Le opere di misericordia corporale 1. Visitare gli infermi

“Perfino essere malato è piacevole quando sai che ci sono persone che aspettano la tua guarigione come una festa” – diceva Anton Checov. “Mi avete visto malato e siete venuti a visitarmi” (Matteo 25,43) diceva Gesù. L’assistenza agli infermi e il volontariato con i disabili è una grande opera di carità cristiana. Sicuramente “la carità copre una moltitudine di peccati” (1 Pietro 4,8). 27 sono le volte in cui la parola malattia è presente nella Bibbia, 7 la parola infermi, 8 la parola guarigione. Infinite sono invece le possibilità che abbiamo di mettere in pratica quest’opera di misericordia corporale. A parte la visita ad amici e parenti ammalati, l’opera di carità si svolge soprattutto verso coloro che no hanno legami con noi, ma attendono un sorriso e un po’ del nostro tempo per alleviare le sofferenze di una malattia. Sono infatti oltre 6 milioni le  persone che in Italia ogni giorno si mettono a disposizione degli altri e donano il proprio tempo (indagine Istat, CSVnet e Fondazione volontariato e partecipazione). Secondo una recente indagine del Quotidiano della Sanità, sette italiani su dieci dichiarano di stare bene. Meglio gli uomini delle donne. Ma quasi il 40% ha una malattia cronica. Il 71,1% degli italiani dichiara di essere in buona salute. In prevalenza si tratta di uomini (75,3%) mentre sembrano trovarsi in condizioni peggiori le donne che fanno registrare un dato fermo al 67,1%. Il 38,6% soffre di almeno una malattia cronica, per lo più ne sono affette le donne (41,4%). Il 43,2% dei malati cronici ritiene di essere in condizioni di buona salute. Anche in questo caso si nota una rilevante differenza di genere: gli uomini  a descriversi in questa situazione sono infatti il 49,3% a fronte del 38,3% delle donne. Le patologie più diffuse sono l’artrite (16,7%) e l’ipertensione (16,4%). La maggior parte delle persone che si definiscono in buona salute vivono a Bolzano (84,2%). Chi invece soffre di una o più malattie croniche risiede in prevalenza  in Umbria (42%), Abruzzo (23,4%) e Basilicata (23,4%). Il maggior numero di persone ipertese si trova in Abruzzo (18,5%) e, infine, la prevalenza delle persone che soffrono di artrite risiede in Basilicata (20,7%).  Analizzando il trend storico degli ultimi 12 anni si può notare come il numero di diabetici ed ipertesi sia costantemente cresciuto passando, rispettivamente, dal 3,9% al 5,5% e dal 11,8% al 16,4%. Dato in controtendenza quello delle persone con artrosi, in questo caso il 19,3% registrato nel 2001 è sceso fino al 16,7% rilevato nel 2012.

Tra le categorie professionali, la maggioranza degli individui in buona salute rientra tra gli studenti (94%), mentre il 76,4% dei pensionati soffre di almeno una malattia cronica. Il 39,1% degli italiani ha fatto ricorso a farmaci negli ultimi 2 giorni prima dell’intervista. La maggior parte di questi (43,5%) sono donne, mentre gli uomini si fermano al 34,5%. L’indagine Istat evidenzia come nei 3 mesi precedenti le interviste sono stati effettuati 2,025 milioni di ricoveri. In media ogni 1.000 persone ne sono state ricoverate 33,5. Ma vi sono differenze di genere. Se ogni 1.000 uomini ne sono stati ricoverati 29,1, per le donne il numero sale 37,7. Da evidenziare anche come tra gli uomini con un età superiore ai 70 anni i ricoveri sono molto maggiori rispetto a quelli delle donne nella stessa classe di età. Dal lato territoriale non sussistono particolari differenze tra le varie aree del Paese. Per quanto riguarda le giornate di degenza esse sono state 14,257 milioni con una media di degenza di 7 giorni (uomini 7,5 giorni in media, donne 6,7 giorni in media). A livello territoriale la media più alta di giornate di degenza si registra al Nord ovest con 7,8 giorni di degenza in media contro i 7,3 del Nord est, i 6,9 del Sud, i 6,6 del centro e i 5,9 delle isole. La Regione con la media più alta di giornate di degenze è il Veneto con 8,8 giorni, mentre quella con la media più bassa è l’Umbria con 5,4 giorni in media.

Tra le grandi occasioni di carità cristiana per “Visitare gli infermi” vi sono decine di associazioni di croci di pronto soccorso. Con un corso dai tre ai sei mesi e la disponibilità di una sera ogni dieci giorni è possibile aiutare tante persone che purtroppo hanno bisogno del soccorso di un’autoambulanza. Alla sera, di notte e nei festivi sono tutti volontari.

Per i disabili da notare la Fondazione Sacra Famiglia, il Piccolo Cottolengo Don Orione e la Fondazione Don Gnocchi.

Una grande associazione è la AVO, Associazione Volontari Ospedalieri. Il loro motto è ”Dai poco se doni la tua ricchezza. ma se doni te stesso, tu doni veramente”. L’Associazione Volontari Ospedalieri, rappresenta una delle più importanti e riconosciute realtà nel settore del volontariato socio-sanitario: può fare parte di questa associazione chiunque abbia il desiderio di mettere al servizio degli ammalati degenti negli ospedali parte del proprio tempo. Nata nel 1975, AVO di Milano si è presente in tutte le più importanti strutture ospedaliere, grazie all’impegno e alla dedizione di oltre 1.000 volontari. L’associazione è inoltre estesa su tutto il territorio nazionale, con 217 sedi riunite nella Federavo: in totale si contano circa 27.000 volontari.

Per assistere con un po’ del proprio tempo i bimbi in ospedale c’è l’ABIO. I volontari ABIO sono persone che ogni giorno offrono gratuitamente il loro aiuto. Accoglienza, gioco, ascolto, attenzione ai bisogni e collaborazione con il personale sanitario sono le parole che contraddistinguono il servizio ABIO. A ciascun volontario è chiesta la disponibilità a garantire un turno fisso di mezza giornata ogni settimana, oltre alla partecipazione alle riunioni di reparto e alla vita dell’Associazione e del gruppo.

