La Generazione Snowflake e il “fascismo dello scandalo”

Il politically correct a sei anni dall’attentato al mensile Charlie Hebdo, tra identità personale, satira e censura sociale con la mia intervista al caricaturista Forattini

di Giorgio Nadali

Snowflake. Fiocchi di neve. Così vengono chiamati. Sono nati in questo millennio e si risentono su tutto, anzi si incazzano proprio sul loro luogo di aggregazione tipico, il web.

Offendi sempre qualcuno perché stai seduto in modo sbagliato in pubblico, o per il fatto che mangi carne, perché usi i pronomi di genere, o sostieni apertamente il tuo partito politico, se flirti casualmente con uno sconosciuto o per aver toccato innocentemente un altro essere umano, perché preghi la tua divinità preferita, per sostenere Donald Trump o per il fatto di guadagnare più soldi di qualcun altro, per andare in giro con i jeans stracciati o per vestire un costoso completo di Brioni, per essere una persona di successo, per vivere una sessualità diversa dalla massa, per volere la vaccinazione contro il Covid (di ieri le minacce di morte dei “no-vax” all’infermiera di Roma, la prima vaccinata nel Lazio),  allora rivendica con fermezza il diritto di essere te stesso, e credimi, non c’è assolutamente niente di sbagliato in questo.

La gente è sempre offesa, non è un fatto nuovo. Il problema oggi è il senso del diritto delle persone. Perché molti millennial, soprattutto in Occidente sono cresciuti in un tempo di pace – liberi dall’oppressione e dalla povertà non hanno mai saputo cosa vuol dire non avere tutto e non ottenere ciò che vogliono. Questo ha instillato in molti la sensazione che sentirsi offesi significhi qualcosa. Sentirsi offesi è una risposta umana naturale e va bene sentirsi offesi o addirittura disgustati dalle azioni o dai pensieri degli altri, ma assolutamente queste non ti danno il ​​diritto di controllare come gli altri si comportano e parlano.

Se qualcuno ti dà dello stupido dovresti giustamente offenderti, ma questo non significa che puoi avviare una campagna per impedire alle persone di utilizzare la parola stupido. Questa è qualcosa chiamata oppressione. Se sei semplicemente te stesso e se quello che fai urta la sensibilità di qualcun altro, allora è un problema suo. I confini sono già stabiliti dalla legge, non dagli snowflake o dai politically correct. Pena una forma di fascismo dello scandalo. In media al 50% delle persone non piacerai mai. Non è un tuo problema.

Nel novembre 2009 uno psicologo che lavorava nell’esercito americano, Nidal Malik Hasan, aprì il fuoco sui suoi commilitoni della base, gridando “Dio è grande” in arabo e uccise 13 persone. Si è presto scoperto che il Pentagono sapeva tutto sul modo delle ideologie radicali di Hasan prima di questo atto di terrorismo. Erano a conoscenza di molte email che aveva mandato ad altri musulmani radicali. Anche i suoi colleghi alla base dell’esercito avevano espresso il loro disagio per lui ad altri, dicendo che era una “bomba a orologeria”. Allora come ha potuto il governo degli Stati Uniti e gli alti dirigenti dell’esercito permettere un omicidio di massa? Perché i poteri che sono nell’esercito degli Stati Uniti avevano troppa paura di essere accusati di razzismo e di profilare qualcuno per intraprendere qualsiasi azione. E così a causa della pressione incessante di correttezza politica nell’età moderna, tredici persone sono morte tragicamente. Solo un tragico esempio.

Satira, religione e politically correct

Secondo Carlo Cattaneo (1839) la satira è l’esame di coscienza dell’intera società; è una reazione del principio del bene contro il principio del male; è talora la sola repressione che si possa opporre al vizio vittorioso; è un sale che impedisce la corruzione. La strage della redazione del settimanale Charlie Hebdo ha suscitato una domanda, anzi due. Si può far satira sulla religione? Perché il Cristianesimo, la chiesa cattolica accetta di buon grado vignette “irriverenti” e l’Islam no? È un fatto culturale. È proibita la rappresentazione di Maometto per evitare l’adorazione di qualcuno che non sia Dio. In nessuna moschea sono presenti immagini di persone. Esiste un’eccezione proprio nella rigida Theran dove un enorme murale moderno alto quindici metri rappresenta l’ascensione di Maometto (senza tratti somatici) in cielo. Il Cristianesimo è per natura tollerante verso persecuzioni e dileggiamenti e anche dove questi travalicano il limite del buon gusto e della volgarità, conosce l’evangelica regola del perdono, non presente nell’Islam. Per cui chi tocca il Profeta è blasfemo.  I musulmani ritengono che la libertà d’espressione sia buona, ma che nessuno abbia il diritto di ferire i sentimenti religiosi di un altro. Tra i numerosi peccati di blasfemia vi sono il parlare male di Maometto, dare il nome di Maometto ad un orsacchiotto (in Sudan), speculare su come il Profeta si comporterebbe oggi (in Nigeria), trovare qualcosa di sbagliato in lui, rappresentarlo graficamente nei film, scrivere il suo nome sui bagni pubblici (in Pakistan), ma anche mettere del trucco in televisione (in Iran), fischiare durante le preghiere (in Indonesia), trovare qualcosa di sbagliato nell’Islam, guardare film o ascoltare musica (in Somalia) e… (per tutti) esprimere o distribuire un punto di vista laico o ateo.

Ho intervistato nel 2015 per il settimanale “Stop” uno dei più grandi vignettisti italiani: Giorgio Forattini (89 anni). Ecco cosa ne pensa sulle vignette satiriche che costarono la vita a dodici persone nell’attentato al settimanale francese Charlie Hebdo, il 7 gennaio 2015 e che solo due mesi fa, il 7 ottobre 2020, portarono alla decapitazione in strada di un professore che aveva le aveva mostrate in classe. Crimine commesso da un diciotenne.

Forattini, secondo Lei ci dev’essere un limite alla satira?

Si, il limite è la volgarità

E’ giusto a Suo avviso fare satira sulle religioni?

Sì, purché non sia gratuita

Ha mai disegnato vignette riguardanti l’Islam?

Ne ho disegnate sull’islam “politico”.

Forattini, quali sentimenti si sente di condividere nei confronti dei disegnatori di Charlie Hebdo uccisi a Parigi?

Di grande solidarietà. Ne conoscevo alcuni che ora non ci sono più. Sento una grande tristezza.

Recentemente il papa ha dichiarato che non bisogna offendere le religioni. Si sente coinvolto in questo nel Suo lavoro?

Sono coinvolto nel momento in cui la religione fa politica

Secondo Lei che rapporto c’è tra libertà di espressione e la tutela di sentimenti altrui?

La satira è libera e contro il potere, qualsiasi potere, non contro i sentimenti

Forattini, la satira si muove fuori dal limite della misura e ha quindi un presunto “diritto ad esagerare”. Cosa ne pensa?

Vorrei sapere chi ha dettato queste misure. Non certo le Religioni


Scoperte e invenzioni legate all’Islàm

Il merito dell’invenzione dell’algebra va ad Abū Jaʿfar Muhammad ibn Mūsā al-Khwārizmī, (780 – 850). Divide il titolo con Diofanto. Siringa, pinza, gancio e ago chirurgici, sega per le ossa e bisturi per la litotomia: Abu al-Qasim al-Zahrawi. Nel IX secolo fu inventato il primo mulino a vento verticale in Persia. Nel 850 d.C. la turbina ad acqua fu inventata da ingeneri Islamici. Nel 850 d.C. ibn Musa al-Khwarizmi inventò lo strumento a muro noto come quadrante sinecale, il Rebul Mujayyab usato per risolvere problemi trigonometrici e condurre osservazioni astronomiche. Nel 900 d.C. la prima biblioteca pubblica con prestito di libri e il catalogo della biblioteca. Nel 925 il kerosene fu prodotto dalla distillazione del petrolio e fu descritto per primo da al-Razi a Baghdad. Al-Razi descrisse nel suo Kitab al-Asrar (Libro dei Segreti) anche le prime lampade a kerosene (naffatah) usate per riscaldare e illuminare. Nel 964 d.C. Abd al-Rahman al-Sufi scrisse il Libro delle Stelle Fisse e osservò per primo la galassia di Andromeda. A lui è dedicato un cratere lunare ampio 47 km. Nel 1000 d.C.

Al-Karaji scrisse un libro contenente la prima prova di induzione matematica. Nel 1030 d.C. Abu Rayhan al-Biruni scoprì che la luce ha un avelocità definite e fu il rpimo a teorizzare che la velocità della luce è molto più alta di quella del suono. I fratelli Bani Musa nella  Bayt al-Ḥikma (Casa della Sapienza) di Baghdad scrissero il libro dei dispositivi ingegnosi descrivendo le loro invenzioni tra cui la valvola, la valvola flottante, il flauto automatico, la maschera a gas, la lampada ad olio autoalimentata, l’organo alimentato ad acqua.

