I segreti della crocifissione

Giorgio Nadali

Il supplizio della crocifissione esiste da quasi tremila anni. Le prime tracce di crocifissione risalgono al IX secolo a.C., al tempo del re assiro Salmanassar III. Una rudimentale forma di crocifissione era l’impalamento. Il condannato era infilzato da un grosso palo appuntito nello stomaco, senza toccare organi vitali e poi lasciato ad agonizzare lentamente. Nel 332 d.C Alessandro Magno fa crocifiggere duemila persone appese a pali di legno sulle coste del Mediterraneo. Il gladiatore Spartaco e i seimila schiavi ribelli da lui guidati furono crocefissi settant’anni prima della nascita di Cristo. Nel V secolo a.C. erano molto diffuse le crocifissioni.
Tuttavia la crocifissione assume celebrità solo con Gesù Cristo, nel I secolo d.C. I romani hanno affinato la tecnica della crocifissione. Storici e studiosi cercano di scoprire in che modo Gesù Cristo fu assicurato alla croce. L’arte l’ha sempre presentato con i chiodi conficcati nei palmi delle mani. In questo caso il peso del suo corpo lo avrebbe staccato dalla croce. Gli studi di Mark Benecke, patologo forense tedesco, seguono le orme di Pierre Barbet, il primo medico che nel 1950 studiò scientificamente la crocifissione di Cristo, mediante l’utilizzo di cadaveri. Le mani possono sopportare un peso dai diciotto ai ventisette chili. Una struttura con catene per simulare le braccia ha dimostrato che ogni singola mano del condannato a braccia spiegate sulla croce, sostiene tutto il peso del corpo. Quindi ogni mano non può sopportare il peso di 78 chili di un corpo di 180 centimetri, il peso e l’altezza presumibile di Gesù Cristo (in base agli studi sulla Sindone). È probabile che i romani crocifiggessero le mani in uno spazio compreso tra le ossa del polso, chiamato spazio di Destot. Il dolore è molto intenso e provoca continue scariche brucianti alla mano, perché quest’area è attraversata dal nervo mediano. Il pollice si ritrae (come si vede nell’immagine della Sindone). Inoltre in greco antico (la lingua originale del Nuovo Testamento) il termine χείρ non fa distinzione tra braccio, mano e polso. Erano presenti sia corde sia chiodi (presumibilmente lunghi dieci centimetri, in base al ritrovamento nel 1968 dell’osso detto di Yehonan, sugli antichi luoghi di crocifissione a Gerusalemme).

