La Chiesa arretrata di 2 secoli. Morale rabbinica contro morale paolina

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di Giorgio Nadali

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La più autorevole voce di riforma della Chiesa cattolica si è spenta. Il Cardinale Carlo Maria Martini avrebbe voluto un altro concilio. E soprattutto una Chiesa moderna, in dialogo e al passo con i tempi. Una Chiesa in cui la Parola (di Dio) incontra le parole (degli uomini). 

“Occorre, conseguentemente, creare atteggiamenti e strumenti di tolleranza, di dialogo, di collaborazione, di comprensione e di perdono reciproco, per favorire l’intesa sull’immagine unitaria dell’uomo. Occorre una nuova mediazione culturale aperta a questi orizzonti”. (Carlo Maria Martini – Lettera pastorale “Attirerò tutti a me” (19), 1982-1983

“Vorrei farmi tuo compagno di strada: ascoltare le domande vere del tuo cuore, confessarti le mie. Questo è importante: non è possibile trovare e dare risposte, se non si sono riconosciute le domande. Una “regola di vita” vorrebbe anzitutto essere un tentativo di dare risposte a domande vere (o forse, più modestamente, l’indicazione di un tracciato, lungo il quale cercare e incontrare risposte vere)”. (Carlo Maria Martini – Lettera pastorale “Parlo al tuo cuore” (1), 1996-1997)

Un “antagonista fedele” di Benedetto XVI esce di scena. Ora sarà più facile che tutto rimanga come prima. Martini: I divorziati risposati? Vanno accolti in chiesa. Gli omosessuali? Non vanno giudicati. La pillola? La Chiesa oggi può cambiare atteggiamento. La lotta all’aids? Se un coniuge è malato, è lecito il preservativo. L’eutanasia? È giusto morire con dignità. Per questo ha rifiutato l’accanimento terapeutico.

Le correnti tra i cardinali sono opinioni sul modo in cui i fondamenti della fede debbano essere espressi. Queste correnti possono cambiare col passare del tempo, producendo nuove configurazioni. Nessun cardinale dichiarerà mai di appartiene ad una corrente piuttosto che ad un’altra. Alcuni cardinali negano proprio l’esistenza di orientamenti politici tra le loro fila.

Corrente  della “Riforma della Chiesa” “Sinistra” Corrente  della “Luce del Mondo”“Centrosinistra” Corrente  dei “Guardiani della Fede”  “Destra”
C’è bisogno di una morale paolina (basata sui valori), non di una morale rabbinica (basata sulla legge). Questo il pensiero  di uno dei maggiori rappresentanti di questa corrente. Il Cardinale Carlo Maria Martini. I prìncipi della Chiesa “riformatori” ritengono che il dialogo sui temi scottanti sia essenziale. Nessuno di loro è d’accordo con l’ordinazione delle donne o con l’accettazione dell’omosessualità, ma lo stile di approccio ai temi è diversa. Recentemente il Cardinale Martini si era espresso a favore per un’apertura maggiore della Chiesa ai divorziati. Questa corrente è favorevole ad una maggiore collegialità dei vescovi e meno centralizzazione sulla Santa Sede. Vogliono che la Curia Romana funzioni come serva delle chiese locali, non come padrona. Si esprimono a favore di una maggiore libertà delle chiese locali nell’adattare gli insegnamenti le pratiche alle loro particolari circostanze. Il Concilio Vaticano II è stato per loro una stagione di riforme prematuramente interrotte dal pontificato di Giovanni Paolo II. Il rappresentante principale di questa corrente riformatrice è stato il Card. Franz Konig, scomparso nel 2004 e appunto Martini, appena scomparso. Altri sono Lehmann, Kasper,  Danneels, Tettamanzi, Lehmann, Marchisano, Hummes, Mahony, Cassidy. Le loro strategie riformatrici della Chiesa sono diverse, ma hanno in comune il desiderio per una Chiesa più aperta, che condanni di meno e che sperimenti maggiormente il dialogo. Progressi senza compromessi verranno da un papa di questa corrente. Se glielo permetteranno. I membri di questa corrente ritengono che il Popolo di Dio non debba perdere tempo in dibattiti teologici. Desiderano gettare ponti con le culture differenti da quella cattolica. Desiderano preservare la tradizione cattolica, ma sotto forma di influsso politico sui governi affinché questi adottino scelte in linea con la morale cattolica. Ad esempio – in Italia -col referendum contro la legge 40 in bioetica. L’ordine sociale deve riflettere gli insegnamenti cattolici. Interesse sulla questione sociale e su come il sistema sociale promuova la giustizia. Ad esempio attraverso   la cancellazione del debito ai Paesi del Terzo Mondo. Fanno parte di questa corrente i cardinali McCarrick,  Maradiaga, Arns, Ruini, Daarmatmadja, Napier.  Sono molto preoccupati dell’impatto del relativismo e del secolarismo sulla Chiesa. Il relativismo è la negazione di verità assolute, specialmente in campo morale. Il secolarismo è invece la marginalizzazione o esclusione dei valori della fede religiosa nella vita quotidiana. Il relativismo pone diversi problemi perché mette in discussione l’autorità della Chiesa sulle questioni morali, che diventano un fatto soggettivo. Col relativismo non c’è più bisogno di un’autorità centrale della Chiesa che indichi una retta via. Ma manca anche la percezione di un bene e di un male assoluti per l’uomo. Il relativismo dovrebbe quindi anche negare i diritti umani universali proprio in quanto universali, cioè non relativi. Inoltre se tutte le religioni, tutte le verità  si equivalgono non c’è più bisogno di conversione al Cattolicesimo. La secolarizzazione invece tende a separare a Chiesa dallo Stato e riduce o elimina l’influsso della Chiesa sulla politica di una nazione. È l’esempio di quelle nazioni che hanno approvato l’aborto,  l’eutanasia, la contraccezione,  ecc.Questi cardinali si preoccupano della perdita di identità cristiana dei fedeli, dell’obbedienza all’autorità della Chiesa e dell’assimilazione della cultura cristiana a culture estranee ai suoi valori. Due sono i rimedi: Ribadire i principi dottrinali e morali anche a costo di entrare in contrapposizione dura con il mondo non cattolico. La fedeltà e l’identità cattolica sono più importanti del dialogo. Il cardinale Biffi, ad esempio, ha suggerito di adottare leggi per ridurre l’immigrazione islamica al fine di preservare la cultura cattolica. Il leader del “”partito conservatore” all’interno il Collegio cardinalizio è stato sino alla sua elezione a Papa, Joseph Ratzinger. Benedetto XVI fu prefetto della Congregazione della Fede fino al 1981 e nel 2001 scrisse la Dominus Iesuribadendo i principi del cattolicesimoela relazione tra il Cattolicesimo e le altre Religioni, rassicurando della superiorità del Cattolicesimo. Un forte accento è messo anche sulla liturgia, perché questa dà identità ed è uguale in tutto il mondo e ha il potere di rinforzare e di alimentare la fede. Ad esempio, nel maggio 2001 il cardinale Medina ha promulgato nuove regole per i testi liturgici, il più possibile fedeli all’originale latino.Un altro accento è posto sulla forte distinzione tra clero e laicato. Vi è un’enfasi su una Chiesa aggressiva, che erge barriere contro gli “attacchi” delle culture estranee ad essa. Clericalismo quindi come barriera alle invasioni e agli attacchi contro la cultura (e all’autorità) cattolica. I membri di questa corrente di “destra” sono – tra gli altri – i cardinali Biffi, Medina, Schotte, Schoumn, Law, George, Degenhard, Dias, Cornell, Ambrozic, Tomko, Jaworski, Schonborn.[1] 

[1] Cf. John L. Allen, Jr., Conclave, New York, Doubleday, 2002, pp.132-157

Nell’ultima intervista il Cardinale Carlo Maria Martini si espresse così

Come vede lei la situazione della Chiesa?
«La Chiesa è stanca, nell’Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l’apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi. Queste cose però esprimono quello che noi siamo oggi? (…) Il benessere pesa. Noi ci troviamo lì come il giovane ricco che triste se ne andò via quando Gesù lo chiamò per farlo diventare suo discepolo. Lo so che non possiamo lasciare tutto con facilità. Quanto meno però potremmo cercare uomini che siano liberi e più vicini al prossimo.
Come lo sono stati il vescovo Romero e i martiri gesuiti di El Salvador. Dove sono da noi gli eroi a cui ispirarci? Per nessuna ragione dobbiamo limitarli con i vincoli dell’istituzione».
Chi può aiutare la Chiesa oggi?
«Padre Karl Rahner usava volentieri l’immagine della brace che si nasconde sotto la cenere. Io vedo nella Chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza.
Come si può liberare la brace dalla cenere in modo da far rinvigorire la fiamma dell’amore? Per prima cosa dobbiamo ricercare questa brace. Dove sono le singole persone piene di generosità come il buon samaritano? Che hanno fede come il centurione romano? Che sono entusiaste come Giovanni Battista? Che osano il nuovo come Paolo? Che sono fedeli come Maria di Magdala? Io consiglio al Papa e ai vescovi di cercare dodici persone fuori dalle righe per i posti direzionali.
Uomini che siano vicini ai più poveri e che siano circondati da giovani e che sperimentino cose nuove. Abbiamo bisogno del confronto con uomini che ardono in modo che lo spirito possa diffondersi ovunque».
Che strumenti consiglia contro la stanchezza della Chiesa?
«Ne consiglio tre molto forti. Il primo è la conversione: la Chiesa deve riconoscere i propri errori e deve percorrere un cammino radicale di cambiamento, cominciando dal Papa e dai vescovi. Gli scandali della pedofilia ci spingono a intraprendere un cammino di conversione. Le domande sulla sessualità e su tutti i temi che coinvolgono il corpo ne sono un esempio. Questi sono importanti per ognuno e a volte forse sono anche troppo importanti. Dobbiamo chiederci se la gente ascolta ancora
i consigli della Chiesa in materia sessuale. La Chiesa è ancora in questo campo un’autorità di riferimento o solo una caricatura nei media?
Il secondo la Parola di Dio. Il Concilio Vaticano II ha restituito la Bibbia ai cattolici. (…) Solo chi percepisce nel suo cuore questa Parola può far parte di coloro che aiuteranno il rinnovamento della Chiesa e sapranno rispondere alle domande personali con una giusta scelta. La Parola di Dio è semplice e cerca come compagno un cuore che ascolti (…). Né il clero né il Diritto ecclesiale possono sostituirsi all’interiorità dell’uomo. Tutte le regole esterne, le leggi, i dogmi ci sono dati per chiarire la voce interna e per il discernimento degli spiriti.
Per chi sono i sacramenti? Questi sono il terzo strumento di guarigione. I sacramenti non sono uno strumento per la disciplina, ma un aiuto per gli uomini nei momenti del cammino e nelle debolezze della vita. Portiamo i sacramenti agli uomini che necessitano una nuova forza? Io penso a tutti i
divorziati e alle coppie risposate, alle famiglie allargate. Questi hanno bisogno di una protezione speciale. La Chiesa sostiene l’indissolubilità del matrimonio. È una grazia quando un matrimonio e una famiglia riescono (…). L’atteggiamento che teniamo verso le famiglie allargate determinerà l’avvicinamento alla Chiesa della generazione dei figli. Una donna è stata abbandonata dal marito e trova un nuovo compagno che si occupa di lei e dei suoi tre figli. Il secondo amore riesce. Se questa famiglia viene
discriminata, viene tagliata fuori non solo la madre ma anche i suoi figli. Se i genitori si sentono esterni alla Chiesa o non ne sentono il sostegno, la Chiesa perderà la generazione futura. Prima della Comunione noi preghiamo: “Signore non sono degno…” Noi sappiamo di non essere degni (…).
L’amore è grazia. L’amore è un dono. La domanda se i divorziati possano fare la Comunione dovrebbe essere capovolta. Come può la Chiesa arrivare in aiuto con la forza dei sacramenti a chi ha situazioni familiari complesse?»
Lei cosa fa personalmente?
«La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Comunque la fede è il fondamento della Chiesa. La fede, la fiducia, il coraggio. Io sono vecchio e malato e dipendo dall’aiuto degli altri. Le persone buone intorno a me mi fanno sentire l’amore. Questo amore è più forte del sentimento di sfiducia che ogni tanto percepisco nei confronti della Chiesa in Europa. Solo l’amore vince la stanchezza. Dio è Amore. Io ho ancora una domanda per te: che cosa puoi fare tu per la Chiesa?».

Giorgio Nadali

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La fede nel successo

di Giorgio Nadali

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La teologia della prosperità è stata criticata, ma non vi è nulla che sia contrario al Vangelo.  A grandi linee, la teologia della prosperità insegna che la promessa di Dio a Israele di eccellere sugli altri popoli oggi si applica ai cristiani. Viene sottolineata l’importanza del successo personale. Dio vuole la nostra felicità. La riconciliazione con Dio comprende l’alleviamento della malattia e della povertà, viste come maledizioni sconfitte dalla fede. Non vedo contrasti col cattolicesimo. Gesù dice: “La tua fede ti ha salvato”. Il potere della guarigione e fisica e spirituale dipendono molto dalla forza interiore e dal convincimento che Dio ci voglia effettivamente felici. Le difficoltà di ogni tipo sono viste come temporanee e preparazione ad un nuovo successo. La povertà maledizione? Una visione giudaica? Gesù non proclamava forse beati i poveri? Sì, Cristo proclamava beati i poveri in spirito. Non benediceva la miseria. Metteva in guardia dal benessere idolatrico di chi mette tutta la sua fede nelle cose materiali, non in Dio. Non vuol dire che Dio non voglia benedirci con una professione di successo, un bella casa o altro. A noi sta fare la nostra parte sul piano naturale, con fede. Dio a tempo debito ci aprirà delle opportunità sul piano soprannaturale. Nulla è impossibile a chi crede.

L’ultimo libro di Joel Osteen ha un titolo che farebbe sorridere un teologo abituato invece a rattristare i fedeli. “Every day a Friday”. Ogni giorno è venerdì. Sottotitolo: “How to be happier 7 days a week”. Come essere felici 7 giorni la settimana. La fede in Cristo può far questo? E’ in contrasto con la fede cattolica, ortodossa o anglicana? Può la teologia della prosperità ridare speranza e fede a chi l’ha persa o l’ha sepolta sotto un grigio ritualismo? Vediamo prima di tradurre i capitoli del libro in inglese. 1) Fai di ogni giorno un venerdì 2) Non dar via il tuo potere 3) Esprimi la tua gioia 4) Fiorisci dove sei piantato 5) Goditi il viaggio 6) La giusta prospettiva 7) Sappi cosa ignorare 8) Metti a tacere la voce dell’Accusatore 9) Una vita senza scuse 10) Ride bene chi ride ultimo 11) Vivere senza appoggi 12) Non vivere per l’approvazione degli altri 13) Libertà dalla competizione 14) Connettersi con le persone giuste 15) Perdona per essere libero 16) Resistere allo scoraggiamento 17) Trattare con difficoltà inattese 18) Non avere uno spirito critico 19) Guardare attraverso gli occhi dell’amore 20) Il potere di guarigione della risata 21) Sorridi e il mondo sorriderà con te 22) Aiuta gli altri a vincere 23) Sii un costruttore di persone 24) Vivere come guaritore 25) Incoraggia te stesso 26) La voce della vittoria 27) Indossa bene la tua benedizione. Hmmm. Interessante. Nel libro precedene Joel Osteen è ancora più esplicito. Titolo: It’s your time. E’ il tuo momento. Sottotitolo: Activate your faith, achieve your dreams and increase in God’s favor. Attiva la tua fede, realizza i tuoi sogni e aumenta il favore di Dio. Qualcuno obbietterebbe subito: Ma qui si intende un Dio sempre pronto ad accontentarci. In effetti, Dio è sempre pronto a ricolmarci del suo favore. Ma questo non vuol dire come e quando vogliamo noi e non vuol dire senza difficoltà. Lo stesso Dio che apre, anzi, ci spalanca delle porte che mai noi potremmo aprire, è lo stesso Dio che le chiude per noi. Ma qui è il punto. Sempre per il nostro bene e per il nostro successo. Dio vede dietro gli angoli della nostra vita. Ci mette al riparo da scelte sbagliate, ci stimola a salire ad un livello superiore togliendoci qualcosa di vecchio. Anzi, Osteen ci invita a non accontentarci dei “6” nella nostra vita. Dio vuole i “10”per noi. Ma questo richiede molta fede. Lo stesso Gesù lo dice: “Se aveste fede come questo granello di senape potreste dire a questa montagna levati e gettati nel mare e questa vi ascolterebbe” ( ). E ancora: Tutto è possibile per chi crede. Non c’è nulla nella teologia della prosperità che sia in contrasto col cattolicesimo. E’ questo casomai che ha perso di visto questo aspetto importante della vita cristiana. Dio ci vuole vincenti. Dio vuole ricolmarci del suo favore. Dio si prende cura e lavora per il nostro successo ogni giorno. Ma noi glieLo permettiamo? Il lagnarsi rende difficile quello che Dio vorrebbe donarci e ha in serbo per noi. Crederlo impossibile o ingenuo lo rende impossibile. E’ come se il cieco nato avesse detto dentro di sé: perché dovrebbe aiutarmi? Questo sarebbe troppo bello per essere vero! Ecco tanti pensano questo, ma non lo dicono Un Dio troppo buono per essere vero! Invece Cristo dice proprio “la tua fede ti ha salvato” e “donna davvero grande è la tua fede” a chi ha osato sperare e credere contro ogni aspettativa umana, contro ogni realismo umano che limita l’azione soprannaturale di Dio. Abbiamo un Dio grande. Quanti osano pregare preghiere grandi? Presunzione? No, fede in un Dio che ci tiene nel palmo della sua mano…

“Quando hai fede, il tuo potenziale non è mai sepolto. Sappi che chiunque il Figlio abbia liberato, è davvero libero. Dio ha un’altra vittoria nel tuo futuro”.

“Scrollati di dosso l’auto commiserazione. Scrollati di dosso l’amarezza. Puoi aver visto un tuo sogno morire. Può darsi che tu abbia perso il lavoro, i tuoi risparmi, o una persona amata. Ma i fallimenti sono parte della vita, non la sua fine. Gesù è morto, fu sepolto, ed è risorto il terzo giorno. Così Dio agisce. Sei passato attraverso la morte. Sei passato attraverso la sepoltura. Adesso è il terzo giorno. E’ tempo di risurrezione”.

“Non è finita finché Dio non dice che è finita”

“Dio vede oltre ciò che noi possiamo. Lo stesso Dio che apre le nostre porte può chiuderle. Non preoccuparti. E’ sempre per il tuo bene”.