Nel 1577 d.C. Taqi al-Din costruì l’osservatorio di Istanbul di Taqi al-Din, il più grande osservatorio astronomico del suo tempo, sotto il patronato del sultano ottomano Murad III. Produsse anche un catalogo astronomico più accurato di quello di Ticho Brahe e Nicolò Copernico. Taqi al-Din ottenne questi risultati grazie al suo “orologio delle osservazioni”, un orologio meccanico astronomico che può misurare il tempo in secondi. Inoltre… dai paesi Islamici giunsero la chitarra, la viola, le tecniche per la lavorazione del vetro e la foglia d’argento, l’idrologia e le tecniche di irrigazione, la bussola, il sestante, l’astrolabio, la ceramica a smalti colorati, la maiolica, i tessuti damasco, satin, velluto, mussola, atlas. I musulmani esportarono in Europa il cotone, spinaci, pesche, arance, albicocchi, tarassaco, carciofi, caffè e riso. L’invenzione della sociologia e la nozione di storia ciclica, col trattato di Walī al-Dīn ʿAbd al-Raḥmān ibn Muḥammad ibn Muḥammad ibn Abī Bakr Muḥammad ibn al-Ḥasan al-Ḥaḍramī, o molto più semplicemente Ibn Khaldūn (XIV secolo). Le basi della moderna medicina, attraverso i “Canoni di medicina” di Ibd Sina (Avicenna) e Al Razi, e di conseguenza la visione logica del funzionamento del corpo umano.

Giorgio Nadali


ISIS e strategia mediatica

L’ISIS – il sedicente Stato islamico – è il primo gruppo terrorista che ha l’ambizione di imporre la sua ideologia a livello globale e il primo che ha una vera e propria strategia di comunicazione. Il suo primo obiettivo infatti è quello di presentarsi al mondo come Stato, influenzando la politica occidentale convincendola della potenza del Califfato. Per fare questo punta sulle dinamiche dello “sciame”, ossia la radicalizzazione di un singolo seguace per condizionare un gruppo di suoi amici. Per fare questo vengono ampiamente utilizzati i social network. La comunicazione è divisa in locale, regionale e globale. Quella locale riguarda la popolazione del luogo, raggiunta attraverso opuscoli, oratori e con la radio Al-Bayan, una stazione radio in Iraq di proprietà e gestita dallo Stato Islamico dell’Iraq e il Levante (ISIL) che trasmette sulla frequenza 92,5 in FM e che serve anche per una comunicazione globale. Infatti la stazione trasmette notizie dell’ISIS in arabo, curdo inglese, francese e russo. La qualità dei notiziari è stata paragonata a quelli della BBC inglese. La stazione offre una vasta gamma di programmi tra cui i canti islamici Nasheed solo vocali, recitazioni del Corano, discorsi, fiqh (la giurisprudenza coranica), corsi di lingua, e interviste, intervallati da regolari notiziari e relazioni sul campo da corrispondenti di Al-Bayan in Iraq e in Siria. Le notizie in lingua inglese e i bollettini sono forniti da uno speaker con accento americano e le date degli eventi vengono letti secondo il calendario islamico. L’ISIS utilizza molto anche i “mujatweets” su Twitter – che partono dal media center Al Hayat di ISIS a Mosul con i quali raggiunge i seguaci più evoluti tecnologicamente. Ben sessantamila sono gli account internet pro ISIS sui social network. La comunicazione avviene con caratteristiche diverse a seconda degli obiettivi:

Prodotto Target Obiettivo
Social media (Mujatweets e video)In questi filmati i membri dell’ISIS si mostrano gentili con i bambini e regalano dolci e vestiti Potenziali reclute Radicalizzazione e reclutamento
Filmati dell’orrore Nemici del CaliffatoPubblico occidentale ampio Terrorizzare, minacciare
Filmati di contro informazione Pubblico occidentale competente Indirizzare il dibatto su ISIS
Filmati di testimonianza Musulmani in Occidente e nel mondo islamico Reclutare nuovi volontari
Brochure Famiglie di potenziali sostenitori Indirizzano sul piano politico, teologico e tattico
Ebook, magazine Foreign fighters e pubblico occidentale competente Socializzare al Califfato

 

ISIS ha anche una rivista online di propaganda chiamata Dābiq nata il 5 luglio 2014 (Mese di Ramadan 1435 islamico) uscita con il primo numero intitolato “Il ritorno del Califfato”). Il numero attuale è il 14, uscito il 13 aprile 2016 (Mese di Rajab 1437 islamico) dal titolo “La confraternita dei Murtadd”. Il murtadd è un apostata dell’Islàm.

ISIS ha addirittura una targa automobilistica, per sostenere l’utopia di essere un vero Stato e un hotel moderno a cinque stelle (piscina, campo da tennis, 262 stanze), il Ninawa International Hotel a Mosul, sorto per foreign fighters, i combattenti stranieri unitisi alle fila dell’ISIS, che sono ormai ventiduemila. Ovviamente anche l’hotel fa parte di una strategia per dare l’Idea di uno stato stabile. Di questi foreign fighters quattro sono svizzeri. Tra questi il 32enne romando Mathieu A., detto Abu Mahdi Al Suissery (che significa “lo Svizzero Illuminato”) aggregato al Califfato nel 2013 e il 25enne Damien G, già noti agli inquirenti federali. Un giornalista britannico – John Cantlie – rapito in Siria nel 2012 viene costretto dall’ISIS a girare sinora sei finti documentari “verità” di propaganda (della serie chiamata Lend Me Your Ears – cioè “prestami le tue orecchie”) vestito normalmente in abiti occidentali per mostrare al mondo che lo Stato islamico è un luogo tranquillo ed efficiente. In uno di questi filmati si vede Cantlie che si “diverte” a bordo di una moto di notte per le vie di Mosul portando sul sellino un combattente dell’ISIS vestito in abito tradizionale e mitra a tracolla. In realtà il combattente si sta assicurando gentilmente che Cantlie dica la “verità” con un mitra alle spalle.

Giorgio Nadali


Il compassionevole musulmano?

“Non esiste un Islam moderato. Il Corano è il loro Mein Kampf…  Non credo alla frode dell’Islam Moderato. Quale Islam moderato? Quello dei mendaci imam che ogni tanto condannano un eccidio ma subito dopo aggiungono una litania di «ma», «però», «nondimeno»? È sufficiente cianciare sulla pace e sulla misericordia per essere considerati Mussulmani Moderati? È sufficiente portare giacche e pantaloni invece del djabalah, blue jeans invece del burka o del chador, per venir definiti Mussulmani Moderati? È un Mussulmano Moderato un mussulmano che bastona la propria moglie o le proprie mogli e uccide la figlia se questa si innamora di un cristiano? Cari miei, l’Islam moderato è un’altra invenzione. Un’altra illusione fabbricata dall’ipocrisia, dalla furberia, dalla quislingheria o dalla Realpolitik di chi mente sapendo di mentire. L’Islam Moderato non esiste. E non esiste perché non esiste qualcosa che si chiama Islam Buono e Islam Cattivo”. Lo scriveva Oriana Fallaci.

Musulmani in chiesa per mostrare compassione a un prete cattolico sgozzato da combattenti del sedicente stato islamico? Vediamoci chiaro…

L’Islàm dà una grande importanza ai bisogni di tutti, specialmente dei bisognosi, dei deboli e dei poveri. Fondati su questi nobili principi come pace, amore e misericordia, vi sono parecchi termini che denotano la centralità della compassione nella religione Islamica. Ad esempio: rahman, rahim, gafur, merhamah, rahmah. Secondo la prospettiva Islamica, la compassione è il riflesso di Allah su ciò che crea e il profeta Maometto è il segno più grande della sua compassione e il miglior esempio di insegnamento ai musulmani ad essere compassionevoli. Maometto rappresenta il simbolo della compassione e misericordia divina. Nel 622 d.C. il profeta fuggì dalla Mecca dopo essere stato umiliato anche dai suoi parenti. A Taif cercò di diffondere la nuova religione Islamica, ma fu preso a sassate. Non condannò mai chi lo trattò male. Dieci anni dopo conquistò la Mecca e nonostante avesse la possibilità di vendicarsi perdonò tutti coloro che lo afflissero, compreso Wahshi che assassinò Hamza, il suo amato zio. Il Corano dice nella Surah al-Maidah: «Chiunque uccida un uomo, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera . E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità». (Sura 5,32). La parola araba insaan, essere umano, deriva dalla parola nasiya, dimenticare. Come umani siamo sempre soggetti al perdono di Dio che deve dimenticare.

