Proibiti i campanili in Arabia Saudita. World Watch 2009: Persecuzione del Cristianesimo in 50 Paesi del Mondo. 37 di questi sono islamici

di Giorgio Nadali

Proibito il culto cristiano in Arabia Saudita. La culla dei minareti sui quali si sta interrogando l’Europa, dopo il referendum svizzero e quello italiano della Lega.  Open Doors redige ogni anno  una lista di Paesi dove il Cristianesimo è perseguitato e quali persecuzioni particolari subisce per ogni Paese. Viene distribuito un questionario nelle chiese o comunità e i fedeli rispondono in base alla difficoltà nel manifestare liberamente la loro fede in quel Paese. http://www.opendoorsusa.org/content/view/962/21 Il sito presenta (in inglese) anche la storia di martiri contemporanei perseguitati a causa della fede in Cristo: http://www.opendoorsusa.org/content/view/958/21
100 milioni di persone sono perseguitate nel mondo a causa della fede cristiana. Ecco i 50 Paesi dove la libertà religiosa cristiana subisce forti persecuzioni e limitazioni. Il più vicino geograficamente all’Italia è l’Algeria, seguita da Libia e Turchia (Paesi islamici). 9 di questi Paesi sono mete turistiche di italiani: Egitto, Maldive, India, Cuba, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Marocco, Tunisia e Cina. L’unico Paese europeo è la Bielorussia. L’unico nel continente americano è Cuba. 37 su 50 sono Paesi islamici. Uno è un Paese di tradizione cristiano ortodossa (la Bielorussia). La persecuzione di cristiani più grave vicina
all’Italia avviene in Algeria. 1) Corea del Nord 2) Arabia Saudita (nel Paese non esistono chiese. E’ consentito solo il culto islamico) 3) Iran 4) Afghanistan 5) Somalia 6) Maldive 7) Yemen  8. ) Laos 9) Eritrea 10) Uzbekistan 11) Buthan 12) Cina
13) Pakistan 14) Turkmenistan 15) Comore 16) Iraq 17) Qatar 18) Mauritania 19) Algeria 20) Cecenia 21) Egitto 22) India 23) Vietnam 24) Birmania 25) Libia 26) Nigeria 27) Azerbaijan 28) Oman 29) Brunei 30) Sudan del Nord 31) Zanzibar 32) Kuwait 33) Cuba 34) Taijikistan 35) Emirati Arabi Uniti 36) Sri Lanka 37) Giordania 38) Gibuti 39) Turchia 40) Marocco 41) Indonesia 42) Territori Palestinesi 43) Bangladesh 44) Bielorussia 45) Etiopia 46) Siria 47) Tunisia 48) Bahrein 49) Kenya
(Nord-Est) 50) Kazakistan La persecuizione più grave è in Corea del Nord. I Paesi dove vi è anche oppressione sono: Arabia Saudita, Yemen, Somalia, Maldive, Afghanistan, Iran.

In particolare, alcune persecuzioni lontane e vicino all’Italia.

Arabia Saudita: 543.000 cristiani. Il culto pubblico non islamico è
proibito, col rischio di arresto, reclusione, fustigazione,
deportazione, e talvolta tortura. La maggioranza dei cristiani ha
espatriato: è generalmente consentito il culto private, ma alcuni sono
stati arrestati, minacciati di morte e obbligati a nascondersi.
Recentemente, vi è stato un aumento nel numero di arresti. La
maggioranza dei cristiani sauditi devono tenere segreta la loro fede per
non rischiare l’omicidio per onore — cioè qualsiasi musulmano potrebbe
ucciderli senza incorrere in sanzioni legali. Almeno uno di questi è
avvenuto con certezza nel 2008.

Corea del Sud: 404.000 cristiani. I cristiani soffrono forti
persecuzioni. Il solo culto consentito è quello del “Beneamato Leader”
Kim Jong-il e di suo padre Kim II-Sung. I cristiani sono visti come
minaccia per cui un numero sempre in aumento è stato condannato ai lavoro
forzati nei campi e ad esecuzioni capitali segrete.

