Bibbia e Curiosità – Parte prima

 

di Giorgio Nadali  www.giorgionadali.it

 Sal 119,105 La tua parola è una lampada al mio piede

e una luce sul mio sentiero.

I record della Bibbia

La Bibbia è l’unico libro ad essere presente fuori dal pianeta Terra. Una piccola Bibbia in inglese è stata posta  il 7 agosto 1971 dall’astronauta David Scott, comandante dell’Apollo 15,  accanto alla bandiera americana

La Bibbia è il libro più venduto al mondo in assoluto. Nel Mondo vengono vendute mediamente 47 copie della Bibbia al minuto, durante le 24 ore.

E’ anche il primo libro mai stampato al mondo (a Mainz, Germania, 200 esemplari nel 1454 stampati da Johannes  Gutenberg).

Secondo dati del 2004 forniti dall’Alleanza Biblica Universale, la Bibbia è stata tradotta per intero o parzialmente in 2.355 lingue. Le lingue principali del mondo sono 3.000, ma se ne contano fino a 6.700. Sempre nel 2004 l’Alleanza Biblica Universale ha coordinando la traduzione in circa 600 nuove lingue.

 

Misure bibliche 

Cubito dell’Antico Testamento: 445 mm.

Palmo dell’Antico Testamento: 76 mm.

Efa: 35 litri Eso 16:36 L’omer è la decima parte dell’efa.

Eso 29:40 Con il primo agnello offrirai la decima parte di un efa di fior di farina [3,5 litri]  impastata con la quarta parte di un hin di olio vergine [1,45 litri] e una libazione di un quarto di hin di vino [1,45 litri].

Hin: 5,83 litri

Bat: 35 litri  Ez 45:11 L’efa e il bat avranno la stessa capacità; il bat conterrà la decima parte di un comer e l’efa la decima parte di un comer; la loro capacità sarà regolata dal comer.

Miglio: 1422 metri. Mt 5:41 Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due. [2,84 chilometri]

Spicciolo: 31 centesimi di euro. Lc 21:2 Vide anche una vedova poveretta che vi metteva due spiccioli [62 centesimi di euro]

Soldo: 2,5 euro. Lc 12:6 Cinque passeri non si vendono per due soldi? [5 euro] Eppure non uno di essi è dimenticato davanti a Dio.

Misura: 11,67 litri. Mt 13:33 Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna prende e nasconde in tre misure di farina [35,01 litri], finché la pasta sia tutta lievitata».

Talento: 240.000 euro. Mt 25:25 ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; eccoti il tuo”. Matteo parla di talenti. Una moneta che valeva 60 volte di più della mina citata da Luca.

Mina: 4000 euro. Lc 19:20 Poi ne venne un altro che disse: “Signore, ecco la tua mina che ho tenuta nascosta in un fazzoletto.

Dramma: 80 euro. Lc 15:8 «Oppure, qual è la donna che se ha dieci dramme [800 euro] e ne perde una [80 euro], non accende un lume e non spazza la casa e non cerca con cura finché non la ritrova?

Denaro: 40 euro. Mc 14:5 Si poteva vendere quest’olio per più di trecento denari [12.000 euro], e darli ai poveri». Ed erano irritati contro di lei. Lc 10:35 Il giorno dopo, presi due denari [80 euro], li diede all’oste e gli disse: “Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno”.Lc 7:41 «Un creditore aveva due debitori; l’uno gli doveva cinquecento denari [20.000 euro] e l’altro cinquanta [2000 euro]. Gv 6:7 Filippo gli rispose: «Duecento denari [8000 euro] di pani non bastano perché ciascuno ne riceva un pezzetto».

Siclo d’argento: 160 euro. Mt 26:15 e disse loro: «Che cosa siete disposti a darmi, se io ve lo consegno?» Ed essi gli fissarono trenta sicli d’argento [4800 euro].

Gesù fu tradito da Giuda Iscariota per trenta sicli d’argento (Mt 27,9). Non denari. I “denari” sono citati 7 volte nei Vangeli, ma mai per il tradimento di Giuda. La stessa somma che era dovuta per il risarcimento danni di uno schiavo incornato da un bue (Es 21,32): “Se il bue attacca uno schiavo o una schiava, il padrone del bue pagherà al padrone dello schiavo trenta sicli d’argento e il bue sarà lapidato”.

Un siclo d’argento equivale a 160 euro attuali. Gesù fu quindi tradito per 4800 euro attuali.

Cammino di Sabato: 889 metri

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Genesi 6:15 Ecco come devi farla: l’arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. 

Traduzione:

Genesi 6:15 Ecco come devi farla: l’arca avrà 132,6 metri di lunghezza, 22,1 metri di larghezza e 13,26 metri di altezza.

Zaccaria 5:2 L’angelo mi domandò: «Che cosa vedi?». E io: «Vedo un rotolo che vola: è lungo venti cubiti e largo dieci».

Traduzione:

Zaccaria 5:2 L’angelo mi domandò: «Che cosa vedi?». E io: «Vedo un rotolo che vola: è lungo 8,82 metri e largo 4,42 metri».

1Samuele 17:4 Dall’accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di Gat; era alto sei cubiti e un palmo.

Traduzione:

1Samuele 17:4 Dall’accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di Gat; era alto  2,72 metri.

 Sostanze bibliche

 Mirra Nella Bibbia è uno dei principali componenti dell’olio santo per le unzioni (Esodo, XXX,23), ma anche un profumo, citato sette volte nel Cantico dei Cantici. La mirra è una gommaresina romatica, estratta da un albero o arbusto del genere Commiphora, della famiglia delle Burseraceae. Attualmente la mirra è utilizzata come componente di prodotti farmaceutici (proprietà disinfettanti) e soprattutto nella profumeria ma in certi paesi come la Francia ed il Belgio. E’ citata 16 volte di cui 3 nei Vangeli.

Matteo 2:11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

Marco 15:23 e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

Giovanni 19:39 Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.

IncensoI cristiani ortodossi in Grecia lo comprano come le caramelle. Nel negozio scelgono il tipo desiderato e con una paletta lo mettono in un sacchetto e lo acquistano a peso. Sono grossi cristalli multicolore. Anche la chiesa russo ortodossa lo vende ai fedeli in scatolette colorate. I fedeli lo accendono personalmente in chiesa o in casa davanti alle icone.. A Gesù bambino fu donato dai Magi perché l’incenso è simbolo di santità. Non a caso la pianta da quale proviene l’incenso si chiama Boswellia Sacra ed è usato in diverse religioni. E’ citato 124 volte nella Bibbia, di cui 4 nei Vangeli e 1 nell’Apocalisse.

Matteo 2:11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

Luca 1:9 secondo l’usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l’offerta dell’incenso.

Luca 1:10 Tutta l’assemblea del popolo pregava fuori nell’ora dell’incenso.

Luca 1:11 Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso.

Apocalisse 18:13 cinnamòmo, amòmo, profumi, unguento, incenso, vino, olio, fior di farina, frumento, bestiame, greggi, cavalli, cocchi, schiavi e vite umane.

Aloe La parola aloe viene dal greco alòs “sale”, a causa del suo succo amaro che ricorda il sapore dell’acqua del mare. L’Aloe barbadensis è certamente la più nota tra le quasi 400 specie. Appartiene alla famiglia delle Liliacee, oggi meglio definite Alocacee. Pianta dell’imnortalità, nell’antico Egitto era posta all’entrata delle piramidi e indicava ai Faraoni la strada verso la terra dei morti: utilizzata anche nella imbalsamazione. E’ citata 2 volte nella Bibbia, di cui 1 nel Vangelo di Giovanni in occasione della sepoltura di Gesù.  