Tuttavia… vi sono decine (cento ventitré per l’esattezza) passi del Corano che si prestano facilmente a interpretazioni diametralmente opposte alla virtù della compassione e che possono essere usati da fanatici a sostegno di tesi fondamentaliste in diversi Paesi Islamici come Iran, Pakistan, Arabia Saudita, Nigeria, Sudan, Yemen e Afghanistan e insegnati ai bambini nelle madrasse (scuole coraniche). Storicamente si riferivano alle guerre di conquista islamiche. Tra questi vi sono: «La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso» (Sura 5,33). «E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: “Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!”» (Sura 8,12). «Muhammad è il Messaggero di Allah e quanti sono con lui sono duri con i miscredenti e compassionevoli fra loro. Li vedrai inchinarsi e prosternarsi, bramando la grazia di Allah e il Suo compiacimento. Il loro segno è, sui loro volti, la traccia della prosternazione: ecco l’immagine che ne dà di loro la Torâh. L’immagine che invece ne dà il Vangelo è quella di un seme che fa uscire il suo germoglio, poi lo rafforza e lo ingrossa, ed esso si erge sul suo stelo nell’ammirazione dei seminatori. Tramite loro Allah fa corrucciare i miscredenti. Allah promette perdono e immensa ricompensa a coloro che credono e compiono il bene» (Sura 48:29). «Combatteteli finchè non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah. Se desistono, non ci sia ostilità, a parte contro coloro che prevaricano» (Sura 2:193). «Tagliate loro le mani e la punta delle loro dita» (Sura 8:12).  «O voi che credete, non sceglietevi per alleati i giudei e i nazareni, sono alleati gli uni degli altri. E chi li sceglie come alleati è uno di loro». (Sura 5,51). «Lottate per Allah come Egli ha diritto [che si lotti]». (Sura 22:78). «I miscredenti sono per voi un nemico manifesto» (Sura 4,101). Gli stessi passi possono essere usati anche da chi vuole suscitare sentimenti anti Islamici. All’opposto di questi passi coranici vi è la corrente islamica mistica del Sufismo (taṣawwuf), tutta incentrata sull’amore. Il primo maestro Sufi fu Hasan al-Basri (642-728).

Giorgio Nadali


Terroristi per Dio?

Una religione che crede in un unico Dio. La religione di Maometto. Le moschee e i minareti ammirati nel viaggio in Turchia o in cartolina. Donne velate. La Mecca e l’enorme cubo nero, la Kaaba.  Era ciò che ci veniva in mente sino a qualche anno fa, se qualcuno pronunciava la parola Islam.  Tutto è cambiato. Ed è peggio per tutti. Per noi, che viviamo le nuove angosce del nuovo millennio. Per gli onesti fedeli del Profeta della Mecca. Perché – è inutile nasconderlo – alzi la mano chi non ha mai associato alla parola terrorismo, la parola araba che significa sottomissione ad Allah. Islam, appunto.

Dall’undici settembre 2001 un’ospite sgradito si è aggiunto ai nostri viaggi… “arriveremo sani e salvi?” Nei nostri sguardi di sospetto per l’immigrato… “hai visto quello? E se…?” Ai nostri discorsi, forse non troppo evangelici… “io li rispedirei tutti al loro paese”. Si chiama angoscia. La sottile paura ingiustificata e indefinita. Una paura che porta a pensieri irrazionali, affrettati, ovviamente noncuranti del pregiudizio e in contrasto con i valori in cui crediamo. E’ il si salvi chi può. Scattano meccanismi ancestrali. I pensieri si rincorrono ed ecco, è il terrore. Ci alziamo una mattina, ed ecco, tredici bombe a Madrid. Tre stazioni colpite. Il più grave attentato in Europa dal dopoguerra. Treni di pendolari. Vite comuni, come la nostra. Gente che andava a lavorare. Come noi. Come quei poveretti a New York, Parigi, Bruxelles… Giunti in ufficio per morire. E se capitasse anche qui, anche ora? Meglio non pensarci. Apro il giornale e leggo: “Se gli infedeli vivono in mezzo ai musulmani secondo le condizioni stabilite dal Profeta, non c’è nulla di sbagliato, purché paghino la Jyzya, la tassa di sottomissione e che non    restaurino chiese e monasteri, che non ricostruiscano quelle distrutte… che non mostrino la croce”. Sono le parole dello sceicco Marzouq Salem Al-Ghamdi. Ed ecco che l’angoscia si accompagna alla collera. Altro che accoglienza. Il terrore scuote i nostri valori.

Mentre piangiamo la perdita di tanti innocenti e quella del nostro senso di sicurezza, alcune domande incominciano ad affiorare alla nostra coscienza. Dov’è Dio? Come può permettere tutto ciò? C’è un senso alla sofferenza? Dov’è la speranza? Come possono uccidere in nome di Dio? Qual è la risposta al terrorismo? Chi sono i fondamentalisti? Perchè questo fanatismo religioso che oggi semina morte?

Da una parte il fanatismo integralista può far leggere diversi versetti della scrittura sacra islamica, il Corano,  come un invito alla violenza. Ad esempio: “Combattete coloro che non credono in Dio e nel Giorno Estremo, e che non ritengono illecito quel che Dio e il Suo Messaggero [Maometto] hanno dichiarato illecito, e coloro, fra quelli cui fu data la Scrittura, che non s’attengono alla Religione della Verità. Combatteteli finché non paghino il tributo uno per uno, umiliati.” (Sura della Coversione  “at-Taubah” IX, 29). Dall’altra la tiepidezza della fede cristiana in Occidente e l’appannamento dei nostri valori può essere un terreno fertile in chi ci vede come odiati infedeli.

Bisogna ammetterlo. Essere occidentali oggi vuol dire essere odiati da gruppi radicali del fanatismo religioso, soprattutto islamico. Perché? La risposta è complessa e coinvolge storia, cultura, politica e psicologia. Certo, la maggioranza dei musulmani deplora il terrorismo. Gli estremisti rappresentano l’Islam come i fanatici del Ku Klux Klan, in America, con le loro croci infuocate e le idee di supremazia bianca rappresentano il Cristianesimo. Per nulla, appunto. Anche se, decise e chiare prese di posizione contro il terrorismo si fanno un po’ desiderare negli ambienti islamici. Ma forse il coraggio, se uno non ce l’ha non se lo può dare da solo. Ma è importante capire che come il terrorismo odierno viene in larga parte dal fanatismo religioso, solo il confronto con i veri fondamenti della religione potranno sconfiggerlo. Molto può fare un leader spirituale. Predicando la tolleranza, o viceversa fomentando l’odio. Non esiste la parola fondamentalismo nell’Islam. E’ una parola che nasce in ambiente protestante negli Stati Uniti agli inizi del secolo scorso. Oggi i gruppi radicali islamici odiano l’Occidente perché lo vedono come minaccia e un ostacolo a quella che essi chiamano khilafah, cioè l’espansione e la progressiva islamizzazione di tutto il mondo. Un mondo diviso in due partiti”. Il partito di Dio (l’Islam) e il partito del diavolo (l’Occidente), ma anche gli stessi fratelli islamici non radicali. Certo, sono in netta minoranza rispetto ai fedeli pacifici, ma possono fare molto male. La cosa che forse più ci sconvolge è che tutto questo sangue innocente viene fatto scorrere in nome di Dio. “Se Dio vorrà, ci saranno altri attacchi” hanno scritto i terroristi di Al Qaeda nella rivendicazione dell’attentato di Madrid. In realtà simili paranoie non sono una novità. I nazisti proclamavano “Gott mit uns”: “Dio è con noi”.

Quale dunque l’atteggiamento corretto che dovremmo avere? Vale la pena ricordare che per un cristiano Dio veglia continuamente sul mondo. E’ semplice, ma rassicurante. 1Cronache 29:11 Tua, Signore, è la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore e la maestà, perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo. Signore, tuo è il regno; tu ti innalzi sovrano su ogni cosa. 2Timoteo 1:7 Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. 1Maccabei 2:62 Non abbiate paura delle parole dell’empio, perché la sua gloria andrà a finire ai rifiuti e ai vermi; Matteo 10:28 E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna. 1Pietro 3:12 perché gli occhi del Signore sono sopra i giusti e le sue orecchie sono attente alle loro preghiere; ma il volto del Signore è contro coloro che fanno il male. 1Pietro 5:6-7 Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.

“Ecco, grido contro la violenza, ma non ho risposta, chiedo aiuto, ma non c’è giustizia!” (Giobbe 19,7)

Perché dunque il male? Abbiamo delle colpe? Perché Dio permette simili orrori? S. Agostino scriveva: “Dio non permetterebbe il male se non fosse abbastanza potente da trarne un bene”. Ma l’obiezione di Ivan Karamazov, nel celebre romanzo di Dostojewski, resta per molti il più grande ostacolo alla fede in un Dio d’amore: ci si può fidare di Dio in un mondo dove i bambini muoiono dilaniati da bombe collocate nel suo nome? Se Dio è buono come può permettere la sofferenza degli innocenti?  Testimone della ricerca spirituale lungo i secoli, la Bibbia stessa è alle prese con questa domanda. I salmi ci presentano lo smarrimento dei fedeli di fronte alla felicità dei malvagi e all’infelicità dei giusti: “Invano dunque ho conservato puro il mio cuore e ho lavato nell’innocenza le mie mani,  poiché sono colpito tutto il giorno, e la mia pena si rinnova ogni mattina… Ma io a te, Signore, grido aiuto, e al mattino giunge a te la mia preghiera. Perché, Signore, mi respingi, perché mi nascondi il tuo volto?” (Salmi 72,13-14 ; 87,14-15). Il primo innocente che incontriamo nelle pagine della Bibbia è Abele, ingiustamente ucciso da suo fratello Caino. Nella Bibbia il sangue è la vita e questa vita annientata dalla malvagità umana ritrova paradossalmente una voce. Il suo grido giunge fino a Dio e provoca il suo intervento. Questa stessa dinamica è presente nella storia della salvezza nel racconto dell’Esodo. Quel che fa scendere Dio sulla terra non è qualche atto di prodezza o di dedizione da parte degli uomini, ma piuttosto il grido che nasce dalla  loro oppressione. Con i profeti, si fa un ulteriore passo in avanti. Essi sperimentano nella loro carne che Dio, l’Innocente per eccellenza, è rifiutato da un popolo che si crede autosufficiente. Nel Nuovo Testamento, donando la sua vita fino in fondo, Gesù condivide la sorte di tutte le vittime innocenti e così assicura che la loro pena non è stata vana. Porta lel oro sofferenze all’interno della sua relazione col Padre, e noi abbiamo la certezza che questa sofferenza non va perduta. Essa porta alla scomparsa dell’antico ordine mondiale segnato dall’ingiustizia, e all’apparizione “di nuovi cieli e di una nuova terra, dove la giustizia abiterà” (2 Pietro 3,13).

