I concorrenti di Gesù Cristo e gli altri Messia

Tre gli storici “concorrenti” del Messia Gesù Cristo: Apollonio, Simon Mago e Simon Bar Kokhba (135 d.C.).  Gesù Cristo – quello vero – lo aveva predetto: «Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti». (Matteo 24,24). Il più noto falso Cristo, seguito da 100.000 fedeli è oggi José Luis de Jesús Miranda, nato nel 1946 a Porto Rico.  È il fondatore e capo della Creciendo en Gracia, un movimento che insegna la “dottrina della grazia” con base a Miami, Florida (USA). Miranda sostiene di essere Gesù Cristo tornato sulla Terra e al tempo stesso di essere l’Anticristo, mostrando un tatuaggio con “666” sul braccio.

Un altro noto falso Gesù Cristo è Hamsah Manarah, anno 1969. Il guru nacque da una famiglia cattolica francese. Oggi sostiene di essere il “Messia Cosmoplanetario”.  L’Aumismo da lui fondato è la setta più sincretista esistente. Il sincretismo è l’unione di più tradizioni religiose.

Nel 1936 Gesù Cristo appare al sedicenne Sun Myung Moon e gli chiede di portare avanti la missione che duemila anni fa non riuscì a completare. Moon è stato considerato il nuovo Messia (miliardario) da due milioni di persone nel mondo in 120 paesi. Sino alla sua scomparsa nel 2012 lui e sua moglie erano considerati i veri genitori dell’umanità. Nel Divine Principle, testo base della Chiesa Unificazionista si trovano alcune credenze sorprendenti: Due cadute dell’umanità. Due redenzioni necessarie. Eva, nel Paradiso Terrestre ebbe rapporti sessuali con Lucifero. Ecco spiegata la causa della caduta spirituale dell’uomo. I suoi rapporti intimi, questa volta col legittimo, ma immaturo consorte Adamo, causarono la caduta fisica dell’uomo.  Moon (1920-2012) era il terzo Adamo (dopo il Primo Uomo e Gesù Cristo), chiamato a redimere fisicamente l’umanità, dopo la redenzione, solo spirituale, portata da Cristo. Moon è uno dei cento coreani che si sono proclamati “Il Cristo” nel secolo scorso. Moon sostenne che la vera missione di Gesù era quella di restaurare la famiglia originale, quella che Adamo ed Eva avrebbero dovuto realizzare prima della caduta; essendo Gesù morto prima di aver contratto matrimonio, si è reso necessario un secondo avvento del Messia. Il matrimonio di Moon e della moglie è stato dunque indicato come prima vera famiglia originale, quindi in qualche modo genitore autentico di tutta l’umanità. Tra le attività certamente più note del Reverendo Moon ci sono i matrimoni di massa organizzati negli stadi, chiamati benedizioni. Intanto iniziano le prime accuse da parte dei familiari di persone che hanno aderito alla setta, riguardo a lavaggio del cervello e altre costrizioni per far rimanere gli adepti nella setta. Nel 2001 l’ex vescovo cattolico Emmanuel Milingo ha sposato un’adepta ed è passato alla setta di Sung Myung Moon.

Gli altri sedicenti Messia della storia sono: Salomon Ha-Cohen (Salomone ha-Coen) (XII sec.), David Altroy (Davide Altroi) (XII sec.), Abraham Aboulafia (Abramo Abulafia) (1249-1291), Jacob (Giacobbe) detto “Il Maestro di Hongrie” (XIII sec.), Mosè Botarel (Mosè Botarel) (XV sec.), Asher Lämmlein (Aser Lamlein) (XV-XVI sec.), Thomas Münzer (Tommaso Munzer) (1489-1525), David Rubeni (Davide Rubeni) (XV-XVI sec.), Joh Bockleson (Giovanni Bocleson) (1510-1536), David Jorisz (Davide Gioriszo) († 1556), Jacob Boehm (Giacobbe Boem) (1576-1624), William Hracket (Guglielmo Archet) († 1591), Simon Morin (Simone Morin) († 1663), Jean Desmarets de Sain-Sorlin (Giovanni Desmare di San-Sorlino) (1595-1676), Sabbatai Zevi (Sabatai Zevi) (1626-1675), Quirinus Kuhlmann (Quirino Culman) (1651-1689), Jacob Zevi (Giacobbe Zevi) (1650-1695), Jonatan Eybescütz (Gionata Eibescut) (1690-1764) Emmanuel Swedberg (Emanuele Svedberg) (1668-1772), Neemia Chija Chajun (Nemia Chigia Cagiun) (1650-1733), Mosè Chajim Luzzatto (Mosè Cagim Luzzatto) (1707-1747), Yankiew Leibowitz (Ianchiev Leibovit) (1712-1791), François Bonjour (Francesco Bongiorno) (XVIII sec.), Jacob Frank (Giacobbe Franco) (1727-1791), Nachman di Brazlav (Nacman di Braslavia) (1772-1810), Joseph Smith (1805-1844), Alì Mohammed (Alì Moamed) (1821-1850), Jean Baptiste Digonnet (Giovanni Battista Digonnet) (XIX sec.), Oreste De Amicis (detto “il Cristo degli Abruzzi”) (1824-1889), Davide Lazzaretti (detto “il Cristo dell’Amiata”) (1834-1878), Luis Riel (Luigi Riel) († 1885), Guillaume Mond (Guglielmo Mond) (1800-1896), Simon Kinbangu (Simone Chimangu) († 1950), James Waren Jones (GiacomoWaren Jones) (1931-1978), Menachen Mendel Scheerson (Menache Mendel Scheerson) († 1994) (detto “Il Messia di Brooklin).

Giorgio Nadali

 

 

 


Le Beatitudini. 1. Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Chiariamo subito un equivoco. I poveri in spirito non sono i poveracci e il Cristianesimo non è una religione per “poveri” (in senso materiale). “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli” (Matteo 5,3). I poveri in spirito sono gli  uomini e le donne che mettono la loro fiducia in Dio e non nelle cose, ma non significa che sono persone in miseria. La Regina dei poveri del Vangelo è Maria di Nazareth, la quale non viveva in miseria (come i lebbrosi o le vedove, ad esempio), secondo le condizioni sociali del suo tempo. Era molto umile. L’umiltà è la semplicità del cuore, non è la povertà materiale. È questa che rende “poveri in spirito”. C’erano ragazze molto più “povere” di lei materialmente  e non sono state scelte da Dio, ma Il Signore ha scelto Maria per la sua umiltà, per la sua “povertà di spirito”, appunto.  Il denaro e le cose materiali vanno usate (per il bene) e non adorate. I poveri del Vangelo sono coloro che non sono avidi di cose e di denaro o materialisti. Gesù grida “Guai a voi ricchi perché avete già la vostra consolazione” (Luca 6,24), ma non esalta né il pauperismo (la povertà materiale in quanto tale), né la lotta (politica) di classe. Sono i ricchi che si sentono autosufficienti rispetto a Dio. Il Signore ricorda che anche i ricchi potranno salvarsi (Marco 10,27). La ricchezza, e dunque la proprietà privata, non sono stigmatizzate, anche se sceglie (solo) alcuni e dà loro il consiglio evangelico della rinuncia ai beni materiali e al matrimonio. Desiderare denaro non vuol dire essere “avidi”. “Avido” è colui che ha una dipendenza patologica insaziabile (non sono in termini materiali, ma anche affettivi). Una persona con disponibilità economica non è per forza avida e materialista.