Il modo in cui erano inchiodati i piedi era determinante per la durata di resistenza sulla croce. Si andava da poche ore (rara, come per Gesù) sino a diversi giorni (molto frequenti). Difatti in caso di necessità i romani ponevano fine all’agonia mediante il crurifragium – la rottura delle tibie mediante una lunga mazza – fatto che fu risparmiato a Gesù perché era già morto (realizzando la profezia in Giovanni 19,36, Salmo 34,21 e Esodo 12,46). Nel caso di crocifissione dei piedi classica dell’arte sacra, la respirazione è molto difficoltosa e estremamente dolorosa perché i piedi assicurati allo stipes (il braccio verticale della croce) impediscono di bloccare le ginocchia e il condannato sostiene tutto il peso con i muscoli delle cosce, se non vuol pendere completamente dai chiodi. Ogni volta che il condannato cerca di sollevarsi per respirare, i nervi sono sollecitati ulteriormente. Il suppedaneo presente nell’arte sacra non è storicamente attendibile. I piedi erano inchiodati direttamente allo stipes. Le rappresentazioni artistiche sono state realizzate da artisti che non hanno mai assistito a una crocifissione. Il condannato cerca di sollevarsi per alleviare il dolore al nervo mediano, ma in questo modo carica la muscolatura e strofina la schiena contro lo stipes con maggiore perdita di sangue che fa andare in shock ipovolemico. Il cuore non riesce a pompare abbastanza sangue agli organi vitali. In realtà nessuna posizione consente di alleviare il dolore.
La causa finale della morte di Cristo. A causa della difficoltà respiratoria nei polmoni aumenta il biossido di carbonio e diminuisce l’ossigeno del sangue. È l’ipossia che porta al soffocamento. Inoltre le cadute di Gesù con il patibulum sulle spalle, riportate dai Vangeli hanno provocato probabilmente una lesione cardiaca. Lo sforzo del muscolo cardiaco ha provocato un aneurisma. È probabile, secondo studi, che la frequenza cardiaca sulla croce fosse di 170 battiti al minuto. Se non curato il tessuto può rompersi. Il peso del patibulum (braccio orizzontale) è stimato in quarantacinque chili. Una caduta di questo tipo corrisponde ad un urto frontale in auto a cinquanta chilometri all’ora senza l’uso della cintura di sicurezza. Lo stesso vale per i colpi di flagello. È impossibile che il condannato portasse l’intera croce, stimata in centocinquanta chili. Ad un certo momento le funzioni vitali cessano di colpo. È il dolore stesso che uccide. Tuttavia, in base ai Vangeli, risulta che Gesù fosse ancora in grado di parlare lucidamente e di essere sentito chiaramente da sotto i 2,5 metri della croce (es. Luca 23,34). Il cervello era dunque irrorato normalmente. Non fu dunque lo shock ipovolemico a ucciderlo. Chi va in shock ipovolemico perde conoscenza e non è in grado di parlare lucidamente. Non fu nemmeno l’asfissia. Riusciva infatti a parlare ad alta voce. Fu dunque lucido e cosciente sino all’ultimo momento in cui una lesione cardiaca fece cedere improvvisamente il cuore. A questo punto la frequenza cardiaca è di 180 battiti al minuto e qualcosa di simile ad un infarto fa sopraggiungere la morte. Il cuore danneggiato continua a pompare sangue, ma la sacca pericardica è sotto pressione e cede all’istante. La morte di Cristo fu per rottura del muscolo cardiaco. Il dottor David Ball ha pubblicato nel 1989 le sue conclusioni sul «Journal of the Mississippi State Medical Association» confutando un altro studio pubblicato sul «Journal of the American Medical Association» secondo cui Cristo morì per soffocamento sulla croce.
Dagli esperimenti del dottor Ball risulta che la frequenza cardiaca di una persona legata sulla croce (senza le mani e i polsi bucati dai chiodi) passa subito da settantotto a centodieci battiti al minuto. Dopo due minuti e mazzo sopraggiunge giù il dolore nelle cosce. Dopo sette minuti la frequenza passa a centosettanta battiti e le gambe hanno tremori incontrollabili. Dopo quindici minuti e venti secondi i volontari appesi ad una croce (senza chiodi) hanno riferito che il dolore a gambe e braccia diventa insopportabile. L’aria inalata è diminuita del 10%. Il dottor David Ball ha dimostrato in pubblico – durante un servizio religioso evangelico nel 2007 – utilizzando dei manichini coperti di uretano, molto simile alla pelle umana, cosa significhi una flagellazione. La dimostrazione è avvenuta presso la Hartselle’s East Highland Baptist Church (Alabama, USA). «Dal costato di Cristo uscì sangue e acqua». (Giovanni 19,34). La scienza lo conferma. Nel cuore si accumula un liquido più chiaro (definito “acqua” dai Vangeli). Perforando in quella situazione il pericardio ne esce un forte getto sotto pressione. La lancia usata per quest’operazione è chiamata “Lancia di Longino”. Il nome del centurione romano che trafisse il costato di Cristo non è presente nei Vangeli canonici, ma in quello apocrifo di Nicodemo. Secondo la tradizione si convertì, morì martire decapitato a Mantova ed è oggi il santo patrono di militari e non vedenti. Già sotto la croce riconobbe la divinità di Cristo (Marco 15,39). A lui è dedicata una statua del Bernini alla base dell’altare maggiore della basilica di San Pietro in Vaticano. La punta della sua lancia è custodita nella Schatzkammer del museo dell’Hofburg a Vienna. Durante la Seconda Guerra Mondiale i nazisti cercarono di impossessarsene perché le vengono attribuiti poteri miracolosi.
Anche i nazisti usavano la crocifissione nei campi di concentramento, con la differenza, rispetto a Cristo, che il condannato era appeso con le braccia sopra la testa, con i piedi liberi. In questo modo vi è un soffocamento molto rapido. Tuttavia nel 1943 il soldato australiano Ringer Edwards catturato dai giapponesi resistette sessantatré ore su di una croce in questo modo e sopravvisse.
La crocifissione – chiamata haritsuke – era conosciuta anche in Giappone. Fu introdotta nel periodo Sengoku (1467–1573), dopo 350 anni senza pena di morte. I guerrieri ninja (le spie del Giappone feudale) reprimettero duramente il cristianesimo giapponese sino a ridurlo nel 1640 d.C. a pochissimi fedeli. Il 2 febbraio del 1597 il samurai Toyotomi Hideyoshi ordinò la crocifissione mediante la tecnica detta hikimawashi di sei giapponesi convertiti al Cristianesimo e di venti frati francescani. La tecnica è del tutto simile a quella della crocefissione di Gesù. I condannati dovettero inoltre camminare per i mille chilometri da Kyoto e Osaka a Nagasaki per poi subire lo stesso martirio di Cristo. In realtà i condannati furono crocefissi e immediatamente dopo infilzati da sotto con una lunga lancia nella gola, per una morte molto rapida. Una chiesa sulle colline Nishizaka di Nagasaki ricorda nei suoi mosaici i primi martiri cristiani in Giappone. I giapponesi usavano anche la tecnica chiamata sakasaharitsuke con la quale il condannato veniva crocifisso a testa in giù, come vuole la tradizione riguardo al martirio di San Pietro apostolo. Molti cristiani venivano crocefissi in Giappone con la tecnica mizuharitsuke. La croce era immersa nell’acqua della bassa marea, mentre il condannato attendeva la morte all’arrivo dell’alta marea che sommergeva la sua croce.
Oggi la crocifissione è usata come metodo di esecuzione capitale in Arabia Saudita, Sudan e Birmania. Si parla di crocifissione nella sura (capitolo) 5,33 del Corano come pena per il ladro che uccide la sua vittima. In Iran è in disuso, ma teoricamente prevista. Amnesty International ha denunciato ottantotto crocifissioni nel 2002 nella regione del Darfur, in Sudan.

