A spasso per l’Aldilà. 1

Inizia oggi la nostra serie di carrellate su aspetti particolari della credenza sulla vita ultraterrena nel mondo. Aspettiamo i vostri commenti! Buon viaggio!

ZOMBIE (Vodou)

I film dell’orrore li hanno resi celebri. Sono i morti viventi. Per il culto animista del Vodou di Haiti esistono veramente. Per capire in quale contesto si inserisce il vero zombi, dobbiamo ricordare che Vodou vuol dire “spirito”. Il Vodou anima la società di Haiti. Sebbene quando si pensa al Vodou ci viene istintivamente in mente qualcosa che ha a che fare con la magia nera e la stregoneria, il Vodou è qualcosa di più complesso e profondo. E’ la religione popolare di Haiti, che si è formata attraverso la commistione di antiche credenze di origine africana (Benin). Per Mons. Guy Poulard, vescovo di Haiti, una buona parte della popolazione partecipa ai riti Vodou di notte e a quelli cattolici di giorno. La forza del Vodou può essere usata per il male, ma anche per il bene. Ad Haiti vi è un rapporto molto particolare con i propri defunti. I bambini giocano sulle tombe di famiglia situate nel giardino di casa, buone anche per stendervi la biancheria lavata. La zombificazione di una persona è una forma di stregoneria del Voodoo di Haiti. Consiste in una morte apparente per togliere la libertà ad una persona, non più meritata a causa di qualche gesto grave compiuto, come l’omicidio o lo stupro. Chi ha subito un torto può rivolgersi ad uno stregone Voodoo, chiamato bokor. Lo zombie diverrà come uno schiavo. Potrà essere venduto e comprato. Se la persona che ha acquistato lo zombie muore, allora potrà riscattarsi (mediante una pozione antidoto), ma non potrà tornare al suo villaggio di origine, poiché è stato condannato. Come avviene la condanna per zombificazione? Tecnicamente attraverso una neurotossina che induce una forma catalettica che prelude ad un avvelenamento successivo più grave e talvolta alla morte. Mediante dei rospi di tipo amazzonico (Bufo alvarius, Bufo marinus) oppure il veleno del pesce palla, si estrae la bufotenina (5-MEO-DIMETILTRIPTAMMINA), o tetradotoxina (TTX), da cinquanta a cento volte più potente della digitale. Il condannato sembra clinicamente morto e viene seppellito ancora cosciente. Di notte il corpo dello zombie viene risvegliato dal bokor in un cimitero, con un’altra sostanza che cancellerà la personalità del condannato e lo renderà un automa, suo schiavo. Sarà senza memoria e volontà, con occhi vitrei e voce nasale. Potrà essere venduto. L’antidoto usato è la datura, una pianta che contiene nei semi e nei fiori degli alcaloidi come la scopolamina e l’atropina. Alcaloidi che producono effetti di controllo mentale. La parola zombie deriva da quella creola Nzambi, una divinità dell’Africa occidentale. La pratica di zombificazione non è molto frequente ed esiste ancora oggi, ma il governo haitiano non ha alcun controllo su queste pratiche clandestine e illegali. La zombificazione spaventa molto la gente di Haiti, anche perché ricorda l’antica schiavitù. Il cinema si è ispirato a questa pratica reale per i film sugli zombie.

CIMITERI (Cristianesimo)

I luoghi di sepoltura si chiamavano anticamente “Necropoli”, cioè “Città dei morti”. Con la nascita del Cristianesimo il termine è mutato in “cimiteri”. Questa parola proviene dal greco koimetérion, “luogo di riposo”: il verbo κοιμᾶν (“koimân”) significa “fare addormentare”. Questo è dovuto alla fede cristiana nella risurrezione di coloro che vi sono sepolti, che si risveglieranno per la risurrezione, secondo la promessa di Gesù nel Vangelo di Giovanni 6,40.

INDULGENZE (Cristianesimo cattolico)

La dottrina dell’indulgenza è nata in ambito cattolico si riferisce alla credenza nella possibilità di cancellare una parte ben precisa delle conseguenze di un peccato (detta pena temporale), dal peccatore che abbia confessato sinceramente il suo errore e sia stato perdonato tramite il sacramento della confessione. A seguito della riforma protestante, che contestò questa dottrina sostenendo che essa non abbia un fondamento nella Bibbia, rimase un uso prettamente cattolico. La vendita delle indulgenze spaccò la Chiesa con la Riforma protestante di Martin Lutero, nel 1517, il quale rifiutava il valore delle indulgenze e soprattutto il fatto di offrirle a seguito di un’offerta di denaro. Con la vendita delle indulgenze è stata edificata la Basilica di San Pietro in Vaticano. Ancora oggi si dice “lucrare un’indulgenza”, da “lucro”, cioè denaro. Ovviamente le condizioni non riguardano più il denaro per acquistare la bolla di indulgenza. Lucra validamente un’indulgenza chi riceve il Sacramento della Riconciliazione (Confessione), l’Eucaristia, recita il Credo, prega secondo le intenzioni del Papa. Chi muore martire o dovesse morire subito dopo aver lucrato validamente un’indulgenza plenaria va direttamente in Paradiso senza passare dal Purgatorio. Quest’ultimo è presente solo nella dottrina cattolica. Il martire “lava” la sua anima dalle pene del Purgatorio col proprio sangue versato a causa diretta ed evidente della sua fede in Cristo. L’ultima martire canonizzata in Italia (nel 1950 da Papa Pio XII) è stata la dodicenne Maria Goretti.

CREMAZIONE (Induismo)

Il funerale può incominciare anche da vivi, col rito dello adya-shrada. Chi non ha figli che possano occuparsi del rito funerario al momento della propria morte o chi ritiene che il proprio funerale non verrà fatto per qualche ragione, può chiedere il rito funerario anticipato (…senza cremazione, ovviamente), chiamato appunto adya-shrada. Normalmente però il rito funerario avviene da morti. E’ il sedicesimo sacramento dell’Induismo, chiamato antyeshti, cioè “cremazione”. Le norme per il rito sono contenute nel testo Aswalayana Grhya Sutra. Gli uomini sono avvolti in un sudario bianco o color zafferano e le donne in uno rosso. Il volto è cosparso da polvere rossa (sindur) simbolo del sacro. Se il defunto è un uomo, il rito verrà officiato da uomini (parenti e amici), se è il defunto è donna, verrà officiato da donne. Per la cremazione vengono utilizzati alcuni ingredienti: muschio, zafferano, legno di sandalo, canfora, legna da ardere, burro chiarificato (detto ghi). La cremazione avviene sempre sulla riva di un fiume. Al termine del processo di combustione, che può durare dalle due alle tre ore e mezza, le ceneri saranno affidate alle acque fluviali. Il corpo è deposto su una kunda (una struttura rettangolare di pietra con un buco nel centro) sulla quale vengono deposte tre cataste di legna e della paglia. Il volto del defunto deve sempre essere rivolto a Nord. Se è uomo, dev’essere prima sbarbato. Il fuoco viene appiccato sempre a partire da Nord. Dev’essere accesa una lampada alimentata dal burro ghi e da questa fiamma va accesa della canfora, la quale a sua volta accenderà la pira. Alla salma vengono rivolte le parole: “Caro defunto!
Dopo la morte, possa il potere della tua vista essere assorbito nel sole, la tua anima nell’atmosfera, possa tu andare nella regione luminosa della terra, secondo i tuoi meriti spirituali, o và alle acque, se quello è il tuo luogo, o alle piante, assumendo corpi diversi”. Nel 1829 venne abolita la pratica della “sati”. Una vedova si immolava da viva sulla pira funeraria del marito a simbolo del suo essere priva del suo valore in sé, senza il marito. Questa pratica è ancora in uso in forma clandestina nell’India rurale. E’ segno di amore immortale e purifica la coppia dai peccati accumulati.