E’ vero che Gesù disse anche: “Guai a voi ricchi. E’ più facile che un cammello passi per una cruna d’ago che un ricco entri nel Regno dei Cieli” (Luca 18,25). Qui Gesù non sta condannando la ricchezza in quanto tale, che – se  onesta – non è affatto un male, a patto che sia aperta all’aiuto di chi ha bisogno. Con la ricchezza materiale si possono aiutare molte persone e dare lavoro agli altri, ad esempio. Si può promuovere l’arte che abbonda in molte chiese e nello stesso Vaticano, come è successo nei secoli da parte di facoltosi mecenati, anche se alcuni di loro lo facevano per lavarsi la coscienza (come per Enrico Scrovegni, che fece costruire a Padova la più preziosa cappella esistente). Con l’espressione “Beati i poveri in spirito” Gesù sta mettendo in guardia dalla ricchezza che può diventare un idolo che prende il posto di Dio. Non è la ricchezza che rende una persona cattiva. Ci sono poveri cattivi e ricchi buoni. Un mendicante che bestemmia Dio dalla mattina alla sera per la sua situazione, non è affatto un “povero del Vangelo”. La ricchezza materiale semplicemente amplifica ciò che una persona è già. Gesù non dice che ogni fedele deve fare il voto di povertà. Questo voto è riservato solo agli uomini e alle donne che sentono una speciale vocazione di consacrazione a Dio, anima e corpo.

Quanto alla povertà di Gesù… Viveva in un’epoca storica totalmente diversa. Qualsiasi cosa che noi oggi abbiamo sarebbe stata considerata un lusso a quel tempo. Gesù insisteva sulla povertà interiore, la sola che può mettere Dio al primo posto. Storicamente non era così  “povero” in realtà, almeno come intendiamo oggi la povertà. A suo tempo i più poveri erano i lebbrosi e le vedove. Gesù era un maestro itinerante e veniva da una famiglia di un artigiano (Giuseppe) che non era propriamente povera. Occorre distinguere dunque ciò che è destinato al culto, ciò che è opera d’arte, e cosa è veramente la povertà del Vangelo. I poveri in spirito non sono quindi coloro che hanno necessariamente il portafoglio vuoto, ma sono certamente coloro che hanno il cuore pieno di Dio.

Giorgio Nadali


Befana. Ovvero Perchta, divinità pagana

La Befana (come Halloween) ha un origine pagana. Era la divinità chiamata Perchta (“la splendente”), la “Signora delle bestie” che controllava la natura nella cultura germanica pre-cristiana.

In Italia, la leggenda della Befana è quella legata alla festa sacra dell’Epifania. Cosa ha a che fare il paganesimo moderno con una festa cristiana? La Befana è una strega. Secondo il folklore, la notte prima della festa dell’Epifania, all’inizio di gennaio, la Befana vola sulla sua scopa e consegna doni. Come Babbo Natale, lascia caramelle, frutta o piccoli regali nelle calze dei bambini che sono stati buoni durante tutto l’anno. D’altra parte, se un bambino non è stato buono può aspettarsi di trovare un po’ di carbone lasciato dalla Befana. Da dove arriva la Befana? Come fa una vecchia strega pagana ad essere associata con la celebrazione dell’Epifania, parola che significa “manifestazione” di Dio al mondo? Molte delle storie sulla Befana coinvolgono una donna che è alla ricerca, ma non riesce a trovare il neonato Gesù.

Secondo Jacob Grimm (1882), Perchta veniva chiamata nel X Secolo Frau Berchta, uno spirito femminile vestito di bianco. Il culto di Perchta prevedeva il dono di cibo e bavande per Frau Percht nella speranza di ricevere favori e abbodanza e fu condannato in Baviera nel Thesaurus pauperum (1468) e da Thomas Ebendorfer von Haselbach nel De decem praeceptis (1439).

In alcune leggende cristiane, si dice che la Befana sia stata visitata dai tre Re Magi, o saggi, per trovare il bambino Gesù. Si dice i Magi che le abbiano chiesto informazioni per la direzione, ma la Befana non era sicura di come trovare il neonato. Tuttavia lei li invitò a trascorrere la notte nella sua casa disordinata. Quando i Magi partirono la mattina seguente, invitarono la Befana a unirsi a loro nella loro ricerca. La Befana declinò, dicendo che aveva troppo lavoro domestico da fare, ma poi cambiò idea. La Befana cercò di trovare i Magi e il bambino, ma non vi riuscì, così ora vola sulla sua scopa e consegna doni ai bambini. Forse sta ancora cercando il bambino Gesù. In altri racconti, La Befana è una donna che ha perso i figli a causa di una grande epidemia di peste, e lei segue i Magi a Betlemme. Prima di lasciare la sua casa, confeziona alcuni regali semplici – una bambola che apparteneva a uno dei suoi figli e una veste ricavata dal suo abito da sposa. Questi semplici doni sono tutto quello che poteva dare al bambino Gesù, ma non era in grado di trovarlo. Oggi, lei vola per consegnare doni ad altri bambini ancora nella speranza di trovare Il Bambino Gesù. Alcuni studiosi credono che la storia della Befana abbia in realtà origini pre-cristiane. La tradizione dello scambio dei doni può riguardare un’usanza dell’antica Roma che si svolgeva in pieno inverno, intorno al periodo dei Saturnalia.