Giorgio Nadali

 

 


3° Congresso Internazionale di Medicina Ayurvedica

Dal 16 al 19 settembre 2016 al Grand Hotel Villa La Torretta di Sesto S.Giovanni (Milano) si svolge il 3° Congresso Internazionale di Medicina Ayurvedica. L’evento, organizzato da Ayurvedic Point, si articola in diversi ambiti: Congresso AYURVEDA: Il senso della vita, riservato a professionisti e ricercatori, con ospiti esperti di fama internazionale; 3° meeting internazionale di INDRA, il Network mondiale per lo sviluppo e la ricerca su Ayurveda; Simposio Satellite sul Business and Regulatory Development in Ayurveda, incentrato sul rapporto tra industria e scienza; Pre-Congress Workshop, con 3 appuntamenti teorico-pratici; AYURVEDA PER TUTTI, con area espositiva, incontri e laboratori a ingresso libero sui principi dell’Ayurveda.

Redazione


Dajjal, l’anticristo islamico

L’anticristo non è un’esclusiva cristiana. Secondo varie tradizioni islamiche i musulmani credono che il Dajjal sarà ebreo. Il titolo del libro di un autore musulmano, Matloob Ahmed Qasmi  è Emergence of Dajjal, the Jewish king (“L’emergenza del Dajjal, il re giudeo”). L’imam Sheikh Ibrahim Madhi dell’Autorità palestinese ha dichiarato in un sermone teletrasmesso il 12 aprile 2002 nella moschea Sheikh ‘Ijlin di Gaza che «gli ebrei attendono il falso messia, mentre noi attendiamo con l’aiuto di Allah il Mahdi e Gesù, pace sia su di lui. Le mani pure di Gesù uccideranno il falso messia giudeo. Dove? Nella città di Lod, in Palestina. La Palestina sarà, come nel passato, la tomba per gli invasori». Lo studioso di escatologia Islamica Samuel Shahid sostiene che il Dajjal sarà l’incarnazione della speranza giudaica”. I seguaci del Dajjal saranno principalmente ebrei e donne, perché queste ultime sono ignoranti e facilmente manovrate. Secondo Sidheeque M.A. Veliankode «le donne cadranno nella devianza dell’Anticristo per la loro ignoranza dell’Islàm».

L’Anticristo esiste anche nell’Islàm col nome di Al-Masih (il messia) ad-Dajjal (l’ingannatore). Secondo Maometto è l’ultimo di una serie di trenta Dajjal, cioè falsi profeti. Questo individuo apparirà in Siria o in Iran e viaggerà per diffondere la sua falsità, ma non potrà entrare nelle città sacre di Mecca e Medina. Il profeta Gesù Cristo (Isa) tornerà e il Dajjal radunerà un esercito di settantamila seguaci e farà guerra a Cristo, il quale sarà accompagnato da un esercito di giusti. Secondo gli hadith (detti di Maometto) i segni che annunceranno la sua venuta sono:

 

La gente smetterà di pregare

La disonestà sarà uno stile di vita

La falsità sarà una virtù

La gente ipotecherà la fede per ottenere benefici terreni

L’usura e la corruzione saranno legittime

Gli imbecilli domineranno sui saggi

Sarà sparso il sangue degli innocenti

L’onore sarà interpretato come atto di oppressione

I legislatori saranno corrotti

Gli studiosi saranno ipocriti

Ci sarà una grande carestia

Non vi sarà senso di vergogna

Molte persone adoreranno Satana

Non ci sarà rispetto per gli anziani

 

Il Dajjal è cieco da un occhio, ha la parola infedele (kaafir) scritta tra gli occhi in mezzo alla fronte, ma questa parola sarà percettibile solo ai veri musulmani. Avrà poteri miracolosi diabolici di mascherare la verità, dichiarerà di essere Gesù Cristo e di essere di natura divina. Secondo Abu Ameenah Bilal Phillips il Dajjal dirà di essere Dio. Dato che il Dajjal è un falso messia giudaico che afferma di essere Dio, la maggioranza dei musulmani pensa che il Dajjal affermerà di essere Gesù Cristo. Lo studioso islamico Ali Ibn Zubair Ali sostiene che il Dajjal «viaggerà a grande velocità e il suo mezzo di trasporto sarà un mulo gigante. Egli viaggerà in tutto il mondo». Per strano che appaia, vi è una somiglianza con Cristo che entra a Gerusalemme a dorso di un asino. Il  Dajjal risparmierà solo tre città: Mecca, Medina e Damasco. I musulmani sono incoraggiati a trovare rifugio dal Dajjal in queste città. A parte queste tre città il Dajjal entrerà in tutte le città e villaggi del mondo per mettere alla prova ogni essere umano. Vi è però un rimedio. I musulmani sanno che memorizzare una particolare parte del Corano li metterà comunque al riparo dal Dajjal, come un amuleto. Sono alcuni versetti della diciottesima sura (capitolo) della caverna – Surat al Kahf – contenuta nel Corano. Chiunque sappia a memoria gli ultimi versi della Surat al Kahf avrà luce nel giorno del giudizio.

Il Dajjal apparirà prima del giorno del giudizio con le quattro prove elencate nella Surat al Kahf: Chiederà di essere adorato al posto di Allah (Prova di fede), Gli sarà dato potere di iniziare/terminare la pioggia e di tentare con il benessere. (Prova del benessere). Metterà alla prova con la conoscenza e le notizie che lui darà. (Prova della conoscenza). Controllerà enormi parti della Terra. (Prova del potere).