PURGATORIO (Cristianesimo cattolico)

La fede nell’esistenza del Purgatorio è esclusiva del cattolicesimo. A Lione (Francia) il 7 maggio 1274 si apre il 14° Concilio ecumenico. Viene fissato il dogma del Purgatorio, che sarà confermato dai Concili di Basilea, Firenze, Ferrara e Roma (1431-1449) e dal Concilio di Trento (1545-1563) come “luogo e condizione in cui le anime dei morti, giustificati, ma ancora in condizione di peccato, si trovano per completare la purificazione prima di ascendere in paradiso.”

TOMBE EBRAICHE (Ebraismo)

Gli ebrei non mettono fiori sulle tombe, ma sassolini perché ricordano le sepolture affrettate nel deserto al tempo dell’Esodo dall’Egitto (1200 a.C.). Inoltre nella simbologia ebraica, la roccia simboleggia Dio. Il popolo di Israele nell’antichità trascorreva molto tempo nelle zone aride del deserto. Abramo, Isacco, Giacobbe e Lot erano pastori nomadi. Per ritrovare i luoghi dove erano sepolti i loro defunti erigevano delle piccole montagnole di pietre.

ISLAM E DEFUNTI DONNA (Islam)

Muhammad (Maometto) disse: “Mi è stato mostrato il fuoco dell’Inferno e che la maggioranza dei suoi abitanti sono donne”.

TOMBA E CULLA (Cristianesimo)

San Girolamo disse: “La tomba vuota è la culla del Cristianesimo” intendendo con questo che il Cristianesimo nasce con la tomba vuota per la risurrezione di Cristo. Ma disse anche che una donna cessa di essere tale e può essere chiamata uomo quando vuol servire più Cristo che il mondo (Comm. ad Ephesios III,5).

MING BI (Taoismo)

I jīnzhǐ (o míng bì, “denaro dell’ombra”) sono oggetti di carta di bambù o carta di riso, noti anche come “carta degli spiriti”. Modellini di auto, case, ma soprattutto soldi finti con la scritta in cinese e in inglese “Hell banknotes”, cioè “Banconote dell’Inferno”, lo “Hell Passport”, il “Passaporto per l’Inferno” e addirittura un biglietto aereo finto con la scritta “Hell Airlines”, Linee Aeree dell’Inferno. I fedeli li comprano nel “negozio di carta per il mondo degli spiriti”, che si trova spesso vicino ad un tempio taoista e li bruciano – dopo averle ben piegate – in un apposito piccolo forno dentro il tempio. In questo modo i propri defunti avranno molte cose nell’aldilà e saranno liberi dall’inferno. L’immagine sulle banconote è dell’imperatore di giada, Yù Huáng, guardiano dell’aldilà. L’esatta parola cinese sulle banconote è diyu, che significa “prigione ultaterrena”. I jīnzhǐ vengono in genere bruciati insieme ai yunbao, piccoli lingotti d’oro finti. Attenzione. E’ molto offensivo darne una a una persona vivente. Esistono anche le Paradise Banknotes, banconote (finte) per il paradiso, bruciate in onore degli déi taoisti. Dal 2006 in Cina è però proibito dal ministero per gli affari civili bruciare i modellini di carta di auto e case perché è ritenuta una pratica feudale.

CHIESA E INFERNO (Cristianesimo cattolico)

La Chiesa non cita alcun nome di persona che sia con certezza all’Inferno. Non si può sapere se un pentimento possa essere giunto anche negli ultimi istanti di vita come è narrato nel Vangelo per uno dei condannati alla crocifissione accanto a Gesù. Solo Dante Alighieri nella Divina Commedia fa dei nomi di persone che lui riteneva fossero dannate. La Chiesa fa nomi certi di persone solo per il Paradiso. Questo vale per tutte le Chiese cristiane – ortodossi, cattolici, anglicani, protestanti.
Papi all’Inferno
Secondo Dante Alighieri vi sono 6 papi all’Inferno. Nella “La Divina Commedia” sono: Niccolò III (Giovanni Gaetano Orsini, 1277-1280) nella terza bolgia dell’ottavo girone dell’Inferno, per i simoniaci (venditori di cose spirituali) insieme a Bonifacio VIII (Benedetto Caetani, 1294-1303) e papa Clemente V (Betrand de Gouth, 1305-1314). Bonifacio VIII è citato anche nella bolgia VIII per i consiglieri fraudolenti insieme a papa Silvestro I (314-335). Nel sesto cerchio vi è papa Anastasio II (496-498) con gli eretici. Infine papa Celestino V (Pietro Angeleri, 1294) nell’antinferno con gli ignavi. Di questi papi Celestino V è santo.

MARTIRI (Cristianesimo, Islam)

E’ una delle massime aspirazioni per ogni uomo musulmano. Non solo fondamentalista. Si chiama talab alsahada, l’aspirazione a diventare un sahada (un martire). E questo, a differenza del martirio cristiano (che significa perdere la propria vita a causa della fedeltà a Cristo), vuol dire quasi sempre far morire anche altre persone in nome dell’Islam. Il conflitto israelo-palestinese ne ha conosciuti molti negli ultimi anni. Campi specializzati addestrano giovani celibi, pronti a morire in mezzo ai discendenti di Davide, imbottiti di esplosivo, per la causa dell’Islam. Un martire è già puro. Morendo per l’Islam uccidendo altre persone, ha il Paradiso garantito. E non un Paradiso qualsiasi. Uno molto sensuale: “Invece i timorati di Dio staranno in luogo sicuro – fra giardini e fontane – rivestiti di seta e di broccato, faccia a faccia. Così sarà. E daremo loro in ispose fanciulle dai grandi occhi neri, – e là chiederanno ogni sorta di frutti e ne godranno sicuri”. (Sura del fumo “ad-Dukhan” XLIV,51-54)

Nel Cristianesimo invece il martire è un testimone (dal greco martyrion) della fede, a costo della propria vita. Il detto “vita, morte e miracoli” deriva proprio dal processo per dichiarare santo (canonizzare) un fedele. Vengono infatti esaminate la vita, il momento della morte e almeno un miracolo avvenuto per sua intercessione sua. Solo per i martiri il miracolo non viene più richiesto, per volontà di papa Paolo VI. L’ultima martire canonizzata in Italia (nel 1950 da Papa Pio XII) è stata la dodicenne Maria Goretti.