La Befana può anche rappresentare il passaggio dell’anno vecchio, con l’immagine di una donna anziana, per essere sostituito da un nuovo anno. Oggi molti italiani, compresi coloro che seguono la pratica della Stregheria – la stregoneria italiana neo-pagana – celebrano la Befana. Nella cultura neolitica le case dei villaggi dell’Anatolia non avevano né finestre né porte. L’unico ingresso era attraverso l’ampio tetto orizzontale. Si entrava in casa da una scala, che poi veniva ritirata per difesa. La Befana arriva nelle case attraverso il camino, un gesto che nei miti di tutto il mondo è attribuito alle figure mitiche, come ad esempio, gli spiriti degli indiani del Nord America, e soprattutto gli Nitu Natmate, spiriti ancestrali dei melanesiani della Papua Nuova Guinea, come altre figure che portano regali durante le vacanze di Natale. Una volta stabilito il legame tra la figura della Befana e gli spiriti ancestrali, la Befana si presenta durante la festa come antenata mitica che torna ogni anno.

La sua funzione principale è quella di riaffermare il legame tra la famiglia e gli antenati attraverso uno scambio di doni. I bambini ricevono doni che simboleggiano le civiltà arcaiche dove loro erano considerati i rappresentanti degli antenati, ai quali erano destinate le offerte. A volte la Befana riceve offerte di cibo. Nella drammatizzazione popolare in Toscana e altrove, la Befana è una figura mascherata che guida il corteo dei postulanti e riceve offerte da famiglie che, in genere, ricevono da lei il dono della prosperità. La figura della Befana riesce ancora a mescolare Cristianesimo e paganesimo nella cultura popolare italiana. Nel Lazio i bambini ricevono i doni dalla Befana, non da Gesù Bambino, il protagonista della festa! Nella tradizione mitica la Befana arriva volando su una scopa, o anche su un asino. Questo testimonia la sua associazione con le piante e gli animali, che nell’antichità pagana avevano un valore sacro come rappresentanti delle divinità. Nella mitologia il ramo ospita lo spirito dell’antenato, ed è per questo che ha assunto la funzione magica del volo e potrebbe avere un ruolo di evocazione e di allontanamento dallo spirito.

I Magi portarono al Bambino Gesù tre cofanetti contenenti doni simbolici della regalità di Cristo: dei piccoli lingotti d’oro (potenza), i grani dell’incenso (usato in diverse religioni per simboleggiare la santità dei suoi fumi che salgono al cielo come le preghiere degli uomini) e… profeticamente l’olio della mirra (sacrificio) perché con la mirra si ungevano i defunti, Cristo compreso (Giovanni 19,39). Anche se è un dono un po’ particolare da fare ad un neonato!

Giorgio Nadali


I misteri del Natale

Il Natale è la festività cristiana che celebra la nascita di Gesù. Cade il 25 dicembre (il 7 gennaio nelle Chiese orientali, per lo slittamento del calendario giuliano).Il termine italiano Natale deriva dal latino Natalis che significa “natalizio, relativo alla nascita”.Nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile) che commemorava la nascita dell’Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti la festa dedicata al nascita del Sole, anch’essa il 25 dicembre, introdotta da Aureliano nel 273 d.C., soppiantata progressivamente durante il III secolo  dalla ricorrenza cristiana. Da allora in poi il natale ha cominciato a commemorare il Natale Christi. Il Natale è anche chiamato Natale di Gesù o Natività del Signore e preceduto dall’aggettivo santissimo (talvolta abbreviato in S.S.).

Secondo il calendario liturgico cristiano è una solennità di livello pari all’ Epifania, Ascensione e Pentecoste ed inferiore alla Pasqua (la festività più importante in assoluto) e certamente la più popolarmente sentita, soprattutto a partire dagli ultimi due secoli. Il Natale viene celebrato il 25 dicembre da molte delle chiese cristiane, comprese la chiesa cattolica, quella protestante e alcune chiese ortodosse (ad esempio quella greca e quella bulgara). Le chiese ortodosse russa, serba e di Gerusalemme invece celebrano il 7 gennaio. Il motivo di questa differenza è che queste chiese non accettano la riforma gregoriana del calendario, promulgata da papa Gregorio XIII nel 1582, e continuano a seguire il vecchio calendario giuliano, il cui 25 dicembre corrisponde al nostro 7 gennaio (questa corrispondenza è valida dal 1900 al 2099). La chiesa armena pone maggiore enfasi sull’Epifania, la visitazione dei Magi, celebrando contemporaneamente il Natale il 6 gennaio. La chiesa armena di Gerusalemme però utilizza il calendario giuliano, e la festività cade il 19 gennaio. I paesi che celebrano il Natale il 25 dicembre riconoscono il giorno precedente come la Vigilia. In Olanda, in Germania, in Scandinavia ed in Polonia il giorno di Natale ed i giorni successivi sono chiamati Primo e Secondo giorno di Natale. In Gran Bretagna, Canada e Australia, il 26 dicembre viene chiamato Boxing day, mentre in Italia, Irlanda e Romania viene chiamato giorno di Santo Stefano.

La nascita di Gesù

La festa del Natale è la celebrazione della nascita di Gesù. Secondo i Vangeli, egli nacque da Maria a Betlemme, dove lei e suo marito Giuseppe si recarono per partecipare al censimento della popolazione organizzato dai romani. Betlemme significa in ebraico “casa del pane” (Beth Lehem). Cristo si autodefinirà trant’anni dopo come “pane della vita” (Giovanni 6,48)

Per i suoi discepoli la nascita o natività di Cristo è stata preceduta da diverse profezie secondo cui il messia sarebbe nato dalla casa di Davide per redimere il mondo dal peccato.

Liturgia cristiana

Il calendario liturgico cattolico del rito romano la considera la seconda solennità dopo la Pasqua e conclusiva del periodo d’Avvento. Nella Chiesa latina il giorno di Natale è caratterizzato da quattro messe: la vespertina della vigilia, ad noctem (cioè la messa di mezzanotte), in aurora, in die (nel giorno). Come tutte le solennità, ha una durata maggiore rispetto agli altri giorni del calendario liturgico, infatti, le solennità si fanno iniziare ai vespri del giorno prima facendo così saltare i vespri propri del giorno precedente. Il tempo litugico del natale si conta a partire dal 24 dicembre, per terminare con la domenica del Battesimo di Gesù, mentre il periodo precedente al Natale comprende le quattro settimane d’Avvento.

