervisci rotanti. Non sento più dolore”

Dopo diverse settimane , Karen dimostra a tutti i medici che si sono sbagliati: inizia a camminare di nuovo. E infine è anche in grado di ruotare. Si reca dalla sua casa negli Stati Uniti a Konya (Turchia) e riceve l’ordinazione dei Dervisci.

I Dervisci dell’Ordine dei Mevlevi appartengono a confraternite Islamiche (turuq) che raggiungono l’estasi mistica (jadhb) con una danza turbinante. Vivono in povertà similmente ai monaci cristiani.

La loro danza mistica è una forma di meditazione attiva che tra i Sufi (mistici) islamici. La danza è all’interno di una cerimonia religiosa di adorazione, la sema. L’obiettivo è il raggiungimento della sorgente di ogni perfezione, la kemal. Ascoltando la musica, i Dervisci rotanti abbandonano i propri desideri e il proprio ego focalizzandosi in Dio roteando il proprio corpo in cerchi continui, imitazione dell’orbita dei pianeti del sistema solare attorno al sole. Nel 2005 l’UNESCO ha proclamato la cerimonia sema dei Dervisci Mevlevi della Turchia, uno dei Patrimoni orali e immateriali dell’umanità. L’Ordine è stato fondato nel 1273 a Konya, da dove si è diffuso in tutto l’impero ottomano. Oggi i Mevlevi si trovano in comunità della Turchia in tutto il mondo e soprattutto a Konya e Istanbul.

Durante la danza mistica viene eseguito il repertorio musicale detto ayin. Lo ayin si basa su quattro sezioni strumentali e vocali con ritmi ciclici contrastanti. Ci sono un flautista (neyzen), un suonatore di tamburo e uno di cembalo. I danzatori si preparano con 1.001 giorni di esercitazione in clausura (mevlevihane) dover apprendono l’etica, i codici di comportamento, la vita di preghiera, la poesia e la danza. Dopo la preparazione sono membri dell’ordine, ma possono combinare vita la civile con quella spirituale.
Dopo un digiuno di diverse ore, i Dervisci rotanti iniziano la loro danza circolare su se stessi, partendo dal loro piede sinistro, usando il destro per guidare il proprio corpo attorno al piede sinistro. Gli occhi devono rimanere aperti.

Nel simbolismo del rito sema il copricapo del semazen rappresenta la tomba dell’ego, la sua gonna larga, chiamata tennure, rappresenta il sudario mortuario dell’ego. Quando si toglie il suo mantello nero (hurka) significa che è rinato spiritualmente alla verità. All’inizio del rituale sema, lo semazen tiene le sue braccia incrociate perché vuole significare il numero uno, l’unicità di Dio. Mentre gira vorticosamente, il danzatore tiene le braccia aperte con il braccio destro che punta verso il cielo, pronto a ricevere il favore divino. La sua mano sinistra punta verso terra. Lo semazen convoglia i doni spirituali di Dio verso i presenti che assistono alla sema. Roteando il suo corpo da destra a sinistra il semazen abbraccia tutta l’umanità con amore. Tra gli altri rituali dervisci vi è la dhikr, la recita di preghiere per raggiungere il trance estatico. L’impeto della danza circolare dei Dervisci è dato dal piede destro. Questo rito rappresenta il massimo del misticismo islamico dei Sufi.

Il sufismo è un processo per raggiungere la vicinanza con Dio attraverso l’amore, mediante la purificazione del proprio ego.
Ogni ordine di Mevlevi ha una sua danza particolare che può variare nei singoli Paesi Islamici. Invece della sama, la pratica devozionale della dhikr della confraternita islamica (tariqa) Qadiri Rifai, esegue la rotazione Sufi aggiungendovi l’uso di strumenti musicali, l’ingerimento di scorpioni vivi, vetro e carboni ardenti , la chiaroveggenza, la punzonatura di parti del corpo con spilloni e la levitazione del corpo.

I Sufi credono nella ghaiba, (“assenza”). È lo stato in cui la persona nonostante sia stata tolta da Dio dall’apparenza visibile sulla Terra, sia ancora viva e rimanga in maniera invisibile nel mondo. L’esempio è l’Imām invisibile (al- Mahdī). La ghaiba è anche uno stadio spirituale sūfī sul percorso verso la fanā, l’assenza da sé e presenza (ḥaḍra) solo a Dio. Il sufismo è un via verso Dio attraverso l’amore. In Iran il termine dei Sufi per amore è ‘Ishq, una parola che deriva da ‘ashaqah, un tipo di vite. Quando questa vite si attorciglia a un albero, questo muore. Anche l’amore per le realtà terrene asciuga e ingiallisce l’albero del corpo. Ma l’amore spirituale fa seccare la radice del proprio egoismo. Il risultato finale della muhabbah (gentilezza) è ‘Ishq (amore). Questo è più puro della muhabbah e non tutta la gentilezza porta a ‘Ishq.