Cina: 21 milioni di cristiani. Esistono grandi squilibri nella libertà
religiosa, con maggiore libertà per le chiese registrate e per I
cristiani delle città, mentre quelli nelle aree rurali e delle chiese
non registrate (di gradimento al regime) vengono arrestati.

Algeria: Il governo regola la pratica religiosa cristiana. La metà delle
52 chiese evangeliche ha dovuto chiudere. 10 cristiani arrestati per
avere venduto copie della Bibbia. Quasi tutti i cristiani sono ex
musulmani.

Egitto: 8,3 milioni di cristiani. Nonostante il cristianesimo sia
presente sin dal primo secolo, le chiese evangeliche in particolare sono
sotto pressione dal governo. Vi è discriminazione di cristiani sul posto
di lavoro e i musulmani spesso usano la shar’ia — legge islamica — per
discriminare i cristiani. I convertiti al cristianesimo subiscono
pressioni per tornare all’Islam. Alcuni sono minacciati di morte.

Bielorussia: 9 milioni di cristiani (96%). La chiesa ortodossa gode di
privilegi. Le altre denominazioni cristiane vengono molestate e multate
dalle autorità. Tutte le Chiese devono registrarsi e questo richiede anni
di burocrazia. Le proprietà ecclesiastiche vengono vandalizzate e la
distribuzione di stampa cristiana è ristretta dalla legge. La Chiesa
cattolica attende ancora la restituzione dei beni confiscati nel periodo
sovietico, in modo particolare chiese e luoghi di culto.

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Pubblicato su Affari Italiani del 04.01.2010  http://www.affaritaliani.it/politica/proibiti_campanili_arabia_saudita_persecuzioni040210.html


La croce cristiana sulla bandiera italiana

di Giorgio Nadali

La croce è molto di più di un simbolo religioso. E’ il simbolo della cultura occidentale. Il cristianesimo ha fondato la storia di tutti gli stati dell’Occidente. Un simbolo di unità, non di divisione. In Italia è presente in tutti i luoghi statali. Tribunali, carceri, ospedali, stazioni di pubblica sicurezza. Anche a scuola il crocefisso ricorda la cultura nazionale. Cultura, religione, società e storia non possono essere separati in nessun Paese del mondo. Già un sociologo ateo se n’era accorto. Emile Durkheim diceva: ““Non esiste una società conosciuta, senza religione. La religione ha dato tutto ciò che è essenziale allo sviluppo della società”. Ma anche Frèderic Le Play: “I popoli vivono delle loro credenze e muoiono delle loro incredulità”. Multe di 150 euro decise da un sindaco leghista per i presidi che non affiggono il crocifisso nelle aule. I dirigenti scolastici avranno 7 giorni di tempo per “rimediare”. L’ordinanza è stata firmata in Lombardia dal primo cittadino di Besana Brianza, Vittorio Gatti.

Questi sono i 25 Stati hanno il simbolo cristiano della croce sulla loro bandiera nazionale.

Australia, Città del Vaticano, Danimarca, Dominica, Figi, Finlandia, Georgia, Grecia, Isola Anguilla, Isola Bouvet, Isole Cocos, Isole Cook, Isola Falkland, Isole Faroe, Islanda, Malta, Norvegia, Nuova Zelanda, Regno Unito, Repubblica Dominicana, Slovacchia, Svezia, Svizzera, Tonga, Tuvalu. Inoltre Andorra ha sulla sua bandiera uno stemma con la tiara del vescovo e il bastone pastorale.

Per cui la proposta della Lega di apporre la croce, il simbolo della nostra cultura nazionale sulla bandiera nazionale italiana è perfettamente in linea con la scelta operata già da parecchi anni di 25 stati cristiani che hanno scelto di mostrarla come parte intergrante del loro vessillo.  