La data di nascita di Gesù Cristo 2022 anni fa

Non esiste una tradizione autorevole che attesti la data di nascita di Gesù. Se secondo la maggioranza degli storici, l’anno di nascita può essere collocato tra il 7 e il 4 a.C., sul mese e il giorno non vi è alcun dato certo. Nei secoli la questione ha dato vita a ipotesi varie e contrastanti circa la sua collocazione temporale L’avvento del Natale cristiano. Gesù nacque sotto l’Imperatore Cesare Augusto. Questi non poteva essere ancora vivo nell’anno 1 (l’anno 0 non esiste). La data fu scoperta errata dal monaco Dionigi il Piccolo, che nel 527 calcolò la data esatta della nascita di Cristo. Dionigi introdusse quindi l’usanza di contare gli anni ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi, cioè “dall’Incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo”. Questa usanza si diffuse in tutto il mondo cristiano entro l’VIII secolo, sostenuta da chierici come Beda il Venerabile. Propriamente, secondo la dottrina cristiana, il momento dell’Incarnazione di Gesù è quello del suo concepimento e non della sua nascita; ma poiché Gesù, secondo la tradizione, nacque il 25 dicembre, concepimento e nascita avvennero nello stesso anno.

I primi secoli

Il Natale non è presente tra i primi elenchi di festività cristiane di Sant’Ireneo e Tertulliano; Origene, probabilmente alludendo ai Natalitia imperiali dichiara che nelle scritture solo i peccatori, e non i santi, celebrano la loro nascita. Arnobio ridicolizza la celebrazione dei “compleanni” degli dei.Nel calendario liturgico della chiesa occidentale la data fu fissata con certezza dal IV secolo. In verità, la Chiesa cristiana non celebrava la nascita di Cristo il 25 dicembre, ma il 6-7 gennaio nel giorno dell’epifania (dal greco epiphàneja: manifestazione, comparsa, apparizione, nascita). Il tentativo di fissare una data in cui celebrare la sua nascita avvenne circa due secoli dopo la sua morte. Data la mancanza di una tradizione autorevole circa la nascita di Gesù (in senso epifanico e umano), il 25 dicembre venne scelto perché così cristiani poterono opporre e sovrapporre alla festa pagana la festa della nascita del vero Sole, Cristo. Il processo attraverso il quale il 25 dicembre divenne la ricorrenza della nascita di Gesù per tutta la cristianità, incominciò nel III e durò fino al secolo successivo e differì temporalmente secondo le diocesi.

Ipotesi sull’origine della data del Natale

Sul fatto che il Natale venga festeggiato il 25 dicembre vi sono diverse ipotesi che possono essere raggruppate in due categorie: la prima che la data sia stata scelta in base a considerazioni simboliche interne al cristianesimo, la seconda che sia derivata dall’influsso di festività celebrate in altre religioni praticate contemporaneamente al cristianesimo di allora. Le due categorie di ipotesi possono coesistere.

Questo primo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come “interna” al cristianesimo, senza apporti da altre religioni, derivante da ipotesi cristiane sulla data di nascita di Gesù.

·           Un’ipotesi afferma che la data del Natale si fonda sulla data della morte di Gesù o Venerdì Santo. Dato che la data esatta della morte di Gesù nei Vangeli non è specificata, i primi Cristiani hanno pensato di circoscriverla tra il 25 marzo e il 6 aprile. Poi per calcolare la data di nascita di Gesù, hanno seguito l’antica idea che i profeti del Vecchio Testamento morirono ad una “era integrale”, corrispondente all’anniversario della loro nascita. Secondo questa ipotesi Gesù morì nell’anniversario della sua Incarnazione o concezione, così la sua data di nascita avrebbe dovuto cadere nove mesi dopo la data del Venerdì Santo, il 25 Dicembre o 6 Gennaio.

·           Un’altra ipotesi, invece, vede la data del Natale come conseguenza di quella dell’annunciazione, il 25 marzo. Si riteneva infatti che l’equinozio di primavera, giorno perfetto in quanto equilibrato fra notte e giorno, fosse il più adatto per il concepimento del redentore. Da qui la data del Natale, nove mesi dopo.

·           Il sorgere del sole e la luce sono simboli usati nel cristianesimo e nella Bibbia. Ad esempio nel vangelo di Luca, Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, descrive la futura nascita di Cristo, come “verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge”. Il Natale, nel periodo dell’anno in cui il giorno comincia ad allungarsi, potrebbe essere legato a questo simbolismo.

Il secondo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come “esterna” al cristianesimo, come un tentativo di assorbimento di culti precedenti al cristianesimo con la sovrapposizione di festività cristiane a feste di altre religioni antiche. C’è chi afferma che la nascita del Cristo derivi dalla tradizione e dalla festa ebraica della luce, la Hanukkah, che cade il venticinquesimo giorno di Kislev e all’inizio del Tevet. Il mese di Kislev è comunemente accettato come coincidente con dicembre. Sotto l’antico Calendario Giuliano, per scelta popolare, la nascita di Cristo venne fissata al 5 a.C., il venticinquesimo giorno di Kislev. In questo senso il cristianesimo avrebbe ripetuto quanto già fatto per le principali festività cristiane come pasqua o pentecoste, che sono derivate dalle corrispondenti festività ebraiche. Nella antica Roma il 25 dicembre era la festa dei Lupercali, la festa della luce. E’ stat presa questa data per significare la Luce che viene nel mondo, cioè Gesù Cristo.

I Vangeli

Nel vangelo di Matteo la nascita di Gesù viene posta durante il regno di Erode il Grande (2,1): questi morì il 13 marzo del 4 a.C., quindi Gesù nacque prima di questa data. Basandosi sul termine di due anni citato da Matteo (2,16), alcuni propongono il 6 a.C.. Anche il vangelo di Luca fa riferimento a Erode (1,5); inoltre dice che Gesù nacque in occasione del censimento indetto dal governatore della Siria Quirinio (2,2). In effetti, Tertulliano riferisce che l’imperatore Augusto aveva bandito un censimento nel 7 a.C.; Quirino, però, divenne governatore solo nel 6 d.C., dopo la deposizione di Archelao, e bandì allora un altro censimento, come riferisce Giuseppe Flavio. Probabilmente Luca, che scrive decenni più tardi, ha confuso le date poiché ad entrambi gli avvenimenti (morte di Erode e deposizione di Archelao) fecero seguito delle turbolenze sociali legate alle attese messianiche degli ebrei. Di recente i biblisti della “scuola di Madrid” hanno proposto una spiegazione alternativa: il passo di Luca sarebbe la traduzione errata di una presunta fonte in lingua aramaica, che parlava in realtà di un censimento precedente a quello di Quirino (quindi quello indicato da Tertulliano).

I vangeli di Marco e Giovanni, invece, non danno alcuna informazione sulla nascita di Gesù: essi infatti iniziano il racconto dalla predicazione di Giovanni Battista, con Gesù già adulto.