Cantico 4:14 nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo con ogni specie d’alberi da incenso; mirra e aloe con tutti i migliori aromi.

Giovanni 19:39 Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.

NardoIl rizoma del Nardo, che si trova sottoterra può essere schiacciato e distillato in un olio essenziale ambrato intensamente aromatico, molto denso detto olio di nardo, usato come profumo e come fumogeno profumante in una delle 11 erbe per l’incenso nel Tempio di Gerusalemme. Nella Bibbia è citato 5 volte di cui 2 nei Vangeli. Nel brano del nardo Gesù dimostra di apprezzare anche un’offerta di qualcosa di prezioso e costoso. 

Marco 14:3 Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l’unguento sul suo capo.

Giovanni 12:3 Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento.

 

IssopoGli Ebrei la consideravano un’erba santa (della famiglia delle lamiaceae) ; nei testi liturgici, ricchi d’allegorie, questo fiore viene menzionato in più punti.  E’ citato 10 volte nella Bibbia, tutte nell’Antico Testamento, tra cui: Salmi 50:9 Purificami con issopo e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve. Nell’Antico Testamento (Es 12,22), fu usata come pennello per segnare col sangue d’agnello le porte delle famiglie israelitiche che l’angelo distruttore doveva risparmiare. Tradizionalmente la pianta d’issopo era usata in rametti riuniti come aspersorio. Nel Nuovo Testamento, (Giovanni 19,29) si dice che una spugna impregnata di aceto fu fissata su una canna di issopo e offerta da bere a Gesù in croce, come atto di pietà. L’olio essenziale di issopo contiene un chetone, il pino-canfone che a dosi elevate può causare convulsioni e non va assunto in quantità maggiore che la dose massima suggerita.

 

Manna La manna viene citata nella Torah in riferimento al cibo di cui si nutrì il popolo d’Israele durante il cammino dei 40 anni nel deserto dopo l’uscita e la liberazione dalla schiavitù in Egitto; la manna iniziò a scendere dal cielo quando il popolo d’Israele stava avvicinandosi al Monte Sinai per ricevere la Torah. Si racconta come questo pane degli angeli derivasse direttamente dal regno celeste e spirituale e fosse prodotto dagli angeli dell’ordine delle Chayyot, usando per questo significato la metafora del sudore delle Chayyot e di una produzione effettuata da Dio, sempre con gli angeli, avvenuta attraverso delle macine celesti. La manna non produceva feci in quanto cibo celeste e più vicino ai reami spirituali di quanto fosse al mondo materiale. La tradizione vuole che la manna tornerà con l’era messianica. Ogni Ebreo che assaggiava la manna poteva percepire e gustare un sapore diverso da quello degli altri Ebrei: si parla di gusti di altri cibi da loro desiderati ed assaporati mangiando la sola manna. Il miracolo della manna è messo in parallelo al miracolo di Gesù nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

                                      La preghiera del Padre Nostro nella lingua originale di Gesù

Abwun d’bashmayâ / Padre Nostro  

Aramaico della Peshitta siriaca

 

Abwun d’bashmayâ

               Padre nostro nei cieli,

Neth qadâsh shmâkh

               Sia santificato il tuo nome,

 

Tithe malkuthâkh

              Venga il tuo regno,

Nehwe tsevyânâkh

               Sia fatta la tua volontà,

Aykanâ d’bashmayâ

               Come in cielo,

Âf bar`â

               Anche in terra.

Hav lan lakhmâ d’sûnqânan yaumânâ

               Dacci oggi il nostro pane quotidiano.

u’Shvâq lan khaubayn

               Perdona i nostri debiti

Aykanâ d’âf khnan

   Come anche noi

Shvaqan l’khayâveyn

             perdoniamo I nostri debitori.

u’Lâ te`lan l’nisyûnâ

               E guidaci fuori dalla tentazione

 

Elâ patsân men bîshâ

               Ma liberaci dal male.

 

Ameyn

Amen

 
אַבָּא
יִתְקַדַּשׁ שְׁמָךְ
תֵּיתֵי מַלְכוּתָךְ
לַחֲמַנָא דִּי מִסְתְּיָא
הַב לַנָא יוֹמַא דְנָה
וּשְׁבֹק לַנָא חוֹבַינָא
כְּדִי שְׁבַקְנָא לְחַיָּבַינָא
וְלָא תַּעֲלִנָּא לְנִסְיוֹנָא

La traduzione fedele di come Gesù ha recitato il “Padre Nostro”

Abwun dvashmaya (Padre Nostro che sei nei cieli.)
abwun = nostro Padre
d-va-shmaya = del quale/che è – in – cielo

Nethqadash shmakh (Possa il tuo mome essere santo).
nethqadash = sarà santo
shmakh = il tuo nome

Tethe malkuthakh (Possa il tuo regno venire).
tethe = verrà
malkuthakh = il tuo regno

Nehweh tsevyanakh (Possa la tua volontà essere [fatta])
nehweh = sarà
tsevyanakh = “la tua volontà” o  “il tuo desiderio”

Aykana dvashmaya (Come è in cielo)
aykana = come, nello stesso modo
d-va-shmaya = di chi/nel cielo

Af bar`a (Anche [sia] sulla terra)
af = anche
b-ar`a = nella/sulla – la terra

Hav lan lakhma (Dacci il pane)
hav = dai
lan = a noi
lakhma = pane (infatti Beth Lekhem signifca ”casa del pane” = Betlemme)

Dsoonqanan yomana (Ogni giorno)
d-soonqanan = di cui (è) – costante
yomana = giornaliero o “ogni giorno”

Ushvuq lan khaubeyn (E perdona I nostri peccati)
u-shvuq = e permetti/perdona
lan = su di noi
khaybeyn = i nostri peccati/debiti/mancanze

Aykana d’af khnan(Anche  come noi)
aykana = come
d-af = nella stessa maniera – anche
khnan = noi

Shvaqan lkhaiveyn (Abbiamo perdonato i peccatori)
shvaqan = abbiamo perdonato
l-khaiveyn = sui – peccatori/debitori/i colpevoli, ecc.

U’la te`lan lnisyouna (E non guidarci nel pericolo).
u-la = e – non
te`lan = guidaci
l-nisyouna = sul – pericolo/tentazione

Ela patsan men bisha (Ma liberaci dal male)
ela = ma
patsan = liberaci
men = dal
bisha = male

Metul d’dheelakh hee malkootha (Perché il regno è tuo).
metul = perché
d-dheelakh = di cui – “tuo” (è una costruzione grammaticale che significa proprietà)
hee = é
malkootha = regno

Ukhaila utheshbookhtha (E la potenza e la gloria)
u-khaila = e – potere
u-theshbooktha = e – gloria

`Alam l`almeen (Per sempre; Per l’eternità)
`alam = per sempre
l-`almeen = sopra – le ere (“eternità”)

Ameyn (Amen) ameyn = “davvero” o “è verità!” finale tradizionale ad una preghiera o a un giuramento (es. “ameyn ameyn amarna lakh” = “Davvero, davvero, davvero, te lo dico!”). Stessa espressione di quando Gesù diceva “In verità vi dico”.

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Sacra Sindone. L’immagine della luce della Risurrezione

 Di Giorgio Nadali  www.giorgionadali.it

Dal 10 aprile al 23 maggio di quest’anno sarà possibile vedere con i nostri occhi la vittoria della vita sulla morte. L’immagine della risurrezione del corpo glorioso di Gesù Cristo impresso sulla Sindone. Un destino che attende anche noi – secondo la sua promessa in Gv 6,54: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». La Sacra Sindone attira anche in questa ostensione due milioni di visitatori proprio perché l’immagine è un segno visibile del potere di Dio sulla vita e sulla morte che ci rimanda al nostro destino finale e al cuore stesso della fede cristiana. Già San Girolamo (IV sec.) diceva: «Il sepolcro vuoto è la culla del Cristianesimo». In un passo dello Pseudo Cipriano – uno dei Padri della Chiesa e vescovo di Cartagine (III sec.) Gesù dice: «Voi mi vedrete così come si può vedere uno nell’acqua o in uno specchio».