Ecco la risposta definitiva  per un cristiano, Lungi dal tollerare anche solo per un momento la sofferenza degli innocenti, nel suo Figlio, Dio beve con noi quel calice amaro e così facendo lo trasforma in una coppa di benedizione per tutti. E a coloro che credendo di lodare Allah, come terroristi nel suo nome, lasciamo le parole del Corano:

“Hai ucciso un incolpevole, senza ragione di giustizia? Hai certo commesso un’azione orribile”. (Sura XVIII,74).

Giorgio Nadali


Islàm, fondamentalismo e integrazione in Italia

“Il Mentre che tutto in lui veder m’attacco,
guardommi, e con le man s’aperse il petto,
dicendo: «Or vedi com’io mi dilacco!
vedi come storpiato è Maometto!
Dinanzi a me sen va piangendo Alì,
fesso nel volto dal mento al ciuffetto”.

Non è certo il modo ideale per aprire un dialogo con un musulmano. E’ il XXVIII canto (v. 28-33) dell’Inferno della Divina Commedia. Dante descrive Maometto nell’inferno. Il dialogo con la religione del Profeta della Mecca (circa 1 miliardo di fedeli nel mondo, di cui 580000 in Italia, 10000 cittadini italiani) è quello che i presenta più difficoltà. La religione del profeta Muhammed (Maometto) nasce 622 anni dopo Cristo. Delle tre fedi in un unico Dio, è la più giovane e la seconda per numero di fedeli. Un numero oggi uguale a quello di tutti i cristiani cattolici. Nel Corano (diviso in capitoli, dette “sure”) Gesù Cristo non solo viene citato, ma è anche onorato come un profeta, nato da Maria (Maryam) vergine, che lo partorì  sotto un albero di palme (Sura 19,22). La verginità di Maria (Sura 19,21) è talvolta messa in discussione anche in ambito cristiano, non solo protestante, ma è riconosciuta nell’Islam. Il Corano riconosce anche alcuni miracoli di Gesù. Secondo il sacro libro islamico il primo miracolo di Gesù non fu quello della trasformazione dell’acqua in vino (Gv 2, 1-11), ma quello di parlare da adulto appena nato (Sura 19,29). Vediamo ora schematicamente alcune differenze sostanziali e come sia possibile istaurare un sincero dialogo. Ma… perché dialogare? Primo. Perché siamo cristian. Secondo. Perché non si può più sottovalutare il fenomeno in forte crescita dell’espansione islamica. L’Islam cresce, più di ogni altra religione, con un tasso dell’ 1,7% all’anno. Terzo. Per non cedere a facili e ingiustificate discriminazioni e intolleranze, che minano una pacifica convivenza. Quarto. Per capire che dalla stragrande maggioranza dei musulmani non proviene una minaccia per la nostra cultura, che va preservata, né per la nostra sicurezza, che va difesa. Circa il 10% dei fedeli si riconoscono nelle posizioni integraliste, e di questi solo una parte si lascia convincere ad azioni violente. Non esiste una visione unitaria nell’Islam. Le visioni di fede e  morale possono essere indifferentemente interpretate in chiave fondamentalista sia violenta sia nonviolenta.

Non tutti fondamentalisti sono terroristi. Ad esempio, per quanto riguarda l’Islam, vi sono i fondamentalisti nazionalisti, che rivendicano l’autonomia di una terra (Palestina, Cecenia, Curdi, ecc.) e quelli semplicemente religiosi, ma innocui, come i wahabiti, la salaffya o usullya, anche se, a dire il vero, Osama Bin Laden si è formato alla scuola wahabbita…

Quelli cattivi vogliono la khilafah, cioè l’islamizzazione dell’Occidente, e questo è lo scopo del sesto pilastro (arkàn) dell’islam, che in realtà non dovrebbe esistere nella teologia islamica. I pilastri (arkan al Islam) sono cinque, ma loro aggiungono anche la, o meglio il jihad, guerra santa contro i kafirun, i non islamici. Per qualsiasi musulmano un fratello è solo un altro musulmano. Il concetto di fratellanza universale è solo cristiano. I fondamentalisti cattivi vedono i kafirun (non islamici) come nemici, quelli buoni e gli islamici moderati vedono i kafirun semplicemente come persone non musulmane, non fratelli, comunque da rispettare.

L’integralismo islamico è per lo più associato a movimenti germinati successivamente al fallimento dell’esperienza del “riformismo” fiorito nel XIX secolo specie con la nascita in Egitto – alla fine degli anni ’20 – del movimento dei Fratelli Musulmani. La maggior risonanza internazionale la si è però avuta negli anni ’70 in Iran, con la cosiddetta “Rivoluzione islamica” dell’ ayatollah Ruhollah Khomeyni.
Il terrorismo islamico può essere considerato una forma di reazione all’egemonia dell’Occidente. Ma proprio esso, il terrorismo islamico e il fondamentalismo

che lo sostiene, hanno spinto il mondo degli Stati arabi e musulmani ad avvicinarsi all’Occidente

L’integralismo islamico sostiene il dovere dell’applicazione rigida e totale della legge islamica, basata sul Corano e la Sunna, estesa anche alla vita politica e sociale. Dato però che l’auto definizione dell’Islam è quella di dīn wa dunya, ossia “religione e mondo”, o “ultramondanità e mondanità”, la definizione di “integralismo” è inutile perché per l’Islam o si coniugano costantemente gli aspetti sacri e profani dell’esperienza umana oppure non si è semplicemente all’interno del sistema islamico, anche se occorre specificare che l’affermazione di “incapacità” dell’Islam di distinguere il laico dal religioso non trova e non ha quasi mai trovato un’attuazione storica nei circa 1.400 anni di storia della civiltà islamica.

Il wahhabismo sui movimenti militanti contemporanei arabi e islamici che si propongono di disegnare nuovo equilibri geo-strategici planetari in funzione dell’eccellenza del modello islamico e problematico rimane un giudizio non di parte sulla sua positività o negatività, dal momento che il pensiero hanbalita sembra possedere in teoria gli strumenti metodologici meglio orientati ad affrontare positivamente, con l’arma dialettica dell’ijthad, il difficile problema del rapporto fra la modernità e Islam. E molto sangue dovrà ancora scorrere per i simboli della modernità occidentale.

Esiste un Islam moderato? Certamente, ma non nel senso che esista un Islam compatibile con la concezione occidentale dei diritti umani e della libertà religiosa.

L’Islam è profondamente asimmetrico rispetto all’Occidente, molto più di quello che non lo sia rispetto al Cristianesimo. Il Cristianesimo e l’Islam hanno molti elementi comuni, nel Medioevo l’Islam era considerato uno scisma della Cristianità. A questo titolo Dante pone Maometto nel suo Inferno.  Con il mondo occidentale, che comporta il frutto del razionalismo e dell’illuminismo, cioè di un pensiero non religioso, il dialogo è invece impossibile: e basta leggere la dichiarazione dei diritti umani elaborata dai teologi islamici e tutta fondata sul Corano per capire l’impossibilità dell’intervento, la radicale asimmetria. L’Islam non ammette una conoscenza della natura indipendente dal Corano nel senso della legge naturale, di origine stoica che il Cristianesimo ha fatto propria assumendo nel suo ordinamento il diritto romano.

Ogni ragionamento in materia etica e politica non può avere altra fonte che il Corano e la tradizione che lo commenta, la Sunna e i detti di Maometto riferiti per tradizione. Mentre natura e ragione sono termini della tradizione cristiana dalle quali l’Illuminismo li ha ricevuti, essi sono interamente assenti nella cultura islamica: di qui appunto la radicale asimmetria.

Non è dunque possibile trovare un Islam moderato in quanto Islam e anche in Turchia stessa il livello di libertà religiosa non corrisponde ai criteri occidentali.