DEFUNTI DA BERE (Religione tribale Yanomami)

Gli indigeni Yanomami del Sud America non seppelliscono i defunti. Li cremano e mescolano le ceneri con una bevanda alla banana. Il parente più prossimo poi beve la miscela. In questo modo lo spirito del defunto è soddisfatto e non torna a tormentarli.

PARADISO ISLAMICO (Islam)

Le Huri, ḥūr o ḥūrīyah secondo la tradizione islamica sono delle fanciulle che attendono nel paradiso coloro che nel giorno del giudizio arriveranno lì. Secondo la tradizione le Huri sarebbero giovani ragazze perennemente vergini il cui compito sarebbe quello di ricompensare l’uomo arrivato nel paradiso. Sempre secondo la tradizione, le giovani avrebbero la capacità di concepire e generare. Per il sesso femminile esistono ugualmente gli ghulām. Nel Corano la parola hûr indica le giovani fanciulle vergine promesse ai credenti. La radice di questa parola è collegata all’idea di “bianchezza” in particolare ai grandi occhi della gazzella e al contrasto tra il bianco dell’occhio e il nero della pupilla, hawrâ’ è una donna dai grandi occhi neri e dalla pelle molto chiara. Quasi tutti i versetti che parlano di hûrî sono del periodo meccano, quando è particolarmente sentito da Muhammad il tema del Giudizio Universale. I versetti coranici ci dicono che non sono mai state toccate né dagli uomini né dai jinn, la sostanza da cui sono state create per alcuni è lo zafferano, per altri sono di zafferano, muschio, canfora e ambra. I loro muscoli sono delicati e i loro tendini paiono fatti di fili di seta. Sui loro seni sono iscritti due nomi: da una parte quello Dio, sull’altro quello del proprio marito. Vivono in castelli con 70 letti, hanno 33 anni come i loro mariti, la loro verginità viene rinnovata eternamente, il loro corpo è sempre puro, non hanno mestruazioni, bisogni umani. Le donne che in vita sono state virtuose in Paradiso si ricongiungeranno al proprio marito e lì continueranno la loro vita insieme. Se una donna in vita ha avuto più mariti ne sceglierà uno, mentre gli uomini poligami avranno diritto a tutte le mogli legittime. I commentatori però non dicono nulla sulla sorte di quelle donne che andranno in Paradiso, ma che in vita non sono state sposate. Su questa base coranica la tradizione ha aggiunto dettagli dando alle hûrî un carattere molto sensuale. Non tutti gli esegeti hanno accettato questa idea prettamente materialista, al-Baydâwî dice che non si possono fare raffronti tra il godimento del cibo, delle hûrî, la condizione umana terrena è altra rispet-to a quella del Paradiso, certo è che la mentalità popolare musulmana è permeata da questi concetti. E’ solo in un hadîth che si parla delle 70 vergini che attendono tutti gli eletti, non solo i martiri.

DONNA E REINCARNAZIONE (Buddhismo)

Secondo il canone Pali delle scritture sacre buddhiste, un essere si reincarna donna se ha fatto qualcosa di grave nella vita precedente. Esiste il detto: “Ho ottenuto un corpo di donna perché ho commesso il male in una passata esistenza”

RISURREZIONE DEI CORPI UMANI (Cristianesimo)

Risurrezione del nostro corpo. Come sarà? La dottrina della risurrezione è presente anche nell’Ebraismo e nell’Islam.
Il Signore Gesù Cristo ce lo ha promesso: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». (Gv 6,54). Appartiene al dogma della risurrezione che essa avvenga coi corpi che abbiamo ora (“cum suis propiis resurgent corporibus quae nunc gestant” – IV Concilio del Laterano – e “in hac carne, qua nunc vivimus” – Fidei Damasi). Il corpo sarà non solo specificamente lo stesso (il corpo che ho ora). Con questa affermazione, si evita ogni modo di pensare che suggerisca una metempsicosi o una tramigrazione delle anime da un corpo all’altro… Vi sono tre ipotesi teologiche sul come riavremo il nostro corpo il giorno della risurrezione. Gesù Cristo promette che questo avverrà alla fine dei tempi. In Giovanni 6:54 dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Le ipotesi sulla nostra risurrezione sono:
Identità materiale – perché il corpo sia numericamente lo stesso, si richiederebbe che fosse composto nella stessa materia. Intesa in tutto il suo di rigore, la teoria difficilmente accettabile. D’altra parte, il principio secondo il quale un’identità materiale necessaria perché il corpo possa essere considerato lo stesso, è scientificamente assai discutibile. Dato il metabolismo costante del corpo umano, il mio corpo attuale ha rinnovato totalmente la sua materia da com’era sette anni or sono; e tuttavia, penso con ragione che sia rimasto realmente lo stesso corpo.
Identità formale – una teoria che si colloca all’estremo opposto sarebbe quella proposta, già nel Medio Evo da Durando di San Porciano (+ 1334). Durando suppone che, quale sia la materia di cui è composto un corpo, è il mio corpo per il fatto medesimo che esso s’unisce la mia anima… Bisogna riconoscere che, esposta in questo modo e senza altri particolari, questa teoria lascia l’impressione di una certa somiglianza con la teoria della trasmigrazione delle anime… Joseph Ratzinger [attuale papa Benedetto XVI, n.d.A.] pensa che non sia necessaria la stessa materia perché il corpo possa essere considerato lo stesso, e ha fatto notare che tutta la tradizione ecclesiastica (dottrinale e liturgica) impone come limite che il corpo risuscitato deve includere le reliquie dell’antico corpo terreno, se si esistono ancora come tali quando avviene la risurrezione. Tali “reliquie” saranno nuovamente animate dall’anima santa al corpo della quale appartennero. D’altra parte, insistendo sul fatto che la nostra risurrezione gloriosa non può essere spiegata senza un parallelismo con la risurrezione di Gesù, pare necessario affermare, come secondo limite, una certa continuità di somiglianza morfologica col corpo mortale.
Identità sostanziale – Alois Winklhofer ha proposto, recentemente una nuova ipotesi… di fronte a un cadavere che comincia a corrompersi, Dio sottrae e conserva separatamente questa sostanza non fenomenologica del corpo. Il cadavere, a dispetto della sua continuità fenomenologica col mio corpo, non sarebbe più, in questo caso, il mio corpo. Al contrario, partendo dalla sostanza non fenomenologica del mio corpo, Dio ricostruirebbe il mio corpo risuscitato; e appunto la permanenza di questa sostanza (l’identità sostanziale) farebbe sì che sia il mio corpo e non un altro.