Per sopravvivere a queste terribili prove del Dajjal occorrono sei cose: Buona compagnia. Recitare il versetto ventotto: «E persevera insieme con coloro che invocano il loro Signore il mattino e la sera, desiderando il Suo Volto. Non vadano oltre loro i tuoi occhi, in cerca degli agi di questa vita. Non dar retta a colui il cui cuore abbiamo reso indifferente al Ricordo di Noi, che si abbandona alle sue passioni ed è oltraggioso nel suo agire». Conoscere la verità della parola di Allah. Recitare il versetto quarantacinque: «Proponi loro la metafora di questa vita: è simile a un’acqua che facciamo scendere dal cielo; la vegetazione della terra si mescola a essa, ma poi diventa secca stoppia che i venti disperdono. Allah ha potenza su tutte le cose». Umiltà. Recitare il versetto sessantanove: «Disse [Mosè]: “Se Allah vuole sarò paziente e non disobbedirò ai tuoi ordini”». Sincerità. Recitare il versetto 110: « Di’: “Non sono altro che un uomo come voi. Mi è stato rivelato che il vostro Dio è un Dio Unico. Chi spera di incontrare il suo Signore compia il bene e nell’adorazione non associ alcuno al suo Signore”». Chiamare Allah. Recitare il versetto ventisette: «Recita quello che ti è stato rivelato del Libro del tuo Signore. Nessuno può cambiare le Sue parole e non troverai, all’infuori di Lui, alcun rifugio». Ricordare l’aldilà. Recitare i versetti 47-49: «Nel Giorno in cui faremo muovere le montagne vedrai la terra spianata e tutti li riuniremo senza eccezione. Compariranno in file schierate davanti al tuo Signore: “Eccovi ritornati a Noi come vi creammo la prima volta. E invece pretendevate che mai vi avremmo fissato un termine?” E vi si consegnerà il Registro. Allora vedrai gli empi, sconvolti da quel che contiene. Diranno: “Guai a noi! Cos’è questo Registro che non lascia passare azione piccola o grande senza computarla!”. E vi troveranno segnato tutto quello che avranno fatto. Il tuo Signore non farà torto ad alcuno». Per scampare al Dajjal è utile anche conoscere a memoria tutti i novantanove nomi di Allah. «Ad Allah appartengono novantanove nomi – cento meno uno – non li memorizza se non colui che entrerà nel Paradiso. In verità Lui è l’Impari, ama le cose dispari» (Bukhari 6410). Il primo è Ar-Rahmân, Il Misericordioso. Il novantanovesimo è As-Sabûr, Il Paziente. «Secondo lo studioso arabo cristiano Samuel Shahid il Dajjal sarà l’incarnazione della speranza e attesa giudaica e il grosso del suo esercito sarà reclutato tra gli ebrei, ma il Gesù islamico ucciderà il Dajjal e i suoi seguaci. I musulmani attendono due Gesù, uno vero e uno falso. Il Gesù islamico sarà identificabile dal fatto che non gli piacciono gli ebrei e si aspettano che li attacchi e li uccida. Il falso Gesù è identificabile dal fatto che difenderà gli ebrei. I musulmani aspettano che il Gesù islamico con il suo capo – il Mahdi – attacchi Israele.

Giorgio Nadali

 

 

 

 

 

 

 


In arrivo una superonda: La profezia di un mistico bulgaro

Solo pochi giorni prima della sua morte il 27 dicembre 1944, il noto mistico bulgaro Peter Deunov ebbe una visione che lo indusse a raccontare una profezia di quello che era in serbo per la razza umana nel secolo che doveva seguire. Deunov, noto ai bulgari anche col suo nome spirituale Beinsa Douno, era un filosofo, un musicista e un maestro spirituale che aveva sviluppato una forma di cristianesimo esoterico. Curiosamente, la sua profezia anticipava in grande dettaglio il concetto di Superonda, che predisse avrebbe purificato la Terra in un futuro molto prossimo e non solo avrebbe comportato un’enorme trasformazione geologica, ma anche cambiato spiritualmente il mondo, portando in essere una nuova razza umana, la “sesta razza.”

Si farebbe bene a leggere la sua sorprendente profezia che è legata a questo documento di quattro pagine, che è un adattamento scritto da Olivier de Rouvroy – Settembre 2003: PDF – http://tinyurl.com/jf5s8td In alternativa, per una sinossi si può anche vedere il seguente video di YouTube che racconta un po’ della vita di Deunov e narra i punti salienti della sua profezia sulla superonda/trasformazione umana.

Peter Deunov inizia la sua profezia con un riferimento preciso all’arrivo di una Superonda galattica. Egli afferma:

 

“… Ognuno sarà presto soggiogato dal fuoco divino, che purificherà e preparerà tutti per quanto riguarda la Nuova Era.

Alcuni decenni passeranno prima che arrivi questo Fuoco, che trasformerà il mondo portando una nuova morale. Questa immensa onda proviene dallo spazio cosmico e inonderà tutta la terra. Tutti coloro che tenteranno di opporvisi verranno portati via e trasferiti altrove.

Anche se gli abitanti di questo pianeta non si trovano tutti allo stesso grado di evoluzione, la nuova ondata sarà sentita da ciascuno di noi. E questa trasformazione non toccherà solo la Terra, ma l’insieme di tutto il Cosmo.”

In seguito si riferisce a sconvolgimenti terrestri che indicano il verificarsi di effetti climatici e sismici enormi. Egli afferma:

“Ci saranno inondazioni, uragani, incendi e terremoti giganteschi che spazzeranno via tutto. Il sangue scorrerà in abbondanza. Ci saranno rivoluzioni; terribili esplosioni risuoneranno in numerose regioni della Terra. Là dove c’è la terra, verrà l’acqua, e dove c’è l’acqua, verrà la terra.”

Più avanti si riferisce alle onde di “elettricità cosmica” (elettroni dei raggi cosmici?), che spazzeranno la Terra. Infatti, la componente principale di una Superonda sarebbero i suoi elettroni di raggi cosmici. Qui egli indica una scarica in corso:

“La Terra sarà presto spazzata da ondate straordinariamente rapide di Elettricità Cosmica. Qualche decennio da ora gli esseri malvagi che deviano gli altri non saranno in grado di sostenere la loro intensità.”

Deunov menziona anche che il nostro sistema solare sta attualmente attraversando una malsana regione polverosa di “spazio contaminato” chiamato “zona 13”, che è stata lasciata dalla distruzione di una costellazione (o stella?):

“Il nostro sistema solare sta ora attraversando una regione del cosmo dove una costellazione che fu distrutta ha lasciato il segno, la sua polvere. Questo attraversamento di uno spazio contaminato è fonte di avvelenamento, non solo per gli abitanti della Terra, ma per tutti gli abitanti degli altri pianeti della nostra galassia. Soltanto i soli non sono influenzati da questo ambiente ostile. Questa regione è chiamata “la tredicesima zona”; si chiama anche “la zona delle contraddizioni”. Il nostro pianeta è racchiuso in questa regione da migliaia di anni, ma finalmente ci stiamo avvicinando all’uscita di questo spazio di oscurità e siamo sul punto di raggiungere una regione più spirituale, in cui vivono gli esseri più evoluti.”