Giorgio Nadali, I segreti delle religioni EBOOK, Edizioni Youcanprint, Tricase, 2015, ISBN: 978-88-911-7694-3


L’ultimo papa

 

Tom Horn e Cris Putnam hanno scritto il libro il libro che dimostra Papa Francesco essere l’ultimo papa. Sì, la fine del mondo è alle porte. Il libro si chiama Petrus Romanus: L’ultimo Papa è qui, pubblicato nel 2012. Il libro si basa su una presunta profezia sempre più popolare, che è in realtà più di una litania di profezie, del grande riformatore Vescovo San Malachia (1094-1148), che fu vescovo di Conner, poi di Down e infine arcivescovo di Armagh, in Irlanda. Gli autori sostengono San Malachia predisse gli ultimi 112 papi iniziando da Papa Celestino II (eletto nel 1143). I papi sono stati sino ad ora 266, compreso Francesco. Malachia non cita i nomi dei pontefici, ma per ognuno ha un breve epiteto, o motto, sino al papa finale prima dell’Apocalisse, cioè Papa Francesco. La profezia è stata pubblicata nel 1590-1595 da un monaco benedettino di nome Arnold Wion in un libro intitolato Lignum Vitae, che era una storia dell’ordine benedettino. I critici sostengono che Wion abbia fatto più di pubblicarla: l’ha probabilmente inventata. Ciò è dimostrato dal fatto che i presunti motti profetici erano notevolmente accurati quando i papi da Celestino II (papa quando San Malachia era vivo e quando la “profezia” sarebbe stata fatta da lui) fino a Urbano VII (papa quando Wion la pubblicò). Dopo questi papi gli epiteti diventano ambigui per alcuni dei quali è praticamente impossibile capire a quale papa si riferiscano. Il nostro attuale Papa Francesco è chiamato “Pietro il romano” nella profezia. I sostenitori della profezia sottolineano che il Cardinale Bergoglio prese il nome di San Francesco, il cui nome del padre era Pietro. Inoltre, anche se è argentino, i suoi genitori sono italiani. Ci sono molti altri esempi che potremmo citare qui dimostrano le prove schiaccianti che la cosiddetta “profezia di San Malachia” è una bufala e non è stata approvata dalla Chiesa.

Tuttavia in base a due famose profezie, quella del vescovo Malachia e quella del veggente Nostradamus, con l’elezione del Papa nero sarebbe finito il mondo ed entrambe le profezie hanno preso forza con l’elezione di Jorge Mario Bergoglio nel marzo 2013.

Papa nero non significa un cardinale di colore eletto papa. Esiste anche un papa rosso. Così infatti viene chiamato il Prefetto per la Congregazione per la Evangelizzazione dei Popoli. Il rosso è il sangue dei missionari che danno la vita per annunciare e testimoniare il Vangelo in terre lontane. Dal 10 maggio 2011 il “papa rosso” è il cardinale Fernando Filoni, ma la sua appartenenza all’ordine dei gesuiti, e il fatto che in 2000 anni sia la prima volta che un Pontefice provenga da tale ordine.

L’ordine dei gesuiti è stato fondato da Ignazio da Loyola nel 1534, un ordine con una gerarchia complessa al cui vertice c’è il superiore generale della Compagnia di Gesù chiamato “Papa Nero”, per il colore della tonaca che porta. Si tratta di Adolfo Nicolas. I sostenitori delle profezie e dell’occultismo però estendono il colore non solo al superiore generale dei gesuiti, ma a tutto il loro ordine religioso, che viene appunto definito “ordine nero”.

La profezia sul Papa nero sostiene che l’ultimo Pontefice, prima della fine del mondo verrà “da lontano per incontrare tribolazione e morte” e che “durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo”.

Viene da pensare alle prime parole dette dal nuovo Pontefice Francesco, quando si è affacciato per la prima volta dalla loggia centrale della basilica di San Pietro rivolgendosi ai fedeli disse: “Vengo dalla fine del mondo”. È una coincidenza, ma ha alimentato l’immaginazione di chi vuole vedere nella figura di papa Francesco il Papa Nero della profezia sulla fine dei tempi. Dopo diciassette benedettini, quattro domenicani, quattro francescani, due cistercensi, il primo gesuita potrebbe essere anche l’ultimo. Gesù disse: “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande” (Luca 21,25-27). “Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Marco 13,32). Possiamo stare tranquilli, ma “siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà” (1 Pietro 1,13).

Giorgio Nadali

 

 

 

 

 

 

 

 


E’ stata la religione che ha permesso all’umanità di progredire in tutti i campi. Firmato Albert Einstein

di Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it

L8

” Senza la religione
l’umanità si troverebbe oggi ancora allo stato di barbarie… E’ stata la
religione che ha permesso all’umanità di progredire in tutti i campi “.
(Albert Einstein – 1879-1955)

   Dante Alighieri concludeva la sua Divina Commedia scrivendo dell’amor che muove il sole e le altre stelle… E tra le stelle c’è
decisamente molta fede cattolica…

Sulla luna c’è l’unico libro
presente fuori dal Pianeta Terra. Manco a dirlo, una Bibbia. Una copia in inglese della King James Version è stata posta  il 7 agosto 1971 dall’astronauta David Scott,
comandante dell’Apollo 15, accanto alla bandiera americana.

Circa trentacinque crateri
dalla luna hanno preso nome da scienziati e matematici gesuiti. Tra questi il
cratere dedicato a Padre  Giovanni Battista
Riccioli (ampio 139 km) , il cratere di Padre Georges Lemaitre, autore della
teoria del Big Bang (91 km),  il cratere
più grande, dedicato a Padre Cristoforo Clavio (225 km) e il cratere di 172 km
dedicato a Padre Francesco Maria Grimaldi, la cui fama è legata alla scoperta
della diffrazione della luce.

