Guarigione interiore. Ricerca: Il perdono è donna

Uno studio condotto presso l’Università dei Paesi Baschi (UPV / EHU) è il primo sulle differenze emotive tra i sessi e le generazioni in termini di perdono. Secondo lo studio, i genitori perdonano più che bambini, mentre le donne sono più disposte a perdonare rispetto agli uomini. “Questo studio ha grande applicazione per i valori di insegnamento, perché ci mostra quali motivi le persone hanno per perdonare e la concezione popolare del perdono”, dice Maite Garaigordobil, co-autore dello studio e professore presso la Facoltà di Psicologia.

Lo studio, che è stato pubblicato sulla Revista Latinoamericana de Psicología, è il primo ad essere stato effettuato in Spagna.

Mostra che i genitori trovano più facile perdonare rispetto ai loro figli, e che le donne riescono meglio a perdonare rispetto agli uomini.

Un fattore determinante nella capacità di perdonare è l’empatia, e le donne hanno una maggiore capacità empatica rispetto ai maschi”, dice Carmen Maganto, co-autrice dello studio e professoressa di ruolo presso la Facoltà di Psicologia della UPV.

I risultati, che sono stati misurati utilizzando una scala per valutare la capacità di perdonare (CAPER), e una scala del perdono e dei fattori che lo facilitano (Esper), mostrano che ci sono differenze tra i motivi che incoraggiano il perdono a seconda dell’età e del sesso delle persone.

Cosa spinge il perdono?

I bambini ritengono che “si perdona con il tempo”, mentre i genitori indicano motivi, come “rimorso e perdonare l’altra persona” e “giustizia legale”. Gli autori di questo studio dicono che i genitori che hanno perdonato di più nel corso della loro vita hanno una maggiore capacità di perdonare “in tutti i settori”. Genitori e figli utilizzano definizioni simili di perdono.

Non portare rancore, riconciliazione e comprensione, empatia sono i termini più utilizzati da entrambi i gruppi per definire il perdono”. Tuttavia, ci sono maggiori differenze tra uomini e donne”. Entrambi vedono il “non portare rancore”, come la migliore definizione del perdono, ma gli uomini danno maggiore importanza a questa caratteristica.

Lo studio, che è stato realizzato con la collaborazione di 140 partecipanti (genitori e bambini di età compresa tra i 45 ei 60, e 17 e 25, rispettivamente), mette in evidenza due condizioni fondamentali per una persona per essere perdonata.

Una di queste è per loro “mostrare rimorso” e il secondo è per la persona che è stata offesa “di non sopportare un rancore”. Gli esperti dicono che l’ambiente familiare gioca un ruolo chiave nel trasmettere valori etici.

Questo risultato è particolarmente interessante in situazioni in cui le famiglie sono in crisi e senza istruzione di base in termini di valori. Questa educazione è in gran parte trasferita alla scuola”, spiegano i ricercatori. La ricerca “apre molte nuove domande” per i due investigatori, che credono che sia “necessario studiare il ruolo che il perdono svolge nel trattamento psicologico, in particolare tra le vittime di abusi sessuali, maltrattamenti fisici e psicologici e infedeltà coniugale, così come in altre.

Giorgio Nadali


Le opere di misericordia spirituale. 5. Perdonare le offese

Se vuoi veramente amare, devi imparare a perdonare – diceva Madre Teresa di Calcutta. Il perdono è al cuore del messaggio del Vangelo. Ma cosa significa veramente perdonare? Come e quante volte perdonare? «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?» Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette». (Matteo 18,22). “Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati” (Marco 11,25). “Perdonate e vi sarà perdonato” (Luca 6,37). «Se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Matteo 6,15).

Sembra che gli uomini perdonino di meno delle donne, perché hanno meno capacità di immedesimarsi nei sentimenti degli altri, secondo Carmen Maganto, co-autrice dello studio pubblicato sulla Revista Latino americana de Psicologia, con Maite Garaigordobil, professore alla facoltà di Psicologia dell’università dei Paesi Baschi. Il perdono libera l’anima, rimuove la paura. È per questo che il perdono è un’arma potente (Nelson Mandela) ed è la qualità del coraggioso, non del codardo (Gandhi). Perdonare significa innanzi tutto rinunciare alla vendetta. Sarebbe giusto restituire in base al male ricevuto. Sì, è Parola di Dio nell’antico Testamento. Dio chiede agli Israeliti di essere equi nelle loro punizioni, con la legge del taglione: “Il tuo occhio non avrà compassione: vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede”. (Deuteronomio 19,21). Di questa legge noi ricordiamo solo “l’occhio per occhio” perché Gesù la cita nel Vangelo annunciando che (dopo dodici secoli) è superata : “Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra” (Matteo 5,38-39). Dobbiamo essere sinceri, a noi le due frasi sembrano paradossali. La maggioranza di noi non è poi così spietata come per la legge dell’occhio per occhio, vita per vita (pena di morte). Però rimaniamo di certo perplessi ascoltando le parole di Gesù. Come sarebbe a dire “non opporti al malvagio”? Gesù non chiede di farsi fare del male.

È lecito difendersi. Non è lecito vendicarsi, cioè restituire con gli interessi il male ricevuto. Possibilmente dobbiamo reagire solo per fatti realmente gravi, lasciando correre tutti le altre piccole “aggressioni” quotidiane. Quando reagiamo e ci difendiamo dobbiamo farlo senza odio. È poi sempre possibile pregare per chi ci ha ferito e poi cercare di dimenticare, perché “ciò che logora più rapidamente e nel modo peggiore la nostra anima è perdonare senza dimenticare” (Arthur Schnitzler). Perdoniamo quindi sia perché imitiamo il cuore di Dio, che veramente dimentica il nostro peccato, sia per noi stessi, perché il rancore ci blocca e non ci fa vivere bene. In sostanza perdoniamo per poter continuare a vivere, e Dio si prenderà cura di noi ricolmandoci con il suo favore, facendoci giustizia a suo modo e nei suoi tempi. Lo ha promesso. È bello e lecito “ricordarglielo” nella preghiera. In realtà lo ricordiamo a noi stessi: “E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra”. (Luca 18,7). È quindi anche un atto di fede in Dio che ci farà giustizia. Ricordiamoglielo: “Signore, Tu lo hai promesso!” E poi: “Aiutami a perdonare e ricolmami del tuo favore. Non ho rancore verso chi mi ha ferito, perché credo che tu sei ’vicino a chi ha il cuore ferito’, come dice il Salmo” (33,19). Perdonare è anche un grande esercizio di umiltà. Il cuore perdona spesso, la ragione qualche volta, l’amor proprio mai (Louis Dumur).