La croce è dappertutto. Solo l’ignoranza no lo sa. Un esempio? La croce di San Giorgio (rossa su fondo bianco) è una delle due croci presenti sulla bandiera nazionale del Regno Unito – insieme a quella di Sant’Andrea – ed è parte anche del vessillo di Grecia, Georgia, Nuovo Galles del Sud e di due regioni italiane – Liguria e Sardegna. La croce è presente sullo stemma di 25 grandi città mondiali, di cui 17 italiane tra cui Milano, Mantova, Padova, Genova, Reggio Emilia. La croce di San Giorgio è anche sullo stemma di 9 società calcistiche italiane tra cui Milan, Genoa, Parma, Bologna, Novara e Sampdoria. L’immagine di San Giorgio a cavallo che uccide il  drago è presente su un totale di 135 stemmi di città e stati.  Inoltre è presente sullo stemma delle Forze armate russe, del Procuratore generale della Russia e dell’Arma di Cavalleria dell’Esercito Italiano. La croce greca è presente su tutte le autoambulanze dei Paesi occidentali…

Il rischio Eurabia è reale.  Eurabia è una teoria geopolitica che si riferisce ad un ipotetico scenario futuro in cui l’Europa, a causa della continua massiccia immigrazione islamica e dello scarso tasso di natalità delle popolazioni europee autoctone rispetto a quello degli immigrati arabo-islamici, finirebbe con lo snaturare nel giro di qualche decennio la propria identità, mettendo allo stesso tempo a rischio le proprie libertà civili (in particolare quella d’espressione) oltreché la laicità dei vari Stati. Viene infatti prospettato il rischio che i musulmani, una volta divenuti “massa critica”, possano pretendere l’inserimento nei vari ordinamenti giuridici nazionali di norme provenienti dalla Shar’ia – la legge islamica. L’identità nazionale si difende anche con i simboli della cultura cristiana. Quella che ha fondato l’Occidente. La stessa dei Padri della Patria che hanno voluto la nostra Costituzione e la nostra bandiera. 

E nella storia della bandira nazionale la croce c’è già stata. Bandiera Sensiglia del [15º Reggimento di Linea Messapia] del Regno delle Due Sicile, il Tricolore reca al centro la Croce del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio (dal 25 giugno 1860 al novembre 1860). I colori della bandiera italiana derivano da quelli in uso a Milano al momento dell’invasione napoleonica. La bandiera bianca con croce rossa, vessillo della città, ha origine ancor prima delle Crociate e rappresenta l’autonomia comunale. Sull’onda della centralità economica e del prestigio politico di Milano, fu rapidamente adottata da numerose altre città del Nord, tra cui Genova la quale, potenza marinara, la diffuse anche in Europa, e in particolare in Inghilterra.

La Svizzera ha giustamente  detto no ai minareti anche per difendere la croce che dal 1918 è sulla sua bandiera, l’unica quadrata assieme a quella del Vaticano. Non si tratta di negare luoghi di culto agli immigrati. Si tratta di difendere e rivendicare un’identità, senza la quale non può esserci nemmeno accoglienza.

Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it

Pubblicato su “Affari Italiani” del 01.12.2009  http://www.affaritaliani.it/cronache/la_croce_cristiana_sulla_bandiera_italiana11209.html

Pubblicato su “L’Opinionista” del 10.12.2009  http://www.lopinionista.it/notizia.php?id=346


Islam, fondamentalismo e integrazione in Italia

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di Giorgio Nadali

“Il Mentre che tutto in lui veder m’attacco, 
guardommi, e con le man s’aperse il petto, 
dicendo: «Or vedi com’io mi dilacco! 
vedi come storpiato è Maometto! 
Dinanzi a me sen va piangendo Alì, 
fesso nel volto dal mento al ciuffetto”. 