La stella di Betlemme e la cometa “inventata” da Giotto

Sono stati fatti diversi tentativi di identificare la “stella” vista dai Magi (Vangelo di Matteo, cap. 2) (i Re Magi sono magi (ossia astrologi), probabilmente del culto di Zoroastro, che secondo il Vangelo di Matteo giunsero da Oriente a Gerusalemme per adorare il bambino Gesù) con un evento astronomico noto: questo consentirebbe di determinare con maggiore precisione la data della nascita di Gesù. Il primo tentativo, in ordine di tempo, fu quello di identificare la “stella” con la cometa di Halley; essa tuttavia passò nel 12 a.C., il che sembra essere troppo presto. In tempi recenti è stato proposto che si sia trattato di un allineamento planetario: da questa ipotesi si ottiene una datazione compresa tra il 7 e il 6 a.C.. Se si riesce ad identificare la stella di Betlemme con un determinato evento astronomico, se ne ottiene un’indicazione sulla data di nascita di Gesù. È stato proposto che si trattasse della cometa di Halley, che fu visibile nel 12 a.C., ma questa data non è compatibile con l’opinione corrente della maggior parte degli storici che datano la nascita di Gesù tra il 7 e il 4 a.C.. Non esiste peraltro alcuna tradizione che identifichi la “stella” con una cometa prima di Giotto. Altri hanno suggerito che non si trattasse di un singolo oggetto celeste, ma di una congiunzione di pianeti: Keplero per primo segnalò che nel 7 a.C. vi fu una tripla congiunzione di Giove con Saturno, evento che, nella sua ripetitività nello stesso anno, si verifica ogni 805 anni. Nel febbraio del 6 a.C., invece, vi furono simultaneamente le congiunzioni di Giove con la Luna e di Marte con Saturno, entrambe nella costellazione dei Pesci.

La teoria del parallelismo tra Horus e Gesù

Nel 1999 la storica e archeologa D.M. Murdock nel libro The Christ Conspiracy mette in luce delle somiglianze notevoli che intercorrerebbero tra la figura di Gesù Cristo e quella del dio egizio Horus. In questo ripercorre sostanzialmente le tesi di Massey sul parallelismo Horus/Gesù. La questione relativa all’attendibilità delle sue tesi è tuttora molto controversa e il dibattito molto acceso. L’autrice non ha una formazione accademica in egittologia e una delle critiche sostanziali rivoltele è di non aver utilizzato fonti primarie, ma fonti poco attendibili come «Ancient Egypt: The Light of the World» di Gerald Massey. Nel suo libro «Christ in Egypt» l’autrice replica che il suo lavoro non si ispirerebbe a quello di Massey (sebbene a distanza di cento anni risulterebbe sostanzialmente corretto) ma su molteplici fonti di egittologi tra cui cita Margaret Murray, egittologa e antropologa vissuta negli anni Trenta, che nel libro «Il Dio delle streghe» si è occupata di stregoneria medievale cercando di trovare le sue radici nel periodo pre-cristiano. Anche la storicità del lavoro della Murray è ancora molto discussa e le sue argomentazioni sono oggi aspramente criticate in ambito accademico: tra gli storici che criticano la sua impostazione di ricerca e quindi i risultati raggiunti ci sono Norman Cohn, Ronald Hutton, G. L. Kitteredge, Keith Thomas, J. B. Russell and Carlo Ginzburg. Questo getta nuove ombre sulla canonicità storico/scientifica dell’opera della D.M. Murdock. Si consideri inoltre che, analogamente a quanto affermato dagli egittologi in relazione alle tesi di Massey, la ricostruzione della vita di Iside e Horus fatta dalla Murdock è in aperto contrasto con i risultati raggiunti dall’attuale egittologia e non trova riscontri nella narrazione delle vicende di Horus e Iside come narrate nella mitologia egizia.
D.M. Murdock afferma di aver ritrovato questi motivi nel corso dei suoi studi e di averli poi riordinati in una specie di racconto evangelico mettendo in luce le somiglianze di fondo. Tra lee analogie individuate dall’autrice nel suo libro : fu annunciata la sua nascita alla madre dall’angelo Thot, che le comunicò anche che il figlio sarebbe stato concepito verginalmente. Nacque in una grotta il 25 dicembre dalla vergine Iside, annunciato da una stella d’oriente. Fu adorato nella grotta da pastori e da tre saggi che gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Da bambino insegnò in un tempio. Ebbe dodici discepoli. All’età di trent’anni fu battezzato da una figura nota come Anup, che venne in seguito decapitato (come Giovanni Battista). Combatté quaranta giorni nel deserto contro Satana. Compì miracoli, come la resurrezione dei morti e la camminata sulle acque. Fu chiamato il “Santo Bambino” ed era noto con molti nomi, tra cui: “La Verità”, “La Luce”, “La Vita”, “L’Unto Figlio di Dio” e il “Buon Pastore”, “L’Agnello”, “La Stella del Mattino”. Horus nacque ad Annu, il “posto del pane”, mentre Gesù nacque a Bethleem (Betlemme) , la “casa del pane”. F crocefisso tra due ladroni e dopo tre giorni risorse dai morti. È rappresentato da una croce. Assieme a Iside e Osiride, Horo costituisce un membro della trinità egizia.

I doni a Gesù bambino

MirraSimbolo di sacrificio. La mirra era uno degli elementi per l’unzione dei defunti per prepararli alal sepoltura. Nella Bibbia è uno dei principali componenti dell’olio santo per le unzioni (Esodo, XXX,23), ma anche un profumo, citato sette volte nel Cantico dei Cantici. La mirra è una gommaresina romatica, estratta da un albero o arbusto del genere Commiphora, della famiglia delle Burseraceae. Attualmente la mirra è utilizzata come componente di prodotti farmaceutici (proprietà disinfettanti) e soprattutto nella profumeria ma in certi paesi come la Francia ed il Belgio. E’ citata 16 volte di cui 3 nei Vangeli. Probabilmente un flacone prezioso con olio di mirra.

Matteo 2:11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

Marco 15:23 e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

Giovanni 19:39 Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.

IncensoSimbolo di santità. Gesù sommo sacerdote. I cristiani ortodossi in Grecia lo comprano come le caramelle. Nel negozio scelgono il tipo desiderato e con una paletta lo mettono in un sacchetto e lo acquistano a peso. Sono grossi cristalli multicolore. Anche la chiesa russo ortodossa lo vende ai fedeli in scatolette colorate. I fedeli lo accendono personalmente in chiesa o in casa davanti alle icone.. A Gesù bambino fu donato dai Magi perché l’incenso è simbolo di santità. Non a caso la pianta da quale proviene l’incenso si chiama Boswellia Sacra ed è usato in diverse religioni. E’ citato 124 volte nella Bibbia, di cui 4 nei Vangeli e 1 nell’Apocalisse. Probabilmente un contenitore con grani di incenso.