Infatti, proprio come egli profetizza, il sistema solare per un lungo periodo di tempo, forse per gli ultimi 3 milioni di anni, ha attraversato il bordo dei resti di una supernova, lo Sperone Polare settentrionale, una nuvola di polvere e gas risultante dall’esplosione di una stella molti milioni di anni fa. Gli astronomi ammettono la presenza di nubi di polvere in contatto coi bordi del nostro sistema solare. Anche la maggior parte delle comete di lungo periodo che entrano nel sistema solare, che molti sostengono provenire dalla nube di Oort, in realtà fanno parte di questo campo di detriti interstellari e stanno entrando a causa del passaggio del Sole attraverso tale zona. Secondo la teoria della Superonda che ho avanzato nel 1983, la presenza di questa polvere nelle vicinanze è responsabile del motivo per cui la Terra ha attraversato una serie di ere glaciali negli ultimi 3 milioni di anni. Per milioni di anni prima di allora, non abbiamo avuto glaciazioni perché non eravamo entrati in questa zona polverosa. Per ulteriori informazioni, il libro Earth Under Fire – Il codice dell’Apocalisse.

Come afferma anche Deunov, questa regione polverosa è un pericolo per molti sistemi solari nel nostro vicinato galattico. Il residuo di supernova NPS si ritiene situato a circa 400 ± 200 anni luce dal sistema solare e avere un diametro di 370 ± 230 anni luce, influenzando così centinaia di migliaia di sistemi stellari. La sua tesi che si tratta di una fonte di avvelenamento è confermata anche dalla mia ricerca sui ghiacci polari. Come ho descritto nel mio articolo recentemente pubblicato in Advances in Space Research, nel corso delle ultime centinaia di migliaia di anni, il nostro pianeta è stato sottoposto all’ingresso continuo di particelle di polvere interstellare ricche di stagno e di piombo. Uno di questi eventi particolarmente pericoloso, avvenuto circa 49.000 anni fa, ha causato un aumento di centomila volte nel tasso di afflusso di polvere cosmica, ha prodotto un raffreddamento climatico globale, e aumentato i livelli di piombo nelle acque piovane di 10 volte superiore al limite massimo di rischio per la salute previsto dall’EPA. Queste particelle di polvere ricca di stagno entrano tutt’ora in piccole quantità nella nostra stratosfera, e secondo un gruppo di ricerca guidato dal Dr. Abbott di Lamont Doherty, un afflusso di polvere ricca di stagno e di nichel si è verificato di recente, nel 536 d.C., causando un modesto raffreddamento climatico e l’oscuramento del sole per uno o due anni. La previsione di Deunov che stiamo per lasciare questa regione pericolosa è davvero una buona notizia.

Ciò che è veramente sorprendente è che Peter Deunov ebbe questa visione nel 1944, ben prima che si sapesse qualcosa su galassie attive ed esplosioni del nucleo galattico. La maggior parte della ricerca sulle quasar e le esplosioni di raggi cosmici ha avuto inizio nel 1960 e ancora negli anni ’70 non tutti gli astronomi erano convinti che il nucleo della Via Lattea fosse già stato oggetto di esplosioni. Di fatto, tali nozioni astronomiche erano fondamentali per la formulazione della mia teoria della Superonda Galattica, anche se nel mio caso sono stato portato a esaminare da vicino le prove e a formulare questa teoria sulla base del messaggio di una “capsula temporale” che è codificato nel folklore relativo alla nostra costellazione e inviato a noi da una civiltà preistorica. Anche un messaggio che viene trasmesso da radio pulsar mi ha aiutato a giungere a questa idea. Al momento della mia prima ricerca, non sapevo nulla della profezia di Deunov o dell’interpretazione di Ray Stanford della profezia di Fatima, che  pure ha trasmesso informazioni rilevanti. La profezia di Deunov inoltre precede ciò che è stato poi scoperto sullo Sperone Polare settentrionale e sulla presenza di nubi interstellari vicino al sistema solare. Le osservazioni astronomiche che sono state fatte dopo la profezia di Deunov e la mia ricerca sulle carote di ghiaccio polari sulla natura della polvere interstellare ricca di stagno depositata durante l’ultima era glaciale chiaramente convalidano quello che egli ha detto.

La profezia di Deunov entra anche nel merito di interessanti dettagli sull’evoluzione dell’umanità attraverso questo evento, sul modo in cui influenzerà la coscienza delle persone, e su quali saranno le caratteristiche spirituali degli abitanti della Terra che sopravviveranno a questo evento.

Paul A. LaViolette

 

Per ulteriori informazioni sulla teoria della Superonda consultate i messaggi su questo sito, così come i seguenti libri: Galactic Superwaves and Their Impact on Earth e Earth Under Fire – Il codice dell’Apocalisse.

(Fonte: etheric.com, 11 febbraio 2016; http://tinyurl.com/jk4zgmz)

Per gentile concessione di Nexus Edizioni

 


Vimana. Il disco volante sacro

UFO religiosi? Sì. Il vimana è un oggetto volante meccanico, descritto in diversi antichi testi induisti. Si parla dei vimana nelle guerre mitologiche descritte nei testi sacri Mahābhārata e Ramayana. Secondo i testi sacri, i vimana sono in grado sia di volare nell’aria, nello spazio e anche sott’acqua. Rimane ovviamente il mistero di come testi così antichi potessero concepire le attuali tecnologie moderne. Il Ramayana è del II secolo a.C. e il Mahābhārata è del IV secolo a.C. Negli antichissimi testi induisti – i Veda – sono citati diversi tipi di vimana, con forme e dimensioni varie, tra cui i agnihotra-vimana, (“agni = fuoco”) con due motori  e il gaja-vimana, con più di due (“gaja” = elefante).

Il Vaimanika Shastra è un manuale che spiega come pilotare un vimana e le sue caratteristiche tecniche. Sono anche descritte altre tipologie: il Martin pescatore, l’ibis, e altri animali. La parola vimana deriva da vi-mana, cioè “Luogo di cui sono state prese le misure”. La parola ha anche il significato di tempio Indù. La parola vimana dall’unione di “vi” (“uccello”) e “mana” (“abitato”). Nelle ultime scritture sono descritti altri veicoli volanti, e qualche volta sono fatti riferimenti poetici persino a veicoli terrestri. In alcune lingue moderne indiane, la parola vimana è usata per indicare un aeroplano.