“Nulla nella tua vita è un caso. Tutte le cose lavorano insieme per il tuo bene. Non vuol dire che tutto è buono. Puoi essere a disagio. Le cose possono prendere un tempo più lungo del previsto. Ma se mantieni la fede, Dio userà ciò che ti sfida per il tuo bene”

“Dio si ricorda di te e si ricorda del sogno che ha posto in te. Ricorda gli obiettivi, le promesse, i tuoi desideri più profondi”

“Abbiamo tutto ciò che ci serve per essere felici. Non abbiamo la giusta prospettiva”

“Non possiamo controllare tutte le nostre circostanze, ma possiamo controllare le nostre reazioni”

“La vita è troppo breve per spenderla a tentare di accontentare tutti. Per realizzare il tuo destino, sii fedele al tuo cuore. Non lasciare che gli altri ti modellino come vogliono loro”

“Non sprecare tempo con gente che non apprezza i tuoi doni e ciò che hai da offrire. Questo è gettare le perle ai porci. Chi ti è vicino dovrebbe celebrare chi tu sei ed essere felice quando hai successo. Dovrebbero credere nel meglio di te”

“Se ti trovi circondato da persone che ti prendono in giro e dubitano di te, mostra loro la porta come ha fatto Gesù”

“Tu hai un destino da realizzare. Hai una vita felice da ottenere. Ogni volta che permetti alle ferite del tuo passato di consumare i tuoi pensieri, stai soltanto aprendo una vecchi ferita”

“Assicurati di guardare gli altri con gli occhi dell’amore, non con gli occhi del giudizio”

“Segui il consiglio di Saul. Non prestare attenzione a gente gelosa che cerca di abbatterti. Non controllano il tuo destino. E’ Dio che lo controlla. Loro sono solo distrazioni. Concentrati su ciò che Dio ti ha chiamato a fare”.

Giorgio Nadali

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L’articolo completo prossimamente su un mensile a tiratura nazionale


La Famiglia Benedetta

di Giorgio Nadali

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Santità, la famiglia come sta? La sua è una “famiglia” molto particolare composta da ecclesiastici e laici accreditati dalla Santa Sede per diversi incarichi. I laici sono: gli assistenti al Soglio, il delegato speciale della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, l’architetto dei palazzi apostolici, gli addetti di anticamera e l’aiutante di camera, i gentiluomini di Sua Santità, i consultori della Città del Vaticano, i familiari del Papa, il comandante della Guardia Svizzera, i procuratori dei palazzi apostolici che sotto il Pontificato di Innocenzo II avevano il compito di difesa delle cause coram Sanctissimo e la difesa gratuita dei poveri. Infine il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. Il Motu Proprio Pontificalis Domus del 28 marzo 1968 di papa Paolo VI denomina Gentiluomini di Sua Santità: a) i Camerieri Segreti di Spada e Cappa Partecipanti,  b) i Camerieri Segreti di Spada e Cappa,  c) i Camerieri d’Onore di Spada e Cappa. I “bussolanti”  sono gli addetti di anticamera del Papa. Prestano servizio d’anticamera in occasione di ricevimenti ufficiali. Papa Clemente VIII (1592) li chiamava Cavalieri della Bussola. Con il Motu Proprio Iusti Iudicis del 28 giugno 1988, le funzioni spettanti ai Procuratori dei Sacri Palazzi Apostolici sono state trasferite agli Avvocati della Santa Sede, fermi restando i diritti e i privilegi dei Procuratori attualmente in carica. Attualmente i Principi Assistenti al Soglio prestano servizio in occasione delle visite ufficiali dei Capi di Stato. Agli appartamenti hanno accesso Loredana, Carmela, Cristina e Rossella, suore laiche di Comunione e Liberazione. Il fratello don Georg, i segretari Alfred e Georg (detto “il bello”). Sino a poco tempo fa anche un maggiordomo raccomandato, ma un po’ troppo curioso. Paolo Gabriele. Comunque fortunatamente stanno tutti molto bene…

La famiglia – quella “normale” – invece non sta troppo bene. Tre milioni i separati. 74% di divorzi in più neghli ultimi dieci anni.  Boom dei single. Ma quelli alla Chiesa Cattolica non interessano molto. Vocazioni consacrate a parte, si intende.   Ad ogni modo: nel 2010 +10% rispetto al 2007. Dal 2001 al 2007 i single nel nostro Paese sono aumentati da 5.592.381 a 6.910.716 (Istat). A suo tempo l’Eurispes stimò che, in proiezione, se il trend registrato negli ultimi 7 anni si fosse  mantenuto costante, il numero dei single sarebbe aumentato nel 2010 di circa il 10,4% rispetto al 2007. Aveva ragione.

 L’inventore degli incontri mondiali delle famiglie scrisse per il teatro  “La bottega dell’orefice”. Una bottega che faceva affari con le vere nuziali.  L’opera fu pubblicata in anteprima nel 1960 sul numero 78 del mensile cattolico di Cracovia, Znak. L’autore usò lo pseudoniomo Andrzej Jawień. In seguito ne usò un altro: Giovanni Paolo II…  “Certe volte la vita umana sembra essere troppo corta per l’amore, e l’amore umano (…) troppo corto per una lunga vita. O forse troppo superficiale. In ogni modo l’uomo ha a disposizione un’esistenza e un amore” per “farne un insieme che abbia senso (…). L’eternità dell’uomo passa attraverso l’amore (…). L’ uomo si tuffa nel tempo” ma poi finisce col “dimenticare” la sua origine per “esistere solo un attimo e recidersi dall’eternità”.

È arrivato a Bresso poco dopo le 20.30 Papa Benedetto XVI per partecipare alla parte serale della Festa delle Testimonianze dal titolo “One world, family, love”. Ad accoglierlo oltre 350mila persone che sin dalle prime ore del pomeriggio hanno invaso l’area di Milano Campo Nord Aeroporto di Bresso dove domani in Santo Padre celebrerà la Santa Messa.

Seduto in mezzo ad alcune famiglie italiane e del mondo, il Santo Padre è stato accolto dal Cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia che insieme alla Diocesi di Milano ha promosso il VII Incontro Mondiale delle Famiglia che lo ha ringraziato per “essere venuto a far festa, con tante famiglie riunite qui a Milano e con le famiglie di tutto il mondo. La sua presenza – ha detto – ci dà fiducia e coraggio perché testimonia quanto la famiglia stia a cuore alla Chiesa, anzi quanto stia a cuore a Dio stesso”. durante la serata ha risposto ad alcune domande legate al tema del VII Incontro Mondiale delle Famiglie “Famiglia: il lavoro e la festa”.

 Il Santo Padre ha partecipato alla festa rispondendo ad alcune domande legate al tema del VII Incontro Mondiale: “La famiglia: il lavoro e la festa”.

Ovviamente tutte le domande sono state preparate dall’organizzazione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, d’accordo col Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il Papa ha quindi risposto alle sue stesse domande. 

 La prima a rivolgersi al Pontefice è stata Cat Tien, una bambina vietnamita di 7 anni, che ha manifestato il desiderio di sapere qualcosa della famiglia del Papa e di quando Joseph Ratzinger aveva la sua età.

“Punto essenziale per la mia famiglia è sempre stata la domenica che iniziava già il sabato pomeriggio quando mio padre ci leggeva le letture della domenica in un libro dove erano spiegati i testi – ha detto il Santo Padre.  Il giorno successivo andavamo a Messa e poi pranzavamo insieme. Con la mia famiglia ho cantato molto, mio fratello era musicista. Poi ricordo i viaggi, le camminate. Eravamo un’anima sola e ci nutrivamo di una gioia fatta di cose semplici e di un amore reciproco che era forte. Se provo a immaginare il Paradiso lo penso come al tempo della mia giovinezza, eravamo felici. Il Paradiso dovrebbe essere simile a com’era nella mia gioventù e spero di andare a casa andando dall’altra parte del mondo”.

Serge e Fara dal Madagascar, fidanzati da quattro anni e prossimi a Matrimonio, hanno chiesto al Santo Padre il significato della parola “per sempre” “Una parola – hanno detto- che più di ogni altra ci attrae e allo stesso tempo spaventa”.

“In Europa fino all’800 c’era un altro modello di Matrimonio dominante: il matrimonio era un contratto tra clan attraverso il quale si cercava di difendere il proprio status – ha detto il Pontefice -. Oggi il Matrimonio non è più basato sulla volontà di altri, ma è una libera scelta preceduta dall’innamoramento e dal fidanzamento. Spesso si pensa che l’amore di per sé possa garantire il per sempre, che è assoluto, ma non è così. L’innamoramento è bello, ma non sempre è perfetto. Così com’è il sentimento non è per sempre. Il passaggio dal fidanzamento al Matrimonio prevede una serie di esperienze interiori e il desiderio dell’amore deve rientrare anche la ragione e la volontà. Nel rito del matrimonio  – ha continuato Benedetto XVI – non si dice sei innamorato ma vuoi, sei deciso, coinvolgendo nel cammino la volontà e la ragione. Tutto l’uomo è coinvolto con la sua capacità, il discernimento della ragione e la volontà di dire sì, questa è la mia vita. Alle nozze di Cana il secondo vino è migliore del primo: l’amore deve crescere e maturare coinvolgendo la parrocchia, la Chiesa, gli amici, la giusta comunione di vita con gli altri, con famiglie che condividono la  stessa esperienza, la stessa vita e la fede”.

La famiglia Paleologos dalla Grecia ha chiesto al Papa di affrontare il tema della crisi. “Ci sono giorni – e notti – hanno detto al Santo Padre – nei quali viene da chiedersi come fare a non perdere la speranza. Cosa può dire la Chiesa a tutta questa gente, a queste persone e famiglie senza più prospettiva?”

“Le parole sono insufficienti, dovremmo fare qualcosa di concreto e tutti sappiamo di essere incapaci di fare qualcosa di concreto – ha detto Benedetto XVI -. Nella politica deve crescere il senso di responsabilità di tutti i partiti che promettono cose che non possono realizzare affinché non cerchino solo voti per sé ma siano responsabili per il bene di tutti. Che capiscano che politica è responsabilità umana davanti agli uomini e a Dio”.

“Molti soffrono e devono accettare la realtà senza possibilità di difendersi di fronte alle situazioni – ha continuato il Pontefice -. Ciascuno deve fare il possibile per sé, per le famiglie, per gli altri, sapendo che molti sacrifici sono indispensabili per andare avanti. Penso che la solidarietà nella città tra famiglie e nelle parrocchie possa aiutare. Abbiamo attivi scambi culturali utili e importanti, ma è tempo che una famiglia dell’Italia, della Germania, della Francia prenda la responsabilità di aiutare un’altra famiglia, che aiutino in senso concreto. Siate sicuri che io e tanti altri preghiamo per voi e questo pregare non è solo fare parole ma apre il cuore in Duo e alla creatività”.

È arrivata da vicino New York la famiglia Rerrie. Jay, di origine giamaicana, è un contabile, mentre Anna insegnante si sostegno, hanno sei figli e hanno chiesto al Papa come poter trovare la giusta armonia tra famiglia e lavoro. “Nel vortice di tanti stimoli imposti dalla società contemporanea – hanno chiesto al Papa – come aiutare le famiglie a vivere la festa secondo il cuore di Dio?”

“È una grande questione – ha detto il successore di Pietro – e penso di capire questo dilemma tra due priorità”. Il papa si è rivolto ai datori di lavoro invitandoli a “pensare alle famiglie e di aiutarle perché le due realtà, famiglia e lavoro possono essere conciliate e concedere un po’ di libertà fa bene anche all’impresa perché rafforza l’amore per il lavoro e il posto di lavoro”.

“Occorre poi – ha evidenziato il Pontefice – sperimentare una certa creatività e portare ogni giorno un qualche elemento di gioia e attenzione nella famiglia accettando le oscurità e pensando a questo grande bene che la famiglia è. E poi finalmente c’è la domenica che è il giorno della festa, giorno del Signore e come tale giorno dell’uomo: difendiamo la libertà dell’uomo difendendo la domenica”.

L’ultima domanda al Pontefice è stata posta da Maria Marta e Manoel Angelo Araujo, coppia del Brasile che ha posto il tema dei fallimenti matrimoniali che continuano ad aumentare in tutto il mondo e hanno chiesto al Santo Padre “parole di speranza” per quelle “coppie di risposati vorrebbero riavvicinarsi alla Chiesa, ma quando si vedono rifiutare i sacramenti la loro delusione è grande”.

“Il problema dei divorzi e dei risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi – ha risposto Benedetto XVI -. Non abbiamo ricette, la sofferenza è grande e possiamo solo aiutare le parrocchie e i singoli promuovendo la prevenzione, approfondendo l’innamoramento, aiutando le coppie e accompagnarle durante il matrimonio affinché le famiglie non siano mai sole ma siano accompagnate nel cammino di ogni giorno. Devono sentire l’amore della Chiesa, devono sentirsi amate e accettate anche se non possono ricevere l’eucarestia. Devono vedere che anche così vivono nella Chiesa, anche se non c’è la confessione l’amicizia con una sacerdote è importante. Possono sentire l’eucarestia e essere spiritualmente nutriti in Cristo”.

Tra una domanda e l’altra Benedetto XVI ha assistito all’esibizione di artisti quali la cantante gospel Lois Kirby, l’italo-somala Saba Anglana, Francesco Garolfi e Ron. Alcune famiglie hanno raccontato la loro storia e pregato insieme al Pontefice.

Sul palco anche alcuni attori famosi del panorama italiano: Serena Autieri, paolo Bonacelli, Myriam Catania, Pamela Villoresi, Giuseppe Cederna.

Il canto del Padre nostro è stato introdotto dalla famiglia Govoni di Cento, vicino a Ferrara, uno dei paesi colpito dai terremoti dei giorni scorsi. Mariacristina e Giuliano hanno salutato il Papa dopo che il Santo Padre si è rivolto a chi era in collegamento da San Felica sul Tanaro: “Cari amici voi sapete che noi sentiamo profondamente il vostro dolore, la vostra sofferenza e vogliamo lavorare per aiutarvi, non vi abbandoniamo”, ha detto il Pontefice ricordando l’attività della Caritas, della Chiesa, dello Stato e delle Comunità attive. “Ognuno di voi – ha concluso – vuole aiutarvi nella preghiera e materialmente”.

Al termine del Padre Nostro Benedetto XVI ha impartito la benedizione solenne per poi tornare in Arcivescovado per la notte.

La serata è continuata fino alle 22.30 con l’esibizione di Dulce Pontes, della cantante israeliana Noa sul palco con Gil Dor, Clelia Sguera e Nico Arcieri, i Sonohra con Hevia, il gruppo zigano Alexian Group.

Il palco della serata, che sarà l’altare della Messa di domani,  lungo 100 metri, alto 25 e profondo 30 è sormontato da una mezza cupola trasparente che rende omaggio alle vetrate del Duomo.

Sul palco trovano posto:

• il S. Padre e i Cardinali concelebranti principali

• i Cardinali

• i Vescovi

• il Seguito Papale

• i concelebranti del Pontificio Consiglio Famiglia

• alcuni Officiali della Segreteria di Stato e dei Dicasteri Vaticani

• il Consiglio Episcopale Milanese ed alcuni presbiteri indicati dall’Arcidiocesi

• i 4 diaconi di servizio liturgico

• i 12 chierici ministranti

• i 5 Cerimonieri Pontifici e il Maestro delle Cerimonie del Duomo

• i 4 Ostiari del Duomo

• il Segretario del Duomo

• il coro e l’animatore dell’assemblea

Sul palco sono collocati i poli liturgici

• altare papale

• sede papale e dei concelebranti principali

• ambone

• credenza dell’altare papale

• sedie per cerimonieri, ministranti, Famiglia pontificia laica, etc.

• sedie per tutti i concelebranti

In una zona presso il palco trovano posto:

• i 2 lettori delle letture

• i 5 lettori delle intenzioni della preghiera universale

• gli 8 incaricati della processione offertoriale

• i 40 fedeli che ricevono la comunione dal S. Padre

• i 70 diaconi permanenti per le Comunioni dei concelebranti

• i 70 seminaristi di Venegono (accoliti e lettori) per Comunioni dei concelebranti

• i 30 ministranti della S. Galdino (servizio liturgico della Cattedrale)

In una zona presso o sotto il palco vari tavoli accolgono tutto ciò che deve “muoversi” al momento dell’offertorio:

• 8 offerte della processione offertoriale

• 300 pissidi per la Comunione dei fedeli

• 70 calici con vino e acqua per la Comunione dei concelebranti

• 70 patene con ostie grandi spezzate (prendono seminaristi Venegono) per la Comunione concelebranti

 

 Processione di ingresso

Viene fatta solo da:

• servizio liturgico

• ostiari Duomo

• 4 diaconi

• Vescovi delle Diocesi lombarde (solo i titolari)

• Vescovi Ausiliari di Milano

• Cardinali

• S. Padre

• Seguito Papale

Saluto al S. Padre

Prima del segno di croce iniziale, il Cardinale Arcivescovo di Milano rivolge un indirizzo di saluto al S. Padre.

Eucologia

Orazioni della solennità della SS. Trinità – Rito Romano

• Le tre orazioni presidenziali in lingua italiana

• Il Prefazio e la Preghiera eucaristica in lingua latina

• Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei in lingua latina

Liturgia della Parola

Letture della solennità della SS. Trinità – Rito Romano

• 1° lettura proclamata in lingua inglese

• Salmo Responsoriale cantato in lingua italiana

• 2° lettura proclamata in lingua spagnola

• Vangelo cantato il lingua italiana

* Omelia

 «La vostra vocazione non è facile da vivere, specialmente oggi». Sono parole di grande realismo, quelle che Benedetto XVI affida alle famiglie in chiusura del VII incontro mondiale di Milano. Il Papa sa bene che la famiglia, sottoposta a repentini e violenti cambiamenti sociali in tutto il mondo, vive una profonda crisi ed è, sovente, oggetto di attacchi, nonché vittima di delegittimazione politica.

Ma, senza negare i problemi, Papa Ratzinger apre alla speranza, perché le famiglie – a cominciare da quelle che hanno partecipato all’Incontro mondiale – custodiscono «l’amore, l’unica forza che può veramente trasformare il mondo».

E così l’omelia della solenne celebrazione eucaristica – davanti a un’assemblea che, col colore delle bandiere e delle tante famiglie, restituisce la dimensione autenticamente cattolica – si trasforma in un vibrante appello a riscoprire la grande dignità della famiglia cristiana e la sua responsabilità dentro la Chiesa e la società. Una responsabilità che il cardinale Angelo Scola ha richiamato nel suo saluto introduttivo, affermando che «quando  i cristiani sanno essere testimoni risultano propositivi di vita buona in una società plurale come la nostra».

Benedetto XVI invita le famiglie ad «evangelizzare non solo con la parola, ma per “irradiazione”, con la forza dell’amore vissuto». Del resto, è  proprio nei gesti di ogni giorno la fede si gioca: nel modo con cui si vivono gli affetti, ci si impegna nel lavoro, si celebra la festa. E’ questo il messaggio forte del VII incontro mondiale della famiglie: la vita quotidiana  è il teatro della vocazione ordinaria della famiglia cristiana: «nella misura in cui vivrete l’amore reciproco e verso tutti – sottolinea il Papa – diventerete un Vangelo vivo, una vera Chiesa domestica».