Giorgio Nadali

(foto dell’autore, Il Cairo)


La scienza conferma: L’anima è immortale. Scoperta in campo quantico

Alcuni fisici internazionali sono convinti che il nostro spirito ha uno stato quantico e che il dualismo tra corpo e anima è altrettanto reale quanto il “dualismo onda-particella” (detto anche “dualismo onda-corpuscolo”) delle particelle più piccole.

Il Dottor James G. di San Francisco, un ex collaboratore della società tedesca Max-Planck di Francoforte, ha riportato la seguente incredibile storia: “Ho studiato non solo negli U.S.A., ma per alcuni semestri ho studiato chimica anche a Londra. Quando arrivai in Inghilterra, il pensionato universitario era pieno, così aggiunsi il mio nome alla lista d’attesa. Poco tempo dopo, ricevetti la bella notizia che una camera si era liberata. Poco tempo dopo essermici trasferito, mi svegliai una notte e nel crepuscolo fui in grado di vedere un giovane uomo con ricci capelli neri. Ero terrorizzato e dissi al presunto vicino che aveva sbagliato stanza. Lui semplicemente pianse e mi guardò con una enorme tristezza nei suoi occhi.

Quando accesi la luce, l’apparizione era scomparsa. Dato che ero certo al cento percento che non era stato un sogno, il mattino dopo raccontai lo strano incontro alla direttrice del collegio. Le feci un’accurata descrizione del giovane uomo. Lei improvvisamente impallidì. Guardò negli archivi e mi mostrò una foto. Riconobbi immediatamente il giovane uomo che era venuto a trovarmi nella mia stanza la notte precedente. Quando le chiesi chi fosse, mi rispose con voce tremolante che si trattava dell’affittuario precedente. Poi aggiunse che la mia stanza si era liberata perché si era tolto la vita poco prima.L’autore non avrebbe mai documentato la storia se “James” non fosse stata una persona totalmente degna di fiducia e affidabile”.

Il Professor Hans-Peter Duerr, ex direttore dell’Istituto Max Planck di Fisica di Monaco, rappresenta il parere che il dualismo delle particelle più piccole non si limita al mondo subatomico, ma è invece onnipresente. In altre parole: il dualismo tra corpo e anima è altrettanto reale per lui quanto il “dualismo onda-particella” delle particelle elementari. Secondo il suo punto di vista, esiste un codice quantico universale applicabile a tutta la materia vivente e non. Questo codice quantico abbraccia presumibilmente l’intero cosmo. Di conseguenza, Duerr crede – di nuovo basandosi su considerazioni puramente fisiche – nell’ esistenza dopo la morte. Ecco come lo ha spiegato nel corso di un’intervista:

“Ciò che consideriamo il qui ed ora, questo mondo, è in realtà solo il livello materiale comprensibile. L’aldilà è una realtà infinita che è molto molto più grande. Nella quale questo nostro mondo è radicato. In questo modo, le nostre vite su questo piano di esistenza sono contenute e circondate già dal mondo dell’aldilà. Quando pianifico immagino di aver scritto la mia esistenza in questo mondo su una specie di hard disk sul tangibile (il cervello), e di aver anche trasferito questi dati su un campo quantico spirituale, così da dire che quando morirò, non perderò queste informazioni, questa coscienza. Il corpo muore ma il campo quantico spirituale continua. In questo modo, io sono immortale.”

L’anima lascia il corpo. Video

Il Dottor Christian Hellweg è convinto anche che lo spirito ha uno stato quantico. Nel corso dei suoi studi in fisica e medicina, ha effettuato ricerche sulle funzioni cerebrali per molti anni presso l’Istituto Max Planck di Biochimica Fisica. Ha dimostrato che le informazioni nel sistema nervoso centrale possono essere codificate in fasi. Negli ultimi anni ha dedicato la sua vita allo studio della questione corpo-anima e ha effettuato ricerche sulle percezioni immateriali e allucinazioni. E’ interessato in modo particolare al fischio/ronzio nelle orecchie, una percezione immateriale del senso dell’udito. Di conseguenza si è specializzato anche nella terapia. Sintetizza la sua tesi nel seguente modo:

I nostri pensieri, la nostra volontà, la nostra coscienza e le nostre sensazioni mostrano proprietà che potrebbero essere definite come proprietà spirituali … Nessuna interazione diretta con le forze fondamentali conosciute della scienza naturale, come la gravitazione, le forze elettromagnetiche, etc… può essere rilevata nello spirituale. D’altro canto, però, queste proprietà spirituali corrispondono esattamente alle caratteristiche che contraddistinguono i fenomeni estremamente sconcertanti e meravigliosi del mondo quantico. Mondo quantico, in questo caso, si riferisce a quel regno del nostro mondo che non è solo fattuale; in altre parole, il regno delle possibilità, il regno dell’incertezza, dove noi “sappiamo il cosa” ma non sappiamo esattamente né il quando né il come. Sulla base del contesto della fisica tradizionale, si può concludere, per necessità, che questo regno deve effettivamente esistere nella realtà.

Il fisico americano John Archibald Wheeler colpisce un nervo simile, “molti scienziati speravano … che il mondo, in un certo qual senso, fosse tradizionale – o semplicemente privo di curiosità del tipo larghi oggetti che sono nello stesso posto allo stesso tempo. Ma queste speranze sono andate in fumo dopo una serie di nuovi esperimenti.

Attualmente ci sono gruppi di ricerca universitari che analizzano l’interazione tra coscienza e materia. Uno dei principali ricercatori in questo campo è il fisico Professor Robert Jahn della Università di Princeton nel New Jersey.

Egli sostiene che se gli effetti e le informazioni possono essere scambiati in entrambe le direzioni tra coscienza umana e ambiente fisico, allora si deve anche assumere una risonanza o “potenziale legame molecolare” anche per la coscienza. In sintesi: secondo questa teoria, si dovrebbe riconoscere anche alla coscienza le proprietà quantiche conosciute. A suo avviso non avrebbe senso assegnare termini come informazione o risonanza né al mondo fisico né alla coscienza spirituale o separare gli effetti fisici dagli effetti spirituali.

Il fisico quantico David Bohm, allievo e amico di Albert Einstein, fece affermazioni simili. La sua sintesi: “I risultati delle scienze naturali moderne hanno senso solo se assumiamo una realtà interiore uniforme trascendente che si basa su tutti i dati e fatti esterni. Il vero profondo della coscienza umana è una di queste.”

Il fisico nucleare e biologo molecolare Jeremy Hayward della Università di Cambridge non fa mistero delle sue convinzioni: ”Molti scienziati che fanno parte della corrente scientifica principale non hanno più paura di dichiarare apertamente che la coscienza potrebbe, in aggiunta a spazio, tempo, materia, essere un elemento fondamentale del mondo – probabilmente molto più fondamentale di spazio e tempo. Potrebbe essere un errore separare lo spirito dalla natura.” Viene addirittura messo in discussione se la materia debba essere considerata un elemento fondamentale dell’universo.

Dr. Rolf Frobã–Se – The Huffington Post

dallo SchwartzReport del 29 giugno 2014

traduzione a cura della redazione di coscienza.org – Erica Dellago

coscienza.org


Fede e genetica. Il “Gene di Dio” VMAT2

La Teoria del gene di Dio ipotizza uno specifico gene chiamato VMAT2 che predispone gli esseri umani verso esperienze mistiche e spirituali . L’idea è stata postulata dal genetista Dean Hamer, direttore dell’unità di genetica presso il National Cancer Institute e autore di un libro del 2006.
A pagina sei del suo libro Hamer si chiede: «Perché la spiritualità è una forza così potente e universale? Perché così tante persone credono in cose che non possono vedere, annusare, assaggiare, ascoltare o toccare? Perché persone di tutte i tipi, nel mondo, al di là del loro credo religioso o del particolare dio che venerano, danno importanza alla spiritualità come o più del piacere, del potere e della salute? Ritengo che la risposta sia, almeno in parte, cablata nei nostri geni. La spiritualità è una delle nostre eredità basilari umane. È di fatto un istinto». La teoria è basata su una combinazione di studi genetici, neurobiologici e psicologici del comportamento. Gli argomenti principali dell’ipotesi sono: (1) la spiritualità può essere misurata mediante misurazioni psicometriche; (2) l’orientamento personale alla spiritualità è parzialmente ereditabile; (3) parte di questa ereditabilità può essere attribuita al gene VMAT2; (4) questo gene agisce alterando i livelli di monoamine; e (5) gli individui spirituali sono favoriti dalla selezione naturale perché sono dotati di un innato senso di ottimismo, questi ultimi producenti effetti positivi a livello fisico o psicologico.