Non è certo il modo ideale per aprire un dialogo con un musulmano. E’ il XXVIII canto (v. 28-33) dell’Inferno della Divina Commedia. Dante descrive Maometto nell’inferno. Il dialogo con la religione del Profeta della Mecca (circa 1 miliardo di fedeli nel mondo, di cui 580000 in Italia, 10000 cittadini italiani) è quello che i presenta più difficoltà. La religione del profeta Muhammed (Maometto) nasce 622 anni dopo Cristo. Delle tre fedi in un unico Dio, è la più giovane e la seconda per numero di fedeli. Un numero oggi uguale a quello di tutti i cristiani cattolici. Nel Corano (diviso in capitoli, dette “sure”) Gesù Cristo non solo viene citato, ma è anche onorato come un profeta, nato da Maria (Maryam) vergine, che lo partorì  sotto un albero di palme (Sura 19,22). La verginità di Maria (Sura 19,21) è talvolta messa in discussione anche in ambito cristiano, non solo protestante, ma è riconosciuta nell’Islam. Il Corano riconosce anche alcuni miracoli di Gesù. Secondo il sacro libro islamico il primo miracolo di Gesù non fu quello della trasformazione dell’acqua in vino (Gv 2, 1-11), ma quello di parlare da adulto appena nato (Sura 19,29). Vediamo ora schematicamente alcune differenze sostanziali e come sia possibile istaurare un sincero dialogo. Ma… perché dialogare? Primo. Perché siamo cristian. Secondo. Perché non si può più sottovalutare il fenomeno in forte crescita dell’espansione islamica. L’Islam cresce, più di ogni altra religione, con un tasso dell’ 1,7% all’anno. Terzo. Per non cedere a facili e ingiustificate discriminazioni e intolleranze, che minano una pacifica convivenza. Quarto. Per capire che dalla stragrande maggioranza dei musulmani non proviene una minaccia per la nostra cultura, che va preservata, né per la nostra sicurezza, che va difesa. Circa il 10% dei fedeli si riconoscono nelle posizioni integraliste, e di questi solo una parte si lascia convincere ad azioni violente. Non esiste una visione unitaria nell’Islam. Le visioni di fede e  morale possono essere indifferentemente interpretate in chiave fondamentalista e in chiave moderata.

Non tutti fondamentalisti sono terroristi. Ad esempio, per quanto riguarda l’Islam, vi sono i fondamentalisti nazionalisti, che rivendicano l’autonomia di una terra (Palestina, Cecenia, Curdi, ecc.) e quelli semplicemente religiosi, ma innocui, come i wahabiti, la salaffya o usullya, anche se, a dire il vero, Osama Bin Laden si è formato alla scuola wahabbita…

Quelli cattivi vogliono la khilafah, cioè l’islamizzazione dell’Occidente, e questo è lo scopo del sesto pilastro dell’islam, che in realtà non dovrebbe esistere nella teologia islamica. I pilastri (arkan al Islam) sono cinque, ma loro aggiungono anche la, o meglio il jihad, guerra santa contro i kafirun, i non islamici. Per qualsiasi musulmano un fratello è solo un altro musulmano. Il concetto di fratellanza universale è solo cristiano. I fondamentalisti cattivi vedono i kafirun (non islamici) come nemici, quelli buoni e gli islamici moderati vedono i kafirun semplicemente come persone non musulmane, non fratelli, comunque da rispettare.