Rimane una perplessità. Perdonare “settanta volte sette”, come dice Gesù. Sette è il numero dell’infinito. Settanta volte sette è un modo paradossale ebraico di dire: “Sempre, senza limiti”. E qui scatta il nostro orgoglio. Secondo un detto popolare meridionale: “Qui nessuno è fesso!” Se continuo a perdonare quello/a se ne approfitta di me! In effetti, è meglio che Dio non ragioni così con noi. Come fare? Per noi perdonare vuol dire non odiare mai e rinunciare sempre alla vendetta. Penso che l’unica vendetta senza odio sia quella divina: “Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: ‘A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore’” Romani 12,19). Certo, possiamo evitare che qualcuno se ne approfitti di noi, senza odiarlo: “Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Matteo 10,16). Secondo lo studio già citato sono emersi elementi che pare rendano più facile perdonare: il rimorso mostrato da chi ha offeso, e il non serbare rancore, per chi è vittima del torto. L’ambiente familiare gioca un ruolo importante nella trasmissione dei valori etici, che si portano poi fino alla scuola e facilitano l’insegnamento al perdono. «Ognuno di noi perdona in proporzione della sua capacità di amare». (François de La Rochefoucauld). «Dimenticare le devastazioni del peccato, dirai, nessuno lo può; resta il rimorso, tenace, lancinante. Se la tua immaginazione ti presenta l’immagine distruttrice del passato, sappi che Dio non ne tiene conto. L’hai capito? Per vivere il Cristo in mezzo agli altri, uno dei rischi più grandi è il perdono. Perdonare e di nuovo perdonare, ecco ciò che cancella il passato e immerge nell’istante presente. Portatore del nome di Cristo, cristiano, per te ogni istante può diventare pienezza… Non si perdona per interesse, perché l’altro cambi. Sarebbe un calcolo miserabile che non ha nulla da spartire con la gratuità dell’amore. Si perdona a causa del Cristo» (Frère Roger di Taizé).

C’è una grande saggezza psicologica nell’insistenza della tradizione cristiana che il perdono proviene attraverso la Croce di Cristo. Perché in quest’uomo, ingiustamente processato, torturato e inchiodato a una croce, il cristiano vede dischiudersi le qualità del Dio che è attivo in tutto ciò che avviene. Egli vede nell’uomo crocifisso Dio che attua interamente la sua identificazione con gli uomini e con le donne, a prescindere dalla loro responsività. Se Dio arriva a tanto nel tollerare gli uomini così come sono, allora un uomo dovrebbe essere capace di tollerare se stesso… Bunyan, scrivendo sul cristiano, descrive la propria esperienza. Dopo essere stato tormentato per molti anni da un sentimento di colpa, imparò attraverso la croce a smettere di rifiutare se stesso e ad entrare nella pace del perdonato, la pace di coloro che accettano se stessi perché credono che Dio li abbia accettati… Ogni persona, per realizzare il proprio potenziale come essere umano, ha bisogno di affrontare e accettare il lato cattivo, apparentemente vergognoso, di se stesso. La realizzazione del perdono divino, se correttamente compresa, permette agli uomini di accettarsi; mette termine alla guerra civile all’interno della personalità. Questa pace interiore, questa realizzazione di potersi accettare, segue spesso la realizzazione di essere accettati dagli altri.

Giorgio Nadali


Apparizioni. La Vergine di Cuenca (Ecuador)

Il 28 agosto 1988, alle quattro e trenta del mattino, Patricia Talbott (o Talbot) Borrero, di diciassette anni, terza figlia di genitori divorziati, vede la sua stanza riempirsi di «una luce brillante». Si nasconde sotto le coperte e poi osa guardarsi intorno. Vede «una bella signora dentro la luce» e sente dire: «Non temere, io sono la tua Madre del Cielo. Unisci le mani sul petto e prega. Prega molto per la pace nel mondo. Ti amo molto, piccola mia. Cambia. Prega molto per i sacerdoti, i religiosi, perché Satana sta cercando di tentarli con il peccato: la confusione sarà la sua principale provocazione. Desidero che tu, mia piccola figlia, […] che tu mi faccia un altare qui con dei ceri benedetti. Io sono la guardiana della fede e sarò sempre con te, […]». Patricia incrocia le braccia e comincia a recitare il Padre Nostro. «Non così, non così!» le dice l’apparizione, che le insegna a pregare dolcemente. Alla fine di questa preghiera l’apparizione se ne va. Patricia sente un «profumo di rose» attorno a lei. La famiglia Talbott allestisce un piccolo altare per la Vergine. Nei giorni seguenti ha luogo una seconda appone. Patricia tiene la testa rovesciata indietro e le braccia distese. Poco dopo, nella cattedrale di Quito, la Vergine le si mostra «come una silhouette». Il 7 ottobre 1988, verso le diciassette e trenta, a Città del Messico, in Piazza dello Zocalo, Patricia ha una nuova apparizione.

«È stato durante questa apparizione che l’ho vista per la prima volta come se fosse una persona reale, con un corpo, precisa Patricia. Prima, era una visione, oggi Ella mi ha parlato con una gran bella voce e mi ha detto: “Piccola mia, Sono contenta di vederti. Non avere paura”». La ragazza spiega che nel momento in cui si è inginocchiata davanti all’immagine sacra ha sentito dentro di sé «un grande pentimento per i suoi peccati». Patricia chiede alla Vergine perché non ha scelto una persona più intelligente e più santa di lei. «Gesù è un dottore che viene per guarire i malati», le risponde la Madonna. Patricia chiede un segno”. Qualche istante dopo, la sua compagna di viaggio, Bernardita Gerves, di ventinove anni, «vede» a sua volta. Alcuni minuti Più tardi, Patricia ha un’altra visione, quella di «bambini nudi di tutte le razze mondo: avevano delle plaghe su tutti i piccoli corpi e si trovavano in un grande campo da cui uscivano nuvole di fumo. La Vergine si mostra di nuovo e le prende le mani. «Sarà una prova della tua fede tu mi vedrai come prima, ma non mi potrai toccare. Prega molto per pace nel mondo […]. Sto per fermare la mano di mio Figlio: cambiate e convertitevi», sente dire la ragazza. Il giorno dopo nel Santuario di Nostra Signora di Guadalupe, Patricia ha una nuova apparizione non appena entra nella basilica. «La Vergine stava su una nuvola, scalza, con un velo azzurro che le copriva la testa e scendeva fino alle caviglie, poi portava un nastro rosso in alto sulla tunica bianca. Aveva dei grandi occhi a mandorla del colore del miele come la capigliatura che le spuntava dai lati del velo; il naso era piccolo e diritto, le labbra sottili ed il viso fine. La pelle era dorata. Portava una corona fatta di dodici stelle sospese intorno alla testa.