Un certo numero di scienziati e ricercatori è critico verso questa ipotesi; Carl Zimmer, scrivendo sulla rivista «Scientific American», si chiede perché «Hamer volle far pubblicare il libro prima di esporre i suoi risultati in una rivista scientifica credibile». Nel suo libro, Hamer scrive: «proprio perché la spiritualità è in parte genetica, non significa che sia automatica. Secondo questa ipotesi, il gene di Dio (VMAT2) è una disposizione fisiologica che produce le sensazioni associate da alcuni con esperienze mistiche, tra cui la presenza di Dio, o più precisamente la spiritualità come stato d’animo (cioè non codifica o causare la fede in Dio stesso, nonostante il “Gene di Dio”)».

Basata sulla ricerca dello psicologo Robert Cloninger, questa tendenza verso la spiritualità è quantificata mediante la scala di auto-trascendenza, che è composta di tre sottoinsiemi: “dimenticanza di sé” (come la tendenza a diventare totalmente assorbito in alcune attività, come ad esempio la lettura); “identificazione del transpersonale” (un sentimento di connessione a un universo più grande); e “misticismo” (un’apertura a credere in cose non letteralmente provabili, come le esperienze sensitive). Cloninger suggerisce che prese nel loro insieme, queste misurazioni sono un modo ragionevole per quantificare (rendere misurabile) come “spirituale” una persona. Walter Houston, cappellano del Mansfield College di Oxford ha osservato: “Il credo religioso non è solo correlato alla costituzione di una persona; è legato alla società, alla tradizione, al carattere.

Avere un gene che può fare tutto questo mi sembra abbastanza improbabile”. Hamer ha risposto che l’esistenza di un tale gene non sarebbe incompatibile con l’esistenza di un Dio personale: «I credenti possono indicare l’esistenza di geni di Dio come un segno in più dell’ingegno del creatore — un modo intelligente per aiutare gli esseri umani nel riconoscere e abbracciare una presenza divina». Hamer ha evidenziato più volte nel suo libro, «questo libro riguarda il fatto se i “geni di Dio” esistano, non sul fatto che Dio esista». Nel 1996 lo scienziato (ateo) premio Nobel (1962) Francis Crick ha scoperto che il libero arbitrio non esiste. Le azioni umane sarebbero tutte predeterminate. Il ricercatore Jonathan Schooler ha condotto degli esperimenti su vari soggetti scoprendo che coloro che erano stati convinti dell’assenza di libertà personale di scelta, assumevano comportamenti immorali rispetto a quelli che erano certi di poter scegliere. Ciò dimostra che eliminando il libero arbitrio crollerebbero i sistemi religiosi e il concetto di peccato, ma anche la società ordinata, che si trasformerebbe in una giungla spietata e invivibile.

Giorgio Nadali


Genetica, fisica e Mente divina

Stephen-Hawkings-Amazing-Philosophy-Of-Life-That-Everyone-Must-Learn

 

Francis Collins – genetista autore della sequenza del DNA umano – direttore del National Institutes of Health, ha affermato che il Big Bang «domanda a gran voce una spiegazione divina e infatti si accorda perfettamente con l’idea di un Dio Creatore trascendente. Non riesco a capire come la natura avrebbe potuto crearsi da sé. Solo una forza al di fuori del tempo e dello spazio avrebbe potuto fare una cosa simile».

 

C’è un eccezionale invisibile ordine che sembra governare l’universo. Diversi scienziati concordano sul fatto che esista un codice cosmico. Le costanti fondamentali dell’universo sono relazioni così sensibili che se cambiassero anche di poco renderebbero impossibile la sua stessa esistenza. Se la velocità di espansione dell’universo dopo il Big Bang fosse cambiata di una parte su un trilione (uno con diciotto zeri) l’universo si sarebbe allargato troppo o collassato su se stesso e nulla esisterebbe. In sostanza sarebbe bastato un solo granello di sabbia su tutti quelli contenuti in tutte le spiagge del mondo per fare la differenza. Se la materia si fosse sparsa uniformemente la vita non ci sarebbe.