L’integralismo islamico è per lo più associato a movimenti germinati successivamente al fallimento dell’esperienza del “riformismo” fiorito nel XIX secolo specie con la nascita in Egitto – alla fine degli anni ’20 – del movimento dei Fratelli Musulmani. La maggior risonanza internazionale la si è però avuta negli anni ’70 in Iran, con la cosiddetta “Rivoluzione islamica” dell’ ayatollah Ruhollah Khomeyni.
Il terrorismo islamico può essere considerato una forma di reazione all’egemonia dell’Occidente. Ma proprio esso, il terrorismo islamico e il fondamentalismo

che lo sostiene, hanno spinto il mondo degli Stati arabi e musulmani ad avvicinarsi all’Occidente

L’integralismo islamico sostiene il dovere dell’applicazione rigida e totale della legge islamica, basata sul Corano e la Sunna, estesa anche alla vita politica e sociale. Dato però che l’auto definizione dell’Islam è quella di dīn wa dunya, ossia “religione e mondo”, o “ultramondanità e mondanità”, la definizione di “integralismo” è inutile perché per l’Islam o si coniugano costantemente gli aspetti sacri e profani dell’esperienza umana oppure non si è semplicemente all’interno del sistema islamico, anche se occorre specificare che l’affermazione di “incapacità” dell’Islam di distinguere il laico dal religioso non trova e non ha quasi mai trovato un’attuazione storica nei circa 1.400 anni di storia della civiltà islamica.

Il wahhabismo sui movimenti militanti contemporanei arabi e islamici che si propongono di disegnare nuovo equilibri geo-strategici planetari in funzione dell’eccellenza del modello islamico e problematico rimane un giudizio non di parte sulla sua positività o negatività, dal momento che il pensiero hanbalita sembra possedere in teoria gli strumenti metodologici meglio orientati ad affrontare positivamente, con l’arma dialettica dell’ijthad, il difficile problema del rapporto fra la modernità e Islam. E molto sangue dovrà ancora scorrere per i simboli della modernità occidentale.

Esiste un Islam moderato? Certamente, ma non nel senso che esista un Islam compatibile con la concezione occidentale dei diritti umani e della libertà religiosa.

L’Islam è profondamente asimmetrico rispetto all’Occidente, molto più di quello che non lo

sia rispetto al Cristianesimo. Il Cristianesimo e l’Islam hanno molti elementi comuni, nel Medioevo l’Islam era considerato uno scisma della Cristianità. A questo titolo Dante pone Maometto nel suo Inferno.  Con il mondo occidentale, che

comporta il frutto del razionalismo e dell’illuminismo, cioè di un pensiero non religioso, il dialogo è invece impossibile: e basta leggere la dichiarazione

dei diritti umani elaborata dai teologi islamici e tutta fondata sul Corano per capire l’impossibilità dell’intervento, la radicale asimmetria. L’Islam non ammette una conoscenza della natura indipendente dal Corano nel senso della legge naturale,

di origine stoica che il Cristianesimo ha fatto propria assumendo nel suo ordinamento il diritto romano.

Ogni ragionamento in materia etica e politica non può avere altra fonte che il Corano e la tradizione che lo commenta, la Sunna e i detti di Maometto riferiti

per tradizione. Mentre natura e ragione sono termini della tradizione cristiana dalle

quali l’Illuminismo li ha ricevuti, essi sono interamente assenti nella cultura islamica: di qui appunto la radicale asimmetria.

Non è dunque possibile trovare un Islam moderato in quanto Islam e anche in Turchia stessa il livello di libertà religiosa non corrisponde ai criteri occidentali.

L’Islam è interamente altro dall’Occidente eppure l’Occidente sta iniziando la sua penetrazione nelle aree aperte dalla tecnologia, dalla comunicazione, dall’economia. Il dialogo è possibile nella misura in cui l’altro dall’Islam, cioè l’Occidente, interviene con la sua dimensione reale a modificare la realtà dei popoli islamici. Questo è il processo in cui viviamo, in cui l’influenza genera il conflitto, ma il conflitto non diminuisce l’influenza. La storia dell’Islam è ormai la storia della

