L’ultimo papa

 

Tom Horn e Cris Putnam hanno scritto il libro il libro che dimostra Papa Francesco essere l’ultimo papa. Sì, la fine del mondo è alle porte. Il libro si chiama Petrus Romanus: L’ultimo Papa è qui, pubblicato nel 2012. Il libro si basa su una presunta profezia sempre più popolare, che è in realtà più di una litania di profezie, del grande riformatore Vescovo San Malachia (1094-1148), che fu vescovo di Conner, poi di Down e infine arcivescovo di Armagh, in Irlanda. Gli autori sostengono San Malachia predisse gli ultimi 112 papi iniziando da Papa Celestino II (eletto nel 1143). I papi sono stati sino ad ora 266, compreso Francesco. Malachia non cita i nomi dei pontefici, ma per ognuno ha un breve epiteto, o motto, sino al papa finale prima dell’Apocalisse, cioè Papa Francesco. La profezia è stata pubblicata nel 1590-1595 da un monaco benedettino di nome Arnold Wion in un libro intitolato Lignum Vitae, che era una storia dell’ordine benedettino. I critici sostengono che Wion abbia fatto più di pubblicarla: l’ha probabilmente inventata. Ciò è dimostrato dal fatto che i presunti motti profetici erano notevolmente accurati quando i papi da Celestino II (papa quando San Malachia era vivo e quando la “profezia” sarebbe stata fatta da lui) fino a Urbano VII (papa quando Wion la pubblicò). Dopo questi papi gli epiteti diventano ambigui per alcuni dei quali è praticamente impossibile capire a quale papa si riferiscano. Il nostro attuale Papa Francesco è chiamato “Pietro il romano” nella profezia. I sostenitori della profezia sottolineano che il Cardinale Bergoglio prese il nome di San Francesco, il cui nome del padre era Pietro. Inoltre, anche se è argentino, i suoi genitori sono italiani. Ci sono molti altri esempi che potremmo citare qui dimostrano le prove schiaccianti che la cosiddetta “profezia di San Malachia” è una bufala e non è stata approvata dalla Chiesa.

Tuttavia in base a due famose profezie, quella del vescovo Malachia e quella del veggente Nostradamus, con l’elezione del Papa nero sarebbe finito il mondo ed entrambe le profezie hanno preso forza con l’elezione di Jorge Mario Bergoglio nel marzo 2013.

Papa nero non significa un cardinale di colore eletto papa. Esiste anche un papa rosso. Così infatti viene chiamato il Prefetto per la Congregazione per la Evangelizzazione dei Popoli. Il rosso è il sangue dei missionari che danno la vita per annunciare e testimoniare il Vangelo in terre lontane. Dal 10 maggio 2011 il “papa rosso” è il cardinale Fernando Filoni, ma la sua appartenenza all’ordine dei gesuiti, e il fatto che in 2000 anni sia la prima volta che un Pontefice provenga da tale ordine.

L’ordine dei gesuiti è stato fondato da Ignazio da Loyola nel 1534, un ordine con una gerarchia complessa al cui vertice c’è il superiore generale della Compagnia di Gesù chiamato “Papa Nero”, per il colore della tonaca che porta. Si tratta di Adolfo Nicolas. I sostenitori delle profezie e dell’occultismo però estendono il colore non solo al superiore generale dei gesuiti, ma a tutto il loro ordine religioso, che viene appunto definito “ordine nero”.

La profezia sul Papa nero sostiene che l’ultimo Pontefice, prima della fine del mondo verrà “da lontano per incontrare tribolazione e morte” e che “durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo”.

Viene da pensare alle prime parole dette dal nuovo Pontefice Francesco, quando si è affacciato per la prima volta dalla loggia centrale della basilica di San Pietro rivolgendosi ai fedeli disse: “Vengo dalla fine del mondo”. È una coincidenza, ma ha alimentato l’immaginazione di chi vuole vedere nella figura di papa Francesco il Papa Nero della profezia sulla fine dei tempi. Dopo diciassette benedettini, quattro domenicani, quattro francescani, due cistercensi, il primo gesuita potrebbe essere anche l’ultimo. Gesù disse: “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande” (Luca 21,25-27). “Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Marco 13,32). Possiamo stare tranquilli, ma “siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà” (1 Pietro 1,13).

Giorgio Nadali

 

 

 

 

 

 

 

 


Coerenza o ideologia? La Chiesa cattolica si sta ammalando di relativismo?