Le sue braccia erano tese in avanti e verso il basso e teneva un rosario nella mano destra che rimaneva sospeso all’estremità attorno alla croce tenuta, invece, nella mano sinistra. Il rosario era color «caffè» e la croce aveva sopra un Cristo in metallo», spiega Patricia. Un messaggio dice: «Pregate dicendo il rosario che è lo scudo contro il male. Portate lo scapolare ed esso vi proteggerà. Continuate a tenere in casa con voi il Cuore di Gesù che vi manterrà uniti e vi darà la pace. Fate penitenza e digiunate. Tramite la preghiera, riuscirete ad arrivare al Cuore di mio Figlio». Patricia va davanti alla tilma. Lì va di nuovo in estasi. «Mia piccola anima, le dice la Vergine, fra tre giorni ti rivelerò il grande segreto nel santuario della collina di Tepeyac. Metti in pratica ciò che dicono i miei messaggi e falli conoscere». Tre giorni più tardi, Patricia va in estasi nel luogo che le ha indicato la Madonna. «Mia piccola anima, questa sarà l’ultima volta in cui mi vedi: questo metterà alla prova la tua fede ma mi porterai sempre nel tuo cuore […] . Sto per rivelarti il mio grande segreto, che corrisponde a quello rivelato alla maggior parte degli altri veggenti; questo non lo puoi scrivere né lo puoi dire a nessuno finché non te lo ordinerò io […]. Rimetto nelle vostre mani la grande missione della conversione [ ]. Bambini miei, se vi convertite, il Cuore di mio Figlio si addolcirà [.. .]», sente dire la giovane donna. Poco dopo, a dispetto di qualsiasi aspettativa, arriva un’altra apparizione. Patricia riceve le seguenti parole: «Sono qui per rivelarti la data del grande castigo, quella che non potrai rivelare a nessuno». Ritornata a casa, Patricia informa il suo vescovo e poi organizza un gruppo di preghiera che si riunisce ogni sabato. Il 1 dicembre 1988, nella cappella del collegio dei domenicani di Cuenca, davanti al Santo Sacramento, Patricia sente una «brezza gradevole» e poi cade in estasi, con lo sguardo rivolto verso l’alto e la testa rovesciata all’indietro.

All’improvviso, prende un pezzo di carta su cui scrive questo messaggio senza neanche guardare il foglio: «Voglio che il rosario dell’8 dicembre venga recitato in un teatro aperto: fate in modo che questa cosa si sappia in tutte le parti del vostro paese. Coloro che hanno il rosario nel loro cuore avranno anche, allo stesso modo, l’impronta dell’amore di Dio». Il vescovo della diocesi ha autorizzato questa riunione, che si è svolta in una piazza nella quale Giovanni Paolo II aveva celebrato una messa nel 1985. Accorrono duemila persone. Il 24 dicembre, la Vergine sarebbe apparsa ad un amico di Patricia e avrebbe detto: «Amatevi come Lui ed io vi amiamo». Il 26 dicembre 1988, la Vergine chiede di allestire un «punto di raccolta e smistamento dei vestiti per i poveri». All’inizio di gennaio 1989, un messaggio annuncia «dieci giorni di tenebre». Nel giugno 1989, l’apparizione mostra a Patricia un luogo che ha scelto e che chiama «il Giardino della Vergine»: El Cajas, a 3.500 metri di altitudine. Le apparizioni pubbliche continuano a susseguirsi, a volte anche davanti a 100.000 persone. Il 16 luglio 1989, la Vergine appare accompagnata dagli arcangeli san Michele e san Raffaele e chiede delle preghiere per le anime del Purgatorio, per il Papa e per i sacerdoti. Il 5 agosto 1989, Patricia ha una visione del Cristo. Il 28 agosto, 6.000 persone si recano al «giardino di El Cajas» per una processione La Vergine appare a Patricia e le chiede che i fedeli si consacrino al Sacro Cuore di Gesù ed alla sua Immacolata Concezione il 7 settembre seguente.

Il 9 settembre e il 7 ottobre 1989, alcuni messaggi accennano ad una «terza guerra mondiale». Il 6 gennaio 1990, 10.000 persone si recano sul luogo. Nei giorni seguenti, molte immagini della Vergine e un crocifisso appartenente a Patricia, avrebbero versato delle «lacrime». In marzo totale, dal 28 agosto 1988 fino al 3 marzo 1990 Patricia sostiene di aver avuto 112 apparizioni della Vergine. Il 16 gennaio 1991 Patricia si è sposata con André ventidue anni. Mons. Andrés Vega Cordoba, di ventidue anni. Mons. Luna Tobar, vescovo della diocesi, rimane molto riservato. Ha chiesto a Patricia di non parlare più pubblicamente di quei fatti. Nel 1995, padre J. Teràn, rettore dell’università di Quito ha organizzato un simposio riguardo a questi avvenimenti, da quel momento in poi il vescovo ha ammorbidito la sua posizione.