Matteo 2:11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

OroSimboleggia la regalità di Cristo. Nella Bibbia viene citato molte volte ed è l’elemento con cui doveva essere costruita l’Arca dell’Alleanza nell’Esodo (25,10-13) secondo la volontà di Dio stesso:  “Faranno dunque un’arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. La rivestirai d’oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d’oro. Fonderai per essa quattro anelli d’oro e li fisserai ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull’altro. Farai stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro”. Probabilmente un cofanetto con alcuni piccoli lingotti, poi abbandonato nella grotta.

Giorgio Nadali


I segreti della crocifissione

Giorgio Nadali

Il supplizio della crocifissione esiste da quasi tremila anni. Le prime tracce di crocifissione risalgono al IX secolo a.C., al tempo del re assiro Salmanassar III. Una rudimentale forma di crocifissione era l’impalamento. Il condannato era infilzato da un grosso palo appuntito nello stomaco, senza toccare organi vitali e poi lasciato ad agonizzare lentamente. Nel 332 d.C Alessandro Magno fa crocifiggere duemila persone appese a pali di legno sulle coste del Mediterraneo. Il gladiatore Spartaco e i seimila schiavi ribelli da lui guidati furono crocefissi settant’anni prima della nascita di Cristo. Nel V secolo a.C. erano molto diffuse le crocifissioni.
Tuttavia la crocifissione assume celebrità solo con Gesù Cristo, nel I secolo d.C. I romani hanno affinato la tecnica della crocifissione. Storici e studiosi cercano di scoprire in che modo Gesù Cristo fu assicurato alla croce. L’arte l’ha sempre presentato con i chiodi conficcati nei palmi delle mani. In questo caso il peso del suo corpo lo avrebbe staccato dalla croce. Gli studi di Mark Benecke, patologo forense tedesco, seguono le orme di Pierre Barbet, il primo medico che nel 1950 studiò scientificamente la crocifissione di Cristo, mediante l’utilizzo di cadaveri. Le mani possono sopportare un peso dai diciotto ai ventisette chili. Una struttura con catene per simulare le braccia ha dimostrato che ogni singola mano del condannato a braccia spiegate sulla croce, sostiene tutto il peso del corpo. Quindi ogni mano non può sopportare il peso di 78 chili di un corpo di 180 centimetri, il peso e l’altezza presumibile di Gesù Cristo (in base agli studi sulla Sindone). È probabile che i romani crocifiggessero le mani in uno spazio compreso tra le ossa del polso, chiamato spazio di Destot. Il dolore è molto intenso e provoca continue scariche brucianti alla mano, perché quest’area è attraversata dal nervo mediano. Il pollice si ritrae (come si vede nell’immagine della Sindone). Inoltre in greco antico (la lingua originale del Nuovo Testamento) il termine χείρ non fa distinzione tra braccio, mano e polso. Erano presenti sia corde sia chiodi (presumibilmente lunghi dieci centimetri, in base al ritrovamento nel 1968 dell’osso detto di Yehonan, sugli antichi luoghi di crocifissione a Gerusalemme).

