Fede e denaro. Esiste un rapporto tra ricchezza o povertà personale e la fede religiosa?

di Giorgio Nadali33059443_10215948646460141_1988158292806860800_oE’ una sorta di snobismo spirituale quello delle persone che pensano di poter essere felici senza denaro. Lo diceva Albert Camus…La Svizzera ha il quarto PIL (Prodotto Interno Lordo) per persona più alto del mondo, dopo Lussermburgo, Qatar e Norvegia. Italia al 27^ posto e Stati Uniti al 10^. 85.000 dollari annuali.
Gli svizzeri hanno in media 700.000 franchi in banca.Una certa idea falsata di Cristianesimo ha abituato a disprezzare il denaro. Di parere contrario è la Teologia della Prosperità, di matrice protestante. La Teologia della prosperità insegna che i cristiani hanno diritto al benessere perché la realtà fisica e quella spirituale sono viste come una realtà inscindibili. La teologia della prosperità insegna che Dio ci vuole vincenti. Sempre.

Non è male chiedere a Dio benessere e prosperità, anche economica. Una dottrina in contrasto con chiese cristiane che insegnano (solo a parole) un concetto falsato di povertà. La povertà è in realtà il distacco del cuore dalle cose materiali, non la miseria e la mediocrità. Se un uomo o una donna hanno successo – guadagnano molto bene e con questo denaro danno lavoro ad altri e fanno del bene – Dio è molto felice di questo. Aspetta solo che chi ha fede  e Gli chieda la stessa cosa per ricolmarlo del suo favore e aprirgli porte che sono impossibili agli uomini. Il denaro è solo un mezzo che amplifica ciò che la persona è già. Con molto denaro si può dare lavoro agli altri, si possono realizzare progetti utili a milioni di persone, si possono istituire fondazioni filantropiche, centri di ricerca e univeristà, salvare giornali in crisi, istituire facoltà universitarie, oppure…

Secondo uno studio della Banca mondiale la Svizzera è il Paese più ricco. In base a un nuovo studio di un istituto di ricerca sociale americano – Pew Research Center –  c’è un rapporto tra benessere economico personale e fede religiosa.

Ricchezza e religione sarebbero inversamente proporzionali: i paesi più religiosi quelli con un più alto tasso di povertà e viceversa, mentre quelli più ricchi i più tendenti all’ateismo. Unica eccezione gli Stati Uniti d’America, dove nonostante la ricchezza elevata in termini di PIL, il 54% della popolazione afferma la grande importanza della religione nella propria vita. Nel testo sociologico “Sacro e popolare. Religione e politica nel mondo globalizzato”, gli autori Pippa Norris e Ronald Inglehart sottolineano come la partecipazione alle pratiche religiose registri tassi più alti tra persone più incerte a livello economico e che si trovano ad affrontare più problemi di salute e povertà. Nell’ipotesi generale, il declino del valore della religione, della fede e delle attività religiose dipende dal mutamento di lungo periodo della sicurezza esistenziale: con il processo e il progresso dello sviluppo umano, l’importanza della religione nella vita degli individui diminuisce gradualmente.

Ho sentito il parere di tre importanti sociologi italiani:

Roberto Cipriani. Professore ordinario di Sociologia nell’Università Roma Tre.

Silvio Scanagatta. Docente di Sociologia del mutamento culturale all’Università di Padova

Paola Di Nicola. Presidente della Associazione Italiana di Sociologia. Docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Verona.

 

Siete d’accordo con la ricerca?

Cipriani:

Non è facile essere d’accordo con la ricerca perché le informazioni sulla metodologia sono insufficienti a valutare l’affidabilità. A livello comparativo fra nazioni ci sono moti problemi di omogeneità fra i dati raccolti.

 Scanagatta:

Non mi stupisce affatto. Gli Stati Uniti hanno una cultura decisamente diversa dall’Europa. Gli Stati Uniti sono gli unici che differiscono in questa variabile che va dal massimo di senso religioso rapportato con la povertà sino al minimo di senso religioso rapportato con la ricchezza. Gli Stati Uniti essendo più ricchi dell’Europa dimostrano che uno stato più coeso il senso religioso va perfettamente d’accordo con la ricchezza conseguita.

Di Nicola:

Indubbiamente al di là di tutte le questioni teologiche la religione ha avuto sempre una funzione consolatoria nei confronti dei soggetti e spesso questa funzione consolatoria ha trovato maggiore accoglimento tra le persone che sperimentano condizioni di vita altamente problematiche. Rimane il fatto che a livello personale le religioni sono fonte di conforto. È un dato di conforto. Soprattutto le religioni rivelate (Ebraismo, Cristianesimo e Islam).

 

Esiste a vostro parere un rapporto con la condizione economica personale e la propria fede religiosa?

Scanagatta:

Certamente c’è un rapporto. Il problema è che il tentativo di alcuni di dire che più si è ricchi e meno si è religiosi è contrastante no solo con un’infinità di realtà individuali, ma anche con realtà collettive dove società unite come quella americana dimostrano che si può far convivere benissimo il senso religioso con una grande ricchezza.

Cipriani:

Non necessariamente. Ci sono persone ricche poco religiose e poveri assai religiosi ma anche il contrario. Non si può generalizzare.

Di Nicola:

Bisogna distinguere tra la fede e la religiosità, che spesso si caratterizza anche con aspetti di tipo magico e di superstizione. Se per fede si intende un credere a livello personale nell’esistenza di un’Entità di tipo trascendente io credo che questo sentimento che possa essere presente a tutti gli uomini in tutte le classi sociali. Se invece pensiamo alla religiosità, che comprende anche tutti gli aspetti del rito,  indubbiamente nelle aree del Paese in cui esiste ancora uno sviluppo non ancora pienamente maturo, spesso questi atteggiamenti continuano a persistere.

 

Secondo voi la ricchezza economica allontana dalla fede religiosa (cristiana)?

Cipriani: Molto dipende dalla socializzazione e dall’educazione ricevute, che possono impedire di pensare che la ricchezza allontani dalla fede.