Le probabilità della Sindone

C’è una perfetta coincidenza tra le narrazioni dei quattro Vangeli sulla Passione di Cristo e quanto si osserva sulla Sindone, anche riguardo ai particolari “personalizzati” del supplizio.
 

  • La flagellazione come pena a sé stante, troppo abbondante per essere il preludio della crocifissione (120 colpi invece degli ordinari 21).
  • La coronazione di spine, fatto del tutto insolito. La Sindone mostra ferite anche sulla calotta cranica. Era quindi un casco di spine, non una coroncina.
  • Il trasporto del patibulum. Sul dorso è presente il segno del trave orizzontale della croce. Peso del patibulum: circa 45 chili con sezione di 10 cm. di legno d’ulivo e larghezza di 180 cm. Portare l’intera croce (forse 120 chili) era impossibile e anche scomoda per innalzare il condannato.
  • La sospensione ad una croce con i chiodi invece delle più comuni corde.
  • L’assenza di crurifragio, la rottura delle tibie come colpo di grazia che davano i romani. Gesù era già morto (Gv 19,33) e gli fu risparmiato, realizzando così la Scrittura (Gv 19,36) di Numeri 9,12 e Esodo 12,46.
  • La ferita al costato inferta dopo la morte, con fuoruscita di sangue e siero.
  • Il mancato lavaggio del cadavere (per la morte violenta e una sepoltura affrettata).
  • L’avvolgimento del corpo in un lenzuolo pregiato e la deposizione in una tomba propria invece della fine in una fossa comune.
  • Il breve tempo di permanenza nel lenzuolo.

 

 

Valutando con un calcolo di probabilità 100 affermazioni che sono state fatte pro o contro l’autenticità della Sindone, l’ingegnere Giulio Fanti, docente all’Università di Padova, ed Emanuela Marinelli hanno ottenuto questo risultato: è più probabile il fatto che esca lo stesso numero al gioco della roulette per 52 volte consecutive, piuttosto che la Sindone non sia il lenzuolo funebre di Gesù di Nazareth!

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Se si getta in aria una moneta, si ha una probabilità su due (1/2) che si ottenga il lato della moneta prescelto; se si getta in aria un dado, la probabilità che si ottenga la del dado col numero prestabilito, sarà di una su sei (1/6).

Gettando in aria simultaneamente moneta e dado, poichè i due eventi sono tra di loro indipendenti, la probabilità che si ottenga contemporaneamente il lato della moneta e la faccia del dado prestabiliti, sarà di una su dodici (1/2 x 1/6= 1/12).

Ora prendiamo in esame le sette caratteristiche più significative comuni a Gesù di Nazareth (secondo il racconto evangelico) e all’Uomo della Sindone e vediamo quante sono le probabilità che tali caratteristiche si trovino riunite contemporaneamente su uno stesso uomo che abbia subìto il supplizio della crocifissione.

1 –  Sia Gesù sia l’Uomo della Sindone sono stati avvolti in un lenzuolo funebre dopo la morte per crocifissione.

E’ noto che non molti crocifissi possono avere avuto una regolare sepoltura (era il supplizio più ignominioso riservato a schiavi, briganti, assassini e continuava dopo morte nel disprezzo al cadavere): una probabilità su cento (1/100).

2 –  Tanto Gesù quanto all’Uomo della Sindonico è stato posto sul capo un casco di spine. Nessun documento storico ricorda una tale usanza. Limitiamo questa lontanissima probabilità a una su cinquemila (1/5000).

3 –  Il patibulum ha pesantemente gravato sulle spalle dell’Uomo della Sindone come su quelle di Gesù. Un peso di 45 chili.

Solo a volte il condannato doveva portare il palo orizzontale della croce fino al luogo di esecuzione: una probabilità su due (1/2).

4 –  Stessa probabilità (1/2) per come risultano fissate le mani e i piedi della croce. Nei polsi (“spazio di Destot”), per rendere statica la crocifissione. Non nei palmi della mani, come nell’iconografia classica. L’immagine non mostra i pollici perchè bucando in quel punto il nervo mediano provoca la ritrazione dei pollici. I condannati potevano essere fissati con inchiodamento o mediante una più semplice e rapida legatura con funi.

5 –  Il Lenzuolo sindonico rivela una ferita al costato destro dell’Uomo che ha avvolto.  Il Vangelo di Giovanni narra che a Gesù: “Non spezzarono le gambe, ma un soldato gli aperse il costato con la sua lancia, e subito uscì sangue ed acqua”. Forse una probabilità su dieci (1/10).

6 –  L’Uomo della Sindone è stato avvolto nel lenzuolo appena deposto dalla croce, senza che venisse effettuata alcuna operazione di lavaggio e unzione del cadavere; lo stesso è accaduto a Gesù, in quanto stava per arrivare la Pasqua ebraica durante la quale nessun lavoro manuale poteva essere eseguito: una probabilità su venti (1/20).

7 –  La Sindone reca l’impronta del cadavere di un uomo, ma non tracce di putrefazione.

Dunque essa ha avvolto un corpo umano per un periodo breve, e tuttavia sufficiente perchè vi imprimesse un’orma.

Il cadavere di Gesù riposò nel sepolcro per poco più di trenta ore, dalla sera del venerdì all’alba della domenica.

E’ una straordinaria concordanza che autorizza a considerarla una probabilità su cinquecento (1/500).

Da questa analisi il Prof. Bruno Barberis ha poi ricavato la probabilità complessiva che è data dal prodotto delle singole probabilità considerate;

eccola:

1/100 x 1/5000 x 1/2 x 1/2 x 1/10 x 1/20 x 1/500 x 1/200.000.000

In linea con gli studiosi suoi predecessori, ha potuto dedurre che su 200 miliardi di ipotetici crocifissi UNO SOLO può aver posseduto le stesse identiche caratteristiche comuni a Gesù e all’Uomo della Sindone, ed è il Vangelo che ci dice il suo nome: GESU’ CRISTO, che patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto e che il terzo giorno risuscitò da morte.

La luce della Risurrezione

‑­Uno studio molto importante è stato condotto nel 1996 da un chirurgo uroginecologo statunitense cattolico, August Accetta (51 anni) – fondatore dello Shroud Center of Southern California –  il quale ha realizzato un esperimento su se stesso iniettandosi una soluzione di difosfato di metilene contenente tecnezio-99m – un isotopo radioattivo usato in medicina nucleare – che decade rapidamente. Ogni atomo di tecnezio emette un unico raggio gamma che può essere registrato da una apposita apparecchiatura di rilevamento. L’obiettivo era quello di realizzare un’immagine provocata da una radiazione emessa da un corpo umano. Secondo il dott. Accetta, infatti, l’immagine sulla Sindone potrebbe essere stata causata dall’energia sprigionatasi all’interno del corpo di Cristo al momento della resurrezione. Le immagini ottenute sono molto simili a quelle che si osservano sulla Sindone e davvero questo esperimento arriva fin sulla soglia del mistero di quell’impronta che richiama il mistero centrale della fede.

