10 cose da fare per conciliare business e amore

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di Giorgio Nadali

 

“Il meglio del vivere sta in un lavoro che piace e in un amore felice” (Umberto Saba). È possibile conciliare con successo le due cose?

 

1) Vi sono delle esigenze affettive basilari diverse per ciascun sesso che vanno capite e ricordate. Non tenerne conto apre a infinte incomprensioni, anche se sono in buona fede. Nelle coppie eterosessuali ricordati che l’altro sesso pensa in un modo diverso. Non migliore o peggiore, ma diverso. Lei non ragiona istintivamente come un uomo. Lui non ragiona istintivamente come una donna. Se è capace di fare così o è un coach oppure è uno sceneggiatore che scrive dialoghi del sesso opposto, ma non è il tuo caso. Quindi, scolpisci bene queste cose nella tua mente:

Per sentirsi amata una donna deve sentirsi: a) capita b) rispettata c) ascoltata d) speciale.

Per sentirsi amato un uomo deve sentirsi: a) stimato b) accettato c) importante d) necessario.

Per lui. “Ascoltata” non vuol dire che hai vagamente udito delle parole, mentre stavi solo pensando a come difendere il tuo orgoglio ferito. Si ascolta con il cuore, non con le orecchie. “Capita”. Non vuol dire che condividi tutto ciò che dice. “Rispettata”. Non vuol dire comprare la sua attenzione. È il rispetto che alza la quotazione. Vuol dire attenzione (“respìcere, in latino significa guardare”) al suo sentire senza invalidare il suo stato d’animo. Si rispetta ascoltando.

Per lei. Importante è lui qualsiasi cosa faccia. Fare sentire sinceramente importante qualcuno senza adularlo è un’arte essenziale per la comunicazione. Necessario. L’uomo è atavicamente “faber”. È miracoloso ciò che un uomo può fare quando si sente necessario. È lo stimolo migliore per farlo agire e migliorare, ma forse lo fai già con i tuoi dipendenti. La maniera migliore per stimolare qualcuno al miglioramento non è umiliarlo e criticarlo, ma fargli sentire che la squadra (in questo caso sei tu) ha bisogno di lui. Accettato. Non vuol dire che apprezzi ogni cosa che lui fa o dice. Ma se vuoi cambiare qualcuno, o meglio se vuoi che qualcuno (in questo caso, lui) cambi, prima apprezza ciò che fa di buono e dopo, ma solo dopo, suggerisci un’idea per migliorare. Non dimenticare che le frasi con il “ma” o  il “però” dette dopo un complimento lo rendono inutile. Prima suggerisci la tua, e dopo con il “però” dimostra il tuo apprezzamento: “Potremmo fare così, però sei veramente bravo in questo”.

Anche se sei una donna manager super emancipata, fagli sentire che hai bisogno di lui. Lascia la grinta da business woman in sala riunioni.

2) Per ottenere di più nella relazione, una donna deve prima apprezzare ciò che un uomo fa già – fossero anche cose molto piccole. Solo con l’accettazione e la stima un uomo è stimolato a dare e fare di più.

3) Evita di dare consigli non richiesti ad un uomo. C’è il pericolo di farlo sentire incompetente. Le donne si consigliano spontaneamente. Gli uomini no. Per correggerlo devi usare tatto. “Lo apprezzo, ma forse avremmo potuto fare così…”. Evita di dire: “Vedi? Hai sbagliato tutto”.

4) Quando una donna parla non prendere tutto alla lettera, anche se non sei un coach. Non vuol dire non ascoltarla, ma non prendere letteralmente alcune espressioni e soprattutto non farti colpire da queste nel tuo ego maschile.  “Non mi ascolti mai”, “Fai sempre così”. Certo, sono indicatori assoluti. Se vuoi innescare una lite, dì  pure “No, non è vero perché…”. Si chiama “mappa contro mappa”. Allo stesso tempo non ascolti e invalidi i sentimenti di chi si sta esprimendo, perché stai puntando tutto sulla tua difesa. Disastroso. Se sei un coach dì “Non ti ascolto mai, ho capito bene? Proprio mai? Ci sono volte in cui ti sei sentita ascoltata?”. Tuttavia non sei un coach, ma un amante, un marito o un fidanzato. Meglio se ascolti senza replicare. Calma. Non ti sta accusando. Sta solo riordinando le idee. La donna è analitica. L’uomo sintetico. Lei parla per capire. Lui parla per trasmettere la sintesi del suo pensiero.

5) Lui non è un uomo dell’età della pietra, ma certi istinti atavici rimangono nell’umanità. Quando lui è nella sua “caverna”, non disturbarlo. Non ti ha esclusa dalla sua vita. Ha bisogno di un momento solo per lui. È il momento peggiore per dire “parliamo”. In quel momento è l’ultima cosa che vuole fare. Rimanda, ok? Tornerà a comunicare con te tra poco.  La tua comprensione e la tua pazienza saranno ricompensate.

6) Apprezza i suoi sforzi. Lui è molto impegnato. Se ami un uomo di successo devi accettare che il tempo sia limitato, soprattutto se non ha frequentato un corso di time management. Siamo noi il padroni del nostro tempo. Ma tu hai capito che anche i suoi piccoli sforzi per ritagliare un tempo per voi vanno apprezzati moltissimo. Ricordati che un uomo che porta al cinema una donna si sente come se fosse lui il regista, lo sceneggiatore e il produttore del film. Dammi retta, apprezza ciò che fa e diglielo apertamente.

7) No al “Tu sei…”.  Evitiamo il più possibile la parolina di tre lettere che impatta a 100 all’ora contro il muro della propria identità e del proprio orgoglio, perché generalmente è detta in negativo. “Sei…”. Lasciamo il “sei” il più possibile alla matematica. Le critiche devono sempre essere costruttive e dette in modo che l’altro le recepisca. Altrimenti non sono critiche, ma solo sfoghi che gettano benzina sul fuoco. Se invece la dici al positivo, pensaci bene. Lui o lei è veramente la tua vita? Se sì, vai tranquillo.

8) Non c’è problema. A noi uomini i problemi piacciono. O meglio, ci piace trovare soluzioni ai problemi. Evita di dire a lei che non c’è problema. Resisti coraggiosamente all’ atavico istinto di fornire soluzioni seduta stante. Il problema può anche esserci e magari hai anche la soluzione. Aspetta. Prima dimostrati comprensivo e empatico. Solo dopo potrai indossare l’armatura per andare a sconfiggere il drago-problema per la tua donzella. Così non c’è problema.

9) Attendi. In caso di momenti di tensione è totalmente inutile una comunicazione logica. Attendi. Se una persona non è in grado di recepire un discorso o è in “sequestro emotivo”, attendi. Passerà. Dimostra empatia, comprensione silenziosa, evita di fornire soluzioni. Chi è in “K meno” non può ascoltarti in quel momento.

 10) Colpisci con la tua personalità. Da ultimo lascerei il trading al settore economico. Sono tanti gli uomini, anche intelligenti e di successo, che credono di impressionare una donna con la tecnica del pavone. Ci sono cose che non possono essere comprate. Non ricoprirla di regali. Non puoi comprarla, a meno che non voglia un rapporto mercenario. Il principe del film “Il principe e la ballerina” (1957) svela solo alla fine alla ballerina la sua posizione sociale, quando è sicuro dei sentimenti di lei. Oggi si fa troppo spesso il contrario. Si fa credere ciò che non si è per fare colpo. Colpisci con l’empatia, con la simpatia, con l’arguzia, con l’intelligenza, con la sensibilità, prima di correre da Bulgari. Potrebbe anche non essere necessario. Vinci per ciò che sei. Buon San Valentino!


C’eravamo tanto amati. Poi arrivò Facebook

Facebook è causa di un numero sempre più alto di divorzi e di cyber dipendenza

 di Giorgio Nadali

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Facebook dà dipendenza ed è causa di divorzi. Non esistono testi scientifici in italiano, ma il libro “Facehooked. How Facebook affects our emotions, relationships and lives” di Suzana E. Flores (2014) è molto chiaro: Facebook ha un impatto molto forte sulle nostre emozioni e sulla modifica dei nostri comportamenti, sino ad arrivare anche alla dipendenza. L’Istituto psicoterapico Watson di Torino  paragona la dipendenza da Facebook “agli altri tipi di dipendenza. In coloro che soffrono quella da alcool o droghe, per esempio, la relazione con le sostanze ha la precedenza su altri tipi di rapporti più funzionali e altri aspetti delle loro vite. Colui che soffre di una dipendenza da qualcosa, trova in quella cosa ciò che lo fa star bene. Così avviene anche per Facebook: la persona sceglie un piacere temporaneo alle più profonde relazioni reali e, come negli altri tipi di dipendenze, perde il controllo sul proprio comportamento, vivendo in funzione della possibilità di collegarsi alla rete. Un’ altra possibile causa della dipendenza da Facebook è quella dovuta all’uso di questo social network come “auto-medicazione” per altri sintomi e disturbi. Alcune persone che soffrono di depressione, isolamento o disturbi d’ansia possono cercare di risolvere le loro problematiche utilizzando Facebook: il mondo virtuale diventa un posto in cui si sentono più sicuri e tranquilli perché intermediati dallo schermo e non esposti ai rapporti umani reali”.