Parole molto intense il Papa le ha dedicate alla coppia: in poche righe una vera e “propria teologia nuziale”. «Dio ha creato l’essere umano maschio e femmina, con pari dignità, ma anche con proprie e complementari caratteristiche. (…) Cari sposi, nel vivere il matrimonio voi non vi donate qualche cosa o qualche attività, ma la vita intera. E il vostro amore è fecondo innanzitutto per voi stessi, perché desiderate e realizzate il bene l’uno dell’altro». La fecondità della coppia, poi si allarga alla procreazione, «generosa e responsabile», dei figli, e alla società, perché il vissuto familiare è la prima e insostituibile scuola delle virtù sociali».

Per questo il Papa, in un contesto educativo spesso tentato di scorciatoie “manualistiche”, chiede agli sposi di farsi carico fino in fondo dei propri figli:  «In un mondo dominato dalla tecnica, trasmettete loro le ragioni del vivere, la forza della fede, prospettando loro mete alte e sostenendoli nelle fragilità».

A quanti, poi, «pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione», alle persone e alle famiglie “dal cuore ferito” il Papa dedica un pensiero molto affettuoso, un balsamo per tanti: «Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica». Poi le incoraggia a rimanere unite alle loro comunità», alle quali, però, il Papa chiede di realizzare adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza».

In chiusura di un Incontro mondiale dedicato a “Famiglia, lavoro e festa” il Papa riserva, infine, poche ma incisive parole a una delle emergenze sociali di oggi: l’equilibrio tra lavoro, festa e tempi della famiglia. Benedetto XVI, che nella “Caritas in Veritate” ha esaltato il valore-bussola della gratuità, denuncia «la mentalità utilitaristica» che «tende ad estendersi anche alle relazioni interpersonali e familiari, riducendole a convergenze precarie di interessi individuali». Ma – insiste – «il progetto di Dio e la stessa esperienza mostrano che non è la logica unilaterale dell’utile proprio e del massimo profitto quella che può concorrere ad uno sviluppo armonico e al bene della famiglia», perché, tra gli effetti collaterali, produce corsa ai consumi e disagio nelle famiglie. C’è bisogno, allora, di lavorare per «armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della famiglia, la professione e la maternità, il lavoro e la festa».

Per gli stessi motivi, una famiglia che voglia dirsi cristiana «pur nei ritmi serrati della nostra epoca», è chiamata a «non perdete il senso del giorno del Signore», ossia «l’oasi in cui fermarsi per dissetare la nostra sete di Dio».

Preghiera dei fedeli

Le cinque intenzioni, introdotte dal Diacono, sono proposte da alcuni fedeli nelle lingue: Tedesca, Inglese, Portoghese, Francese, Spagnola.

Processione offertoriale

8 fedeli presentano al S. Padre il pane d il vino per il sacrifico eucaristico.

Comunione

40 fedeli ricevono la Comunione dal S. Padre.

Concelebranti, diaconi, accoliti e ministri straordinari amministrano la Comunione (in questa occasione non sulla mano) all’assemblea.

Ringraziamento al S. Padre

Conclusa l’orazione dopo la Comunione, il Cardinale Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia rivolge un ringraziamento al S. Padre.

 Allocuzione, Angelus, benedizione

Il S. Padre rivolge l’allocuzione con l’annuncio della sede ospite del prossimo incontro mondiale (Philadelphia, Stati Uniti d’America, 2015) introduce la preghiera dell’Angelus, imparte la benedizione apostolica.

Poi si torna alla realtà di tutti i giorni.

Il Papa atterrerà all’ helicopterorum portum (l’eliporto vaticano) alle 18:45 proveniente dall’aeroporto di Roma Ciampino. La famiglia lo aspetta. I terremotati dell’Emilia anche (ai quali il Papa donerà 500.000 euro tratti dall’Obolo di S. Pietro).

Giorgio Nadali

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foto di apertura “papamobile” di Giorgio Nadali


Religioni, Misteri e Curiosità – Parte terza

di Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le vere curiosità e misteri sulle Religioni. Diffidate dalle imitazioni!

Giorgio Nadali – Strano , ma Sacro. Enciclopedia delle curiosità religiose. Volume 1.  – Milano, Lampi di Stampa, 2003

Giorgio Nadali – I monaci sugli alberi. E centinaia di altre curiosità su Dio, la Bibbia, il Vaticano. – Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo , 2010

Giorgio Nadali –  ReliGenio. Tutte le invenzioni, le scoperte scientifiche e i progressi in vari campi, dovuti alle Religioni mondiali, Edizioni Lampi di Stampa, Milano, 2012

Esistono terroristi cristiani?

Il terrorismo cristiano è un terrorismo religioso di gruppi o individui che lo motivano con una lettura idiosincratistica lettura della Bibbia. Dal loro punto di vista la Sacra Scrittura e la teologia forniscono giustificazioni per attività politiche violente. In Canada “The Son of Freedom” (I Figli della Libertà), in India il “National Liberation Front of Tripura” (Fronte Nazionale di Liberazione della Tripura”). Negli Stati Uniti la “Army of God” http://www.armyofgod.com  (AOG) organizzazione estemista antiabortista che sostiene l’uso della forza per combattere l’aborto negli USA. Il 31 maggio 2009 il medico abortista George Tiller di Wichita, Kansas (USA) uno dei pochi medici negli USA che praticava l’aborto a nascita parziale fu ucciso dall’attivista Scott Roeder. “Iron Guard” in Romania è un movimento ultranazionalista ortodosso, antisemita e fascista. La legione inserì forti elementi del Cristianesimo ortodosso nelal sua dottrina politica al punto da divenire uno dei rari movimenti politico religiosi con una struttura ideologico religiosa. Il leader del movimento –  Corneliu Zelea Codreanu – era un mistico che puntava ad una risurrezione spirituale della nazione. Dal 1923 al 1927 si affiliò con la Lega Nazionale di Difesa Cristiana (LANC), guidata dal docente universitario antisemita Alexandru C. Cuza. Ku Klux Klan http://www.kkk.bz (KKK in acronimo) è il nome utilizzato da numerose organizzazioni statunitensi, di stampo spesso terroristico che propugnano la superiorità della razza bianca.

Dove si trova la collina con il tunnel con 4 chilometri di Torii shintoisti?

Presso il Fushimi Inari Taisha. Il santuario della volpe. Questo santuario shintoista di Kyoto è stato dedicato agli dei (kami) del riso e del sake, dalla famiglia Hata, nell’VIII Sec. d.C. E’ il più famoso del Giappone. Il complesso, composto da cinque santuari, è situato sulle pendici boscose del Monte Inari. Un percorso di quattro chilometri è disseminato da migliaia di torii, gli archi color arancione crèmisi o rosso fuoco che delimitano un’area sacra shintoista. E’ possibile passare sotto a questi torii, posti in fila, che compongono una sorta di lunghissimo e decisamente suggestivo tunnel sulla collina. Ognuno è stato donato da un fedele o da una famiglia devota. Sono alti mediamente tre metri. A Kyoto gli stessi torii possono essere alti anche dieci metri, posti a cavallo dei due lati della strada, nei pressi di un santuario. Vicino ai torii si trovano decine di statue di volpe, considerata messaggera di Inari, dio dei cereali. La volpe è considerata una figura sacra e misteriosa, capace di possedere gli umani, introducendosi nelle loro unghie.

Cosa sono le “rocce sposate”?

Anche le rocce si sposano. Almeno nella penisola di Kii, in Giappone. Presso la spiaggia di Futamiguara (vicino a Futami), due grandi scogli vicini, uno alto 9 metri e l’altro 4, sono legati da una enorme corda sacra di paglia (detta shimenawa) con i suoi pendagli di carta bianca (gohei), a simboleggiare l’unione di uomo e donna e la santità del matrimonio. Le “rocce sposate” sono chiamate Meoto-iwa e la corda sacra viene benedetta e cambiata ogni anno il 5 marzo, il 5 settembre e la terza domenica di dicembre. La shimenawa con i suoi pendagli gohei, ha lo scopo di allontanare gli spiriti maligni e accogliere il fedele ed è presente anche in tutti i santuari shintoisti.

Qual è  la più grande struttura religiosa del mondo presente anche su di una bandiera nazionale?

E’ il tempio buddhista di Angkor Wat. La più grande struttura religiosa al mondo è presente sulla bandiera nazionale della Cambogia.

Dove si trova la scalinata per il Paradiso?

 In Cina. La T’ai-shan è la scalinata per il paradiso. Montagna sacra del dio T’ai-yüeh ta-ti, nella provincia dello Shantung. La scorciatoia più rapida per il paradiso è rappresentata dai 7000 scalini, affiancati da templi di divinità taoiste. T’ai-yüeh ta-ti controlla le nascita e le morti ed è conosciuto come gestore del mondo. Il dio è inferiore solo all’imperatore di Giada (Yü-huang). Dallo T’ai-shan le anime vengono spedite per far nascere gli uomini e vi ritornano alla morte. Milioni di pellegrini salgono la scalinata per il paradiso, ogni anno. Arrivati in cima trovano due templi: quello dell’imperatore di Giada e quello di Bixia. Il tempio della principessa delle nubi azzurre, sorella dell’imperatore di Giada. Le mamme con figlie che non riescono a concepire, vengono qui a pregare per avere dei nipotini. Le immagini miracolose accanto alla Principessa delle nubi azzurre, sono in grado di curare problemi della vista e malattie infantili.

Perché la setta di Scientology usa la macchina della verità?

L’E-meter è la loro macchina della verità. E’ una macchina (in realtà creata da Volney Mathison e chiamata Electropsychometer) brevettata da Ron Hubbard, fondatore della setta di Scientology, uno dei nuovi movimenti religiosi più potenti e controversi del mondo. Simile ad una macchina della verità, la E-meter servirebbe per individuare i problemi dell’anima (detti engram della mente reattiva). Occorre stringere in ciascuna mano dei terminali costituiti da due lattine vuote. Viene usata sotto il controllo di un auditor (consulente) della setta. Vale 100 dollari, ma la Chiesa di Scientology ne chiede 3600 ad ogni seguace auditor, che deve possederne almeno due. Scientology (fondata nel 1954) ha otto milioni di seguaci nel mondo. Obiettivo finale dei seguaci di Dianetics/Scientology è di diventare dei mini dèi chiamati Thetan, dopo numerose “sedute”, con una spesa che può arrivare per il “livello OT8 Operating Thetan 8”.

Dove si trova la chiesa gonfiabile?

Il designer inglese Michael Gill ha realizzato la chiesa gonfiabile, facilmente trasportabile dai sacerdoti. Una volta montata misura metri 14 di lunghezza per 7,5 di larghezza e 14 di altezza e può ospitare 60 persone (vere) di cui 12 sedute. E’ completa di campanile, di un organo gonfiabile (finto), pulpito, altare, arco gotico e colorate finestre in Pvc. Può essere montata in tre ore e smontata in meno di due. Gill ha presentato la sua opera vicino Londra nel maggio 2003 in occasione della mostra Uk’s National Christian Resources Exibition http://www.creonline.co.uk. dove il luogo di culto gonfiabile è stato benedetto da un ministro della Chiesa di Inghilterra, il reverendo Michael Elfred, il giorno 13 maggio 2003. Sono già in corso contatti con paesi come Belgio, Stati Uniti e Corea del Sud interessati all’acquisto (35.000 Euro). 911 sono i siti Internet che se ne sono occupati. Gill ha affermato di aver già ricevuto ordini per sinagoghe e moschee gonfiabili. Niente più lunghi cortei nuziali. Il luogo di culto viene gonfiato sul luogo del ricevimento. Aria nuova per il culto.

Quale religione usa il morso dell’amore?

 L’Induismo. Il kolacharna è il segno del morso che il marito indù lascia sul corpo della moglie, sia nei momenti passionali, sia quando è triste perché deve partire e lasciarla sola. Dopo la partenza del consorte, la donna si ricorderà romanticamente di lui guardando estasiata  il segno lasciato dai suoi denti.

Chi ha riprodotto il miracolo di Gesù di camminare sulle acque?

Il vangelo di Marco racconta di Gesù che attraversa camminando sull’acqua la sponda occidentale del lago di Galilea. Mc 6,48: <<Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l’ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli>>. Il lago di Galilea è profondo 43 metri e non ha punti di secca.

Andrè Kole – illusionista – ha camminato sulle acque del lago Saguaro in Arizona (USA); ma per fare questo sono state necessarie ore di preparazione e una strumentazione tecnologica avanzata. In realtà Kole, che è un credente convertito, usa l’illusionismo per smascherare gli imbroglioni e dimostrare che alcune cose si possono compiere o per dono di Dio o garzie alle illusioni create dalla tecnologia.

Quali apparizioni mariane sono state riconosciute come autentiche dalla Chiesa e perché?

ApparizioniNonRiconosciute  Apparizioni riconosciute
1503-1566 Nostradamus, Francia 100-1000 d.C. Alcuni mistici hanno ricevuto una o più rivelazioni private o apparizioni di Cristo, Angeli, e della Madonna. Tra loro Giacomo, Ippolito, Policarpo, Agostino, Crisostomo, Gregorio Magno, Lacanzio, Metodio, Cataldo, Remigio, Cesario di Arles, S. Giovanni Damasceno…
– 1600~ Maddalena della croce, Cordova, Spagna
– 1769-1821 Marie Lenormand, Francia
– 1846 La Salette, Francia, riconosciuta nel 1851 ma condannata dal Sant’ Uffizio Decr. 9 maggio 1923 ed inserita nell’ Index Librorum Prohibitorum (Pio XI)
– 1871-1916 Rasputin, Siberia
– 1861-1922 Felicie Kozlowska, suora francescana scomunicata da Pio X
– 1878 Luigia Piccareta, Corato (I) Condanna Decr. S. Off. 13-07-1938 (Index Librorum Prohibitorum)
– 1931 Ezquioga, Spagna
– 1931 Izurdiaga, Spagna
– 1933 Onkerzele, Belgio
– 1933 Etikhove, Belgio
– 1933 Herzele, Belgio
– 1933 Olsene, Belgio
– 1933 Berchem-Anvers, Belgio
– 1933 Tubize, Belgio
– 1933 Verviers, Belgio
– 1933 Wilrijk, Belgio
– 1936 Bouxiers-aux-Dames,  (F)
– 1936 Ham-sur-Sambre, Belgio
– 1937 Voltago, Italia
– 1938 Kerizinen, Francia
– 1943 Girkalnis, Lituania
– 1943 Athis-Mons, Francia
– 1944 Ghiaie di Bonate, Italia
– 1945 Ida Peerdeman, Amsterdam (NL), condannata dal Vescovo Huibers il 7.5.56, conferma Santa Sede Cardinal Pizzardo il 13.3.57 (prot. N. 511/53), 25.03.1974 Congregazione per la dottrina della fede conferma divieto di propaganda, 26.04.1986 Cardianal Ratzinger conferma validità notifica del 1974.
– 1946 Espis, Francia
– 1947 Pierina Gilli, Montichiari (I)
– 1947 Casanova Stafora (ragazza), Italia
– 1947 Rosa Mistica, Italia, condannata dal Vescovo Bruno Foresti di Brescia
– 1947 Forsweiler, Germania
– 1948 Gimigliano (ragazza), Italia
– 1948 Marina di Pisa, Italia
– 1948 Lipa (1 religioso), Filippine
– 1948 Montlucon (1 religioso), Francia
– 1948 Cluj, Romania
– 1949 Lublin, Polonia
– 1949 Zo-Se (1 religioso), Cina
– 1949 Heroldsbach (4 bambini), Germania
– 1950 Acquaviva Platani (ragazza), Italia
– 1951 Casalicontrada (1 uomo), Italia
– 1953 Cossirano (1 uomo), Italia
– 1953 Santo Saba (ragazzo), Italia
– 1953 Maria Valtorta, Caserta (I), condannata dalla Santa Sede nel 1949, 1960, 1985 e 1993 (16.12.59 Papa Giovanni XXIII conferma “libri proibiti”)
– 1954 Eisenberg (ragazza), Austria
– 1954 Marie-Paule Guigère, Quebec, 1971 forma l’armata di Maria, condannata nel 1987 dal Cardinal Louis-Albert Vachon, Arcivescovo di Quebec con conferma del Cardinal Ratzinger nel febbraio 1987. Agosto 2001 I vescovi canadesi: l’«Armée de Marie» non è cattolica.
– 1956 Urbania (diversi bambini), Italia
– 1961 Garabandal (4 ragazze), Spagna, condannata definitivamente dal Vescovo di Santander Jose Vilaplana 11.10.96
– 1961 Craveggia (1 donna), Italia
– 1961 Rosa Quattrini, San Damiano (I)
– 1962 Ladeira (1 donna), Portogallo
– 1964 San Vittorino, Italia
– 1966 Ventebbio (1 prete), Italia
– 1967 Bohan (2 uomini), Belgio
– 1968 Palmar de Troya (4 ragazzi), Spagna
– 1968 Carmela Carabelli, Italia
– 1970 Veronica Leuken, Bayside (USA), condannata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede 14.6.66 e dal Vescovo di Brooklyn John Mugavero 4.11.86
– 1971 Marisa Rossi, Roma (I), seguita da Don Claudio Gatti incorso nella sospensione “latae sententiae” il 22.10.1998 dal Card. Camillo Ruini.
– 1972 Don Stefano Gobbi, Italia, condanna Arcivescovo Agostino Cacciavillan (USA) 12.1.95
– 1973 Mortzel, Belgio
– 1973 Dozulé (Magdalene Aumont) Francia, condannata dai Vescovi di Bayeux & Lisieux Jean Badré 24.6.83 e Pierre Pican 15.3.91
– 1974 Derval (1 uomo), Francia
– 1976 Cerdanyola, Spagna
– 1977 Le Fréchou (1 uomo), Francia
– 1980 Ampero Cuevas, El Escorial Spagna
– 1980 Ede Oballa (1 uomo), Nigeria
– 1981 Medjugorje (6 ragazzi), Bosnia-Erzegovina. Non riconosciuta dai Vescovi Pavao Zanic (1985) e Ratko Peric (1993, 1997)
– 1981 La Taludière (ragazzo), francia
– 1982 Nowra (1 uomo), Australia
– 1982 Canton (1 donna), USA
– 1983 Penablanca (ragazzo), Cile
– 1983 Olawa (1 uomo), Polonia
– 1984 Gargallo di Carpi (1 uomo), Italia
– 1985 Renato Baron, San Martino di Schio (Vicenza) Italia
– 1985 Oliveto Citra, Salerno (12 ragazzi) Italia
– 1985 Maureen Sweeney, Cleveland (USA)
– 1985 Julia Kim, Naju, Korea
– 1985 Vassula Ryden, Svizzera, “messaggi non divini” Congregazione per la Dottrina della Fede 06.10.95
– 1986 Nsimalen (6 ragazzi), Cameroon
– 1987 Mayfield, Irlanda
– 1987 Terra Blanca (3 ragazzi), Messico
– 1988 Christina Gallagher, Irlanda, “nessun intervento soprannaturale” Arcivescovo Michael Neary
– 1988 Lubbock (diverse persone), USA
– 1988 Scottsdale (diverse persone), USA
– 1988 Estella Ruiz, Phoenix (USA)
– 1989 Joseph Januszkiewicz, Marlboro, New Jersey
– 1990 Teresa Lopez e Veronica Garcia, Denver (USA), divieto di promozione Arcivescovo J. Francis Stafford 9.3.94
– 1992 Carol Ameche, Scottsdale, Arizona (USA)
– 1993 Matthew Kelly, New S. Wales, Australia
1170-1221: S. DOMENICO1265: S. SIMONE STOCK1302: S. GERTRUDE1360: S. CATERINA DA SIENA1373: S. BRIGIDA1531: NOSTRA SIGNORA DI GUDALUPE appare a Juan  Diego1558: S. TERESA D’AVILA1567: S. GIOVANNI DELLA CROCE1634: NOSTRA SIGNORA DELLA FORTUNA a QUITO, ECUADOR appare a Madre Maria Anna di Gesù Torres1690: S. MARGHERITA  ALACOQUE

1774-1824: ANNA CATERINA EMMERICH

1769-1837: B. ANNA MARIA TAIGI

1777: GIORGIO WASHINGTON

1830: LA MEDAGLIA MIRACOLOSA è rivelata a Caterina Laboure

1846: NOSTRA SIGNORA DI LA SALETTE appare in lacrime a due bambini: Melanie e Maximim

1858: NOSTRA SIGNORA DI  LOURDES appare a S. Bernadette Soubirous

1859: S. GIOVANNI VIANNEY

1862: S. GIOVANNI BOSCO

1873: MARIE-JULIE JAHENNY

1899: S. GEMMA GALGANI

1910: SUOR MARIA BENIGNA CONSOLATA FERRERO

1917: NOSTRA SIGNORA DI FATIMA

1918: S. PADRE PIO DA PIETRELCINA

1922: CHARLES VON HAPSBURG

1923: SUOR JOSEFA MENENDEZ

1932: BEAURAING, Belgio, la Madonna appare a cinque bambini

1932: TERESA NEUMANN

1938: B. SUOR MARIA FAUSTINA Kowalska

1940: SUOR ELENA AIELLO

1973: Ad AKITA, GIAPPONE, Suor Agnes Sasagawa Katsugo

1980: NOSTRA SIGNORA DEL NICARAGUA appare a Bernardo Martinez.