penetrazione occidentale dei popoli musulmani e delle reazioni che essa suscita

I Musulmani rappresentano, attualmente, la seconda comunità religiosa in Italia per numero di fedeli. Essi provengono da diverse parti del mondo, parlano lingue diverse e hanno diverse estrazioni sociali. In molti casi, l’unico vincolo tra essi è la comune fede religiosa. Anche se da un punto di vista giuridico o sociologico, l’esistenza di una “comunità musulmana unitaria” può essere oggetto di discussione, non mancano indicazioni sul fatto che i Musulmani siano accomunati da un sentimento di identità condivisa, seppure non sempre manifestata apertamente. 
Attualmente, la popolazione musulmana in Italia è costituita da circa 700.000 individui. Tra di essi, 40-50.000 (di cui circa 10.000 Cristiani convertiti all’Islam) hanno la cittadinanza italiana ed i loro diritti e doveri sono definiti dalle medesime disposizioni che si applicano a tutti i cittadini italiani.
La maggioranza dei Musulmani presenti in Italia è costituita da immigrati giunti negli ultimi vent’anni e privi della cittadinanza italiana. Tra questi, circa 610-615.000 sono “regolari” e godono legalmente del diritto di vivere e lavorare in Italia. Gli altri 80-85.000 sono “irregolari”, sprovvisti di permesso di soggiorno o di lavoro. 

Molti dei problemi che i Musulmani devono affrontare nella vita sociale, economica e politica sono condivisi da tutti gli immigrati. Vi sono, tuttavia, alcune questioni specifiche, che riguardano la comunità musulmana nel suo insieme, a prescindere dall’elevato grado di diversità interna che presenta.
In particolare, l’atteggiamento di larga parte della popolazione italiana e dei mezzi di comunicazione e, più in generale, il dibattito pubblico indicano che i membri di tale minoranza si collocano tra quelli meno integrati nella società italiana. Inoltre, il fatto che le organizzazioni islamiche non siano ancora riuscite a concludere un’intesa con lo Stato segnala l’esistenza di problemi che riguardano specificamente i diritti religiosi dei Musulmani.

Punti di incontro:

E’ possibile un punto d’incontro con i numerosi musulmani  che lavorano onestamente. Diversi hanno anche aperto una propria attività. Ma questi hanno uno stile di vita occidentale. Non sono fondamentalisti. Hanno tutto l’interesse ad una convivenza pacifica per prosperare nella loro attività. Come il pizzaiolo da cui mi servo. Sono anche religiosi, ma distinguono la dimensione religiosa da quella civile. Altrimenti per l’Islam non sarebbe possibile un’integrazione. Il fondamentalismo vuole l’applicazione della sharia (che vuol dire “via”). Possibile solo nella teocrazia, non in un paese laico.  L’Arcivescovo di Milano, il Cad. Tettamanzi ha detto alla vigilia della festa patronale di S. Ambrogio:  «Abbiamo bisogno di luoghi di preghiera in tutti i quartieri della.  Ne hanno un bisogno ancora più urgente le persone che appartengono a religioni diverse da quella cristiana, in particolare all’ Islam».  «Occorre vigilanza, ma questo non significa negare il fondamentale diritto della libertà religiosa, della possibilità di esprimerla non soltanto nell’ intimo della propria coscienza ma nella convivenza civile. C’ è la necessità di momenti di silenzio, riflessione e preghiera, e questo vale per tutti, anche per chi non ha una religione come quella cattolica. Bisogna fare attenzione a non confondere il religioso con il politico». Ma il problema è proprio questo. E’ molto difficile per l’Islam separare il religioso dal politico. Per il cattolicesimo non c’è separazione tra dimensione sociale, politica e religiosa nel senso che la fede anima tutte le realtà umane. Ma c’è il rispetto della laicità dello stato, ben diverso dal laicismo che è contro la religione. Laicità come opposto di teocrazia, cioè leggi politiche tutte basate sulla religione.  Per noi cristiani la politica è per l’uomo, non l’uomo per la politica. Al centro della politica deve esserci l’uomo e la sua dignità, il cui rispetto viene dalla fede in Gesù Cristo morto e risorto per tutti e in Dio Padre di ogni uomo,  mentre per l’Islam al centro di ogni cosa c’è la legge religiosa.    