Accetta riferisce che solo un evento miracoloso può spiegare pienamente la complessità dell’immagine. Il medico pensa che quando il corpo di Gesù è diventato di luce, il lenzuolo della Sindone che lo copriva ha iniziato a passare attraverso il corpo perdendo la sua gravità. Accetta teorizza che mentre il lenzuolo funerario cadeva, esso   assunse la corrispondente energia e le informazioni tridimensionali presenti sull’immagine, impossibili da riprodurre.  

A Roma nel 2008 dei ricercatori italiani hanno ‘ricreato’ la Sacra Sindone: irradiando tessuti di lino con un brevissimo e potentissimo lampo di luce prodotto da laser a eccimeri del Centro Enea di Frascati, sono riusciti a imprimere immagini con le stesse caratteristiche della figura della Sacra Sindone, in cui la colorazione riguarda solo le fibrille piu’ superficiali, senza passaggio di colore sul rovescio della tela. I risultati dei loro esperimenti sono pubblicati sulla rivista Applied Optics e secondo Giuseppe Baldacchini, coordinatore della ricerca, avvalorano l’ipotesi che da sempre la Chiesa sostiene, e cioe’ che l’immagine di Cristo sia stata originata da un potente lampo di luce attribuito alla resurrezione

Una fortissima luce dunque si sprigionò da quel corpo all’interno di una grotta-sepolcro buia. Osservando l’immagine si nota che il volto non è illuminato né da destra né da sinistra. E’ esso stesso fonte di luce. Non corrisponde ad alcun stile pittorico, anzi, è stato modello di immagini sacre sin dai primi secoli. Sull’immagine non c’è pigmento. Non è un dipinto, non è prodotto dal contatto con un bassorilievo riscaldato.  Se la si osserva da meno di tre metri di distanza l’immagine scompare. La stessa si vede meglio al negativo fotografico. Vi sono presenti pollini della Terra Santa e tracce di aragonite, visibili solo al microscopio. E’ polvere presente in Terra Santa. Tasferita sui ginocchi di Gesù in seguito alle tre cadute.  Si trovano sul telo tracce di aloe e di mirra oltre che di aragonite (una composizione di carbonato di calcio, ferro e stronzio), una terra presente a Gerusalemme e, in particolare, in una tomba studiata dal Levy-Setti, ricercatore di Chicago che, confrontando con l’aragonite della Sindone, ha concluso che le due terre sono esattamente uguali.

Impossibile il falso

Nel Medio Evo erano completamente ignorate le conoscenze storiche e archeologiche sulla flagellazione e la crocifissione del I secolo, di cui si era persa la memoria. L’eventuale falsario medievale non avrebbe potuto raffigurare Cristo con particolari in contrasto con l’iconografia medievale: corona di spine a casco, trasporto sulle spalle del solo patibulum (la trave orizzontale della croce), chiodi nei polsi e non nelle mani, corpo nudo, assenza del poggiapiedi. Inoltre avrebbe dovuto tener conto dei riti di sepoltura in uso presso gli ebrei all’epoca di Cristo.

Lo stesso falsario avrebbe dovuto immaginare l’invenzione del microscopio, avvenuta alla fine del XVI secolo, per aggiungere elementi invisibili ad occhio nudo: pollini, terriccio, siero, aromi per la sepoltura, aragonite.

Il falsario avrebbe dovuto conoscere la fotografia, inventata nel XIX secolo, e l’olografia realizzata negli anni ’40 del XX secolo. Per “disegnare” il rivolo di sangue a forma di 3 rovesciato sulla fronte avrebbe dovuto saper distinguere tra circolazione venosa e arteriosa, studiata per la prima volta nel 1593 da Andrea Cesalpino, nonché essere in grado di macchiare il lenzuolo in alcuni punti con sangue uscito durante la vita ed in altri con sangue post-mortale; rispettando inoltre, nella realizzazione delle colature ematiche, la legge della gravità, scoperta nel 1666.

Ma si sa – «per chi crede ogni miracolo è superfluo, per chi non crede nessun miracolo è sufficiente» (Franz Werfel). La Sacra Sindone rimane il segno visibile che la morte non ha l’ultima parola. Per questo parla direttamente al cuore di chi la venera. Non ci rimane che unirci a Pietro (Gv 6,68-69) nella sua esclamazione: «Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

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Benedetto XVI in Sinagoga

 

 

Di Giorgio Nadali

“In che modo accoglierà il Papa e cosa Lei si auspica dalla visita di Benedetto XVI alla Sinagoga maggiore di Roma?”  avevo chiesto al rabbino capo di Roma – Riccardo Di Segni – nel marzo 2009 nella mia intervista per Affari Italiani. “Sarà la prosecuzione di una strada di incontro”, rispose. E così è stato.Se il nostro è un percorso da fratelli dobbiamo interrogarci cosa dobbiamo fare ancora per migliorare questo percorso – ha ricordato il rabbino capo di Roma Riccardo di Segni durante l’incontro con Benedetto XVI nella sinagoga centrale di Roma. Di Segni ha osservato che in duemila anni gli ebrei romani hanno visto molti papi, ma solo con gli ultimi due vi è stato e vi è un rapporto davvero alla pari. Di Segni ha ricordato anche che gli ebrei romani dovevano esporre cartelloni e abbellire un tratto di strada (vicino all’arco di Tito, che ricordava la perdita della loro autonomia) dando il benvenuto al passaggio dei nuovi pontefici e che – prima del XVIII secolo – dovevano anche esporre il libro della Torah che il papa poteva anche dileggiare. Che grande differenza oggi. Il papa e il rabbino capo si incontrano in un rapporto alla pari, da fratelli. Un rapporto che cerca di costruire, invece di radicarsi su rancori e incomprensioni. Senza il Concilio Vaticano II non potrebbe esserci dialogo.

“Questo papa si comporta con grande rispetto e io ho fiducia in lui” – ha dichiarato il presidente israeliano Shimon Peres a Sky TG24.

La visita di Giovanni Paolo II il 13 aprile 1986 alla sinagoga di Roma è stato un primo passo di avvicinamento del Vaticano agli ebrei e attraverso questo allo Stato di Israele e il suo riconoscimento ufficiale, facendo crollare la diffidenza. Ma fu Papa Roncalli a dare il primo segnale “rivoluzionario” verso gli Ebrei prima ancora che il Concilio, già in marcia, varasse la Nostra Aetate. Scrive l’ex Rabbino capo di Roma, Elio Toaf, nella sua autobiografia: «Ricordo quando nel 1959 Giovanni XXIII fece fermare sul Lungotevere il corteo pontificio per benedire gli ebrei che, di sabato, uscivano dalla Sinagoga. Fu un gesto che gli valse l’entusiasmo di tutti i presenti che circondarono la sua vettura per applaudirlo e salutarlo. Era la prima volta che un Papa benediceva gli ebrei». Del resto fu proprio questo Papa a sopprimere I’espressione *Perfidi Giudei* nella liturgia del Venerdì Santo e a chiedere al cardinale Bea di preparare un testo sugli Ebrei da sottoporre al concilio». La visita di Benedetto XVI del 17 gennaio 2010 ha il significato della continuità.