Il modo in cui erano inchiodati i piedi era determinante per la durata di resistenza sulla croce. Si andava da poche ore (rara, come per Gesù) sino a diversi giorni (molto frequenti). Difatti in caso di necessità i romani ponevano fine all’agonia mediante il crurifragium – la rottura delle tibie mediante una lunga mazza – fatto che fu risparmiato a Gesù perché era già morto (realizzando la profezia in Giovanni 19,36, Salmo 34,21 e Esodo 12,46). Nel caso di crocifissione dei piedi classica dell’arte sacra, la respirazione è molto difficoltosa e estremamente dolorosa perché i piedi assicurati allo stipes (il braccio verticale della croce) impediscono di bloccare le ginocchia e il condannato sostiene tutto il peso con i muscoli delle cosce, se non vuol pendere completamente dai chiodi. Ogni volta che il condannato cerca di sollevarsi per respirare, i nervi sono sollecitati ulteriormente. Il suppedaneo presente nell’arte sacra non è storicamente attendibile. I piedi erano inchiodati direttamente allo stipes. Le rappresentazioni artistiche sono state realizzate da artisti che non hanno mai assistito a una crocifissione. Il condannato cerca di sollevarsi per alleviare il dolore al nervo mediano, ma in questo modo carica la muscolatura e strofina la schiena contro lo stipes con maggiore perdita di sangue che fa andare in shock ipovolemico. Il cuore non riesce a pompare abbastanza sangue agli organi vitali. In realtà nessuna posizione consente di alleviare il dolore.
La causa finale della morte di Cristo. A causa della difficoltà respiratoria nei polmoni aumenta il biossido di carbonio e diminuisce l’ossigeno del sangue. È l’ipossia che porta al soffocamento. Inoltre le cadute di Gesù con il patibulum sulle spalle, riportate dai Vangeli hanno provocato probabilmente una lesione cardiaca. Lo sforzo del muscolo cardiaco ha provocato un aneurisma. È probabile, secondo studi, che la frequenza cardiaca sulla croce fosse di 170 battiti al minuto. Se non curato il tessuto può rompersi. Il peso del patibulum (braccio orizzontale) è stimato in quarantacinque chili. Una caduta di questo tipo corrisponde ad un urto frontale in auto a cinquanta chilometri all’ora senza l’uso della cintura di sicurezza. Lo stesso vale per i colpi di flagello. È impossibile che il condannato portasse l’intera croce, stimata in centocinquanta chili. Ad un certo momento le funzioni vitali cessano di colpo. È il dolore stesso che uccide. Tuttavia, in base ai Vangeli, risulta che Gesù fosse ancora in grado di parlare lucidamente e di essere sentito chiaramente da sotto i 2,5 metri della croce (es. Luca 23,34). Il cervello era dunque irrorato normalmente. Non fu dunque lo shock ipovolemico a ucciderlo. Chi va in shock ipovolemico perde conoscenza e non è in grado di parlare lucidamente. Non fu nemmeno l’asfissia. Riusciva infatti a parlare ad alta voce. Fu dunque lucido e cosciente sino all’ultimo momento in cui una lesione cardiaca fece cedere improvvisamente il cuore. A questo punto la frequenza cardiaca è di 180 battiti al minuto e qualcosa di simile ad un infarto fa sopraggiungere la morte. Il cuore danneggiato continua a pompare sangue, ma la sacca pericardica è sotto pressione e cede all’istante. La morte di Cristo fu per rottura del muscolo cardiaco. Il dottor David Ball ha pubblicato nel 1989 le sue conclusioni sul «Journal of the Mississippi State Medical Association» confutando un altro studio pubblicato sul «Journal of the American Medical Association» secondo cui Cristo morì per soffocamento sulla croce.
Dagli esperimenti del dottor Ball risulta che la frequenza cardiaca di una persona legata sulla croce (senza le mani e i polsi bucati dai chiodi) passa subito da settantotto a centodieci battiti al minuto. Dopo due minuti e mazzo sopraggiunge giù il dolore nelle cosce. Dopo sette minuti la frequenza passa a centosettanta battiti e le gambe hanno tremori incontrollabili. Dopo quindici minuti e venti secondi i volontari appesi ad una croce (senza chiodi) hanno riferito che il dolore a gambe e braccia diventa insopportabile. L’aria inalata è diminuita del 10%. Il dottor David Ball ha dimostrato in pubblico – durante un servizio religioso evangelico nel 2007 – utilizzando dei manichini coperti di uretano, molto simile alla pelle umana, cosa significhi una flagellazione. La dimostrazione è avvenuta presso la Hartselle’s East Highland Baptist Church (Alabama, USA). «Dal costato di Cristo uscì sangue e acqua». (Giovanni 19,34). La scienza lo conferma. Nel cuore si accumula un liquido più chiaro (definito “acqua” dai Vangeli). Perforando in quella situazione il pericardio ne esce un forte getto sotto pressione. La lancia usata per quest’operazione è chiamata “Lancia di Longino”. Il nome del centurione romano che trafisse il costato di Cristo non è presente nei Vangeli canonici, ma in quello apocrifo di Nicodemo. Secondo la tradizione si convertì, morì martire decapitato a Mantova ed è oggi il santo patrono di militari e non vedenti. Già sotto la croce riconobbe la divinità di Cristo (Marco 15,39). A lui è dedicata una statua del Bernini alla base dell’altare maggiore della basilica di San Pietro in Vaticano. La punta della sua lancia è custodita nella Schatzkammer del museo dell’Hofburg a Vienna. Durante la Seconda Guerra Mondiale i nazisti cercarono di impossessarsene perché le vengono attribuiti poteri miracolosi.
Anche i nazisti usavano la crocifissione nei campi di concentramento, con la differenza, rispetto a Cristo, che il condannato era appeso con le braccia sopra la testa, con i piedi liberi. In questo modo vi è un soffocamento molto rapido. Tuttavia nel 1943 il soldato australiano Ringer Edwards catturato dai giapponesi resistette sessantatré ore su di una croce in questo modo e sopravvisse.
La crocifissione – chiamata haritsuke – era conosciuta anche in Giappone. Fu introdotta nel periodo Sengoku (1467–1573), dopo 350 anni senza pena di morte. I guerrieri ninja (le spie del Giappone feudale) reprimettero duramente il cristianesimo giapponese sino a ridurlo nel 1640 d.C. a pochissimi fedeli. Il 2 febbraio del 1597 il samurai Toyotomi Hideyoshi ordinò la crocifissione mediante la tecnica detta hikimawashi di sei giapponesi convertiti al Cristianesimo e di venti frati francescani. La tecnica è del tutto simile a quella della crocefissione di Gesù. I condannati dovettero inoltre camminare per i mille chilometri da Kyoto e Osaka a Nagasaki per poi subire lo stesso martirio di Cristo. In realtà i condannati furono crocefissi e immediatamente dopo infilzati da sotto con una lunga lancia nella gola, per una morte molto rapida. Una chiesa sulle colline Nishizaka di Nagasaki ricorda nei suoi mosaici i primi martiri cristiani in Giappone. I giapponesi usavano anche la tecnica chiamata sakasaharitsuke con la quale il condannato veniva crocifisso a testa in giù, come vuole la tradizione riguardo al martirio di San Pietro apostolo. Molti cristiani venivano crocefissi in Giappone con la tecnica mizuharitsuke. La croce era immersa nell’acqua della bassa marea, mentre il condannato attendeva la morte all’arrivo dell’alta marea che sommergeva la sua croce.
Oggi la crocifissione è usata come metodo di esecuzione capitale in Arabia Saudita, Sudan e Birmania. Si parla di crocifissione nella sura (capitolo) 5,33 del Corano come pena per il ladro che uccide la sua vittima. In Iran è in disuso, ma teoricamente prevista. Amnesty International ha denunciato ottantotto crocifissioni nel 2002 nella regione del Darfur, in Sudan.

Giorgio Nadali, I segreti delle religioni EBOOK, Edizioni Youcanprint, Tricase, 2015, ISBN: 978-88-911-7694-3


I cattivi maestri di black bloc, indignati e violenti

di Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it

Amo l’odio, bisogna creare l’odio e l’intolleranza tra gli uomini, perché questo rende gli uomini freddi e selettivi e li trasforma in perfette macchine per uccidere“. Chi l’ha scitto? Che Guevara. Bandiere col suo volto alle manifestazioni di pacifisti, “indignati”, di semplici comunisti… Un volto, un programma di vita.  Il “Che” diceva: “Mi rendo conto di aver maturato in me qualche cosa che da tempo cresceva nel frastuono cittadino: l’odio per la civiltà, la rozza immagine di persone che si muovono come impazzite al ritmo di quel tremendo rumore”. Ed ecco pronte orde di animali in preda a deliri vandalici, perché  “La via pacifica è da scordare e la violenza è inevitabile. Per la realizzazione di regimi socialisti dovranno scorrere fiumi di sangue nel segno della liberazione, anche al costo di vittime atomiche”. Non c’è da meravigliarsi che un’ideologia basata sull’odio generi individui pronti alla violenza. D’altra parte, chi non è all’altezza di costruire può solo distruggere. 100 milioni le “vittime del comunismo”. In comune col Nazismo: entrambe le ideologie non accettano la natura umana. Vogliono cambiare l’uomo. In peggio. Il Nazional Socialismo (Nazismo) discrimina su base razziale. E’ una falsa biologia. Il Comunismo discrimina su base sociale. Lotta di classe. Proletari contro borghesi. Una fasa sociologia. L’invidia è alla sua base. Se hai delle qualità migliori degli altri, queste non possono emergere. Tutti devono appiattirsi all’ideologia. Ideologie contro. Mai “per”. Un cancro della società che oggi è malata anche di altri 3 grandi mali: il relativismo (opinioni assunte a verità, non vi sono verità valide per ogni uomo. Il bene e il male sono cose relative. Tranne poi compiacersi della carta universale dei diritti umani, nata in ambiente cristiano. Universale è il contrario di relativo). La proliferazione di presunti diritti. Oggi al parola magica per far passare ogni capriccio è “diritto”. E’ chiaro che il relativismo favorisce questo. Non essendoci una verità assoluta sull’Uomo, ogni opinione è buona. Ogni capriccio è un diritto. Terzo. La libertà senza la responsabilità. Deresponsabilizzando la persona la libertà diventa il terreno dell’utilitarismo più cinico.