ISLAM                                                                                  CATTOLICESIMO

Allah e GesùGesù è stato creato da Allah attraverso la sua parola. E tramite la potenza di Allah è stato trasferito in Maria. Tuttavia è solo un uomo.

Allah non ha figli, Gesù non è suo figlio. Gesù non può essere venerato come Dio.

Sure 9:30; 5:75; 4:171; 3:59; 3:45; 5:75.

Dio e GesùGesù è stato generato dallo Spirito Santo in Maria.

Gesù è l’unigenito Figlio di Dio. Gesù è venuto come uomo sulla terra ed è Dio incarnato. Sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento Gesù è venerato come Dio.

Salmo 2:7; Matteo 1:20; Luca 1:35; Giovanni 1:1-2; Isaia 9:6; Giovanni 20:28.

Gesù non è morto sulla croceGesù non è stato crocifisso e non è risorto. Una crocifissione sarebbe stata per lui una sconfitta vergognosa. Con la sua morte non avrebbe ottenuto nessuna redenzione.

(Sulla fine di Gesù il Corano non ha indicazioni chiare. Probabilmente Allah l’ha rapito davanti ai suoi nemici, e un altro è stato crocifisso al suo posto.)

Sura 4:157-158.

Gesù, morto sulla croce e risortoGesù è morto sulla croce secondo la volontà del Padre. È stato messo in una tomba ed è risorto dai morti il terzo giorno.

Con ciò ha conquistato la vittoria sul peccato e sulla morte e ha ottenuto la redenzione per coloro che ripongono la loro fiducia in lui.

Matteo 16:21; Atti 10:40; 1 Corinzi 15:4; Filippesi 2:8; Colossesi 1:22; 1 Pietro 2:24.

Gesù non è DioChi dice che il figlio di Maria è Allah è un miscredente.

Sura 5:75-78; 9:30.

Gesù è DioGesù è vero uomo e vero Dio.

Matteo 1:23; Giovanni 1:1,14; 10:30,38; 14:9; Colossesi 1:19; 2:9; Tito 2:13; 1 Giovanni 5:20.

Il peccatoNel paradiso terrestre Adamo ha peccato quando ha mangiato il frutto proibito.

Ma con questo evento l’uomo non è stato separato da Allah.

(Nell’islam non c’è caduta e il peccato originale non esiste.)

Sura 2:35-39.

Il peccatoAdamo ha trasgredito il comandamento di Dio nel paradiso.

Le conseguenze di questa violazione sono peccato, morte e separazione da Dio per tutti gli uomini nel mondo.

La riconciliazione con Dio è possibile solo attraverso la morte di Gesù.

2 Corinzi 5:18-19; Romani 3:20.

La fedeFede significa riconoscere l’esistenza di Allah, sottomettersi a lui, esprimergli gratitudine e seguire i suoi precetti (preghiera, elemosina, eccetera).

Sura 2:177.

La fedeFede significa riconoscere il proprio stato di peccato e perdizione, accettare la redenzione di Gesù, e vivere nei comandamenti di Dio per mezzo della forza dello Spirito Santo.

Atti 9:1-18.

Jihad per il Regno di AllahLa Jihad è la “guerra santa” contro gli infedeli. L’Islam ha come scopo la conquista territoriale per instaurare un governo islamico con la sharia (legge coranica). L’islamizzazione si chiama “khilafah”. Evangelizzazione per il Regno di DioI discepoli hanno ricevuto il comandamento di andare per tutto il mondo a predicare il vangelo a ogni creatura, facendo miracoli e scacciando demoni, affinché chi lo riceve sia salvato.

Marco 16:15-18; Giovanni 3:16.

Gli infedeliIl Corano esorta a diffidare degli infedeli (compresi ebrei e cristiani) e a ucciderli.