Scanagatta: No, no. L’aumento economico non allontana affatto dal senso religioso. Anzi, lo fa crescere perché spesso il livello culturale rende più sensibili e attenti al senso religioso, non necessariamente più distanti.

Di Nicola: Non è facile da dire. Con l’Europa del Settecento la religione ha perso un po’ la funzione di essere la guida per la vita e la risposta a tutti i problemi. Soprattutto con l’industrializzazione e l’aumento della ricchezza disponibile sia a livello individuale sia a livello collettivo ci si rende conto che si può avere una situazione di sicurezza autonomamente, per meriti personali, senza dover necessariamente ringraziare Qualcuno…

Cosa pensate della teologia della prosperità, di origine protestante, cioè che Dio desidera il nostro benessere economico personale e agisce anche per farcelo avere?

Cipriani:

La teologia della prosperità è un espediente per recuperare adesioni rispetto alla teologia della liberazione, promettendo esiti economici positivi in caso di adesione ad una certa linea teologica e cultuale.

Scanagatta:

Secondo un’idea protestante una persona deve la sua ricchezza non solo alla grazia che Dio gli dà ma anche al senso di comunità con cui esplica questa grazia ed è quello che può spiegare una convivenza tra ricchezza e senso religioso. In Europa invece prevale l’idea per essere ricchi bisogna distruggere il sistema di valori religiosi, in America succede esattamente il contrario. Non solo. Il cattolicesimo dice che la ricchezza è una colpa, ma anche il Paesi del Nord Europa dicono che la separazione tra senso religioso e ricchezza va operata a livelli massimi, tanto è vero che sono i Paesi del Nord che non hanno voluto riconoscere le radici giudaico cristiane della società europea.

Di Nicola:

Con il protestantesimo l’uomo è diventato la misura di tutte le cose, anche la misura della sua etica, della sua moralità e della sua religiosità. Nelle prime forme del Calvinismo per un uomo l’aver successo nella vita era un segno di essere un eletto e quindi nella grazia di Dio. Poi con il Novecento questa dimensione si è molto affievolita e l’obiettivo non stato più stato di arricchirsi per avere una misura del proprio stato di grazia, ma l’obiettivo era semplicemente quello di raggiungere livelli più alti di ricchezza indipendentemente dal fatto che questo fosse un indicatore di essere nelle grazie di Dio.

 

Secondo voi c’è un rapporto tra la condizione economico sociale e la fede religiosa in Italia?

Cipriani:

La condizione economica non è una variabile indipendente che presieda in Italia all’orientamento religioso.

Scanagatta:

Certamente c’è un rapporto. Il problema è che il tentativo di alcuni di dire che più si è ricchi e meno si è religiosi è contrastante no solo con un’infinità di realtà individuali, ma anche con realtà collettive dove società unite come quella americana dimostrano che si può far convivere benissimo il senso religioso con una grande ricchezza.

Di Nicola:

Bisogna distinguere tra la fede e la religiosità, che spesso si caratterizza anche con aspetti di tipo magico e di superstizione. Se per fede si intende un credere a livello personale nell’esistenza di un’Entità di tipo trascendente io credo che questo sentimento che possa essere presente a tutti gli uomini in tutte le classi sociali. Se invece pensiamo alla religiosità, che comprende anche tutti gli aspetti del rito,  indubbiamente nelle aree del Paese in cui esiste ancora uno sviluppo non ancora pienamente maturo, spesso questi atteggiamenti continuano a persistere. La tradizione dà delle sicurezze e chi sperimenta maggiore insicurezza quotidiana spesso trova nella tradizione religiosa dei punti di riferimento.


Religione sotterranea

 C’è molta fede sotto terra.  Nel mondo vi sono diversi templi e chiese ben
sotto il livello del suolo.  I più vicini
a noi sono i templi ipogei (sotterranei) della comunità di Damanhur, a Baldissero
Canavese (Ivrea).

Tempio sotterraneo di Seokguram, Corea del Sud

E’ un eremo che fa parte del
complesso del Tempio di Bulguksa. Si trova 4 chilometri a est della parte
principale del complesso, sul monte Tohamsan, nella città di Gyeongju, in Corea
del Sud. La grotta sovrasta il Mar del Giappone e si trova a 750 metri sul
livello del mare. Nel 1995 venne inserito nell’elenco dei Patrimoni
dell’umanità dell’UNESCO insieme al Tempio di Bulguksa, in quanto contiene
alcune delle principali sculture buddhiste del mondo. La grotta è decorata con
mezze lune e fiori di loto. Gli architetti Silla utilizzarono apparentemente il
principio della simmetria e quello del “rettangolo dorato”. Per la
costruzione non venne usata calce e la struttura è tenuta insieme da rivetti di
pietra. La costruzione è stata orientata in modo da poter utilizzare la
ventilazione naturale del luogo. La cupola della rotonda è leggermente ovale,
con un diametro che varia fra i 6,84 e i 6,58 metri.

Damanhur,  Italia

Gli appartenenti a Damanhur
ricercano in svariati campi legati alla sensibilità e alla percezione da loro
definita “sottile”, non sostenuti da dimostrazioni e protocolli
scientifici.  Nella Valchiusella, in
Piemonte, circa 50 km a nord di Torino, ai piedi delle Alpi i cittadini delle
comunità di Damanhur hanno creato il Tempio dell’Umanità, grande costruzione
ipogea scavata a mano nella roccia, dedicata al dio Horus. La costruzione è
articolata in sette sale principali: la sala dell’Acqua, della Terra, delle
Sfere, degli Specchi, dei Metalli, il Tempio Azzurro, il Labirinto. Le sale
rappresentano simbolicamente le stanze interiori di ogni essere umano, così
come camminare attraverso sale e corridoi che lo compongono corrisponde
metaforicamente, secondo gli intenti dei costruttori, ad un profondo viaggio
all’interno di sé. La Sala della Terra, ad esempio, è quella dove vengono
rappresentate la vita e la natura divina dell’uomo. Il Labirinto, invece, è una
sorta di galleria dove sono riunite tutte le divinità, da Allah a Manitù. Ad ogni
particolare è stato attribuito dai costruttori un significato: i colori, le
misure, ogni dettaglio seguono un preciso codice di forme e proporzioni; ogni
sala ha la sua specifica risonanza ed un proprio suono. Il volume complessivo
del tempio è di oltre 8.500 metri cubi su cinque livelli sotterranei, che
scendono per un dislivello di 72 metri, l’altezza di un palazzo di oltre 20
piani. Le pareti del tempio sono affrescate, i pavimenti decorati a mosaici e i
soffitti sono a vetrate. La Sala degli Specchi, inoltre, vanta il Guinness dei
primati per la cupola di vetro Tiffany più grande del mondo. Oggi il tempio è
stato riconosciuto opera d’arte dalla Soprintendenza