Uno studio, pubblicato sul Journal of Cyberpsychology, Behavior and Social Networking, ha scoperto che le persone che usano Facebook più di una volta all’ora hanno maggiori probabilità di “sperimentare conflitti relativi a Facebook con i loro partner romantici“. Tale conflitto potrebbe quindi portare a una rottura Lo studio, condotto da Russell Clayton, studente di dottorato presso la School of Journalism dell’Università del Missouri, e dai suoi colleghi dell’Università Hilo e St. Mary’s University di San Antonio, ha esaminato 205 utenti di Facebook di età compresa tra 18 e 82 anni. Di quelli intervistati, il 79 percento riferiva di avere una relazione romantica, mentre studi precedenti avevano dimostrato che più una persona utilizza siti di social media come Facebook, per monitorare i propri partner. Lo studio di Clayton è stato il primo a dare un’occhiata al tasso di rotture delle relazioni di coppia.

Clayton ha ipotizzato che un uso più frequente dei social media e il monitoraggio del proprio partner potrebbero portare a incomprensioni e sentimenti di gelosia. Lo studio sembra aver dimostrato tale ipotesi osservando una forte correlazione tra l’uso di Facebook e la stabilità delle relazioni. Clayton ha scoperto che – per la maggior parte – la correlazione deriva probabilmente dalla gelosia e dalle argomentazioni sui partner del passato legati ai social media. Naturalmente, lo studio ha anche scoperto che i social media consentono agli utenti di riconnettersi con gli altri, compresi gli amanti del passato, che potrebbero portare a barare emotivamente e fisicamente.

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Lo studio di Clayton non è il primo del suo genere. Nel 2012 Divorce-Online UK ha intervistato avvocati britannici divorzisti per stabilire se esistesse una connessione aneddotica tra uso dei social media e divorzio. Secondo tale indagine, circa un divorzio su tre è il risultato di disaccordi relativi ai social media. Allo stesso modo, un sondaggio del 2010 dell’American Academy of Matrimonial Lawyers (AAML) ha rilevato che quattro su cinque avvocati hanno utilizzato prove derivate da siti di social network in casi di divorzio, con Facebook primo fra tutti.

La prima cosa da fare è discutere i pericoli dei social media in una relazione con il proprio partner. Cercare di accettare i limiti di utilizzo appropriati, evitare di ficcanasare l’uno con l’altro e assicurati di passare più tempo a interagire di persona che a monitorare ciò che il resto del mondo sta facendo sui social media.

Certo, se è già troppo tardi per evitare l’inevitabile, puoi almeno minimizzare parte del danno. Spesso, i legali di divorzio e di diritto di famiglia utilizzano le pubblicazioni su Facebook, Twitter, Instagram e molti altri siti di social network come prova. Ad esempio, i post e le foto che descrivono la vita sociale di un partner potrebbero arrivare a un giudice come un disprezzo per responsabilità, uso eccessivo di droghe o alcol o altri comportamenti che potrebbero compromettere gli interessi di quella persona quando si tratta di tenere alimenti, custodia o divisioni di attività.

Dovrebbe diventare un’abitudine quella di censurare te stesso sui social media. Pensa al tuo potenziale pubblico prima di postare qualsiasi cosa, anche nei momenti più felici. Se ci sono già cose online che preferiresti non fare comparire in un procedimento giudiziario o in un colloquio di lavoro, dovresti eliminarle immediatamente. Se qualcun altro pubblica foto imbarazzanti o commenti, semplicemente elimina, annulla o chiedi al conoscente di rimuovere gentilmente il post incriminato. I siti sociali hanno anche creato più strumenti per segnalare contenuti che non controlli, ma che riguardano te o ti descrivono e che ritieni non lusinghieri o offensivi. Oggi molti avvocati di divorzio e diritto di famiglia sono diventati esperti nell’affrontare le conseguenze dei social media nelle relazioni.


I valori cristiani. 8. La carità

Ecco il valore più importante per un cristiano. La regina delle virtù. Tutto l’agire cristiano ruota intorno alla carità, cioè all’amore verso Dio e verso il prossimo, ma anche a quello verso se stessi (Matteo 22,39). La fede che non porta ad amare non serve a nulla. La parola carità deriva dal greco “kàris”, che significa dono, dal quale derivano anche eucaristia, cioè “rendimento di grazie” e carisma, cioè il dono ricevuto da condividere con gli altri (1 Corinzi 12, 31 e Matteo 25,14-30). La carità è quindi l’obiettivo della fede e della speranza e l’unico valore esistente anche in Paradiso, dove la fede non serve più (perché ho raggiunto e vedo Dio) e la speranza ha già raggiunto il suo Scopo.

Rimane solo l’amore. Fede e speranza sono quindi mezzi, mentre la carità è il fine, tanto che se credo e spero, ma non amo concretamente me stesso, Dio e il prossimo, credo e spero invano. Cosa significa quindi amare in concreto se stessi, Dio e gli altri? Primo: Amare se stessi vuol dire darsi come obiettivo l’eccellenza secondo le proprie possibilità. Devo cercare di migliorare sempre, imparare cose nuove a ogni età, essere il massimo di ciò che riesco ad essere, nel lavoro, nelle relazioni con gli altri, nel rapporto di fede con Dio. Esattamente l’opposto dell’accontentarsi, della mediocrità e del tirare a campare.

Chi ama se stesso vuole che la sua luce risplenda sugli altri, come chiede Gesù nel Vangelo di Matteo: (5,16) “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”. Niente modestia. Vivi con gratitudine l’orgoglio di essere figlio di Dio! Gli altri devono vederlo! Non vuol dire essere fanatico. Significa rendere migliori gli altri grazie al tuo contributo. Per amarti devi sempre migliorare. Per migliorare devi cambiare e spingerti sempre più in alto, per onorare Dio. “La gloria di Dio è l’uomo vivente”, scriveva Sant’Ireneo di Lione. Sei tu! Amati! Secondo: Amare Dio in concreto significa esprimere al Signore tre tipi di adorazione diretta (mentre l’amore verso il prossimo è un’adorazione indiretta, dato che gli esser umani sono immagine spirituale di Dio, Genesi 1,26). Adorazione di lode, di gratitudine e di domanda. Loda Dio in ogni circostanza, sii grato per tutto ciò che hai. Inizia e finisci la giornata con gratitudine. Chiedi al Signore sempre di più: “Chiedete quel che volete e vi sarà dato” (Giovanni 15,7). Mi sembra di essere stato chiaro! Gesù ha detto: “Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Giovanni 16,24). Prega in grande e senza timidezza per riconoscere la potenza di Dio nella tua vita e otterrai il suo favore.

L’adorazione diretta comprende poi la preghiera, il pellegrinaggio, il digiuno, la celebrazione dei sacramenti. Infine, amare il prossimo vuol dire adorare Dio in maniera indiretta, nelle sue creature umane. Le possibilità sono infinite. Ascoltare (col cuore, non solo con le orecchie), perdonare, confortare, sostenere, difendere, aiutare, consigliare, correggere (con delicatezza), insegnare, pazientare, spingere verso il successo, sopportare, non disprezzare nessuno, cercare sempre il bene in tutti, aiutare a migliorare chi incontri, comprendere, ricordando che – come dice Gesù – “se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?” (Matteo 5,46).

San Paolo elenca una serie di caratteristiche della carità e le dedica un bellissimo “inno”: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna” (1 Corinzi 13,1). Magari non parli le lingue degli angeli, ma se vai a Messa e reciti rosari a raffica senza poi amare concretamente il prossimo – soprattutto quello difficile da amare –sei anche tu come un bronzo che risuona. “Se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla” (1 Corinzi 13,2). E per essere invece qualcosa – cioè figlio di Dio – la tua carità “è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1 Corinzi 13,4-7).