L’ipotesi più popolare per una precisione così grande è quella degli universi paralleli, ma la tesi di un multiverso richiede tanta fede quanto quella necessaria a credere all’esistenza di Dio. Recentemente la fisica, con la “teoria delle stringhe” fonde la meccanica quantistica con la relatività generale e ipotizza l’esistenza di altre dimensioni a noi invisibili… La “mente” di Dio? Tuttavia le dimensioni extra non possono spiegare la natura trascendente di un Creatore. Determinare se sia stato Dio o no a determinare le leggi della fisica è impossibile, a meno che il Creatore non abbia lasciato un messaggio leggibile nel codice cosmico. Tuttavia l’universo è matematica e studiandola si può dire di esplorare la “mente” di Dio. «Se non ammettiamo l’esistenza di Dio come cristiani, dobbiamo ammetterla come matematici», diceva il matematico Cauchy…

 

Stephen Hawking sosteneva che Dio non esiste perché non esiste tempo prima del Big Bang e quindi nessuno può avere creato nulla prima del tempo. Tuttavia la tesi di Stephen Hawking non tiene conto che il tempo non è (solo) un concetto scientifico, ma soprattutto metafisico. Quando i teologi parlano di cosa esistesse prima dell’universo immaginano un vero vuoto. Se l’universo era davvero un nulla questo vuol dire che è stato creato da qualcosa al di là dell’universo, qualcosa di totalmente trascendente che lo ha fatto passare dal nulla all’esistente: Dio. La teoria chiamata No boundary proposal (di Hartle e Hawking) sostiene che tutto (tempo, spazio, leggi fisiche) è nato da un singolo punto. Ma usando le leggi fische per comprendere il Big Bang incontrano la cosiddetta “singolarità”, in cui quelle leggi cedono e appare necessario l’intervento di un Creatore che ha dato il via al tutto. Hawking risponde che l’universo non è nato da una singolarità, ma il tempo ha avuto origine come una delle dimensioni dello spazio. Tuttavia la teoria non afferma che l’universo si estende all’infinito all’indietro nel tempo, ma che il momento iniziale è in una sorta di condizione nebulosa il che significa che c’è comunque stato un’inizio. I teologi contrattaccano la teoria atea di Hawking con il teorema di tre fisici che affermano che qualsiasi universo in espansione deve avere avuto un inizio. Tutti gli universi in espansione devono avere un confine inziale di tempo. Questo fa tornare all’intervento divino.

L’astrofisico Allan Sandage ha osservato che «con le conseguenze riguardanti la possibilità che gli astronomi abbiano identificato l’evento della creazione mette veramente la cosmologia vicino al tipo di teologia naturale medioevale che ha cercato di trovare Dio identificando la causa prima». Secondo un insegnamento indù esistono infiniti universi ognuno con un dio diverso immerso in un differente sogno cosmico. Tuttavia questo implicherebbe l’esitenza di un super dio responsabile dell’esistenza degli altri déi e dei loro universi sognati e creati. Siamo noi a sognare l’intervento divino nella creazione o è questo a farcelo sognare? La questione però non è testabile e quindi non può far parte della scienza perché questa usa dati dell’universo e non può quindi confutare ciò che è al di là dell’universo stesso…

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Il racconto biblico della creazione (scritto nel VI secolo a.C.) rispecchia fedelmente il processo di evoluzione dell’universo e dello sviluppo della vita sulla Terra che conosciamo oggi. Infatti, la prima cosa che Dio crea è la luce. «Dio disse: “Sia luce!” E luce fu. Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce «giorno» e le tenebre «notte». Fu sera, poi fu mattina: primo giorno». (Genesi 1,3-5).

Oggi sappiamo che un’esplosione di luce primordiale ha generato l’universo che conosciamo. E la teoria del Big Bang, formulata nel 1927 da un prete astronomo belga, Georges Lemaitre. Poi Dio crea nell’ordine: la terra, (pianeti) i mari (pianeti con acqua liquida), vegetazione (conseguenza della presenza di acqua), stelle (sistemi solari), animali acquatici (i primi presenti sulla Terra), volatili (i secondi presenti sulla Terra), bestiame, rettili (al terzo posto dopo i volatili), uomo, donna (l’essere umano è l’ultimo essere vivente ad apparire sulla Terra).
Mosè Maimonide nella sua «Guida degli smarriti» raccomanda di interpretare in senso allegorico diversi passi della Bibbia: «Dio avendo deciso nella sua divina sapienza della necessità di comunicarci questi profondi argomenti (il racconto della creazione del mondo) decise anche – a causa dell’immensità e della difficoltà del soggetto, insieme alla mancanza della nostra comprensione – di parlarcene sotto forma di allegoria, con detti nascosti e parole velate».

Giorgio Nadali