Il segnale è “vogliamo continuare av avere buoni rapporti” per riflettere sulle reciproche responsabilità del mondo ebraico e del mondo cattolico rispetto alle urgenze del tempo presente. Il rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni ha ricordato che la sinagoga di Roma non è il luogo per trattative diplomatiche, ma il luogo simbolico per ricordare la necessità di affrontare il problema da un punto di vista politico. La partecipazione dell’Islam è fondamentale. Tutti e tre, ebrei, cristiani e musulmani ci riconosciamo in una comune ascendenza spirituale. Ma a breve distanza di tempo dalla visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma arriva l’annuncio del Vaticano sulla beatificazione di Pio XII… Il capo dei rabbini italiani – Giuseppe Laras – ha preferito non esserci. Il giudaismo italiano avrebbe dovuto secondo lui prendere una posizione dura contro la beatificazione di papa Pacelli, detto il “Pastore angelico”. Il 19 dicembre scorso è stato dichiarato “venerabile” sul cammino per la beatificazione. La controversia sul ruolo di Pio XII durante le persecuzioni naziste nei confronti degli ebrei è, comunque, tuttora lungi dall’essere chiusa: lo Yad Vashem, il museo dell’Olocausto di Gerusalemme, ospita dal 2005 una fotografia di Pio XII, la cui didascalia in calce ne definisce «ambiguo» il comportamento di fronte allo sterminio degli ebrei. A seguito di formale richiesta di modifica di tale didascalia nel 2006 i responsabili del museo si mostrarono disposti a riesaminare la condotta di Pio XII a condizione che ai propri ricercatori venisse concesso di poter accedere agli archivi storici del Vaticano; tale permesso non fu mai accordato. Più recentemente, il nunzio apostolico mons. Antonio Franco dapprima declinò, poi decise di accettare, l’invito a partecipare alla commemorazione della Shoah tenutasi al museo il 15 aprile 2007. Nell’occasione il direttore del museo stesso, Avner Shalev, promise che avrebbe riconsiderato la maniera in cui Pio XII era descritto nella didascalia. Al momento tuttavia la didascalia non ha mai subìto alcuna modifica.

 “L’antigiudaismo cattolico esiste ancora”, ha affermato l’ambasciatore israeliano alla Santa Sede, Mordechai Lewy. “Sono sicuro – ha detto Lewy – che quando il Concilio Vaticano II ha approvato la “Nostra Aetate” non tutti erano d’accordo come credo che non tutti lo siano ancora oggi”. Con la dichiarazione Nostra aetate, il Concilio Vaticano II ha ridefinito i rapporti tra cattolici ed ebrei e condannato l’antisemitismo. Laras ha posizioni differenti rispetto a chi ha fatto gli onori di casa – il rabbino capo Di Segni, 60 anni, primario di radiologia all’ospedale San Giovanni di Roma. Di Segni è ottimista e disposto al dialogo.

Le posizioni radicali non gettano ponti e il Mondo ha bisogno di vedere unità almeno nelle religioni. “Gli incidenti di percorso sono sempre possibili” ha detto Di Segni. “Abbiamo interpretazioni storiche molto differenti su quello che è successo e avremmo voluto che di queste cose che ci dividono profondamente non si parlasse in un’occasione che dev’essere dedicata a fondare e sostenere un’amicizia”. Per percorrere quei pochi metri nella sinagoga ci vollero molti anni – si disse nel 1986 in occasione della visita di Giovanni Paolo II – E’ importante creare ponti e non cedere ai falchi che soffiano sul fuoco del rancore e della divisione. La stima della Chiesa per i nostri fratelli maggiori nella fede è indiscussa e su questa base il dialogo continuerà. Già papa Paolo VI nel 1965 scriveva nella dichiarazione “Nostra Aetate”: «Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo. E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo, tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo. E se è vero che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli Ebrei tuttavia non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura. Curino pertanto tutti che nella catechesi e nella predicazione della parola di Dio non si insegni alcunché che non sia conforme alla verità del Vangelo e dello Spirito di Cristo. La Chiesa inoltre, che esecra tutte le persecuzioni contro qualsiasi uomo, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli Ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque».

Un sano giudizio storico sul rapporto tra Pio XII e la shoà sarà comunque possibile solo quando sarà possibile accedere a tutte le fonti, come quelle riposte negli archivi segreti vaticani. L’intenzione del Vaticano c’è già. Dodici volumi di documenti raccolti da 4 storici gesuiti sono già disponibili agli esperti. Potranno fare chiarezza sull”atto mancato” – come l’ha definito Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica di Roma – del silenzio di papa Pio XII sulla shoà. Pacifici ammette però di essere al mondo grazie all’aiuto dato a suo padre, salvato dai nazisti dalle suore del convento di Santa Marta a Firenze.

“Il Signore ha fatto cose grandi per loro… ecco com’è bello che i fratelli vivano insieme…” Così alle 17:29 ha esordito papa Benedetto XVI nel suo discorso in sinagoga. Superare ogni incomprensione e pregiudizio è l’unica strada che può costruire. Di fondamentalismi distruttivi ne abbiamo già abbastanza. E il primo applauso Benedetto XVI lo riceve 6 minuti dopo quando si augura: “possano le piaghe dell’antisemitismo essere sanate per sempre”. Per fare questo occorre lo spirito ottimista del filosofo ebraico del XII secolo Mosè Maimonide che disse: «La perfezione spirituale dell’uomo consiste nel diventare un essere intelligente, che conosca soprattutto la sua capacità di imparare”. Come ha ricordato lo stesso Benedetto XVI il mondo si fonda su tre cose, secondo la tradizione giudaica: la Torah, il culto e le opere di misericordia. E tra queste vi sono sicuramente il perdono e il dialogo.

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Pubblicato su Affari Italiani del 18.01.2010   http://www.affaritaliani.it/politica/papa_sinagoga_ebrei_israle_rabbino_disegni180109.html


Pronunciare parole di fede sulla propria vita

Un messaggio di fede e ottimismo valido per tutti i cristiani, senza divisioni, dal leader della più grande Chiesa  d’America

Di Giorgio Nadali

Joel Osteen è stato eletto nel 2006 “Cristiano più influente d’America” dalla rivista The Christian Report. E’ il pastore di una megachurch. Anzi, della più grande chiesa indipendente d’America. Lakewood Church www.lakewood.cc di Houston, Texas. Qui giocavano gli Houston rockets. Basket ad alti livelli. Dal 2005 questo palazzetto dello sport – l’ex Compact Center – nel cuore della megalopoli texana ospita la chiesa del pastore Joel Osteen (46 anni). Un milione e mezzo i siti dedicati a questa chiesa, che è la più grande e con la crescita più veloce negli Stati Uniti: 40.000 i fedeli che ogni settimana partecipano alle funzioni. Scale mobili portano al piano della “chiesa”, che sembra piuttosto un teatro ultramoderno. Addetti che sorridono alla mia telecamera mentre mi indicano gli ingressi. Mi avvio camminando su spesse moquette variopinte. Le gradinate sono gremite di gente che canta con le mani sollevate al cielo, al ritmo di un’orchestra moderna di cinquanta elementi, dalla batteria ai fiati, alle chitarre elettriche… e un coro di quaranta elementi in tuniche colorate.
Un pannello elettronico di karaoke presenta il testo delle canzoni religiose moderne, tutte originali scritte dalla cantautrice Cindy Cruse-Ratcliff per la Lakewood Church, la chiesa dell’ottimismo. Ma niente illusioni, il messaggio è nella Parola di Dio. Dio ci vuole vincenti. Ancora qualche dubbio?  Salmo 36,4 “Cerca la gioia del Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore”. Luca 11:10 “Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe?”