Giorgio Nadali

 


Esplode lo scaldabagno: Aldilà e ritorno per Hilde

 

Hilde Genoese – 53 anni – è una nota pittrice milanese che ora vive e lavora a Corte Maggiore (PC). Nell’estate del 1979 – all’età di diciassette anni – ha subito un grave incidente domestico per lo scoppio dello scaldabagno.

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Hilde vuoi raccontarci cosa ti è successo?

«Quel lontano pomeriggio estivo nella mia casa a Milano mi avvicinai brevemente  al confine fra la vita e la morte. Non so spiegare diversamente ciò’ che mi successe…Era ora di pranzo e mi trovavo in casa da sola.  Dovevo lavare i piatti….Così aprii il rubinetto dell’acqua, misi i guanti di gomma, ma mi accorsi che non arrivava acqua calda perché lo scaldabagno non era acceso. Gli scaldabagni di un tempo erano ad accensione manuale, quindi bisognava accendere la fiammella; non era automatico.  Così, senza chiudere il rubinetto, mi sfilai con calma i guanti e mi misi alla ricerca dei fiammiferi, che non trovavo. Finalmente li trovai, a questo punto penso di aver chiuso il rubinetto dell’acqua, ma non ricordo questo particolare, presi una sedia per arrivare allo sportellino per l’accensione. Salì e sfregai il fiammifero sulla scatoletta per accenderlo(non pensando assolutamente che avendo lasciato  aperto il rubinetto dell’acqua calda senza aver acceso preventivamente lo scaldabagno, in contemporanea era uscito il gas dalla bocchetta)».

Ci fu un’esplosione?

«Sì, l’ambiente  piccolo della cucina fece il resto. Fu una leggerezza dovuta all’inesperienza e all’età. Fu unattimo.Ci fu un’esplosione. Una luce abbagliante davanti agli occhi, una vampata di calore  in viso poi nulla, nessun dolore. Silenzio. Immediatamente in un battito di ciglia, mi ritrovai in un luogo che non conoscevo, c’era una nebbia diffusa intorno a me che non mi faceva vedere nulla oltre una certa distanza, ma era tutto luminoso».

Dove ti trovavi? 

«Ero sempre io, mi sentivo un corpo, pensavo quindi ero. Ma non ero più in cucina. Questa era una certezza, quindi pensai:“sono morta!”. “Ma che  modo di morire!” Pensai fra me e me ridacchiando malinconicamente. Se me lo avessero detto stamattina che sarei morta così stupidamente non ci avrei creduto! Non ero disperata, ma sorpresa e un po’ arrabbiata con me stessa».

Cosa hai visto?  

«Mi guardai intorno, solo nebbia grigia, ma luminosa, come se celasse una grande luce, un po’ come quelle giornate belle in pianura dove c’è’ la nebbia, ma tu sai che oltre c’è’ il sole, perché c’è una luce diffusa».

Cos’hai provato in quel momento? 

«Ho pensato: “Non mi lasceranno qui da sola,spero.Verrà qualcuno a prendermi”. Mi guardavo intorno… Immediatamente come  a rispondere alla mia chiamata una figura alta e austera si presentò’ davanti a me, sembrava avesse una tunica fino ai piedi, grigia. Non vedevo i suoi lineamenti, ma ne avvertivo l’autorità. Pensai titubante: “saràSan Pietro!” Questa figura non parlava, ma interagiva con i miei pensieri. Aprì un enorme libro che teneva fra le mani.Fra me e me pensai “adesso mi dirà ‘hai fatto questo, hai fatto quello’, come dicono sulla Terra”. Il libro della vita.

Hai rivisto la tua vita?

«Sì, come  per magia iniziai a rivedere la mia breve vita partendo dall’inizio.Dalla gestazione. Mi rividi feto nel ventre di mia madre.La cosa meravigliosa è che vedevo e rivedevo con gli occhi di allora, con le stesse emozioni.Vedevo la luce che filtrava dal grembo di mia madre, rosata. Sentivo il suo battito del cuore e avvertivo il suo grande amore per me. Che cosa meravigliosa!Poi cambiò di colpo tutto mi rividi piccola nel lettino in camera dei miei. Vedevo tutto dall’alto, mia madre che veniva a prendermi perché mi ero appena svegliata. La gioia era immensa nel sentire il suo abbraccio  di mamma che mi tirava fuori dal lettino a sponde alte».

E poi?

«Poi velocemente vidi un’altra scena. Ero in un sito archeologico con i miei genitori…ero molto piccola, forse un paio d’anni, iniziai a camminare, mia madre preoccupata disse a mio padre di non farmi camminare perché sarei caduta, mio padre rispose a  mia madre che dovevo imparare a camminare da sola e mi lasciò la mano come previsto da mia mamma caddi ferendo i leggermente al ginocchio, i miei bagnarono un fazzoletto alla fontana per pulire la ferita. Altro cambio di scena velocissimo ero in un parco con mia mamma…vedevo tutto dall’alto ma istantaneamente entrai in quella piccola bambina che correva nel Prato …ero io lo sapevo….rincorrevo un passerotto che saltellava nell’erba, sono un bimba di circa due anni…vedo i miei piedini che camminano incerti e lo rincorrono nel prato….con il mio piedino inavvertitamente mi sembra di aver calpestato il passerotto…..disperata e piangente mi giro verso mia mamma in cerca d’aiuto…ed ecco che esco da mio corpo di bimba e mi ritrovo in alto con una visione a 360 gradi. Vedo il passerotto volare dietro le mie spalle di bimba. “È felice”– esclamo – “ma allora si è’ salvato”. Ho sempre pensato di averlo schiacciato! Tutto questo era un magnifico spettacolo tridimensionale, interattivo. Ero protagonista e spettatrice insieme. Come dei flash veloci mi scorrevano davanti agli occhi alcuni episodi della mia breve vita».

Insomma tutte scene della tua vita…

«In un attimo mi vedo più ‘ grande, penso sui cinque anni. Sto portando al terzo piano il seggiolino del passeggino di mia sorella che mi ha chiesto mia mamma. Faccio un po’ fatica, si apre una porta sul pianerottolo ed esce una signora che mi chiede cosa sto facendo. Mi dice che sono brava e vuole premiarmi…rientra in casa ed esce con un anatroccolo di peluche tutto rosa. Mi sentivo orgogliosa di me…un premio! Ed ecco che mi ritrovo nell’immensità del cosmo, fra galassie e stelle e vedo la Terra in lontananzain un silenzio assoluto, bellissima, perfetta. È in quel preciso istante qualcosa di grande mi viene svelatoe mi dico “adesso capisco perché si vive e perché’ si muore. Adesso tutto ha un senso!”»

Ti sentivi viva?

«Sì, poi ho visto il mio funerale. Sempre dall’alto ho visto una folla immensa e il corteo funebre percorre la via dove abito per dirigersi verso la chiesa. In un istante ho visto tutto da un’insolita posizione. Ero seduta sulla mia bara e di fronte ai miei genitori, che seguivano il corteo funebre. Ero tristissima non ero morta, anzi, mi sentivo più viva che mai. Ero profondamente infelice nel vedere il loro dolore e soprattutto per non riuscire a comunicare con loro, per dire che stavo bene ed ero felice».