Mi piace pensare che la carità sia…il termometro della santità. Più ami e più aumenta la tua santità, che è il riflesso di Dio in te! Madre Teresa di Calcutta scriveva: “Non permettere mai che qualcuno venga a te e vada via senza essere migliore e più contento. Sìi l’espressione della bontà di Dio. Bontà sul tuo volto e nei tuoi occhi, bontà nel tuo sorriso e nel tuo saluto. Ai bambini, ai poveri a tutti coloro che soffrono nella carne e nello spirito offri sempre un sorriso gioioso. Dai a loro non solo le tue cure, ma anche il tuo cuore”. L’uomo è irragionevole, illogico, egocentrico. NON IMPORTA, AMALO. Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici. NON IMPORTA, FA’ IL BENE. Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici. NON IMPORTA, REALIZZALI. Il bene che fai verrà domani dimenticato. NON IMPORTA, FA’ IL BENE. L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile. NON IMPORTA, SII FRANCO E ONESTO. Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo. NON IMPORTA, COSTRUISCI. Se aiuti la gente, se ne risentirà. NON IMPORTA, AIUTALA. Dà al mondo il meglio di te, e ti prenderanno a calci. NON IMPORTA, DA’ IL MEGLIO DI TE. (Madre Teresa di Calcutta).

Giorgio Nadali


Conferenza. 1. Essere felici, essere medianici 12/01/16 Milano

Martedì 12 gennaio, ore 21, c/o Mondadori, Via Marghera, 28 Milano, Marino Parodi: “Essere felici, essere medianici”
2387656Sin da quando eravamo piccoli, ci sentiamo ripetere che la felicità non  consiste nel denaro o nel possedere, bensì nell’interiorità. Facile a dirsi, ma in concreto? “Proprio questa sembra la chiave: imparare a conoscere la parte più profonda e più autentica di sé”, dichiara Marino Parodi, autore di “Nati per essere felici”. “Se è pur vero che ciascuno sceglie il proprio percorso, esistono tuttavia delle meravigliose leggi di natura, la cui validità è stata recentemente riscoperta da importanti ricerche scientifiche, specialmente nel campo della psicologia e della fisica. Imparare a pregare, a meditare, a perdonare, a valorizzare le risorse della gratitudine, della libertà e della determinazione, equivale non solo a vedere il mondo con occhi nuovi ma addirittura a scoprire mondi nuovi, per dirla con la psicologa Marilyn Ferguson. Da qui alla cosiddetta medianità, ovvero la realizzazione del sogno dell’umanità di comunicare con le dimensioni superiori e con i trapassati, il passo è breve. Spiritualità e scienza si integrano in piena armonia: scoprire la potenzialità dell’Amore significa trasformare profondamente la qualità della vita a tutti i livelli”. Karmanews

Redazione


Sessualità & Religioni. 3. Magia rossa d’amore nel Buddhismo tantrico

Vuoi trovare un’amante passionale e fedele? I rituali di magia rossa del Buddhismo

tantrico Vajravana ti aiutano a trovare una yaksini. Grazie alla dea Kurukulla.

Provare per credere…

 

La magia amorosa buddhista consiste in metodi per sedurre un amante mediante rituali. Il Buddhismo, una tradizione nota per i suoi ideali di rinuncia e libertà dal desiderio, crea un posto per questo tipo di magia nel corso del suo sviluppo storico. Attraverso i secoli, i religiosi buddhisti hanno adottato e adattato tecniche rituali e magiche dall’ampio retroterra culturale nel quale si muovevano.
Perennemente in evidenza vi sono i rituali di guarigione, protezione, e abbondanza materiale. La magia d’amore è stata più lenta nell’entrare nel repertorio Buddhista. C’è una chiara evidenza che i primi laici buddhisti che portavano offerte ai santuari dell’albero (Bodhi) per ottenere un coniuge o della prole, ma non erano menzionati rituali specifici per ottenere un amante. Questi rituali sono apparsi nelle prime fonti attorno al VII secolo d.C. ottenendo uno spazio permanente da allora in poi. La magia d’amore appare nel contesto buddhista primariamente nel movimento tantrico, noto anche come Buddhismo Vajrayana, che ha guadagnato spazio nel VII secolo e si è diffuso dall’India all’Himalaya e all’Asia occidentale e meridionale.
La tradizione tantrica ha adottato come uno dei suoi obiettivi l’ottenimento di poteri magici (rddhi) e della perfezione spirituale (siddhi). Di conseguenza, le tecniche magiche hanno proliferato nell’ambiente tantrico. Un altro progresso nel paradigma tantrico è stato il suo miglioramento verso le pratiche laiche. I praticanti laici, sia celibi sia sposati, non erano obbligati ad adottare il celibato, lo stile di vita monastico per seguire seriamente le discipline yogiche e le arti magiche. La combinazione di uno spostamento dal celibato e l’apertura alla magia hanno creato le condizioni in cui la magia d’amore ha potuto prosperare.
Molti riti buddhisti di magia d’amore si trovano in associazione con la dea Kurukulla. La sua iconografia riflette questa specializzazione, nonostante essa si trovi anche in altre pratiche. La dea è rossa – il simbolo della passione e del desiderio nell’immaginario dell’Asia meridionale. Gli attributi che la identificano sono l’arco e le frecce ornate di fiori che la dea mostra nel suo paio di mani centrali (dato che non ne ha solo due). L’arco e la freccia hanno un’associazione antica con l’equitazione d’amore nella cultura indiana e compaiono nei sortilegi d’amore descritti nell’Atharva Veda (primo millennio a.C.). Kamadeva, il cupido indù, ha un arco con una freccia che usa per incitare il desiderio romantico e sessuale. Il possesso di Kurukulla di arco e freccia incrementa il suo ruolo di dea buddhista dell’amore.
Karakulla usa spesso una ghirlanda di fiori rossi e un pungolo per elefante per realizzare la sua arte magica. Dopo che le sue frecce hanno infiammato di desiderio il suo obiettivo, il suo cappio floreale lo avvolge con la passione e il suo gancio lo trascina verso l’amante. I riti della dea Karakulla prevedono diverse procedure magiche. Il colore rosso predomina nell’armamentario dei rituali per magnificare il potere di incanto e di attrazione. Il celebrante indossa indumenti e fiori rossi, usa un rosario rosso di legno di sandalo e celebra su un terreno rosso o sotto un albero a’soka con fioritura rossa.
L’oggetto sacro del cerimoniale, preferibilmente di rame, dev’essere coperto da un panno rosso e dei fiori rossi. Il diagramma rituale dev’essere disegnato con polvere rossa vermiglio oppure col sangue del celebrante, su di un panno rosso oppure su un tessuto tinto di rosso con sangue mestruale. I talismani devono essere legati da un filo rosso tessuto da una donna. Un elemento cruciale è l’invocazione di Karakulla mediante la recita di mantra (incantesimi). Il celebrante identifica poi l’oggetto di desiderio chiamandolo per nome o semplicemente col pensiero e s’immagina Karakulla che agisce per risvegliare l’ardore e l’affetto del soggetto. Un metodo comune è quello di immaginare la dea che scocca la sua freccia nel cuore dell’amante desiderato per poi portarlo al celebrante in uno stato d’innamoramento passionale. In visualizzazioni più complesse la dea distribuisce sciami di feroci api nere per intossicare ulteriormente il soggetto di passione e renderlo indifeso verso la seduzione. L’uso dei rituali è lasciato alla discrezione del celebrante.
Possono essere usati per trovare un amante, riconciliare un coniuge o ottenere un partner tantrico – immaginate gli intrighi che possono svilupparsi come quelli di una moglie virtuosa strappata dal suo letto coniugale o di un uomo comune spinto tra le braccia di una regina. Le arti della magia d’amore hanno fornito agli autori indiani molte trame coinvolgenti e i cercatori d’incantesimi di seduzione si sono mossi nel loro territorio letterario. Una caratteristica interessante della magia d’amore buddhista è di essere usata non solo per ottenere un amante umano.
Un amante può essere cercato tra diverse classi di spiriti e di esseri celestiali e divini. Questo riflette una credenza ampia induista che gli esseri non umani possano avere relazioni e rapporti sessuali con i mortali. Un tipo di essere soprannaturale che è molto presente nella magia d’amore buddhista è la yaksini, che è la parola sanscrita per uno spirito femminile della natura che risiede negli alberi, negli stagni e nei pozzi terreni e abita in un regno meraviglioso nel cielo. Alcune yaksini sono predatrici e pericolose, ma quelle di disposizione più benevolente sono ricercate come amanti e invocate per servire in questo ruolo mediante un rituale tantrico noto come yaksini-sadhana. Questa categoria di amore magico utilizza mantra, offerte e procedure rituali elaborate condotte in segreto o col favore della notte per invocare una yaksini.
Una volta invocato, lo spirito femminile apparirà di fronte al fedele in forma corporea e diverrà la sua consorte, o “moglie”. Una moglie yaksini sarà molto bella e adotterà qualsiasi forma desideri il fedele. La yaksini ha poteri magici e può realizzare ogni suo desiderio. Dotata del potere di volare, la yaksini porterà il fedele sulla sua schiena o su di un carro celestiale e insieme scorrazzeranno nella notte attraversando la terra e il cielo stellato. Una yaksini può visitare il suo sposo mortale sulla terra, giungendo ogni notte e lasciandolo la mattina, oppure trasportandolo nella sua casa celeste dove il fedele può consumare il nettare dell’immortalità e vivere con lei per migliaia di anni. Il piacere erotico è garantito. Le fanciulle soprannaturali hanno la passione del fare l’amore e possono dedicarsi all’unione sessuale per giorni e addirittura per anni portando una beatitudine inimmaginabile con il loro tocco. Avere una yaksini come amante consente al fedele tantrico di vivere fuori dai confini della società tradizionale e rimanere libero dalle responsabilità che una moglie umana comporta, ma allo stesso tempo avere una compagna, una moglie spirituale che può mettere in pratica i poteri magici e i godimenti soprannaturali che il fedele cerca .
I testi buddhisti Subahupariprccha Tantra (VII sec. d.C.) e Manjusrimulakalpa Tantra (VIII Sec. d.C.) contengono descrizioni dello yaksini sadhana il rituale per evocare uno spirito femminile mediante un mantra. Un rituale condotto per la gratificazione sessuale. Il testo specifica che la yaksini può assumere la forma desiderata dall’adepto e può soddisfare la sua libidine per tutta la notte. Entrambi i testi specificano che la yaksini può assumere la forma di un parente femmina, come la madre.