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di Giorgio Nadali

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«Quando un cristiano diventa discepolo dell’ideologia, ha perso la fede e non è più discepolo di Gesù». Sono le parole di Papa Francesco dell’ottobre 2013. Un momento. Cos’è l’ideologia? Quale distanza passa tra un fanatico religioso, un bigotto, «una malattia grave questa dei cristiani ideologici» come la chiama Francesco. Insomma, «cristiani che perdono la fede e preferiscono le ideologie». Il loro «atteggiamento è diventar rigidi, moralisti, eticisti, ma senza bontà». La questione è delicata. Oggi non ci sono più soltanto le persecuzioni fisiche dei cristiani, purtroppo in costante aumento per via del fondamentalismo islamico. Va di moda oggi essere tacciati di fanatismo retrogado anche all’interno della stessa Chiesa (Cattolica) se si ha il coraggio di sostenere sino in fondo i propri valori inderogabili. Posizioni che sono proprie della tradizione del Magistero della Chiesa. È fanatico colui che si esprime contro i matrimoni gay, oppure è semplicemente un cattolico coerente? È moralista colui che crede nella famiglia tradizionale tra uomo e donna e pensa che i bambini debbano avere un padre e una madre naturali? È bigotto colui che difende la vita dal concepimento alla morte naturale? Abbiamo addirittura i gay omofobi, che si permettono di dire che i bambini non devono essere frutto di un laboratorio. Abbiamo anche spietati medici fanatici malati di sla, che danno il loro eroico esempio permettendosi di dire che l’eutanasia è un orrore. Esiste una specie di fascismo del relativismo. Se osi (liberamente) esprimerti contro di esso sei peggio dell’ISIS. Come ti permetti? Abbiamo dunque una insegnante di religione nel New Jersey licenziata da un liceo cattolico per aver difeso la famiglia tradizionale. È chiaro che ora la famiglia può essere qualsiasi cosa e se dici il contrario sei un terrorista. Abbiamo anche chi mostra a scuola il «delitto abominevole dell’aborto» e il suo vescovo lo rimuove. «Gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati… In nessun caso possono essere approvati». Chi l’ha detto? Osama Bin Laden? Il califfo Abu Bakr al-Baghdadi? Adolf Hitler? No, il catechismo della Chiesa Cattolica al punto 2357. Forse la voce andrebbe riscritta così: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?». I casi sono due: o è bigotto e intransigente il catechismo, oppure… Viva il relativismo! Ad ogni modo, non è mai lecito giudicare il cuore di una persona, ma è doveroso discernere la verità di un atto. Giusto per chiarire. In questo periodo particolare della Storia della Chiesa vi è un nemico insidioso che si maschera da tolleranza e amore cristiano. Si chiama relativismo. Ma prima dobbiamo capire qual è la differenza tra la morale e il moralismo e poi tra la tolleranza e la coerenza. La morale è un mezzo. Serve ad amare. È basata sui valori. Conosce delle norme e dei divieti, ma questi servono ad esprimere la verità profonda di un gesto e di un pensiero. Senza morale vi è solo falsità, anarchia, caos, come una nave senza bussola. Senza un riferimento a ciò che è giusto o sbagliato – senza se e senza ma – cioè parlando chiaramente con dei “Sì” e con dei “No”, come chiede il Vangelo (Matteo 5,37). Il moralismo è invece basato sulla legge. La morale diventa un fine. La legge è più importante della persona. È la morale rabbinica dei farisei. Religiosità ipomaniaca, direbbero gli psicologi. È quella del fanatico religioso, che si sente migliore degli altri e che presenta il conto a Dio, come nella parabola del fariseo e del pubblicano (Luca 18,10-14). Certo, qui la fede diventa ideologia, perché non è più basata sulla forza che viene da Dio, ma sulla propria forza in nome di Dio. Mentre “quando sono debole, è allora che sono forte” – direbbe San Paolo (2 Corinzi 12,10). Occorre però equilibrio. Derogare ai propri valori in nome di una presunta tolleranza non è fede, è relativismo. Il relativismo confonde la verità con i capricci e l’opinione con la verità. Non esistono più il bene e il male, ma ogni opinione si equivale. Non è difficile capire che la confusione tra bene e male proviene dal nemico numero uno della verità. Il padre della menzogna, come lo chiama Gesù nel vangelo: Satana. (Giovanni 8,44) L’arte è sottile, insidiosa. La tecnica è raffinata. Togliere i paletti fissi della morale, verniciare tutto con una moderna e benevola tolleranza. Non importa cosa pensi, basta che tu ne sia convinto ed ecco, sei nella verità! Ora dobbiamo chiederci, è possibile per un cristiano – nota bene, un cristiano, non un fanatico cristiano – eliminare i valori e i “paletti fissi” della sua morale? Si è moderni dicendo “chi sono io per giudicare?” quando si deve dare una risposta di coscienza? È giudicare spietatamente il prossimo dire “questo per noi è sbagliato”? Soprattutto in tempi dove il fanatismo religioso arriva ad uccidere in nome di Dio è facile essere vittima del relativismo, perché la verità si maschera facilmente da antipatica coerenza e da rigidità bigotta, mentre il relativismo è molto più simpatico e non ha problemi a travestirsi da “vogliamoci tutti bene”, “vivi e lascia vivere”. Il primo travestito è Satana (Cosa? Apriti cielo!…). Calma, l’ha detto quel terrorista di San Paolo: «Satana si maschera da angelo di luce» (2 Corinzi 11,14). Era un omofobo! “Né effeminati, né sodomiti, erediteranno il regno di Dio” (1 Corinzi 6,10) Come si permette di dire che mio figlio è sintetico e che «gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento»? (Romani 1,27) Roba vecchia! Hanno fatto bene a decapitarlo! A proposito, sembra proprio che oggi la coerenza sia associata al fanatismo religioso dei tagliatori di teste. Ma quante teste cadranno ancora per mano di chi difende il diritto del relativismo a chiuderti quella brutta boccaccia da cristiano ideologico che hai? Tante. Caro Timoteo, «verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» (2 Timoteo 4,3-4). Ti vedo scettico; ti piacciono le favole? Te ne racconto una: “C’era una volta la Chiesa…”
Giorgio Nadali

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