Nel suo ultimo libro Joel Osteen – “It’s your time”, cioè “è il tuo momento” – parla delle parole di fede che  attivano la benedizione di Dio sulla nostra vita. Molti non ottengono perché non osano  neppure sperare. “Chiedete e non ottenete perché chiedete male” (Gc 4,3) dice la Bibbia. Invece Dio desidera ricolmarci della sua benedizione e realizzare anche i nostri sogni che ci appaiono impossibili. Tutto questo è in linea con la Parola di Dio e con la dottrina cattolica, anche se Joel è il pastore di una chiesa evangelica. Il suo messaggio insiste su come Dio ci voglia vittoriosi. E’ vero, Gesù ha detto anche “chi vuol essere mio discepolo prenda la sua croce e mi segua” (Lc 9,23) ma questo non è in contrasto col fatto che Dio voglia il massimo per noi e voglia realizzare tutti i desideri del nostro cuore, anche oltre a ciò che osiamo sperare. (Vedi Portare la croce non vuol dire avere una mentalità vittimistica o un atteggiamento depresso e non ha nulla a che fare con l’umiltà il non osare neppure fare presente al Signore i nostri sogni. Infatti, Gesù ha promesso “chiedete e vi sarà dato”. (Lc 11,9).

“Lo Spirito soffia dove vuole” e non è certo limitato dal fatto che una persona sia cattolica o ortodossa o evangelica protestante! Desidero quindi tradurre dall’inglese  alcune parti del messaggio di Joel Osteen tratte dal capitolo decimo del suo ultimo libro “It’s your time”. Penso che valga per tutti i cristiani senza distinzioni e senza le divisioni storiche degli scismi che gli uomini hanno stupidamente creato nella sua Chiesa. Il capitolo si intitola in originale “Speaking Faith-Filled Words” cioè “Pronunciare parole piene di fede”. Non basta pensarle, bisogna proprio dirle.

“Le nostre parole possono benedire il nostro futuro oppure possono maledirlo. Talvolta ti sentirai giù. Ti senti oppresso dai problemi. Ma non insistere sul negativo. Invia le tue parole nella direzione che tu desideri che prendano! Non usare le tue parole per crogiolarti in una situazione negativa. Usale per cambiare la situazione. Lascia che le tue parole ti sollevino. Abbi il coraggio di fare delle dichiarazioni di fede che ti facciano progredire. “Sai? Questo sarà un grande giorno. Ho il favore di Dio. Lui dirige i miei passi. Qualsiasi cosa tocchi prospererà e avrà successo”. Quando dai voce alla tua fede, benedici il tuo futuro. Non è sufficiente pensare alla fede e alla speranza. Non basta solo crederci. Diamo vita alla nostra fede quando pronunciamo ad alta voce i nostri sogni. Le parole sono come semi. Piantali con attenzione per nutrire la tua fede, per innalzare la tua vita sempre più in alto. Quando Dio ascolta espressioni di speranza e di ottimismo dice agli Angeli: “Sentite cosa sta dicendo? Sta pronunciando parole di fede. Angeli, ho un compito per voi. Scendete e incominciate a girare quella situazione a suo favore”.

La Scrittura dice che dobbiamo chiamare le cose che ancora non sono, come se già lo fossero. Puoi non sentirti bene, ma non devi insistere sui sentimenti negativi con le tue parole: “Mi fa male la schiena da anni. Sto diventando vecchio. Non penso che starò mai meglio”. Queste parole parlano di sconfitta nel tuo futuro. Girale a tuo favore. Riferisci di una vittoria: “Posso non sentirmi in forma, ma so che è solo un fatto temporaneo. Dio sta recuperando la mia salute. Sto diventando più forte, più giovane. I miei giorni migliori sono davanti a me”. Con queste parole di vittoria riceverai ciò che hai chiamato. Più parliamo del negativo, più negativi diventiamo. Se ti svegli la mattina sentendoti letargico, invece di lamentarti dovresti dichiarare: “Sono forte, sono pieno di energia. Dio sta rinnovando la mia forza. Posso fare ciò che devo oggi!” Non parlare di come ti senti quando sei giù. Parla di come vuoi essere.

La Scrittura dice: “Il redento dal Signore lo dica”. Se vuoi salire di livello devi dirlo. Se vuoi superare un vizio devi dirlo. Se punti ad un anno benedetto, se sei determinato a realizzare i tuoi sogni, allora dillo! Nulla accade sino a che tu non lo dici. Nota che la Scrittura non dice: “Il redento del Signore lo pensi” o “Il redento del Signore lo creda”. Certo, è importante pensare bene. E’ importante credere bene. Ma qualcosa di soprannaturale accade quando tu lo pronunci. Oppure: “Posso essere un po’ solo in questo momento, ma so che è solo un periodo passeggero. Dio sta portando qualcuno di grande nella mia vita. Il mio qualcuno perfetto sta arrivando. E un giorno saremo perfettamente felici!” Se speri di vedere il meglio di Dio per la tua vita pronuncia vittoria sulla tua vita. Se non metti la tua visione con parole piene di fede, stai limitando ciò che Dio può fare. Ogni giorno prima che tu esca di casa devi dire: “Padre, voglio ringraziarti per avere il tuo favore sulla mia vita oggi. Padre, grazie perché stai dirigendo i miei passi e stai facendo in modo che io sia nel posto giusto al momento giusto. Grazie perché il tuo favore mi sta portando opportunità, miglioramenti, benedicendomi affinché io possa essere una benedizione per qualcun altro”. Il Salmo 90,2 dice: “dì al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio, in cui confido». La Scrittura prosegue e dice: Egli “ti proteggerà”, “ti libererà”, “ti coprirà”. Nota il collegamento: “Io dirò” e “Egli farà”. Questo mi dice che se non diciamo del Signore, Egli non farà ciò che chiediamo di Lui. Trova le promesse nella Scrittura e dì del Signore. Prendi quella promessa e dì: “Dio, tu hai detto che mi vuoi in salute, hai detto che vuoi farmi prosperare. Così dico del Signore: “Tu sei Colui che mi guarisce, Tu sei Colui che provvede a me, Tu sei Colui che spiana la mia via, Tu sei il vendicatore, Tu sei la mia vittoria”. Perché la tua situazione non cambia? Dichiari il favore di Dio ogni giorno? Ti alzi tutte le mattine e dici: “Sono benedetto, cammino nella salute divina. Il favore di Dio mi sta aprendo nuove porte. Realizzerò il mio destino”? Puoi non essere benedetto in questo momento. Puoi avere problemi economici, la tua salute essere malferma, ma puoi pronunciare fede senza negare la realtà. Dio ha detto: “Che il debole dica ‘io sono forte’”. Non ha detto “Che il debole parli della sua debolezza”. Invece di dire: “Tutti sono benedetti tranne me. Non so perché gli altri hanno occasioni d’oro e io no” ti suggerisco di dichiarare a te stesso: “Sono benedetto, prospero, ho il favore di Dio, sono in buona salute, sono libero”. Fai un accordo con Dio. L’altra voce può essere più forte, ma puoi coprirla. Puoi portar via il suo potere semplicemente scegliendo la voce della fede. Non parlare dei tuoi problemi; parla ai tuoi problemi.

Nella Scrittura, Zorobabele [nel libro di Esdra, n.d.t.] un discendente del re Davide e governatore di Giuda, incontrò una grande difficoltà. Gli fu ordinato di ricostruire il tempio sul Monte Moriah dove il leggendario tempio di Salomone era stato distrutto settanta anni prima. Il compito sembrava impossibile a causa dell’opposizione dei residenti locali. Ma Zorobabele non si scoraggia. Invece sceglie di affrontare il suo compito e dice: “chi siete grandi montagne che state contro di me? Diventerete piane, delle semplici collinette e io finirò il tempio gridando “Grazia! Grazia!” ad esso”. Fai un accordo con Dio. Dì ciò che Dio dice di te. Pronunciare le sue parole è una delle cose più potenti che tu possa fare. Ricorda, non basta pensarle. Non basta crederle. Dai vita alla tua fede. Dichiarala.