Giorgio Nadali

(Giorgio Nadali, La Vergine di Cuenca, “Maria”, n. 2, 2015)


La potenza quantica della legge di attrazione: Attrai ciò che pensi (nel bene e nel male)

“I pensieri non diventano cose. I pensieri sono cose” (Eric Michael Leventhal)

Mi piace molto questa citazione, fondamentalmente perché riassume qualcosa che ho già faccio a livello subconscio, seguendo la legge di attrazione, ma ho scoperto che molte persone hanno problemi con questo punto di vista, dicendo che non è un fatto scientificamente provato. Mi sono anche chiesto come la legge di attrazione possa funzionare, se c’è davvero una “forza” che attrae le cose nella nostra vita.

ho trovato i risultati di diversi studi negli ultimi dieci anni molto sorprendenti. Se si rompe la materia, dalle molecole agli atomi,  elettroni, neutroni e protoni, si trovano pezzi sempre più piccoli. Un’importante teoria quantistica-fisica è la teoria delle stringhe. Essa afferma in sostanza ogni materia si compone di corde, di dimensioni un milionesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di centimetro. Si dice che sono fatte di nulla, tranne poche righe di energia. Pertanto, secondo questa teoria, tutto ciò che vediamo, il vostro salotto, il testo che si sta leggendo, il tuo corpo, è fatto di pura energia. Siamo fatti di energia. Pertanto, da un punto di vista scientifico, non ha alcun senso per differire tra fantasia e realtà, perché entrambe le cose sono reali in qualche modo. Stiamo davvero vivendo in tempi entusiasmanti, in cui la scienza sta sostanzialmente confermando antichi punti di vista: i pensieri creano la realtà (come il Buddhismo, …).

Quando sono in uno stato d’animo positivo, attiro situazioni positive; viceversa, quando sono di cattivo umore, le cose più negative sembrano accadere. In principio, il tasso di cose buone e cattive può essere lo stesso per le persone positive o negative, ma persone positive concentrarsi maggiormente sugli aspetti positivi nella loro vita. Una esperienza positiva può portare ad un’altra, come una reazione a catena. Ma per far accadere le cose buone, devono essere da qualche parte prima – nella tua testa, come i pensieri. Quando tutta la vita intorno a noi compresi noi è fatto di energia, inclusi i nostri pensieri, allora perché non ci concentriamo sulle cose buone? Perché non incanalare la nostra “energia”, i nostri pensieri, in una direzione desiderata?

Quello che sono ora, dove si vive e lavora ora, le circostanze di vita attuali, le persone che conosci, tutto quello che è il prodotto dei pensieri che hai avuto e le decisioni che hai fatto negli ultimi anni. Siate pazienti con voi stessi, se vi trovate intrappolati in circostanze infelici di vita.

Invece di canalizzare l’energia in vista negative e lamentarsi, la vostra energia dovrebbe andare in cose positive, riassunta da “Fai e pensa di più di ciò che ti rende felice”. Tu sei il creatore della tua realtà, e solo tu sei responsabile della tua vita. Forse hai avuto un’infanzia ruvida, un matrimonio infelice, hai incontrato le persone sbagliate nella tua vita, hai fatto alcune decisioni sbagliate … va bene, nessuno è perfetto. Ognuno ha la propria storia, ma sta solo a voi come vivete la vostra vita, apportare modifiche, a partire dai vostri pensieri in questo momento.

Consiglio sempre di scrivere i vostri pensieri. E’ incredibile sapere quanti pensieri negativi attraversino la vostra mente ogni giorno. Questo è un dato di fatto, come puoi essere felice con i pensieri infelici? Lo scriverli è(forse per la prima volta nella tua vita) prendere conoscenza di come trattare se stessi e il vostro circostante. Una volta che li hai scritti sta a voi per trovare migliori pensieri per te stesso. Pensa pensieri migliori e scrivili. Iniziate a pensare a vostri obiettivi, e scrivete come desiderate che sia la vostra vita.

Un ricercatore ha scoperto che le persone che hanno scritto i loro obiettivi invece di limitarsi a dire ad alta voce dove più probabilità di raggiungere i loro obiettivi. Per esempio, gli studi suggeriscono che quando le persone hanno scritto i loro pensieri su un pezzo di carta e poi lo hanno gettato via, hanno anche mentalmente scartato questi pensieri. Pertanto, per avviare un cambiamento nella vostra vita, scrivete i vostri obiettivi, le modifiche desiderate nella vostra vita. Consiglio d L’energia più si incanala in una direzione desiderata, più è probabile che vedrete i risultati. Attenti agli obiettivi, dovrebbero essere realistici. Perdere più di un chilo a settimana è possibile, ma non molto sano.Conoscere il futuro marito la settimana prossima se siete single può essere possibile, ma improbabile. Scrivere ciò che si vuole è un buon modo per essere più chiari circa le vostre intenzioni, e credo che questo in qualche modo attivi la legge di attrazione.

Video di Daniele Penna, 1h 34′

Esperimenti sulla legge di attrazione

Effetto Maharishi

1993 – Dal 7 giugno al 30 luglio 1993, a di Washington DC (Distretto della Columbia), circa 4000 persone hanno partecipato ad uno studio sulla prevenzione del crimine tramite l’Effetto Maharishi , cioè un utilizzo intensivo del programma di Meditazione Trascendentale per creare uno stato di coerenza nella popolazione globale tale da ridurre stress e tensioni sociali.
I metodi dello studio erano stati approvati da 27 membri indipendenti (sociologi e criminologi universitari, rappresentanti dei dipartimenti di polizia del Distretto della Columbia e leader civili).

All’aumentare delle persone partecipanti si poté verificare una significativa diminuzione dei casi di omicidio, aggressione e stupro, con una riduzione del 23,3 % nella settimana finale del progetto, quando il numero dei meditatori era al suo massimo. La probabilità che un fenomeno simile potesse avvenire per caso è stata calcolata inferiore a 2 su 1 miliardo (p < .000000002).
In quel periodo la popolazione di Washington era di circa 600.000 abitanti; questo significa che un semplice 0,66% della popolazione globale ha potuto influire sull’insieme.

Sulla base di 41 studi minori effettuati precedentemente, un tale risultato era stato anticipato prima di effettuare l’esperimento a Washington. Tale esperimento è stato supervisionato dal Dr. John Hagelin, fisico quantistico che è comparso anche nei video “What The Bleep” e “The Secret”.

Esperimenti sulla preghiera di intercessione

Esistono svariati studi sull’efficacia della preghiera nella guarigione. Ad esempio:

1988  – Il Dr. Randolph Byrd ha pubblicato sul “The Southern Medical Journal” una dimostrazione riuscita di guarigione a distanza. Lo studio è stato fatto in doppio cieco. 393 pazienti cardiologici del San Francisco General Hospital, dopo aver firmato un consenso informato, sono stati casualmente assegnati ad un gruppo che riceveva preghiere di intercessione (192 pazienti) e ad un gruppo di controllo (201 pazienti). Lo studio è durato oltre 10 mesi; i pazienti del secondo gruppo necessitarono ventilazione assistita, antibiotici e diuretici con frequenza maggiore e statisticamente significativa rispetto al primo gruppo.