1982: NOSTRA SIGNORA DI SOUFANIEH appare a Mirna Nazzour

 

Dove sono sepolti gli Apostoli?

Le tradizioni sulla morte e sepoltura degli Apostoli sono moltissime. Permettono di ricostruire anche il percorso di evangelizzazione primitivo. Ecco le più importanti attribuzioni.

Pietro.                                                                                                            Il suo sepolcro si trova sotto la Basilica di San Pietro, nelle grotte vaticane (Città del Vaticano). La stessa basilica fu costruita (dal 1506) presso il luogo del suo martirio e della sua sepoltura sul colle vaticano. Prima di essa un’altra chiesa sullo stesso colle ne custodiva le spoglie. 
                                                Andrea                                                 Patrasso – GreciaAmalfi – ItaliaEdinburgo – ScoziaVarsavia – PoloniaSant’Apollinare – Italia 
                                                Bartolomeo                                                 Roma  – ItaliaBarletta – Italia
                                                Filippo                                                 ? 
                                                Giacomo di Alfeo                                                 Santiago de Compostela – Spagna
                                                Giacomo di Zebedèo                                                 Roma – Italia
                                                Giovanni                                                 Efeso – Turchia 
                                                Giuda l’Iscariota                                                 ?
                                                Matteo                                                 Salerno – Italia
                                                Pietro                                                 S. Pietro in Vaticano – Città del Vaticano
                                                Simone il Cananeo                                                 Gerusalemme – Israele
                                                Taddeo                                                 ?
                                                Tommaso                                                 Mylapore – India

La Chiesa in rosso

di Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it

Quota 213 per il “club più esclusivo del mondo”. Uomini in rosso da 70 nazioni diverse, al servizio della carità nella verità. 22 nuovi cardinali nel nuovo concistoro della Chiesa Cattolica.

L’Apostolo della Genti riteneva che «Il vescovo infatti, come amministratore di Dio, dev’essere irreprensibile: non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto,  ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, pio, padrone di sé, attaccato alla dottrina sicura, secondo l’insegnamento trasmesso, perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare coloro che contraddicono». (Tito 1,7-9)

 «Mostra deferenza ai tuoi vescovi, rivolgiti sempre a loro per essere consigliato, e , se sarai in armonia con loro, la tua terra prospererà».  (San Remigio – 437 – 533). Eletto vescovo di Reims a 22 anni.

 «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!». (Lc 11,46)  Ecco, il buon vescovo non deve essere così. Il buon vescovo non confonde l’integralismo con la difesa della sana dottrina. Il buon vescovo deve essere un modello di dialogo.  Un grande vescovo poi diventato Paolo VI – Giovanni Battista Montini – nel 1956 mise in atto la Grande missione di Milano per raggiungere i lontani dalla fede. Dopotutto ha promesso il giorno dell’ordinazione episcopale rispondendo ad una delle domande: «vuoi, come buon pastore, andare in cerca delle pecore smarrite per riportarle all’ovile di Cristo? Eletto: Sì, lo voglio».

 Ecco, il buon vescovo é attento a chi è lontano dalla fede e non confonde la morale con il moralismo. La morale sostenuta dai valori aiuta ad orientare le scelte, mentre nel moralismo contano più le norme stesse che i valori che le sostengono. La morale si basa sulla parola di e la tradizione della Chiesa, non è mai dogmatica ed è sempre in evoluzione.

 Il buon vescovo è umile.

      Non fa moralismi. Il moralismo è nemico della fede. Difendere la fede e la morale non vuol dire ossessionare e allontanare i fedeli con una morale più rabbinica che paolina – come direbbe il cardinale Martini.

 Il buon vescovo dovrebbe anche chiedersi per quale motivo solo il 30% dei battezzati italiani (il 4% dei francesi) frequenta la messa domenicale e non dovrebbe liquidare semplicemente il problema dando la colpa al secolarismo o al materialismo. Non dovrebbe frettolosamente concludere che non c’è più fede e quindi occuparsi soltanto dei propri fedeli. Gesù andava da tutti e anche per questo faceva scandalo. Diceva: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (Lc 5,31). «I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?». (Lc 5,30) Quanti vescovi mangiano e bevono con i pubblicani e con i peccatori allo scopo di riportarli all’ovile?

 A quella vista il fariseo che l’aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice» (Lc 7,39). Il buon vescovo dovrebbe andare lui da tutti ed essere attento a coloro che sono lontani dalla Chiesa a ragione o a torto – soprattutto a ragione – per comprenderne i motivi. Un padre fa così.

 Il buon vescovo è un uomo dello spirito. E’ attento al suo gregge, ma sa guardare oltre.

      Quanti vescovi uomini dello spirito abbiamo? Quanti manager? Quanti fondamentalisti e quanti sostenitori della fede, ma aperti al dialogo? Il buon vescovo non è un politico. Quanti politici abbiamo e quanti uomini dello spirito? Il buon vescovo dovrebbe anche chiedersi anche per quale motivo vengono mosse certe critiche alla Chiesa. Soltanto torti? Eminenza, attenzione! Il mondo laico non è distratto! Guarda cosa ti dice:

 «L’evento più rivoluzionario, a cui pochi prestano attenzione, è la fine della trasmissione della cultura religiosa tradizionale all’ interno delle pareti domestiche. La famiglia mononucleare (tranne eccezioni) non insegna più a pregare, non spiega il decalogo, non trasmette racconti, fatti e leggende religiose. Affida tutto alla scuola, ma a sua volta l’ora di religione si è trasformata in tuttologia [per colpa di alcuni docenti che tradiscono il loro mandato, N.d.A.], saltando spesso l’esegesi della Bibbia. E così, per la prima volta nella storia del Cristianesimo, si è spezzata la catena della memoria. Basta guardarsi intorno. I figli della generazione di mezzo sanno a malapena chi è Abramo, vacillano su Isacco, ignorano Giacobbe. Le parabole sono per loro un mistero. Quando essi stessi saranno genitori non avranno più niente da tramandare. Eventi e miti che per millenni hanno sorretto la fede, parlando attraverso gli affreschi e le sculture delle cattedrali, sono diventati linguaggio muto. In Francia il direttore di un museo ha organizzato serate di cultura religiosa, perché la gente non sapeva più “leggere” i quadri.

Da noi la perdita della memoria religiosa è altrettanto diffusa. All’alba del Duemila revival religioso e desacralizzazione non sono in contraddizione. Mentre individui, gruppi, movimenti riscoprono con entusiasmo l’ardore mistico, la società contemporanea si desacralizza inesorabilmente. Non esistono più tempi sacri, momenti sacri. I luoghi santi sono per la massima parte del tempo spazi turistici e riti come il matrimonio (che quasi l’ ottanta per cento degli italiani celebra ancora cattolicamente) difficilmente sono percepiti da familiari ed amici come un’ azione sacra, in cui “Dio è presente”. La quotidianità omogeneizza tutto e l’ influenza pervasiva dei mass media contribuisce potentemente a desacralizzare le Chiese in quanto istituzione. Per millenni mistero e inavvicinabilità hanno circondato il sacro e i suoi attori. Ora grazie ai mass media, è scomparso il confine tra scena e retroscena. Ci si è accorti che le persone dell’istituzione sono assolutamente normali con i loro difetti e la loro umanità. “Il re è nudo”, dichiara Pollo. Non a caso papa Wojtyla per combattere la desacralizzazione della Chiesa e del papato ha dovuto puntare sulla proiezione carismatica del proprio personaggio, facendosi sacralizzare dalle televisioni. In questo clima predomina fra i cattolici (e fra gli altri cristiani) una religiosità impostata sul “fai da te”, sul bricolage etico, sulla tendenza a formarsi ognuno per conto suo una propria immagine di Chiesa. Tutto ciò è poco “cattolico” per come lo ha insegnato nei secoli la Chiesa. L’alta partecipazione ai matrimoni religiosi o alle prime comunioni non significa molto. Gli uni e le altre sono sostanzialmente riti di passaggio, celebrati per tradizione etnico-culturale. I preti sanno per esperienza che in genere qualche anno dopo la prima comunione i giovani abbandonano la pratica religiosa. Franco Garelli, che insieme ad altri sociologi ha curato una voluminosa indagine per la conferenza episcopale, prova a delimitare l’ area di quanti possano dirsi veramente cattolici nell’ Italia di oggi. “I credenti militanti – spiega -, coloro che fanno parte di gruppi, associazioni, movimenti e danno grande rilevanza all’ esperienza comunitaria della fede, sono circa un 10 per cento. I praticanti assidui, che però non avvertono l’ esigenza di una vita religiosa collettiva e di una visibilità, sono un altro 15-20 per cento. Sommando entrambi i gruppi si arriva ad un 30 per cento di credenti regolari”. E’ la stessa cifra riferibile ai praticanti abituali della messa domenicale, che rappresenta il centro del culto cristiano. Fra i giovani la partecipazione è naturalmente al ribasso: solo il 20-22 per cento, dice Garelli, frequenta la chiesa la domenica. Un altro riferimento per individuare lo zoccolo duro dei cittadini cattolici convinti è quello dell’ 8 per mille, la firma che i contribuenti mettono sulla dichiarazione dei redditi per favorire la Chiesa. Nel 1993 su 27-29 milioni di contribuenti (dati Cei ricevuti dal ministero delle Finanze) quasi il 49 per cento ha messo la crocetta sul modulo Irpef a favore di una confessione religiosa.

Cioè, grossomodo 14 milioni. Di questi l’ 85,8 per cento ha “votato” a favore della Chiesa cattolica: poco meno di 12 milioni e mezzo. In conclusione se al 30 per cento di cattolici regolari si aggiunge l’ area indistinta dei praticanti saltuari (40 per cento) il cattolicesimo resta in superficie religione di maggioranza. Se si va al fondo delle cose, analizzando credenze dottrinali e comportamenti delle persone, non lo è più. Vescovi e parroci, guardando all’ affluenza nelle loro chiese, sperimentano già oggi che la maggioranza è altrove. Per la chiesa-istituzione la sfida è radicale. Perché anche tantissimi giovani, che abbracciano il cattolicesimo convinti, si sentono a maggior agio in una piccola comunità, basata su un’ esperienza emotiva e la leadership carismatica di una guida spirituale, piuttosto che nell’ organizzazione ecclesiastica tradizionale. “La vera novità – aggiunge Garelli – è che oggi l’ osservanza religiosa dei giovani si identifica molto meno con l’ appartenenza ad una Chiesa”. Si vuole con-vivere piuttosto che con-credere. Le appartenenze travalicano i confini. Preghiere a Taizé, riscoperta del Gregoriano, fascino della liturgia ortodossa, meditazione orientale si mescolano esprimendo una nostalgia di sacro, refrattario alle istituzioni. Forse ha ragione Baget Bozzo. In un intrecciarsi e contaminarsi di credenze siamo tornati indietro di duemila anni: nell’ era pre-cristiana, quando milioni sognavano una qualche salvezza».[1]

 Il buon vescovo sa farsi sa farsi un’autocritica  

      Prima di condannare gli altri  cerca di capire e di incontrare gli altri soprattutto proprio perché è un vescovo. Il buon vescovo sa che nei tempi moderni deve avere a che fare con i Mass media e che i giornali possono prendere anche soltanto una sua parola da lui pronunciata per essere usata in maniera strumentale. Vescovi con formazione mediatica e di stile di comunicazione? Neanche a parlarne… Un buon vescovo è un uomo di fede, non si scandalizza di questo. Sta attento a quello che dice, sul come lo dice e quando lo dice, dove lo dice. Non dovrebbero essere i giornalisti laici a fare i salti mortali per correggere le tue gaffes di comunicazione. Perché non vuoi una Chiesa moderna, non solo a parole. Modernità non vuol dire necessariamente immoralità. Si cresce guardando in avanti, senza dimenticare il passato la tradizione. Tutti abbiamo una storia, ma si guida guardando la strada in avanti. E se devi guardare indietro, guarda nello specchietto retrovisore per svoltare. Rapidamente.  Il buon vescovo è umile e attento ad imparare anche dalle altre Chiese cristiane che non perdono fedeli ogni giorno in caduta libera. Perché il buon vescovo è anche ecumenico. Non solo negli incontri ecumenici ufficiali, ma nei fatti. Troppo orgoglio impedisce un reale incontro ecumenico. E altre chiese cristiane più moderne guadagnano fedeli. Sai, qualcuno ha detto: «Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno». (1 Cor 9,22). Ma il tuo dottorato in teologia può non bastare per questo. E’ urgente che i vescovi abbiano una formazione in scienze della comunicazione. Ma il tradizionalismo clericale è contrario a tutto ciò.

     Il papa ha perso consensi. E non pochi… Il venti per centro proprio nella sua  terra, in Germania. C’è chi avrebbe voluto maggior dialogo ecumenico con la Riforma protestante, piuttosto che revocare la scomunica ad una comunità religiosa anti concilio, che vorrebbe una chiesa ferma agli anni cinquanta del secolo scorso. C’è chi pensa, come il teologo Hans Küng,  che non basti solamente parlare sulla speranza in genere. Ci vogliono atti concreti. Ci sono per esempio milioni e milioni di divorziati che hanno difficoltà perché non sono ammessi alla comunione. Sarebbe molto meglio fare una riconciliazione con questi  divorziati piuttosto che con questi lefrevriani.. E che dire del dialogo con la riforma protestante? E invece si sono messi a repentaglio i rapporti con l’ebraismo. Che cosa dovrebbe fare il papa ora per convincere davvero che non sapeva e per riparare i guasti. Perché dopo il discorso di Ratisbona in qualche modo è riuscito a recuperare con il mondo islamico. Oggi che cosa dovrebbe fare per recuperare questo? Com’è possibile che il papa non sapesse della posizione del vescovo Williamson? Secondo Küng, e molti altri, certamente queste scuse non bastano.

I giudei stessi hanno detto che questo non basta. Il papa deve essere veramente distaccato da questo gruppo. Non è possibile che questi sono vescovi della chiesa cattolica. Anche se sono sospesi dalle funzioni non è accettabile che restino vescovi della chiesa cattolica. E questo sarebbe un atto coraggioso del papa: dire, ecco vediamo questo non è possibile, lasciamo questa gente fuori dove vogliono essere. Ratzinger è stato 20 anni nella curia Romana e vede tutto dal punto di vista del Vaticano. Adesso come papa è ancora di più in questa visione. Praticamente lui non ha nessuno tra i suoi collaboratori che non sia un destro. Tutti sono molto obbedienti, nessuno può criticare il papa. E’ senza critiche. E’ un po’ come questi del Kremlino che non vedono il mondo com’é. Hanno nella mente le loro dottrine, il loro sistema dogmatico, però non vedono il mondo e noi siamo veramente in pericolo che la chiesa avrà un danno molto più serio se il papa non collabora in collegialità con i vescovi, se lui non ha periti in vaticano che abbiano il coraggio di pronunciare una critica seria, se lui non fa altro che solamente ricevere la gente, scrivere libri e fare funzioni. Noi vogliamo avere un leader nella chiesa, un leader che guida la chiesa in  questo periodo molto difficile per tutto il mondo.

Non si è detto che il negazionismo potrebbe essere il risultato per alcuni di una visione preconciliare che accusava gli ebrei di deicidio. Prima di quel concilio che i lefebvriani disprezzano perché ha cercato di ridurre le distanze tra clero e popolo di Dio. E invece di Concilio ce ne vorrebbe un altro. Presto. Che si ponga il problema della perdita di terreno verso milioni di persone che ormai da tempo non guardano più alla Chiesa come alla madre che li conduce a Cristo.    

C’è dunque, e forse no sono pochi,  che vorrebbe un Obama sulla cattedra di Pietro. Che senza scendere a compromessi con la dottrina, suscitasse consensi raggiungendo le masse che abbandonano la Chiesa. Un linguaggio semplice, che tocchi il cuore della gente. Don Primo Mazzolari diceva: “Nell’altro non si entra come in una fortezza, ma come si entra in un bosco, in una bella giornata di sole. Bisogna che sia un’entrata affettuosa per chi entra come per chi lascia entrare, da pari a pari, rispettosamente, fraternamente. Si entra in una persona non per prenderne possesso, ma come ospite di riguardo”.