Ipogeo  di Hal Saflieni, Paola, Malta

E’ una struttura sotterranea
scavata circa tra il 3600 a.C. e il 2500 a.C. Si pensa che in origine fosse un
santuario, ma divenne una necropoli in tempi preistorici. È l’unico tempio
preistorico sotterraneo al mondo. L’ipogeo venne impresso su 5000 francobolli
da due centesimi delle isole di Malta nel 1980, per commemorare il fatto che
l’UNESCO inserì questa struttura unica tra i patrimoni dell’umanità. Venne
chiuso al pubblico tra il 1992 ed il 1996 per restauro. Il secondo livello
contiene una buca alta due metri che potrebbe essere stata usata per tenervi dei
serpenti, o per raccogliere l’elemosina.

Catacombe

Nascono a Roma tra la fine del
II e gli inizi del III secolo d.C., con il pontificato del papa Zefìrino
(199-217). Scavate per lo più nel tufo, la maggior parte delle catacombe si
trovano a Roma, tanto da raggiungere il numero di una sessantina, mentre
altrettante se ne contano nel Lazio. In Italia, le catacombe si sviluppano
specialmente nel meridione, dove la consistenza del terreno è più tenace e,
allo stesso tempo, più duttile allo scavo. La catacomba situata più a
settentrione è quella che si sviluppa nell’isola di Pianosa, mentre i cimiteri
ipogei più a sud sono quelli dell’Africa settentrionale e specialmente ad
Hadrumetum in Tunisia. Altre catacombe si trovano in Toscana (Chiusi), Umbria
(presso Todi), Abruzzo (Amiterno, Aquila), Campania (Napoli), Puglia (Canosa),
Basilicata (Venosa), Sicilia (Palermo, Siracusa, Marsala e Agrigento), Sardegna
(Cagliari, S. Antioco). Il termine antico per designare questi monumenti è coemeterium, che deriva dal greco e
significa “dormitorio”, sottolineando con ciò il fatto che per i
cristiani la sepoltura non è altro che un momento provvisorio, in attesa della
resurrezione finale.

 Temppeliaukio  Kirkko, Helsinki, Finlandia – Il bunker sotteraneo anti diavolo

Questa chiesa luterana di forma
circolare è costruita interamente sottoterra nel centro di Helsinki
(Finlandia). Al piano stradale è possibile vedere solo il tetto interamente
costruito in rame collegato alla roccia mediante una lunga serie di finestre.
Il luogo scelto per la costruzione è una collinetta naturale alta dodici metri
nel quartiere di Töölö.  La chiesa è
stata inserita all’interno della collinetta che è stata svuotata. E’ una della
maggiori attrazioni turistiche di Helsinki. 500.000 visitatori all’anno. Il suo
nome significa “piazza del tempio”. Architetti Timo e Tuomo Suomalainen.
Consacrata nel settembre  1969. L’interno
è interamente scavato nella roccia, ma è illuminato naturalmente dalla cupola
al piano stradale. L’arredamento sacro è stato progettato dagli stessi
architetti. Organo con 43 registri della Veikko Virtanen. Non ha campane. Una
registrazione di un brano di campane di Taneli Kuusisto viene diffuso da
altoparlanti all’esterno. La chiesa è anche nota in finlandese come “Piruntorjuntabunkkeri”, cioè il “bunker
di difesa anti diavolo”. La copertura della cupola è costituita con una serie
di travi curve in cemento armato, che convergono nell’anello centrale, ognuna
delle quali presenta una lunghezza diversa dall’altra in modo da adattarsi
meglio alla roccia sottostante. Il perimetro della chiesa, come le pareti
interne, sono state lasciate volutamente grezze ed irregolari per dare risalto
alle geometrie naturali della roccia, in modo da creare particolari giochi di
luci ed ombre attraverso con la luce artificiale dei fari e quella naturale
proveniente dalle finestre. L’altare maggiore, l’organo e il fonte battesimale
sono realizzati con blocchi di roccia irregolare. La navata sella chiesa è a
forma quasi circolare con superficie di 700 mq e può ospitare 1000 fedeli.
L’altare è visibile da ogni lato della navata con una posizione privilegiata
anche dal punto di vista acustico, infatti questa chiesa è stata spesso
utilizzata come sala da concerto. Per questo è stato costruito il ballatoio
superiore, per accogliere il pubblico, un fatto insolito negli edifici
religiosi moderni. La roccia, il cemento armato, le vetrate, le grandi porte in
cristallo fanno parte di uno dei luoghi di culto più suggestivi del Mondo.

Cappella
di Santa Kinga, Cracovia, Polonia

Situata a  20 km da Cracovia, quella di Bochnia è la più
antica miniera di sale in Polonia e uno delle più antiche del mondo. In
funzione da 750 anni. Oggi, l’estrazione del sale è cessata e Bochnia opera
prevalentemente come attrazione turistica e un sanatorio. La Camera Wazyn è considerata
il cuore della miniera e ospita uno dei luoghi più insoliti sacri sulla Terra,
la Cappella della Santa Kinga. E ‘stata fondata nel 1747 e dispone di un
pulpito scolpito in sale, sculture di sale e vari altari di sale. Le messe
vengono celebrate in questa cappella la vigilia di Natale e per la festa patronale.