“Positive therapeutic effects of intercessory prayer in a coronary care unit population.” Randolph C. Byrd, M.D.- Medical Service, San Francisco General Medical Center, CA.  Southern Medical Journal 1988 Jul; 81(7): 826-9 http://www.iwriteiam.nl/D960916-prayer.html

1999  – Il Dr. William Harris, cardiologo del “Mid-America Heart Institute” a Kansas City, ha condotto per un intero anno – pur essendo inizialmente scettico sul risultato – uno studio su 990 pazienti con affezioni cardiache. Metà dei pazienti ricevevano delle preghiere e l’altra metà no, ad insaputa dei pazienti stessi che non erano a conoscenza dell’esperimento. I pazienti sottoposti a preghiera ebbero un 11% in meno di infarti e complicanze mediche.

Mario Kittenis (Università di Edimburgo) ha testato persone unite da forti legami emozionali e quando una delle due persone viene sottoposta a lampi di luce casuali, contemporaneamente il partner (situato in un’altra stanza) presenta un’attività nella corteccia visiva. Il tutto viene monitorato via EEG.
Ad analoghi risultati è pervenuto anche Todd Richards (Università di Washington), che ha eseguito esperimenti simili sfruttando un’apparecchiatura più sofisticata, la FMRI (Functional Magnetic Resonance Imaging) in grado di studiare l’attività cerebrale con maggior dettaglio.
Tra i primi a svolgere ricerche sull’entanglement telepatico citiamo il neurofisiologo Jacobo Grinberg-Zylberbaum (Università del Messico), che definiva potenziali evocati e potenziali trasferiti le evidenze elettroencefalografiche dell’interconnessione tra le due menti dei soggetti.
Ved. www.scienzaeconoscenza.it/articolo/creare-un-rapporto.php  ed anche
www.valdostamuseum.org/hamsmith/QuantumMind2003.html#grinzyl (in inglese)

Giorgio Nadali


I miracoli indù e la scienza yogica ashta ma siddhis

Miracoli indù? Certo! E sono tanti… L’Induismo classifica i miracoli e dà esempi di miracoli nella sua mitologia e nella vita di centinaia di santi. Il siddhar è chi ha il siddhi, potere soprannaturale, che è definito da otto tipi della scienza yogica (ashta ma siddhis). Questi sono: 1) Anima: potere di ridursi alla dimensione di un atomo e di entrare nella vita microscopica. 2) Mahima: potere di divenire potente e grande come Krishna. 3) Laghima: capacità di essere leggero, ma grande nelle dimensioni. 4) Garima: capacità di essere pesante come Shiva. 5) Praapti: capacità di entrare in tutti i mondi da Brahmaloka a Pathalam.6) Prakaamyam: potere di uscire dal corpo, entrare in altri corpi e andare in cielo e godere di ciò che si vuole. 7) Ishitvam: il potere di divenire un dio come Shiva. 8) Vasithvam: potere di influenzare chiunque. Questi poteri possono essere ottenuti da chiunque si impegni e si sforzi di praticare la disciplina spirituale (sadhana).

1) Si può divenire piccolo con l’umiltà, che dà il potere chiamato anima. 2) Si può divenire mahaan, grandi, aiutando gli altri. Chi serve gli altri è un mahatma. Aiutare gli altri dà il potere mahima. Mahatma (grande) è il titolo di Gandhi. 3) Si può divenire pesanti dal peso dei propri contributi alla società Dare continui contributi alla società dà il potere garima. 4) Si può divenire leggeri eliminando il proprio ego. Questo dà il potere laghima. 5) Si può aspirare a qualsiasi cosa cercando. La ricerca dà il potere praapti. 6) Si possono realizzare i propri desideri con la volontà. Questo dà il potere praakamyam. 7) Si può divenire signore assumendosi delle responsabilità. Questo dà il potere ishitvam. 8) Si può influenzare gli altri mediante l’amore e l’interessamento. Prendersi cura di qualcuno dà il potere vashitvam.

Giorgio Nadali


Lo Ōryōki. Il pasto meditativo e lo “Zen della nonna”

Lo Ōryōki è una forma meditativa di consumare i pasti originatasi in Giappone che sottolinea la consapevolezza pratica della coscienza, obbedendo a un ordine rigoroso di movimenti precisi. Un set ōryōki è composto da ciotole nidificate chiamate jihatsu, di solito fatte di legno laccato e utensili racchiusi in un panno. La ciotola più grande, a volte chiamata Ciotola del Buddha o zuhatsu, simboleggia la testa del Buddha e la sua saggezza. Le altre ciotole sono progressivamente più piccole. La ciotola di plastica nera è composta di tre ciotole nidificate, due bacchette, un cucchiaio di legno, una piccola spatola di gomma, un tovagliolo grigio, e un panno di pulitura, tutti ordinatamente avvolti in un panno grigio con un ciuffo che assomiglia a un fiore di loto. Questo è lo stile formale di servire i pasti nei templi zen.

La ciotola stessa è considerata un simbolo di trasmissione da maestro ad allievo. I monaci la ricevono insieme alla veste. L’Ōryōki si è evoluto nei monasteri buddhisti in Cina e in Giappone nel corso di molti anni e fa parte della tradizione buddhista. Sia i monaci sia i laici praticano l’ōryōki per consumare pasti formali nei monasteri Zen e nei luoghi di meditazione. I maestri zen dicono che consumare i pasti con l’ōryōki sviluppa il senso di gratitudine, la consapevolezza e la comprensione di sé. Il cuoco (tenzo) è la figura più importante dopo l’abate di un monastero zen. Letteralmente tenzo significa monaco celestiale. Il suo compito è fornire una giusta alimentazione per la meditazione sesshin combinando gli ingredienti che provengono dalla questua (takuhatsu). I maggiori maestri zen erano cuochi, come ad esempio Dongshan Shouzhu. Importantissima è la kuri, la cucina del tempio zen. La dieta è rigorosamente vegetariana (shojin ryori). In monastero il menù comprende a colazione riso con verdure sotto sale (tsukemono), a pranzo e cena pasta di soia (miso).