Giorgio Nadali

foto dell’autore, Hong Kong

(tratto da: Giorgio Nadali, “I segreti delle Religioni”, Youcanprint, Tricase, 2015, e-book)

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Sessualità & Religioni. 2. Buddhismo gay e lesbico

Nel Buddhismo Thailandia e India hanno una tradizione religiosa buddhista, con i kathoey, maschi biologici che assumo un’identità femminile passiva…

 

Il Buddhismo guarda con sospetto il piacere sessuale come “veleno” perché, secondo le Quattro Nobili Verità, ogni desiderio è causa di sofferenza in questa vita e in quelle future. Nel Buddhismo classico la forma ideale di vita è quella monastica con assoluta astensione da qualsiasi attività sessuale. Ad ogni modo tranne che in Tibet e in Mongolia, la comunità monastica è solo una piccola parte dei buddhisti, le restrizioni riguardanti la morale sessuale buddhista sono veramente poche e si limitano a quelle gravi che comportano la violenza (stupro) o l’inganno (adulterio). Le comunità buddhiste hanno tollerato monogamia, poligamia e poliandria.

L’amore tra due persone dello stesso sesso non è un problema. Il Buddhismo non ha una visione positiva del desiderio sessuale, ad ogni modo omosessualità ed eterosessualità non fanno differenza. Sono buone se sono consensuali.
Missionari cattolici come Matteo Ricci e San Francesco Saverio hanno notato con orrore la tolleranza dell’omosessualità nei monasteri buddhisti in Cina e in Giappone. Paese quest’ultimo che ha una lunga tradizione che esalta l’amore omosessuale maschile, in particolare tra samurai anziani e giovani attori del teatro kabuki e i loro impresari; tra monaci buddhisti e i loro accoliti. Si pensa che l’amore gay sia stato introdotto in Giappone dalla Cina da Kukai, il fondatore della scuola tantrica buddhista Shingon. Vi è una lunga tradizione di prosa e di poesia gay buddhista e persino una teologia sessuale dell’erotismo maschile particolarmente legata alle scuole Shingon e Tendai del Buddhismo giapponese.

Non esiste una letteratura simile in Tibet e in Mongolia. Comunque osservatori e viaggiatori in Tibet e Mongolia hanno osservato la diffusione dell’omosessualità maschile tra i monaci anziani e i loro accoliti, che assumevano un ruolo passivo nel sesso intercrurale (cioè il rapporto sessuale interfemorale) considerato una violazione minore delle regole monastiche perché non prevede alcuna penetrazione in orifizi.
La Tailandia e l’India hanno una tradizione religiosa gay con i kathoey, maschi biologici che assumono identità femminile passiva. Il Dalai Lama dei tibetani ha ribadito il voto di castità per i monaci e si è espresso a favore delle relazioni gay laiche. Il movimento religioso buddhista Soka Gakkai accetta gay e lesbiche ed è stata la prima religione a celebrare matrimoni omosessuali.

Giorgio Nadali

(foto dell’autore, Hong Kong)


La Famiglia Benedetta

di Giorgio Nadali

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Santità, la famiglia come sta? La sua è una “famiglia” molto particolare composta da ecclesiastici e laici accreditati dalla Santa Sede per diversi incarichi. I laici sono: gli assistenti al Soglio, il delegato speciale della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, l’architetto dei palazzi apostolici, gli addetti di anticamera e l’aiutante di camera, i gentiluomini di Sua Santità, i consultori della Città del Vaticano, i familiari del Papa, il comandante della Guardia Svizzera, i procuratori dei palazzi apostolici che sotto il Pontificato di Innocenzo II avevano il compito di difesa delle cause coram Sanctissimo e la difesa gratuita dei poveri. Infine il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. Il Motu Proprio Pontificalis Domus del 28 marzo 1968 di papa Paolo VI denomina Gentiluomini di Sua Santità: a) i Camerieri Segreti di Spada e Cappa Partecipanti,  b) i Camerieri Segreti di Spada e Cappa,  c) i Camerieri d’Onore di Spada e Cappa. I “bussolanti”  sono gli addetti di anticamera del Papa. Prestano servizio d’anticamera in occasione di ricevimenti ufficiali. Papa Clemente VIII (1592) li chiamava Cavalieri della Bussola. Con il Motu Proprio Iusti Iudicis del 28 giugno 1988, le funzioni spettanti ai Procuratori dei Sacri Palazzi Apostolici sono state trasferite agli Avvocati della Santa Sede, fermi restando i diritti e i privilegi dei Procuratori attualmente in carica. Attualmente i Principi Assistenti al Soglio prestano servizio in occasione delle visite ufficiali dei Capi di Stato. Agli appartamenti hanno accesso Loredana, Carmela, Cristina e Rossella, suore laiche di Comunione e Liberazione. Il fratello don Georg, i segretari Alfred e Georg (detto “il bello”). Sino a poco tempo fa anche un maggiordomo raccomandato, ma un po’ troppo curioso. Paolo Gabriele. Comunque fortunatamente stanno tutti molto bene…

La famiglia – quella “normale” – invece non sta troppo bene. Tre milioni i separati. 74% di divorzi in più neghli ultimi dieci anni.  Boom dei single. Ma quelli alla Chiesa Cattolica non interessano molto. Vocazioni consacrate a parte, si intende.   Ad ogni modo: nel 2010 +10% rispetto al 2007. Dal 2001 al 2007 i single nel nostro Paese sono aumentati da 5.592.381 a 6.910.716 (Istat). A suo tempo l’Eurispes stimò che, in proiezione, se il trend registrato negli ultimi 7 anni si fosse  mantenuto costante, il numero dei single sarebbe aumentato nel 2010 di circa il 10,4% rispetto al 2007. Aveva ragione.

 L’inventore degli incontri mondiali delle famiglie scrisse per il teatro  “La bottega dell’orefice”. Una bottega che faceva affari con le vere nuziali.  L’opera fu pubblicata in anteprima nel 1960 sul numero 78 del mensile cattolico di Cracovia, Znak. L’autore usò lo pseudoniomo Andrzej Jawień. In seguito ne usò un altro: Giovanni Paolo II…  “Certe volte la vita umana sembra essere troppo corta per l’amore, e l’amore umano (…) troppo corto per una lunga vita. O forse troppo superficiale. In ogni modo l’uomo ha a disposizione un’esistenza e un amore” per “farne un insieme che abbia senso (…). L’eternità dell’uomo passa attraverso l’amore (…). L’ uomo si tuffa nel tempo” ma poi finisce col “dimenticare” la sua origine per “esistere solo un attimo e recidersi dall’eternità”.