In un altro punto del libro Joel ricorda che Gesù disse: “Sia fatto secondo la tua fede” (Mt 8,13). Ciò significa che se preghi per cose piccole, riceverai cose piccole. Ma puoi imparare a pregare in modo grande e ad aspettarti cose grandi e a credere in modo grande. Dio farà grandi cose nella tua vita. La Scrittura dice nel salmo 2,8: “Chiedi a Me e io ti darò le nazioni come tua eredità”. Dio vuole che tu gli chieda cose grandi. Chiedigli per quei sogni segreti piantati nel tuo cuore. Chiedigli addirittura per ciò che non potrà mai avvenire nell’ambito naturale. Chiedigli di compiere le tue più alte speranze e sogni.

Traduzione dall’inglese di Giorgio Nadali. Joel Osteen, It’s your time, Free Press, New York, 2009

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I misteri del Santo Natale

di Giorgio Nadali

Il Natale è la festività cristiana che celebra la nascita di Gesù. Cade il 25 dicembre (il 7 gennaio nelle Chiese orientali, per lo slittamento del calendario giuliano).Il termine italiano Natale deriva dal latino Natalis che significa “natalizio, relativo alla nascita”.Nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile) che commemorava la nascita dell’Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti la festa dedicata al nascita del Sole, anch’essa il 25 dicembre, introdotta da Aureliano nel 273 d.C., soppiantata progressivamente durante il III secolo  dalla ricorrenza cristiana. Da allora in poi il natale ha cominciato a commemorare il Natale Christi. Il Natale è anche chiamato Natale di Gesù o Natività del Signore e preceduto dall’aggettivo santissimo (talvolta abbreviato in S.S.). Secondo il calendario liturgico cristiano è una solennità di livello pari all’ Epifania, Ascensione e Pentecoste ed inferiore alla Pasqua (la festività più importante in assoluto) e certamente la più popolarmente sentita, soprattutto a partire dagli ultimi due secoli. Il Natale viene celebrato il 25 dicembre da molte delle chiese cristiane, comprese la chiesa cattolica, quella protestante e alcune chiese ortodosse (ad esempio quella greca e quella bulgara). Le chiese ortodosse russa, serba e di Gerusalemme invece celebrano il 7 gennaio. Il motivo di questa differenza è che queste chiese non accettano la riforma gregoriana del calendario, promulgata da papa Gregorio XIII nel 1582, e continuano a seguire il vecchio calendario giuliano, il cui 25 dicembre corrisponde al nostro 7 gennaio (questa corrispondenza è valida dal 1900 al 2099). La chiesa armena pone maggiore enfasi sull’Epifania, la visitazione dei Magi, celebrando contemporaneamente il Natale il 6 gennaio. La chiesa armena di Gerusalemme però utilizza il calendario giuliano, e la festività cade il 19 gennaio. I paesi che celebrano il Natale il 25 dicembre riconoscono il giorno precedente come la Vigilia. In Olanda, in Germania, in Scandinavia ed in Polonia il giorno di Natale ed i giorni successivi sono chiamati Primo e Secondo giorno di Natale. In Gran Bretagna, Canada e Australia, il 26 dicembre viene chiamato Boxing day, mentre in Italia, Irlanda e Romania viene chiamato giorno di Santo Stefano.

La nascita di Gesù

La festa del Natale è la celebrazione della nascita di Gesù. Secondo i Vangeli, egli nacque da Maria a Betlemme, dove lei e suo marito Giuseppe si recarono per partecipare al censimento della popolazione organizzato dai romani.

Per i suoi discepoli la nascita o natività di Cristo è stata preceduta da diverse profezie secondo cui il messia sarebbe nato dalla casa di Davide per redimere il mondo dal peccato.

Liturgia cristiana

Il calendario liturgico cattolico del rito romano la considera la seconda solennità dopo la Pasqua e conclusiva del periodo d’Avvento. Nella Chiesa latina il giorno di Natale è caratterizzato da quattro messe: la vespertina della vigilia, ad noctem (cioè la messa di mezzanotte), in aurora, in die (nel giorno). Come tutte le solennità, ha una durata maggiore rispetto agli altri giorni del calendario liturgico, infatti, le solennità si fanno iniziare ai vespri del giorno prima facendo così saltare i vespri propri del giorno precedente. Il tempo litugico del natale si conta a partire dal 24 dicembre, per terminare con la domenica del Battesimo di Gesù, mentre il periodo precedente al Natale comprende le quattro settimane d’Avvento.

La data di nascita di Gesù

Non esiste una tradizione autorevole che attesti la data di nascita di Gesù. Se secondo la maggioranza degli storici, l’anno di nascita può essere collocato tra il 7 e il 4 a.C., sul mese e il giorno non vi è alcun dato certo. Nei secoli la questione ha dato vita a ipotesi varie e contrastanti circa la sua collocazione temporale L’avvento del Natale cristiano. Gesù nacque sotto l’Imperatore Cesare Augusto. Questi non poteva essere ancora vivo nell’anno 1 (l’anno 0 non esiste). La data fu scoperta errata dal monaco Dionigi il Piccolo, che nel 527 calcolò la data esatta della nascita di Cristo. Dionigi introdusse quindi l’usanza di contare gli anni ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi, cioè “dall’Incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo”. Questa usanza si diffuse in tutto il mondo cristiano entro l’VIII secolo, sostenuta da chierici come Beda il Venerabile. Propriamente, secondo la dottrina cristiana, il momento dell’Incarnazione di Gesù è quello del suo concepimento e non della sua nascita; ma poiché Gesù, secondo la tradizione, nacque il 25 dicembre, concepimento e nascita avvennero nello stesso anno.

I primi secoli

Il Natale non è presente tra i primi elenchi di festività cristiane di Sant’Ireneo e Tertulliano; Origene, probabilmente alludendo ai Natalitia imperiali dichiara che nelle scritture solo i peccatori, e non i santi, celebrano la loro nascita[3]. Arnobio ridicolizza la celebrazione dei “compleanni” degli dei.Nel calendario liturgico della chiesa occidentale la data fu fissata con certezza dal IV secolo. In verità, la Chiesa cristiana non celebrava la nascita di Cristo il 25 dicembre, ma il 6-7 gennaio nel giorno dell’epifania (dal greco epiphàneja: manifestazione, comparsa, apparizione, nascita). Il tentativo di fissare una data in cui celebrare la sua nascita avvenne circa due secoli dopo la sua morte. Data la mancanza di una tradizione autorevole circa la nascita di Gesù (in senso epifanico e umano), il 25 dicembre venne scelto perché così cristiani poterono opporre e sovrapporre alla festa pagana la festa della nascita del vero Sole, Cristo. Il processo attraverso il quale il 25 dicembre divenne la ricorrenza della nascita di Gesù per tutta la cristianità, incominciò nel III e durò fino al secolo successivo e differì temporalmente secondo le diocesi.

Ipotesi sull’origine della data del Natale

Sul fatto che il Natale venga festeggiato il 25 dicembre vi sono diverse ipotesi che possono essere raggruppate in due categorie: la prima che la data sia stata scelta in base a considerazioni simboliche interne al cristianesimo, la seconda che sia derivata dall’influsso di festività celebrate in altre religioni praticate contemporaneamente al cristianesimo di allora. Le due categorie di ipotesi possono coesistere.

Questo primo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come “interna” al cristianesimo, senza apporti da altre religioni, derivante da ipotesi cristiane sulla data di nascita di Gesù.