Il seguente passo del Corano si presta facilmente al fanatismo dei gruppi terroristici islamici, come pretesto per la piccola jihad, la guerra santa contro i kafirun, gli infedeli: “Combattete coloro che non credono in Dio e nel Giorno Estremo, e che non ritengono illecito quel che Dio e il Suo Messaggero [Maometto] hanno dichiarato illecito, e coloro, fra quelli cui fu data la Scrittura, che non s’attengono alla Religione della Verità. Combatteteli finché non paghino il tributo uno per uno, umiliati.” (Sura della Coversione  “at-Taubah” IX, 29)

Sure 5:54; 47:4; 9:29,123,216.

Gli infedeli e i nemiciAmate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano.

Esodo 23:3-4; Matteo 5:44. Luca 6:27,35; Romani 12:14; 1 Pietro 3:9.

Il CoranoIl Corano è la Parola non falsificata e pura di Allah, una trascrizione fedele della rivelazione originale divina a Maometto.

(L’Antico e il Nuovo Testamento, invece, sono stati falsificati col tempo. Il Corano corregge l’Antico e il Nuovo Testamento là dove differiscono dalla Bibbia.)

Sure 2:2; 43:2-4.

La BibbiaLa Bibbia è la Parola affidabile di Dio.

Lo Spirito Santo ha vegliato sulla sua stesura. La Bibbia non ha bisogno di correzioni e rimane per sempre la Parola eternamente valida di Dio.

Apocalisse 22:18.

Dio e l’uomoDio ha creato l’uomo da un grumo di sangue.

Sura 96:1-2

Dio e l’uomoDio ha creato l’uomo per avere comunione con lui.

Egli desidera che sia salvato.

Apocalisse 19:7; Luca 14:23; Ezechiele 33:11; 1 Timoteo 2:4.

Allah creatoreAllah è il creatore del mondo e dell’uomo. Ma l’uomo non è stato creato a immagine di Dio.

Sure 55:1-7.

Dio creatoreDio ha creato l’universo e l’uomo a sua immagine e somiglianza. Egli rivela la sua essenza nella creazione.

Giovanni 1:14-15.

Allah non è PadreAllah non è il padre di Gesù, ma il Dio onnipotente e misericordioso.

Sura 9:30-31; 6:101-102.

Dio è PadreDio è Padre di Gesù Cristo e Padre dei suoi figli.

Marco 1:1; Giovanni 1:12; Romani 8:15-17; 1 Giovanni 3:1.

La Trinità è idolatriaLa venerazione di parecchi dei è il più grave peccato dell’Islam, perché c’è solo un unico Dio. (Il Corano accusa i cristiani di adorare tre dei: Dio, Gesù e Maria.)

Sura 4:171; 5:76.

La SantissimaTrinitàLa Trinità consiste nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E’ il cuore della fede cristiana.

Maria è un essere umano e non fa parte della Trinità. Va venerata, ma non adorata (si adora solo Dio).

Matteo 28:19; Galati 4:6.

Il nome di AllahIl nome Allah è formato dall’articolo “al” e dal sostantivo “Ilah”, e significa “il Dio”.

L’espressiône “Nome di Allah” si trova almeno 120 volte nel Corano. Allah ha molti altri nomi.

Il nome di DioDio si rivela a Mosè come “Io sono Colui che sono”.

Il Dio della Bibbia ha molti altri nomi.

Esodo 3:13-14.

Il dialogo con l’Islam può (ri)partire solo evitando la tentazione del pregiudizio. Il dialogo islamico cristiano ha subito un grave colpo l’11 settembre 2001. Ogni religione è portatrice di pace, ma purtroppo può anche essere ideologizzata e quindi politicizzata. Non cerchiamo il dialogo con i fanatici, ma con coloro che nell’Islam, e sono moltissimi, condividono con noi pacificamente la fede in unico Dio Padre di tutti.

Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it