Come sei ritornata nel tuo corpo?

«Ritorno nella nebbia ma ora non sono più sola. Davanti a me un ruscello con un piccolo ponte…dall’altra parte tante figure, che riconosco a me legate affettivamente ma di cui non distinguo i lineamenti. e rifletto fra me e me….ho perso solo i nonni e un fratellino appena nato…invece ci sono tante persone che mi aspettano, com’è’ possibile?. Dietro di loro un enorme cancello in ferro battuto chiuso. Dietro il cancello la nebbia sembra più luminosa, quasi diradata. Le comunicazioni fra me e loro erano telepatiche, immediate, non c’era possibilità’ di fraintendersi o non capire. Mi chiesero se volevo rimanere con loro o tornare sulla Terra, usando questa espressione. Senza esitazione penso è questa la vera Casa la vera vita! Voglio stare con voi, ma nello stesso istante in cui faccio il passo per attraversare il ponte che mi porta da loro ho un momento di esitazione, penso a quanto dolore avrei dato ai miei con quella scelta…l’avevo visto. Immediatamente mi respingono dicendomi che non era ancora arrivata la mia ora. Vengo risucchiata verso il basso in un vortice di luci e colori al quale cercavo di oppormi con tutte le mie forze. Aggrappandomivolevo vedere di più, volevo sapere di più. Il tutto ad una velocità supersonica, inseguita da una voce che mi diceva che non potevo spingermi oltre, di non oppormi. Di colpo passai dal frastuono al silenzio della mia cucina. Vedevo il mio corpo sotto di me, da un’insolita prospettiva, in ero sopra al mio corpo, vicino al soffitto in un silenzio totale. Sentivo l’acqua sgocciolare nel lavello…come una goccia d’olio ridiscesi dentro il mio corpo, dalla sommità’ della testa. Quel corpo che sapevo essere il mio  e che guardavo come un mio abito usato,  perché era estraneo al mio essere. Sentivo di avere un corpo, come prima, che rispondeva ai miei comandi. Pensavo, consideravo, quindi ero!  Dopo qualche secondo cominciai  a vedere le cose intorno da una altezza umana e mi domandai se fossi ancora viva. Ma ritenevo la cosa impossibile, considerando tutto quello che avevo vissuto. Decisi di darmi un pizzicotto per sentire se avvertivo qualche sensazione. Lentamente avvicinai le braccia e con mia grande sorpresa avvertii il pizzicotto…spalancai gli occhi incredula…poi mi sistemai quel corpo,  esattamente come si fa con un vestito messo male. Mi accorsi di essere ancora in piedi sulla sedia, le gambe cominciarono a tremarmi, perché stavo realizzando quello che era successo, che faceva a pugni con la mia razionalità. Così scesi a terra, andai al lavandino e con la mano bevvi un sorso d’acqua per riprendermi dallo spavento. Mi guardai intorno e vidi la schermatura di ferro dello scaldabagno scaraventata in corridoio, qualche metro più in là. Poi corsi allo specchio a guardarmi il viso, temevo il peggio, pur non sentendo ne’ dolore ne’ bruciore. Vidi che avevo bruciato ciglia e parte delle sopracciglia, un po’ i capelli, ma fortunatamente nessuna ustione sulla pelle. Altri danni non ce n’erano stati, a parte la grande paura. Ma ero perplessa, come giustificare l’esperienza fatta. Dopo poco arrivò il ragazzo che sarebbe diventato mio marito. Ascoltò il racconto e bonariamente ci rise sopra. Come dargli torto. D’altronde non sapevo spigarmelo pure io. Chiamai l’idraulico che rimise lo scaldabagno in funzione e a posto, anche lui spaventato e soprattutto perplesso sul fatto che nessuno avesse sentito l’esplosione che c’era stata, visto le conseguenze, ma essendo all’ultimo piano di una palazzina di otto piani poteva essere giustificato».

Questa esperienza ti ha cambiata?

«Passarono mesi, anzi anni, in cui mi sentivo effettivamente sola, non capivo quello che era successo; non ne potevo parlare con nessuno, a parte la famiglia e gli amici più’ stretti. Io stessa facevo fatica a far collimare la mia razionalità con quell’episodio così’ strano.Quando vedevo un funerale ripensavo a come l’avevo vissuto io dall’altra parte e, mi vergogno a dirlo, sorridevo perché’ non avevo più quel senso di paura della morte. Non avvertivo più lo sgomento della morte, ormai dentro il mio cuore avevo la certezza che tutto non finiva con il corpo.Un giorno passeggiando per le via del centro di Milano entrai in una libreria. C’era una pila di libri in offerta e me ne capitò in mano uno: ”Vita oltre la vita” di Raymond Moody. Lessi l’introduzione e….con una gioia incredibile scoprii che parlava di esperienze di premorte come la mia. Non ero la sola! Ad altri era successo qualcosa di “strano” come me. Corsi a casa e avidamente mi buttai nella lettura. Più leggevo e maggiore era la mia certezza che stavamo parlando della stessa cosa. Così’ capii che certi passaggi di questa esperienza era comune in molte persone in pericolo di vita o prossime a morire.Non importava sesso, età’, istruzione, credo religioso…tutti avevano vissuto visto parte o tutta la mia esperienza. Per tutti la vita era cambiata, i valori erano diversi e soprattutto qualcuno aveva portato con sé un “dono” spirituale. Capii anche che la mia esperienza era stata completa, praticamente avevo vissuto tutti i passaggi principali. Uscita dal corpo,incontro con essere  superiore, filmino tridimensionale sulla propria vita, tunnel di luce, il ritorno.Fu un sollievo enorme capire che non ero sola al mondo ad aver avuto una simile esperienza».

Quanto è durata questa esperienza?

«Non so dirlo. Secondo me è stata un’esperienza fuori dal tempo. Ho avuto un’esperienza lunga stando in piedi sulla sedia di fronte allo scaldabagno. Ero sola in casa e nessuno può dirmi quanto è durata. Mio papà era al lavoro e mia mamma al mare con mia sorella».

Non hai guardato che ore erano prima e dopo?

«All’ora di pranzo, ma non ho guardato l’ora. Ero talmente spaventata di quello che era successo che l’ultimo di miei pensieri era guardare l’ora»

È arrivata l’ambulanza?

«No, no. Non ho avuto danni gravi. Ho solo chiamato l’idraulico».

Eri religiosa a quel tempo?

«Non particolarmente. Andavo in chiesa la domenica, all’oratorio.Ma anche adesso. Ho tutto un mio modo di pensare».

Con chi ne hai parlato?

«Con i miei genitori e col mio ragazzo. Ma erano perplessi. Ho passato degli anni pensando che ero impazzita. Ho avuto un’illuminazione solo dopo che ho letto il libro».

Dopo quanto?

«Dopo quattro anni»

Ne hai mai parlato con un prete?