·           Un’ipotesi afferma che la data del Natale si fonda sulla data della morte di Gesù o Venerdì Santo. Dato che la data esatta della morte di Gesù nei Vangeli non è specificata, i primi Cristiani hanno pensato di circoscriverla tra il 25 marzo e il 6 aprile. Poi per calcolare la data di nascita di Gesù, hanno seguito l’antica idea che i profeti del Vecchio Testamento morirono ad una “era integrale”, corrispondente all’anniversario della loro nascita. Secondo questa ipotesi Gesù morì nell’anniversario della sua Incarnazione o concezione, così la sua data di nascita avrebbe dovuto cadere nove mesi dopo la data del Venerdì Santo, il 25 Dicembre o 6 Gennaio.

·           Un’altra ipotesi, invece, vede la data del Natale come conseguenza di quella dell’annunciazione, il 25 marzo. Si riteneva infatti che l’equinozio di primavera, giorno perfetto in quanto equilibrato fra notte e giorno, fosse il più adatto per il concepimento del redentore. Da qui la data del Natale, nove mesi dopo.

·           Il sorgere del sole e la luce sono simboli usati nel cristianesimo e nella Bibbia. Ad esempio nel vangelo di Luca, Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, descrive la futura nascita di Cristo, come “verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge”. Il Natale, nel periodo dell’anno in cui il giorno comincia ad allungarsi, potrebbe essere legato a questo simbolismo.

Il secondo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come “esterna” al cristianesimo, come un tentativo di assorbimento di culti precedenti al cristianesimo con la sovrapposizione di festività cristiane a feste di altre religioni antiche. C’è chi afferma che la nascita del Cristo derivi dalla tradizione e dalla festa ebraica della luce, la Hanukkah, che cade il venticinquesimo giorno di Kislev e all’inizio del Tevet. Il mese di Kislev è comunemente accettato come coincidente con dicembre. Sotto l’antico Calendario Giuliano, per scelta popolare, la nascita di Cristo venne fissata al 5 a.C., il venticinquesimo giorno di Kislev. In questo senso il cristianesimo avrebbe ripetuto quanto già fatto per le principali festività cristiane come pasqua o pentecoste, che sono derivate dalle corrispondenti festività ebraiche. Nella antica Roma il 25 dicembre era la festa dei Lupercali, la festa della luce. E’ stat presa questa data per significare la Luce che viene nel mondo, cioè Gesù Cristo.

I Vangeli

Nel vangelo di Matteo la nascita di Gesù viene posta durante il regno di Erode il Grande (2,1): questi morì il 13 marzo del 4 a.C., quindi Gesù nacque prima di questa data. Basandosi sul termine di due anni citato da Matteo (2,16), alcuni propongono il 6 a.C.. Anche il vangelo di Luca fa riferimento a Erode (1,5); inoltre dice che Gesù nacque in occasione del censimento indetto dal governatore della Siria Quirinio (2,2). In effetti, Tertulliano riferisce che l’imperatore Augusto aveva bandito un censimento nel 7 a.C.; Quirino, però, divenne governatore solo nel 6 d.C., dopo la deposizione di Archelao, e bandì allora un altro censimento, come riferisce Giuseppe Flavio. Probabilmente Luca, che scrive decenni più tardi, ha confuso le date poiché ad entrambi gli avvenimenti (morte di Erode e deposizione di Archelao) fecero seguito delle turbolenze sociali legate alle attese messianiche degli ebrei. Di recente i biblisti della “scuola di Madrid” hanno proposto una spiegazione alternativa: il passo di Luca sarebbe la traduzione errata di una presunta fonte in lingua aramaica, che parlava in realtà di un censimento precedente a quello di Quirino (quindi quello indicato da Tertulliano).

I vangeli di Marco e Giovanni, invece, non danno alcuna informazione sulla nascita di Gesù: essi infatti iniziano il racconto dalla predicazione di Giovanni Battista, con Gesù già adulto.

La stella di Betlemme

Sono stati fatti diversi tentativi di identificare la “stella” vista dai Magi (Vangelo di Matteo, cap. 2) (i Re Magi sono magi (ossia astrologi), probabilmente del culto di Zoroastro, che secondo il Vangelo di Matteo giunsero da Oriente a Gerusalemme per adorare il bambino Gesù) con un evento astronomico noto: questo consentirebbe di determinare con maggiore precisione la data della nascita di Gesù. Il primo tentativo, in ordine di tempo, fu quello di identificare la “stella” con la cometa di Halley; essa tuttavia passò nel 12 a.C., il che sembra essere troppo presto. In tempi recenti è stato proposto che si sia trattato di un allineamento planetario: da questa ipotesi si ottiene una datazione compresa tra il 7 e il 6 a.C.. Se si riesce ad identificare la stella di Betlemme con un determinato evento astronomico, se ne ottiene un’indicazione sulla data di nascita di Gesù. È stato proposto che si trattasse della cometa di Halley, che fu visibile nel 12 a.C., ma questa data non è compatibile con l’opinione corrente della maggior parte degli storici che datano la nascita di Gesù tra il 7 e il 4 a.C.. Non esiste peraltro alcuna tradizione che identifichi la “stella” con una cometa prima di Giotto. Altri hanno suggerito che non si trattasse di un singolo oggetto celeste, ma di una congiunzione di pianeti: Keplero per primo segnalò che nel 7 a.C. vi fu una tripla congiunzione di Giove con Saturno, evento che, nella sua ripetitività nello stesso anno, si verifica ogni 805 anni. Nel febbraio del 6 a.C., invece, vi furono simultaneamente le congiunzioni di Giove con la Luna e di Marte con Saturno, entrambe nella costellazione dei Pesci.

I doni a Gesù bambino

Mirra- Simbolo di sacrificio. La mirra era uno degli elementi per l’unzione dei defunti per prepararli alal sepoltura. Nella Bibbia è uno dei principali componenti dell’olio santo per le unzioni (Esodo, XXX,23), ma anche un profumo, citato sette volte nel Cantico dei Cantici. La mirra è una gommaresina romatica, estratta da un albero o arbusto del genere Commiphora, della famiglia delle Burseraceae. Attualmente la mirra è utilizzata come componente di prodotti farmaceutici (proprietà disinfettanti) e soprattutto nella profumeria ma in certi paesi come la Francia ed il Belgio. E’ citata 16 volte di cui 3 nei Vangeli.

Matteo 2:11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

Marco 15:23 e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

Giovanni 19:39 Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.

Incenso – Simbolo di santità. Gesù sommo sacerdote. I cristiani ortodossi in Grecia lo comprano come le caramelle. Nel negozio scelgono il tipo desiderato e con una paletta lo mettono in un sacchetto e lo acquistano a peso. Sono grossi cristalli multicolore. Anche la chiesa russo ortodossa lo vende ai fedeli in scatolette colorate. I fedeli lo accendono personalmente in chiesa o in casa davanti alle icone.. A Gesù bambino fu donato dai Magi perché l’incenso è simbolo di santità. Non a caso la pianta da quale proviene l’incenso si chiama Boswellia Sacra ed è usato in diverse religioni. E’ citato 124 volte nella Bibbia, di cui 4 nei Vangeli e 1 nell’Apocalisse.

Matteo 2:11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

Oro – Simboleggia la regalità di Cristo. Nella Bibbia viene citato molte volte ed è l’elemento con cui dove essere costruita l’Arca dell’Alleanza nell’Esodo (25,10-13) secondo la volontà di Dio stesso:  “Faranno dunque un’arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. La rivestirai d’oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d’oro. Fonderai per essa quattro anelli d’oro e li fisserai ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull’altro. Farai stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro”.

Giorgio Nadali

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Pubblicato sulla rivista “Il Segno del Soprannaturale” N. 258 – Dicembre 2009   http://www.giorgionadali.it/segnosopr.html

Pubblicato su L’Opinionista del 24.12.2009  http://www.lopinionista.it/notizia.php?id=356