L’Islam è interamente altro dall’Occidente eppure l’Occidente sta iniziando la sua penetrazione nelle aree aperte dalla tecnologia, dalla comunicazione, dall’economia. Il dialogo è possibile nella misura in cui l’altro dall’Islam, cioè l’Occidente, interviene con la sua dimensione reale a modificare la realtà dei popoli islamici. Questo è il processo in cui viviamo, in cui l’influenza genera il conflitto, ma il conflitto non diminuisce l’influenza. La storia dell’Islam è ormai la storia della

penetrazione occidentale dei popoli musulmani e delle reazioni che essa suscita

I Musulmani rappresentano, attualmente, la seconda comunità religiosa in Italia per numero di fedeli. Essi provengono da diverse parti del mondo, parlano lingue diverse e hanno diverse estrazioni sociali. In molti casi, l’unico vincolo tra essi è la comune fede religiosa. Anche se da un punto di vista giuridico o sociologico, l’esistenza di una “comunità musulmana unitaria” può essere oggetto di discussione, non mancano indicazioni sul fatto che i Musulmani siano accomunati da un sentimento di identità condivisa, seppure non sempre manifestata apertamente.
Attualmente, la popolazione musulmana in Italia è costituita da circa 700.000 individui. Tra di essi, 40-50.000 (di cui circa 10.000 Cristiani convertiti all’Islam) hanno la cittadinanza italiana ed i loro diritti e doveri sono definiti dalle medesime disposizioni che si applicano a tutti i cittadini italiani.
La maggioranza dei Musulmani presenti in Italia è costituita da immigrati giunti negli ultimi vent’anni e privi della cittadinanza italiana. Tra questi, circa 610-615.000 sono “regolari” e godono legalmente del diritto di vivere e lavorare in Italia. Gli altri 80-85.000 sono “irregolari”, sprovvisti di permesso di soggiorno o di lavoro.

Molti dei problemi che i Musulmani devono affrontare nella vita sociale, economica e politica sono condivisi da tutti gli immigrati. Vi sono, tuttavia, alcune questioni specifiche, che riguardano la comunità musulmana nel suo insieme, a prescindere dall’elevato grado di diversità interna che presenta.
In particolare, l’atteggiamento di larga parte della popolazione italiana e dei mezzi di comunicazione e, più in generale, il dibattito pubblico indicano che i membri di tale minoranza si collocano tra quelli meno integrati nella società italiana. Inoltre, il fatto che le organizzazioni islamiche non siano ancora riuscite a concludere un’intesa con lo Stato segnala l’esistenza di problemi che riguardano specificamente i diritti religiosi dei Musulmani.

Punti di incontro:

E’ possibile un punto d’incontro con i numerosi musulmani  che lavorano onestamente. Diversi hanno anche aperto una propria attività. Ma questi hanno uno stile di vita occidentale. Non sono fondamentalisti. Hanno tutto l’interesse ad una convivenza pacifica per prosperare nella loro attività. Come il pizzaiolo da cui mi servo. Sono anche religiosi, ma distinguono la dimensione religiosa da quella civile. Altrimenti per l’Islam non sarebbe possibile un’integrazione. Il fondamentalismo vuole l’applicazione della sharia (che vuol dire “via”). Possibile solo nella teocrazia, non in un paese laico.  Occorre vigilanza, ma questo non significa negare il fondamentale diritto della libertà religiosa, della possibilità di esprimerla non soltanto nell’ intimo della propria coscienza ma nella convivenza civile. C’ è la necessità di momenti di silenzio, riflessione e preghiera, e questo vale per tutti, anche per chi non ha una religione come quella cristiana. Bisogna fare attenzione a non confondere il religioso con il politico. Ma il problema è proprio questo. E’ molto difficile per l’Islam separare il religioso dal politico. Per il cattolicesimo non c’è separazione tra dimensione sociale, politica e religiosa nel senso che la fede anima tutte le realtà umane. Ma c’è il rispetto della laicità dello stato, ben diverso dal laicismo che è contro la religione. Laicità come opposto di teocrazia, cioè leggi politiche tutte basate sulla religione.  Per noi cristiani la politica è per l’uomo, non l’uomo per la politica. Al centro della politica deve esserci l’uomo e la sua dignità, il cui rispetto viene dalla fede in Gesù Cristo morto e risorto per tutti e in Dio Padre di ogni uomo,  mentre per l’Islam al centro di ogni cosa c’è la legge religiosa.

Esiste anche un fondamentalismo islamico “buono”, che incoraggia ad una pratica religiosa rigorosa, ma senza fanatismo e tanto meno violenza. Ad esempio l’organizzazione Jamaat Tabligh.

ISLAM                                                                                  CRISTIANESIMO

Allah e GesùGesù è stato creato da Allah attraverso la sua parola. E tramite la potenza di Allah è stato trasferito in Maria. Tuttavia è solo un uomo.Allah non ha figli, Gesù non è suo figlio. Gesù non può essere venerato come Dio.

Sure 9:30; 5:75; 4:171; 3:59; 3:45; 5:75.

Dio e GesùGesù è stato generato dallo Spirito Santo in Maria.Gesù è l’unigenito Figlio di Dio. Gesù è venuto come uomo sulla terra ed è Dio incarnato. Sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento Gesù è venerato come Dio.

Salmo 2:7; Matteo 1:20; Luca 1:35; Giovanni 1:1-2; Isaia 9:6; Giovanni 20:28.

Gesù non è morto sulla croceGesù non è stato crocifisso e non è risorto. Una crocifissione sarebbe stata per lui una sconfitta vergognosa. Con la sua morte non avrebbe ottenuto nessuna redenzione.(Sulla fine di Gesù il Corano non ha indicazioni chiare. Probabilmente Allah l’ha rapito davanti ai suoi nemici, e un altro è stato crocifisso al suo posto.)

Sura 4:157-158.

Gesù, morto sulla croce e risortoGesù è morto sulla croce secondo la volontà del Padre. È stato messo in una tomba ed è risorto dai morti il terzo giorno.Con ciò ha conquistato la vittoria sul peccato e sulla morte e ha ottenuto la redenzione per coloro che ripongono la loro fiducia in lui.

Matteo 16:21; Atti 10:40; 1 Corinzi 15:4; Filippesi 2:8; Colossesi 1:22; 1 Pietro 2:24.

Gesù non è DioChi dice che il figlio di Maria è Allah è un miscredente.Sura 5:75-78; 9:30. Gesù è Dio. Gesù è vero uomo e vero Dio.Matteo 1:23; Giovanni 1:1,14; 10:30,38; 14:9; Colossesi 1:19; 2:9; Tito 2:13; 1 Giovanni 5:20.
Il peccatoNel paradiso terrestre Adamo ha peccato quando ha mangiato il frutto proibito.Ma con questo evento l’uomo non è stato separato da Allah.

(Nell’islam non c’è caduta e il peccato originale non esiste.)

Sura 2:35-39.

Il peccatoAdamo ha trasgredito il comandamento di Dio nel paradiso.Le conseguenze di questa violazione sono peccato, morte e separazione da Dio per tutti gli uomini nel mondo.

La riconciliazione con Dio è possibile solo attraverso la morte di Gesù.

2 Corinzi 5:18-19; Romani 3:20.

La fedeFede significa riconoscere l’esistenza di Allah, sottomettersi a lui, esprimergli gratitudine e seguire i suoi precetti (preghiera, elemosina, eccetera).Sura 2:177. La fedeFede significa riconoscere il proprio stato di peccato e perdizione, accettare la redenzione di Gesù, e vivere nei comandamenti di Dio per mezzo della forza dello Spirito Santo.Atti 9:1-18.
Jihad per il Regno di AllahLa Jihad è la “guerra santa” contro gli infedeli. L’Islam ha come scopo la conquista territoriale per instaurare un governo islamico con la sharia (legge coranica). L’islamizzazione si chiama “khilafah”. Evangelizzazione per il Regno di Dio.

I discepoli hanno ricevuto il comandamento di andare per tutto il mondo a predicare il vangelo a ogni creatura, facendo miracoli e scacciando demoni, affinché chi lo riceve sia salvato.

Marco 16:15-18; Giovanni 3:16.

Gli infedeli. Il Corano esorta a diffidare degli infedeli (compresi ebrei e cristiani) e a ucciderli.Il seguente passo del Corano si presta facilmente al fanatismo dei gruppi terroristici islamici, come pretesto per la piccola jihad, la guerra santa contro i kafirun, gli infedeli: “Combattete coloro che non credono in Dio e nel Giorno Estremo, e che non ritengono illecito quel che Dio e il Suo Messaggero [Maometto] hanno dichiarato illecito, e coloro, fra quelli cui fu data la Scrittura, che non s’attengono alla Religione della Verità. Combatteteli finché non paghino il tributo uno per uno, umiliati.” (Sura della Coversione  “at-Taubah” IX, 29)

Sure 5:54; 47:4; 9:29,123,216.

Gli infedeli e i nemici.

Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano.

Esodo 23:3-4; Matteo 5:44. Luca 6:27,35; Romani 12:14; 1 Pietro 3:9.

Il Corano.

Il Corano è la Parola non falsificata e pura di Allah, una trascrizione fedele della rivelazione originale divina a Maometto.

(L’Antico e il Nuovo Testamento, invece, sono stati falsificati col tempo. Il Corano corregge l’Antico e il Nuovo Testamento là dove differiscono dalla Bibbia.)

Sure 2:2; 43:2-4.

La BibbiaLa Bibbia è la Parola affidabile di Dio.Lo Spirito Santo ha vegliato sulla sua stesura. La Bibbia non ha bisogno di correzioni e rimane per sempre la Parola eternamente valida di Dio.