Situata a 101 metri sottoterra,
nelle saline di Wieliczka, la cappella di Santa Kinga (patrona di Polonia e
Lituania) è considerato il più imponente santuario di sale scolpito sulla
Terra. Ricavato da un blocco di sale, da un gruppo di minatori autodidatti, la
cappella di Santa Kinga è usata come un luogo di culto dal 1896.

Le decorazioni di sale sparse in tutta la
cappella sono state in un arco di 100 anni. Ancora oggi, le opere sono
realizzate da una nuova generazione di minatori di talento. Una delle cose più
impressionanti nella cappella di Santa Kinga sono i lampadari ricavati da
blocchi di sale.

Chiesa
catacomba sotterranea, Coober Pedy, Australia

La Catacomb Underground Church è una Chiesa anglicana fondata e sostenuta
dalla Bush Church Aid Society. Prende
il nome dalle catacombe di Roma, dove i primi cristiani seppellivano i loro
morti. La chiesa fu sviluppata da una vecchia piroga e aperta come una chiesa
sotterranea nel 1977. Scavata nell’arenaria in forma di una croce e decorata in
modo semplice e naturale con opali. La croce, il leggio e l’altare sono in
legno mulga e prendono spunto da un vecchio verricello da minatore.

Cattedrale
di sale sotterranea di Zipaquirá, Colombia

Costruita a partire dal 7
ottobre 1950 e inaugurata il 15 agosto 1954 nelle antiche gallerie scavate dai
muisca due secoli prima. Una cava di sale ormai dismessa, una antica miniera
trasformata in museo e sfruttata per ospitare una Cattedrale sotterranea. Tutto
questo si trova sotto le montagne di Zipaquirá, località della Colombia a 49
chilometri da Bogotà.  Una vera chiesa
che nelle messe domenicali può ospitare fino a 3000 fedeli seduti tra mura di
roccia, una particolare illuminazione blu e la semioscurità delle grotte. Intorno
alle vecchie miniera è nato un centro di attrazione che, oltre al museo, al
lago sotterraneo, al ristorante e al parco pubblico, comprende una enorme
colonna per l’arrampicata sportiva. La Cattedrale di sale è
costruita all’interno delle miniere di sale di Zipaquirá, nella Sabana de
Bogotá. È anche uno dei santuari cattolici più celebri della Colombia. All’interno
ospita una ricca collezione artistica, specialmente di sculture di sale e marmo
in un ambiente pieno di una profonda atmosfera religiosa, che attrae i
pellegrini e i turisti.

E’ considerata come uno dei
risultati architettonici e artistici più notevoli dell’architettura colombiana,
meritando anche il titolo di gioia architettonica della modernità. L’importanza
della cattedrale risiede nel suo valore come patrimonio culturale, religioso e
ambientale. Nel 2007 mediante un concorso per eleggere le 7 Meraviglie della
Colombia la Cattedrale di sale ottenne il maggior numero di voti, che ne fecero
la prima Meraviglia di Colombia e fu anche proposta come una delle Sette
meraviglie del mondo moderno. La chiesa sotterranea fa parte del complesso
culturale “Parco del Sale” (Parque
de la Sal
).

Chiesa
di San Giovanni, Aubeterre sur Dronne, Francia

Aubeterre è il sito di una
chiesa sotterranea monolitica. La navata principale è alta più di 20 m. A 15 m,
la navata centrale è fiancheggiata da una galleria su tre lati della Chiesa,
che è accessibile tramite una scalinata intagliata nella roccia. La chiesa
contiene un reliquiario romano e una cripta. Scoperta nel 1958, la necropoli
contiene più di 80 sarcofagi.

Grotte  sacre

Il luogo sotterraneo più sacro
per tutti i cristiani è la grotta della Natività (luogo della nascita di Gesù
Cristo), posta sotto l’altare maggiore della chiesa più antica del mondo. La
Basilica della Natività a Betlemme, Israele-Palestina. Nel cattolicesimo molto
sacra è la grotta di Lourdes, Francia, dove nel 1858 è apparsa 18 volte la
Madonna. Per l’induismo è la grotta di Amarnath Yatra nelle montagne
dell’Himalaya. Le grotte taoiste più sacre si trovano invece a Longshan, venti
chilometri da Taiyuan, Cina. Nell’Islam la grotta più sacra è la Hira, a 3 km
da la Mecca, sulla montagna Jabal Al-Nūr,  Arabia Saudita. Larga 3,7 m. per 1,60 m. di
larghezza. Qui il profeta Maometto ricevette la prima rivelazione  dall’Arcangelo Gabriele. Durante il
pellegrinaggio alla Mecca è visitata da 5000 musulmani.

 Giorgio Nadali


Fede & Scienza: Le forze della preghiera e della fede fanno bene al cervello

Le persone religiose trovano forza in Dio; questo lo sappiamo. Ma un nuovo studio condotto dal Prof. Malt Friese e da Michaela Wanke suggerisce che anche i non credenti possono entrare in azione. In un recente numero del Journal of Experimental Social Psychology, presentano prove che dimostrano come e perché la preghiera potrebbe aumentare la capacità di chiunque di resistere alla tentazione. Tuttavia possiamo essere tutti d’accordo che per questo occorra autocontrollo, gli autori propongono che la fonte di tale controllo potrebbe non essere soprannaturale. Invece, potrebbe venire da qualcosa di più terreno. Qualcosa di accessibile anche ai più atei: la connessione sociale.