     La Chiesa ha urgente bisogno del carisma che trascina. In fondo per cambiare le persone occorre amarle, la nostra influenza arriva solo fin dove arriva il nostro amore. Se, come è, il papa è il vicario di Cristo, dovrebbe sempre suscitare  la stessa reazione che  il  Maestro provocò  nella donna samaritana: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». (Gv 4,29). Questo è possibile senza travisare il messaggio. Ma il messaggio non passa se non si creano ponti con le persone. Un carisma dunque che trascina perchè ama e che quindi accorcia le distanze con l’interlocutore. Si riescono a raggiungere i “lontani”  là dove vivono, facendo conoscere loro una nuova immagine di Chiesa. Ci arriveremo? Yes, we can. We must. [2]

     Eminenza, le chiese evangeliche americane scrivono cartelloni accanto alle chiese per invogliare la gente a riflettere. Non lo sapevi? Ti sorprende? Non ti interessa? Non sono dei veri cristiani? Ti fa sorridere? Ne ero certo. Guarda che là qualche parroco cattolico ha incominciato a fare lo stesso. Non è questione di compromettere la sacralità con il profano. Qualcuno ha rinunciato alla sua ieraticità per farsi umile Bambino in mezzo a noi, sconvolgendo le attese dei grandi della Terra. E’ la kénosi, lo sai. Si avvicina la gente al sacro partendo dal profano. Sono cattolico, tu lo sai. E ho assistito all’entusiasmo di altri cristiani come noi che pregano in un ex palazzetto dello sport trasformato in luogo di culto. A Houston, nel Texas. Lo so non puoi andarci. Non puoi fare quello che vuoi. E nemmeno lo vorresti, naturalmente. Ma sarebbe bello se tu lo facessi. Ti verrebbero i brividi. Ho visto la gioia e l’entusiasmo dei primi cristiani nei loro occhi. 40.000 fedeli a settimana in un solo colpo non sono uno scherzo. Senza parlare di quelli che ricevono il messaggio che Dio ci ama e che ci vuole vincenti (anche la croce è vittoria, lo sai). Sai quanti sono? Milioni ogni settimana via televisione e Internet. Ma ti prego, non pensare a loro come la “concorrenza” o come a cristiani “strani”. Non c’è nessuno che prega il Padre Nostro con le mani in tasca o con le braccia conserte. Ma nemmeno in latino. La Chiesa è madre e maestra. Questa mamma deve ricominciare ad essere affettuosa e trasmettere la gioia di vivere in Cristo ai suoi figli. Uno stile nuovo. Ha tanti anni, ma non deve essere mai vecchia. Ricordati che le divisioni stupide le hanno volute gli uomini e che la Chiesa è del Signore. La Chiesa. Senza altri aggettivi storici. Là tu vedresti la fede viva che sgorga dal cuore in festa. Non ti dico che un parroco debba arrivare ai  livelli di Joel Osteen oppure del compianto Roger Schutz che ha avvicinato milioni di giovani alla fede in Cristo, ma che non potrà mai essere dichiarato Santo.[3] Però la gente ha bisogno che tu gli ricordi che Dio è amore. Ma è anche gioia. Gesù voleva che la nostra gioia fosse piena. Sai, lo spirito soffia dove vuole…            

 Un buon vescovo è attento ai tutti i fedeli.

      L’attenzione e l’accoglienza di tutti i figli della Chiesa – facendoli sentire a casa loro – è un’altra caratteristica del buon vescovo, se non vuole perderli. Single di tutte le età, vedovi, separati, divorziati, ragazze madri, madri o padri soli… non dovrebbero mai sentirsi cristiani di serie B… Dovrebbero sentire la carità della Chiesa attraverso iniziative del loro buon vescovo, attento alla pastorale a 360° e non ad aumentare le distanze all’interno della sua Curia e tra i fedeli e l’Istituzione che – troppo spesso – si dimentica appartenere a Gesù Cristo. Sarà Lui che chiederà conto all’amministratore sleale o poco accorto, di quanti figli ha stupidamente perso pensando più alla sua carriera che a pascere le sue pecorelle. Ad esempio, la  festa della famiglia è importante, ma ha senso solo quando tutti si sentono parte di una famiglia spirituale, soprattutto se una famiglia non ce l’hanno più o non hanno potuto per varie ragioni formarla… Nell’era della comunicazione globale e di Internet un fedele ci mette molto poco a informarsi e passare ad un’altra Chiesa cristiana più accogliente per tutti… per non parlare di chi cede alle lusinghe delle sette. Per qualche vescovo  “sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare” (Mt 18,6) piuttosto che dare scandalo a uno solo dei figli della Chiesa… E invece le macine da asino rimangono su altri colli e nessun vescovo incapace si butta negli abissi del mare. Gli basta essere chiamato “eccellenza” o “eminenza”. Non si capisce in cosa eccella l’amministratore infedele del gregge del Signore. Non si è vescovi per carriera, ma per amore.

 Il buon vescovo deve essere un comunicatore.

      Peccato che nessuno insegni ad un vescovo ad essere un buon vescovo. Da molte parti nella Chiesa si auspica una scuola che insegni ai vescovi ad essere tali, mentre adesso si viene eletti vescovi soltanto per elezione diretta. Nessuno insegna oggi ad un prete ad essere un buon vescovo. La visione clericale tradizionale non funziona più. Oggi la Chiesa viene liberamente scelta. Oppure rifiutata. Ci sono tante proposte. Anche Dio va scelto. Io credo che Lui accetterebbe di essere confrontato con le altre proposte. Dopotutto ha accettato di farsi umilmente uomo. Si è messo in discussione. Non scandalizzarti. Dovresti “fargli pubblicità”. Sai, a non tutti basta che la Chiesa esista per essere automaticamente scelta. Senza parlare di chi non si immagina neppure di cosa faccia e di cosa abbia fatto di buono in qualsiasi secolo della sua bimillenaria storia. Di chi non capisce il tuo linguaggio teologico e quindi nemmeno di come la fede possa cambiarti la vita. Sai, un messaggio così prezioso deve essere veicolato con cura. Il 55% della nostra comunicazione è costituita dal linguaggio non verbale del nostro corpo, un altro 38% dal timbro e dall’intonazione della nostra voce. Si capisce quello che siamo e in cosa veramente crediamo. Psicologia, sociologia, immagine, stile di comunicazione… La sola teologia non basta più per attrarre l’uomo moderno. Certo, il carisma è innato, ma molto si può fare. Papa Giovanni Paolo II era amato per il suo carisma, anche se non sempre era ascoltato per la sua dottrina. Non dipende dall’essere conservatori o progressisti. E’ lo stile di comunicazione. Un vescovo deve piacere alla gente, perché ha il dovere di trasmettere il messaggio più importante che esista per l’uomo. Anche il Verbo si è fatto carne, mentre troppo spesso la Chiesa si fa solo carta. 

E poi… qualcuno dovrebbe proprio diventare come i bambini. Semplici, umili, spontanei, gioiosi, entusiasti, simpatici, innocenti, gentili, disponibili – per entrare e fare entrare i suoi figli nel Regno dei Cieli. Lo sai, per noi il potere è servizio – non dominio.

 Il buon vescovo non è clericale, è ecclesiale.

      Clericale è quel vescovo che vive il suo episcopato con lo spirito dei dottori della legge, pieni di sé. Si compiace di una morale rabbinica, basata su leggi e divieti, ma non sui valori che deve trasmettere al suo gregge. E’ più attento al politically corrrect, alla carriera. Sepolcri imbiancati, direbbe il Padrone del suo gregge.    

 Ecclesiale è quel vescovo che tiene in considerazione la dignità del laicato. “Già papa Giovanni Paolo II citando papa Pio XII diceva: «I fedeli, e più precisamente i laici, si trovano nella linea più avanzata della vita della Chiesa; per loro la Chiesa è il principio vitale della società umana. Perciò essi, specialmente essi, debbono avere una sempre più chiara consapevolezza, non soltanto di appartenere alla Chiesa, ma di essere la Chiesa, vale a dire la comunità dei fedeli sulla terra sotto la condotta del Capo comune, il Papa, e dei Vescovi in comunione con lui. Essi sono la Chiesa(…)» (Christifideles Laici – 9)

      Il buon vescovo sa come affrontare il laicismo e rispetta la laicità. Esiste un corretto rapporto tra cultura religiosa di un popolo e laicità di uno stato? Non esistono popoli atei. Non esistono popoli senza una tradizione religiosa. Esistono oggi solo alcuni stati in cui la legge religiosa equivale a quella civile. Le teocrazie. In tutti gli altri Paesi, le leggi fondamentali sono state scritte basandosi anche sulla cultura religiosa di maggioranza in quello stato. Non sarebbe stata pensabile la carta costituzionale italiana, astrusa dalla cultura cattolica. Semplicemente perché la grande maggioranza dei cittadini si riconosce nei valori cristiani. Perché la storia dell’Occidente è stata in larga parte fondata dal Cristianesimo. Perché la dimensione religiosa è una parte fondamentale della storia degli individui e dei popoli. Con buona pace di chi vorrebbe rivendicare la laicità come arma di difesa alla crisi della coscienza e al suo rancore verso la religione.

In un certo senso il contrasto nasce dal fatto che, com’è giusto che sia, esistono stati laici, ma non esistono popoli laici. Esiste una minoranza di cittadini non religiosi (o di altre religioni) che deve sentirsi a proprio agio in uno stato democratico, ma sempre in un Paese che trova il suo collante anche e forse soprattutto nelle tradizioni e nella cultura religiosa della sua storia. Non è un caso che su più di sei miliardi di individui nel mondo oggi stime attendibili parlino di qualche centinaio di milioni di atei o agnostici, ben al di sotto del quindici per cento dell’umanità. Un vero laico non è quindi un oppositore della religione, né si sente minacciato dalla naturale e inevitabile religiosità del suo popolo. La vera laicità non è opposta alla cultura religiosa. Uno stato laico deve tenere conto della sua tradizione religiosa. 

     Chiariamo un malinteso. Stato laico non vuol dire stato ateo e nemmeno stato antireligioso. Uno stato laico garantisce le libertà religiose. Ha una cultura religiosa che nasce dalla sua storia e nella quale si riconosce la quasi totalità dei suoi cittadini. Non è realistico pensare all’Italia come ad un Paese non cattolico. E’ impensabile guardare all’Occidente senza comprendere la storia del Cristianesimo. Uno stato laico non ha leggi basate sulla religione. Se così fosse, tutti i peccati, ad esempio, della morale cattolica, sarebbero automaticamente reati. Divorzio, adulterio, aborto, rapporti sessuali prematrimoniali non sono reati. Mentre tutti i reati sono anche peccato perché si oppongono alla visione morale, quella cattolica, che forma il tessuto culturale e sociale del nostro Paese. Certo. I valori laici e quelli cattolici possono convergere, ma è illusorio pensare che i “valori laici” in un Paese di cultura cattolica non abbiano nulla a che fare, anche a livello di formazione, con quest’ultima.

 In altre parole, il cattolicesimo ha generato anche valori che qualcuno ritiene “laici”. E così in qualsiasi altro Paese al mondo, non essendoci, abbiamo già detto, società e popoli atei. Se il nostro Paese crede nel dialogo e nella tolleranza, lo deve alla cultura cattolica. Lo sarebbe nella stessa misura se fosse stato fondato in una cultura islamica fondamentalista, come in Arabia Saudita o in Iran? Alla base delle diverse deviazioni dottrinali e pratiche del mondo attuale si può scoprire come un denominatore comune, che quasi esprima l’anima di tutto e rappresenti il principio ispiratore della complessa gamma degli atteggiamenti errati nel campo religioso e morale?

Noi pensiamo di sì e crediamo di individuare questo atteggiamento di fondo in quella diffusa mentalità attuale che va sotto il nome di “laicismo”. Non temiamo di affermare che questo è l’errore fondamentale, in cui sono contenuti in radice tutti gli altri, in un’infinità di derivazioni e di sfumature.
E’ difficile dare una definizione del laicismo, poiché esso esprime uno stato d’animo complesso e presenta una multiforme varietà di posizioni. Tuttavia in esso è possibile identificare una linea costante, che potrebbe essere così definita: una tendenza o, meglio ancora, una mentalità di opposizione sistematica ed allarmistica verso ogni influsso che possa esercitare la religione in genere e la gerarchia cattolica in particolare sugli uomini, sulle loro attività ed istituzioni.

Ci troviamo, cioè, di fronte ad una concezione puramente naturalistica della vita dove i valori religiosi o sono esplicitamente rifiutati o vengono relegati nel chiuso recinto delle coscienze e nella mistica penombra dei templi, senza alcun diritto a penetrare ed influenzare la vita pubblica dell’uomo (la sua attività filosofica, giuridica, scientifica, artistica, economica, sociale, politica, ecc.).

Abbiamo, così, innanzitutto un laicismo che si identifica in pratica con l’ateismo. Esso nega Dio, si oppone apertamente ad ogni forma di religione, vanifica tutto nella sfera dell’immanenza umana. Il marxismo è precisamente su questa posizione né è il caso che ci diffondiamo ad illustrarlo.
Abbiamo, poi, un’espressione meno radicale, ma più comune, di laicismo, che ammette Dio e il fatto religioso, ma rifiuta di accettare l’ordine soprannaturale come realtà viva ed operante nella storia umana. Nell’edificazione della città terrestre intende prescindere completamente dai dettami della rivelazione cristiana, nega alla Chiesa una superiore missione spirituale orientatrice, illuminatrice, vivificatrice nell’ordine temporale.
Le credenze religiose sono, secondo questo laicismo, un fatto di natura esclusivamente privata; per la vita pubblica non esisterebbe che l’uomo nella sua condizione puramente naturale, totalmente disancorato da un qualsiasi rapporto con un ordine soprannaturale di verità e di moralità. Il credente è perciò libero di professare nella sua vita privata le idee che crede. Se, però, la sua fede religiosa, uscendo dall’ambito della pratica individuale, tenta di tradursi in azione concreta e coerente per informare ai dettami del Vangelo anche la sua vita pubblica e sociale, allora si grida allo scandalo come se ciò costituisse una inammissibile pretesa.
Alla Chiesa si riconosce, tutt’al più, un potere indipendente e sovrano nello svolgimento della sua attività specificamente religiosa avente uno scopo immediatamente soprannaturale (atti di culto, amministrazione dei sacramenti, predicazione della dottrina rivelata, ecc.). Ma si contesta ad essa ogni diritto di intervenire nella vita pubblica dell’uomo poiché questa godrebbe di una piena autonomia giuridica e morale, né potrebbe accettare dipendenza alcuna o anche solo ispirazione da esterne dottrine religiose. Agli antipodi del pensiero cattolico.

 
Tali affermazioni, che sono in nettissimo contrasto con la dottrina cattolica. Vogliamo soltanto sottolineare la portata gravissima di esse. Praticamente si nega o si prescinde dal fatto storico della rivelazione; si misconosce la natura e la missione salvifica della Chiesa; si tenta di frantumare l’unità di vita del cristiano, nel quale è assurdo voler scindere la vita privata da quella pubblica; si abbandona la determinazione della verità e dell’errore, del bene e del male all’arbitrio del singolo o delle collettività, aprendo così la strada a tutte le aberrazioni individuali e sociali, di cui – purtroppo – i nostri ultimi decenni hanno offerto testimonianze atroci.
     Come si vede, il fenomeno laicista affonda le sue radici in un contrasto sostanziale di principi. Non si esaurisce nel fatto politico contingente, anche se preferisce sviluppare soprattutto su questo terreno la sua quotidiana polemica contro la Chiesa. Nella sua accezione più conseguente, esso è una concezione della vita che è agli antipodi di quella cristiana. Una sottile corrosione dell’anima cattolica del Paese
Il pericolo insito in questo errore è oggi accentuato da due fatti. Innanzi tutto il laicismo, nell’odierna situazione italiana, evita generalmente gli atteggiamenti plateali e massicci del vecchio anticlericalismo ottocentesco. IL più scaltrito, più duttile, più lucido ed aggiornato alle tecniche del tempo. Più che aggredire direttamente preferisce l’insinuazione perfida e la critica sottile, più che la discussione diretta preferisce la battuta di spirito e lo scherno, più che l’attacco alle idee preferisce l’utilizzazione delle debolezze degli uomini, più che le spettacolari chiassate di piazza preferisce l’orpello d’una certa severità culturale.
Anche quando attacca la Chiesa si sforza di ammantarsi di nobili motivi: vorrebbe svincolarla da ogni “compromissione” temporale, purificarla da ogni “contaminazione” mondana e politica, metterla al passo dei tempi e svecchiare le sue interne strutture, affinché, libera e ringiovanita, possa tornare ad esercitare il suo sovrano ministero spirituale sulle anime.
A questo s’aggiunge un altro fattore importante: il laicismo sfugge a posizioni dottrinali precise. Come tutti gli errori di oggi preferisce l’indeterminatezza e la vaporosità degli atteggiamenti. Fa leva soprattutto su impressioni, su sentimenti e risentimenti, su stati d’animo. Ciò è dovuto a volte alla superficialità delle sue idee, ma spesso obbedisce ad un preciso calcolo. Ama giocare sull’equivoco per raggiungere i propri scopi senza suscitare eccessive reazioni, soprattutto in quella parte dell’opinione pubblica ancora legata – in qualche modo – alla religione e alla morale cristiana. Si mimetizza per operare indisturbato in modo da creare gradualmente un clima di pensiero e di vita disancorato da ogni riferimento soprannaturale ed aperto a tutte le avventure intellettuali e morali.

Questi fatti rendono l’insidia molto più grave, perché, sotto l’apparente rispetto per la fede religiosa del popolo, può essere gradualmente e insensibilmente consumata un’opera di sistematica corrosione dell’anima cattolica del paese.