Anche nel libro Buddhista Vimanavatthu («Storie di Vimana») si usa la parola “vimana”, che indica un breve testo usato come ispirazione o un sermone buddhista. Il Vaimanika Shastra scritto nel 1918 («Scienza dell’Aeronautica») è un testo che spiega come costruire le macchine volanti vimana descritte nei testi sacri, anche se le strutture descritte sono in realtà piuttosto anti aereodinamiche, tranne il rukma vimana.

La velocità della luce è di 299.792,458 km/secondo. Una scoperta dell’astronomo inglese James Bradley nel 1728. Tuttavia un testo sacro – il Vishnu purana – del I secolo a.C. già la conosceva! Nel testo in antico sanscrito nimisha significa ciò che lampeggia come il batter di ciglia e Nimisharda è utilizzato per rappresentare la luce perché viaggia “in un batter d’occhio”. L’unità di distanza è chiamata Yojana è definita nel capitolo sei del libro uno del testo antico vedico Vishnu purana come segue: 4 Gavyútis = 1 Yojana = 9,09 km. Il valore della velocità della luce sulla base del valore di 2.202 yojana in 1/2 nimesa = 2.202 per 9.09 miglia per 0.1056 secondi = 20.016,18 miglia per 0.1056 secondi = 189.547 km/secondo. Il valore si avvicina a quello della scienza moderna.

Giorgio Nadali


La magia della “Santosha”. L’accettazione

Santosha, a volte scritto Santosa, è una parola combinazione in sanscrito, derivato da SAM (सं, सम्) e Tosha (तोष, तुष्, Tush). Sam significa “tutto”, “tutto” o “del tutto”,  e Tosha, “appagamento”, “soddisfazione”, “accettazione”, “essere confortevole”.  In combinazione, la parola Santosha significa “completamente contenuti con o soddisfatti, accettando e confortevole “. Altre parole basate sulla radice Fiducia (तुष्टः), come ad esempio Santusht (सन्तुष्ट) e Tushayati (तुष्यति) sono sinonimo di Santosha, e si trovano in antichi e medievali dell’epoca testi indiani.

Isaacs traduce Santosha come “contentezza, accettando le proprie circostanze”. Woods la descrive come mancanza di trsna (तृष्णा, desiderio) e desiderare ciò che è necessario per la propria vita (versi II.42 e II.32 dello Yoga Sutra). Altri lo definiscono come un atteggiamento di contentezza, uno di comprensione e di accettare se stessi e il proprio ambiente e le circostanze come sono, uno stato spirituale necessario per l’ottimismo e lo sforzo per cambiare il futuro. Bhatta definisce la Santosha come appagamento interiore, uno stato di pace interiore.

Lo Yoga Darshana, che include il commento di Rishi Vyasa su Yogasutra di Patanjali, definisce la contentezza come lo stato interno dove, “esiste una mente gioiosa e soddisfatta a prescindere dal proprio ambiente, indipendentemente dal proprio stato attuale di piacere o dolore, finanziario, successo o disprezzo, fallimento, simpatia o odio”.

Redazione


I segreti della Santa Pasqua

Pasqua ebraica 2016 – 23 aprile (14 nisan 5776)

Il termine Pesach appare nella Torah”. Dio annuncia al popolo di Israele, schiavo in Egitto, che lui lo libererà, egli dice: “In questa notte io passerò attraverso l’Egitto e colpirò a morte ogni primogenito egiziano, sia fra le genti che tra il bestiame”

Prima dell’inizio della festività gli ebrei eliminano da casa ogni minima traccia di lievito e qualsiasi cibo che ne contenga (questo viene indicato con il termine chametz). Questa tradizione viene chiamata “bedikat chametz”. Durante tutto il periodo della festività non viene consumato cibo lievitato sostituendo il pane, la pasta e i dolci con le “matzot” ed altri cibi appositamente preparati.

I 15 comandamenti (miztvòt)  ebraici della Pasqua

406-56P – Si mangi l’agnello pasquale durante la notte stessa. – Es. 12:8

407-57P – Si macelli il secondo sacrificio di Pesach nel 14 di Iyar. – Num. 9:2-11

408-58P – Si mangi l’agnello di Pesach con pane azimo e erbe amare nella notte del 15 di Nisan. – Es. 12:8

409-116N – Non lasciare nulla del sacrificio di Pesach sino alla mattina successiva. – Num. 9:11

410-125N – Non mangiare il pasto di Pesach crudo o bollito. – Es. 12:9

411-123N – Non consumare il cibo pasquale al di fuori dei confini della tua casa. – Es. 12:46

412-128N – L’apostata non mangi il pasto di Pesach. – Es. 12:43

413-126N – Il lavoratore non ebreo assunto permanentemente o stagionale non ne mangi. – Es. 12:45

414-127N – Il maschio non circonciso non ne mangi. – Es. 12:48

415-121N – Non rompere alcun osso del sacrificio di Pesach. – Es. 12:46

416-122N – Non rompere alcun osso neppure dal secondo sacrificio di Pesach. – Num. 9:12

417-117N – Non lasciare avanzi del pasto di Pesach sino alla mattina successiva. – Es. 12:10

418-119N – Non lasciare avanzi del pasto di Pesach shenì (seconda occasione pasquale, a un mese lunare dalla prima) sino alla mattina successiva. – Num. 9:12

419-118N – Non lasciare nulla delle offerte festive del giorno 14 sino al giorno 16 (Nisan) – Deut. 16:4

420-53P – Visita il Tempio a Pesach, Shavuot e Sukot. – Deut. 16:16

la Pesach è una festività felice che viene solitamente trascorsa in famiglia. La prima notte, in particolare è la più importante. Durante le prime due sere si usa consumare la cena seguendo un ordine particolare di cibi e preghiere che prende il nome di seder, parola che in ebraico significa per l’appunto ordine. Durante il quale si narra l’intera storia del conflitto con il faraone , delle 10 piaghe e della fuga finale seguendo il racconto della Haggadah di Pesach. Tradizionalmente è il bimbo più piccolo della casa che chiede all’uomo più vecchio di raccontare cosa successe allora, con una semplice domanda.