Lo Zen della nonna

Rōba-Zen significa letteralmente “Zen della nonna”. È un metodo mite di formazione Zen in contrasto a quello che usa le maniere forti con l’allievo: il Kentsui cioè “pinze e martello da fabbro”. Un maestro può optare per lo Zen della nonna se non se la sente di maltrattare i suoi allievi, anche se il metodo duro Kentsui aiuta a trovare la vera felicità (anjin). Se poi l’allievo si attacca troppo al mondo delle apparenze per lui c’è solo un termine: viene chiamato kan-shiketsu, cioè “spatola secca di sterco”. Infatti, prima della sua invenzione, in Cina veniva usata la spatola di legno al posto della carta igienica.

Giorgio Nadali


Zenix. La magia dell’essere

L’etimologia della parola “Zenix” nasce dall’unione di tre termini: la parola “zen”, l’essenza del Buddhismo di scuola cinese Chàn e giapponese poi, la parola “matrix”, intesa come la “matrice” attraverso cui si struttura la realtà, infine “fenix”, la leggendaria fenice dell’alchimia, intesa però in questo ambito come spinta trasmutatrice verso se stessi per rinascere dalle proprie ceneri e sorgere a una nuova vita, a una nuova realtà.

Zenix è un sistema di conoscenza sincretico che si pone come obiettivo la valorizzazione dell’individuo e la sua liberazione da quelle abitudini, comportamenti, emozioni negative e dai sistemi di credenze che lo limitano nella sua propensione alla libertà. Ciò porta a un cambiamento della propria realtà che si riordina in base ai nuovi parametri mentali acquisiti.
Quando una persona trascorre tutta la vita in una prigione mentale si dimentica dell’esistenza della libertà e si abitua a osservare il cielo attraverso le sbarre, non facendo nemmeno più caso a esse. Questo metodo, invece, si prefigge di ricordarci che la libertà è uno stato d’essere in divenire e che essa può essere esperita solo emancipandoci della gabbia mentale che ci tiene schiavi.
Lo scopo di Zenix è la nostra auto-deprogrammazione da questa mente altrui. Ciò comporta la cancellazione volontaria e consapevole di tutti quei programmi mentali che sono stati nel tempo inseriti nel nostro sistema interno e che generano risposte automatizzate nell’interazione con il “nostro” sistema di rappresentazione: vale a dire, con ciò che ingenuamente crediamo sia la realtà! Questi programmi mentali inconsci mandano in un ridondante loop la nostra vita, confinandoci all’interno di una rigida personalità dai tratti d’automa, mentre Zenix vuole rammentarci che l ‘ego è un programma neurale, non la nostra identità.

Se non si ripulisce l’hard disk dell’inconscio dai programmi che lo infestano, questi modelleranno la realtà al posto nostro. I programmatori ombra sono la somma di tutti i software inconsci che strutturano o manipolano la “nostra” personalità e il “nostro” relativo sistema di credenze.
Zenix è uno squarcio irriverente a questo velo di ignoranza avente scopo di mettere a nudo i nostri sistemi di credenza e la realtà artificiale che ci circonda e che ci distoglie da noi, dal nostro potere interiore e dal nostro diritto alla libertà e individualità.
Per capire chi siamo e quali poteri abbiamo, è necessario imbarcarci in un appassionato studio su noi stessi e sull’interazione della nostra mente con l’ambiente intorno a noi. Nell’osservare come ci comportiamo, scopriamo quanto potere stiamo dando al di fuori di noi e, pertanto, quanto l’ambiente ci influenzi e come da questa interazione si sviluppa la schiavitù fisica, psicologica e spirituale.
Attraverso l’osservazione consapevole, un po’ alla volta possiamo scoprire i più reconditi segreti su di noi e su ciò che pensiamo ci sia al di fuori di noi, quell’enigmatico gioco che chiamiamo Vita.
Le conferenze di presentazione hanno lo scopo di introdurci a un metodo creato per renderci più abili e felici nella vita, dandoci alcune delle più potenti pratiche apprese in oltre venticinque anni di ricerca e, congiuntamente, delle nuove e originali tecniche per il modellamento della realtà che aiuteranno a rimuovere tutti i limiti che soffocano i nostri potenziali e annichiliscono i nostri sogni e gli obiettivi che vogliamo raggiungere. Togliendo le limitazioni in noi stessi rimuoveremo quelle presenti nella nostra realtà, realtà che è solo uno specchio di ciò che noi siamo.

Riccardo Tristano Tuis


L’INNATO RIVELATO: Liberare la magia interiore

Un errore diffuso è pensare che il semplice sia facile, il complesso difficile.
Molto spesso è vero il contrario. Lo diceva anche Ovidio duemila anni fa: “La semplicità, è cosa rarissima ai nostri tempi”. Basti pensare che siamo spesso alla ricerca di risposte complesse a cose semplici, e neghiamo una semplice soluzione a ciò che riteniamo apparentemente complesso. É sorprendente quanto siamo bravi a “incasinare” le nostre vite. Siamo davvero dei grandiosi costruttori di problemi che creiamo a volte consciamente e altre no. Diamo più valore alla complessità che non alla semplicità. Siamo più predisposti alla lotta per l’affermazione di noi stessi che non alla fioritura naturale della nostra essenza.

Eppure l’essenza di tutto ciò che esiste è nella semplicità e riportare noi stessi in quello stato d’essere può ridefinire tutta la realtà e rimodellare la nostra vita. L’innato si manifesta allora in tutto il suo potere, in tutta la sua grandezza, integrando parti della nostra consapevolezza fino ad allora inesplorate.
Rivelare il tuo innato ti aiuterà a trovare equilibrio fisico, mentale ed emozionale. Porterà consapevolezza sui meccanismi interni ed esterni capaci di innalzare la tua vibrazione e quindi di aumentare l’energia vitale che è in te e di cui sei responsabile e custode.
È un processo di riconnessione con la parte più profonda e vera di te stesso, con il sapere intuitivo, così da riconoscere e sperimentare la tua natura splendente oltre i limiti dei condizionamenti e delle paure.
Scoprirai che in te, nel tuo innato, c’è una forza incredibile, organizzatrice e creatrice e che questa energia è a tuo servizio e per il tuo più elevato bene. In essa c’è la più grande opportunità per evolvere da ciò che “pensi di essere” a ciò che “scegli di essere”.
Allineandoti ad essa sarai in grado di realizzare il tuo scopo e di trovare la pace.
Apri dunque le porte alla magia che è in te, consapevole che quello che fino a ieri ritenevi impossibile oggi può essere la tua vita.

