Divinazione shintoista e dono dell’invisibilità taoista

Esistono lotterie sacre? Nello Shintoismo, (nel Taosimo e nel Buddhismo) sì. L’omikuji shintoista predice le probabilità del fedele che le sue speranze diventino realtà, in generale su questioni di salute, fortuna, vita. Ricordo ancora quei bigliettini bianchi annodati sui rami dei pini dei santuari shintoisti in mezzo ai grattacieli di Tokyo. Sono gli omikuji, simili alle predizioni kau cim o chien tung dei templi taoisti e buddhisti e dell’oracolo di Kuan Yin nei templi buddhisti, in cui i resposi divini sono estratti da un bastoncino (chim) estratto a caso dai cento contenuti in un lungo bussolotto di bambù (chim tong) agitato davanti ad una statua del Buddha. Stesso criterio per i kamnaé, due piccoli parallelepipedi rossi di legno che i fedeli taoisti fanno rotolare sul pavimento del tempio con possibili responsi “sì”, “no”, “rifare”, a seconda di come cadono.

Per l’omikuji vai da un prete shintoista e gli dai una piccola offerta. Lui ti porge un bussolotto con dentro dei bastoncini. Tu ne estrai uno a caso. Poi ti fai dire a quale omikuji corrisponde. Lui ti risponderà (in giapponese) e ti consegnerà il foglietto col verdetto già prestampato (anche questo in giapponese). Se non sai il giapponese non ti preoccupi, ma se lo sai e ti capitano i seguenti responsi puoi già incominciare a fare gli scongiuri. Maledizione (kyō), piccola-maledizione (shō-kyō), mezza-maledizione (han-kyō), quasi-maledizione (sue-kyō), grande maledizione (dai-kyō). In questo caso corri subito ad annodare il foglietto omikuji ad uno dei rami più liberi di un pino del santuario (in tutti i santuari shintoisti c’è una bella area all’aperto). Il motivo è un gioco di parole sulla parola giapponese pino (matsu) e il verbo giapponese aspettare (matsu).

Quindi la sfortuna aspetterà l’albero di pino invece di attaccarsi al portatore. Se ti è andata bene puoi invece portartelo a casa oppure legarlo al pino per ottenere un effetto maggiore sulla fortuna. I responsi positivi sono: grande benedizione (dai-kichi), media benedizione (chū-kichi), piccola benedizione (shō-kichi), benedizione (kichi), mezza-benedizione (han-kichi), quasi-benedizione (sue-kichi), quasi-piccola-benedizione (sue-shō-kichi). L’omikuji elenca poi dei responsi su aspetti particolari della vita del fedele, che possono comprendere qualsiasi numero tra i seguenti, tra altre possibili combinazioni: hōgaku- direzione di buon / cattivo auspicio, negaigoto – il proprio desiderio o augurio, machibito– una persona attesa, usemono – oggetti perduti, tabidachi – viaggio, akinai – affari, gakumon, – studi o apprendimento, sōba – speculazioni finanziarie, arasoigoto – dispute, renai – relazioni romantiche, tenkyo – trasloco o cambio residenza, shussan – nascita, byōki – malattia, endan – proposta di matrimonio o fidanzamento.

I famosi “biscotti della fortuna” cinesi derivano dagli omikuji. Per quanto riguarda il kau cim, il luogo che richiama milioni di fedeli per questa pratica divinatoria è il tempio taoista di 18.000 metri quadri Wong Tai Sin di Hong Kong. In luoghi come il tempio di Thean Hou (Kuala Lumpur, Malesia) il bussolotto è sostituito con un contenitore più grande. Sulla parte interna sul fondo del contenitore vi sono delle sono sporgenze (come le teste dei bulloni di fissaggio). Per consultare l’oracolo, il fedele tiene i bastoncini in un fascio verticale, li solleva un po’ dentro il contenitore e li fa cadere liberamente. Ogni bastone che rimane diritto (perché è a riposo su una sporgenza, non avendo rimbalzato) è considerato parte della risposta divina.

Il dono dell’invisibilità

Se invece il futuro non vi preoccupa, ma vi piacrebbe qualche volta essere invibili trovate un maestro taoista e provate con le abilità magiche di trasformazione (bianhua zhi shu) sono alcune delle abilità elementari taoiste. Si riferiscono a vari tipi di abilità come il divenire invisibili, rendere gli oggetti invisibili o cambiare la forma delle cose. Nella dinastia Han molti maghi si sono dilettati in queste abilità che sono divenute un’importante parte di quelle taoiste. Nella dinastia Jin, Ge Hong ha trascritto queste capacità nel testo del «Libro interiore del maestro che abbraccia la semplicità».

Giorgio Nadali