L’Afikomen nascosto

Durante il seder vengono utilizzate 3 matzot che vengono tenute coperte da un panno. All’inizio della cena viene spezzata in due pezzi quella di mezzo; il pezzo più piccolo viene rimesso tra le due rimanenti, mentre il pezzo più grande viene utilizzato come Afikomen, ( l’ultimo pezzo di matzah che verrà consumata durante il pasto). Vi sono due usanze riguardo l’afikomen, entrambe con lo scopo di tenere i bambini attenti allo svolgersi della cerimonia. In entrambi i casi l’afikomen viene nascosta: nel primo caso da uno dei bambini per poi essere cercata dagli adulti: nel caso questi non la trovassero, devono pagare il bimbo per la sua restituzione. L’altra usanza prevede, invece, che a nascondere l’afikomen siano gli adulti e venga premiato il bambino che la ritrova.

Durante la cerimonia, un piatto, detto piatto del Seder è parte centrale della cena. Il piatto del seder è di solito decorato, ed ha dipinti tutti i principali simboli di Pesach. Al centro sono poste tre Matzot per ricordare la concitata e precipitosa fuga dall’Egitto. Attorno, nell’ordine, vi sono il karpas, solitamente un gambo di sedano che ricorda la corrispondenza della festività di Pesach con la primavera e la mietitura che, in epoca antica, era essa stessa occasione di festeggiamento; un piatto di maror o erbe amare che rappresenta la durezza della schiavitù; una zampa arrostita di capretto chiamata zeru’a: rappresenta l’offerta dell’agnello presso il Tempio di Gerusalemme in occasione di Pesach, Shavuot e Sukkot; un uovo sodo beitza in ricordo del lutto per la distruzione del Tempio, e infine una sorta di marmellata preparata con frutta secca, noccioline, e vino chiamato “haroset” che rappresenta la malta usata dagli ebrei durante la schiavitù per la costruzione delle città di Pit’om e Ramses. Alcuni, specie nell’uso italiano, aggiungono una seconda insalata, più dolce, come la lattuga.

La lettura dell’Haggadah inizia con un ricordo, un brano in lingua caldaica. I bambini chiedono al padre quale sia il significato di Pesach. I quattro fratelli rappresentano quattro tipi di Ebreo. Il figlio saggio rappresenta l’ebreo osservante. Il figlio malvagio rappresenta invece l’ebreo che rifiuta la sua eredità e la sua religione. Il figlio semplice si riconosce nell’ebreo completamente indifferente. Il giovane, invece, colui che non conosce della propria cultura e tradizione a sufficienza per poter prendere parte alla discussione.

Poco dopo, vi è il ricordo delle dieci piaghe inflitte da Dio all’Egitto per indurre il Faraone a lasciare liberi gli Ebrei, e un esempio di pilpul, o discussione talmudica, in cui nell’interpretazione rabbinica, le piaghe da dieci diventano quaranta, poi cinquanta, poi addirittura duecento. Più avanti, si ripete la promessa millenaria.

La Seder pasquale

Nel corso del seder vi è obbligo di bere quattro bicchieri di vino, e quindi è naturale che, oltre ad essere composto da diversi brani cantati, termini di solito con canti tradizionali. Nella tradizione italiana, i canti sono in italiano, e si ricordano Had gadià, la storia del capretto resa famosa da Angelo Branduardi in forma ridotta con il titolo La fiera dell’est, e il conteggio, cantato, da uno a tredici, dove uno è ovviamente Dio, fino a tredici attributi divini, passando per due Tavole della Legge, tre Patriarchi, Quattro Madri di Israele, cinque libri della Torah, sei libri della Mishnah, sette giorni della settimana, otto giorni della circoncisione, nove mesi di gravidanza, dieci Comandamenti, undici costellazioni e dodici tribù.

Pasqua cristiana 2016 – 27 marzo (Escluse Chiese Ortodosse)

Pasqua Ortodossa 2016 – 1 Maggio

I segreti della crocifissione e della croce

Purtroppo la crocifissione esiste ancora. La più dolorosa tortura con pena di morte mi esistita. Amnesty International ha denunciato 88 crocifissioni nel 2002 nella regione del Darfur, in Sudan. «Il 13 agosto i ribelli sono entrati nella chiesa della mia parroc¬chia ed hanno preso tante per¬sone in ostaggio. Mentre fug-givano nella foresta, ne han¬no uccise sette: li hanno croci¬fissi agli alberi» – Così ha dichiarato al Corriere della Sera il 16 ottobre 2009 Monsignor Hiiboro Kussala, vescovo del¬la diocesi di Tombura Yam¬bio, nel Sud del Sudan. Anche i nazisti usavano questa tortura nei campi di concentramento. La crocifissione era conosciuta anche in Giappone. Il 2 febbraio del 1597 il famoso samurai Toyotomi Hideyoshi ordinò la crocifissione di 6 giapponesi convertiti al Cristianesimo e di 20 frati francescani. Portati da Kyoto e Osaka a Nagasaki per subire lo stesso martirio di Cristo. Una chiesa sulle colline Nishizaka di Nagasaki ricorda nei suoi mosaici i primi martiri cristiani in Giappone.

Il braccio orizzontale della croce è il patibulum. Si suppone che Gesù Cristo abbia portato sulle spalle solo il trave orizzontale del peso di 45 chili. Il braccio verticale era già sul posto e si chiamava stipes. Inoltre è probabile che Cristo sia stato crocifisso nei polsi, non nei palmi delle mani. Sono state ritrovate rarissime ossa di persone crocifisse. Di solito i chiodo venivano riciclati e non rimaneva nulla delle tracce del supplizio. Una reliquia del legno della Santa Croce è ospitata nella cripta del Santuario di Maria Ausiliatrice a Torino. Le ossa più note di una persona crocifissa sono di Johanan ben Ha-galgol, con un chiodo conficcato nel tallone. Caso raro, lui fu ritrovato in un sarcofago nel giugno 1968 a Giv’at ha-Mivtar a nordest di Gerusalemme (Israele). Un altro osso di Johanan ben Ha-galgol dimostra che la crocifissione avveniva nel polso.