Gli autori hanno elaborato il loro studio del potere di preghiera in ciò che hanno chiamato il “modello forza” dell’autocontrollo. Il modello di resistenza suggerisce che le nostre risorse cognitive, come le nostre risorse fisiche, siano limitate. Correre per un chilometro sarebbe incredibilmente difficile dopo averne corsi già 30, e resistere anche alla più piccola tentazione può essere incredibilmente difficile se hai appena passato un’ora a resistere quelle più grandi. Quindi, come possiamo ricostituire queste risorse cognitive, o anche aumentare la nostra “resistenza” cognitiva? I ricercatori hanno, in tutta serietà, scoperto che l’ingestione di glucosio può infatti aumentare l’autocontrollo, ma gli scienziati gli scienziati hanno supposto che la preghiera potrebbe essere un altro mezzo attraverso il quale gli individui si proteggono dal crollo della forza di volontà. In effetti, studi del passato avevano già suggerito un tale rapporto, mostrando che suggerendo ai partecipanti parole relative alla religione (ad es Dio, divino) li mettevano al riparo contro gli effetti dell’impoverimento cognitivo.

Gli autori hanno trovato che le persone interpretano la preghiera come l’interazione sociale con Dio, e le interazioni sociali sono ciò che ci danno le risorse cognitive necessarie per evitare la tentazione. Precedenti ricerche hanno trovato che anche brevi interazioni sociali possono promuovere le funzioni cognitive, e lo stesso sembra valere per le brevi interazioni sociali con le divinità.

Uno dei più importanti ricercatori nel campo della neurologia e della spiritualità è Andrew Newberg, direttore della ricerca presso il Jefferson Myrna Brind Center of Integrative Medicine a Thomas Jefferson University Hospital e , a Philadelphia . Ha fatto studi empirici sul funzionamento del cervello tra una varietà di praticanti spirituali che vanno da suore cattoliche impegnati in ” centrare preghiera” di pentecostali in preghiera in lingue .

I risultati del suo lavoro e altri hanno confermato che il cervello umano è “progettato per la fede . “Diverse volte le neuroscienze hanno dimostrato che la preghiera fa una differenza notevole nel funzionamento fisiologico del cervello.

Newberg afferma che mentre cresci spiritualmente, cambi le convinzioni, migliori il senso di compassione – per esempio – e questo incide sul cervello. Se si pratica la molto preghiera, per esempio, i dati mostrano che queste pratiche possono effettivamente cambiare il cervello nel corso del tempo .

Abbiamo fatto uno studio sulla pratica di meditazione e abbiamo trovato diverse cose tra le persone che non avevano mai meditato prima. Quando queste persone hanno aggiunto la meditazione per le loro pratiche, come ad esempio concentrandosi su un passo della Scrittura, abbiamo visto cambiamenti significativi nel funzionamento del cervello. In particolare, abbiamo visto una maggiore attività nei lobi frontali (una delle aree del cervello coinvolte nella compassione e nelle emozioni positive ) e non ci sono stati cambiamenti nel talamo, la parte del nostro cervello che ci aiuta all’interconnessione.

I cristiani spesso parlano di ” frutto dello Spirito ” delineati da San Paolo nella Lettera ai Galati- “amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, mitezza, dominio di sé “. Queste sono funzioni del cervello ?

Newberg risponde che in sostanza c’è un equilibrio da stabilire tra il lobo frontale e il sistema limbico. L’amigdala è la parte del cervello che reagisce alla paura, all’odio , alla rabbia e altre emozioni allarmanti, ma partecipa anche agli aspetti positivi. Il lobo frontale equilibra tutto. Per esempio, quando qualcuno ti taglia la strada nel traffico , la vostra amigdala reagisce con , “fagli  del male subito”, ma il vostro lobo frontale dice: “Aspetta un minuto! ” Questa è una visione neurologica della pazienza .

Sia che si chiami ” vita nello Spirito ” o diventare più compassionevole, meno reazionario, si parla del tentativo di sopprimere l’amigdala e cercare di migliorare il lobo frontale e le attività nelle aree sociali del cervello.

Newberg aggiunge che “le visioni positive su Dio sono buone per il cervello. Tuttavia , le visioni negative su Dio possono essere dannose, causano stress, ansia e possono causare depressione e emozioni negative”.

Abbiamo scoperto che la fede nel suo senso più ampio è la cosa migliore che si può avere per il cervello. Non solo la fede religiosa fa bene al cervello, ma anche l’ottimismo e il guardare il mondo in modo positivo che la gente associa spesso con la fede.  Avere ” fede” che la tua vita andrà per il verso giusto e che tu sia in grado di aiutare altre persone, questo è un altro beneficio.

In realtà, l’ottimismo – la speranza – è un ottimo indicatore della propria salute e della vita . Se questo ottimismo è avvolto in un contesto religioso, vi sono elementi che dimostrano che le persone che sono religiose hanno più bassi livelli di depressione e ansia .

Inoltre, quando hai fede, fornisci un quadro di riferimento per la vita e per la comprensione del mondo che allevia un sacco di ansia ontologica di cui molti soffrono, e ciò fornisce risposte in un contesto di vita. È un reticolo interconnesso per la vita. Se ottenete sostegno sociale dalla vostra chiesa, anche questo è incredibilmente utile per il cervello .

Giorgio Nadali


Nuova ricerca: Bambini religiosi, ma non più altruisti

Molte famiglie ritengono che la religione giochi un ruolo essenziale durante lo sviluppo morale dell’infanzia. Ma i figli di genitori religiosi possono non essere così altruisti come quei genitori pensano, secondo un nuovo studio internazionale condotto dall’Università di Chicago e pubblicato il 5 novembre 2015 su Current Biology. Un team di psicologi dello sviluppo guidato dal Prof. Jean Decety esaminato le percezioni e il comportamento dei bambini in sei paesi . Lo studio ha valutato la tendenza dei bambini a condividere – una misura della loro altruismo – e la loro tendenza a giudicare e punire gli altri per cattiva condotta. I bambini provenienti da famiglie religiose erano meno propensi a condividere con gli altri che erano bambini provenienti da famiglie non religiose . L’educazione religiosa è stata anche associata con più tendenze punitive in risposta a comportamenti anti-sociali. Lo studio dell’Università di Chicago ha preso in esame 1.170 bambini di età compresa tra 5 e 12 anni, provenienti da sei paesi – Canada, Cina, Giordania, Sud Africa, Turchia e Stati Uniti.