È arrivato a Bresso poco dopo le 20.30 Papa Benedetto XVI per partecipare alla parte serale della Festa delle Testimonianze dal titolo “One world, family, love”. Ad accoglierlo oltre 350mila persone che sin dalle prime ore del pomeriggio hanno invaso l’area di Milano Campo Nord Aeroporto di Bresso dove domani in Santo Padre celebrerà la Santa Messa.

Seduto in mezzo ad alcune famiglie italiane e del mondo, il Santo Padre è stato accolto dal Cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia che insieme alla Diocesi di Milano ha promosso il VII Incontro Mondiale delle Famiglia che lo ha ringraziato per “essere venuto a far festa, con tante famiglie riunite qui a Milano e con le famiglie di tutto il mondo. La sua presenza – ha detto – ci dà fiducia e coraggio perché testimonia quanto la famiglia stia a cuore alla Chiesa, anzi quanto stia a cuore a Dio stesso”. durante la serata ha risposto ad alcune domande legate al tema del VII Incontro Mondiale delle Famiglie “Famiglia: il lavoro e la festa”.

 Il Santo Padre ha partecipato alla festa rispondendo ad alcune domande legate al tema del VII Incontro Mondiale: “La famiglia: il lavoro e la festa”.

Ovviamente tutte le domande sono state preparate dall’organizzazione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, d’accordo col Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il Papa ha quindi risposto alle sue stesse domande. 

 La prima a rivolgersi al Pontefice è stata Cat Tien, una bambina vietnamita di 7 anni, che ha manifestato il desiderio di sapere qualcosa della famiglia del Papa e di quando Joseph Ratzinger aveva la sua età.

“Punto essenziale per la mia famiglia è sempre stata la domenica che iniziava già il sabato pomeriggio quando mio padre ci leggeva le letture della domenica in un libro dove erano spiegati i testi – ha detto il Santo Padre.  Il giorno successivo andavamo a Messa e poi pranzavamo insieme. Con la mia famiglia ho cantato molto, mio fratello era musicista. Poi ricordo i viaggi, le camminate. Eravamo un’anima sola e ci nutrivamo di una gioia fatta di cose semplici e di un amore reciproco che era forte. Se provo a immaginare il Paradiso lo penso come al tempo della mia giovinezza, eravamo felici. Il Paradiso dovrebbe essere simile a com’era nella mia gioventù e spero di andare a casa andando dall’altra parte del mondo”.

Serge e Fara dal Madagascar, fidanzati da quattro anni e prossimi a Matrimonio, hanno chiesto al Santo Padre il significato della parola “per sempre” “Una parola – hanno detto- che più di ogni altra ci attrae e allo stesso tempo spaventa”.

“In Europa fino all’800 c’era un altro modello di Matrimonio dominante: il matrimonio era un contratto tra clan attraverso il quale si cercava di difendere il proprio status – ha detto il Pontefice -. Oggi il Matrimonio non è più basato sulla volontà di altri, ma è una libera scelta preceduta dall’innamoramento e dal fidanzamento. Spesso si pensa che l’amore di per sé possa garantire il per sempre, che è assoluto, ma non è così. L’innamoramento è bello, ma non sempre è perfetto. Così com’è il sentimento non è per sempre. Il passaggio dal fidanzamento al Matrimonio prevede una serie di esperienze interiori e il desiderio dell’amore deve rientrare anche la ragione e la volontà. Nel rito del matrimonio  – ha continuato Benedetto XVI – non si dice sei innamorato ma vuoi, sei deciso, coinvolgendo nel cammino la volontà e la ragione. Tutto l’uomo è coinvolto con la sua capacità, il discernimento della ragione e la volontà di dire sì, questa è la mia vita. Alle nozze di Cana il secondo vino è migliore del primo: l’amore deve crescere e maturare coinvolgendo la parrocchia, la Chiesa, gli amici, la giusta comunione di vita con gli altri, con famiglie che condividono la  stessa esperienza, la stessa vita e la fede”.

La famiglia Paleologos dalla Grecia ha chiesto al Papa di affrontare il tema della crisi. “Ci sono giorni – e notti – hanno detto al Santo Padre – nei quali viene da chiedersi come fare a non perdere la speranza. Cosa può dire la Chiesa a tutta questa gente, a queste persone e famiglie senza più prospettiva?”

“Le parole sono insufficienti, dovremmo fare qualcosa di concreto e tutti sappiamo di essere incapaci di fare qualcosa di concreto – ha detto Benedetto XVI -. Nella politica deve crescere il senso di responsabilità di tutti i partiti che promettono cose che non possono realizzare affinché non cerchino solo voti per sé ma siano responsabili per il bene di tutti. Che capiscano che politica è responsabilità umana davanti agli uomini e a Dio”.

“Molti soffrono e devono accettare la realtà senza possibilità di difendersi di fronte alle situazioni – ha continuato il Pontefice -. Ciascuno deve fare il possibile per sé, per le famiglie, per gli altri, sapendo che molti sacrifici sono indispensabili per andare avanti. Penso che la solidarietà nella città tra famiglie e nelle parrocchie possa aiutare. Abbiamo attivi scambi culturali utili e importanti, ma è tempo che una famiglia dell’Italia, della Germania, della Francia prenda la responsabilità di aiutare un’altra famiglia, che aiutino in senso concreto. Siate sicuri che io e tanti altri preghiamo per voi e questo pregare non è solo fare parole ma apre il cuore in Duo e alla creatività”.

È arrivata da vicino New York la famiglia Rerrie. Jay, di origine giamaicana, è un contabile, mentre Anna insegnante si sostegno, hanno sei figli e hanno chiesto al Papa come poter trovare la giusta armonia tra famiglia e lavoro. “Nel vortice di tanti stimoli imposti dalla società contemporanea – hanno chiesto al Papa – come aiutare le famiglie a vivere la festa secondo il cuore di Dio?”

“È una grande questione – ha detto il successore di Pietro – e penso di capire questo dilemma tra due priorità”. Il papa si è rivolto ai datori di lavoro invitandoli a “pensare alle famiglie e di aiutarle perché le due realtà, famiglia e lavoro possono essere conciliate e concedere un po’ di libertà fa bene anche all’impresa perché rafforza l’amore per il lavoro e il posto di lavoro”.

“Occorre poi – ha evidenziato il Pontefice – sperimentare una certa creatività e portare ogni giorno un qualche elemento di gioia e attenzione nella famiglia accettando le oscurità e pensando a questo grande bene che la famiglia è. E poi finalmente c’è la domenica che è il giorno della festa, giorno del Signore e come tale giorno dell’uomo: difendiamo la libertà dell’uomo difendendo la domenica”.

L’ultima domanda al Pontefice è stata posta da Maria Marta e Manoel Angelo Araujo, coppia del Brasile che ha posto il tema dei fallimenti matrimoniali che continuano ad aumentare in tutto il mondo e hanno chiesto al Santo Padre “parole di speranza” per quelle “coppie di risposati vorrebbero riavvicinarsi alla Chiesa, ma quando si vedono rifiutare i sacramenti la loro delusione è grande”.

“Il problema dei divorzi e dei risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi – ha risposto Benedetto XVI -. Non abbiamo ricette, la sofferenza è grande e possiamo solo aiutare le parrocchie e i singoli promuovendo la prevenzione, approfondendo l’innamoramento, aiutando le coppie e accompagnarle durante il matrimonio affinché le famiglie non siano mai sole ma siano accompagnate nel cammino di ogni giorno. Devono sentire l’amore della Chiesa, devono sentirsi amate e accettate anche se non possono ricevere l’eucarestia. Devono vedere che anche così vivono nella Chiesa, anche se non c’è la confessione l’amicizia con una sacerdote è importante. Possono sentire l’eucarestia e essere spiritualmente nutriti in Cristo”.

Tra una domanda e l’altra Benedetto XVI ha assistito all’esibizione di artisti quali la cantante gospel Lois Kirby, l’italo-somala Saba Anglana, Francesco Garolfi e Ron. Alcune famiglie hanno raccontato la loro storia e pregato insieme al Pontefice.

Sul palco anche alcuni attori famosi del panorama italiano: Serena Autieri, paolo Bonacelli, Myriam Catania, Pamela Villoresi, Giuseppe Cederna.

Il canto del Padre nostro è stato introdotto dalla famiglia Govoni di Cento, vicino a Ferrara, uno dei paesi colpito dai terremoti dei giorni scorsi. Mariacristina e Giuliano hanno salutato il Papa dopo che il Santo Padre si è rivolto a chi era in collegamento da San Felica sul Tanaro: “Cari amici voi sapete che noi sentiamo profondamente il vostro dolore, la vostra sofferenza e vogliamo lavorare per aiutarvi, non vi abbandoniamo”, ha detto il Pontefice ricordando l’attività della Caritas, della Chiesa, dello Stato e delle Comunità attive. “Ognuno di voi – ha concluso – vuole aiutarvi nella preghiera e materialmente”.