«No»

Ma poteva essere un incidente mortale? Se tu dicevi che volevi restare allora morivi?

«Non era il mio momento, ma può darsi di sì. Tu senti che la tua vera vita è la e la tua vera casa è là»

Come è cambiata la tua vita?

«Ho una grande moralità. Come se avessi fatto un catechismo forzato. So che sarò il giudice di me stessa e vedrò solo cose belle e che l’amore è la cosa più importante. Il bene che si fa. Ho visto solo scene in cui davo o ricevevo amore. Non sono riuscita a rimanere in politica. Mi sono tolta. Ero stata eletta».

Hai visto anche il male fatto?

«No. Non ho visto niente di spiacevole. Solo cose di amore»

Che faccia aveva questo essere?

«Non facevano paura, ma non vedevo il viso. Era tutto grigio, non vedevo nulla»

Questo essere senza volto parlava in italiano?

«Eh sì. Una voce maschile»

Profonda?

«No, una voce normale, ma ne avvertivo l’autorità. Ne avevo soggezione. È stato un accompagnatore solo all’inizio dell’esperienza. Non diceva nulla»

Come comunicavate?

«Mentalmente»

Hai visto Dio?

«No, ho visto questa figura che ritenevo autorevole, ma non mi dava giudizi».

Qual è l’ultima cosa che ricordi?

«Un gran calore sul viso e un gran bagliore il rumore dell’esplosione. Ero in piedi su una sedia e alla fine ero ancora là in piedi sulla sedia»

Come hai fatto a non cadere dalla sedia dopo l’esplosione?

«Non lo so»

Vedevi tutto della tua vita?

«Solo alcuni episodi come dei flash»

Perché hai deciso di tornare?

«Per non condannare i miei genitori ad una sofferenza atroce.

Hai delle capacità particolari adesso?

«Ora ho dei doni. Dipingo molto meglio di prima. Vittorio Sgarbi è venuto a casa mia e si è stupito. Ma non gli ho detto dell’esperienza. Poi ho le mani con un calore speciale.Per me c’è stata un’ulteriore conferma perché guardando una trasmissione televisiva ho indovinato cosa c’era nascosto in una scatola, ma ora non ho più queste capacità»

Ora sei religiosa? Vai a Messa tutte le domeniche?

«Non tutte le domeniche, ma spesso»

Come mai?

«Non ritengo questa cosa importante tanto quanto il comportarsi bene. È il Vangelo vissuto che è importante»

Credi che esistano il Paradiso e l’Inferno?

«Sì»

Purgatorio?

«Sulla Terra»

Perché è successo a te?

«Non lo so»

Li hai visti?

«No, ho visto solo nebbia luminosa»

Intervista di Giorgio Nadali

 

 


Paradiso e ritorno per la dottoressa Mary

 

Per la dottoressa Mary Neal – chirurgo ortopedico americana – un viaggio in Cile per praticare lo sport del kayak si è trasformato in un viaggio di andata e ritorno nel Paradiso. Il kayak è una canoa monoposto che viene spinta con una pagaia a doppia pala. Nel 1999 con il marito Bill progettò un’avventura che condusse Mary in un viaggio verso l’aldilà. “A me e mio marito piace molto il kayak – spiega – Ci piace viaggiare. Parliamo spagnolo. Abbiamo viaggiato a livello internazionale varie volte. Così, per il compleanno di mio marito ho detto, ‘Ok, questo è l’anno giusto.’ Siamo andati in Cile per una vacanza di kayak. ”

Dopo una settimana di kayak, Bill saltò la giornata finale per via di un mal di schiena. Mary e il resto del suo gruppo proseguì per un tratto insidioso del fiume. “Questa è una sezione del fiume che è molto nota per le sue cascate. Si tratta di salti da 3 a 4 metri, 6 metri al massimo, che forse per un canoista esperto non rappresentano un problema. Andai sopra il salto principale e potei vedere l’enorme turbolenza e volume dell’acqua. Appena il mio kayak colpì la parte inferiore della cascata, l’estremità anteriore della mia barca andò fuori controllo. Io e la mia barca fummo immediatamente e completamente sommersi. Il volume e la forza dell’acqua erano tale che fui spinta contro la parte anteriore della barca e non riuscivo a muovere le braccia abbastanza per raggiungere il mio salvagente e spingermi fuori”.

Mary era bloccata. L’unica cosa che poteva fare era pregare. “Ho molto sinceramente chiesto a che Dio che fosse fatta la sua volontà, e dicevo sul serio. Non ho detto ‘Oh, per favore vieni a salvarmi.’ Davvero, sul serio. Ho chiesto che fosse fatta la volontà di Dio e nel momento in cui l’ho chiesto ho sentito il suo conforto e rassicurazione che tutto andava bene; che mio marito sarebbe stato bene, i miei quattro figli piccoli sarebbero cresciuti bene indipendentemente dal fatto che avessi vissuto o no. E credo che Cristo mi tratteneva mentre ero ancora sulla barca e quello che mi rassicurava”.

Dopo alcuni minuti di ricerca, i capigruppo capirono che Mary era intrappolata sotto le cascate. Corsero verso le rocce e cercavano di disincagliare la barca, ma la forza e il volume dell’acqua era troppo forte. “Semplicemente non potevano arrivare a me. A un certo punto si è trattato davvero un recupero del corpo, non tanto di un salvataggio”.

“Il mio corpo si stava veniva lentamente risucchiato. Sentivo le mie ginocchia piegate su se stesse. Sono un chirurgo ortopedico. Analiticamente pensavo, ‘Be’, sento che la mia tibia probabilmente si sia rotta. ‘Ma io non urlavo. Non ho avuto dolore. Non ho avuto paura. Non ho avuto il senso di fame d’aria. So che sono stato sott’acqua troppo a lungo di essere viva, ma mi sentivo più viva che mai. Questo è più reale di qualsiasi cosa io abbia mai visto. Poi sentii il mio corpo liberarsi dalla barca e il mio spirito liberarsi dal mio corpo e alzarsi sopra il fiume “.

Mary guardò giù sul fiume, come aveva lasciato il suo corpo. Poi fu accolta da un gruppo di esseri celesti. “Erano assolutamente felici di vedermi e salutarmi. Sapevo che mi avevano conosciuto e amato me finché io esistevo e sapevo che io li avevo conosciuto e amato. Sapevo che erano stati mandati da Dio. ”

“Mi hanno condotta attraverso questo percorso di eccezionale bellezza che era brillante e che mi stava portando verso questa grande struttura a cupola che non solo esplodeva per la bellezza e il colore, ma anche per l’amore assoluto di Dio. Era oltre tutto ciò che potrei mai descrivere o mai veramente spiegare e non vedevo l’ora di arrivarvi. Ero assolutamente sopraffatta con questa sensazione di essere a casa, di essere dove appartenevo. Ma altrettanto rapidamente, c’era questo senso di delusione che scese su tutti. Gli spiriti che mi avevano accompagnata mi dissero che non era il mio tempo e che avevo ancora da fare sulla terra e che dovevo tornare al mio corpo. ”

Dopo quello che a lei sembrarono ore trascorse con gli spiriti celesti, la dottoressa Neal tornò al fiume e guardò i suoi amici mentre recuperato il suo corpo. “Vedevo il mio corpo mentre veniva tirato a riva e potei vedere i ragazzi che iniziavano la rianimazione cardiopolmonare. Mi sentivo come se il mio corpo stesse guardando dritto verso di me e mi pregava di tornare e prendere un respiro. Mi sdraiai e mi sentii riunita al mio corpo”.