Alla base dell’odierno atteggiamento laicista vi sia un profondo contrasto di natura religiosa, lo dimostra anche uno sguardo – sia pure sommario – dato alle più recenti manifestazioni di esso, le quali possono essere così sommariamente delineate:

 a) critiche astiose, anche se talvolta espresse in forma di apparente rispetto, per ogni intervento del magistero ecclesiastico, ogni qualvolta esso, dal piano dei principi, scende alle applicazioni pratiche; allarme e rifiuto dell’intervento della Chiesa e della sua gerarchia perfino in fatto di pubblica moralità;
b)insofferenza e diffidenza, se non aperta ostilità, verso tutto ciò che è espressione del pensiero e della vita dei cattolici nel paese, verso tutto ciò che indica una loro presenza ed influenza nei diversi settori della vita pubblica;
c) compiaciuta pubblicità data ad episodi di immancabili deficienze e di presunti scandali nel clero e nel laicato cattolico organizzato; travisamento sistematico delle finalità che animano opere cattoliche di assistenza, di carità, di educazione, ecc.;

d) compiacente appoggio dato ad ogni tentativo tendente ad introdurre nella legislazione italiana il divorzio e ad attenuare le vigenti disposizioni a tutela delle leggi della vita;

e) isolati, ma chiari sforzi per rimettere in discussione il Concordato che pure fu accettato con quasi unanime riconoscimento nell’immediato dopoguerra ed inserito nella stessa Costituzione;

f) aspri attacchi contro la vera libertà della scuola non statale e continue accuse ai cattolici di voler sabotare la scuola statale; opposizione tenace ad ogni richiesta di contributi, da parte dello Stato, alla scuola non statale e taccia alla stessa di mancare di libertà e di non educare alla libertà, in quanto al cattolico sarebbe preclusa la libertà d’indagine necessaria per il progresso e la cultura;
g) scandalo e proteste per ogni partecipazione delle pubbliche autorità a manifestazioni religiose o ad atti di omaggio al vicario di Cristo, nel quale si vuol vedere soltanto il sovrano della Città del Vaticano, con cui trattare da pari a pari, pena l’umiliazione e l’abdicazione dello Stato alla sua dignità sovrana;
h) incapacità a comprendere nel loro pieno significato religioso gli interventi della Chiesa e della sua gerarchia, intesi ad orientare i cattolici nella vita pubblica, a richiamarli – nel momento attuale – al dovere dell’unità, e a metterli in guardia contro ideologie che, prima di essere aberrazioni politiche e sociali, sono autentiche eresie religiose. Gioverà ricordare le parole di Pio XI: “Ci sono dei momenti in cui noi, l’episcopato, il clero, i laici cattolici, sembra si occupino di politica. Ma, in realtà, non ci si occupa che della religione e degli interessi religiosi, finché si combatte per la libertà religiosa, per la santità della famiglia, per la santità della scuola, e per la santificazione dei giorni consacrati al Signore. Non è questo fare della politica… Allora è la politica che ha toccato la religione, che ha toccato l’altare. E noi difendiamo l’altare” (Pio XI, Discorso del 19 settembre 1925).[4]

Meno male che Dio sa scrivere dritto sulle righe storte degli uomini.

«Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! ». (Lc 11,46). E’ quello che nessun vescovo vorrebbe sentirsi ripetere da Gesù Cristo nel giorno del giudizio. Perché c’è vescovo e vescovo… Quali caratteristiche deve avere?

Il vescovo “fondamentalista”.

     Il buon vescovo non confonde il sostegno alla sana dottrina  col fondamentalismo.

«Perciò correggili con fermezza, perché rimangano nella sana dottrina». (Tito 1,13)

    Il vescovo “fondamentalista” non dialoga. Si sente migliore degli altri. Pasce, sì, da bravo pastore il proprio gregge, ma usa il pastorale come una sciabola che divide i propri bravi fedeli dal resto delle folle di persone “cattive”, che non figli di Dio e che vogliono incomprensibilmente starsene lontane della Chiesa. O con noi o contro di noi! Siamo o non siamo la vera Chiesa?  E Gesù non ha forse detto “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”? (Mt 5,37) A lui piace la morale  rabbinica, quella basata sulla legge, non quella paolina, basata invece sui valori. Lui non va a cercare la pecorella smarrita, né tanto meno siede a tavola con i peccatori. Queste cose le faceva il Maestro, ma lui che c’entra? Ha una dignità; è un’eccellenza (o un’eminenza) da rispettare! Eminenza, avevi promesso!.. : «vuoi, come buon pastore, andare in cerca delle pecore smarrite per riportarle all’ovile di Cristo? Eletto: Sì, lo voglio».

Il vescovo “difensore della sana dottrina”

    Sostiene la sana dottrina (Tito 2,1), ma cerca di raggiungere ogni persona in nome di Cristo, secondo il monito di San Paolo  (1Corinzi 9:22): «Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno». E’ pastore, quindi è sensibile a coloro che – smarritisi – sono lontani dal suo gregge. “Per poter pre-evangelizzare la Chiesa deve farsi ascoltare, deve essere credibile. Paolo Vi nel 1975 scriveva nell’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi (51): “Rivelare Gesù Cristo e il suo Vangelo a quelli che non li conoscono, questo è, fin dal mattino della Pentecoste, il programma fondamentale che la Chiesa ha assunto come ricevuto dal suo Fondatore. Tutto il Nuovo Testamento, e in modo speciale gli Atti degli Apostoli, testimoniano un momento privilegiato e, in un certo senso, esemplare di questo sforzo missionario che si riscontrerà poi lungo tutta la storia della Chiesa.

     Questo primo annuncio di Gesù Cristo, essa lo realizza mediante un’attività complessa e diversificata, che si designa talvolta col nome di «pre-evangelizzazione», ma che è già, a dire il vero, l’evangelizzazione, benché al suo stadio iniziale ed ancora incompleto. Una gamma quasi infinita di mezzi, la predicazione esplicita, certamente, ma anche l’arte, l’approccio scientifico, la ricerca filosofica, il ricorso legittimo ai sentimenti del cuore umano possono essere adoperati a questo scopo”. E la terza assemblea generale del Sinodo dei Vescovi, il 28 febbraio 1974 osservava amaramente che “Purtroppo, ci sono oggi molti pregiudizi contro la Chiesa, che ne infirmalo gravemente la credibilità e che fanno sì che essa non sia ascoltata, e, anzi, talvolta sia respinta a priori. Alcuni di questi pregiudizi sono dovuti alle lotte che nel passato ci sono state tra la Chiesa e la società civile: diffusi dalla cultura ufficiale italiana, essi sono profondamente radicati specialmente negli ambienti intellettuali, cosicché sradicarli è molto difficile. Altri pregiudizi sono nati in questi anni, , caos e dell’intervento della Chiesa nel campo politico, dovuto a necessità storiche contingenti: cosicché, per molti italiani, oggi la Chiesa fa politica o è una Chiesa ‘di parte’, perché appoggia un partito contro altri.”[5]

      Il 21 dicembre 2009 nel corso del discorso alla Curia Romana, papa Benedetto XVI osservava che è ricorrente per la Chiesa e i vescovi «la tentazione di fare politica», cioè di «cedere alla tentazione di prendere personalmente in mano la politica e da pastori trasformarsi in guide politiche». “Perciò, per poter fare opera di pre evangelizzazione la Chiesa italiana deve sforzarsi di eliminare dalla sua vita a tutto ciò che favorisce il persistere di questi pregiudizi e di mostrarsi, di conseguenza, sempre più credibile e autentica. In particolare, deve sempre più chiaramente, prendere le sue distanze dalla politica concreta e militante, pur dovendo intervenire in campo politico quando sono in gioco le esigenze del Regno di  Dio e i diritti della persona umana, per denunciare le ingiustizie e proporre le vie da percorrere per costruir un mondo più umano e più fraterno; soprattutto deve mostrasi distaccata dal denaro e dagli interessi economici o di prestigio, evitando tutto ciò che può far pensare alla ricerca del lucro anche nell’amministrazione dei sacramenti: deve purificare la sua religiosità da forme ‘superstiziose’ o folcloristiche che impressionano negativamente. Positivamente la Chiesa italiana deve mostrare in se stessa che il Vangelo è veramente capace di creare un mondo nuovo di fraternità, di libertà, di amore: deve, cioè, divenire l’’icona del mondo futuro’. Perciò, essa deve eliminare dal suo seno ogni forma di ingiustizia, ogni forma di mancanza rispetto della dignità delle persone ogni divisione ‘classista’ nel clero e nei fedeli, ogni fermento razzista, mostrandosi sempre più quello che la Chiesa è nella sua essenza profonda: una ‘comunione’ o, come diceva il martire S. Ignazio, una ‘agape’, non chiusa in se stessa in spirito di difesa, ma aperta a tutti, credenti e non credenti, rispettosa delle libertà di tutti, capace di apprezzare tutto ciò che di buono, di bello, di grande, tutto ciò che di autenticamente umano c’è nel mondo di oggi, nel quale, nonostante la presenza di tanto male, Dio è all’opera e silenziosamente costruisce il suo Regno».[6]

     Padre Franc Rodè – attuale Cardinale prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata – nel 1984 scriveva: “Innanzi tutto dobbiamo essere umili nel dialogo, per rispetto al non credente al quale ci rivolgiamo… dove il cristiano troverebbe nella sua fede il fondamento   d’una qualsiasi sufficienza?.. Chi, in effetti potrebbe lusingarsi di ricevere il dono della fede, se rifiutasse d’esprimere e di comunicare questo dono nella semplicità, nella dolcezza?”[7]

 Il buon vescovo non è un manager

     Deve ricordare che la sua autorità è più vicina a quella di un padre, che a quella di un leader. E’ un uomo dello spirito. Certo di avere anche capacità di guida, anche di comando, di gestione della sua diocesi, ma è sempre un uomo dello spirito e la gente oggi ha molto bisogno di modelli spirituali. Guai al vescovo manager. Pensa come sarebbe bello se tanti battezzati “perduti” guardassero alla Chiesa come alla casa di un Padre pronto a fare festa per il loro ritorno. Un Padre che non ha detto una sola parola di condanna. Basta la gioia del ritorno. Fratelli che tornano per interesse – perché hanno fame di verità – e che poi scoprono con sorpresa l’amore che accoglie senza condizioni. Ma se tornano e poi trovano te come manager o come ieratico giudice, beh allora… Cosa fai per questi fratelli? Cosa fai per raggiungerli? Parli la loro lingua? Li capisci? Sai quello che pensano di te e metti da parte il tuo orgoglio?

 Il buon vescovo non confonde la morale col moralismo

    La morale orienta la libertà al bene autentico ed è basata sulla parola di Dio e la tradizione della Chiesa. Questa però può cambiare, evolversi, essere attenta alle situazioni che lo scorrere della storia porta alla ribalta della riflessione etica. La tradizione è buona quando preserva da interpretazioni soggettive, non quando impedisce uno sviluppo della teologia morale. Altrimenti saremmo ancora a sostenere le indicazioni morali errate di papi e dottori della Chiesa. Un esempio? Papa Leone Magno (461) riteneva che «presso tutte le madri di questa terra il concepimento non è senza colpa» (Sermones 22,3). Papa Gregorio Magno (604) riteneva l’unione coniugale immune da colpa solo con la previa intenzione di generare. Per lui «Il piacere non può essere mai senza peccato». Cesario di Arles (542), vescovo, ammoniva che figli lebbrosi e indemoniati sarebbero nati da rapporti sessuali avuti nel dì festivo. Papa Nicola I (866) raccomandava di astenersi da ogni piacere della carne e contaminazione del corpo nei giorni di festa. Per S. Girolamo (420) una donna cessa di essere tale e può essere chiamata uomo quando vuol servire più Cristo che il mondo (Comm. ad Ephesios III,5). Egli afferma inoltre che la contraccezione è omicidio. Papa Gregorio I era convinto che «il piacere non può mai essere senza peccato». La verginità consacrata a Dio è molto superiore al matrimonio.

Il buon vescovo deve rispettare la tradizione, ma essere sempre aperto ad una riflessione che eviti al suo ministero di creare fossati incolmabili col mondo laico e con la parte del suo gregge che non riesce ad accettare una morale come dogmatica. Questo vuol dire dialogo umile e aperto:

Il moralismo è nemico della morale e allontana, la morale comprende. E per favore, dateci una Chiesa realmente ecumenica! Una Chiesa al cuore del Vangelo. Se no la gente comune, sopratutto quel 70% dei cattolici italiani continuerà ad interessarsi solo a quanto guadagnano il Papa, i cardinali e i vescovi… “Stranamente” l’articolo più letto di questo blog, da sempre. (http://giorgionadali.wordpress.com/2010/07/11/vaticano-e-stipendi-papa-vescovi-cardinali-e-preti)


[1] Marco Politi – Sarà il Millennio dei senza Cristo? La Repubblica, 28 luglio 1997, p. 21

[2] Giorgio Nadali – Un Obama a San Pietro, Affari Italiani, 10 febbraio 2009

[3] Joel Osteen è il pastore di Lakewood Church, la più grande chiesa cristiana indipendente degli Stati Uniti. Definito il “predicatore del sorriso”. www.lakewood.cc  Roger Schutz era il priore della comunità ecumenica più grande del mondo. La comunità di Taizé, Francia. www.taize.fr  che papa Giovanni XXIII aveva definito come “Primavera della Chiesa”.

[4] Lettera dell’Episcopato al Clero. Roma, 25 marzo 1960, tratto da Litterae Communionis, supplemento al n. 5, 1988

[5] Evangelizzazione nel mondo contemporaneo – Documenti dell’episcopato italiano per la III assemblea generale del Sinodo dei Vescovi, 28 febbraio 1974, p. 474 s.

[6] Op. cit. p. 476

[7] Franc Rodè in Via Verità e Vita – Novembre-Dicembre 1984 –“Per una pastorale verso I “lontani”. P. 19

Cf. Giorgio Nadali – La croce e l’anello. Misteri e segreti delle carriere ecclesiastiche, Udine, Edizioni Segno, 2010 

Giorgio Nadali

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Inferno. Facile o difficile?

di Giorgio Nadali

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«Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli». (Matteo 25,41). Sono le parole di Cristo riguardo la minaccia della dannazione eterna. Tra le più dure pronunciate  da Gesù nei Vangeli. Cosa hanno fatto le persone nella narrazione evangelica? Hanno fallito o rifiutato tutte le occasioni di amare disinteressatamente il prossimo. Qualcuno parla però della teoria dell’”Inferno vuoto”. Cos’è? E’ la tesi di un grande teologo e cardinale svizzero scomparso nel 1988. Hans Urs von Balthasar. La tesi di von Balthasar afferma che sperare la salvezza eterna di tutti gli uomini non è contrario alla fede. Essa si avvale dell’autorità di alcuni Padri della Chiesa, tra i quali Origene e Gregorio Nisseno, ed è condivisa da diversi teologi contemporanei, tra i quali Jean Daniélou, Henry de Lubac, Joseph Ratzinger – l’attuale Papa –  Walter Kasper, Romano Guardini. Da scrittori cattolici come  Paul Claudel, Gabriel Marcel e Lèon Bloy. La Chiesa afferma che chi muore in peccato mortale non si salva, ma non dice se questo sia mai avvenuto. Difatti non ha mai fatto nomi di dannati, come invece si è permesso di fare Dante Alighieri – secondo il suo parere – nella Divina Commedia. E tra questi ben 6 papi! Niccolò III (Giovanni Gaetano Orsini, 1277-1280), posto nella terza bolgia dell’ottavo girone, con i simoniaci (venditori di cose spirituali) insieme a Bonifacio VIII (Benedetto Caetani, 1294-1303), papa Clemente V (Betrand de Gouth, 1305-1314), Bonifacio VIII è citato anche nella bolgia VIII per i consiglieri fraudolenti insieme a papa Silvestro I (314-335). Nel sesto cerchio vi è papa Anastasio II (496-498) con gli eretici. Infine il papa dimissionario Celestino V (Pietro Angeleri, 1294)  nell’antinferno con gli ignavi. La Chiesa lo ha invece dichiarato santo. Ma torniamo al peccato mortale. Scrive San Tommaso d’Aquino: «Quando la volontà si orienta verso una cosa di per sé contraria alla carità, dalla quale siamo ordinati al fine ultimo, il peccato, per il suo stesso oggetto, ha di che essere mortale… tanto se è contro l’amore di Dio, come la bestemmia, lo spergiuro, ecc., quanto se è contro l’amore del prossimo, come l’omicidio, l’adulterio, ecc… Invece, quando la volontà del peccatore si volge a una cosa che ha in sé un disordine, ma tuttavia non va contro l’amore di Dio e del prossimo — è il caso di parole oziose, di riso inopportuno, ecc. —, tali peccati sono veniali».

Per il peccato mortale occorrono 3 (difficili) condizioni: Piena avvertenza (mi rendo pienamente conto di ciò che faccio), Materia grave (contro uno dei Comandamenti), Deliberato consenso (il mio atto è assolutamente libero da qualsiasi condizionamento). Condizioni difficili da soddisfare umanamente tutte insieme. Quanti sanno quello che fanno? Difatti dalla croce Gesù pregò: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34) lasciando intendere che in molti manca la piena avvertenza. Si parla di dannati in una parabola (il ricco stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui) in Luca 16,23, ma non di dannati reali. Mentre il primo beato reale è un malfattore che si converte (Luca 23,43). Siamo noi in realtà che vorremmo un “vendetta” divina, ma Dio è amore. «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?» (Luca 9,54). Difatti – come dice il Vangelo –  Gesù si voltò e li rimproverò. Von Balthasar ricorda di non confondere speranza e conoscenza. Sperare nella apokatastasis – la salvezza di tutti – non vuole dire sapere se l’inferno sia vuoto o no. La possibilità dell’Inferno è però una conseguenza della libertà umana. O l’uomo è libero – e quindi può anche dannarsi – o non è libero. Scrive il cardinale Biffi: «La concreta possibilità della dannazione è necessaria, se si vuol continuare ad ammettere la libertà creata nella sua vera essenza. La libertà dell’uomo non può ridursi alla possibilità di scegliere tra un luogo e l’altro di villeggiatura o tra una cravatta a righe e una cravatta a pois; e neppure di scegliere la moglie o il partito politico: la nostra libertà, nel suo significato più profondo, è la spaventosa e stupenda prerogativa di poter costruire il nostro destino eterno. Per non essere puramente nominale, questa prerogativa deve necessariamente includere la reale e concreta possibilità di decidere per la perdizione. Come si vede, il mistero della dannazione è essenzialmente connesso col mistero della libertà, che è forse l’unico vero mistero dell’universo creato». Nell’Islam Allah descrive in modo raccapricciante gli orrori dell’inferno – acqua bollente, scudisci di ferro (vv. 19-22). Secondo un hadith, Maometto dice che ogni mille persone, 999 saranno mandate all’inferno. In quel Giorno, Adamo chiederà ad Allah: “O Allah! Quanti sono i dannati al Fuoco?” Allah risponderà: “Da ogni migliaio, togline nove-cento-novanta-nove”. Maometto spiegò che quell’unica persona salvata sarebbe stata un Musulmano, dicendo ai suoi compagni: “Gioite per le buone notizie; una persona sarà delle vostre e mille di Gog e Magog”. Noi crediamo in un Dio più misericordioso: Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio». (Marco 10,26-27) Dio non può che amare.