Jhonny Mariotto


LE RADICI DEL POTERE

L’ipnosi regressiva dimostra come nella memoria inconscia delle persone siano rimasti antichissimi ricordi raccolti nel tempo dall’anima. Questi ricordi sono catalogati inconsciamente secondo le emozioni che li hanno creati. Per farli riaffiorare occorre un’indagine molto precisa fatta in ipnosi.
Questa è la dimostrazione che l’inconscio è un comando che risponde alle richieste che gli sono fatte nel modo in cui il mondo inconscio desidera.
Spesso per ottenere aiuto nel momento presente, si può ricorrere al ricordo di talenti molto antichi che quell’anima ha sviluppato.

Il nostro inconscio connesso con la nostra anima mantiene i ricordi emotivi e affettivi del nostro passato anche lontanissimo che può essere ricordato, anche solo parzialmente solo con l’utilizzo dell’ipnosi. Il motivo è che con l’ipnosi si bypassa la mente razionale che fa da filtro alle emozioni.
L’accesso al passato è possibile attraverso la conduzione di un tipo d’ipnosi che indaga con molta precisione avvenimenti specifici.
Nel caso di malattie psicosomatiche, per intenderci quelle in cui la medicina non sa cosa farci, perché il paziente è fisicamente sano, ma presenta comunque sintomi di disagio di vario genere, un’indagine nel lontano passato riesce a fare scoprire vecchi traumi dai quali deriva il sintomo.
Questa è la dimostrazione che l’eredità genetica che l’uomo ha nel suo DNA non è solo fisica, ma anche psichica.
Naturalmente occorre assistere e collegare le situazioni, che si risolvono in brevissimo tempo.
L’ipnosi regressiva è uno stupendo modo di assistere le persone e deve essere fatta con competenza, capacità empatica, intuizioni e grande delicatezza nei confronti dell’essere umano.
L’ipnosi regressiva è diventata molto famosa in Italia tramite la pubblicazione dei molti libri dello psichiatra americano Brian Weiss che ha accumulato un’enorme esperienza ipnotica sulle vite passate dei suoi clienti.

Laura Cuttica Talice

Per gentile concessione di Nexus Edizioni, Tiziana Chiarion

 


L’informazione nella salute e nel sociale

L’Associazione Culturale
NEXUS EVENTI
presenta
L’INFORMAZIONE NELLA SALUTE E NEL SOCIALE
I reali condizionamenti e le possibili alternative

DOMENICA 20 MARZO 2016 – Dalle ore 14:30 alle 21:00
HOTEL SPLENDID presso RADISSON BLU RESORT – GALZIGNANO TERME (PD)

Da sempre, nel corso della storia, l’informazione è stata spesso utilizzata come strumento di manipolazione delle masse. È evidente come anche oggi, nell’era di internet, sia subalterna a poteri politici e ad interessi economici che operano con il fine di condizionare le scelte dei singoli per orientare determinati comportamenti sociali.
L’evento propone una riflessione su come viene gestita l’informazione mainstream e in quale misura la salute, il benessere e la scelta delle modalità terapeutiche siano realmente opzioni lasciate alla responsabilità del singolo individuo o piuttosto siano condizionate se non imposte – talora in modo dichiarato, talora ambiguamente – dal ‘sistema’

Introduce l’evento MARCO COLUMBRO – Conduttore televisivo

RELATORI

DOMENICO MASTRANGELO
Medico ematologo, oncologo. Ha diretto la ricerca clinica presso il Centro di Ricerca di una ditta farmaceutica e lavorato presso il Centro di Ricerca Oncologica della Thomas Jefferson University. Attualmente è Senior Scientist in ricerca presso il Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze dell’Università di Siena

IL TRADIMENTO DI IPPOCRATE
Ippocrate è stato tradito perché la Medicina Moderna si è trasformata in una sorta di braccio armato a difesa degli interessi economici di una industria che prospera sulle precarie condizioni di salute della gente. Ai nostri giorni il ruolo del medico è anche quello di informare con correttezza, un dovere professionale e morale, perché i contenuti dell’informazione sono spesso fatti gravi e potenzialmente lesivi dell’incolumità e dell’integrità del malato che si affida ignaro.
L’intervento vuole fare un’analisi lucida, concreta e drammatica dell’attuale problematica situazione in cui la Medicina Moderna è troppo spesso al servizio del ‘business’ più che della gente. Non è tanto un atto d’accusa ma diventa un atto d’amore nei confronti della vera Medicina, è quello che hanno fatto grandi geni della Medicina come Bates, Bechamp, Duesberg, che hanno pagato di persona il loro amore per la verità e per la giustizia: “Eroi dimenticati”.

SALVATORE SIMEONE
Medico, specializzato in medicina biologica e integrata, agopuntore, esperto di fama mondiale in digiunoterapia. Fondatore del Centro medico e metodo Broussais che prevede cure biologiche per il sistema immunitario, per supportare le terapie oncologiche e detossificare l’organismo. Ideatore e coordinatore di vari progetti e impegnato nella costante ricerca di una ‘Nuova Medicina’, più umanistica, in grado di mettere al primo posto la salvaguardia della integrità della Persona.

MEDICINA BIOLOGICA E MEDICINA DEL III MILLENNIO
Nel corso degli ultimi due secoli, i medici e gli scienziati hanno cercato di oggettivare la salute e la malattia, che invece sono aspetti soggettivi ed individuali, dimenticando l’origine e il fine della medicina stessa: l’uomo.
La medicina, ovvero ‘la scienza delle malattie e l’arte del guarire’, solo recentemente è stata interpretata come scienza biologica e non più come scienza esatta. Uno dei limiti della medicina convenzionale è quello di lottare, in prevalenza con mezzi innaturali, contro isolati sintomi patologici che altro non sono che segnali d’allarme nell’organizzazione armoniosa del biosistema uomo.
Di conseguenza, troppo spesso la terapia convenzionale è, in gran parte, una terapia sintomatica, limitata all’eliminazione dei singoli sintomi. La Medicina Biologica è, invece, una scienza medica che, sia in fase di diagnosi che di terapia, si rivolge alle funzioni vitali e attua i suoi interventi curativi in sintonia con le capacità naturali di rigenerazione, adattamento e autoguarigione dell’organismo.
Il suo criterio principe è la salvaguardia dell’integrità del paziente.