Ecco l’elenco completo:

Gesuiti sulla Luna

Nome, Cognome/Nazionalità Anno nascita /Città Cratere dedicato/dimens.
Giuseppe Maria Asclepi (Italiano) 1706 Roma Asclepi / 42 km
Mario Bettini (Italiano) 1582  Bologna Bettinus / 71 km
Jacques de Billy (Francese) 1602 Compiegne Billy / 45 km
Giuseppe Biancani (Italiano) 1566  Bologna Blancanus / 117 km
Roger J Boscovich (Croato) 1711 Ragusa di Dalmazia Boscovich / 46 km
Niccolò Cabeo (Italiano) 1586 Ferrara Cabeus / 98 km
Christopher Clavius (Tedesco) 1538 Bamberg Clavius / 225 km
Jean-Baptiste Cysat (Svizzera) 1588 Lucerna Cysatus / 48 km
Francois de Vico (Francese) 1805  Macerata De Vico / 20 km
Albert Curtz (Tedesco) 1600 Curtius / 95 km
Gyula Fenyi (Ungherese) 1845 Fenyi / 38 km
Francesco Grimaldi (Italiano) 1613 Bologna Grimaldi / 172 km
Franz de Paula Triesnecker (Austriaco) 1745 Triesnecker / 26 km
Chris. Grienberger (Svizzero) 1564 Tyrol Gruenberger / 93 km
Johann Hagen (Austriaco) 1847 Bregenz Hagen / 55 km
Maximilian Hell (Ungherese) 1720 Schemnitz Hell / 33 km
Athanasius Kircher (Tedesco) 1602  Geisa Kircher / 72 km
Francis X Kugler (Tedesco) 1862  Konigsburg Kugler / 65 km
Georges
Lemaître (Francese)
1894 Charleroi Lemaître
/ 91 km
Charles Malapert (Francese) 1580  Mons Malapert / 69 km
Christian Mayer (Tedesco) 1719 Neumayer / 76 km
Paul McNally (Americano) 1890 McNally / 47 km
Theodore Moretus (Belga) 1601 Antwerp Moretus / 111 km
Denis Petau (Francese) 1583 Orleans Petavius / 188 km
Giovanni Battista. Riccioli (Italiano) 1598 Ferrara Riccioli / 139 km
Matteo Ricci (Italiano) 1552 Macerata Riccius / 71 km
Christophe Scheiner (Tedesco) 1575 Wald Scheiner / 110 km
George Schomberger (Tedesco) 1597 Innsbruck Schomberger / 97 km
Angelo Secchi (Italiano) 1818 Reggio Secchi / 22 km
Gerolamo Sersale (Italiano) 1584 Sirsalis / 42 km
Andre Tacquet (Belga) 1612 Anversa Tacquet / 7 km
Adam Tanner (Austriaco) 1572 Innsbruck Tannerus / 28 km
Nicolas Zucchi (Italiano) 1586 Parma Zucchius / 64 km
Jean-Baptiste Zupi (Italiano) 1590 Catanzaro Zupus / 38 km
Johan Stein (Olandese) 1871 Grave Stein / 33 km
Georges Furner (Francese) 1643 Furnerius
/ 135 km

Scoperte e  invenzioni di scienziati appartenenti al clero cattolico

José de Acosta,
S.J. – (1539 – 1600) Pioniere delle scienze geofisiche

François De Aguilon,
S.J. – (1546 – 1617)  Scopritore della
visione binoculare e dell’oròptero (termine ottico).

Giuseppe Asclepi-, S.J. – (1706–1776)  Astronomo.
Determinazione della parallasse solare. Ha un cratere lunare ampio 43 km
dedicato a lui

Giuseppe Bayma- S.J. (1816 – 1892) Stereochimica.

Giuseppe Biancani S.J. (1566 – 1624) Astronomo. Fonda la cosmografia.
Ha il cratere lunare Blancanus a lui dedicato

Michel Benoist- S.J. (1715- 1774) Missionario in Cina e
scienziato. Orologio ad acqua

Mario Bettinus S.J.  (1584 –
1657) Matematico e astronomo. Opera Apiaria Universae Philosophiae
Mathematicae
su curiosità matematiche

Jacques de Billy- S.J. (1602 – 1679) Ha scritto sulla teoria dei
numeri e l’astronomia.

Jean Leurechon
(c.1591–1670) Inventore del termometro clinico. Nell’opera: “Récréations
Mathemathiques” (1624)

Michał Boym S.J.
(1612-1659)  Missionario in Cina noto per
opere di botanica e zoologia. Nell’opera Clavis medica ad Chinarum doctrinam de
pulsibus
  introduce in Occidente la medicina
tradizionale cinese e l’utilizzo diagnostico della pulsazione radiale, femorale
e carotidea.

Ruggero Giuseppe Boscovich, S.J. – (1711 – 1787)
Famoso per la sua teoria atomica in
parte. Anche per l’elaborazione della prima procedura geometrica per
determinare l’equatore di un pianeta in rotazione da tre osservazioni di un tratto
di superficie e per il calcolo dell’orbita di un pianeta

Christoforo Clavio,
S.J. – (1538 -1612): calendario gregoriano. I suoi libri aritmetica sono stati utilizzati da molti
matematici da Leibniz a Cartesio

Honoré Fabri, S.J. –
(1607 – 1688) Geometria post-calcolo

Francesco Maria Grimaldi, S.J. – (1618 -1663):
diffrazione della luce. Ha
coniato la parola ‘diffrazione’ e ha utilizzato strumenti per misurare le
caratteristiche geologiche della Luna.