Fonte: http://www.sciencedaily.com/releases/2015/11/151105121916.htm


Laicita’ e laicismo nello Stato

tribunale

di Giorgio Nadali

Nel mondo ci sono 194 nazioni. 187 laiche e 7 teocratiche (tutte islamiche). Nessun stato laicista. Alcuni governi “atei”. Nessun popolo ateo.  Tutte e 194 le nazioni hanno una cultura e una storia fondata su una religione. 48 hanno un simbolo religioso sulla bandiera nazionale. Croce:  25, Crescente:  11, Yin-Yang:  1  (Corea del Sud), Tiara e Chiavi S. Pietro:  1 (Città del Vaticano), Charka:  1 (India), Tempio di Angkor Wat:   1  (Cambogia), Allah Akbar (“Dio è grande”):   2  (Iran, Iraq), Shahadah (Professione di fede islamica):   1 (Arabia Saudita), Dragone:  1  (Bhutan) , Hiinomaru: 1 (Giappone), Stella con versetti del Corano: 1 (Giordania), Stella di Davide: 1 (Israele), Andorra  (Tiara  del  vescovo e bastone pastorale sullo stemma). Totale: 48 (su 194 Bandiere Nazionali: 24,74%) Circa un quarto degli Stati mondiali.

Non basta? Attualmente il calcolo degli anni è tutta su base religiosa. Cioè partono tutti da un fatto storico di una religione  Il più diffuso è l’anno cristiano ma esisto no diversi altri anni, islamico, ebraico, buddhista, induista, ecc. Inoltre i Paesi occidentali usano il calendario inventato da un papa italiano: Gregorio XII – Ugo Boncompagni (1582). Non esistono ambulanze senza il simbolo della croce nei Paesi cristiani, della mezzaluna islamica in quelli musulmani e della stella di Davide in Israele. Stato (laico) che ha una grande Menorah ebraico davanti al Parlamento israeliano a Gerusalemme. L’Italia osserva la domenica cristiana più altre sei festività cattoliche come giorno festivo per tutta la Nazione.   

.  Nel  Cerimoniale della Repubblica Italiana, il posto di un Cardinale: Art. 8 (Rango delle cariche europee e straniere). 3. “I Cardinali della Chiesa Cattolica e i Principi ereditari di Case regnanti hanno rango immediatamente seguente a quello del Presidente della Repubblica. Essi, tuttavia, non possono presiedere la cerimonia alla quale prendono parte”.

 “La scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca”. Così diceva lo scienziato Albert Einstein. Non di questo avviso alcuni beceri fanatici laicisti, professori e studenti dell’università “La Sapienza” di Roma, che hanno protestato e quindi fatto annullare la visita di Papa Benedetto XVI all’Ateneo romano in occasione dell’apertura dell’anno accademico o quella mamma che si è sentita offesa da un crocifisso in classe. Meglio chiarire la differenza tra laicità e laicismo…

Laicità. Il termine laico deriva dal greco. “Laòs” è il popolo. “Laikòs” significa popolare. Oggi questo termine è diventato lo scudo di una certa “cultura” che vorrebbe mettere la religione e le sue tradizioni da una parte e il vivere democratico e civile dall’altra. Ma è questa la laicità? Si rivendica una libertà di coscienza del cittadino, che deve sentirsi a suo agio in uno stato che non impone alcuna visione religiosa, non avvalla alcuna regola morale, prende le distanze da tradizioni e costumi religiosi, quasi che la cultura di un popolo non ne fosse profondamente e immancabilmente intrisa. Mi piace citare un padre della moderna sociologia — Emile Durkheim, che scriveva: “Non esiste una società conosciuta, senza religione. La religione ha dato tutto ciò che è essenziale allo sviluppo della società”. Ma anche Frèderic Le Play: “I popoli vivono delle loro credenze e muoiono delle loro incredulità”.
Cos’è la laicità? Esiste un corretto rapporto tra cultura religiosa di un popolo e laicità di uno stato? Non esistono popoli atei. Non esistono popoli senza una tradizione religiosa. Esistono oggi solo alcuni stati in cui la legge religiosa equivale quella civile. Le teocrazie. In tutti glia altri paesi, le leggi fondamentali sono state scritte basandosi anche sulla cultura religiosa di maggioranza in quello stato. Non sarebbe stata pensabile la carta costituzionale italiana, astrusa dalla cultura cattolica. Semplicemente perché la grande maggioranza dei cittadini si riconosce nei valori cristiani. Perché la storia dell’Occidente è stata in larga parte influenzata dal Cristianesimo. Perché la dimensione religiosa è una parte fondamentale della storia degli individui e dei popoli. Con buona pace di chi vorrebbe rivendicare la laicità come arma di difesa alla crisi della coscienza e al suo rancore verso la religione.
In un certo senso il contrasto nasce dal fatto che, com’è giusto che sia, esistono stati laici, ma non esistono popoli laici. Esiste una minoranza di cittadini non religiosi (o di altre religioni) che deve sentirsi a proprio agio in uno stato democratico, ma sempre in un paese che trova il suo collante anche e forse soprattutto nelle tradizioni e nella cultura religiosa della sua storia. Non è un caso che su più di sei miliardi di individui nel mondo oggi stime attendibili parlino di qualche centinaio di milioni di atei o agnostici, ben al di sotto del quindici per cento dell’umanità.

Un vero laico non è quindi un oppositore della religione, né si sente minacciato dalla naturale e inevitabile religiosità del suo popolo. La vera laicità non è opposta alla cultura religiosa. Uno stato laico deve tenere conto della sua tradizione religiosa. Non potrebbe fare altrimenti. Della cultura religiosa è pieno il suo tessuto sociale e storico.

Chiariamo un malinteso. Stato laico non vuol dire stato ateo e nemmeno stato antireligioso. Distingue semplicemente potere politico da autorità religiosa. Ma è profondamente radicato nella cultura religiosa che sostiene il suo tessuto sociale. Le sue tradizioni e la sua storia insomma. Nessuno stato al mondo è laicista. Alcuni governi sì, ma nessun popolo. Solo singole persone con gravi problemi psicologici, che odiano la religione. Gente che sputa nel piatto dove mangia e che approfitta delle feste cattoliche per fare vacanza.