Ospite della giornata
GIUSEPPE DI BELLA
Medico specialista in ORL e in Stomatologia, da sempre impegnato sui temi della corretta informazione medica.

PROGRAMMA

14:30 Apertura e registrazione
15:00 Benvenuto di Tom Bosco
15:20 Introduzione di Marco Columbro
15:40 Domenico Mastrangelo
16:50 Giuseppe Di Bella
17:00 Pausa
17:20 Salvatore Simeone
18:30 Domande dal pubblico
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
347 0654586 – 049 9115516
E-mail: eventi@nexusedizioni.it


Quota associativa di partecipazione € 25,00*
Prenota il tuo evento compilando il modulo in fondo alla pagina o scarica e compila il modulo di partecipazione

 

Per coloro che vogliono approfittare di un fine setttimana alle terme di Galzignano, l’Hotel SPLENDID vi propone un pernottamento in camera DOPPIA con pensione completa presso Hotel MAJESTIC e accesso alle piscine a € 150.00 per notte (€ 110,00 camera singola). Potete prenotare direttamente allo 049 919 5555 e chiedere di Francesco facendo riferimento all’evento organizzato da Nexus Eventi.


Occultismo tibetano: Il Tulpa, ovvero il fantasma creato dalla meditazione

Tecnicamente il tulpa è un’eggregora derivante dalla meditazione buddhista. Una eggregora è un’entità incorporea, creata attraverso speciali metodi di meditazione, i quali possono influenzare il pensiero di un gruppo di individui.

Tulpa (tibetano: སྤྲུལ་ པsprulpa; sanscrito: निर्मित nirmita e निर्माण Nirmana; costruireo “costruire”), tradotto anche come “emanazione magica“, cosa evocata e “fantasma è un concetto nel misticismo di un essere o un oggetto che viene creato attraverso la disciplina spirituale o mentale. Esso è definito nei testi buddhisti indiani come qualsiasi apparizione creato irreale, illusorio o mente. Secondo Alexandra David-Néel, i tulpa sono formazioni magiche generate da una potente concentrazione del pensiero.” E ‘un pensiero materializzato che ha preso forma fisica e di solito è considerato come sinonimo di una forma-pensiero
Un antico testo buddhista, il Samaññaphala Sutta elenca la possibilità di creare un “corpo fatto di mente” (Manomayakaya) come uno dei “frutti della vita contemplativa”. testi commentario come il Patisambhidamagga e lo stato Visuddhimagga che questo corpo fatto di mente è come Gautama Buddha e Arhat sono in grado di viaggiare in regni celesti utilizzando il continuum del flusso mentale (bodhi) ed è utilizzato anche per spiegare il miracolo di moltiplicazione del Buddha come illustrato nella Divyavadana, in cui il Buddha ha moltiplicato il suo corpo emanazione ( “nirmita”) in innumerevoli altri organismi che riempivano il cielo. Un Buddha o di altro essere realizzato è in grado di proiettare molti come “nirmiti” simultaneamente in una infinita varietà di forme, in diversi ambiti contemporaneamente.

Il filosofo buddhista Vasubandhu definisce come come siddhi o nimrita, poteri psichici sviluppati attraverso la disciplina buddhista, la disciplina di concentrazione e di saggezza (samadhi) nel suo lavoro seminariale sulla filosofia buddista, la Abhidharmakosa. Bodhisattvabhumi di Asanga definisce Nirmana come illusione magica e “in fondo, qualcosa senza una base”. 
La scuola Madhyamaka della filosofia vede tutta la realtà come vuoto di essenza, tutta la realtà è vista come una forma di nirmita o illusione magica.

Tulpa è un concetto disciplina spirituale e gli insegnamenti del buddismo tibetano e Bon. Il termine “pensiero” è usato già nel 1927 in traduzione Evans-Wentz ‘del Libro tibetano dei morti. John Myrdhin Reynolds in una nota alla sua traduzione in inglese della storia della vita di Garab Dorje definisce un tulpa come “un’emanazione o una manifestazione.”
Dato che
l’uso tibetano del concetto di tulpa è descritto nel libro magico dell’uso delle forme di pensiero, lo studente doveva dedurre che il tulpa fosse solo un’allucinazione. Se invece avesse creduto che il tulpa fosse una divinità vera, “L’allievo che crede questo è considerato un fallimento – ed è destinato atrascorrere il resto della sua vita in un’allucinazione scomoda”.
l termine è usato nelle opere di Alexandra David-Néel, un’esploratrice franco-belga, spiritualista e buddhista, che ha osservato queste pratiche nel XX Secolo il Tibet. David-Néel ha scritto che “un Bodhisattva compleo è in grado di effettuare dieci tipi di creazioni magiche. Il potere di produrre formazioni magiche, tulku o tulpas meno duraturo e materializzati, non, però, appartengono esclusivamente a tali esseri esaltati mistiche. Qualsiasi umana, divina o demoniaca essere possono essere pervaso di essa. L’unica differenza deriva dal grado di potere, e questo dipende dalla forza della concentrazione e la qualità della mente stessa“.

David-Néel ha scritto anche della capacità di un tulpa di sviluppare una mente propria:Una volta che il tulpa è dotato di sufficiente vitalità per essere in grado di riprodurre la parte di un essere reale, tende a liberarsi dal controllo del suo creatore. Questo, dicono gli occultisti tibetani, accade quasi meccanicamente, proprio come il bambino, quando il suo corpo è completato e in grado di vivere a parte, lascia grembo di sua madre “.  David-Néel ha affermato di aver creato un tulpa a immagine di un jolly . Frate Tuck-come monaco che in seguito sviluppato una vita propria e ha dovuto essere distrutti.  David-Néel ha sollevato la possibilità che la sua esperienza sia stata illusoria: “forse ho creato la mia allucinazione.”
OLTRE non si assume alcuna responsabilità per i lettori non lama tantrici che dovessero creare dei tulpa con la meditazione.
Giorgio Nadali