I chiodi erano lunghi 10 cm e larghi 1 cm alla capocchia. I tre chiodi (due per le mani e uno per i piedi inchiodati insieme), trovati ancora attaccati alla croce, sarebbero stati portati da Elena al figlio Costantino: secondo la leggenda uno di essi venne montato sul suo elmo da battaglia, da un altro invece fu ricavato un morso per il suo cavallo. Il terzo chiodo, secondo la tradizione, è conservato nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Il “Sacro Morso” invece, si trova nel Duomo di Milano (inserito in una grande croce di rame dorato sopra il catino absidale, ad un’altezza di 40 metri), dove il 14 settembre viene prelevato con un ascensore a 4 posti con baldacchino rosso del 1600 a forma di nuvola con angeli (“nivola”) dall’arcivescovo e portato in processione. Del chiodo montato sull’elmo si sono perse le tracce; secondo una tradizione si trova oggi nella Corona Ferrea, conservata nel Duomo di Monza. Vi è anche un quarto chiodo, dalla tradizione più dubbia, che si troverebbe nella cattedrale di Colle Val d’Elsa (SI).  (Cf. Giorgio Nadali – “I monaci sugli alberi. E centinaia di altre cose curiose su Dio, la Bibbia, il Vaticano”, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2010).

La Pasqua cristiana

Uova sacre

Un’antica leggenda legata a Simone il Cireneo, l’uomo forzato a portare la croce di Cristo sulla strada verso il Calvario (Mc 15,21), vuole che fosse un mercante di uova. Alla risurrezione di Cristo, Simone trovò tutte le sue uova miracolosamente colorate, in varie tinte.

Nel Cristianesimo ortodosso le uova sono sacre – simbolo di risurrezione. La buccia rappresenta il sepolcro di Gesù, mentre il bianco che è dentro l’uovo rappresenta la luce della risurrezione, infatti il colore della Pasqua è quello della luce, e il bianco dell’uovo è molto luminoso. La buccia rotta dell’uovo significa il sepolcro aperto con l’uscita la luce della vita nella risurrezione, rappresentata dall’albume, il bianco dell’uovo. Uova di legno sono dipinte come icone con soggetti sacri e alcune sono molto preziose. Alcune hanno la scritta X B, che in cirillico corrispondono alle lettere K e V – Christòs Vaskrìes, cioè “Cristo è risorto”. Le più preziose sono le cinquantasette uova di Pasqua che sono state realizzate per la corte dello zar di tutte le Russie ad opera del gioelliere Peter Carl Fabergé fra il1885 ed il 1917, in oro, preziosi e materiali pregiati, una per ciascun anno, all’approssimarsi della festività. Fabergé ed i suoi orafi hanno progettato e costruito il primo uovo nel 1885. L’uovo fu commissionato dallo zar Alessandro III di Russia, come sorpresa di Pasqua per la moglie Maria Fyodorovna. L’uovo Fabergè del 1915 è chiamato uovo con croce rossa e trittico, è stato regalato da Nicola II alla zarina Alexandra Fyodorovna. E’ custodito al museo d’arte di Cleveland (USA). E’ sttao realizzato in oro, argento, smalto e vetro.  La figura principale dipinta sull’uovo – alto 8,6 cm – È Gesù Cristo. Dentro l’uovo, la scena centrale è la Discesa agli Inferi, la rappresentazione Ortodossa della Risurrezione cioè Cristo che sveglia i morti dopo la Risurrezione. Santa Olga, la fondatrice del Cristianesimo in Russia è rappresentata sulla sinistra del trittico. La Santa martire Tatiana è sulla destra. Le miniature interne sono state eseguite da Adrian Prachow specializzato in icone. Il rimanenti due pannelli delle porte dele trittico sono incisi col monogramma della corona dello zarina, e l’altro con l’anno “1915.” Zar Nicholas, occupato in guerra no fu in grado di regalare personalmente l’uovo allo zarina. Quello di maggior valore è l’uovo Birch del valore di 3 milioni di dollari. E’ del 1917, custodito al museo nazionale russo a Mosca.

Nelle chiese russo ortodosse viene appeso un enorme uovo di legno laccato rosso al soffitto, durante la Pasqua e i fedeli ricevono durante la messa delle uova sode dal prete. Altre uova sono fatte benedire in chiesa nei giorni precedenti alla Pasqua, vengono colorate e poi mangiate durante la festa. La pysanka ucraina è l’uovo decorato in casa.

Sulle uova un motivo spesso presente è la chiesa. Le chiese stilizzate si possono trovare di frequente sulle pysanky dell’Ucraina occidentale, specialmete nelle regioni di  Hutsul e Bukovyna; il disegno di un setaccio disegnato all’interno simboleggia l’abilità della Chiesa di separare il bene dal male.

Vi erano superstizioni per quanto riguarda i colori e disegni sul pysanky. Un vecchio mito ucraino basato sulla saggezza di regalare a persone anziane delel pysanky dipinte con colori scuri e/o con ricchi elaborati, perché le lroro vite sono state già piene e appaganti. Similmente è appropriato regalare a persone giovani delel pysanky con predominanza di colore bianco perché la loro vita è ancora una pagina bianca. Le ragazze donano spesso pysanky con disegni di cuori al loro fidanzato. E’ stato detto tuttavia che un aragazza non dovrebbe mai donare al suo ragazzo una pysanka senza un disegno in cima o in fondo all’uovo perché questo significa che il fidanzato perderà i capelli.

Lo scopo di creare delle pysanky era quello di trasmettere bontà dalal casa ai disegni e di scacciare il male. Spiral e altri disegni vengono dpinti per intrappolare il male, e per proteggere la famiglia e la casa da pericoli e mali.

Le croci sulle uova pysanky sono molto comuni e la maggioranza di quelle dipinte non sono croci ortodosse. Le croci più comunemente presenti sulle uova sono di tipo greco (con bracci di uguale dimensione). Altri simboli religiosi adattatati sono il triangolo con un cerchio in mezzo, l’occhio di Dio e uno noto come la “mano di Dio”.

Vi è anche un museo delle uova pasquali pysanka. Costruito nel 2000 e aperto il 23 settembre dello stesso anno a Kolomyia, cittadina dell’Ucraina occidentale. Precedentemente le uova del museo erano ospitate in una chiesa della zona. Il museo espone oltre 10.000 uova pysanky. La parte centrale del museo è a forma di uovo pasquale ucraino “pysanka”. E’ unico nel suo genere. Nel 2007 è stato eletto luogo simbolo dell’Ucraina moderna.