Paolo Guldino, S.J.
– (1577 – 1643) Regola di Guldino in geometria

Maximilian Hell, S.J. – (1720 – 1792) Astronomo.
Padre della magneto-terapia, poi sviluppata da Mesmer. Direttore dell’Osservatorio di Vienna
che ha scritto le tabelle astronomia e osservato il transito di Venere

Francesco Lana de Terzi,
S.J. (1631 – 1687) Il padre dell’aeronautica

Jerôme Nadal, S.J. –(1507
-1580) Prospettiva nell’arte

Ignace Pardies,
S.J. – (1636 – 1673)  Principio di
Pardies per la soluzione di un cavo flessibile sospeso

Andrea Pozzo, S.J. –
(1642 -1709) Fratello gesuita. Geometria di prospettiva nella pittura

Vincent Riccati,
S.J. – (1707 -1775) Funzioni iperboliche

Matteo Ricci, S.J. –
(1552 -1610)  Trattato sulle costellazioni

Giovanni Battista
Riccioli, S.J. – (1598 – 1671) Fondatore della selenografia. Fu il primo a
notare che Mizar era una “stella doppia”.

Girolamo Saccheri, S.J. – (1667-1733) : Il padre della geometria non-euclidea.

Christopher Scheiner,
S.J. – (1573 -1650) Macchie solari e
montatura equatoriale

Gaspar Schott, S.J.
– (1608 – 1666) Inventore del giunto universale in meccanica descritto nell’opera
Technica curiosa sive mirabilia
artis

Angelo Secchi, S.J.
– (1818 – 1878) Padre della spettroscopia astronomica.  Ha scoperto l’esistenza di spicole solari e
disegnato una mappa iniziale di Marte

Joseph Stepling,
S.J. – (1716 – 1778) Precursore della logica moderna, trasformò la logica
aristotelica in formule

André Tacquet, S.J.
– (1612 – 1660) Trattamento infinitesimale

Pierre Teilhard de
Chardin, S.J. – (1881 – 1955) Teoria dell’evoluzionismo finalistico voluto da
Dio

Ferdinand Verbiest,
S.J. – (1627 – 1688) Strumenti astronomici:  Altazimuth, Armilla equatoriale e celestiale,
Sestante, Globo celeste, Quadrante
Altazimuth

Juan Bautista Villalpando,
S.J. – (1552 – 1608) Trattati su geometria, gravità e architettura, in seguito
utilizzati da Isaac Newton

Gregory Saint
Vincent, S.J. – (1584-1667) Scoprì l’iperbole rettangolare. La scoperta fu
essenziale per i logaritmi

Niccolò Zucchi, S.J. – (1586 – 1670) Creatore
del primo telescopio rifrattore concavo (1616)

Bartolomeu de Gusmão
(1685-1724),  Naturalista noto per lo
sviluppo degli aerostati

Paolo Casati S.J. – (1617
– 1707)  Meteorologia e speculazione sui
vuoti

Guy Consolmagno (1952
-), astronomo della Specola Vaticana, che si è prevalentemente dedicato alla
scienza planetaria.

James Cullen S.J. (1867-1933) Matematico noto per i numeri di Cullen nella “Teoria
dei numeri”

Tommaso Ceva S.J.  (1648 – 1737)  Matematico.  In Opuscola mathematica (1699) riunì varie
note di matematica e di geometria, tra le quali la descrizione di uno
strumento, da lui ideato, per ottenere meccanicamente la divisione di un angolo
in parti uguali

Pierre Teilhard de
Chardin (1881-1955), filosofo e paleontologo francese coinvolto nella scoperta
del cosiddetto Uomo di Pechino.

George V. Coyne S.J. (1933 -), Astronomo. Studio polarimetrico di vari soggetti
tra cui le galassie Seyfert.

Albert Curtz S.J.
(1600-1671) – Sviluppò il lavoro di Tycho Brahe e la comprensione del suolo
lunare

Johann Baptist Cysat
S.J. – (1587-1657) Importanti ricerche sulla comete e la nebulosa di Orione.
Sua è l’opera con il lungo titolo  Mathematica astronomica de loco, motu,
magnitudine et causis cometae qui sub finem anni 1618 et initium anni 1619 in
coelo fulsit. Ingolstadt Ex Typographeo Ederiano 1619

Jean-Charles de la
Faille S.J. (1597-1652) Matematico. Determinò il centro di gravità del settore
di un cerchio nell’opera: Theoremata de
centro gravitatis partium circuli et ellipsis
(1632)

Josef Dobrovský S.J.
(1753 – 1829) Filologo, linguista, slavista e storico. Uno dei più importanti
personaggi della rinascita nazionale ceca.

Luis de Molina S.J. (1535-1600)
Teoria del valore soggettivo in economia
(contro la teoria del valore basata sul lavoro, di Karl Marx).

Girolamo
Saccheri  S.J. (1667 – 1733) Geometria
iperbolica

Alberto Dou  S.J. ( 1915 -2009) Matematico,
ingegnere e membro della Reale Accademia delle scienze. Calcoli per il
Programma Apollo della NASA

Gyula Fényi S.J. (1845-1927)  Astronomo ungherese
noto per le sue osservazioni del sole. Il primo a notare una corrispondenza tra
le prominenze solari e le macchie solari. Ha un cratere lunare a lui dedicato

Christoph Grienberger S.J. (1561- 1636)  Astronomo e matematico.  Verificò personalmente la scoperta delle lune di Giove fatta da
Galileo fu un astronomo eminente: inventò telescopio con montatura
“equatoriale”, che ruotava su un’asse parallelo a quello della terra, e
contribuì allo sviluppo del telescopio rifrangente in uso oggi.