Apocalisse 22:18.

Dio e l’uomoDio ha creato l’uomo da un grumo di sangue.Sura 96:1-2 Dio e l’uomoDio ha creato l’uomo per avere comunione con lui.Egli desidera che sia salvato.

Apocalisse 19:7; Luca 14:23; Ezechiele 33:11; 1 Timoteo 2:4.

Allah creatoreAllah è il creatore del mondo e dell’uomo. Ma l’uomo non è stato creato a immagine di Dio.Sure 55:1-7. Dio creatoreDio ha creato l’universo e l’uomo a sua immagine e somiglianza. Egli rivela la sua essenza nella creazione.Giovanni 1:14-15.
Allah non è Padre. Allah non è il padre di Gesù, ma il Dio onnipotente e misericordioso.Sura 9:30-31; 6:101-102. Dio è PadreDio è Padre di Gesù Cristo e Padre dei suoi figli.Marco 1:1; Giovanni 1:12; Romani 8:15-17; 1 Giovanni 3:1.
La Trinità è idolatria. La venerazione di parecchi dei è il più grave peccato dell’Islam, perché c’è solo un unico Dio. (Il Corano accusa i cristiani di adorare tre dei: Dio, Gesù e Maria.)Sura 4:171; 5:76. La SantissimaTrinitàLa Trinità consiste nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E’ il cuore della fede cristiana.Maria è un essere umano e non fa parte della Trinità. Va venerata, ma non adorata (si adora solo Dio).

Matteo 28:19; Galati 4:6.

Il nome di AllahIl nome Allah è formato dall’articolo “al” e dal sostantivo “Ilah”, e significa “il Dio”.L’espressiône “Nome di Allah” si trova almeno 120 volte nel Corano. Allah ha molti altri nomi. Il nome di DioDio si rivela a Mosè come “Io sono Colui che sono”.Il Dio della Bibbia ha molti altri nomi.

Esodo 3:13-14.

Il dialogo con l’Islam può (ri)partire solo evitando la tentazione del pregiudizio. Il dialogo islamico cristiano ha subito un grave colpo l’11 settembre 2001. Ogni religione è portatrice di pace, ma purtroppo può anche essere ideologizzata e quindi politicizzata. Non cerchiamo il dialogo con i fanatici, ma con coloro che nell’Islam, e sono moltissimi, condividono con noi pacificamente la fede in unico Dio Padre di tutti.

Giorgio Nadali


Donna e Islàm

La poligamia è prevista dal Corano, ma solo per particolari circostanze: “Se temete di non essere equi con gli orfani (yatim), sposate allora di fra le donne che vi piacciono, due o tre o quattro, e se temete di non essere giusti con loro, una sola.” (Sura 4,3)

Le donne sono considerate inferiori, anche nel matrimonio e devono sottostare al principio della qiwamah, cioè della custodia, nel senso di “controllo totale da parte di un guardiano”, che è il marito. La qiwamah, tuttora in uso, ha quattro scopi: protezione, sorveglianza, custodia e mantenimento.

1) La moglie non può ricevere estranei, uomini, regali, senza il permesso del marito, né può disporre o prestare le proprietà di lui senza il suo permesso. Non esiste quindi la comunione dei beni.
2) Il marito ha il diritto di limitare i movimenti della moglie e di impedirle di lasciare la casa. Questo diritto prevale anche sul diritto dei parenti di lei di farle visita o di essere visitati da lei. E’ raccomandato al marito di non abusare di questo suo diritto.
3) La moglie non ha il diritto di contestare il marito e questi può punirla per la sua disobbedienza.
4) La moglie non può contestare il diritto del marito al concubinato, ma può chiedergli il khul (il divorzio).
5) Col matrimonio la moglie accetta implicitamente queste regole della qiwamah. Nonostante ciò la sposa può stipulare delle clausole che le garantiscono il diritto di divorziare, o di rimanere unita a lui solo se è l’unica moglie.
6) La moglie deve sottostare al diritto del marito di rivendicare in ogni caso una paternità.

La maggioranza dei dannati all’inferno sono donne 


Muhammad (Maometto) disse: “Mi è stato mostrato il fuoco dell’Inferno e che la maggioranza dei suoi abitanti sono donne”. Il Profeta disse: “Stavo alla porta del Paradiso e vidi che la maggioranza delle persone che vi entravano erano i poveri, mentre i ricchi si fermavano all’ingresso (per rendere conto) Ma i dannati furono portati al Fuoco. Poi fui all’ingresso dell’Inferno e vidi che la maggioranza (Aammah) di coloro che vi entravano erano donne”.  In compenso le belle donne che sono rimaste illibate (ammesso che esistano veramente) possono sperare di diventare delle Urì (dall’arabo al-hur – dagli occhi neri), le fanciulle che allietano gli uonimi nel paradiso islamico. Com’è noto, secondo la religione islamica ogni caduto della Jihad ha diritto a un harem ultraterreno di ben settantadue leggiadre vergini, oltre ad una comoda sistemazione ultraterrena in un giardino verdeggiante, rigato da limpidi ruscelli.

Circoncisione femminile (infibulazione)

Nonostante la condanna Islamica della circoncisione femminile, questa è praticata in alcune regioni dell’Africa in tre forme: circoncisione della Sunnah, (la tradizione), che prevede la rimozione della punta del clitoride e del suo prepuzio. Per clitoridectomia, rimozione totale del clitoride, del prepuzio e delle labia minora. Per infibulazione, detta anche circoncisione faraonica. Quest’ultima prevede la rimozione non solo del clitoride (clitoridectomia), ma anche delle labia majora e minora, della vulva. Le parti raschiate di quest’ultima, sono poi unite e rivoltate all’interno della vagina e fermate con spine oppure cucite con minugia o filo. Una piccola apertura consente il passaggio del flusso mestruale. In alcune culture la donna viene “riaperta” dal marito la prima notte di nozze mediante uno stiletto a doppia lama e ricucita nel caso di una sua lunga assenza. (Evidentemente lo stiletto ce l’ha solo lui).

Il tutto senza anestesia e in condizioni igieniche pessime, utilizzando forbici, vetri, lame, usate per più ragazze senza sterilizzazione. Molte sono le dannose conseguenze di questo rito. La “minore” è una metrorragia. Tra le peggiori, calcoli renali, sterilità, infezioni pelviche.

Una donna infibulata deve essere “scucita” per la prima notte di nozze e “ricucita” in seguito, per garantire fedeltà al marito. Stesso procedimento per il parto.

Una ragazza non circoncisa è considerata sporca dai villaggi locali e quindi non maritabile. La giovane che ancora ha un clitoride è considerata un grave pericolo, se l’organo entra in contatto col membro del marito. Un’attrazione fatale.

L’età può variare, a partire dai tre anni. Il tipo di rituale varia da luogo a luogo.

Nushuz. Se la donna si ribella, battetela.

Sura al-Nisa (IV) vers. 34

“Gli uomini sono preposti alle donne, perché Allah ha elevato alcuni di loro [esseri umani] su altri, e per il fatto che essi spendono [per esse] dei propri beni. Le [donne] probe sono dunque devote, salvaguardano in assenza [dei propri mariti, i loro diritti e la propria castità], per ciò che Allah ha preservato [per esse]. E quelle di cui temete la ribellione, ebbene, [prima] consigliatele, [e se ciò non dovesse rivelarsi efficace] abbandonatele nei [loro] letti, [e se anche questo non dovesse essere sufficiente] battetele. Se poi vi obbediscono, non cercate, contro di esse, [alcuna] via [per opprimerle]. In verità, Allah è sublime, grande”.

Picchiare la moglie è un evento presente in tutte le culture, ma solo nell’Islam è santificato da una autorizzazione di Dio. Amnesty International riporta che “secondo l’Istituto di Scienze Mediche del Pakistan, oltre il 90% delle donne sposate riferiscono di essere state prese a calci, schiaffeggiate, picchiate, o sottoposte ad abusi sessuali quando i mariti non erano soddisfatti della loro cucina o della pulizia della casa, o quando si dimostravano ‘incapaci’ di rimanere incinte o avevano partorito una femmina invece di un maschio”. In Tunisia picchiare la moglie viene sanzionato con 5 anni di carcere.

L’Islam insegna che gli uomini sono superiori alle donne (Sura 2:228).

L’Islam insegna inoltre che le donne hanno la metà dei diritti degli uomini:

  • nelle testimonianze pubbliche (Sura 2:282)
  • nell’eredità (Sura 4:11)

L’Islam considera la moglie come un possesso: “Fu reso adorno agli occhi degli uomini l’amor dei piaceri, come le donne, i figli, e le misure ben piene d’oro e d’argento, e i cavalli…” (Sura 3:14).

L’Islam istruisce le donne perché si velino sempre quando sono fuori delle loro case: “E dì alle credenti che…si coprano i seni d’un velo e non mostrino le loro parti più belle.” (Sura 24:31).

Maometto insegna che le donne sono mancanti in intelligenza e religione: “Io non ho mai visto qualcuno più deficiente in intelligenza e religione delle donne.” (Al Bukhari vol. 2:541).