La dottoressa Neal fu incosciente per più di quindici minuti, forse 25 minuti – certamente più di quanto la scienza medica sia in grado di spiegare la sua sopravvivenza. Poi volò di nuovo negli Stati Uniti dove lentamente recuperò le sue ferite. Nel suo libro – “In Paradiso e ritorno” – racconta di come la realtà dell’amore di Dio l’abbia cambiata per l’eternità.

“Tutte le promesse di Dio sono vere. Dio ama ognuno di noi e davvero è lì e sta lavorando in ciascuna delle nostre vite. Che l’amore è tutto. Se veramente potessimo accettarlo, cambierebbe tutto. Cambia il modo di vedere in ogni momento di ogni giorno. Il fatto che ci sia davvero la vita dopo la morte cambia profondamente il modo di approccio in ogni momento”.

 Giorgio Nadali


Risorgeremo. Ma come?

 Di Giorgio Nadali       www.giorgionadali.it 

 “Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. (Giovanni 6,40)

 “E questa è la promessa che egli ci ha fatta: la vita eterna”. (1Giovanni 2:25)

 “E’ seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale”. (1Corinzi 15:44)

 Nella risurrezione dei corpi noi avremo un corpo trasfigurato e spirituale (un solido fatto di respiro d’anima – pneuma = soffio di spirito – capace di ubiquità senza ostacoli) consimile al corpo che nel cielo hanno Cristo e la Madonna.

Quindi dopo la risurrezione le nostre anime (ectoplasmi incorporei), che ora non hanno corpo, ne avranno uno che ricorderà solo nella forma (nei lineamenti) il corpo terrestre.

Il corpo spirituale (integro in tutte le sue forme (cioè “formale” e non materiale) è un corpo molto diverso dal nostro fisico, perché è capace di sentire – partecipare – avere volume, ma non carne animale in quanto privo di qualsiasi possibilità di peccare o turbarsi in senso negativo.

Il corpo di Gesù, che ha dato anche la possibilità, dopo risorto, di essere toccato nel costato da San Tommaso, ed ha dimostrato di nutrirsi insieme agli altri apostoli, è di natura gloriosa (materia spiritualizzata e trasfigurata dallo Spirito Santo).

Il corpo di Gesù è Glorioso, tangibile ma spiritualmente Perfetto, assolutamente esente dai difetti della materia.

La volontà e l’essenza, purissima – perfetta e luminosissima, ne hanno fatto, nel mistero incommensurabile delle possibilità divine, preziosissima qualità d’amore e di bene.

Così è anche il corpo della Regina del Cielo, perché è così che Ella si è fatta sentire nell’abbraccio ricevuto dai veggenti in una delle sue tante apparizioni.

          IL CODICE DI DIRITTO CANONICO DAL 1983 PERMETTE E CONSENTE LA CREMAZIONE

L’ABBRUCIAMENTO DEL CADAVERE NON PUO’ NUOCERE ALL’ANIMA, PERCHE’ IL MODO DI RITORNARE ALLA POLVERE E’ SOLO QUESTIONE DI DIFFERENZA DI TEMPO

PUR NON PROIBENDO LA CREMAZIONE, LA CHIESA RACCOMANDA IL SEPPELLIMENTO E LA TUMULAZIONE, PERCHE’ LA LENTA TRASFORMAZIONE NATURALE AIUTA A SENTIRSI MAGGIORMENTE E FIGURATIVAMENTE ANCORA COLLEGATI AL CORPO DELLA PERSONA CHE NON C’E’ PIU’

LE SOLE CENERI IMPRIMONO, INVECE, UNO STACCO NETTO.

In contrasto con la negazione della resurrezione da parte dei Sadducei, che accettavano soltanto i primi cinque libri dell’AT (il Pentateuco ), Gesù insegna che la resurrezione finale avrà luogo grazie al potere di Dio, che è un Dio dei viventi, il «Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe» ( Mt 22,32; cfr. Es 3,6). Nel far questo, Gesù ricollega le radici del credo nella resurrezione (cioè la fede nell’onnipotenza e nella sovranità di Dio su tutto l’ordine creato) indietro fino al libro dell’Esodo, accettato dagli stessi Sadducei che negavano la resurrezione. Tuttavia, diversamente dall’insegnamento dei Farisei, Gesù afferma che chi risorge non ritorna ad uno stato di terreno o corruttibile, bensì possederà uno stato trasfigurato, glorificato, perché «alla resurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo» ( Mt 22,30).

In secondo luogo – e questo è l’elemento più specifico della dottrina del NT – la resurrezione avrà luogo non solo grazie al potere vivificante di Dio in genere, ma in virtù della resurrezione di Gesù Cristo dalla morte, con la forza dello Spirito Santo. La resurrezione di Gesù fornisce pertanto la promessa, la garanzia, l’esempio e la primizia della resurrezione universale, che può essere considerata come una «estensione della resurrezione di Gesù a tutto il genere umano». In modo più specifico, secondo s. Giovanni, Gesù in persona è «la resurrezione e la vita» ( Gv 11,25), ed egli spiega: «Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso.  Verrà l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una resurrezione di vita e quanti fecero il male per una resurrezione di condanna» ( Gv 5,26.28-29).  

Tutti risorgeremo. Alla nostra libertà la decisione se per il Paradiso o per l’Inferno. In entrambe le condizioni il nostro corpo ultraterreno parteciperà alla beatitudine del Paradiso o alle pene dell’Inferno.

S. Paolo insiste ripetutamente sulla dottrina della resurrezione finale (cfr. At , 24,14; 1Ts 4,14-17; Ef 3,1-4; 1Cor , c. 15; ecc.). Cristo è «primogenito fra molti fratelli» ( Rm 8,29; cfr. Col 1,18). Nel c. 15 della Prima Corinzi egli sviluppa l’idea che la resurrezione finale dipende interamente da quella di Gesù Cristo e colloca questo convincimento al centro della fede cristiana, dicendo che «se non esiste resurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti» (vv. 13-14 e 20). E ancora: «come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste» (v. 49). Per Paolo la resurrezione è come anticipata nella vita presente, per coloro che partecipano alla morte e resurrezione di Gesù Cristo mediante il sacramento del Battesimo (cfr. Rm 6,3-11; Ef 2,6).