Marie-Heude S.J. (1836 -1902)  Missionario
francese e zoologo. Studio dei molluschi

Pierre Georg Joseph Kamel S.J. (1661 –
1706)  Missionario e botanico, la
pianta Camelia ha preso il suo nome.

Athanasius Kircher S.J. (1602- 1680) Nel suo scrutinium Pestis del 1658 ha rilevato la presenza di
“vermetti” o “animalculi” nel sangue, e ha concluso che la
malattia era causata da microrganismi. Fondatore dell’egittologia

Venceslao Pantaleon Kirwitzer- S.J. (1588 – 1626) Astronomo e missionario in Cina.

Franz Xaver Kugler – S.J. (1862 – 1929)  Più conosciuto
per il suo studio di tavolette cuneiformi era anche un chimico.

Ilario Altobelli
O.F.M. (1560 – 1637)  Astronomo. Ipotesi
sulla formazione della Via Lattea

Antoine de Laloubère S.J.  (1600–1664), Matematico che ha studiato
le proprietà della spirale.

Eugene Lafont S.J. – (1837 – 1908) Previsioni meteorologiche

Manuel Magri (1851-1907) – Pioniere dell’archeologia maltese.

Charles Malapert S.J.  (1581–1630) Fondatore
della cosmologia aristotelica. Noto per le osservazioni delle stelle del cielo
australe in contrasto con Copernico.

Paul McNally-S.J.  (1890–1955)
Ricerca sulle eclissi solari. Ha un cratere lunare dedicato a lui

Christian Mayer- S.J.  (1719 – 1783)  Studio pionieristico sulle stelle binarie.

Georges Lemaître  S.J.
(1894 -1966)  Teoria del Big Bang.
Prima ipotesi di una teoria che prevedesse l’espansione del cosmo, da lui
chiamata “ipotesi dell’atomo primitivo”. A lui è dedicato il cratere
lunare omonimo.

Juan Ignacio Molina (1740 – 1829) Ornitologo cileno e botanico. Una delle più
importanti figure della ricerca naturalistica latino americana di tutti i tempi

Alexius Silvius Polonus S.J. (1593-1653) – Calendariografia

Franz Reinzer S.J. (1661-1708) – Ha
scritto l’opera Meteorologia philosophicao-politica
sulle comete, meteore, fulmini, venti, fossili, metalli.

Vincenzo Riccati S.J. – (1707-1775) Matematico e fisico. Ha scoperto le
equazioni differenziali, tra cui l’equazione di Riccati

Matteo Ricci (1552-1610), matematico, traduttore di matematica, e nota per
importanza alle missioni dei Gesuiti in Cina.

Christoph Scheiner –  S.J. (1573 – 1650) Astronomo noto per una
disputa con Galileo Galilei per la scoperta delle macchie solari.

Gerolamo Sersale- S.J.  (1584–1654) Prima mappa lunare precisa
nel 1650. Il cratere Sirsalis prende il nome da lui.

Ignacije Szentmartony
S.J. (1718 –  1793) Mappatura del Brasile

André Tacquet S.J. (1612 – 1660)
Precursore del calcolo infinitesimale.

Franz de Paula Triesnecker S.J. (1745 – 1817) Astronomo austriaco. Misure dei
corpi celesti

Theodor Wulf  S.J. (1868 -1946) Autore di
ricerche sulla radioattività e  l’elettrostatica.
Costruì  nel 1906 numerosi strumenti di
misura elettrostatici, tra i quali un elettrometro bifilare. Tra i primi a
individuare la radiazione atmosferica facendo esperimenti alla base e sulla
cima della Torre Eiffel a Parigi.

Giovanni Battista Zupi S.J. – (c.
1590–1650) Astronomo. Ha scoperto che Mercurio ha fasi orbitali.

Valentin Stansel (1621 – 1705) – Astronomo ceco in Brasile. Scopritore della
cometa Estancel-Gottignies. Isaac Newton lo cita nel suo Principia

 

Astronomi
Francescani

Astronomi col saio francescano?
Padre Ilario Altobelli, di Montecchio (ora chiamata Treia), nelle Marche.  A soli 15 anni – nel 1575 indossò il saio di
frate minore conventuale. Fu ordinato sacerdote nel 1585 e dal 1587 studiò a
Roma, presso il Collegio di San Bonaventura laureandosi in teologia.

Dal 1599 al 1605 fu rettore e docente
di matematica dello Studio di Verona. Il 9 ottobre del 1604 Padre Altobelli fu
tra i primi a osservare la Supernova di Keplero o SN 1604 informando Galileo Galilei,
che allora insegnava a Padova, e che sul fenomeno tenne tre lezioni: la
posizione della stella pareva contraddire le ipotesi cosmologiche correnti,
ponendosi fuori dell’ottava sfera.