Forse chi ha distrutto la statua della Madonna nei recenti scontri di Roma non sa che l’unica Religione che considera ogni uomo come un fratello è il Cristianesimo. Dovrebbe provare ad essere un lebbroso in India e subire il disprezzo dei sacerdoti indù che ti dicono che se sei così è frutto del tuo karma, che è peggio per te, che sei un fuori casta. Chi prende l’aereo e va ad aiutare quei poveracci sono i cattolici. Non per convertire, ma per amare ogni uomo in nome di un Dio che è “uno di noi”, che si è fatto “uno di noi”. Gli stessi che ti danno un piatto di minestra se non sai come mangiare all’ora di pranzo. Prova a a bussare al tuo centro sociale o al tuo Sindaco… E non ti chiederemo se sei bianco o nero, clandestino o regolare, musulmano o ateo. Neanche se sei un deficiente, o ti compiaci della tua ideologia distruttrice, hai per idoli dei criminali, o ti piace la morte, l’aborto, l’eutanasia, la droga, e tutto ciò che non ha niente a che fare con l’amore vero…  perché – lo sappiamo – lo scriveva Konrad Adenauer: “all’intelligenza Dio ha posto limiti, alla stupidità no”.
  

PACE CRISTIANA

PACIFISMO IDEOLOGICO
 X  E’ basata su 4 princìpi fondamentali:X  GIUSTIZIA, VERITA’, CARITA’, LIBERTA’ La Veritàdistingue il bene dal maleX  La Giustiziastabilisce diritti e doveri e li rispettaX  La Libertàtutela la dignità della persona X  La Caritàcrea le condizioni per la pace: Perdono (lo chiedo o lo offro). Aiuto di chi è in difficoltà (difesa, protezione, sostegno…)X  Il simbolo della pace è la Croce di Cristo: Colui che vincendo per noi la morte e il peccato ci ha riconciliati con Dio Padre.X  E’ impegno per la giustizia e frutto della caritàX  E’ dono di Dio. La shalombiblica è pienezza del bene e della verità.X  Ha 2000 anni

X  Non esiste pace senza giustizia e verità. La verità è qui il rispetto della dignità di ogni uomo, figlio di Dio.

X  Gesù dà la sua pace non come la dà il mondo. Vuol dire una pace duratura con Dio che mi fa rispettare e amare ogni figlio di Dio.

X  E’ pronta al sacrificio personale per ristabilire la pace, a costo della propria croce. L’indifferenza

X  non costruisce la pace

X  E’ pronta al dialogo

X  La non violenza è non odiare e cercare soluzioni pacifiche. Non vuol dire non difendersi

X  Prevede il diritto ad una legittima difesa

X  Prevede l’uso della forza, anche militare in caso di attacco esterno o quando ogni sforzo diplomatico è risultato inutile (ius ad bellum. S. Agostino). Gli stati hanno il diritto di difendersi.

X  Non è per il disarmo totale. Gli eserciti servono a mantenere la pace, come deterrente contro i violenti e per difendere la propria nazione. Ogni caserma ha un cappellano militare, un sacerdote col grado di ufficiale per assistere i militari cattolici. Esiste un Ordinario (un Vescovo) militare.

X  L’obiezione di coscienza contro il servizio militare non è (quindi) obbligatoria

X  “Vi è stato detto: Occhio per occhio, dente per dente” (Ain ta ha ain Shen ta ha shen). Ma io vi dico di non opporvi al malvagio. Anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra” (Gesù, Vangelo di Matteo 5,39)

        Non vuol dire subisci passivamente la violenza,

        ma dai un’altra possibilità al confronto pacifico.

        Gesù invita a rinunciare alla logica della 

        vendetta, ancora presente nell’Antico  

         Testamento.

X  In caso di assoluta necessità si può colpire l’aggressore.

X  Violenza è solo l’abuso delle proprie forze (fisiche, morali, psicologiche). La difesa di un innocente non è violenza. Solo l’aggressione lo è.

 

 

  • E’ lotta politica
  • E’ ideologia politica
  • Il simbolo della pace, è in realtà un simbolo anticristiano. La croce rovesciata e cerchiata. Nacque negli anni settanta quando alcuni movimenti pacifisti antireligiosi credevano che senza la religione ci sarebbe stata pace nel mondo. Essa rappresenta la croce del cristo con le braccia abbassate in segno di disperazione. Infatti il simbolo è anche la Runa della Morte nell’alfabeto runico Futhark
  • Mette sullo stesso piano aggrediti e aggressori
  • Nega il diritto ad uno stato di una difesa armata
  • Ha 36 anni (Berkley 1968)
  • E’ per il disarmo totale incondizionato
  • Nessun uso della forza, anche se necessario e inevitabile per aiutare un popolo oppresso da un regime violento.
  • E’ contrario all’invio di nostri militari per le missioni di mantenimento della pace (peace keeping) in stati che hanno appena ristabilito una precaria situazione di pace (Es. Kossovo, Afghanistan, ecc.)
  • Molti episodi violenti in manifestazioni pacifiste (rottura di vetrine, imbrattamenti con vernice, atti di vandalismo, ecc.)
  • E’ semplice quieto vivere
  • Odia chi la pensa diversamente
  • Obiezione di coscienza al servizio militare
  • Spesso si ispira ad un’ideologia politica che è presente in diversi stati come dittatura e negazione violenta dei diritti umani (Cuba, Corea del Nord, Cina, ecc.) e che ha causato 240 milioni di morti dissidenti dal regime negli ultimi cento anni.
  • E’ “antimperialista”
  • E’ fanatismo ideologico. Come ogni fanatismo dice: “Chi non è con noi è contro di noi”
  • La pace del mondo è una pace provvisoria e di tipo politico. C’è pace quando non c’è guerra. Non è la pace con Dio.
  • Parla di pace, ma odia qualcuno. (Es. l’America, Bush, ecc.). La Chiesa invita alla pace, ma non parla di pace condannando qualcuno.  
  • Agisce contro dei simboli (Questo è tipico di qualsiasi fanatismo)

 

Giorgio Nadali

www.giorgionadali.it