Maometto insegna anche che le donne sono di cattivo auspicio: “Vi è cattivo auspicio nelle donne, nella casa e nel cavallo.” (Al Bukhari vol. 7:30).

Maometto insegna infine che le donne sono dannose per gli uomini: “Dopo di me non lascio alcuna afflizione che sia più nociva agli uomini delle donne.” (Al Bukhari vol. 7:33).

L’Islam permette la poligamia: un uomo può sposare fino a quattro donne allo stesso tempo: “Sposate allora di fra le donne che vi piacciono, due, tre o quattro…” (Sura 4:3).

Un uomo può divorziare da sua moglie per mezzo di una dichiarazione pubblica, mentre la moglie non possiede tale diritto: “Il ripudio v’è concesso due volte.” (Sura 2:229).

Quando un marito ha pronunciato per tre volte la formula del divorzio contro sua moglie, lei non ha la possibilità giuridica di risposare suo marito fino a quando non abbia sposato e sia stata ripudiata da un altro uomo (incluso l’aver avuto rapporti sessuali con questi): “Dunque se uno ripudia per la terza volta la moglie essa non potrà più lecitamente tornare da lui se non sposa prima un altro marito; il quale se a sua volta la divorzia, non sarà peccato se i due coniugi si ricongiungano…” (Sura 2:230).

L’Islam insegna che una moglie è passibile di punizione da parte di suo marito, picchiare una moglie o astenersi dall’avere rapporti sessuali con lei è permesso: “Quanto a quelle di cui temete atti di disobbedienza, ammonitele, poi lasciatele sole nei loro letti, poi battetele…” (Sura 4:34).

L’Islam considera la moglie come un oggetto sessuale: “Le vostre donne sono come un campo per voi, venite dunque al vostro campo a vostro piacere.” (Sura 2:223).

I suoi bambini dovranno essere educati secondo la religione del loro padre musulmano: l’Islam. Se lui divorziasse da lei, egli otterrebbe la custodia dei bambini, e lei non sarebbe più in grado di rivedere i suoi figli.

La Sharia (Legge Islamica) stabilisce che nei matrimoni misti “i bambini seguiranno la migliore tra le due religioni dei genitori”, la quale, nel tuo caso, sarebbe considerata l’Islam. Il Corano afferma che l’Islam è l’unica vera religione: “La religione presso Dio è l’Islam.” (Sura 3:19). Dei non-musulmani non possono essere tutori di musulmani: “O voi che credete! Non preferite prender per patroni gli infedeli piuttosto che i credenti.” (Sura 4:144).

Se la moglie sopravvive al marito musulmano e le sue proprietà si trovassero in un paese islamico, la legge islamica verrebbe applicata. La moglie che non si è convertita all’Islam non eredita nulla, mentre la moglie che si è convertita all’Islam eredità molto poco. Secondo il Corano una moglie non eredita tutto il patrimonio di suo marito. Se il marito morisse non lasciando eredi, lei percepirebbe un quarto del suo patrimonio, e i suoi genitori, i fratelli, gli zii etc. percepirebbero il resto. Se il marito deceduto lasciasse eredi allora la moglie percepirebbe un ottavo e i figli il resto, un figlio maschio eredita il doppio di una femmina: “Ed esse (mogli) avranno a loro volta un quarto di tutto quel che voi morendo lascerete, se non avete figli; ché se li avrete, ad esse spetterà un ottavo, dopo che siano stati pagati eventuali lasciti o debiti.” (Sura 4:12).

Giorgio Nadali


La Rabbia Saudita e il fondamentalismo soprannaturale

L’attivista per i diritti umani Joel Richardson osserva: «I musulmani in Occidente si riferiscono all’Islàm come Religione della pace, tuttavia questa è responsabile di oltre il 90% dei conflitti mondiali. Vi sono circa quattrocento gruppi terroristici riconosciuti nel mondo.

In Arabia Saudita il culto pubblico non Islamico è proibito, col rischio di arresto, reclusione, fustigazione, deportazione, e talvolta tortura. La maggioranza dei cristiani è espatriato: è generalmente consentito il culto privato, ma alcuni sono stati arrestati, minacciati di morte e obbligati a nascondersi. Recentemente, vi è stato un aumento nel numero di arresti. La maggioranza dei cristiani sauditi deve tenere segreta la loro fede per non rischiare l’omicidio per onore – cioè qualsiasi musulmano potrebbe ucciderli senza incorrere in sanzioni legali. Almeno uno di questi è avvenuto con certezza nel 2008. 543.000 è il numero di cristiani che vivono nel Paese.

Bushra Haik è nata a Bologna. 31 anni. Famiglia siriana. Recluta via Internet terroristi per l’Isis. Vive a Riad, la capitale dell’Arabia Saudita, dove si è trasferita nel 2012.

Oltre il 90% di questi sono gruppi radicali Islamici terroristici. Oltre il 90% dei conflitti nel mondo coinvolge movimenti terroristici Islamici. L’obiettivo degli apologeti musulmani moderati è quello di evidenziare come i gruppi radicali terroristici non si comportino da veri musulmani. Non ho dubbi che molti musulmani moderati disdegnino fortemente l’atteggiamento omicida di molti gruppi terroristici, ma questi stanno portando avanti un aspetto legittimo dell’Islàm definito da testi Islamici, studiosi e rappresentanti dell’Islàm. Si comportano in modo Islamico. Si comportano come Maometto e i suoi successori. Spesso viene detto che i terroristi hanno deformato l’Islàm. A giudicare da ciò che l’Islàm realmente insegna, sono i cosiddetti moderati musulmani che mal rappresentano i veri insegnamenti dell’Islàm.

Quando guardiamo ai tassi di crescita dell’Islàm combinati con il concetto di jihad e la crescita della sua popolarità nelle sue forme più radicali, addirittura in Occidente, il concetto di un futuro dittatore islamofascista mondiale diventa una possibilità reale. Basandoci solo sulle tendenze e le statistiche non è difficile prevedere la possibilità di questa realtà in questo secolo. La Bibbia insegna che in futuro un uomo sorgerà col solo scopo di ottenere una dominazione mondiale attraverso il suo impero militare-religioso. L’Islàm ha questo stesso obiettivo inerente nella gran parte della sua dottrina. E oggi che sentiamo la chiamata al jihad ancora più forte da parte dei leader musulmani radicali in tutto il mondo, l’Islàm si muove in direzione di realizzare questo scopo».

Purtroppo questa inquietante previsione di Richardson ha un nome ben definito nella dottrina islamica. Si chiama khilafah, il califfato mondiale. I Fratelli Musulmani sostengono l’unità pan islamica e l’implementazione della legge islamica. Il fondatore Hassan al-Banna ha scritto riguardo alla restaurazione del califfato. Lo scrittore egiziano Sayyd Qutb, ispiratore di Osama bin Laden trasformò i Fratelli Musulmani (nati originalmente come movimento pacifico fondamentalista) e ispirò i primi movimenti terroristici, tra cui Hamas in Libano. Il motto è: «Allah è il nostro scopo. Il Profeta è il nostro capo.

Il Corano è la nostra Legge. La Guerra Santa è il nostro strumento. Morire in nome di Allah è la nostra speranza più grande». Al-Qaeda, l’organizzazione terroristica fondata da Osama bin Laden ha tra gli obiettivi chiaramente dichiarati la restaurazione di un Grande Califfato Mondiale. Il defunto leader Osama Bin Laden aveva invitato i musulmani a «stabilire il giusto califfato della nostra umma [il mondo Islamico]». Un manuale riguardante le istruzioni per il Grande Califfato Mondiale e la restaurazione del Grande Califfato dell’impero Ottomano (abolito in Turchia il 3 marzo 1924) è entrato in possesso della CIA nel 1996.

Nel mondo vi sono sette Paesi teocratici. Tutti Islamici. Arabia Saudita, Iran, Pakistam ,Afghanistan, Yemen, Nigeria, Sudan. In questi Paesi qualsiasi peccato è sanzionato legalmente, sino alla pena di morte, come ad esempio l’omosessualità.

Ai non musulmani (kafirun) è proibito entrare nelle città sante di Mecca e Medina. Le immagini di quelle città sono state eseguite da fotografi e cineoperatori musulmani. Alla polizia religiosa il compito di vigilare anche su queste disposizioni. La polizia Muṭawwiʿiyyah ha recentemente anche sanzionato i regali di San Valentino. L’11 marzo 2012 ha proibito alle alunne di una scuola della Mecca di scappare dall’incendio della loro scuola perché non erano velate, non indossavano la abaya (tunica nera) e non erano accompagnate da un tutore maschio. Nell’incendio sono morte quindici alunne e cinquanta sono rimaste ferite.

Giorgio Nadali


Teopazzia. Fanatici religiosi, perché?