Padre Altobelli scrisse anche a
Galilei di sue ipotesi sulla formazione della Via Lattea e gli chiese nuove
lenti per il proprio cannocchiale. Le sue lettere sono pubblicate nell’Edizione
nazionale delle opere di Galilei.
Antonio de Marchena è stato un
francescano spagnolo che visse nel transito
dei secoli XV-XVI. Era frate del convento della
Rabida, dove nel 1484 Cristoforo Colombo
presentò domanda di asilo per sé e suo figlio Diego.
Conosciuto come l’”astrologo”
per il suo amore
verso l’astronomia, è stato il primo confidente di
Colombo in Spagna

 

Astronomia gesuita

All’ingresso della mostra sulla Luna dello
Smithsonian Institute (Washington D.C., USA) vi è una grande copia di uno dei
primi selenografi (1651). Questa mappa è stata tratta dal libro Almagestum Novum fu realizzata dagli
astronomi gesuiti Padre Riccioli e Padre Grimaldi. Nella parte superiore è
scritto: “Gli uomini non abitano sulla luna e neppure le anime vi migrano”.
E ‘il più noto di tutti selenografi ed è stato utilizzato dalla maggior parte
degli studiosi per la nomenclatura lunare nel corso di tre secoli. Durante
questo periodo, gli astronomi hanno cambiato più volte le denominazioni dei
crateri in conflitto con le mappe lunari. Nel 1922 è stata fondata l’Unione
Astronomica Internazionale (IAU) eliminando questi conflitti tramite la
codifica di tutti gli oggetti lunari: 35 dei 40 nomi gesuiti sopravvissero alla
cernita e furono inseriti nel catalogo del National Air and Space Museum (NASM)
che identifica circa 1600 punti della superficie lunare.

Ma non pensate che i nomi Gesuiti siano presenti solo sui selenografi  perché ce li misero loro. Piuttosto è stata
una convergenza di opinioni di astronomi per più di tre secoli: cartografi,
prima e dopo Riccioli hanno più volte confermato che questi 40 sacerdoti meritassero
questo onore. Non c’è da stupirsi. I gesuiti ebbero enorme influenza non solo
sulla matematica (a loro si devono i segni più e meno) ma anche allo sviluppo di
altre scienze come l’astronomia. Gli storici della scienza hanno sempre
elencato un numero sorprendentemente elevato di gesuiti tra i più grandi
scienziati e matematici di tutti i tempi. Sono stati all’avanguardia delle
scienze. Nel 1773 furono soppressi 130 osservatori astronomici e 30 di questi
erano gestiti da gesuiti. Tuttora nuovi nomi legati alla Compagnia di Gesù
vengono aggiunti alla lista dalla Unione Astronomica Internazionale.

All’inizio Galileo e la sua opera furono
ben accolti celebrati dagli uomini di Chiesa più eminenti. Verso la fine del
1610 un sacerdote gesuita, Padre Cristoforo Clavio scrisse a Galileo per
informarlo che i suoi colleghi astronomi, gesuiti, avevano confermato le
scoperte da lui fatte con il telescopio.

Quando, l’anno dopo, si  recò a Roma, Galileo fu salutato con
entusiasmo dalle figure religiose tanto quanto da quelle secolari. In
quell’occasione Galileo scrisse a un amico: “sono stato ricevuto accolto con
favore da molti illustri cardinali, prelati e principi di questa città”.  Galileo ebbe il piacere di una lunga udienza
con il Papa, Paolo V, mentre i gesuiti del collegio Romano celebrarono le sue
scoperte con una giornata di attività. Galileo ne fu entusiasta: davanti a un
pubblico di cardinali, studiosi e intellettuali secolari di spicco, studenti di
padre Cristoforo Grienberger e padre Clavio parlarono delle grandi scoperte
dell’astronomo toscano. Si trattava di studiosi di distinzione considerevole.
Padre Griensberger, che verificò personalmente la scoperta delle lune di Giove
fatta da Galileo fu un astronomo eminente: inventò telescopio con montatura
“equatoriale”, che ruotava su un’asse parallelo a quello della terra, e
contribuì allo sviluppo del telescopio rifrangente in uso oggi.

Padre Clavio, uno dei grandi matematici
del suo tempo, produsse il calendario Gregoriano (entrato in vigore nel 1582),
grazie al quale furono risolte le imprecisioni che avevano piagato il vecchio
calendario giuliano. I calcoli fatti da padre Clavio per stabilire la lunghezza
dell’anno solare il numero dei giorni necessari a tenere il calendario in linea
con l’anno solare – novenatesette giorni intercalari ogni quattrocento anni –
furono così precisi che gli studiosi, ancora oggi, non sanno capacitarsi di
come vi sia giunto.

I gesuiti osservarono, in alcuni casi prima
degli altri, le fasce colorate della superficie di Giove, la nebulosa di
Andromeda e gli anelli di Saturno. Avanzavano teorie sulla circolazione del
sangue (indipendentemente da Harvey), sulla possibilità teorica di volare, sul
modo in cui la luna provoca le maree e sulla natura della propagazione della
luce tramite le onde. Le mappe delle stelle nell’emisfero meridionale, la
logica simbolica, le misure per controllare i flussi del Po e dell’Adige,
l’introduzione dei segni “più” e “meno” nella matematica italiana, furono tutti
successi tipici della Compagnia, e scienziati influenti come Fermat, Huygens,
Leibniz e Newton il non furono i soli a tenerli da conto come preziosi
consulenti…

Uno  dei maggiori scienziati gesuiti fu padre Ruggero Boscovich (1711-1787) che Sir
Harold Hartley, membro della prestigiosa Royal Society chiamò “una delle più
grandi figure intellettuali tutti tempi”. Padre Boscovich fu un vero
intellettuale poliedrico: esperto di teoria atomica, ottica, matematica e
astronomia, membro eletto di società erudite e di prestigiose accademie
scientifiche in tutta Europa, nonché poeta raffinato di versi latini che
scrisse sotto gli auspici della prestigiosa Accademia degli Arcadi di Roma. Non
vi è da meravigliarsi che sia stato chiamato “il più grande genio che la
Yugoslavia abbia prodotto”.