Al termine del Padre Nostro Benedetto XVI ha impartito la benedizione solenne per poi tornare in Arcivescovado per la notte.

La serata è continuata fino alle 22.30 con l’esibizione di Dulce Pontes, della cantante israeliana Noa sul palco con Gil Dor, Clelia Sguera e Nico Arcieri, i Sonohra con Hevia, il gruppo zigano Alexian Group.

Il palco della serata, che sarà l’altare della Messa di domani,  lungo 100 metri, alto 25 e profondo 30 è sormontato da una mezza cupola trasparente che rende omaggio alle vetrate del Duomo.

Sul palco trovano posto:

• il S. Padre e i Cardinali concelebranti principali

• i Cardinali

• i Vescovi

• il Seguito Papale

• i concelebranti del Pontificio Consiglio Famiglia

• alcuni Officiali della Segreteria di Stato e dei Dicasteri Vaticani

• il Consiglio Episcopale Milanese ed alcuni presbiteri indicati dall’Arcidiocesi

• i 4 diaconi di servizio liturgico

• i 12 chierici ministranti

• i 5 Cerimonieri Pontifici e il Maestro delle Cerimonie del Duomo

• i 4 Ostiari del Duomo

• il Segretario del Duomo

• il coro e l’animatore dell’assemblea

Sul palco sono collocati i poli liturgici

• altare papale

• sede papale e dei concelebranti principali

• ambone

• credenza dell’altare papale

• sedie per cerimonieri, ministranti, Famiglia pontificia laica, etc.

• sedie per tutti i concelebranti

In una zona presso il palco trovano posto:

• i 2 lettori delle letture

• i 5 lettori delle intenzioni della preghiera universale

• gli 8 incaricati della processione offertoriale

• i 40 fedeli che ricevono la comunione dal S. Padre

• i 70 diaconi permanenti per le Comunioni dei concelebranti

• i 70 seminaristi di Venegono (accoliti e lettori) per Comunioni dei concelebranti

• i 30 ministranti della S. Galdino (servizio liturgico della Cattedrale)

In una zona presso o sotto il palco vari tavoli accolgono tutto ciò che deve “muoversi” al momento dell’offertorio:

• 8 offerte della processione offertoriale

• 300 pissidi per la Comunione dei fedeli

• 70 calici con vino e acqua per la Comunione dei concelebranti

• 70 patene con ostie grandi spezzate (prendono seminaristi Venegono) per la Comunione concelebranti

 

 Processione di ingresso

Viene fatta solo da:

• servizio liturgico

• ostiari Duomo

• 4 diaconi

• Vescovi delle Diocesi lombarde (solo i titolari)

• Vescovi Ausiliari di Milano

• Cardinali

• S. Padre

• Seguito Papale

Saluto al S. Padre

Prima del segno di croce iniziale, il Cardinale Arcivescovo di Milano rivolge un indirizzo di saluto al S. Padre.

Eucologia

Orazioni della solennità della SS. Trinità – Rito Romano

• Le tre orazioni presidenziali in lingua italiana

• Il Prefazio e la Preghiera eucaristica in lingua latina

• Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei in lingua latina

Liturgia della Parola

Letture della solennità della SS. Trinità – Rito Romano

• 1° lettura proclamata in lingua inglese

• Salmo Responsoriale cantato in lingua italiana

• 2° lettura proclamata in lingua spagnola

• Vangelo cantato il lingua italiana

* Omelia

 «La vostra vocazione non è facile da vivere, specialmente oggi». Sono parole di grande realismo, quelle che Benedetto XVI affida alle famiglie in chiusura del VII incontro mondiale di Milano. Il Papa sa bene che la famiglia, sottoposta a repentini e violenti cambiamenti sociali in tutto il mondo, vive una profonda crisi ed è, sovente, oggetto di attacchi, nonché vittima di delegittimazione politica.

Ma, senza negare i problemi, Papa Ratzinger apre alla speranza, perché le famiglie – a cominciare da quelle che hanno partecipato all’Incontro mondiale – custodiscono «l’amore, l’unica forza che può veramente trasformare il mondo».

E così l’omelia della solenne celebrazione eucaristica – davanti a un’assemblea che, col colore delle bandiere e delle tante famiglie, restituisce la dimensione autenticamente cattolica – si trasforma in un vibrante appello a riscoprire la grande dignità della famiglia cristiana e la sua responsabilità dentro la Chiesa e la società. Una responsabilità che il cardinale Angelo Scola ha richiamato nel suo saluto introduttivo, affermando che «quando  i cristiani sanno essere testimoni risultano propositivi di vita buona in una società plurale come la nostra».

Benedetto XVI invita le famiglie ad «evangelizzare non solo con la parola, ma per “irradiazione”, con la forza dell’amore vissuto». Del resto, è  proprio nei gesti di ogni giorno la fede si gioca: nel modo con cui si vivono gli affetti, ci si impegna nel lavoro, si celebra la festa. E’ questo il messaggio forte del VII incontro mondiale della famiglie: la vita quotidiana  è il teatro della vocazione ordinaria della famiglia cristiana: «nella misura in cui vivrete l’amore reciproco e verso tutti – sottolinea il Papa – diventerete un Vangelo vivo, una vera Chiesa domestica».

Parole molto intense il Papa le ha dedicate alla coppia: in poche righe una vera e “propria teologia nuziale”. «Dio ha creato l’essere umano maschio e femmina, con pari dignità, ma anche con proprie e complementari caratteristiche. (…) Cari sposi, nel vivere il matrimonio voi non vi donate qualche cosa o qualche attività, ma la vita intera. E il vostro amore è fecondo innanzitutto per voi stessi, perché desiderate e realizzate il bene l’uno dell’altro». La fecondità della coppia, poi si allarga alla procreazione, «generosa e responsabile», dei figli, e alla società, perché il vissuto familiare è la prima e insostituibile scuola delle virtù sociali».

Per questo il Papa, in un contesto educativo spesso tentato di scorciatoie “manualistiche”, chiede agli sposi di farsi carico fino in fondo dei propri figli:  «In un mondo dominato dalla tecnica, trasmettete loro le ragioni del vivere, la forza della fede, prospettando loro mete alte e sostenendoli nelle fragilità».

A quanti, poi, «pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione», alle persone e alle famiglie “dal cuore ferito” il Papa dedica un pensiero molto affettuoso, un balsamo per tanti: «Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica». Poi le incoraggia a rimanere unite alle loro comunità», alle quali, però, il Papa chiede di realizzare adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza».

In chiusura di un Incontro mondiale dedicato a “Famiglia, lavoro e festa” il Papa riserva, infine, poche ma incisive parole a una delle emergenze sociali di oggi: l’equilibrio tra lavoro, festa e tempi della famiglia. Benedetto XVI, che nella “Caritas in Veritate” ha esaltato il valore-bussola della gratuità, denuncia «la mentalità utilitaristica» che «tende ad estendersi anche alle relazioni interpersonali e familiari, riducendole a convergenze precarie di interessi individuali». Ma – insiste – «il progetto di Dio e la stessa esperienza mostrano che non è la logica unilaterale dell’utile proprio e del massimo profitto quella che può concorrere ad uno sviluppo armonico e al bene della famiglia», perché, tra gli effetti collaterali, produce corsa ai consumi e disagio nelle famiglie. C’è bisogno, allora, di lavorare per «armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della famiglia, la professione e la maternità, il lavoro e la festa».

Per gli stessi motivi, una famiglia che voglia dirsi cristiana «pur nei ritmi serrati della nostra epoca», è chiamata a «non perdete il senso del giorno del Signore», ossia «l’oasi in cui fermarsi per dissetare la nostra sete di Dio».

Preghiera dei fedeli

Le cinque intenzioni, introdotte dal Diacono, sono proposte da alcuni fedeli nelle lingue: Tedesca, Inglese, Portoghese, Francese, Spagnola.

Processione offertoriale

8 fedeli presentano al S. Padre il pane d il vino per il sacrifico eucaristico.

Comunione

40 fedeli ricevono la Comunione dal S. Padre.

Concelebranti, diaconi, accoliti e ministri straordinari amministrano la Comunione (in questa occasione non sulla mano) all’assemblea.

Ringraziamento al S. Padre

Conclusa l’orazione dopo la Comunione, il Cardinale Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia rivolge un ringraziamento al S. Padre.