La Muṭawwiʿiyyah è la polizia religiosa del governo saudita. E’ incaricata di fare osservare la sharia (legge Islamica) in quanto il Paese è teocratico, cioè religione e politica sono uniti. Di conseguenza qualsiasi peccato contro l’Islàm, qualsiasi infrazione della legge coranica è anche un reato. Il suo compito è definito dal suo nome ufficiale: Comitato per la promozione della virtù e l’interdizione del vizio. In Arabia Saudita può contare su 3.500 ufficiali e 1.000 volontari, spesso accompagnati dalla polizia ordinaria. La polizia religiosa può arrestare per i seguenti crimini. 1) Coppie composte da un uomo e da una donna non sposati sorpresi a socializzare. 2) Qualsiasi comportamento sessuale (pubblico) o di prostituzione. 3) Una donna non velata e vestita secondo I canoni Islamici. 4) Negozianti che non osservano la chiusura durante il periodo della preghiera (5 volte al giorno). 6) Chiunque consumi maiale o bevande alcoliche. 7) Chiunque utilizzi materiale anti Islamico come CD o DVD di gruppi musicali occcidentali, spettacoli televisivi e film contrari alla legge Islamica. 8) Chiunque faccia propaganda ad una religione diversa dall’Islàm. L’intera nazione è infatti considerata una moschea ed è l’unico Paese al mondo dove non esistono luoghi di culto di altre religioni. Non esiste, ad esempio alcuna chiesa. I pochi cristiani sauditi si ritrovano in gruppi di discussione su Internet e in incontri privati clandestini in case private.

Gli stranieri di religione cristiana hanno il permesso di partecipare a preghiere cristiane presso l’ambasciata del loro Paese (che è quindi territorio di quella Nazione). Ma solo dopo essersi registrati e aver mostrato il loro passaporto straniero. E’ a loro consentito anche partecipare a riunioni religiose presso le palestre di comunità recintate della compagnia nazionale di idrocarburi, la Aramco. Nessun ministro di culto non Islamico può entrare nel Paese. La conversione ad un’altra religione (apostasìa) è punita con la pena di morte. Oggetti di culto di altre religioni, come crocifissi, bibbie, rosari cristiani cattolici e ortodossi, statuette, oggetti con simboli di altre religioni, ecc. sono proibiti. Ai non musulmani (kafirun) è proibito entrare nelle città sante di Mecca e Medina. Le immagini di quelle città sono state eseguite da fotografi e cineoperatori musulmani. Alla polizia religiosa il compito di vigilare anche su queste disposizioni. La polizia Muṭawwiʿiyyah ha recentemente anche sanzionato i regali di San Valentino. L’11 marzo 2012 ha proibito alle alunne di una scuola della Mecca di scappare dall’incendio della loro scuola perché non erano velate, non indossavano la abaya (tunica nera) e non erano accompagnate da un tutore maschio. Nell’incendio sono morte 15 alunne e 50 sono rimaste ferite.

Diversi stati Islamici comminano la rajm, pena di morte per lapidazione, perché la sharia – la legge Islamica – è alla base del sistema giuridico di un Paese teocratico moderno.

Il Corano proibisce i rapporti sessuali fuori dal matrimonio. La lapidazione non è prescritta dal Corano, ma dagli hadith (detti del Profeta). La punizione per chi non osserva questa regola morale consiste in 100 frustate per i colpevoli non sposati o nella lapidazione per quelli sposati, secondo un hadith del profeta Maometto che recita: “Per bikr con bikr (la coppia non sposata) 100 frustate… Per al-thayyab con al-thayyabah (sposati) 100 frustate e la morte per lapidazione”. Il colpevole dev’essere un musulmano praticante adulto e l’accusa va sostenuta da quattro testimoni musulmani maschi testimoni della penetrazione della donna. Per i rapporti omosessuali la pena di morte è prevista in Arabia Saudita (con esecuzione in pubblico), Emirati Arabi Uniti, Iran, Mauritania, Sudan, Somalia e Yemen (dopo l’esecuzione pubblica di una tortura). Per l’adulterio (zina) e la blasfemìa è prevista la lapidazione in Arabia Saudita, Afghanistan (aree tribali), Emirati Arabi Uniti, Sudan, Somalia (corti Islamiche), Iran e dodici stati nel Nord della Nigeria. Il Corano (24,2) non parla di lapidazione, ma di flagellazione per l’adulterio. Se le parti accusate di adulterio si considerano sposate non sono punibili, così come la donna incinta e dopo il parto per la durata di sette anni. Il bambino è attribuito al marito (per i musulmani malikiti del Nord Africa).

Il codice penale iraniano descrive nel dettaglio come eseguire la lapidazione per un adulterio e fornisce suggerimenti di come lapidare sia per uccidere, sia per lasciare in vita. L’articolo 102 prescrive che un adultero uomo sia sepolto nella sabbia sino ai fianchi, mentre  un’adultera donna va sotterrata in una buca sino al seno, prima di essere lapidati a morte. L’articolo 103 si sofferma sul caso in cui il condannato riesca ad uscire dall’immersione nella sabbia. Se vi sono testimoni contro di lui o lei, va rifatta l’esecuzione, se invece il colpevole confessa, la pena va sospesa. L’articolo 104 prescrive che la dimensione delle pietre non debba essere troppo grande al punto da uccidere con uno o due lanci, ma nemmeno troppo piccole al punto da non essere chiamate pietre. L’esecuzione va iniziata dal giudice oppure dal testimone originale dell’adulterio (detto ‘na’aph). Da un’inchiesta del 2007 nel più grande stato Islamico, risulta che il 43% degli indonesiani è favorevole alla lapidazione (rajam) per adulterio. In Egitto la percentuale sale all’82%, in Giordania 70%, Pakistan 82%, Nigeria 56%.

Va detto che è più facile che l’Islàm si presti alla teocrazia e di conseguenza al fanatismo religioso perché la religione non prevede la separazione tra laico e religioso e quindi non prevede una democrazia laica. La legge o è coranica (sharìa) o non è legge.  

Nell’Ebraismo la lapidazione è prevista dalla legge rabbinica e può essere comminata solo da una corte di ventitre membri. E’ necessaria la testimonianza credibile di due testimoni oculari e il colpevole doveva essere stato avvisato. Il reo dev’essere maggiorenne, sano di mente e la colpa commessa in piena libertà senza l’aiuto di altri.

Giorgio Nadali


Velo integrale islamico vietato negli uffici pubblici

Niente velo integrale islamico negli uffici poubblici della Lombardia. Dal gennaio 2016 sarà vietato l’ingresso nelle strutture regionali e negli ospedali per chi indossa niqab e burqa. Lo aveva già annunciato il governatore della Lombardia, Roberto Maroni. La giunta lombarda ha modificato il regolamento di accesso agli edifici pubblici per motivi di sicurezza, in base alla legge nazionale. Il provvedimento è ssotenuto dalla Lega Nord, dopo gli attentati di Parigi.

La Sura 24,31 del Corano richiede che la donna si veli i capelli. Le nazioni più rigide a questo riguardo sono Arabia Saudita e Iran. La più libera è la Tunisia (velo non necessario). Si va dall’hijab (velo semplice tipo foulard) al niqab (velo nero integrale con fessura che lasciano intravedere solo gli occhi e con sportellino per mangiare. Va indossato solo in pubblico. Arabia Saudita, Yemen, Bahrain, Kuwait, Qatar, Onam, Emirati Arabi Uniti, Pakistan. Dalla pubertà (14 anni in su). Lo chador è invece il velo totale ma fa intravedere l’ovale del volto. Il burqa è il velo totale con una retina per vedere. Non si vedono nemmeno gli occhi. Si usa solo in Afghanistan. La polizia religiosa islamica è chiamata muttawia o muttaween. È il «Comitato per l’imposizione della virtù e l’interdizione del vizio». Opera in Iran contro le donne non velate bene e altre indecenze.
I tipi di veli, dal più coprente a quello più semplice, sono: Burqa. (Afghanistan e Pakistan). Mantello integrale, interamente coprente di colore blu o marrone. La donna può vedere solo grazie ad una piccola rete all’altezza degli occhi. Impossibile identificare i tratti somatici della persona. Ha
un prezzo molto basso. In uso negli harem del re Habibullah, poi diffusosi a tutte le donne dal 1950. Niqab (soprattutto Arabia Saudita). Interamente coprente di colore nero, composto da una tunica nera e un velo aggiuntivo che lascia scoperta solo una fessura per gli occhi. Per mangiare in pubblico la donna deve alzare leggermente il velo sul volto da sotto, sena scoprire altro. Va indossato con lunghi guanti neri sino al gomito. Khimar (Paesi Islamici teocratici). Velo integrale che lascia scoperto l’ovale del volto. Chador (Iran). Mantella di colore nero coprente sino ai piedi. Dal 1979 (rivoluzione islamica) le donne devono indossarlo quando escono da casa. L’ovale del volto è visibile. Shayla (India e Pakistan). Sciarpa rettangolare che avvolge la testa. Usata insieme alla tunica. Volto visibile. Al Amira. Velo composto di due pezzi usato insieme con un foulard che copre il collo e alla tunica. Volto visibile. Hijab. (Algeria, Tunisia, Marocco). Velo coprente testa e spalle con chiusura sul collo. Volto visibile Usato insieme alla tunica. Jibab. (Egitto, Marocco, Giordania, donne immigrate in Paesi occidentali). Abito simile a un impermeabile scuro che copre interamente il corpo. Usato insieme al khibab i cui lembi sono inseriti nel colletto dell’abito.

Giorgio Nadali