Ricordiamo qui il trattato sulle macchie
solari (1736) e quello sul passaggio di Mercurio (1737), cui seguirono i
“Dialoghi sull’aurora boreale” (1738); i trattati “Sullo straordinario uso al
telescopio per determinare gli oggetti celesti”
(1739), “Sul moto di un corpo attratto verso centro immobile”  (1740) e “Sui vari effetti della gravità nei
vari punti della terra” (1741) che anticipava l’importante lavoro che Boscovich
avrebbe compiuto nell’ambito della geodesia e infine quello sull’”Aberrazione
delle stelle fisse” (1742).

Padre Boscovich sviluppò il primo metodo
geometrico per calcolare l’orbita planetaria sulla base di tre osservazione
della sua posizione. La sua Theoria
philosophiae naturalis
, pubblicata per la prima volta nel 1758 attrasse
ammiratori ai suoi tempi e sempre ne ha attratti, da allora per il suo
ambizioso tentativo di comprendere la struttura dell’universo avendo come punto
di riferimento una singola idea… L’originale contributo di Boscovich anticipò
gli obiettivi e molti degli elementi della fisica atomica novecentesca…Padre
Athanasius Kircher (1602-1680) ricorda padre Boscovich per l’enorme gamma dei
suoi interessi; egli è stato paragonato a Leonardo da Vinci e onorato con il
titolo di “maestro di 100 arti”.

Il più antico osservatorio astronomico è del Vaticano

L’Osservatorio Astronomico, o Specola Vaticana, è un istituto di
ricerca scientifica direttamente dipendente dalla Santa Sede; esso fa capo al
Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

La Specola Vaticana può essere considerata uno degli Osservatori
astronomici più antichi del mondo. La sua origine infatti risale alla seconda
metà del secolo XVI, quando Papa Gregorio XIII fece erigere in Vaticano nel
1578 la Torre dei Venti e vi invitò i Gesuiti astronomi e matematici del
Collegio Romano a preparare la riforma del calendario promulgata poi nel 1582.
Da allora, con sostanziale continuità, la Santa Sede non ha cessato di
manifestare interesse e di dare il proprio appoggio alla ricerca astronomica.
Questa antica tradizione raggiunse il suo apice nel secolo XX con le ricerche
compiute presso il Collegio Romano dal famoso astronomo gesuita padre Angelo
Secchi, che per primo classificò le stelle in base ai loro spettri. Fu sulla base
di questa lunga e ricca tradizione che papa Leone XIII, per contrastare le
persistenti accuse fatte alla Chiesa di essere contraria al progresso
scientifico, con il Motu proprio Ut mysticam del 14 marzo 1891 fondò
l’Osservatorio sul colle Vaticano, dietro la Basilica di San Pietro.

Con direttore e personale forniti
da diversi Ordini religiosi come Barnabiti, Oratoriani, Agostiniani, Gesuiti,
la Specola operò in Vaticano per poco più di 40 anni, occupandosi
principalmente dell’attuazione, insieme ad altri osservatori, del grande
programma internazionale della Carta Fotografica del Cielo.

Nel 1910, san Pio X dette alla
Specola più ampi spazi, assegnandole il villino che Leone XIII aveva fatto
costruire nei giardini vaticani e nominando direttore padre G. Hagen, gesuita.
Ma agli inizi degli anni trenta, l’aumento delle luci elettriche che aveva
accompagnato la crescita urbana della Città Eterna aveva reso il cielo di Roma
così luminoso da rendere impossibile agli astronomi lo studio delle stelle più
deboli. Pio XI dispose allora che la Specola
si trasferisse nella sua residenza estiva a Castelgandolfo, sui Colli Albani a
circa 35 km a sud di Roma. In questo ambiente così ricco di storia, intorno al
1935 fu rifondato e affidato ai Gesuiti un moderno Osservatorio dotato di tre
nuovi telescopi e di un laboratorio astrofisico per analisi spettrochimiche.

La Biblioteca di Castelgandolfo,
ricca di circa 22.000 volumi, possiede una preziosa collezione di libri antichi
tra cui opere di Copernico, Galileo, Newton, Keplero, Brahe, Clavio, Secchi;
accoglie anche una importante collezione di meteoriti, preziose per le
informazioni che ci possono dare sui primordi del sistema solare. I risultati
delle ricerche vengono pubblicati su riviste internazionali.

Il Rapporto Annuale viene inviato
a circa 400 istituti sparsi nel mondo. Ogni due anni circa si organizzano
incontri internazionali in cui vengono invitati una ventina di scienziati per
trattare argomenti oggetti di studio dell’Osservatorio e i cui atti vengono poi
pubblicati in apposito volume.

L’Osservatorio è finanziato
annualmente dalla Santa Sede; tuttavia, per l’attuazione di programmi
particolari l’Osservatorio conta sull’aiuto di amici e benefattori e a questo
scopo si è fondata la Società Vatican
Observatory Foundation
, esente da tasse nello Stato di Arizona.

Alla Specola oggi lavorano dodici
astronomi e matematici, coordinati dal reverendo Josè Gabriel Funes.

Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it