 Allocuzione, Angelus, benedizione

Il S. Padre rivolge l’allocuzione con l’annuncio della sede ospite del prossimo incontro mondiale (Philadelphia, Stati Uniti d’America, 2015) introduce la preghiera dell’Angelus, imparte la benedizione apostolica.

Poi si torna alla realtà di tutti i giorni.

Il Papa atterrerà all’ helicopterorum portum (l’eliporto vaticano) alle 18:45 proveniente dall’aeroporto di Roma Ciampino. La famiglia lo aspetta. I terremotati dell’Emilia anche (ai quali il Papa donerà 500.000 euro tratti dall’Obolo di S. Pietro).

Giorgio Nadali

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foto di apertura “papamobile” di Giorgio Nadali


La disgustosa falsità delle matrioske viventi

di Giorgio Nadali

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Le_Matrioske_Viventi_Giorgio_Nadali

Quanto può mentire una donna? Perché? Cosa scatta nella mente malata di una manipolatrice di uomini? Qual è il sottile piacere sadico che prova una donna nel giocare con i sentimenti di un uomo? Quali sono le sottili tecniche della menzogna in rosa? E’ in arrivo tra pochi giorni un nuovo libro: “Le matrioske viventi. Il business dell’inganno sentimentale tra Est e Ovest”, Edizioni Lampi di Stampa, Milano, 2011, 85 pagine, 9 Euro.  Due anni di inchiesta giornalistica e indagini sul posto nei Paesi dell’Est europeo. E nel capitolo quarto Desislava ci aiuta a capire i trucchi della menzogna femminile. Una filosofia di vita impostata sulla menzogna patologica, di cui il Vangelo dice che Satana è il padre. La cosa più odiosa è che queste “matrioske viventi” usano gli uomini come giocattoli per ottenere piacere, divertimento, beni materiali. Un giocattolo rotto o di cui ci si stanca si butta via senza dare spiegazioni. Loro fanno quello che vogliono quando vogliono. E’ il loro stile. Triste che qualcuno ancora ci caschi. Sono pronte a tutto! Stanno arrivando in libreria!  La parola a Desislava per un estratto del quarto capitolo…

“Un gruppo di donne che giocano, non per ricevere benefici materiali, ma per il gusto del gioco. Giocare per vincere. Giocano perché hanno esigenze interiori. Non sono interessate ad  altro, ma è importante per loro quello che vogliono vincere, perché se vincono significa che qualcuno ha perso. Si sentono forti, controllando la situazione e i desideri di qualcuno che dipende da loro[1]. Se non riescono a prevalere su un uomo si rivolgono al successivo e così via. Quando perdono interesse è il momento di passare alla prossima vittoria. A queste donne non importa quale mezzo usare, ma solo il principio: il fine giustifica i mezzi. Un  altro gruppo di donne che sono profondamente complessate e insicure di se stesse, che credono di non meritare nulla di buono, di non meritare amore, attenzione per “via normale” e l’unico modo per ottenere questo è mentire, manipolare e inventare strategie. Esse credono che la loro felicità dipenda proprio da queste bugie. Un ultimo gruppo di donne che vogliono semplicemente cambiare la loro condizione di vita, cercandone una più vantaggiosa economicamente. Queste donne non usano l’inganno come mezzo di manipolazione, ma semplicemente cercano un uomo per aiutarle a realizzare i loro piani”…


[1] E’ il caso di Desislava

QUARTA DI COPERTINA:

Matrioske. Una serie di diverse bambole senz’anima, una dentro l’altra. Ognuna ha una personalità da esibire per adattarsi a diverse situazioni. Tutte con un unico obiettivo. Ottenere cinicamente il massimo con il minimo sforzo da diversi uomini. Sul web – si sa – c’è chi cerca sesso e c’è chi cerca amore. L’uomo occidentale che frequenta i siti di incontri o i social network  è europeo o americano, dai 30 ai 60 anni. E’ scontento della donna occidentale. Spesso è separato o divorziato. Cerca una donna molto femminile, secondo l’immaginario maschile. Una donna di cui i bigodini e il pigiama di flanella non prendano il posto della passione dopo qualche anno di matrimonio. Loro sono tante, belle, giovani. Ricche di buone e romantiche intenzioni. Formare una famiglia. Avere una relazione seria… Almeno questo è quello che dichiarano. La realtà è molto diversa. Su questa è nato un business. Molti ci guadagnano. Quelli che ci perdono sono gli uomini occidentali. Sempre. Tutte le tecniche e le modalità della sottile menzogna in rosa.

Giorgio Nadali – Nato a Milano nel 1962. Giornalista, scrittore, docente, autore televisivo. Ha già pubblicato altri 6 libri. www.giorgionadali.it

INDICE:

Introduzione………………………………………………. 8

Dalla Russia con amore?…………………………….. 14

Il business dei siti online di incontri Est / Ovest 24

La mentalità della matrioska vivente……………. 28

La testimonianza di Desislava. Una matrioska

psicologa spiega perché le donne mentono….. 58

La terribile matrioska…………………………………. 67

Il pollo occidentale e la vera donna…………….. 75

Bibliografia…………………………………………………. 80

Dal 5 Ottobre 2011:

Le matrioske viventi.

Il business dell’inganno sentimentale tra Est e Ovest

Lampi di Stampa, Milano, 2011, ISBN: 978-88-488-1300-6

Brossura – Pagine: 85 – Prezzo: Euro 9,00

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-8a428767-4fc8-4e95-809d-37fcbbd2d032.html?77877277


Le matrioske viventi. Il nuovo libro di Giorgio Nadali

di Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it

Matrioske. Una serie di diverse bambole senz’anima, una dentro l’altra. Ognuna ha una personalità da esibire per adattarsi a diverse situazioni. Tutte con un unico obiettivo. Ottenere cinicamente il massimo con il minimo sforzo da diversi uomini. Sul web – si sa – c’è chi cerca sesso e c’è chi cerca amore. L’uomo occidentale che frequenta i siti di incontri o i social network  è europeo o americano, dai 30 ai 60 anni. E’ scontento della donna occidentale. Spesso è separato o divorziato. Cerca una donna molto femminile, secondo l’immaginario maschile. Una donna di cui i bigodini e il pigiama di flanella non prendano il posto della passione dopo qualche anno di matrimonio. Loro sono tante, belle, giovani. Ricche di buone e romantiche intenzioni. Formare una famiglia. Avere una relazione seria… Almeno questo è quello che dichiarano. La realtà è molto diversa. Su questa è nato un business. Molti ci guadagnano. Quelli che ci perdono sono gli uomini occidentali. Sempre. Tutte le tecniche e le modalità della sottile menzogna in rosa.

 dall’Introduzione…

 Matrioska ‹matriòska› s. f. [adattamento fonetico e grafico del russo matrëška ‹matri̯òška›, probabile diminutivo familiare di Matrëna ‹matri̯òna›, nome proprio femminile che risale al latino matrona «matrona»]. – Caratteristica bambola di legno (un tempo chiamata baba, propriamente «contadina»), molto comune come giocattolo e soprammobile nei territori russi e di lì diffusa anche nei paesi limitrofi, raffigurante una florida contadina russa in abito vivacemente colorato con ampia gonna e fazzolettone in testa; è in realtà costituita di una serie di bambole, di forma all’incirca ovoidale e di figura simile ma di dimensioni diverse, che, contenute ciascuna nella cavità di quella immediatamente più grande, si possono via via estrarre in quanto tutte (tranne eventualmente la più piccola) composte di due metà innestate l’una sull’altra[1]

 Una serie di diverse bambole senz’anima, una dentro l’altra. Ognuna ha una personalità da esibire per adattarsi a diverse situazioni. Tutte con un unico obiettivo. Ottenere cinicamente il massimo con il minimo sforzo da diversi uomini.

     Sul web – si sa – c’è chi cerca sesso e c’è chi cerca amore. E loro sono tante, belle, giovani. Ricche di buone e romantiche intenzioni. Formare una famiglia. Avere una relazione seria… Almeno questo è quello che dichiarano, ovviamente. La realtà è molto diversa. Su questa realtà è nato un business. Molti ci guadagnano. Quelli che ci perdono sono gli uomini occidentali. Sempre.  

 Da una lunga ricerca sui decine di blog sembra però che la donna dei Paesi dell’ex Unione Sovietica sia particolare. E come vedremo, molto particolare! Il grande Giuseppe Verdi fa cantare al Rigoletto: «La donna è mobile Qual piuma al vento, Muta d’accento – e di pensiero. Sempre un amabile, Leggiadro viso, In pianto o in riso, – è menzognero. È sempre misero Chi a lei s’affida, Chi le confida – mal cauto il core!» Mai si sarebbe immaginato che centinaia di migliaia di utenti di Internet sarebbero d’accordo con lui, almeno ad osservare quello che dicono delle matrioske viventi[2]  su decine di blog.