Celebrazione

La celebrazione della Pasqua, almeno sin dal Concilio di Nicea, non coincide esattamente con l’inizio della celebrazione ebraica di Pesach. Secondo quanto si legge nel Vangelo di Giovanni e da altri particolari della Passione, sembra che il giorno della morte di Gesù sia corrisposto, per la maggioranza del popolo ebraico del tempo, a quello in cui si immolava l’agnello e si celebrava (alla sera) il primo seder di Pesach, e perciò al giorno ritenuto essere il 14 di Nissan. L’Ultima Cena consumata da Gesù e dai suoi apostoli la sera del giorno precedente, secondo le modalità proprie del seder di Pesach, la si comprende come una possibile anticipazione del rito, propria di una parte del popolo ebraico del tempo (come ad esempio gli esseni, per il cui calendario liturgico “solare” il 14 di Nissan doveva cadere sempre di martedì) o come un’anticipazione voluta da Gesù stesso, “non potendo celebrarla l’indomani se non nella sua persona sulla croce” (Giuseppe Ricciotti). Inoltre in ambito cristiano, nella celebrazione della Pasqua, si voleva dare maggiore risalto alla Risurrezione, avvenuta il “primo giorno della settimana”, cioè la domenica immediatamente successiva.

In lettere scambiate tra la Chiesa di Roma e quelle d’Asia già nel II secolo, si rintraccia una disputa indicata come pasqua quartodecimana. Le Chiese dell’Asia minore ritenevano che i cristiani dovessero celebrare la Pasqua il 14 di Nissan in tono “penitenziale”, ritenendola una tradizione risalente all’apostolo Giovanni, e dando così maggiore risalto alla Passione e morte di Gesù. La Chiesa di Roma, invece, aveva la tradizione di celebrare solennemente la Pasqua la domenica successiva al 14 di Nissan, volendo in questo modo mettere maggiormente in risalto la Risurrezione di Gesù.

Dalla “composizione” di questa disputa prese origine l’attuale struttura del Triduo Pasquale.

La tradizione quartodecimana fu seguita da alcune chiese fino a poco oltre il Concilio di Nicea, che stabilì il criterio per la determinazione della data della Pasqua cristiana: essa doveva cadere la domenica seguente il primo plenilunio successivo all’equinozio di primavera, considerato corrispondente al giorno 21 di marzo. Il plenilunio non doveva essere effettivamente osservato, ma individuato approssimativamente mediante il calcolo dell’epatta, elaborato dal monaco Dionigi il Piccolo. In questo modo si slegava la determinazione della data della Pasqua cristiana dalle osservazioni dei fenomeni astronomici (effemeridi) e dalle regole del calendario lunisolare ebraico, non ancora completamente fissate. Soltanto con Maimonide, infatti, si stabilirono regole precise (ed indipendenti dall’osservazione dei fenomeni astronomici) per quanto riguardava il ricorrere del capodanno, la durata dei mesi e l’eventuale aggiunta del tredicesimo mese (we-adar) “intercalare” all’anno ebraico (accorgimento necessario per correggerne la differenza di durata rispetto all’anno tropico).

Anche la maggior parte dei protestanti, con qualche differenza, celebra la Pasqua il giorno stabilito seguendo le regole del Concilio di Nicea, invece di farla corrispondere al 14 di Nissan. Le Chiese ortodosse ed orientali celebrano tutte la Pasqua secondo le regole stabilite a Nicea, anche se, non avendo aderito alla riforma gregoriana del calendario e del metodo di calcolo dell’ epatta (epatta “liliana”) (ad eccezione della Chiesa ortodossa finlandese), questa finisce per cadere in giorni diversi da quello calcolato dai cattolici (di rito latino) e protestanti.

In conseguenza delle regole stabilite a Nicea (e della riforma “gregoriana” del calendario giuliano e dell’epatta) insieme all’attuale forma del calendario ebraico (per opera di Maimonide), la Pasqua cristiana cade circa nello stesso periodo di Pesach, sebbene venga fatta coincidere sempre con la domenica. Nel caso in cui il primo plenilunio di primavera (calcolato sempre approssimativamente con il metodo dell’epatta) cada proprio di domenica, e che quindi, verosimilmente, coincida con il giorno 14 di Nissan, la celebrazione della Pasqua cristiana (e “gregoriana”), allo scopo di sottolineare il diverso significato, viene rimandata alla domenica successiva.

Per la Chiesa Cattolica la Pasqua supera Pesach per importanza poiché, se Pesach corrisponde al periodo della Passione e morte di Cristo, la Pasqua ne ricorda la Risurrezione. Questa ricorrenza viene infatti ricordata all’inizio del Triduo Pasquale cristiano, nella messa “in coena Domini”, il giorno del giovedì santo, così come nella lettura liturgica di brani del libro dell’esodo, in particolare quello della cena con l’agnello immolato e del passaggio degli ebrei del mar Rosso, obbligatoria nella celebrazione della Veglia Pasquale, la sera del sabato santo.

Giorgio Nadali

 

 


Scientology. Il Tono 40 che fa risuscitare i morti

La Chiesa di Scientology è stata fondata nel 1954 dallo scrittore statunitense L. Ron Hubbard (1911-1986). Il termine chiesa non ha alcun riferimento al Cristianesimo. I fedeli nel mondo sono otto milioni, secondo Scientology. “Hubbard disse: ‘Un bambino è stato dichiarato morto da un medico e l’auditor [guida di Scientology] può richiamare il suo thetan [spirito] e ordinargli di riprendere il corpo riportandolo in vita’.

Il guaritore ha da tre a quattro minuti per far risuscitare la persona. Devono comandare: “Torna e riporta in vita questo corpo!” oppure ordinare al cadavere: ‘Torna qui e riprendi il tuo corpo immediatamente! Prendilo! Te lo ordino! Subito!’. Se queste tecniche non funzionano provate a obbligare la persona a tornare facendola pensare ai suoi familiari e amici… Questo tipo di comando è noto come Tono 40 e si apprende durante una Routine di allenamento di Scientology (TR). Queste tecniche servono a migliorare la comunicazione. I membri di Scientology fanno pratica del Tono 40 con un portacenere, dandogli comandi in modo che si muova da solo secondo le loro intenzioni”.

Giorgio Nadali