Uno stato laico garantisce le libertà religiose. Ha una cultura religiosa che nasce dalla sua storia e nella quale si riconosce la quasi totalità dei suoi cittadini. Non è realistico pensare all’Italia come ad un Paese non cattolico. E’ impensabile guardare all’Occidente senza comprendere la storia del Cristianesimo. Uno stato laico non ha leggi basate sulla religione. Se così fosse, tutti i peccati, ad esempio, della morale cattolica, sarebbero automaticamente reati. Divorzio, adulterio, aborto, rapporti sessuali prematrimoniali non sono reati. Mentre tutti i reati sono anche peccato perché si oppongono alla visione morale, quella cattolica, che forma il tessuto culturale e sociale del nostro Paese. Certo. I valori laici e quelli cattolici possono convergere, ma è illusorio pensare che i “valori laici” in un Paese di cultura cattolica non abbiano nulla a che fare, anche a livello di formazione, con quest’ultima. In altre parole, il cattolicesimo ha generato anche valori che qualcuno ritiene “laici”. E così in qualsiasi altro paese al mondo, non essendoci, abbiamo già detto, società e popoli atei. Se il nostro Paese crede nel dialogo e nella tolleranza, lo deve alla cultura cattolica. Lo sarebbe nella stessa misura se fosse stato fondato in una cultura islamica fondamentalista, come in Arabia Saudita o in Iran?
Alla base delle diverse deviazioni dottrinali e pratiche del mondo attuale si può scoprire come un denominatore comune, che quasi esprima l’anima di tutto e rappresenti il principio ispiratore della complessa gamma degli atteggiamenti errati nel campo religioso e morale?

Noi pensiamo di sì e crediamo di individuare questo atteggiamento di fondo in quella diffusa mentalità attuale che va sotto il nome di “laicismo”. Non temiamo di affermare che questo è l’errore fondamentale, in cui sono contenuti in radice tutti gli altri, in una infinità di derivazioni e di sfumature.
E’ difficile dare una definizione del laicismo, poiché esso esprime uno stato d’animo complesso e presenta una multiforme varietà di posizioni. Tuttavia in esso è possibile identificare una linea costante, che potrebbe essere così definita: una tendenza o, meglio ancora, una mentalità di opposizione sistematica ed allarmistica verso ogni influsso che possa esercitare la religione in genere e la gerarchia cattolica in particolare sugli uomini, sulle loro attività ed istituzioni.

Ci troviamo, cioè, di fronte ad una concezione puramente naturalistica della vita dove i valori religiosi o sono esplicitamente rifiutati o vengono relegati nel chiuso recinto delle coscienze e nella mistica penombra dei templi, senza alcun diritto a penetrare ed influenzare la vita pubblica dell’uomo (la sua attività filosofica, giuridica, scientifica, artistica, economica, sociale, politica, ecc.).
Abbiamo, così, innanzitutto un laicismo che si identifica in pratica con l’ateismo. Esso nega Dio, si oppone apertamente ad ogni forma di religione, vanifica tutto nella sfera dell’immanenza umana. Il marxismo è precisamente su questa posizione né è il caso che ci diffondiamo ad illustrarlo.
Abbiamo, poi, un’espressione meno radicale, ma più comune, di laicismo, che ammette Dio e il fatto religioso, ma rifiuta di accettare l’ordine soprannaturale come realtà viva ed operante nella storia umana. Nell’edificazione della città terrestre intende prescindere completamente dai dettami della rivelazione cristiana, nega alla Chiesa una superiore missione spirituale orientatrice, illuminatrice, vivificatrice nell’ordine temporale.
Le credenze religiose sono, secondo questo laicismo, un fatto di natura esclusivamente privata; per la vita pubblica non esisterebbe che l’uomo nella sua condizione puramente naturale, totalmente disancorato da un qualsiasi rapporto con un ordine soprannaturale di verità e di moralità. Il credente è perciò libero di professare nella sua vita privata le idee che crede. Se, però, la sua fede religiosa, uscendo dall’ambito della pratica individuale, tenta di tradursi in azione concreta e coerente per informare ai dettami del Vangelo anche la sua vita pubblica e sociale, allora si grida allo scandalo come se ciò costituisse una inammissibile pretesa.
Alla Chiesa si riconosce, tutt’al più, un potere indipendente e sovrano nello svolgimento della sua attività specificamente religiosa avente uno scopo immediatamente soprannaturale (atti di culto, amministrazione dei sacramenti, predicazione della dottrina rivelata, ecc.). Ma si contesta ad essa ogni diritto di intervenire nella vita pubblica dell’uomo poiché questa goderebbe di una piena autonomia giuridica e morale, né potrebbe accettare dipendenza alcuna o anche solo ispirazione da esterne dottrine religiose.

Praticamente si nega o si prescinde dal fatto storico della rivelazione; si misconosce la natura e la missione salvifica della Chiesa; si tenta di frantumare l’unità di vita del cristiano, nel quale è assurdo voler scindere la vita privata da quella pubblica; si abbandona la determinazione della verità e dell’errore, del bene e del male all’arbitrio del singolo o delle collettività, aprendo così la strada a tutte le aberrazioni individuali e sociali, di cui – purtroppo – i nostri ultimi decenni hanno offerto testimonianze atroci.
Come si vede, il fenomeno laicista affonda le sue radici in un contrasto sostanziale di principi. Non si esaurisce nel fatto politico contingente, anche se preferisce sviluppare soprattutto su questo terreno la sua quotidiana polemica contro la Chiesa. Nella sua accezione più conseguente, esso è una concezione della vita che è agli antipodi di quella cristiana.

