La Generazione Snowflake e il “fascismo dello scandalo”

Il politically correct a sei anni dall’attentato al mensile Charlie Hebdo, tra identità personale, satira e censura sociale con la mia intervista al caricaturista Forattini

di Giorgio Nadali

Snowflake. Fiocchi di neve. Così vengono chiamati. Sono nati in questo millennio e si risentono su tutto, anzi si incazzano proprio sul loro luogo di aggregazione tipico, il web.

Offendi sempre qualcuno perché stai seduto in modo sbagliato in pubblico, o per il fatto che mangi carne, perché usi i pronomi di genere, o sostieni apertamente il tuo partito politico, se flirti casualmente con uno sconosciuto o per aver toccato innocentemente un altro essere umano, perché preghi la tua divinità preferita, per sostenere Donald Trump o per il fatto di guadagnare più soldi di qualcun altro, per andare in giro con i jeans stracciati o per vestire un costoso completo di Brioni, per essere una persona di successo, per vivere una sessualità diversa dalla massa, per volere la vaccinazione contro il Covid (di ieri le minacce di morte dei “no-vax” all’infermiera di Roma, la prima vaccinata nel Lazio),  allora rivendica con fermezza il diritto di essere te stesso, e credimi, non c’è assolutamente niente di sbagliato in questo.

La gente è sempre offesa, non è un fatto nuovo. Il problema oggi è il senso del diritto delle persone. Perché molti millennial, soprattutto in Occidente sono cresciuti in un tempo di pace – liberi dall’oppressione e dalla povertà non hanno mai saputo cosa vuol dire non avere tutto e non ottenere ciò che vogliono. Questo ha instillato in molti la sensazione che sentirsi offesi significhi qualcosa. Sentirsi offesi è una risposta umana naturale e va bene sentirsi offesi o addirittura disgustati dalle azioni o dai pensieri degli altri, ma assolutamente queste non ti danno il ​​diritto di controllare come gli altri si comportano e parlano.

Se qualcuno ti dà dello stupido dovresti giustamente offenderti, ma questo non significa che puoi avviare una campagna per impedire alle persone di utilizzare la parola stupido. Questa è qualcosa chiamata oppressione. Se sei semplicemente te stesso e se quello che fai urta la sensibilità di qualcun altro, allora è un problema suo. I confini sono già stabiliti dalla legge, non dagli snowflake o dai politically correct. Pena una forma di fascismo dello scandalo. In media al 50% delle persone non piacerai mai. Non è un tuo problema.

Nel novembre 2009 uno psicologo che lavorava nell’esercito americano, Nidal Malik Hasan, aprì il fuoco sui suoi commilitoni della base, gridando “Dio è grande” in arabo e uccise 13 persone. Si è presto scoperto che il Pentagono sapeva tutto sul modo delle ideologie radicali di Hasan prima di questo atto di terrorismo. Erano a conoscenza di molte email che aveva mandato ad altri musulmani radicali. Anche i suoi colleghi alla base dell’esercito avevano espresso il loro disagio per lui ad altri, dicendo che era una “bomba a orologeria”. Allora come ha potuto il governo degli Stati Uniti e gli alti dirigenti dell’esercito permettere un omicidio di massa? Perché i poteri che sono nell’esercito degli Stati Uniti avevano troppa paura di essere accusati di razzismo e di profilare qualcuno per intraprendere qualsiasi azione. E così a causa della pressione incessante di correttezza politica nell’età moderna, tredici persone sono morte tragicamente. Solo un tragico esempio.

Satira, religione e politically correct

Secondo Carlo Cattaneo (1839) la satira è l’esame di coscienza dell’intera società; è una reazione del principio del bene contro il principio del male; è talora la sola repressione che si possa opporre al vizio vittorioso; è un sale che impedisce la corruzione. La strage della redazione del settimanale Charlie Hebdo ha suscitato una domanda, anzi due. Si può far satira sulla religione? Perché il Cristianesimo, la chiesa cattolica accetta di buon grado vignette “irriverenti” e l’Islam no? È un fatto culturale. È proibita la rappresentazione di Maometto per evitare l’adorazione di qualcuno che non sia Dio. In nessuna moschea sono presenti immagini di persone. Esiste un’eccezione proprio nella rigida Theran dove un enorme murale moderno alto quindici metri rappresenta l’ascensione di Maometto (senza tratti somatici) in cielo. Il Cristianesimo è per natura tollerante verso persecuzioni e dileggiamenti e anche dove questi travalicano il limite del buon gusto e della volgarità, conosce l’evangelica regola del perdono, non presente nell’Islam. Per cui chi tocca il Profeta è blasfemo.  I musulmani ritengono che la libertà d’espressione sia buona, ma che nessuno abbia il diritto di ferire i sentimenti religiosi di un altro. Tra i numerosi peccati di blasfemia vi sono il parlare male di Maometto, dare il nome di Maometto ad un orsacchiotto (in Sudan), speculare su come il Profeta si comporterebbe oggi (in Nigeria), trovare qualcosa di sbagliato in lui, rappresentarlo graficamente nei film, scrivere il suo nome sui bagni pubblici (in Pakistan), ma anche mettere del trucco in televisione (in Iran), fischiare durante le preghiere (in Indonesia), trovare qualcosa di sbagliato nell’Islam, guardare film o ascoltare musica (in Somalia) e… (per tutti) esprimere o distribuire un punto di vista laico o ateo.

Ho intervistato nel 2015 per il settimanale “Stop” uno dei più grandi vignettisti italiani: Giorgio Forattini (89 anni). Ecco cosa ne pensa sulle vignette satiriche che costarono la vita a dodici persone nell’attentato al settimanale francese Charlie Hebdo, il 7 gennaio 2015 e che solo due mesi fa, il 7 ottobre 2020, portarono alla decapitazione in strada di un professore che aveva le aveva mostrate in classe. Crimine commesso da un diciotenne.

Forattini, secondo Lei ci dev’essere un limite alla satira?

Si, il limite è la volgarità

E’ giusto a Suo avviso fare satira sulle religioni?

Sì, purché non sia gratuita

Ha mai disegnato vignette riguardanti l’Islam?

Ne ho disegnate sull’islam “politico”.

Forattini, quali sentimenti si sente di condividere nei confronti dei disegnatori di Charlie Hebdo uccisi a Parigi?

Di grande solidarietà. Ne conoscevo alcuni che ora non ci sono più. Sento una grande tristezza.

Recentemente il papa ha dichiarato che non bisogna offendere le religioni. Si sente coinvolto in questo nel Suo lavoro?

Sono coinvolto nel momento in cui la religione fa politica

Secondo Lei che rapporto c’è tra libertà di espressione e la tutela di sentimenti altrui?

La satira è libera e contro il potere, qualsiasi potere, non contro i sentimenti

Forattini, la satira si muove fuori dal limite della misura e ha quindi un presunto “diritto ad esagerare”. Cosa ne pensa?

Vorrei sapere chi ha dettato queste misure. Non certo le Religioni