Giorgio Nadali

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Capodanno e calendario gregoriano invenzioni cattoliche

di Giorgio Nadali

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Calendario gregoriano e Anno bisestile

Fu il papa italiano Gregorio XIII (Ugo Boncompagni- 1502-1585) che nel 1582 inventò l’attuale calendario in uso nei Paesi cattolici, sostituendo il vecchio calendario giuliano, inventato dall’astronomo greco Sosigene di Alessandria nel I Sec. a.C. e adottato da Giulio Cesare nel 46 a.C.  Gregorio XIII introdusse il calendario gregoriano su base solare, con la bolla Inter Gravissimas. Entrò in vigore il 15 ottobre 1582. I Paesi protestanti, luterani e calvinisti non accettarono la riforma e mantennero il calendario giuliano – che prevedeva il capodanno il primo di aprile – sino al XVIII secolo. Da qui l’usanza di chiamare “sciocchi di Aprile” (April’s fools) coloro che non si erano adattati. Questo diede origine alla burla del pesce d’aprile. L’anno solare si discosta, anche dopo la riforma giuliana, di circa 11 minuti rispetto ai 365 giorni e 1/4 (bisestile). Ogni 128 anni si sommano differenze di circa un giorno, o l’equivalente di 3 giorni ogni 400 anni. Per questo papa Gregorio XIII nel 1582 introdusse una nuova riforma, sostenuta dal medico Aloysius Lilius (Luigi Giglio o Lilio), dal matematico gesuita Cristoforo Clavio e dal matematico e vescovo domenicano Ignazio Danti (al secolo Pellegrino Rainaldi Danti). La riforma gregoriana stabilì che gli anni secolari non divisibili per 400 non erano bisestili (quando previsto dal calendario giuliano), quindi dovevano avere 28 giorni in febbraio. Di conseguenza tutti gli anni che terminano con due zeri e sono divisibili per 4 non sono bisestili. Con la riforma gregoriana furono corretti gli errori del passato: il giorno successivo a quello di giovedì 4 ottobre 1582 fu venerdì 15 ottobre, con un salto di 10 giorni. Il periodo fu scelto in quei dieci giorni perché  non vi erano ricorrenze solenni. Il calendario gregoriano si è diffuso nella maggior parte degli stati in modo graduale. Furono ritardatari: Germania (1775), Gran Bretagna (1752), Svezia (1753), Russia (1918), Giappone (1873), Cina (1812 e 1949). Il calendario gregoriano ha un’approssimazione di errore di un giorno ogni 3000 anni. La riforma di papa Gregorio XIII corregge l’epatta – cioè l’età della Luna al 31 dicembre dell’anno precedente – chiamandola «equazione lunare». L’epatta gregoriana si ripete con un periodo di 5.700.000 anni.

 Capodanno

 L’usanza di celebrare l’inizio dell’anno il primo di gennaio fu voluta da papa Gregorio XIII nel 1582 (vedi sopra) in seguito alla sua riforma del vecchio calendario giuliano.

 Natale e calcolo degli anni dalla nascita di Gesù Cristo

 Il Natale non è presente tra i primi elenchi di festività cristiane di Sant’Ireneo e Tertulliano. Il monaco Dionigi il Piccolo nel 527 calcolò la data esatta della nascita di Cristo e introdusse l’usanza di contare gli anni ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi, cioè “dall’Incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo”. Il processo che portò il 25 dicembre (antica data pagana della festa della luce, i lupercàli romani) a divenire la ricorrenza della nascita di Gesù Cristo per tutta la cristianità, iniziò solo nel III secolo e durò fino a quello successivo con variazioni temporali secondo le diocesi. Questa usanza si diffuse in tutto il mondo cristiano entro l’VIII secolo, sostenuta da Beda il Venerabile. La nascita di Cristo è avvenuta in realtà 6 o 7 anni prima dell’anno 1. Fu Dionigi a scoprire l’errore. Solo la nascita di Gesù Cristo ha diviso la storia in prima e dopo di lui ed è il calcolo del tempo più diffuso al mondo. Non esiste attualmente un calcolo del tempo che non parta da un fatto storico di una religione mondiale. Non esistono calendari “laici”.

 Giorgio Nadali

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Svelati i segreti di Satana. Ecco cosa vuole da te

di Giorgio Nadali

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         1)     SUPERBIA.  a) Non hai bisogno di Dio (Non pregare, non adorare Dio)    b) Non pentirti di nulla (Il peccato non esiste)

        2) Dio ti toglie la libertà! Trasgredisci!   Falso. Gesù dice “La verità vi farà liberi”

        3) Fai di te stesso il tuo Dio. “Fai ciò che vuoi” è il motto delle sette sataniche moderne

        4) Il male è più forte del bene. Casa credi di fare? Falso! E’ l’amore che sostiene il mondo  ogni giorno. Il male fa solo più notizia, ma è molto meno diffuso del bene.

       5) Cerca scorciatoie. Il furbo va avanti. L’onesto no. (in realtà è il vincente che non ha bisogno di scorciatoie disoneste per dimostrare quanto vale. Satana mi tratta da stupido, invece Dio mi stima ed è quindi esigente con me perchè mi ama. Satana vuole che tu rifiuti il tuo dovere e tutto ciò che ti parla di Dio. 

      6) Non sperare e non sognare. Dio non si occupa di te e non ti ascolta! i tuoi errori sono irreparabili! Falso: “Cerca la gioia del Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore”.  Salmo 35,4   

 7)    Vuole che tu ti crei una tua morale che ti dà sempre ragione. (“Diventerete come Dio” è la tentazione originale ad Adamo ed Eva. Molto attuale. Stabilisci tu ciò che è bene e male, come ti piace. Quando l’uomo si sostituisce a Dio vuol essere lui il dio degli altri e nascono grossi problemi a livello sociale, storico e personale. L’uomo non rispetta le regole della Creato e la dignità dell’essere umano). 

 8)    Relativismo morale —> il bene e il male sono cose relative. Tu sei la fonte dei tuoi valori. La verità non esiste. Satana è “padre della menzogna”, quindi genera illusioni. Da ludos = gioco. Si prende gioco di te. Cerca diritti che non esistono! —> proliferazione di presunti diritti (aborto, suicidio, eutanasia, ecc.) 

 9)   Ama tutto ciò che è conto la vita. (Dio mi invita invece ad amare la vita in ogni caso e in qualsiasi situazione si presenti, sana o malata, felice o triste, voluta o non voluta. La mia e quella degli altri. Distorce la realtà e vuole che tu punti all’eccesso facendoti credere che non puoi divertirti senza emozioni dannose (droga, alcol, ecc., roba da perdenti, insomma)

 10)  Cerca qualcosa che prenda il posto di Dio nella tu a vita —> Idoli moderni! Potere, denaro, sesso senza amore vero, usati come idoli, come droghe che ti rendono schiavo 

 11)  Non perdonare e non chiedere mai perdono. E’ da deboli. Falso: Il vero uomo e la vera donna sanno chiedere scusa quando sbagliano, senza abbattersi e sanno perdonare quando è necessario.

 12) Suggestiona i tuoi sensi per allontanarti dalla realtà. Ti fa credere che il piacere dà sempre la felicità. (Invece ci sono piaceri che ti rovinano o ti allontanano dagli altri, rendendoti solo —> droga, alcol, sesso egoistico). non ti rendono felice. Solo Dio dà la pace del cuore. L’inquietudine non viene da Do, ma da Satana. Satana vuole che tu no sia un vero uomo o una vera donna. Ti vuole bestia!

 13) Ti suggestiona in modo che tu cerchi la tua gloria e non Dio. Superbia. Invece cercando Dio tu realizzi ciò che non oseresti neppure immaginare. Oppure Satana ti abbatte affinché tu non realizzi ciò che Dio ha pensato di grande per te

 14)               Mischia verità e falsità per confonderti le idee

  15)            Non visitare mai  www.giorgionadali.it

ANTICO TESTAMENTO

 

1)      La tentazione originaria del peccato è “Fai ciò che vuoi”, cioè mettiti al posto di Dio. Non a caso questo è anche il motto del satanismo moderno, fondato a San Francisco nel 1966 da La Vey.

 2)     Analizzando il brano della tentazione di Adamo e Eva emerge un altro aspetto della tentazione: “Dio è un bugiardo e vuole limitare la tua libertà. Usa la tua libertà senza limiti morali”.

 3)     Un’altra tentazione base del maligno è questa: “Tu sei il dio di te stesso”. La madre di tutti i peccati è quindi la SUPERBIA.

 4)    Un’altra tentazione fondamentale è questa: “Il male è più forte e seducente del bene”.

 5)    Satana confonde l’uomo sul bene e sul male. Non esistono tentazioni che non siano attraenti. Solo con la Parola di Dio posso smascherare gli inganni diabolici, andando a rileggere quello che veramente Dio vuole da me, per la mia felicità.

 

6)  Nella Bibbia il male è il peccato. La sua conseguenza è la morte. « Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi […]. La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo » (Sap 1,13; 2,24). Il peccato originale è l’inclinazione naturale che l’uomo ha verso il male. Il male è danneggiare se stesso e gli altri scegliendo una strada più facile in tantissime situazioni della vita.

 7)  Secondo la fede dei cristiani, questo mondo è stato « creato » ed è « conservato nell’esistenza dall’amore del Creatore »; questo mondo è « certamente posto sotto la schiavitù del peccato, ma liberato da Cristo crocifisso e risorto, con la sconfitta del maligno… ».

      8)    Il racconto della caduta (Gn 3) utilizza un linguaggio di immagini, ma espone un avvenimento primordiale, un fatto che è accaduto all’inizio della storia dell’uomo.  La Rivelazione ci dà la certezza di fede che tutta la storia umana è segnata dalla colpa originale liberamente commessa dai nostri progenitori.

9)         La caduta degli angeli

Dietro la scelta disobbediente dei nostri progenitori c’è una voce seduttrice, che si oppone a Dio,  la quale, per invidia, li fa cadere nella morte.  La Scrittura e la Tradizione della Chiesa vedono in questo essere un angelo caduto, chiamato Satana o diavolo.  La Chiesa insegna che all’inizio era un angelo buono, creato da Dio. « Diabolus enim et alii dæmones a Deo quidem natura creati sunt boni, sed ipsi per se facti sunt mali – Il diavolo infatti e gli altri demoni sono stati creati da Dio naturalmente buoni, ma da se stessi si sono trasformati in malvagi ». La Scrittura parla di un peccato di questi angeli.  Tale « caduta » consiste nell’avere, questi spiriti creati, con libera scelta, radicalmente ed irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo Regno. Troviamo un riflesso di questa ribellione nelle parole rivolte dal tentatore ai nostri progenitori: « Diventerete come Dio » (Gn 3,5). « Il diavolo è peccatore fin dal principio » (1 Gv 3,8), « padre della menzogna » (Gv 8,44).

10)          La potenza di Satana però non è infinita. Egli non è che una creatura, potente per il fatto di essere puro spirito, ma pur sempre una creatura: non può impedire l’edificazione del regno di Dio. Sebbene Satana agisca nel mondo per odio contro Dio e il suo regno in Cristo Gesù, e sebbene la sua azione causi gravi danni – di natura spirituale e indirettamente anche di natura fisica – per ogni uomo e per la società, questa azione è permessa dalla divina provvidenza, la quale guida la storia dell’uomo e del mondo con forza e dolcezza. La permissione divina dell’attività diabolica è un grande mistero, ma « noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio » (Rm 8,28).

11)     La prova della libertà

Dio ha creato l’uomo a sua immagine e l’ha costituito nella sua amicizia. Creatura spirituale, l’uomo non può vivere questa amicizia che come libera sottomissione a Dio. Questo è il significato del divieto fatto all’uomo di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, « perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti » (Gn 2,17). « L’albero della conoscenza del bene e del male » (Gn 2,17) evoca simbolicamente il limite invalicabile che l’uomo, in quanto creatura, deve liberamente riconoscere e con fiducia rispettare. L’uomo dipende dal Creatore, è sottomesso alle leggi della creazione e alle norme morali che regolano l’uso della libertà.

 12)  Il male è la disarmonia. Nel racconto di Adamo ed Eva la vergogna “(si accorsero di essere nudi”), la paura (“si nascosero”)., le accuse reciproche tra Adamo ed Eva, iniziano dopo e in conseguenza del peccato. Il peccato non rende mai sereni.

 

NUOVO TESTAMENTO

 1)  Ci sono 7 episodi di possessione diabolica nei Vangeli. Gesù fu il primo esorcista.

 2)  Con la venuta di Cristo il male non ha più l’ultima parola. Il forte è vinto dal più forte. Dio permette il male, ma questo ha un tempo limitato. Cristo ha vinto la morte e Satana, a causa del quale la morte è entrata nella storia umana. Questo ci apre alla speranza cristiana che tutto è sotto controllo e che il male non è una realtà ultima e definitiva, grazie a Cristo.

 3)  Gesù dà il potere di esorcizzare ai discepoli. “Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome” (Lc. 10, 17). Questa autorità appartiene oggi ai successori degli apostoli, cioè ai Vescovi. Ogni vescovo può esorcizzare o dare l’autorità di farlo ad alcuni sacerdoti scelti che fanno parte del “Collegio degli Esorcisti” presente in ogni Diocesi.  Ogni battezzato ha ricevuto al momento del battesimo un esorcismo ordinario.

 4)  La peggiore possessione non è quella rarissima del corpo, ma quella molto diffusa del cuore. Solo quest’ultima può portare alla dannazione eterna nell’inferno, “nel fuoco eterno preparato per Satana e per i suoi angeli” Mt 25, 31-41. E’ la “possessione” di tante persone che nella vita hanno degli idoli che prendono il posto di Dio (potere, denaro, sesso, lavoro, successo) e che sono disposte a tutto per ottenerli, facendo del male agli altri.

 5)  Le norme morali servono a rispettare la libertà e la dignità di tutti, anche dei più deboli. Senza di queste avremmo una società basata esclusivamente sulla violenza del più forte.

 6)  L’uomo tende ad autogiustificarsi e se non si confronta col bene assoluto (Dio) e la sua natura, perde la coscienza del bene e del male. Ecco perché alcune persone fanno del male e ono convinte che non sia un male. Si autogiustificano per superbia. La loro coscienza è danneggiata dalla loro superbia e per l’abitudine al peccato. Se il peccato nono viene mai confessato e non viene mai chiesto il perdono di Dio e del prossimo, la coscienza viene danneggiata gravemente.

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GMG Madrid 2011. Cori di gioia e tifo religioso

dell’inviato Giorgio Nadali

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E’ possibile ascoltare cori di montagna in italiano a squarciagola su un vagone del metrò di Madrid? Girare per la città e ascoltare ovunque cori di gioia, vedere bandiere del vaticano sventolate da giovani a piedi nudi, insieme a quella americana, file di confessionali all’aperto, stands per invogliare alla vita consacrata… Tutto questo è possibile alla Giornata Mondiale della Gioventù. Un grande business per la città, ma anche una grande occasione per migliaia di giovani per aprire le porta a Cristo e caricarsi della forza della testimonianza per quando sarà decisamente meno facile essere dei cristiani coerenti, soprattutto fuori dal proprio territorio religioso. Santo Padre, mi scusi. I miei colleghi giornalisti hanno preferito prendere la loro navetta dal Centro Stampa dal Palazzo dei Congressi di Madrid e seguirla negli eventi ufficiali. Io ho preferito seguire soprattutto coloro per i quali Lei è venuto qui. Quelle centinaia di migliaia di giovani in festa. Sono stato pellegrino insieme a loro, nei loro spostamenti caotici sulle strade assolate e dentro i metrò. Nei negozi ad accaparrarsi la sua immagine e le magliette. In tutto o quasi, tranne che per l’albergo a cinque stelle. Quasi comodo come la Nunziatura, ma il Signore ci perdonerà qualche comodità. Dunque, folle oceaniche come semi nelle mani del Signore. Quanti cadranno sulla terra buona? Quanti cederanno alle seduzioni del mondo? La GMG sarà un bel ricordo di gioventù o una tappa per una fede che è pronta al sacrificio, alla testimonianza scomoda, all’apertura a chi è lontano dai valori cristiani? Come ad esempio quei fratelli che ieri sera manifestavano contro di lei e il Vaticano. Quanti pregheranno per loro e daranno una testimonianza credibile, quando coretti e bandiere non basteranno decisamente per darla? Quanti saranno coerenti al suo insegnamento morale gli stessi che ora esprimono il loro entusiasmo verso la sua persona? Intanto stasera, la grande veglia e domani la Messa all’aerodromo Cuatro Vientos. Dove volavano gli aerei, sino a domani voleranno alti i cuori e le speranze della Chiesa. Voi siete la mia speranza, diceva Giovanni Paolo II – che ha voluto queste giornate. E allora benvengano i cori stonati nella metro e i piedi nudi in chiesa. Aspettiamo i frutti.

Giorgio Nadali

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Medjugorje. Ecco perché non verrà riconosciuta dalla Chiesa

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Giorgio Nadali

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/30/medjugorie-chiusa-commissione-dinchiesta-bergoglio-scettico-sui-veggenti/

AGGIORNAMENTO 2 FEBBRAIO 2014: PAPA FRANCESCO NON CREDE A MEDJUGORJE

«Il più grande imbroglio nella storia della Chiesa». Così lo definì il vescovo della zona – Pavao Zanić, che  nutrì fin dagli inizi fortissimi dubbi sulle presunte apparizioni, proprio sentendo i protagonisti. Diversi uomini di Chiesa, increduli dinnanzi ad una Madonna troppo “chiacchierona” (11.000 apparizioni sino a oggi dal 1981 sono davvero troppe, soprattutto la quotidianità di tali eventi stona con l’eccezionalità dell’intervento soprannaturale in tutte le Sacre Scritture). 18 sono state le apparizioni riconosciute di Lourdes. Ma tutti i giorni da 30 anni a tutt’oggi a Medjugorje è una vera assurdità. Il caso diventerebbe anche il più grande fenomeno di fanatismo nella storia della Chiesa cattolica. Toni cupi e apocalittici e reazioni scomposte di molti fedeli suggestionati. Tipico della “religiosità ipomaniaca” – come la chiama l’esperto psicologo della religione e psicanalista Giacomo Dacquino,  docente presso la Facoltà Teologica di Torino, l’Università Pontificia Salesiana e la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pavia. Il fanatismo religioso, in buona sostanza. Nulla a che fare con la serenità che viene dalla fede sempliceUna fede che crede più all’amore di Dio, che e a uno arrabbiato pronto a distruggere tutti. Dio non può che amare. E ha mandato Suo Figlio. Abbiamo il suo Vangelo. Altri messaggi sono superflui. A Medjugorje la Madonna avrebbe superato la durata di tre anni della vita pubblica di suo Figlio e avrebbe parlato molto più di Lui, come se il Vangelo non bastasse più…  Una Madonna troppo “apocalittica” – molto distante dalla discrezione di Maria di Nazareth descritta nei Vangeli. Tutti costoro hanno liquidato Medjugorje come un panzana gigantesca per creduloni sempliciotti. Assetati non della Parola, ma del sensazionalismo e del miracolismo bigotto. Di una Madonna showgirl per spettacoli a date fisse c’è n’é già una e non é certo l’umile e discreta Santissima Madre di Cristo. Una Madonna malata di protagonismo, che non indica il Figlio ma solo se stessa (la mia via, la mia missione…) e che fa da anni dell’intervento soprannaturale una routine quotidiana spettacolare non è certo Maria di Nazareth.