 Senza nulla in comune – cultura, educazione, livello sociale, valori – spesso un’età molto distante, è ovvio che un matrimonio con una di queste donne è un fatto di interesse – non di amore. Il fenomeno antico – nato in realtà nel XVIII secolo negli Stati Uniti d’America – delle “mogli per corrispondenza”  (mail order brides) riguarda in pratica nei moderni siti web delle “mogli in vendita” al miglior offerente. Se per una donna occidentale è naturale valutare innanzi tutto l’intelligenza, il carattere, la personalità di un potenziale marito, per queste donne è assolutamente prioritario valutare la possibilità economica. Va da sé che non si innamorano per la personalità, ma per il conto in banca. Sradicandosi da un Paese ex sovietico con un livello di vita molto basso, è evidente che il potenziale marito debba farsi carico di tutto e di mantenere sua moglie, che si sposa non per amore, ma per interesse – se non proprio per fame. Di conseguenza è possibile trovare matrimoni con differenze di età decisamente improbabili in Occidente, anche di quindici o venti anni.  

 Ah, ma… la matrioska vivente è speciale! Vediamo i vantaggi e gli svantaggi. A seconda dei punti di vista, si intende. Per chi cerca avventure (facilissimo) o per chi cerca il vero amore disinteressato (difficile e improbabile). Parliamo di donne dai 18 ai 40 anni  prevalentemente in ambiente urbano. Ecco una sintesi delle osservazioni su di loro prese da molti blog in Internet. Pare che gli uomini siano concordi nel dire che…


[1] Enciclopedia Treccani

[2] Per “matrioska vivente” intendo qui in particolare una donna dai diciotto ai quaranta anni,  di alcuni Paesi dell’ex Unione Sovietica, come  Russia, Ucraina, Bielorussia, e ancora Moldavia, Bulgaria, ecc. che cerca online – su siti web di incontri sentimentali o social network –  diverse prede maschili per ottenere benefici materiali o per il semplice gusto della conquista, giocando con i sentimenti. Non mi riferisco dunque assolutamente a qualsiasi  donna dei Paesi dell’Est.

Giorgio Nadali – Nato a Milano nel 1962. Giornalista, scrittore, docente, autore televisivo. Ha già pubblicato altri 6 libri. www.giorgionadali.it

Indice

Introduzione …………………………………………….  8

Dalla Russia con amore? ………………………….  14

Il business dei siti online di incontri Est / Ovest     24

La mentalità della matrioska vivente…………. 28

La testimonianza di Desislava. Una matrioska psicologa spiega perché le donne mentono   58

La terribile matrioska………………………………. 67 

Il “pollo” occidentale e la vera donna………75

Bibliografia ……………………………………………….  80

 


L’amore illusione e la passione d’importazione

di Giorgio Nadali

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Quanta gente si sposa perché si ama? Quanti si amano ancora dopo dieci anni? E dopo venti? Quanti per tutta la vita? Quanti rimangono uniti solo per amore dei figli e per abitudine? Quanti provano ancora passione ed entusiasmo per il coniuge? Quanti convolano a nozze scendendo a compromessi con la propria idea di partner ideale, con i propri valori ed educazione, solo perché hanno terrore della solitudine, e poi si ritrovano più soli di prima in compagnia di rimpianti e di una persona che non amano? Quanti sposano dei miraggi che svaniranno come neve al sole? Quanti confondono il desiderio con l’amore e l’amore con il matrimonio? Tanti. Troppi. Forse la maggioranza.

L’uomo occidentale che frequenta i siti di incontri – o i social network – cerca una donna molto femminile – secondo l’immaginario maschile. Una donna di cui i bigodini e il pigiama di flanella non prendano il posto della passione dopo qualche anno di matrimonio. Una donna che “si vesta da donna” anche quando fa la spesa al supermercato. Assurdo? No, perché – quando parliamo di amore di coppia – un uomo non può amare chi non desidera. Non può continuare ad amare chi non desidera più. Non l’amore come eros, almeno. Non l’amore di coppia. Non è una questione di età e riguarda qualsiasi uomo eterosessuale. La donna occidentale – per molti uomini – ha smesso di essere attraente per un uomo. Una brava madre, una intelligente e abile professionista, una donna piena di valori tradizionali, una donna emancipata, non stimolano il desiderio di un uomo. E quindi neanche il suo amore. Un uomo non deve sentirsi un “maiale” perché il suo amore per lei parte dal basso e va verso l’alto. Anche perché ai maiali veri –  come a tutte le bestie – il sesso non interessa. Glielo impone la natura  per un periodo di qualche giorno all’anno, solo per la riproduzione. Non sanno neanche di essere maschi o femmine. Quante persone invece dovrebbero ricordarsi più spesso di essere uomini o donne.

Il triste primato della prostituzione in Italia vede un record di sei milioni di clienti abituali. Quasi tutti uomini sposati. Un decimo del Bel Paese va a puttane. E non solo in senso figurato. Molti altri ci andrebbero anche, se non li bloccasse una morale che in realtà non capiscono veramente. Altri, perché è una cosa molto umiliante per un uomo il dovere pagare per sentirsi “desiderato”. Dovere pagare per poter desiderare come uomo. Non come maiale. I maiali non desiderano. Ma neanche amano. 

L’uomo occidentale pensa che le donne dell’Est possano farlo sentire più uomo, proprio perché lei è più donna. Non solo a letto. Proprio come per una donna è essenziale sentirsi ascoltata, rispettata, speciale e capita, (ma quanti uomini che si credono grandi amanti sanno fare questo?) un uomo non si sentirà mai amato se lei non lo fa sentire importante, stimato, necessario e accettato. Già, necessario. Le donne occidentali sono troppo emancipate, quindi sono meno desiderate. Criticano troppo, non accettano lui, quindi sono meno desiderate. A nessun uomo piace sentirsi un idiota, a meno che non lo sia veramente. Non lo fanno sentire importante per loro, quindi sono meno desiderate. Non lo fanno sentire uomo, quindi sono meno desiderate. Sarebbe come pretendere che una donna si innamori di un cretino o di un uomo che non sa ascoltarla e rispettarla.  Non è importante essere né belli, né ricchi, né giovani per conquistare una donna. (Però aiuta 🙂 ) Bisogna stimolare il suo immaginario e il suo desiderio. Essere interessanti. Questo vale però per la donna occidentale, non per molte donne dell’Est. La loro mentalità soffoca nel profondo la loro femminilità con un’avidità materialista tipicamente maschile. Sanno essere molto donna solo esteriormente, sessualmente, ma non sentimentalmente.

Senza nulla in comune, cultura, educazione, livello sociale, valori, spesso un’età molto distante, è ovvio che un matrimonio con una di queste donne è un fatto di interesse – non di amore. Il fenomeno antico – nato in realtà nel XVIII secolo negli Stati Uniti d’America – delle “mogli per corrispondenza”  (mail order brides) riguarda in pratica nei moderni siti web delle “mogli in vendita” al miglior offerente. Se per una donna occidentale è naturale valutare innanzi tutto l’intelligenza, il carattere, la personalità di un potenziale marito, per queste donne è assolutamente prioritario valutare la possibilità economica. Va da sé che non è l’amore conseguente alla personalità, ma al conto in banca.  Sradicandosi da un Paese ex sovietico con un livello di vita molto basso, è evidente che il potenziale marito debba farsi carico di tutto e di mantenere sua moglie, che l’ha sposato non per amore, ma per interesse – se non proprio per fame. Di conseguenza è possibile trovare matrimoni con differenze di età decisamente improbabili in Occidente, anche di quindici o venti anni.   

Queste donne rappresentano per gli uomini che cercano all’Est l’amore, il miraggio di una donna che sappia essere tale per un uomo. Le donne dell’Est che frequentano questi siti sanno fare questo, ma non sanno offrire vero amore. Sanno offrire desiderio, ma alla maggioranza degli uomini questo non può bastare. Perché la maggioranza degli uomini spesso si innamora di chi desidera, ma non può trovare in queste donne  il sentimento che proviene dal cuore. Donne occidentali troppo sbilanciate su elementi che non generano e alimentano l’amore in un uomo. Donne dell’Est che sanno fare questo, ma non sono in grado di amarlo come persona. Passione senza sentimento e sentimento senza passione sono il dramma della coppia moderna. Perché nessuno di noi è solo un corpo o solo un’anima.   

Giorgio Nadali

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