Una sottile corrosione dell’anima cattolica del paese Il pericolo insito in questo errore è oggi accentuato da due fatti. Innanzi tutto il laicismo, nell’odierna situazione italiana, evita generalmente gli atteggiamenti plateali e massicci del vecchio anticlericalismo ottocentesco. IL più scaltrito, più duttile, più lucido ed aggiornato alle tecniche del tempo. Più che aggredire direttamente preferisce l’insinuazione perfida e la critica sottile, più che la discussione diretta preferisce la battuta di spirito e lo scherno, più che l’attacco alle idee preferisce l’utilizzazione delle debolezze degli uomini, più che le spettacolari chiassate di piazza preferisce l’orpello d’una certa severità culturale.
Anche quando attacca la Chiesa si sforza di ammantarsi di nobili motivi: vorrebbe svincolarla da ogni “compromissione” temporale, purificarla da ogni “contaminazione” mondana e politica, metterla al passo dei tempi e svecchiare le sue interne strutture, affinché, libera e ringiovanita, possa tornare ad esercitare il suo sovrano ministero spirituale sulle anime.
A questo s’aggiunge un altro fattore importante: il laicismo sfugge a posizioni dottrinali precise. Come tutti gli errori di oggi preferisce l’indeterminatezza e la vaporosità degli atteggiamenti. Fa leva soprattutto su impressioni, su sentimenti e risentimenti, su stati d’animo. Ciò è dovuto a volte alla superficialità delle sue idee, ma spesso obbedisce ad un preciso calcolo. Ama giocare sull’equivoco per raggiungere i propri scopi senza suscitare eccessive reazioni, soprattutto in quella parte dell’opinione pubblica ancora legata – in qualche modo – alla religione e alla morale cristiana. Si mimetizza per operare indisturbato in modo da creare gradualmente un clima di pensiero e di vita disancorato da ogni riferimento soprannaturale ed aperto a tutte le avventure intellettuali e morali.
Questi fatti rendono l’insidia molto più grave, perché, sotto l’apparente rispetto per la fede religiosa del popolo, può essere gradualmente e insensibilmente consumata un’opera di sistematica corrosione dell’anima cattolica del paese.

Le manifestazioni più ricorrenti

Che alla base dell’odierno atteggiamento laicista vi sia un profondo contrasto di natura religiosa, lo dimostra anche uno sguardo – sia pure sommario – dato alle più recenti manifestazioni di esso, le quali possono essere così sommariamente delineate:
a) critiche astiose, anche se talvolta espresse in forma di apparente rispetto, per ogni intervento del magistero ecclesiastico, ogni qualvolta esso, dal piano dei principi, scende alle applicazioni pratiche; allarme e rifiuto dell’intervento della Chiesa e della sua gerarchia perfino in fatto di pubblica moralità;
b)insofferenza e diffidenza, se non aperta ostilità, verso tutto ciò che è espressione del pensiero e della vita dei cattolici nel paese, verso tutto ciò che indica una loro presenza ed influenza nei diversi settori della vita pubblica;
c) compiaciuta pubblicità data ad episodi di immancabili deficienze e di presunti scandali nel clero e nel laicato cattolico organizzato; travisamento sistematico delle finalità che animano opere cattoliche di assistenza, di carità, di educazione, ecc.;
d) compiacente appoggio dato ad ogni tentativo tendente ad introdurre nella legislazione italiana il divorzio e ad attenuare le vigenti disposizioni a tutela delle leggi della vita;
e) isolati, ma chiari sforzi per rimettere in discussione il Concordato che pure fu accettato con quasi unanime riconoscimento nell’immediato dopoguerra ed inserito nella stessa Costituzione;
f) aspri attacchi contro la vera libertà della scuola non statale e continue accuse ai cattolici di voler sabotare la scuola statale; opposizione tenace ad ogni richiesta di contributi, da parte dello Stato, alla scuola non statale e taccia alla stessa di mancare di libertà e di non educare alla libertà, in quanto al cattolico sarebbe preclusa la libertà d’indagine necessaria per il progresso e la cultura;
g) scandalo e proteste per ogni partecipazione delle pubbliche autorità a manifestazioni religiose o ad atti di omaggio al vicario di Cristo, nel quale si vuol vedere soltanto il sovrano della Città del Vaticano, con cui trattare da pari a pari, pena l’umiliazione e l’abdicazione dello Stato alla sua dignità sovrana;
h) incapacità a comprendere nel loro pieno significato religioso gli interventi della Chiesa e della sua gerarchia, intesi ad orientare i cattolici nella vita pubblica, a richiamarli – nel momento attuale – al dovere dell’unità, e a metterli in guardia contro ideologie che, prima di essere aberrazioni politiche e sociali, sono autentiche eresie religiose. Gioverà ricordare le parole di Pio XI: “Ci sono dei momenti in cui noi, l’episcopato, il clero, i laici cattolici, sembra si occupino di politica. Ma, in realtà, non ci si occupa che della religione e degli interessi religiosi, finché si combatte per la libertà religiosa, per la santità della famiglia, per la santità della scuola, e per la santificazione dei giorni consacrati al Signore. Non è questo fare della politica… Allora è la politica che ha toccato la religione, che ha toccato l’altare. E noi difendiamo l’altare” (Pio XI, Discorso del 19 settembre 1925).
Da questi brevi cenni risulta evidente la gravità degli errori diffusi sotto l’etichetta del laicismo.
La Chiesa non ha alcun interesse a riaprire antichi dissidi, né desidera che i cattolici si lascino trascinare su un campo di sterili polemiche, le quali servirebbero soltanto a disgregare la spirituale compagine delle nazioni e a distrarli dal duro, positivo impegno quotidiano di edificazione di una società più giusta e più capace di risolvere i problemi concreti ed urgenti della vita del nostro popolo.
Tuttavia non può restare indifferente di fronte a questi attacchi, che investono la sostanza della sua dottrina. Tradirebbe la sua missione e aprirebbe la strada a facili disorientamenti nelle anime ad essa affidate.

Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it

Pubblicato su “L’Opinionista” del 02.12.2009   http://www.lopinionista.it/notizia.php?id=338