Ad oggi le apparizioni sarebbero state 40mila. La Madonna è Madre! – ha detto PAPA FRANCESCO – E ci ama a tutti noi. Ma non è un Capoufficio della Posta, per inviare messaggi tutti i giorni”. “Queste novità – ha affermato il Papa – allontanano dal Vangelo, allontanano dallo Spirito Santo, allontanano dalla pace e dalla sapienza, dalla gloria di Dio, dalla bellezza di Dio”. Perché “Gesù dice che il Regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione: viene nella saggezza”.  http://www.newscattoliche.it/papa-madonna-no-capoufficio-poste/

A Medjugorje in Bosnia Erzegovina, dove ogni anno si recano oltre 2 milioni di pellegrini, è tornata di nuovo una commissione di indagine della Congregazione per la dottrina della fede. Da oltre 25 anni la Madonna apparirebbe ogni giorno ai veggenti e una volta al mese detterebbe un messaggio per l’umanità. Ma il cardinale Bertone non nasconde il suo scetticismo: “Dal 1981 a oggi Maria sarebbe apparsa decine di migliaia di volte a Medjugorje. Questo è un fenomeno non assimilabile ad altre apparizioni mariane”. Per questo il Vaticano ha chiesto all’Opera romana pellegrinaggi (una delle più importanti agenzie di turismo religioso che fa capo al Vicariato di Roma) di depennare dal catalogo le visite al più famoso santuario della ex Iugoslavia. http://www.josp.com/CommerceTab/tabid/88/keys/mariani/language/it-IT/Default.aspx

A tutto ciò si aggiunge un business da parte di alcuni presunti veggenti. Certo, un business si è venuto a creare anche per Lourdes e Fatima, ma non a favore dagli stessi veggenti. Come se Santa Bernadette Soubirous – veggente di Lourdes – avesse aperto un albergo guadagnandoci un sacco di soldi…  Basta confrontare la loro vita con il beato Francisco Marto, con Giacinta Marto e Suor Lucia dos Santos, veggenti di Fatima. O San Juan Diego Cuauhtlatoatzin di Guadalupe… I “veggenti di Medjugorje sono: Vicka Ivanković, Mirijana Dragičević, Marija Pavlović, Ivan Dragičević, Ivanka Ivanković e Jakov Čolo. Quattro dei presunti “veggenti” bosniaci vivono ancora a Medjugorie, una a Monza – sposata con un italiano – e uno fa la spola tra la sua villa con piscina negli Stati Uniti e la cittadina bosniaca. Quest’ultimo – Ivan Dragicevic – nel 1981 era andato in seminario a Visoko, dove ha continuato a ricevere le presunte “apparizioni”. Nel periodo della prima “apparizione”, lavorava in una piantagione di tabacco nelle campagne limitrofe. Dato che a scuola era stato rimandato e non aveva superato l’esame, si pensava che lo studio gli avrebbe procurato minori difficoltà se fosse passato al ginnasio di Dubrovnik. Anche se a Dubrovnik, dopo aver superato l’esame di riparazione riuscendo a passare in seconda classe, non ha tuttavia dimostrato la volontà di proseguire gli studi così come l’aveva per le “apparizioni”, e così è ritornato a casa nel gennaio 1983.

Nessuno dei veggenti ha abbracciato la vita consacrata. Non obbligatoria, ma un fatto insolito per questo genere di eventi. Lourdes e Fatima hanno visto vocazioni consacrate nei veri veggenti e molta discrezione. Nel 1994 Dragicevic si è sposato a Boston con un’americana e così la vocazione al sacerdozio passò irrevocabilmente alla vocazione matrimoniale. L’americana era l’ex miss Massachusetts del 1990, Laureen Murphy, dalla quale ha avuto quattro figli. Ora vive parte dell’anno – da Ottobre ad Aprile – negli Stati Uniti e parte – da Maggio a Settembre a Medjugorje, dove lui e la sua famiglia gestiscono una pensione. Da Ottobre ad Aprile la Madonna gli appare ogni giorno presso la piscina della sua villa di Boston. Perché proprio il periodo Maggio-Settembre? La possibile risposta a questa domanda va ricercata tra i pellegrinaggi dell’agenzia di viaggi americana 206 Tours. Tra le varie offerte, infatti, è presente il pacchetto Prayer Experience with Ivan Dragicevic and Family (“Esperienza di preghiera con Ivan Dragicevic e famiglia”), nel quale viene pubblicizzato e venduto un pellegrinaggio a Medjugorje con alloggio a casa del “veggente”. Stranamente, il periodo in cui Ivan è presente a Medjugorje coincide perfettamente con le date prenotabili per il pellegrinaggio.  Ognuno costa oltre 2000 dollari. http://www.206tours.com/tour1

Tra i motivi di diniego della approvazione della Chiesa per presunte apparizioni vi è: “Qualsiasi tentativo di guadagno finanziario in relazione all’evento supposto”…

In soli 5 anni il “veggente” Ivan Dragicevic ha comprato immobili per un valore complessivo di 1.566.000 dollari, equivalenti a 1.470.953 euro (tenendo in considerazione la valutazione dell’euro al momento delle compravendite). Un americano medio, nei 5 anni avrebbe guadagnato 198.508 dollari lordi, 195.336 euro lordi (tenendo in considerazione la valutazione dell’euro anno per anno). Cifre che, al lordo, sono quasi 10 volte inferiori alla somma spesa dal “veggente”. Come Ivan Dragicevic, anche altri “veggenti” – e i loro parenti – posseggono una pensione a Medjugorje. Il Vescovo di Mostar è finora l’unico canonicamente legittimato ad esprimere un giudizio su Medjugorie e questo giudizio è negativo.

“In questo campo, più che mai, la pazienza è un elemento fondamentale. Nessuna apparizione è indispensabile alla fede, la Rivelazione è terminata con Gesù Cristo”. (Benedetto XVI)

Il 17 marzo 2010 la Santa Sede ha istituito, presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, una speciale commissione internazionale di inchiesta e di studio sulle apparizioni della Madonna di Međugorje, presieduta dal cardinale Camillo Ruini. La Commissione è composta dai seguenti membri: Cardinale Jozef Tomko, Presidente emerito del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali,  Cardinale Vinko Puljić, Arcivescovo Metropolita di Sarajevo,  Cardinale Josip Bozanić, Arcivescovo Metropolita di Zagabria, Vicepresidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa,  Cardinale Julián Herranz Casado, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi,  Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi,  Mons. Tony Anatrella, Psicoanalista e specialista in Psichiatria sociale,  Mons. Pierangelo Sequeri, Docente di Teologia Fondamentale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale,  Padre David-Maria Jaeger, O.F.M., Consultore del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi,  Padre Zdzisław Józef Kijas, O.F.M.Conv., Relatore della Congregazione delle Cause dei Santi,  Padre Salvatore Perrella, O.S.M., Docente di Mariologia presso la Pontificia Facoltà Teologica “Marianum”,  Prof. Dr. Achim Schütz, Docente di Antropologia Teologica presso la Pontificia Università Lateranense, in qualità di segretario,  Mons. Krzysztof Nykiel, Officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede, funge da segretario aggiunto. Ai lavori della Commissione hanno partecipato anche alcuni esperti: Franjo Topić, Docente di Teologia Fondamentale a Sarajevo;  Padre Mijo Nikić, S.J., Docente di Psicologia e Psicologia delle Religioni presso l’Istituto Filosofico e Teologico della Compagnia di Gesù a Zagabria, Padre Mihály Szentmártoni, S.J., Docente di Spiritualità presso la Pontificia Università Gregoriana, e  Sr. Veronica Nela Gašpar, Docente di Teologia a Rijeka.

Secondo la fede protestante, anche se fossero davvero scientificamente dimostrati degli autentici miracoli, quali guarigioni connesse a queste apparizioni, andrebbero in ogni caso ascritti come origine a potenze occulte ed ingannatrici che assumono l’aspetto di Maria o di altri santi per ingannare le persone ed allontanarle dall’autentica fede biblica. La Scrittura parla ampiamente di falsi profeti con falsi prodigi: Mt 24,24 e Ap 16,14. Queste apparizioni sono considerate sostanzialmente una forma particolare di spiritismo ed idolatria, anche se piamente mascherati, ma del tutto condannato da Dio: Dt 18,10.

Siti critici su Medjugorje:

http://www.stpauls.it/vita03/0110vp/0110v120.htm (Vita Pastorale)
http://www.stpauls.it/jesus03/0107je/0107je18.htm (Jesus)
http://www.stpauls.it/jesus03/0107je/0107je23.htm (ancora Jesus)
http://www.stpauls.it/fc01/0125fc/0125fc36.htm (Famiglia Cristiana)
http://veritasprimacaritas.googlepages.com/
http://www.sanpiox.it/pub/tradcatt/TClug06.pdf (pagg. 8-34)
http://www.chiesaviva.com/392%20mensile.htm
http://noncredoamedjugorje.blogspot.com
http://www.salpan.org/SCANDALI/CARIS…ntecostali.htm
http://www.salpan.org/SCANDALI/CARIS…-Corvaglia.htm
http://www.effedieffe.com/rx.php?id=…&chiave=savino
http://www.effedieffe.com/rx.php?id=…ria %20chiari
http://www.effedieffe.com/rx.php?id=2194%20&chiave=arai
http://www.ascoltalaradio.it/public/index.php?id=142 (file audio: cliccare su play)

Si può e si deve onorare la Madre di Cristo anche evitando fenomeni dubbi e di fanatismo. Nessuno obbliga un fedele a credere ad alcuna apparizione, nemmeno a quelle rarissime riconosciute dalla Chiesa cattolica. Senza dimenticare che è Cristo il Salvatore. Il resto è solo territorio di guerra contro l’ecumenismo e l’unità dei cristiani.

Apparizioni non riconosciute  Apparizioni riconosciute
1503-1566 Nostradamus, Francia 100-1000 d.C. Alcuni mistici hanno ricevuto una o più rivelazioni private o apparizioni di Cristo, Angeli, e della Madonna. Tra loro Giacomo, Ippolito, Policarpo, Agostino, Crisostomo, Gregorio Magno, Lacanzio, Metodio, Cataldo, Remigio, Cesario di Arles, S. Giovanni Damasceno…
– 1600~ Maddalena della croce, Cordova, Spagna
– 1769-1821 Marie Lenormand, Francia
– 1846 La Salette, Francia, riconosciuta nel 1851 ma condannata dal Sant’ Uffizio Decr. 9 maggio 1923 ed inserita nell’ Index Librorum Prohibitorum (Pio XI)
– 1871-1916 Rasputin, Siberia
– 1861-1922 Felicie Kozlowska, suora francescana scomunicata da Pio X
– 1878 Luigia Piccareta, Corato (I) Condanna Decr. S. Off. 13-07-1938 (Index Librorum Prohibitorum)
– 1931 Ezquioga, Spagna
– 1931 Izurdiaga, Spagna
– 1933 Onkerzele, Belgio
– 1933 Etikhove, Belgio
– 1933 Herzele, Belgio
– 1933 Olsene, Belgio
– 1933 Berchem-Anvers, Belgio
– 1933 Tubize, Belgio
– 1933 Verviers, Belgio
– 1933 Wilrijk, Belgio
– 1936 Bouxiers-aux-Dames,  (F)
– 1936 Ham-sur-Sambre, Belgio
– 1937 Voltago, Italia
– 1938 Kerizinen, Francia
– 1943 Girkalnis, Lituania
– 1943 Athis-Mons, Francia
– 1944 Ghiaie di Bonate, Italia
– 1945 Ida Peerdeman, Amsterdam (NL), condannata dal Vescovo Huibers il 7.5.56, conferma Santa Sede Cardinal Pizzardo il 13.3.57 (prot. N. 511/53), 25.03.1974 Congregazione per la dottrina della fede conferma divieto di propaganda, 26.04.1986 Cardianal Ratzinger conferma validità notifica del 1974.
– 1946 Espis, Francia
– 1947 Pierina Gilli, Montichiari (I)
– 1947 Casanova Stafora (ragazza), Italia
– 1947 Rosa Mistica, Italia, condannata dal Vescovo Bruno Foresti di Brescia
– 1947 Forsweiler, Germania
– 1948 Gimigliano (ragazza), Italia
– 1948 Marina di Pisa, Italia
– 1948 Lipa (1 religioso), Filippine
– 1948 Montlucon (1 religioso), Francia
– 1948 Cluj, Romania
– 1949 Lublin, Polonia
– 1949 Zo-Se (1 religioso), Cina
– 1949 Heroldsbach (4 bambini), Germania
– 1950 Acquaviva Platani (ragazza), Italia
– 1951 Casalicontrada (1 uomo), Italia
– 1953 Cossirano (1 uomo), Italia
– 1953 Santo Saba (ragazzo), Italia
– 1953 Maria Valtorta, Caserta (I), condannata dalla Santa Sede nel 1949, 1960, 1985 e 1993 (16.12.59 Papa Giovanni XXIII conferma “libri proibiti”)
– 1954 Eisenberg (ragazza), Austria
– 1954 Marie-Paule Guigère, Quebec, 1971 forma l’armata di Maria, condannata nel 1987 dal Cardinal Louis-Albert Vachon, Arcivescovo di Quebec con conferma del Cardinal Ratzinger nel febbraio 1987. Agosto 2001 I vescovi canadesi: l’«Armée de Marie» non è cattolica.
– 1956 Urbania (diversi bambini), Italia
– 1961 Garabandal (4 ragazze), Spagna, condannata definitivamente dal Vescovo di Santander Jose Vilaplana 11.10.96
– 1961 Craveggia (1 donna), Italia
– 1961 Rosa Quattrini, San Damiano (I)
– 1962 Ladeira (1 donna), Portogallo
– 1964 San Vittorino, Italia
– 1966 Ventebbio (1 prete), Italia
– 1967 Bohan (2 uomini), Belgio
– 1968 Palmar de Troya (4 ragazzi), Spagna
– 1968 Carmela Carabelli, Italia
– 1970 Veronica Leuken, Bayside (USA), condannata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede 14.6.66 e dal Vescovo di Brooklyn John Mugavero 4.11.86
– 1971 Marisa Rossi, Roma (I), seguita da Don Claudio Gatti incorso nella sospensione “latae sententiae” il 22.10.1998 dal Card. Camillo Ruini.
– 1972 Don Stefano Gobbi, Italia, condanna Arcivescovo Agostino Cacciavillan (USA) 12.1.95
– 1973 Mortzel, Belgio
– 1973 Dozulé (Magdalene Aumont) Francia, condannata dai Vescovi di Bayeux & Lisieux Jean Badré 24.6.83 e Pierre Pican 15.3.91
– 1974 Derval (1 uomo), Francia
– 1976 Cerdanyola, Spagna
– 1977 Le Fréchou (1 uomo), Francia
– 1980 Ampero Cuevas, El Escorial Spagna
– 1980 Ede Oballa (1 uomo), Nigeria
– 1981 Medjugorje (6 ragazzi), Bosnia-Erzegovina. Non riconosciuta dai Vescovi Pavao Zanic (1985) e Ratko Peric (1993, 1997). Le presunte apparizioni continuerebbero ininterrottamente sino a oggi, da 30 anni…
– 1981 La Taludière (ragazzo), francia
– 1982 Nowra (1 uomo), Australia
– 1982 Canton (1 donna), USA
– 1983 Penablanca (ragazzo), Cile
– 1983 Olawa (1 uomo), Polonia
– 1984 Gargallo di Carpi (1 uomo), Italia
– 1985 Renato Baron, San Martino di Schio (Vicenza) Italia
– 1985 Oliveto Citra, Salerno (12 ragazzi) Italia
– 1985 Maureen Sweeney, Cleveland (USA)
– 1985 Julia Kim, Naju, Korea
– 1985 Vassula Ryden, Svizzera, “messaggi non divini” Congregazione per la Dottrina della Fede 06.10.95
– 1986 Nsimalen (6 ragazzi), Cameroon
– 1987 Mayfield, Irlanda
– 1987 Terra Blanca (3 ragazzi), Messico
– 1988 Christina Gallagher, Irlanda, “nessun intervento soprannaturale” Arcivescovo Michael Neary
– 1988 Lubbock (diverse persone), USA
– 1988 Scottsdale (diverse persone), USA
– 1988 Estella Ruiz, Phoenix (USA)
– 1989 Joseph Januszkiewicz, Marlboro, New Jersey
– 1990 Teresa Lopez e Veronica Garcia, Denver (USA), divieto di promozione Arcivescovo J. Francis Stafford 9.3.94
– 1992 Carol Ameche, Scottsdale, Arizona (USA)
– 1993 Matthew Kelly, New S. Wales, Australia
1170-1221: S. DOMENICO1265: S. SIMONE STOCK1302: S. GERTRUDE1360: S. CATERINA DA SIENA1373: S. BRIGIDA1531: NOSTRA SIGNORA DI GUDALUPE appare a Juan  Diego1558: S. TERESA D’AVILA1567: S. GIOVANNI DELLA CROCE1634: NOSTRA SIGNORA DELLA FORTUNA a QUITO, ECUADOR appare a Madre Maria Anna di Gesù Torres1690: S. MARGHERITA  ALACOQUE1774-1824: ANNA CATERINA EMMERICH1769-1837: B. ANNA MARIA TAIGI1777: GIORGIO WASHINGTON1830: LA MEDAGLIA MIRACOLOSA è rivelata a Caterina Laboure1846: NOSTRA SIGNORA DI LA SALETTE appare in lacrime a due bambini: Melanie e Maximim1858: NOSTRA SIGNORA DI  LOURDES appare a S. Bernadette Soubirous1859: S. GIOVANNI VIANNEY1862: S. GIOVANNI BOSCO1873: MARIE-JULIE JAHENNY1899: S. GEMMA GALGANI1910: SUOR MARIA BENIGNA CONSOLATA FERRERO1917: NOSTRA SIGNORA DI FATIMA1918: S. PADRE PIO DA PIETRELCINA1922: CHARLES VON HAPSBURG1923: SUOR JOSEFA MENENDEZ1932: BEAURAING, Belgio, la Madonna appare a cinque bambini1932: TERESA NEUMANN1938: B. SUOR MARIA FAUSTINA Kowalska1940: SUOR ELENA AIELLO1973: Ad AKITA, GIAPPONE, Suor Agnes Sasagawa Katsugo1980: NOSTRA SIGNORA DEL NICARAGUA appare a Bernardo Martinez.1982: NOSTRA SIGNORA DI SOUFANIEH appare a Mirna NazzourInoltre la Chiesa riconosce le seguenti apparizioni personali a:Basilio MagnoSanta Monica

San Bernardo da Chiaravalle

San Domenico

San Simone Stock

Santa Brigida di Svezia

Celestino V

Santa Margherita Maria Alacoque

Alphonse Marie Ratisbonne

Marta Robin

Per evitare rischi, meglio essere prudenti e camminare in oscura fede: ciò che Dio vuole, come si legge nell’opera “Salita del Monte Carmelo” di San Giovanni della Croce.

Giorgio Nadali

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