Come risorgeremo? La Teologia

Appartiene al dogma della risurrezione che essa avvenga coi corpi che abbiamo ora (“cum suis propiis resurgent corporibus quae nunc gestant” – IV Concilio del Laterano – e “in hac carne, qua nunc vivimus” – Fidei Damasi). Il corpo sarà non solo specificamente lo stesso (il corpo che ho ora). Con questa affermazione, si evita ogni modo di pensare che suggerisca una metempsicosi o una tramigrazione delle anime da un corpo all’altro…

Tre ipotesi teologiche sul come riavremo il nostro corpo il giorno della risurrezione

    Gesù Cristo promette che questo avverrà alla fine dei tempi. In Giovanni 6:54 dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Le ipotesi sulla nostra risurrezione sono:

Identità materiale – perché il corpo sia numericamente lo stesso, si richiederebbe che fosse composto nella stessa materia. Intesa in tutto il suo di rigore, la teoria difficilmente accettabile. D’altra parte, il principio secondo il quale un’identità materiale necessaria perché il corpo possa essere considerato lo stesso, è scientificamente assai discutibile. Dato il metabolismo costante del corpo umano, il mio corpo attuale ha rinnovato totalmente la sua materia da com’era sette anni or sono; e tuttavia, penso con ragione che sia rimasto realmente lo stesso corpo.

Identità formale – una teoria che si colloca all’estremo opposto sarebbe quella proposta, già nel Medio Evo da Durando di San Porciano (+ 1334). Durando suppone che, quale sia la materia di cui è composto un corpo, è il mio corpo per il fatto medesimo che esso s’unisce la mia anima… Bisogna riconoscere che, esposta in questo modo e senza altri particolari, questa teoria lascia l’impressione di una certa somiglianza con la teoria della trasmigrazione delle anime… Joseph Ratzinger [1][attuale papa Benedetto XVI, n.d.A.] pensa che non sia necessaria la stessa materia perché il corpo possa essere considerato lo stesso, e ha fatto notare che tutta la tradizione ecclesiastica (dottrinale e liturgica) impone come limite che il corpo risuscitato deve includere le reliquie dell’antico corpo terreno, se si esistono ancora come tali quando avviene la risurrezione. Tali “reliquie” saranno nuovamente animate dall’anima santa al corpo della quale appartennero. D’altra parte, insistendo sul fatto che la nostra risurrezione gloriosa non può essere spiegata senza un parallelismo con la risurrezione di Gesù, pare necessario affermare, come secondo limite, una certa continuità di somiglianza morfologica col corpo mortale. 

Alcuni autori medievali, come Durando di s. Porziano (1270 ca.-1334), hanno suggerito che l'”identità formale“, riguardante essenzialmente l’identità dell’anima umana, «unica forma del corpo», sarebbe sufficiente ad assicurare l’integrità del medesimo corpo umano nella resurrezione (cfr. In IV Sent. , d. 44, q. 1). L’ipotesi è stata ripresa in tempi recenti da neo-tomisti quali Hettinger, Scheel, Billot, Michel, Feuling. Tale posizione in realtà non è lontana da quella di Origene, basata sulla comprensione paolina della resurrezione come lo sviluppo di un seme (cfr. 1Cor 15,35), o come la presenza di un’immagine spirituale (gr. eîdos ) che non cambia durante tutte le trasformazioni cui soggiace la vita umana e che persisterà dopo la glorificazione. Tale visione, tuttavia, riteniamo non tributi un sufficiente realismo alla resurrezione di Gesù, avvenuta «il terzo giorno». Essa non tiene sufficientemente conto delle implicazioni escatologiche della perenne prassi liturgica di venerare le reliquie dei santi (cfr. DH 1822; Ratzinger, 1957), ed il significato del dogma dell’assunzione in cielo di Maria, madre di Gesù (cfr. Ratzinger 1979, pp. 120-122). Già in epoca patristica, inoltre, alla comprensione di Origene della resurrezione in termini alquanto “spiritualisti” si opposero le posizioni di altri autori, come Metodio di Olimpo (m. 310 ca.) e Gregorio di Nissa (335-395) (cfr. Crouzel, 1972; Chadwick, 1948; Daniélou, 1953).

Identità sostanziale – Alois Winklhofer ha proposto, recentemente una nuova ipotesi… di fronte a un cadavere che comincia a corrompersi, Dio sottrae e conserva separatamente questa sostanza non fenomenologica del corpo. Il cadavere, a dispetto della sua continuità fenomenologica col mio corpo, non sarebbe più, in questo caso, il mio corpo. Al contrario, partendo dalla sostanza non fenomenologica del mio corpo, Dio ricostruirebbe il mio corpo risuscitato; e appunto la permanenza di questa sostanza (l’identità sostanziale) farebbe sì che sia il mio corpo e non un altro.

L’identità del corpo risorto. Nonostante il carattere eterno e glorioso del corpo risorto, la fede cristiana predica la sua identità con il corpo terreno. La Chiesa la ha insegnata con insistenza riferendosi non solo alla resurrezione dalla morte generalmente intesa, ma alla resurrezione «di questo corpo», «di questa carne» (cfr. O’Callaghan, 1989a). Il termine «resurrezione» indica proprio tutto ciò, in quanto denota una realtà previa e decaduta che assume una vita nuova e definitiva. Si comprende allora perché le affermazioni dei Padri della Chiesa circa la resurrezione finale avevano una veste così fortemente realistica: «la verità della resurrezione non può essere compresa senza la carne e le ossa, senza il sangue e le membra», diceva s. Girolamo ( Contra Iohannem Hierosolymitanum , 31).

L’identità del corpo risorto con il corpo terrestre, tuttavia, non vuol dire una stretta “identità materiale” fra gli elementi fisici della condizione terrena e quelli oggetto dello stato risorto, come già suggerirono i primi autori cristiani, come Teofilo di Antiochia, Taziano, Atenagora o Ilario di Poitiers. Servendosi dell’immagine del vaso di creta ricostruito ancora una volta, presente nel profeta Geremia (cfr. Ger 18,1-10), Origene aveva spiegato che la materia di cui saranno composti i nostri corpi risuscitati non è necessariamente identica a quella del corpo terreno e che, in ogni caso, la logica di tale trasformazione appartiene al potere creatore di Dio (cfr. Homiliae in Jeremiam , 18, 4). Fra l’altro, non va dimenticato che il semplice metabolismo umano rinnova continuamente, in un ciclo di pochi anni, gli elementi fisici e chimici che compongono la materialità del nostro corpo.

Per approfondire:

Cesare Marcheselli Casale

Risorgeremo, ma come? Risurrezione dei corpi, degli spiriti o dell’uomo?

EDB, Bologna, 1988

Candido Pozo

Teologia dell’Aldilà

Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 1990

Giorgio Nadali

I monaci sugli alberi

E centinaia di altre cose curiose su Dio, la Bibbia, il Vaticano

Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2010

Giorgio Nadali

 www.giorgionadali.it

 


[1] Joseph Ratzinger – Auferstehungsleib, LexTheolKirch, 1, 1053